IL PCIML PER L’ANNO 2017 FORMULA ALLA
CLASSE LAVORATRICE ITALIANA OPERAIA E INTELLETTIVA AUGURI BOLSCEVICHI DI RAPIDO
AVVICINAMENTO ALLA SUA INELUDIBILE RIVOLUZIONE SOCIALISTA!
Compagni
e lavoratori tutti, sfruttati e schiavizzati dalla belva capitalistica e
imperialistica, che soffoca l’esistenza del genere umano sulla Terra, questa
fondamentalmente continua ad essere l’epoca dell’imperialismo e delle
Rivoluzioni Proletarie e al suo interno continua a svilupparsi sempre più
impetuosa la fase storica transitoria della Resistenza, della difesa delle
conquiste realizzate, del non mollare e difendere strenuamente le posizioni
raggiunte con la lotta di classe, del non indietreggiare dinanzi all’incalzare
del nemico di classe e nel contempo cresce la preparazione ideologica, politica
e rivoluzionaria della classe operaia e degli altri lavoratori sfruttati per
preparare l’assalto finale al nemico di classe per sconfiggerlo e far ripartire
la costruzione della nuova e superiore società socialista, lungo la strada che
condurrà all’edificazione di quella comunista. La riconquista dello Stato e del
Potere Proletario, temporaneamente sconfitti col socialismo realizzato nel
secolo scorso, riapriranno la strada di non ritorno alla civiltà comunista
dell’uguaglianza e della fratellanza sociale per l’intera umanità.
Dopo la tragedia subita dal proletariato
di tutti i paesi con la sconfitta – ad opera nefasta dell’imperialismo e dei
nemici interni al movimento comunista e operaio nazionale e internazionale,
come i trotskisti, i revisionisti, tra questi in modo specifico i
socialdemocratici delle varie specie, gli opportunisti e i rivoluzionaristi - della
prima ondata delle rivoluzioni proletarie socialiste realizzate nel secolo
scorso, che furono incoraggiate e sostenute dalla vittoria della gloriosa
Rivoluzione Socialista Sovietica d’Ottobre del 7 novembre 1917, le condizioni
di vita dei popoli sono tragicamente peggiorate con la crescita della povertà, e
delle conseguenti malattie, delle guerre imperialistiche di conquista e di
espansione dei mercati, dell’insicurezza sociale, dei pericoli derivanti dal
terrorismo imperialistico e con la migrazione di popoli interi, a causa delle
guerre e della miseria che affliggono il pianeta, migrazione che sta persino
generando una odiosa e pericolosa contrapposizione tra proletariato autoctono e
quello immigrato.
Come prevedibile la restaurazione del
dominio capitalistico e imperialistico assoluto sul pianeta dopo la sconfitta
dei governi oramai riformisti, revisionisti e opportunisti dell’ex mondo
socialista realizzato nel secolo scorso ha scatenato la voglia
dell’imperialismo di distruggere negli Stati e nei popoli ex socialisti ogni
residuo riferimento all’idea di socialismo e a quanto vi fosse sopravvissuto,
anche se si trattava solo di riferimenti oramai completamente estranei al
socialismo sovietico marxista-leninista.
Questa vendetta accanita, terroristica e
distruttiva dell’imperialismo americano, europeo e della Nato, perseguita con
clamorose menzogne, finanziamento di gruppi terroristici negli Stati da
sottomettere e con guerre spietate, ha portato alla tragedia del disfacimento
dell’ex Jugoslavia, alla distruzione della vita pacifica in Libia, in Iraq,
Afghanistan, e oggi in Siria, con le tragedie che le televisioni ci mostrano ad
ogni ora del giorno: orrori e crimini efferati che i governi imperialisti
impongono all’umanità, che, purtroppo, ci appare colpevolmente rassegnata,
perché ancora incapace di trasformare la guerra imperialistica in rivoluzioni
proletarie per liberare il pianeta dal governo assassino padronale e dai
monopoli bancari, finanziari, borsistici e commerciali.
Con la guerra, che provoca l’assassinio
di masse enormi di proletari e distruzione del frutto del lavoro proletario,
l’imperialismo cerca di uscire dalla sua crisi economica congenita di
sovrapproduzione di merci e capitali, ma non ci riuscirà, perché la crisi è
generata dalla natura sociale della produzione, cioè realizzata col concorso del
lavoro delle masse proletarie, e dall’accaparramento privato di pochi
capitalisti sfruttatori e ladri della ricchezza prodotta e disponibile, ladri
legalizzati dal loro stesso potere politico borghese, clericale e
capitalistico. Per noi marxisti-leninisti il capitalismo e la sua espansione
imperialistica moriranno per mano della loro stessa crisi, ma non basta,
occorre anche la volontà soggettiva di classe e rivoluzionaria della classe
operaia e delle masse lavoratrici e popolari, le quali, però, abbisognano della
guida militante, organizzativa e d’azione del Partito Comunista di natura
bolscevica. Senza questo tipo di partito il proletariato non potrebbe mai
liberarsi dalle catene padronali che lo schiavizzano, sfruttano e reprimono.
La situazione economica e del potere
politico e istituzionale italiana è letteralmente marcia e rivendica una svolta
rivoluzionaria sin da questo momento. Incontrollato è lo stato di corruzione,
che permea le istituzioni pubbliche a tutti i livelli; la ricchezza prodotta
dal proletariato occupato è nelle mani di poche persone possidenti il sistema
industriale, bancario e finanziario del paese; i governi di centrodestra e
centrosinistra sono espressione e sostenitori degli interessi della classe
capitalistica nazionale e delle multinazionali imprenditoriali, bancarie e
finanziarie europee e mondiali; la disoccupazione, specialmente giovanile, è
alle stelle; il livello di sfruttamento dei lavoratori nelle aziende è disumano
e vergognoso e lo Stato capitalistico lascia fare alla classe padronale
sfruttatrice; i servizi pubblici sono sempre più privatizzati, ridotti e
costosi; i diritti costituzionali, seppur borghesi, sono sempre di più violati
e negati dalle sanguisughe padronali e dallo Stato capitalistico; la miseria
sociale, in particolare nel Mezzogiorno, è in continua ascesa, a detta delle
stesse istituzioni statistiche borghesi; i pensionati sono sempre più poveri e
a causa delle controriforme legislative degli ultimi decenni è cresciuto il
disagio sociale delle masse lavoratrici e popolari.
Sul piano politico il terzo governo non
eletto dal popolo, a guida e a maggioranza PD, ha approvato una legge
elettorale peggiore di quella fascista del 1923, con 100 deputati nominati dai
partiti e non eletti dai cittadini e ha tentato di stravolgere la Costituzione democratico-borghese
del 1948 in
senso autoritario e di ritorno al fascismo, in quanto poneva il potere politico
e legislativo nelle mani di un solo partito e di un solo uomo, proprio come al
tempo di Benito Mussolini per la mancanza dei necessari contropoteri di
controllo istituzionale. Purtroppo la grande vittoria del NO alla controriforma
costituzionale è stata volutamente ignorata dal potere dominante imponendoci il
quarto governo non eletto e a questa scelta autoritaria e antipopolare non c’è
stata una auspicata e vibrata protesta popolare con la mobilitazione di piazza.
Questo protrarsi di un potere dittatoriale nel nostro paese dimostra la piena
attualità della rivoluzione socialista per sconfiggere la classe economica e
politica dominante e conquistare il potere alla classe lavoratrice del braccio
e dell’intelletto. Obiettivo che può essere raggiunto solo con la presenza e
l’azione di un forte partito comunista di natura marxista-leninista.
In Italia il partito comunista di classe
e rivoluzionario, ovvero marxista-leninista, per organizzare ideologicamente, politicamente,
strategicamente e tatticamente e per guidare il proletariato nel compimento
della sua storica rivoluzione socialista, per instaurare il suo potere
politico, fondare lo Stato proletario e costruire la nuova e superiore società
socialista lungo la strada dell’edificazione di quella comunista, già esiste ed
è il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista (P.C.I.M-L.), fondato da un
gruppo di marxisti-leninisti il 3 dicembre 1999. Il programma, lo statuto e la
sua attività politica testimoniano la sua formazione e coerenza bolscevica.
Quest’anno nel mese di novembre si svolgerà il 4° congresso nazionale del
Partito.
Ma occorre che la classe lavoratrice
italiana operaia e intellettiva in maggioranza lo riconoscano come tale, vi
militi e vi lavori attivamente aprendo cellule in tutti i posti di lavoro e
sezioni territoriali sull’intero territorio nazionale. Ciò per intraprendere un
programma permanente di protesta, di rivendicazioni economiche e sociali verso
il potere borghese e capitalistico dominante allo scopo di migliorare le sue
condizioni di vita quotidiana col diritto alla salute, alla scuola, al lavoro
sicuro e ben retribuito, alla mobilità, alla casa, alla pensione dignitosa e
non al raggiungimento dell’età della morte, per preparare la conquista del
potere e avviare la collettivizzazione dei mezzi di produzione, delle terre da
ridistribuire gratuitamente ai lavoratori agricoli e della ricchezza prodotta
dal lavoro umanizzato.
L’augurio che per il 2017 il Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista formula all’intero proletariato italiano delle fabbriche, delle
campagne, dei servizi, del pubblico impiego, del commercio e delle lavoratrici
domestiche è proprio quello di impegnare l’Anno Nuovo per fare del P.C.I.M-L.
il grande partito della rivoluzione socialista in Italia. Compagni comunisti,
in modo particolare giovani comunisti, classe operaia occupata, disoccupata,
pensionata e casalinga, intellettuali d’avanguardia ed autentici progressisti
scegliete la strada della militanza di classe e rivoluzionaria, entrate nel
nostro Partito per avvicinare l’ora della rivoluzione proletaria e per
costruire assieme l’Italia socialista. E’ l’unica via percorribile per spezzare
le catene dello sfruttamento e della schiavitù capitalistica, per affidare il futuro
del nostro paese al governo del proletariato e per evitare concretamente tentativi
di ritorno al fascismo.
La lotta per avvicinare la rivoluzione
proletaria e la costruzione del socialismo vale anche per tutti i paesi del
pianeta per mettere fine ai soprusi della millenaria, dannata classe padronale
e per creare un nuovo mondo di pace, di uguaglianza, di giustizia reale, di
altruismo e di fratellanza per l’intero genere umano. Auguri di lotta e di
vittoria al proletariato di tutti i paesi della Terra col canto
dell’Internazionale Comunista.
Forio (Napili), 1 gennaio 2017.
del
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
IL P.C.I.M-L. CHIEDE DI VOTARE “NO”
ALLA DERIVA FASCISTA DELL’ITALIA!
L’Umanità intera sta vivendo un’epoca
tragica, premonitrice di sviluppi preoccupanti, fatta di perdita di memoria
storica, come la catastrofe del fascismo e del nazismo, di devastazioni
ambientali e di supersfruttamento delle risorse energetiche del sottosuolo
legate al massimo profitto capitalistico e che generano inquinamento
atmosferico, aumento impressionante della temperatura e scioglimento dei
ghiacciai, che conseguentemente provocano l’allagamento delle coste basse del
pianeta. La vita dei popoli è assillata da guerre interimperialistiche,
emigrazioni epocali, fame e malattie che affliggono gran parte del genere
umano. E’ una situazione gravida e minacciosa di una terza guerra mondiale
interimperialistica e di una svolta ancor più conservatrice, reazionaria,
oscurantista e guerrafondaia nel governo della società da parte dello stesso sistema
regnante, che oramai domina sulla quasi totalità del pianeta.
Tutto questo è la conseguenza del
sopravvivere del potere economico, industriale, bancario, finanziario,
mercantile e politico capitalistico e imperialistico, purtroppo uscito
vincitore nello scontro tra progresso e regresso svoltosi nel ventesimo secolo
e che oggi in Italia con la controriforma costituzionale e l’infame nuova legge
elettorale cerca di rafforzare il proprio dominio sulle masse lavoratrici e
popolari per poterle meglio sfruttare, controllare e reprimere nei loro diritti
e bisogni di vita. Dinanzi alla svolta reazionaria di stampo fascista in atto il
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista fa appello ai comunisti, alla
gioventù comunista operaia e studentesca, alla classe operaia e all’insieme dei
lavoratori sfruttati del braccio e della mente, all’intellettualità
d’avanguardia e a tutte le forze politiche e sociali sinceramente progressiste
a votare NO al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 per cercare di
bloccare la devastante deriva conservatrice voluta e accelerata dalla dannata
razza padrona attraverso il proprio governo borghese e clericale di Renzi e del
PD.
La
rivoluzione socialista sovietica del 7 novembre 1917 in Russia rappresentò
il punto d’arrivo di un millenario processo di lotta di classe e rivoluzionaria
del proletariato di tutti i paesi della Terra e l’inizio di una nuova era di
costruzione della superiore società prima socialista e poi comunista. A questa
vittoria gloriosa della classe lavoratrice operaia e intellettiva - che per la
prima volta nella storia conquistò il potere politico, economico e sociale,
avviò la costruzione della prima società socialista e costruì la grandiosa
Unione Sovietica - il capitalismo e l’imperialismo risposero con l’imposizione
violenta del fascismo in Italia e del nazismo in Germania foraggiandoli
adeguatamente, ma che, nonostante la loro potenza economica e militare, furono
sconfitti dall’eroica Armata Rossa sovietica, guidata dal compagno Stalin, e
dalle armate partigiane dei paesi europei.
In Italia l’eroica vittoria della lotta
antifascista durante il ventennio mussoliniano, della Resistenza armata e della
Guerra di Liberazione dal fascismo, dal nazismo e dalla Monarchia consentì alla
parte migliore del nostro popolo di conquistare l’Ordinamento istituzionale
repubblicano e la Costituzione
borghese e democratica del 1948, quale tappa importante per proseguire la lotta
di classe e rivoluzionaria dei lavoratori, con alla testa l’avanguardia
comunista, sino alla vittoria della rivoluzione proletaria e l’avvio della
costruzione della società socialista. Con la successiva sconfitta al ventesimo
congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica nel 1956 della sinistra
marxista-leninista e successivamente della stessa Unione Sovietica e
dell’intero mondo socialista realizzato nel secolo scorso, ad opera infame dei
revisionisti delle varie specie e particolarmente dei trotskysti, il
capitalismo e l’imperialismo italiano, europeo, americano, russo, cinese,
giapponese, eccetera hanno ripreso a dominare incontrastati il mondo e ad
imporre con maggiore veemenza lo sfruttamento del lavoro umano e delle risorse
naturali.
L’infame potere economico e politico industriale,
bancario e finanziario italiano per cercare di superare la sua periodica crisi sistemica
in atto - che avviene all’interno della crisi generale del capitalismo mondiale,
come conseguenza della sovrapproduzione di merci e capitali che non trovano
collocazione sui mercati concorrenti perché saturi, a causa della mancanza di
domanda da parte delle masse lavoratrici
e popolari ridotte alla fame - attraverso l’ultima e famigerata legge
elettorale cosiddetta Italicum e la controriforma costituzionale di stampo
fascista vuole disporre di un proprio governo fantoccio pronto e veloce nel
rispondere alle sue esigenze legislative, militari e di mercato. Per tale scopo
viene stravolta la
Costituzione antifascista, democratica, della partecipazione
e della sovranità popolare promulgata il 1° gennaio 1948. Cosicché viene
affidato il potere esecutivo, legislativo e quello elettivo della corte
costituzionale e del consiglio superiore della magistratura nelle mani di un
solo uomo e un solo partito, viene abolito il Senato elettivo e sostituito da
sindaci e consiglieri regionali, mentre scompare il bicameralismo paritario, quale garanzia di
democrazia, di doppia lettura e approvazione delle leggi.
Il passaggio, complice pure l’approvata
legge elettorale di natura fascista, da una Costituzione fondata sul pluralismo
di forze politiche diverse nella gestione e rappresentanza dello Stato a una
Costituzione che racchiude tutto il potere politico nelle mani di un unico
dittatore, autoritario e decisionista, è stato invocato a gran voce dai
monopoli industriali, bancari, finanziari e mercantili nazionali e
internazionali, ovvero dalle multinazionali dei vari settori produttivi, dalle
potenti lobby imprenditoriali, dalla Comunità Europea e dalle banche centrali
private, che dispongono della stampa e della commercializzazione delle monete
nazionali. Sono queste potenze economiche che, assieme ai propri governi
borghesi, clericali e capitalistici, in Italia quello di Renzi, il PD e il nuovo
centrodestra, che sostengono la controriforma e propagandano il SI’ al
referendum del 4 dicembre prossimo.
Tali forze autoritarie se dovessero
sciaguratamente vincere il referendum per le masse lavoratrici e popolari del
nostro paese si aprirebbe una più dolorosa stagione di demolizione dei diritti
costituzionali – come quelli del lavoro, delle pensioni, della scuola, della
sanità, dei trasporti terrestri, marittimi e aerei, dell’assistenza sociale e
previdenziale, dell’indennità di disoccupazione, eccetera -, di attacco alle
già difficili condizioni di vita dei lavoratori, già spremuti come limoni con
tasse infinite e tagli ai benefici fiscali e sociali, in particolare ciò è
avvenuto da parte degli ultimi tre governi non eletti dal popolo, quelli di
Mario Monti, Gianni Letta e Matteo Renzi. La tragica vittoria del SI’ aprirebbe
la strada a una dittatura economica, politica e sociale più repressiva degli
interessi popolari e delle agibilità democratiche nella lotta popolare di
rivendicazione e conquista di diritti indispensabili per un’esistenza serena e
dignitosa.
Ecco perché chiediamo di votare NO allo
stravolgimento della Costituzione del 1948, nata dalla lotta antifascista,
dalla Resistenza armata e dalla Guerra di Liberazione del popolo italiano, NO
al taglio della rappresentatività popolare nelle istituzioni, NO alla
sostituzione del diritto di voto degli elettori con votazioni cosiddette di
secondo livello, NO a 100 deputati nominati direttamente dalle segreterie dei
partiti e non eletti dai cittadini, NO ai militari italiani negli scenari di
guerra imperialistica, NO al governo degli industriali, delle banche, delle
finanziarie, delle borse e delle multinazionali d’ogni natura, NO alla
partecipazione dell’Italia alla capitalistica e imperialistica Unione Europea e
alla Nato, NO alla permanenza al potere del governo capitalistico e
antipopolare Renzi, NO al Jobs Act, che consente ai padroni di licenziare i
lavoratori senza giusta causa, NO alla riforma autoritaria della scuola, NO al
ritorno del nostro paese alla dittatura fascista, NO per favorire il processo
rivoluzionario del proletariato italiano che condurrà alla Rivoluzione
Proletaria Socialista, alla conquista del potere politico alla classe
lavoratrice operaia e intellettiva, alla costruzione del Socialismo e
all’edificazione del Comunismo.
Il nostro NO non ha ideologicamente e
politicamente proprio nulla a che vedere col NO di Salvini, Meloni, Berlusconi,
Verdini, Alfano, Grillo, Fassina, D’Alema e consimili, perché questi signori con
la vittoria del NO puntano a occupare o rioccupare il
potere e continuare a gestire il
decrepito, morente e parassitario sistema capitalistico e quasi tutti
dicono di voler comunque cambiare, naturalmente in peggio, l’attuale Costituzione.
Al contrario il P.C.I.M-L. è attivamente impegnato per la vittoria del NO
affinché alla vigente Costituzione democratica borghese succeda, con la lotta
di classe e rivoluzionaria, quella superiore socialista.
Viva l’antifascismo militante, Viva la Costituzione del 1948
fin quando promulgheremo quella socialista, Viva l’Italia libera da Renzi, dal
PD e dall’intero centrodestra e centrosinistra borghesi, Viva la conquista del
potere proletario, Viva il Socialismo, Viva la grande vittoria del NO!
Forio (Napoli), 25 novembre 2016.
del Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista
Segretario generale compagno Domenico Savio
VOTIAMO “NO” PER CAMBIARE L’ITALIA!
SI AVVICINA IL VOTO REFERENDARIO DEL 4
DICEMBRE. VOTANDO IN MASSA “NO” DETERMINEREMO LA FINE DEL POTERE
REAZIONARIO DI RENZI, DEL SUO GOVERNO E DEL PD, APRENDO UNA NUOVA FASE DI LOTTA
PER CONQUISTARE, CON L’UNITA’ DEI COMUNISTI, DELLA CLASSE OPERAIA E DELLE FORZE
COERENTEMENTE E SINCERAMENTE PROGRESSISTE DEL PAESE, IL GOVERNO DELLA CLASSE
OPERAIA E DEGLI ALTRI LAVORATORI SFRUTTATI, QUALE PRESUPPOSTO PER ABBATTERE IL
DOMINIO CAPITALISTA E AVVIARE LA COSTRUZIONE DELLA SUPERIORE SOCIETA’ SOCIALISTA!
COMBATTIAMO PER UN NUOVO ORDINE SOCIALE IN
CUI SARA’ GARANTITO IL COMPLETO SODDISFACIMENTO DELLE ESIGENZE MATERIALI E
CULTURALI DELL’INTERA SOCIETA’.
La Costituzione
italiana uscita dalla lotta antifascista, dalla Resistenza armata e dalla
Guerra civile di Liberazione è in
pericolo per aprire la strada a un potere politico e istituzionale reazionario
e ancor più repressivo dei diritti, dei bisogni e delle aspettative sociali
delle masse lavoratrici e popolari. Lo stato di sofferenza sociale del
proletariato italiano ha già raggiunto livelli non più tollerabili, a causa
dell’economia capitalistica, fondata sullo sfruttamento degli operai e degli
altri lavoratori salariati, dell’accentramento della ricchezza nelle mani di
pochi magnati parassiti e di un potere politico borghese, clericale e
capitalistico asservito al dominio del capitale finanziario.
Il sistema capitalistico e imperialistico che oggi domina incontrastato
il mondo è in crisi a causa della contraddizione insanabile esistente tra il
carattere sociale del processo della produzione e la forma capitalistica,
privata, dell’appropriazione dei risultati della produzione. Contraddizione che
rende il mondo capitalistico gravido di rivoluzione che segnerà la fine
inevitabile del sistema capitalistico e, di conseguenza, della sua espansione
imperialistica.
Naturalmente il sistema economico parassitario dominante cerca di
reagire alle sue crisi cicliche di sovrapproduzione di merci e capitali – che
causano enormi distruzioni di forze produttive, massiccia disoccupazione,
miseria e fame per milioni di uomini e di donne - per sopravvivere quanto più a
lungo possibile e lo fa pure utilizzando i suoi governi borghesi e clericali,
coadiuvati nell’impresa dalle forze armate per tenere a bada o reprimere la
lotta di classe e rivoluzionaria della classe lavoratrice.
Il sistema capitalistico con lo sfruttamento della forza-lavoro, il
profitto commerciale e gli interessi usurai derivanti dalle operazioni bancarie
e finanziarie purtroppo continua ad esistere, ad accumulare ricchezza e a
dominare il pianeta ricorrendo, inevitabilmente, alle guerre di rapina, di
occupazione e di sterminio per sottomettere e sfruttare popoli e territori mediante
l’imposizione di propri governi fantocci, che prendono ordini e governano in
nome e per conto degli Stati e dei monopoli imperialisti. Questo ruolo hanno
svolto e svolgono il capitalismo e l’imperialismo americano, europeo,
israeliano e col sostegno militare della Nato, così come quello russo e cinese,
oltre alla collaborazione delle Nazioni Unite, che rispondono soprattutto alla
politica egemonica e guerrafondaia degli Stati Uniti d’America.
A queste infami politiche di sottomissione e di dominio corrispondono le
prolungate guerre di occupazione e di sterminio dei popoli dell’Iraq,
dell’Afghanistan, della Libia, con l’uccisione barbara di Muammar Gheddafi,
delle persecuzioni e dei massacri infiniti del popolo palestinese, della Siria,
dove è in atto un conflitto interimperialista in cui i nordamericani foraggiano
da anni i mercenari dell’opposizione cosiddetta ingannevolmente democratica per
assassinare Bashar al-Assad e sostituirlo con un governo fantoccio al servizio
degli ordini e degli affari dell’imperialismo assassino americano ed europeo.
L’Italia, che coi suoi governi borghesi, clericali e capitalistici si è
sempre e indecorosamente accodata alle politiche guerrafondaie e neocoloniali
dell’imperialismo USA e dell’UE calpestando l’articolo 11 della Costituzione
che recita “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà
degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali…” è attualmente impegnata con circa 30 missioni – ipocritamente
definite “operazioni di assistenza-cooperazione o
monitoraggio” - in 22 paesi per un totale di circa 8.000 militari
all’estero e con una spesa annua da sostenere che supera il miliardo e duecento
milioni, alla faccia dei disoccupati e dei pensionati italiani che muoiono di
fame.
La crisi del sistema capitalistico e le sue correlate esigenze di guerra
e di espansione dei mercati richiedono sempre di più obbedienza e risposte
celeri da parte dei governi asserviti agli interessi del sistema industriale,
bancario e finanziario per ottenere scelte e leggi sempre più vessatorie e di
repressione dei diritti di libertà e democrazia e dei bisogni di vita delle
masse lavoratrici e popolari. Il governo Renzi, come quelli che lo hanno
preceduto, per rispondere a tale esigenza di dominio e di sopravvivenza del
capitale finanziario ha avuto bisogno di liberarsi di elementari garanzie di
democrazia, di rappresentatività e di sovranità popolare contenuti dalla
Costituzione del 1948 e lo ha fatto con la famigerata riforma anticostituzionale
di cui al referendum confermativo del 4 dicembre prossimo.
Una controriforma della Costituzione vigente che per celerità di
decisioni assegna il potere legislativo alla sola Camera dei deputati
sopprimendo la doppia lettura delle leggi da parte del senato; che affida il
governo del paese nelle mani di un solo uomo e di un solo partito, esattamente
com’era nel ventennio della dittatura mussoliniana, grazie anche alla
scandalosa legge elettorale di stampo fascista, detta Italicum, che consente,
col premio di maggioranza del 54% dei deputati, di vincere le elezioni finanche
col circa 25% dei voti validi e il consenso di appena il 15% degli italiani,
considerato l’elevato numero degli astenuti; che abolisce il Senato elettivo,
che sarà nominato dalle regioni, ma che manterrà l’immunità parlamentare e le
spese di funzionamento; che permette al governo di un solo uomo e un solo
partito di decidere l’elezione del presidente della Repubblica, della Corte
costituzionale e del Consiglio superiore della magistratura; che abolisce il
Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, ente pubblico incaricato
dell’elaborazione della legislazione economica e sociale, lasciando tale
importante compito nelle mani rapinatrici del capitalismo nazionale e multinazionale,
con tutte le conseguenze di disoccupazione e miseria che conosciamo.
E ancora, una controriforma che nulla o poco risparmia, perché non si
toccano i ricchi stipendi e i privilegi degli eletti o nominati nelle
istituzioni della Repubblica; che stravolge e paurosamente depotenzia persino
la natura democratica borghese della Costituzione del 1948, scaturita dalla
lotta antifascista, dalla Resistenza armata e dalla Guerra civile di
Liberazione del paese dal fascismo e dal nazismo, intaccandone consistentemente
i principi fondamentali del vivere
umano e civile
del nostro popolo
e avviando l’Italia
verso una nuova dittatura
personalizzata e centralizzata della
borghesia, che comprometterà sempre di più persino le libertà e i diritti di
agibilità democratica, utili alla lotta del proletariato italiano per
conquistarsi una vita dignitosa, il potere politico e il nuovo e superiore
ordine sociale socialista.
La verità è che le sanguisughe parassitarie del sistema capitalistico,
industriali, banchieri, finanzieri, mercanti e usurai vari, ritengono la nostra
Costituzione borghese – le cui libertà noi comunisti utilizziamo e difendiamo
solo in quanto base utile per favorire il passaggio rivoluzionario alla
democrazia e alla Costituzione socialista - troppo democratica e garante della
partecipazione popolare alla gestione degli affari pubblici. Per questo hanno
chiesto e ottenuto dal governo Renzi di modificarla.
L’esito del referendum condizionerà il futuro politico e sociale del
nostro Paese e le sorti del nostro popolo lavoratore disumanamente sfruttato.
La sciagurata vittoria del SI’ ci riserverebbe un tragico futuro di dittatura
senza maschera della classe dominante, di repressione e di ulteriore miseria
sociale, mentre l’auspicata vittoria del NO ci darà la possibilità di
continuare più agevolmente e proficuamente la battaglia per una esistenza
migliore, di mantenere e ampliare i diritti e le conquiste sociali realizzate
nell’ultimo settantennio e di avanzare più agevolmente verso la liberazione
dalla dittatura capitalistica e la conquista di quella proletaria. Ci sono tutte le condizioni perché vinca il
NO, ma occorre un impegno concreto e consistente da parte di tutte le forze
politiche e sociali classiste, democratiche e popolari schierate per il NO.
L’esatto contrario della politica inconsistente e ambigua dei capi
socialdemocratici e riformisti!
Dobbiamo spiegare bene ai lavoratori e a tutti i cittadini le ragioni
storiche, politiche, sociali e civili del NO. Dobbiamo votare NO e
intensificare la mobilitazione e la lotta di massa contro i “poteri forti”
nazionali e internazionali, che la controriforma costituzionale hanno
sollecitato e voluto e sciaguratamente ottenuto dal PD, da Renzi e dal suo
governo clericale e padronale; contro lo scellerato cosiddetto Jobs Act, che ha
abolito il rapporto di lavoro a tempo indeterminato e consentito ai padroni di
licenziare i lavoratori a proprio piacimento; contro la decisione del governo
di autorizzare lo sfruttamento in profondità dell’energia geotermica senza il
parere delle regioni e dei comuni sull’impatto ambientale e la sicurezza
sismica e sociale; contro la piaga della disoccupazione, in modo particolare di
quella giovanile; contro la pessima riforma della scuola, che ha indebolito il
ruolo democratico degli organismi di partecipazione e di autogoverno e
rafforzato il potere autoritario e insindacabile dei presidi, oltre ad aver
spinto ulteriormente in avanti l’indecoroso processo di privatizzazione della
scuola pubblica italiana; contro le pensioni di fame, non solo di quelle
minime, ma di tutte le altre che non consentono di vivere una vecchiaia
dignitosa; contro la svalutazione del potere d’acquisto di salari, stipendi e
pensioni; contro l’aumento delle tasse e dei servizi pubblici; contro la
privatizzazione del patrimonio pubblico; contro i disservizi e le carenze
strutturali nei trasporti marittimi e terrestri e nella sanità; contro i tagli
all’indennità di disoccupazione, alla previdenza e all’assistenza sociale;
contro l’aumento progressivo del ritmo di sfruttamento del lavoro nelle aziende
industriali, agricole e commerciali e contro tutti gli altri mali di questo
infame sistema sociale capitalistico. Nulla giustifica il SI’, tutto invita a
votare NO.
Il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML) è totalmente
impegnato nella campagna referendaria per la vittoria del NO e lo fa
all’interno della sua totale autonomia ideologica e politica rispetto a tutte
le forze borghesi del centrodestra e centrosinistra schierate
opportunisticamente e per propri fini di potere a favore del NO. Noi
consideriamo la lotta per il NO un momento storico importante della battaglia
più generale che condurrà alla rivoluzione socialista nel nostro paese.
Riteniamo che l’auspicata vittoria del NO debba favorire l’unità dei
comunisti, il Fronte Unico della classe operaia e la costruzione di un Fronte
Unito di tutte le forze anticapitalistiche e antimperialistiche, democratiche e
progressiste, per sconfiggere i disegni reazionari e avviare nel nostro paese
una fase rivoluzionaria che conquisti il potere politico al proletariato per
costruire la società socialista, dove, finalmente, le donne e gli uomini
saranno veramente e concretamente liberi e protagonisti del loro destino
sociale.
Dobbiamo riprendere e rilanciare il processo storico di cambiamento
della vita sulla Terra avviato dalla Rivoluzione Socialista d’Ottobre in Russia
del 7 novembre 1917, dobbiamo lavorare per far trionfare la seconda ondata
della gloriosa rivoluzione proletaria socialista temporaneamente sconfitta col ventesimo
congresso del PCUS nel 1956 ad opera infame
del revisionismo e dell’opportunismo
interni al movimento comunista e operaio nazionale e internazionale, portavoce
ed esecutori della volontà della borghesia.
L’odierna migrazione di popoli interi a causa di guerre, fame, malattie
e repressioni, le guerre imperialistiche in numerosi paesi, la distruzione
delle risorse naturali e ambientali del pianeta ad opera dello sfruttamento
dissennato da parte delle multinazionali imperialistiche, che stanno mettendo a
rischio la stessa sopravvivenza dell’umanità, il ritorno minaccioso di nuove
dittature fasciste e naziste, il disastro di una possibile terza guerra
mondiale atomica e distruttiva dell’intero pianeta che il capitalismo e
l’imperialismo utilizzeranno come ultima possibilità per trascinare l’umanità
nel loro abisso, sono mali e pericoli gravissimi che possono essere combattuti
e sconfitti solo con la lotta di classe e rivoluzionaria delle masse proletarie
di tutti i paesi della Terra e la vittoria del socialismo e del comunismo. A
questa via di salvezza dell’umanità non c’è alternativa.
Ora come obiettivo immediato cerchiamo di far trionfare il NO, per
esigere le dimissioni immediate del governo Renzi, la rottura con le criminali
politiche borghesi finora seguite e l’avvio di una politica di pace, di lavoro,
di vera democrazia e uguaglianza sociale, che solo un governo espressione del
potere della classe operaia e di tutti gli sfruttati potrà attuare.
Dinanzi all’occupazione permanente della televisione e della radio
pubbliche da parte di Renzi e del suo governo, che con chiacchiere e illusioni
cercano di convincere gli italiani a votare SI’, dinanzi ai ricatti, alle
minacce e alle ingerenze del capitale e delle sue istituzioni, il CONUML
rivolge un appello a tutte le forze comuniste, lavoratrici e progressiste del
nostro paese a intensificare l’impegno per il NO spiegandone le sue ragioni di
classe. Raggiungiamo quei votanti che non ancora conoscono le conseguenze
nefaste di un’eventuale vittoria del SI. Spieghiamo anche bene che noi
marxisti-leninisti della Costituzione borghese del 1948 difendiamo unicamente
le conquiste progressiste in essa contenute e necessarie per proseguire la
lotta verso la sconfitta del potere e del sistema capitalistico e la conquista
del potere proletario e del socialismo.
VOTIAMO ”NO” ALLA CONTRORIFORMA
COSTITUZIONALE PER DIFENDERE E ALLARGARE GLI SPAZI DI DEMOCRAZIA E I DIRITTI
CIVILI, SEPPUR DI NATURA BORGHESE, CONQUISTATICI CON LA DURA LOTTA
ANTIFASCISTA, LA RESISTENZA
ARMATA E LA GUERRA DI
LIBERAZIONE DAL FASCISMO, DAL NAZISMO E DALLA MONARCHIA!
CHE LA VITTORIA DEL
“NO” COSTRINGA RENZI E IL GOVERNO, ILLEGITTIMI,
A DIMETTERSI E SEGNI LA
RIPRESA DI UN PROCESSO RIVOLUZIONARIO
CHE CONDUCA ALLA RIVOLUZIONE PROLETARIA E AL SOCIALISMO!
Roma, 16 novembre 2016.
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’
MARXISTA-LENINISTA
Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma
Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
Visitate il nostro sito: www.conuml.weebly.com
FERMIAMO
IL RITORNO AL FASCISMO, VOTIAMO “NO”!
PER ONORARE LA MEMORIA DI QUANTI EROICAMENTE
MORIRONO NELLA LOTTA ANTIFASCISTA, NELLA RESISTENZA PARTIGIANA ARMATA E NELLA
GUERRA CIVILE DI LIBERAZIONE IL P.C.I.M-L. CHIAMA A RACCOLTA I COMUNISTI, LA CLASSE OPERAIA,
L’INTELLETTUALITA’ D’AVANGUARDIA, LA GIOVENTU’ COMUNISTA E PROGRESSISTA E TUTTE LE
FORZE ANTIFASCISTE DEL PAESE PER FERMARE LO SMANTELLAMENTO DELLA COSTITUZIONE
REPUBBLICANA E ANTIFASCISTA DEL 1948 E IL RITORNO A UN GOVERNO FASCISTA,
FONDATO SULL’ACCENTRAMENTO DEL POTERE ESECUTIVO E LEGISLATIVO NELLE MANI DI UNA
SOLA PERSONA E UN SOLO PARTITO, SULLA RAPIDITA’ LEGISLATIVA E SULLA VELOCITA’
DELLE DECISIONI DEL GOVERNO SOLLECITATE DAL POTERE ECONOMICO E FINANZIARIO CAPITALISTICO
E IMPERIALISTICO A DANNO DELLE MASSE LAVORATRICI E POPOLARI, DELLA PACE NEL
MONDO E DELLA SICUREZZA SOCIALE! IL 4 DICEMBRE
2016 VOTIAMO “NO” AL REFERENDUM COSTITUZIONALE PER FERMARE IL PROCESSO IN ATTO
DI RITORNO AL FASCISMO DEL NOSTRO PAESE E PER APRIRE LA STRADA ALLA RIVOLUZIONE
PROLETARIA, CHE CONQUISTERA’ IL POTERE POLITICO ALLA CLASSE LAVORATRICE OPERAIA
E INTELLETTIVA E AVVIERA’ LA COSTRUZIONE
DELLA NUOVA E SUPERIORE SOCIETA’ PRIMA SOCIALISTA E POI
COMUNISTA! COMUNQUE, DELLA
COSTITUZIONE BORGHESE E CAPITALISTICA DEL 1948 IL P.C.I.M-L. NE DIFENDE
UNICAMENTE LE LIBERTA’ E LE AGIBILITA’ DEMOCRATICHE, PERCHE’ PER NOI COMUNISTI
LA COSTITUZIONE E LA DEMOCRAZIA’
SONO
SOLO QUELLE SOCIALISTE!
Siccome la
cultura politica della dittatura fascista non è stata mai adeguatamente
sradicata dalla nuova organizzazione dello Stato repubblicano e antifascista, godendo
persino di una vasta amnistia, e sin dal 1946 i governi prima democristiani e
poi centristi, di centrosinistra e centrodestra non hanno, colpevolmente, mai
voluto mettere la scuola italiana d’ogni ordine e grado in condizione di
sviluppare la cultura dell’antifascismo, di conseguenza il pericolo di un
ritorno ad uno Stato e a un potere autoritario e antipopolare è rimasto sempre
in agguato e oggi, a causa della controriforma costituzionale e la nuova legge
elettorale di stampo fascista, volute prevalentemente da Renzi e PD, con la
vittoria del SI’ diventerebbe realtà dopo 70 anni dalla caduta del fascismo: è
un pericolo reale che al momento possiamo fermare solo con la vittoria del NO
il 4 dicembre prossimo;
* VOTIAMO NO contro il feroce
ordine sociale capitalistico e imperialistico, il sanguisuga sistema bancario e
finanziario, la Confindustria,
la Commissione
e la Banca
europea, i Governi europei e americano, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca mondiale, eccetera che
dichiarano, per aiutare Renzi e il PD, di sostenere il SI’ continuando, in tal
modo, ad affamare il pianeta disseminandolo di guerre affaristiche e di
sterminio.
* VOTIAMO NO contro l’abolizione
del Senato elettivo, l’attribuzione del potere legislativo alla sola Camera dei
deputati, i maggiori poteri attribuiti al Presidente del consiglio e
l’accentramento dei poteri istituzionali: si può risparmiare molto di più sulla
spesa pubblica senza abolire il Senato elettivo né diminuire il numero dei
senatori e deputati previsti dalla Costituzione del 1948, ma semplicemente
abolendo i loro ignobili privilegi
retributivi, pensionistici e i molteplici servizi elargiti loro gratuitamente;
* VOTIAMO NO
contro la legge elettorale maggioritaria e presidenzialista di natura fascista,
detta Italicum, che abolisce il proporzionale puro, colpisce la rappresentatività
e la sovranità popolare, consente ai partiti
della classe padronale la nomina, e non più l’elezione, di 100 deputati e attribuisce alla
lista più votata, pure se ottiene una bassa percentuale di voti, il 54% dei
deputati, 340 su 630; contro l’acquisto dei costosissimi aerei da combattimento
F35 e la politica interventista del governo in vari scenari di guerra;
* VOTIAMO NO
contro il voto di secondo livello attribuito ai già eletti, che espropria la
sovranità popolare, contro la privatizzazione dei servizi pubblici comunali e
regionali e dell’acqua, contro il disastro dei trasporti marittimi e
automobilistici, l’affossamento della sanità pubblica e la promozione di quella
privata, contro i tagli all’assistenza sociale, le pensioni di fame e le elemosine
di Renzi, la diminuzione della spesa pubblica, l’aumento delle tasse e il
processo autoritario di gestione della scuola pubblica e di finanziamento di
quella privata: rivendichiamo una scuola libera, gratuita e uguale per tutti;
* VOTIAMO NO
contro il costante aumento dello sfruttamento del lavoro nelle fabbriche, nelle
campagne, nel commercio e nei servizi, contro la modifica dell’articolo 18
dello Statuto dei Lavoratori, che ha abolito il rapporto di lavoro a tempo
indeterminato e incrementato i licenziamenti, contro la precarietà del lavoro,
l’aumento dei disoccupati, la mancanza di prospettiva lavorativa per i giovani
e il dilagare della povertà, contro la perdita costante del potere d’acquisto
di salari e stipendi e la corruzione dilagante nelle istituzioni; contro l’abbattimento
delle case di necessità abitativa, che le famiglie lavoratrici sono state
costrette a costruirsi abusivamente per le gravi inadempienze costituzionali dello
Stato e contro il dimezzamento annuo dell’indennità di disoccupazione per i
lavoratori stagionali del turismo e del commercio;
Il NO che propone e sostiene con forza il P.C.I.M-L. è ideologicamente e
politicamente del tutto diverso dal NO che, per opportunismo e sete di potere,
propongono le altre forze politiche, sociali e culturali della destra, del
centro e della falsa sinistra, il movimentismo istituzionale e il falso
ambientalismo di regime. Tutti costoro puntano a sconfiggere Renzi, il PD e i
loro alleati per puri calcoli di concorrenza politica ed elettorale all’interno
dello stesso sciagurato sistema capitalistico e imperialistico, che è la causa
di tutti i mali dell’umanità sofferente, a partire dallo sfruttamento dell’uomo
sull’uomo.
Al contrario, il P.C.I.M-L., a partire dalla sua rigorosa autonomia
ideologica, politica e di lotta di classe e rivoluzionaria, conduce la lotta
per il NO all’interno della battaglia più generale per la sconfitta dell’ordine
capitalistico, mediante un processo rivoluzionario che porterà alla conquista
del potere politico da parte della classe lavoratrice operaia e intellettiva,
alla formazione dello Stato proletario e alla costruzione della società
socialista, prima tappa per proseguire sulla strada maestra dell’edificazione
dell’ordinamento comunista della vita sociale, dove non ci saranno più le
classi sociali, le guerre, i privilegi e le discriminazioni e dove trionferanno
l’uguaglianza, la fratellanza, la solidarietà e l’altruismo, valori del vivere
comunista sanciti, condivisi e sostenuti da tutti.
Dunque, per i lavoratori sfruttati e maltrattati dalla classe padronale VOTARE NO significa pure partecipare e contribuire
attivamente alla lotta per liberarsi dal sistema politico ed economico
dominante e concorrere alla vittoria del superiore ordine socialista.
IL 4 DICEMBRE 2016 RECHIAMOCI
TUTTI A VOTARE E NESSUNO ESITI A TRACCIARE LA X SUL ‘NO’ PER
AVVIARE IL CAMBIAMENTO DELL’ITALIA!
Forio (Napoli), 31 ottobre 2016.
(fotocopiato in proprio)
del
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
AL REFERENDUM COSTITUZIONALE
DEL 4 DICEMBRE VOTIAMO “NO”!
LA LOTTA OPERAIA E
POPOLARE E LA VITTORIA
DEL “NO” SCONFIGGERANNO IL PIANO REAZIONARIO DEL GOVERNO
RENZI!
UNIAMOCI E ORGANIZZIAMOCI PER RISPONDERE
ALL’ATTACCO DEL CAPITALE E DIRIGERCI VERSO LA VIA DI USCITA RIVOLUZIONARIA DALLA CRISI GENERALE
DEL CAPITALISMO!
E’ ormai chiaro quali sono le forze che
stanno dietro la controriforma costituzionale imposta dal governo Renzi: i
padroni di Confindustria e i “manager” alla Marchionne, le grandi banche
d’affari come JP Morgan e le agenzie di rating al servizio del capitale, Wall
Street e le altre Borse degli speculatori COME Soros, la Commissione UE, il
FMI, l’ambasciata USA….
Come abbiamo già chiarito, il vero
quesito a cui il popolo italiano dovrà rispondere è: Volete voi che sia aumentato il
potere del capitale finanziario e dei suoi governi contro la classe
lavoratrice? Volete voi meno libertà e diritti democratici per difendere il
lavoro contro l’ingordigia del capitale?
La controriforma costituzionale
dimostra che la classe dominante per salvaguardare i suoi interessi e privilegi
diventa sempre più aggressiva e punta a cambiare forma allo Stato,
sbarazzandosi dei vecchi metodi del parlamentarismo e più in generale della democrazia
borghese, divenuti un intralcio per le esigenze di valorizzazione del grande
capitale.
Le modifiche di ben 47 articoli della
Costituzione del 1948 si combinano con gli effetti della legge-truffa
elettorale (Italicum) che dà a un solo partito di minoranza il controllo della
Camera; con le misure antioperaie (cancellazione dell’art. 18 e Jobs Act,
flessibilità, precariato, tagli a salari e
pensioni, etc.); con la politica di guerra imperialista per una nuova
spartizione del mondo.
Il governo Renzi, proseguendo il
disegno eversivo tracciato dalla P2 di Licio Gelli e Berlusconi, con l’appoggio
di Verdini, intende instaurare una Repubblica presidenziale autoritaria, vuole
rafforzare e concentrare i poteri (compreso quello legislativo) nelle mani dell’esecutivo,
escludendo le masse da qualsiasi meccanismo di partecipazione alle decisioni
politiche. Perché? Per garantire il massimo profitto ai capitalisti italiani e
stranieri attraverso leggi e misure che garantiscano l’intensificazione dello
sfruttamento della classe operaia. Questa è la vera posta in gioco.
E’ evidente che una sciagurata vittoria
del SI nel referendum aprirebbe le porte alla soppressione completa delle
libertà democratiche conquistate con il sangue della classe operaia e dei
Partigiani. Potenzierebbe il dispotismo padronale e governativo. Favorirebbe
l’aggravamento delle già pesanti condizioni di lavoro e di vita delle masse.
Getterebbe le premesse di un feroce regime antioperaio, antidemocratico e
guerrafondaio.
Renzi e l’oligarchia finanziaria che lo
appoggia, per avvicinare il loro obiettivo, stanno orchestrando una campagna di
menzogne e ricatti senza precedenti. Occupano tutti gli spazi mediatici,
gettano fumo negli occhi della stragrande maggioranza sfruttata e oppressa,
attuano vere e proprie truffe antipopolari.
Non passa giorno che Renzi non si
inventi un imbroglio dei suoi: spaccia
la manovra finanziaria come “espansiva”, mentre in realtà riduce ancora la
spesa pubblica; fa finta di lottare contro le politiche di austerità, ma
procede nel solco tracciato dalla Troika; promette il ponte sullo Stretto,
mentre i senza casa aumentano; apre spiragli sulle pensioni, solo per fare gli
interessi delle banche.
Renzi e la sua cricca battono sulla
grancassa dei “risparmi” derivanti dal taglio delle poltrone per accaparrarsi i
voti della povera gente, stufa dei politicanti borghesi. Ma questo è il colmo
della demagogia e del populismo, perché il loro governo si guarda bene dal
tagliare le agevolazioni, gli stipendi e le pensioni d’oro di deputati e
senatori, i finanziamenti alle banche, al Vaticano, alla UE, alle scuole e alla
sanità privata, le spese militari, le opere inutili e dannose come la TAV. Il debito pubblico è
aumentato con Renzi, non diminuito, a causa degli stratosferici interessi
bancari che scattano senza sosta! E bastava un F-35 in meno per ottenere gli
stessi risparmi della pericolosa controriforma che vogliono far passare!
Allo stesso modo il governo Renzi non
tocca ma protegge i profitti, le rendite parassitarie, i grandi patrimoni,
l’evasione fiscale degli speculatori, dei padroni, dei ricchi. Si accanisce,
invece, contro i lavoratori e le masse popolari, perché è un governo messo su
dall’oligarchia finanziaria, senza alcun mandato popolare. Quello che vuole
tagliare Renzi sono le libertà democratiche dei lavoratori in lotta per
difendere la dignità della vita e per conquistare il proprio potere politico,
non i privilegi dei borghesi!
Come possiamo batterlo, come possiamo
far vincere il NO al referendum?
Le forze della sinistra borghese che
sono per il NO continuano a condurre una campagna al ribasso, narcotizzando e
frenando la classe operaia. Socialdemocratici, riformisti e revisionisti non
denunciano il carattere di classe delle controriforme e non fanno nulla per chiamare
le masse alla lotta.
Per sconfiggere i piani di Renzi non
servono i ricorsi al Tar, le raccolte di firme, le disquisizioni giuridiche.
Così come sono deleteri la fiacchezza e il collaborazionismo dei capi dei
sindacati confederali e il divisionismo dei dirigenti opportunisti di quelli di
“base”.
Tanto meno possiamo fidarci delle
destre e di altri settori borghesi che si sono espressi con differenti
motivazioni contro la riforma, ma che sono sempre pronti a cambiare posizione
in cambio di concessioni.
Infine, le intenzioni di voto del M5S
lasciano capire che questo movimento populista è tutt’altro che compatto nel
rifiutare la controriforma costituzionale.
Per battere Renzi servono la lotta e
l’organizzazione operaia e popolare. Tutto dipende dal livello di mobilitazione
di classe, dai rapporti di forza che bisogna costruire per sconfiggere i piani
reazionari. La chiave della vittoria del NO è nelle mani del proletariato,
della sua unità di azione, del suo impegno politico.
Nessun’altra forza sociale ha interesse
quanto i lavoratori del braccio e dell’intelletto alla sconfitta delle
controriforme e del governo del Jobs Act, dei licenziamenti e dei ribassi
salariali, della flessibilità e della precarietà, dello smantellamento dei
CCNL, etc..
Il proletariato, le masse lavoratrici e
popolari hanno tutto l’interesse a recarsi in massa alle urne il 4 dicembre e
votare NO. In tal modo non solo respingeranno la
riforma reazionaria della Costituzione democratica-borghese, ma licenzieranno
Renzi e assesteranno un duro colpo al neoliberismo e alla politica di
austerità, che hanno dominato la politica italiana negli ultimi decenni.
In questa situazione è di grande
importanza il fatto che nel seno della classe operaia si cominciano a
organizzare Comitati per il NO e per la lotta all’offensiva borghese.
Costruiamo dunque organismi di massa ovunque nelle fabbriche e negli altri
posti di lavoro, nei quartieri, nelle scuole, su tutto il territorio nazionale.
Questi comitati dovranno avere un
carattere di classe e di massa, essere unitari e rivolti ai lavoratori e alle
masse popolari che subiscono le conseguenze della crisi e delle criminali
politiche borghesi. Assieme agli altri organismi operai esistenti e in
costruzione serviranno per prendere in mano la conduzione degli scioperi, delle
assemblee, delle manifestazioni, etc. e battere su questo terreno il disegno
reazionario dei monopoli capitalistici.
Approfittiamo del referendum per
rafforzare il campo dell’organizzazione operaia e popolare. Utilizziamo tutte
le occasioni per far sentire la nostra protesta. Partecipiamo alle giornate di
sciopero e di dimostrazione indette contro Renzi, mettendo al centro gli
interessi comuni dell’intero proletariato. Proponiamo di proseguire la lotta
costruendo lo sciopero generale nazionale politico, proclamato da tutte le
forze politiche, sindacali, sociali, di classe e democratiche che si oppongono
alle controriforme, da realizzarsi prima del referendum, con manifestazione
nazionale a Roma.
E’ ora di rompere l’immobilismo dei vertici
sindacali e di smascherare chi vuole solo coltivare il proprio orticello. E’
ora di passare all’offensiva unitaria, con la prospettiva di farla finita con
la società dominata dai vandali dell’alta finanza.
Sia chiaro: noi comunisti
(marxisti-leninisti) non ci illudiamo sul fatto che se rimarrà l’attuale
Costituzione ci sarà la pace, il benessere e la democrazia per i lavoratori:
l’abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori e le aggressioni di
guerra scatenate in spregio all’art. 11 della stessa Costituzione dimostrano il
carattere ipocrita, falso e limitato della democrazia borghese. Chiamiamo a
respingere il Ddl Boschi non per salvare il parlamentarismo borghese, ma come
momento di opposizione a questo sistema di sfruttamento e alle sue politiche
reazionarie e di sacrifici, contro la svolta autoritaria, il pericolo del
fascismo, che è generato dal capitalismo monopolistico. Il NO proletario e
popolare deve essere il NO al modo di produzione capitalistica che ci riserva
solo miseria, reazione e guerre.
Il Comitato Nazionale di Unità
Marxista-Leninista (CONUML) fa dunque appello alla classe operaia e a tutti i
lavoratori sfruttati, ai giovani disoccupati, ai pensionati e alle donne degli
strati popolari a sviluppare l’unità, la mobilitazione e l’organizzazione, a
prepararsi per le battaglie decisive che ci attendono.
Esortiamo l’intera classe lavoratrice
del nostro paese a respingere con le lotte operaie e sociali e con una valanga
di NO il prossimo 4 dicembre le controriforme costituzionali per far cadere il
governo Renzi e continuare la lotta ben oltre il risultato referendario. La
incitiamo ad unirsi in un unico e ampio fronte popolare con alla testa la
classe operaia, per avanzare verso la rivoluzione e il socialismo, sola e reale
alternativa al barbaro sistema capitalistico. La conquista di una vera
democrazia passa per la conquista del potere politico da parte del
proletariato!
“NO” ALLA CONTRORIFORMA COSTITUZIONALE, VIA
IL GOVERNO RENZI!
VOGLIAMO UN GOVERNO DEGLI OPERAI E DEGLI ALTRI LAVORATORI
SFRUTTATI PER IL PASSAGGIO RIVOLUZIONARIO ALLA NUOVA E SUPERIORE SOCIETÀ
SOCIALISTA!
Roma, ottobre 2016.
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’
MARXISTA-LENINISTA
Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma
Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
L’ITALIA STA RISFUENDO NUOVAMENTE, LENTAMENTE E
TRAGICAMENTE VERSO IL FASCISMO, IL 4 DICEMBRE 2016 VOTIAMO “NO” PER BLOCCARE LA DERIVA REAZIONARIA
E AVVIARE IL PERCORSO LIBERATORE CHE CI CONDURRA’ ALLA RIVOLUZIONE PROLETARIA E
AL SOCIALISMO. AI COMUNISTI, ALLA CLASSE OPERAIA E A TUTTI I SINCERI
PROGRESSISTI IL COMPITO DI GUIDARNE IL PERCORSO. RENZI E IL PD COL “NO”
REFERENDARIO DEVONO ESSERE SCONFITTI, COSI’ COME LO FU
IL FASCISMO NEL 1945
Il
fascismo costituisce l’esercizio del potere politico capitalistico e
imperialistico sulle masse lavoratrici e popolari. Capitalismo e imperialismo,
che attraverso proprie forze politiche, sindacali, poliziesche, militari e di
manipolazione della coscienza popolare - come radio, televisione, stampa e
altre forme di propaganda, oltre a fidati manipolatori ed esecutori - dominano
politicamente e militarmente paesi e continenti, sfruttano il lavoro della
classe lavoratrice e reprimono in vario modo coloro che si ribellano e si
oppongono alle loro ingiustizie, angherie e repressioni sociali.
Capitalismo e imperialismo per mantenere il loro dominio sul pianeta,
sui popoli e sulle singole nazioni utilizzano una gradualità di strumenti di
dominio e di repressione della volontà popolare, a secondo delle circostanze e
del grado di mobilitazione e opposizione delle masse, come: la repressione
sanguinaria e guerrafondaia propria del nazismo e del fascismo, la dittatura
assoluta con l’abolizione di ogni libertà di espressione e di opposizione, il
liberalismo, il moderatismo, il parlamentarismo, l’elettoralismo, cioè il
controllo e l’orientamento propagandistico del voto, le leggi elettorali che
predeterminano il potere governativo, che deve essere espressione ed esecuzione
della volontà e degli interessi del grande capitale, lo svuotamento della
democrazia borghese rappresentativa, l’accentramento dei poteri in poche mani,
il rafforzamento dei poteri nelle mani del capo del governo, l’abolizione o la
neutralizzazione di istituzioni di controllo dell’operato del governo,
eccetera.
In Italia
dopo il glorioso Biennio Rosso 1919-1920 - quando la classe operaia,
specialmente del settentrione, per liberarsi dalle condizioni disumane di
sfruttamento e di repressione padronale si ribellò occupando e organizzando il
lavoro nelle fabbriche degli Agnelli e di tante altre simili sanguisughe del
lavoro umano – il capitalismo e l’imperialismo risposero con l’imposizione
della spietata dittatura fascista e con l’assassinio degli oppositori, la
chiusura dei sindacati di classe e la guerra di conquista in Europa e in
Africa. Ci vollero la gloriosa e dura militanza e lotta antifascista dei
comunisti e della classe operaia sempre in prima fila, l’epica lotta
partigiana, gli scioperi e la sollevazione popolare del 25 aprile 1945 per liberare
l’Italia dal fascismo, dall’occupazione nazista e dall’oramai anacronistica
monarchia.
Col sangue
e la morte il proletariato italiano, fermato allora dal revisionismo
togliattiano nel suo slancio rivoluzionario per la conquista del socialismo nel
nostro paese, conquistò la nuova Costituzione liberal-democratica, di natura
borghese, clericale e capitalistica che, però, garantiva, almeno nella
scrittura del testo, le libertà di pensiero, di opinione e di manifestazione
politica e sindacale. Ma ugualmente non sono mancate le repressioni poliziesche
dei governi borghesi di centrodestra, centro e centrosinistra di tali conquiste
liberal-democratiche. Una Costituzione che i partiti borghesi e della falsa
sinistra democratica del capitalismo italiano hanno ritenuto - al momento nella
sua seconda parte relativa al funzionamento delle istituzioni e ciò in attesa
di poter mettere mano e fare scempio anche dei principi dei diritti dell’uomo
sanciti nella prima parte - di ostacolo al pieno dispiegamento del dominio del
capitale sul lavoro e all’accumulo sempre maggiore dei profitti industriali,
agrari, bancari e finanziari da parte del capitalismo nazionale e delle
multinazionali che operano nel nostro paese.
Di qui la
formazione di tre governi – guidati da Mario Monti, Gianni Letta e Matteo
Renzi, che non sono stati mai candidati né eletti dal popolo a presidenti del
consiglio – privi del consenso popolare, ma eletti da un parlamento la cui
legge elettorale, cosiddetta Calderoli, detta con connotazione dispregiativa
anche Porcellum, è stata in parte dichiara illegittima dalla corte
costituzionale; la vergognosa modifica dell’art. 18 dello statuto dei
lavoratori, che in realtà ha abolito la giusta causa nei licenziamenti ed
eliminato il diritto del rapporto di lavoro a tempo indeterminato; le varie
leggi sul pareggio di bilancio per accelerare il pagamento dell’astronomico
debito pubblico verso il sistema bancario e finanziario nazionale e
internazionale, sui tagli alla sanità e ai servizi pubblici, sulla scuola di
elite, sul sistema pensionistico sempre più di fame, sulla precarietà del
lavoro, sull’aumento complessivo delle tasse, sull’accentramento dell’impatto
ambientale dello sfruttamento energetico marino e terrestre nelle mani del
governo con l’esproprio autoritario delle competenze territoriali, eccetera.
La nuova
legge elettorale chiamata Italicum, peggiore di quella fascista Acerbo del
1923, che abolisce il proporzionale puro, introduce un premio di maggioranza
del 54% dei deputati alla lista più votata alla prima tornata elettorale o a
quella dell’eventuale ballottaggio, stabilisce uno sbarramento elettorale del
3% per poter entrare in parlamento, consente l’elezione sicura di 100 deputati
capilista scelti dai partiti, crea le condizioni di una dittatura politica e di
governo affidata a un solo partito: altro che fascismo dei tempi che corrono.
Alla
svolta elettorale reazionaria si aggiunge la riforma costituzionale voluta
essenzialmente da Renzi e dal PD, inizialmente sostenuta anche dal centrodestra
berlusconiano, che letteralmente stravolge la Costituzione del 1948
– cioè la Carta
Costituzionale redatta dalla Costituente del 1946, scaturita
dalla lotta antifascista e dalla guerra civile partigiana e di liberazione
dell’Italia dal fascismo e dal nazismo - rispondendo all’esigenza dei poteri
forti di avere a disposizione un governo assolutista della propria classe
sociale, con pieni poteri legislativi e decisionali, presidenzialista e libero
da contropoteri di controllo istituzionale, una legge che mette fine al
bicameralismo paritario, abolisce il senato elettivo relegandolo a funzioni
secondarie e territoriali, sopprime il consiglio nazionale dell’economia e del
lavoro, abolisce le province, aumenta le firme per la richiesta di un referendum
abrogativo, eccetera. A questo si aggiunge il tentativo della borghesia di
destra e di sinistra di attribuire ai martiri dell’antifascismo e ai caduti
della repubblichina di Salò lo stesso riconoscimento di caduti per la patria:
una vergogna e un’infamia senza fine.
Questo
processo autoritario di ritorno a un governo forte coi pieni poteri - di natura
presidenzialista, garante degli affari degli industriali, degli agrari, delle
banche e della finanza, all’occorrente e in vari modi repressivo dell’opposizione
di piazza e delle istanze di bisogno e di giustizia sociale provenienti dalla
società civile, insomma il tentativo di ritorno a un fascismo ammantato di
liberalismo, di democraticismo e di costituzionalismo formale e persino voluto
e garantito dalla falsa e traditrice
sinistra al governo
- viene avanti più spregiudicatamente dalla metà degli anni 70 del
secolo scorso, ovvero da quando, purtroppo, il proletariato italiano non ha
saputo difendere adeguatamente e
allargare le conquiste sociali realizzate sino a quel momento. Oggi siamo a
un’accelerazione di quel processo involutivo, di ritorno al passato e richiede
una mobilitazione e una risposta della classe operaia adeguata alla gravità del
processo involutivo e dittatoriale in atto. Occorre una mobilitazione popolare
straordinaria nei luoghi di lavoro, nelle piazze e nell’intera società civile
per vincere la battaglia delle battaglie, sconfiggere Renzi e la sua riforma
costituzionale di stampo fascista.
Naturalmente al punto in cui è precipitata la situazione istituzionale
italiana la battaglia in atto per il NO non è una passeggiata e richiede un
impegno non comune. Bisogna alzare il livello dello scontro ideologico,
politico e della lotta di classe. Renzi e il gruppo dirigente del PD stanno
facendo una campagna pubblicitaria per il SI’ contro ogni verità e logica
storica dicendo persino che “i Partigiani avrebbero votato SI’ e che la
vittoria del NO non rispetterebbe il lavoro del parlamento”. Ma di quale
parlamento parlano i lor signori, di quello che ha dato la fiducia a tre
presidenti del consiglio e tre governi non eletti dal popolo? Vergogna, avete
calpestato ogni forma di democrazia e di sovranità popolare. Renzi ha ragione
quando dice che questa riforma è la continuità storica della falsa sinistra
italiana del partito democratico della sinistra, dei democratici di sinistra,
dell’alleanza nell’ulivo e del partito democratico, cioè da quando hanno
definitivamente seppellito l’ex partito comunista italiano, ucciso dallo
scellerato revisionismo togliattiano e cruscioviano e dal liquidazionismo
gorbacioviano, e hanno voltato le spalle alla lotta antifascista e partigiana
per imboccare la strada del partito del capitalismo italiano e
dell’imperialismo europeo e mondiale.
Renzi e il
PD ogni giorno e per 24 ore fanno scempio della televisione italiana, pagata
dai cittadini, nel propagandare le ragioni del SI’. Non si è mai visto un
presidente del consiglio spendersi tanto per sostenere lo smantellamento, per
ora della seconda parte, della Costituzione democratica e antifascista del
1948, utilizza la televisione pubblica a proprio piacimento e col suo governo
ha deciso di andare al voto referendario all’ultima domenica prevista e con un
quesito posto agli elettori che favorisce il SI’. Una scelta per allungare al
massimo la sua propaganda per il SI’ nel tentativo di convincere la maggioranza
del popolo italiano e di non perire sotto una montagna di NO. Il livello di
dittatura di governo già raggiunto in Italia è tale che Renzi e il PD,
sostenuti dai cespugli parlamentari di centro, possono fare e dire quello che
vogliono, tanto non c’è altra autorità che possa sindacarli e fermarli. Di
conseguenza quando riferendoci alle vicende politiche e referendarie attuali
parliamo di pericolo del ritorno al fascismo non siamo lontani dalla realtà,
perché tale pericolo oggi è rappresentato dalle imposizioni, solo
apparentemente democratiche, del governo e domani potrebbero esserlo anche con
la forma repressiva dello Stato.
Ciò anche
in riferimento alla circostanza che le elezioni sono in vario modo condizionate
e determinate dalla potente macchina elettorale dei partiti borghesi,
specialmente di quelli più grandi e padronali del centrodestra, centro e
centrosinistra, dalla forza economica della propaganda elettorale e
dall’attività interessata delle organizzazioni mafiose, ‘dranghetiste e
camorristiche, mai estinte dallo Stato capitalistico dall’Unità d’Italia ad
oggi. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista (P.C.I.M-L.) chiede, e
sollecita tutte le forze del NO a fare la stessa cosa con iniziative di piazza,
che la cosiddetta par condicio elettorale sia applicata sin da questo momento,
nel senso che le forze del NO e del SI’ abbiano pari possibilità di accesso
alla propaganda radio-televisiva pubblica e privata, non può essere
ulteriormente consentito a Matteo Renzi e al PD di occupare la radio e la
televisione, oltre che la carta stampata, a proprio piacimento per la
promozione del SI’.
Dobbiamo
smascherare a fondo la propaganda referendaria ingannevole secondo la quale con
la riforma costituzionale approvata dal parlamento si risparmiano notevoli
risorse pubbliche. Innanzi tutto noi sosteniamo che i costi reali, e non gonfiati,
della democrazia e della sovranità popolare non possono essere toccati,
diversamente e automaticamente già siamo sotto un governo di dittatura
fascista, e che i risparmi sulle attività delle istituzioni democratiche
debbano avvenire attraverso la drastica abolizione dei privilegi degli eletti,
come stipendi e pensioni d’oro e agevolazioni d’ogni ignobile tipo, e non
mediante l’accentramento del potere, la delegittimazione di istituzioni
importanti dello Stato, come il Senato della Repubblica, le introdotte elezioni
di secondo grado e persino il mancato ricorso al voto popolare quando un
governo eletto dal popolo decade, perché diversamente si imbocca la strada
della dittatura e della soppressione delle libertà democratiche sancite dalla
nostra Costituzione, ancorché di natura borghese, proclamata il 1° gennaio
1948.
Per noi
marxisti-leninisti, pur trovandoci a lottare tatticamente a fianco di un
multiforme fronte democratico e progressivo per sconfiggere la controriforma
renziana, l’obiettivo finale è la distruzione della società capitalistica e la
costruzione di quella socialista, è la conquista del potere politico alla
classe lavoratrice operaia e intellettiva ed è la conquista della Costituzione
e della Democrazia proletaria e socialista. A partire da questo assunto di
classe e rivoluzionario riteniamo che la battaglia referendaria che ci vede
impegnati quanto più si svilupperà all’interno di quella più generale per la
sconfitta del capitalismo e il trionfo del socialismo più possibilità di
vittoria avrà, fosse altro perché la riforma costituzionale voluta da Renzi,
dal PD e dai suoi alleati è figlia diretta dell’infame sistema capitalistico
dominante e della sua espansione imperialistica, è la conseguenza del dominio
del capitale sul lavoro e dell’accentramento della ricchezza naturale,
monetaria e commerciale del mondo nelle mani e a disposizione di pochi
rapinatori del prodotto del lavoro altrui.
Il Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista in questa difficile battaglia
referendaria per il NO alla controriforma costituzionale chiama a raccolta,
alla mobilitazione e alla lotta tutti i sinceri e coerenti comunisti, assieme a
tutte le forze autenticamente progressiste del nostro paese, per sconfiggere i
piani autoritari del grande capitale bancario e finanziario, per fermare la
deriva delle conquiste democratiche vigenti, seppur borghesi, per scongiurare
il pericolo di uno scivolamento progressivo della nazione verso un nuovo
fascismo, anche se sotto le spoglie di un becero democraticismo, e per
salvaguardare e onorare la memoria degli antifascisti e dei partigiani che
morirono per la conquista di una vera libertà e democrazia. Il NO può e deve
vincere, ma occorre liberare il movimento che lo sostiene dalle incrostazioni
di moderatismo e di perbenismo istituzionale che ne frenano lo slancio e l’incisività
della lotta, il dispiegamento di tutte le sue energie antisistema e l’utilizzo
adeguato della mobilitazione, degli scioperi generali e delle manifestazioni di
piazza. Questo è il convincimento e l’azione coi quali il P.C.I.M-L. partecipa
attivamente alla lotta per la vittoria del NO domenica 4 dicembre prossimo.
Roma, 8 ottobre 2016.
Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista
LA CLASSE OPERAIA, LE MASSE
LAVORATRICI E POPOLARI HANNO IL PIÙ GRANDE INTERESSE POLITICO E SOCIALE A
VOTARE “NO” AL REFERENDUM
COSTITUZIONALE D’AUTUNNO!
La vittoria del
NO con una forte partecipazione operaia favorirà la lotta contro le politiche neoliberiste
e di austerità e aiuterà l’alternativa rivoluzionaria!
La questione
politica centrale del paese, ossia la disfida sul referendum riguardante la
controriforma costituzionale del governo Renzi, sta per entrare nel vivo della
battaglia: si voterà probabilmente a novembre.
Le posizioni in campo sono chiare: dalla
parte del SI ci sono il governo Renzi e le forze imperialiste e capitaliste che
lo hanno messo al potere e lo appoggiano. Il SI è sostenuto da Confindustria,
da Marchionne, dalle grandi banche di affari, dal FMI, dai pescecani delle agenzie
di rating, dai mercati finanziari. Questo ci deve far capire la vera posta in
gioco: si tratta di un referendum sul rafforzamento del dominio del grande capitale
in Italia.
La domanda reale che ci sarà posta è:
volete voi che sia aumentato il potere del capitale monopolistico finanziario e
dei suoi governi contro la classe lavoratrice? Volete voi meno libertà e
diritti democratici per difendere il lavoro contro l’ingordigia del capitale?
Di fronte a questo disegno reazionario la
sinistra borghese e piccolo borghese, che dirige politicamente il fronte del
NO, si dimostra contraria all’azione unitaria delle masse, non fa nulla di
serio per realizzare la vittoria del NO, non sviluppa comitati sul territorio,
non vuole mobilitare la classe operaia.
Posizioni quali il “NO, non così” di
D’Alema e/o di Bersani, che baratterebbe il suo SI al referendum in cambio di
una modifica dell’Italicum, sono espressioni di settori della borghesia che
avrebbero voluto nella sostanza la stessa controriforma, ma con un percorso
parlamentare diverso. Esse cercano pertanto di mantenere il proletariato e le
masse lavoratrici completamente al di fuori della lotta referendaria, mantenerle
passive, impedirne la discesa in campo.
Le forze del fronte del SI e le forze
opportuniste e borghesi che si dichiarano per il NO sanno che il NO può vincere
e hanno una paura inconfessabile della possibile azione della classe operaia,
la sola che può far diventare l’attuale, limitato confronto dottrinale, una
effettiva battaglia politica di massa
contro le controriforme costituzionali reazionarie ed antidemocratiche e le
politiche antioperaie ed antipopolari del governo Renzi e dell’oligarchia
finanziaria. Sono tutti preoccupati
di non far cadere
Renzi e il suo governo,
temono che ciò sia favorevole alla ripresa e al rafforzamento del movimento
operaio e popolare
e apra nel Paese
una situazione politica di forte
difficoltà per l’ oligarchia finanziaria.
Denunciamo dunque e condanniamo con forza
ogni posizione conciliatoria, rinunciataria e passiva che mira a evitare la mobilitazione
politica dei lavoratori e a scongiurare la caduta del governo Renzi.
Ma perché il proletariato, le masse
lavoratrici e popolari hanno invece tutto l’interesse a partecipare, in modo
risoluto, con una propria posizione indipendente e rivoluzionaria e come
principali protagonisti alla vittoria del NO?
Perché così assesteranno
un duro colpo alla borghesia liberal-riformista e reazionaria, ai disegni antioperai
e alla controriforma costituzionale voluti da settori dell’oligarchia
finanziaria e portati avanti dal governo Renzi, difendendo così le conquiste e
le libertà democratiche conquistate con decenni di lotte.
Perché con il successo
del NO si potranno ostacolare anche i prossimi attacchi alle nostre condizioni
di vita e di lavoro, i prossimi progetti tesi alla trasformazione autoritaria e
reazionaria dello Stato e della società borghese, che Renzi, se vincesse la sua
battaglia referendaria, sarebbe ovviamente incoraggiato a perseguire in modo
ancora più aggressivo.
Perché la vittoria del
NO permetterà agli operai, ai lavoratori, alle donne e gli uomini del popolo, alle
giovani e ai giovani del nostro paese di vendicarsi di tutte le misure
antioperaie e antipopolari portate avanti da questo governo e da chi lo
sostiene, dettate dalla Troika UE-BCE-FMI e dalla NATO (Jobs act e cancellazione
dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, “Buona scuola”, smantellamento dei contratti nazionali di
lavoro, aumento dello sfruttamento, peggioramento delle condizioni di lavoro e
di vita della classe operaia e delle masse popolari, interventi all’estero e militarizzazione
della società, etc.), rimettendo in discussione le politiche e le misure neoliberiste
e di austerità, le alleanze imperialiste e guerrafondaie.
Perché un trionfo
popolare darà un colpo durissimo al qualunquismo, al disimpegno e al
disinteresse politico, all’apatia in cui il capitale e i suoi rappresentanti e
servi vorrebbero condannare definitivamente le masse.
Per ultimo, e
soprattutto, perché la vittoria del NO e la sconfitta di Renzi da parte della classe
operaia non può che comportare la cacciata del suo governo, posto ad esclusivo
servizio del grande capitale, e non può che attestare il proletariato su una
posizione più forte e di maggiore fiducia nelle sue forze. Ciò costituirà senza
dubbio una tappa della ripresa della lotta di classe per avvicinare la prospettiva
della rivoluzione socialista e della conquista del potere da parte del
proletariato e dei suoi alleati nel nostro paese.
La classe
operaia votando NO non
vota semplicemente solo per la difesa dei diritti e delle agibilità democratico-borghesi conquistate con decenni
di lotte e
di sangue, non vota per salvare
il parlamentarismo borghese,
ma vota soprattutto
contro il sistema di
sfruttamento e le sue politiche di fame, sacrifici e di guerra,
contro la reazione politica, la svolta autoritaria e il fascismo, che sono generati
inevitabilmente dal capitalismo monopolistico. Il NO proletario è il NO al
capitalismo moribondo, a un modo di produzione irrazionale e barbaro, che sarà
inevitabilmente soppiantato dal socialismo scientifico.
Sono questi degli ottimi motivi perché
la classe operaia e tutti gli sfruttati
ed oppressi vadano e facciano votare NO al referendum costituzionale d’autunno,
scendano in campo in questa
battaglia uniti sbarazzandosi d’ogni
illusione ed ergendosi a veri, principali, protagonisti.
Il proletariato, le masse lavoratrici e popolari, il movimento operaio e sindacale, le forze comuniste, rivoluzionarie,
antifasciste, progressiste, culturali e
realmente democratiche del nostro paese possono vincere il referendum se si
impegneranno fino in fondo e lavoreranno alacremente nelle fabbriche, nei posti
di lavoro e nelle piazze per la vittoria del NO.
Come Comitato Nazionale di Unità
Marxista-Leninista (CONUML) rilanciamo
dunque il nostro appello in primo
luogo alla classe operaia, a tutti i lavoratori
a mobilitarsi, sviluppare l’unità di classe e popolare e scendere in campo in modo unitario, attivo e convinto a
favore del NO al referendum costituzionale e contro l’Italicum, legge
elettorale di stampo fascista.
Rilanciamo,
sviluppiamo le lotte unitarie per cacciare il governo Renzi; facciamolo a suon
di scioperi e di manifestazioni, fin da subito, passando all’offensiva nella
maniera più unitaria e determinata.
Lavoriamo
urgentemente alla costruzione, al rafforzamento e al coordinamento dei comitati
unitari e di massa per il NO e di organismi di fronte unico operaio e di fronte
popolare contro l’oligarchia finanziaria ed il governo Renzi.
Apriamo
una nuova fase di lotta e di conquiste politiche e sociali per l’intero
proletariato e le masse lavoratrici e popolari, per aprire la via a un vero
governo rivoluzionario della classe operaia e degli altri lavoratori sfruttati.
Roma,
12 settembre 2016.
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma
Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
LA VITTORIA
DEL NO AL REFERENDUM COSTITUZIONALE DI OTTOBRE SARA’
UNA TAPPA IMPORTANTE SULLA STRADA DELL’ALTERNATIVA RIVOLUZIONARIA IN ITALIA!
IL DISUMANO
POTERE ECONOMICO E POLITICO CAPITALISTICO, PER
SOPRAVVIVERE ED EVITARE CHE IL PROLETARIATO LO SCONFIGGA PER COSTRUIRE UN NUOVO
E SUPERIORE SISTEMA SOCIALE E’ DISPOSTO A TUTTO, ANCHE A
METTERE IN ATTO QUALSIASI NEFANDEZZA. COSI’ E’ STATO DALLA MARCIA SU ROMA DEL
28 OTTOBRE 1922, AL GOVERNO TAMBRONI DEL 25 MARZO 1960, AL GOLPE BORGHESE DEL 7
DICEMBRE 1960, ALL’ORGANIZZAZIONE MILITARE NATO CHIAMATA GLADIO, ALLE STRAGI DI
STATO E A QUELLE DI BRESCIA DEL 28 MAGGIO 1974 E DI BOLOGNA DEL 2 AGOSTO 1980.
E, NEGLI ULTIMI ANNI, AL PASSAGGIO ALL’UNITA’ DI CLASSE BORGHESE E D’AZIONE
CAPITALISTICA TRA CENTRODESTRA E CENTROSINISTRA, TRA FORZA ITALIA E IL PARTITO
DEMOCRATICO E TRA BERLUSCONI E RENZI PER TENTARE DI “NORMALIZZARE” I CONFLITTI
DI CLASSE SOCIALI. INFINE LO STRAVOLGIMENTO DELLA COSTITUZIONE
DEMOCRATICO-BORGHESE DEL 1948 PER SOFFOCARE LE SPERANZE DI LIBERAZIONE DEL
PROLETARIATO ITALIANO E GARANTIRE LUNGA VITA AL LORO INFAME SISTEMA DI
SFRUTTAMENTO DELL’UOMO SULL’UOMO: MA E’ PURA ILLUSIONE!
LAVORIAMO
AFFINCHE’ PRESTO LA STRAGE CAPITALISTICA DI BOLOGNA DEL 2 AGOSTO 1980, COME
TUTTE LE ALTRE PRECEDENTI E SUCCESSIVE, SIA VENDICATA DALLA SCONFITTA DEI PIANI
REAZIONARI E TRIONFO DELLA RIVOLUZIONE
PROLETARIA SOCIALISTA NEL NOSTRO PAESE!
La storia
millenaria dell’umanità – dal momento della divisione della società in classi
contrapposte e in perenne conflitto tra loro, cioè sfruttatori e sfruttati,
ricchi e poveri, dominatori e dominati, tra borghesia e proletariato – ha
conosciuto fasi alterne tra progresso e regresso, emancipazione e asservimento,
civiltà e barbarie, conquiste e sconfitte delle masse lavoratrici e popolari
nella loro lotta di liberazione e lo sarà fin quando con l’edificazione della
società comunista scompariranno per sempre le classi sociali.
Il proletariato in lotta per la sua liberazione dallo sfruttamento padronale,
per preparare e fare la sua rivoluzione socialista per conquistare il proprio
potere politico e sociale, costruire il socialismo e passare all’edificazione
del comunismo deve saper analizzare il divenire della storia, le sue diverse
fasi e trarne insegnamento per il proseguimento e il successo della sua lotta
di classe e rivoluzionaria sino alla nuova società comunista.
Noi abbiamo il dovere di capire perché nell’ultimo secolo il proletariato
d’Italia e degli altri paesi è passato da grandi vittorie a tragiche ma temporanee sconfitte, da conquiste mai realizzate
prima a dolorosi arretramenti sociali. La nascita e la crescita del Partito
Comunista bolscevico, la vittoria della gloriosa ed eroica Rivoluzione
proletaria socialista d’Ottobre in Russia e la
fondazione dell’Internazionale Comunista, avvenuta a
Mosca nel marzo 1919, spinsero anche la classe operaia italiana, sotto la guida
dei comunisti, all’occupazione delle fabbriche, in modo particolare nelle
regioni del Nord e più consistentemente in Piemonte con l’occupazione degli
stabilimenti Fiat, dando luogo al biennio rosso 1919-1920 e alla successiva
fondazione a Livorno, il 21 gennaio 1921, del Partito Comunista d’Italia
(PCd’I) per promuovere la Rivoluzione proletaria socialista anche in Italia,
così come era avvenuto in Russia sotto la guida dei nostri grandi Maestri del
proletariato internazionale Lenin e Stalin.
Le lotte proletarie organizzate e condotte dal PCd’I preoccuparono la classe
capitalistica, a partire dagli Agnelli, timorosa che il proletariato, con alla
testa i comunisti, conquistasse il potere com’era avvenuto in Russia nel 1917.
Di qui la scelta della classe padronale di finanziare la tragedia del fascismo
con la complicità della monarchia e del Vaticano, svolta tragica che nel 1932
avvenne anche in Germania con l’ascesa al potere del nazismo.
Conosciamo la tragedia in Italia e in Europa del fascismo e del nazismo, delle
morti e delle distruzioni della seconda guerra mondiale. Tra infiniti sacrifici
di vita i comunisti, gli antifascisti e i sinceri progressisti dovettero
impegnarsi senza risparmio di energie nella militanza e nella lotta
antifascista e soffrire la durezza dei processi politici e delle condanne al
carcere, dell’esilio, del confino, delle deportazioni e degli assassini imposti
dai governi fascisti e nazisti d’Europa. La guerra di aggressione e di
occupazione nazifascista produsse 60 milioni di morti e distruzioni immani
nell’antico continente.
Per liberare l’Italia, come l’Europa intera, dalla dittatura fascista e nazista
e dalla monarchia occorse la dura lotta partigiana, coi comunisti sempre in
prima fila, e la guerra di Liberazione, che alimentarono la speranza di poter
finalmente liberare il nostro paese anche dalle catene del regime capitalistico,
ma per la resa al nemico di classe del gruppo dirigente del PCI e dei
rinnegatori del socialismo il proletariato italiano dovette accettare il solo
passaggio alla Repubblica e alla Costituzione democratico-borghese, promulgata
il 1° gennaio 1948, però continuando a lottare e senza mai rinunciare alla
prospettiva di conquistare il potere politico con la rivoluzione proletaria e
costruire il socialismo pure nel nostro paese.
A livello nazionale e internazionale seguirono le aggressioni della cosiddetta
guerra fredda contro l’Unione Sovietica e i paesi del mondo socialista, contro
i partiti comunisti dell’occidente capitalistico e imperialistico europeo e del
nord America e di tutti i Continenti. In Italia, come altrove, il proletariato non
si rassegnò alle difficili condizioni di vita sociale esistenti e presto passò
al contrattacco per fermare la deriva autoritaria dello Stato al seguito degli
Stati Uniti d’America e per conquistarsi più civili e dignitose condizioni di
vita sociale e familiare. Alla lotta della classe operaia e delle più ampie
masse lavoratrici e popolari i governi capitalistici e imperialistici
democristiani, di centrosinistra col partito socialista, di unità nazionale o
di salute pubblica facevano a gara a chi reprimesse di più i diritti, i bisogni
e le aspettative delle masse lavoratrici e popolari in lotta.
Sin dalla proclamazione della Repubblica il 2 giugno 1946 i potenti gruppi di
potere bancari, industriali, agrari e commerciali, insomma i padroni del vapore
postfascista, temevano che il proletariato, sull’esperienza della Resistenza e
della Guerra di Liberazione dal nazifascismo e delle rivoluzioni vittoriose,
avrebbero potuto, guidati dall’avanguardia della classe operaia organizzata
sulla base del marxismo-leninismo, conquistare il potere e avviare la
costruzione della Repubblica Socialista Italiana sull’esperienza storica della
formazione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste
Sovietiche. Era il duro scontro di
classe che proseguiva tra proletariato e borghesia, tra le forze
retrograde dello sfruttamento capitalistico e quelle innovative per il
socialismo, tra vecchio e nuovo del divenire dialettico della storia
dell’umanità.
Abbiamo pure sperimentato nei decenni successivi al secondo dopoguerra la
potenza dello scontro tra le forze di classe contrapposte in campo, dove all’arretramento dell’una
corrispondeva, e corrisponde, l’avanzamento dell’altra. Lo scontro è stato duro
e cruente. Da una parte la borghesia con l’apparato del suo Stato di classe
borghese, le alleanze capitalistiche di classe nella Nato e nell’Unione
Europea, l’espansione guerrafondaia imperialistica degli Stati Uniti d’America
e dell’UE imperialisti e dall’altra le masse
proletarie che cercavano di difendere le conquiste sociali realizzate e di
ampliarle.
Dinanzi all’organizzazione, alla resistenza e alla lotta dei lavoratori i
padroni e le istituzioni pubbliche e private borghesi hanno risposto sul
terreno politico, sindacale e repressivo con l’organizzazione militare
nazionale e internazionale Gladio, sostenuta dall’imperialismo statunitense,
con la formazione del governo democristiano Tambroni del 25 marzo 1960,
sostenuto in parlamento e nel paese dal Movimento Sociale Italiano, col golpe
Borghese del 7 dicembre 1960, con la strategia della tensione, coi Servizi
Segreti “deviati” (in realtà funzionali ai disegni reazionari e imperialisti),
con la repressione poliziesca di piazza sin dal 1948, con gli attentati
neofascisti che hanno causato centinaia di morti e feriti e le stragi di
Brescia del 28 maggio 1974 e quella della Stazione di Bologna del 2 agosto
1980, che da sola causò 85 morti e 200 feriti.
Tutto ciò allo scopo di “normalizzare” lo scontro sociale, il conflitto di
classe e riaffermare il dominio assoluto e
incontrastato della classe padronale su quella lavoratrice. Ma ciò è pura
illusione, in quanto con il socialismo-comunismo, verrà abolito lo sfruttamento
del lavoro altrui e scompariranno le classi sociali.
Per la particolare efferatezza della strage alla Stazione di Bologna, tragedia
simbolo di tutte le stragi neofasciste e imperialiste avvenute
in Italia dal 1946 ad oggi, per la sua provata matrice politica neofascista ed
eversiva, dichiaratamente anticomunista e antiproletaria, per l’attacco feroce
portato alle istituzioni democratiche costituzionalmente garantite, per una
risposta e opposizione ferma dei comunisti e dell’intero proletariato italiano
a ogni tentativo di eversione, per la ricorrenza del 36° anniversario del
luttuoso evento, per la difesa della democrazia, seppure ancora borghese, e
delle agibilità democratiche nel nostro paese, sancite dalla Costituzione
scritta col sangue dei Partigiani caduti nella guerra al nazifascismo, per
condividere ancora il dolore delle famiglie coinvolte e per esprimere
nuovamente sentimenti di umana fratellanza alla memoria delle vittime, il
Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista ha deciso di dedicare il
presente documento al raccapricciante episodio, anche come monito ai
neonazifascisti di oggi esistenti ancora in Italia e nell’Europa capitalistica
e imperialistica, nonché ai piani piduisti che attualmente vengono portati
avanti dal governo Renzi-Verdini sotto il nome di “riforme costituzionali”.
Purtroppo la “normalizzazione” in senso borghese, capitalistico e
imperialistico che non è potuta avvenire, e non avverrà mai, nelle piazze, è
avvenuta nei palazzi del potere ai vertici
della Cgil e progressivamente nel Pci con la sua svolta revisionista-borghese
subalterna alla borghesia, caratterizzata dal cretinismo parlamentare e dalle
illusioni sul passaggio pacifico al socialismo seguiti nel dopoguerra, fino a
sfociare nella tragica unità di classe borghese
tra centrodestra e centrosinistra e nell’alleanza strategica e tattica tra Berlusconi
e gli altri personaggi del centrodestra e Renzi e tra Forza Italia e il Partito
Democratico. Si tratta di una unità infame che copre di vergogna i martiri
della lotta antifascista durante il ventennio mussoliniano, della Resistenza,
dell’eroica guerra di Liberazione, delle repressioni poliziesche di piazza e
della lotta al neofascismo condotta sino ai giorni nostri.
Una unità politica avvenuta tra i vertici dei partiti borghesi di
centrodestra e centrosinistra a cui, purtroppo, il proletariato italiano non ha
saputo opporsi e sconfiggere e che ha portato allo stravolgimento della
Costituzione del 1948 e all’ulteriore accentramento del potere nelle mani del
dittatore di turno posto al servizio degli interessi del sistema bancario,
finanziario, industriale e militare dominante.
Facendo leva sul qualunquismo e sul disimpegno politico di larga parte delle
masse popolari, Renzi e il suo partito hanno valutato di poter vincere il
referendum confermativo della controriforma costituzionale previsto per il
prossimo autunno. Renzi può aver fatto male i suoi conti, può andare
incontro alla sconfitta. E’ un referendum che il
proletariato italiano, i comunisti, i progressisti e tutte le forze politiche,
sindacali e culturali democratiche del nostro paese possono vincere se si
impegneranno fino in fondo e lavoreranno nei posti di lavoro e nelle piazze per
la vittoria del NO.
Abbiamo di
fronte una posta importante: se dovesse sciaguratamente vincere il SI’ l’Italia
si avvierebbe verso una nuova e più spietata dittatura, posta al servizio del
peggiore capitalismo, imperialismo e militarismo degli USA, della NATO e
dell’Europa delle multinazionali.
La malaugurata vittoria del SI renderebbe più difficile la ripresa della lotta
proletaria per fermare la deriva politica e istituzionale conservatrice e
reazionaria del governo del nostro paese, incoraggerebbe l’approvazione di
nuove leggi repressive dei diritti e dei bisogni della masse lavoratrici e
popolari, aggraverebbe le già pesanti condizioni di vita dei lavoratori e
renderebbe più difficoltosa la lotta di classe e rivoluzionaria per avvicinare
la prospettiva della rivoluzione socialista e della conquista del potere da
parte della classe lavoratrice operaia e intellettiva.
Al contrario, la vittoria del NO, potrà creare
ulteriori, gravi complicazioni politiche alla borghesia, con la caduta di Renzi
e le difficoltà a formare una nuova maggioranza governativa. In questa
situazione si possono aprire con la lotta di classe degli sfruttati nuove e più
avanzate prospettive politiche, compreso la messa all’ordine del giorno della
questione di un governo alternativo.
Di qui il reiterato appello del Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista
(CONUML) all’unità di classe e popolare nella battaglia per il NO al referendum
costituzionale e contro la legge elettorale di stampo fascista denominata
Italicum.
Con l’impegno e la mobilitazione del movimento operaio e sindacale, di tutte le
forze comuniste, rivoluzionarie, antifasciste, progressiste e realmente
democratiche, sviluppando ed unificando le lotte e costruendo ovunque i
comitati unitari e di massa per il NO, possiamo far trionfare il NO al disegno
reazionario e, così, aprire una nuova fase di
lotte e di conquiste politiche e sociali per l’intero proletariato italiano.
Roma, 2
agosto 2016.
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’
MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista – per il
Partito Comunista del Proletariato
d’Italia
Visitate il nostro sito: www.conuml.weebly.com
RENZI E’ SEMPRE PIU’ DEBOLE, DETESTATO E PUO’
ESSERE SCONFITTO E LICENZIATO NEL REFERENDUM DI OTTOBRE.
CONTRO L’IMMOBILISMO E L’ATTENDISMO, LAVORIAMO
PER RAFFORZARE IL FRONTE DI OPPOSIZIONE DI CLASSE E DI MASSA! COSTRUIAMO COMITATI
UNITARI NEI POSTI DI LAVORO E SUL TERRITORIO PER OPPORCI ALLE POLITICHE
ANTIOPERAIE DI RENZI, DELL’UNIONE EUROPEA E DEI MONOPOLI. ORGANIZZIAMO
MANIFESTAZIONI DI PIAZZA SUI TEMI DELLA CONTRORIFORMA COSTITUZIONALE E DELLA NUOVA
LEGGE ELETTORALE DI STAMPO FASCISTA. PREPARIAMO LO SCIOPERO GENERALE. APRIAMO LA STRADA ALL’ALTERNATIVA
RIVOLUZIONARIA SOCIALISTA!
Il governo Renzi e il Partito Democratico della
nuova destra italiana politica ed economica vanno incontro all’appuntamento
referendario d’autunno indebolendosi sempre più. Il referendum sulle trivelle e
le recenti elezioni amministrative hanno confermato la crescente opposizione di
massa verso le loro politiche antioperaie e antipopolari. La Brexit, dal suo canto,
dimostra le difficoltà crescenti dell’oligarchia finanziaria a livello
internazionale.
Renzi ha fallito ed è consapevole
della situazione, sa che nelle attuali condizioni va incontro alla sconfitta
nel referendum. Sa che gli operai, i lavoratori, i giovani non gli perdoneranno
il Jobs Act e la cancellazione dell’art. 18, l’assalto ai contratti di lavoro,
l’aumento della disoccupazione e della precarietà, i dieci milioni senza
assistenza sanitaria, la corruzione dilagante, i regali ai padroni e alle
banche - tra cui i 150 miliardi sottratti al proletariato italiano e messi a
disposizione dei banchieri e i 19 miliardi di decontribuzione dati alle
sanguisughe padronali senza creare occupazione -, eccetera. Cerca dunque di correre ai ripari:
drammatizza lo scontro dichiarando che il NO renderà ingovernabile il paese,
corteggia Berlusconi offrendogli un passo indietro sull’Italicum basato sul
premio di coalizione, si preparerà a rimangiarsi le dimissioni. Allo stesso
tempo porta avanti una manovra con le opposizioni interne del PD e soprattutto cerca
di ammorbidire ulteriormente i vertici sindacali collaborazionisti e
concertativi per giungere a contratti farsa che a Renzi servono come il pane
per non trovarsi con i lavoratori sul piede di guerra nel prossimo autunno.
A fronte di ciò, mentre Renzi vuole
scardinare la
Costituzione democratico borghese del 1948 e blindare la
legge elettorale approvata di tipo fascista, le forze della sinistra borghese
che si oppongono alla controriforma costituzionale e all’Italicum si
distinguono per la passività e l’attendismo. Il Coordinamento Democrazia
Costituzionale (CDC) non è andata oltre alla raccolta di firme, ai convegni e
alle assemblee degli esperti di turno. Gli opportunisti di destra e di “sinistra”
si distinguono per il loro atteggiamento autoreferenziale, negandosi alla lotta
unitaria e ben guardandosi dal chiamare gli operai e gli altri lavoratori
all’iniziativa diretta, alla costruzione di organismi di massa. Gli uni e gli
altri non ne vogliono sapere della mobilitazione della classe operaia e degli
altri lavoratori sfruttati.
E’ di questi giorni la brutta notizia che il Coordinamento Democrazia
Costituzionale non è riuscito a raccogliere le 500.000 firme per lo svolgimento
dei tre referendum richiesti: 1. Abrogazione dei capolista bloccati per
l’elezione della Camera dei Deputati; 2. Abrogazione del premio di maggioranza
per l’elezione della Camera dei Deputati; 3. Abrogazione della Controriforma
Costituzionale di cui in GU n. 88 del 15 aprile 2016, modifica della forma di
governo, del Senato e dei rapporti Stato-Regioni, Abolizione del CNEL.
E’ stato un pesante passo falso che pesa negativamente sulla prospettiva
della vittoria del NO e che dimostra debolezza organizzativa e operativa del
Coordinamento. E’ la dimostrazione di quanto il CONUML va affermando da mesi e
cioè che la vittoria del NO passa necessariamente attraverso la mobilitazione e
la lotta di piazza delle masse lavoratrici e popolari sulle ragioni del NO alla
controriforma costituzionale. Diversamente la vittoria del NO non è scontata,
non viene da sola e nessuno ce la regala, visto anche le preponderanti forze
economiche e pubblicitarie che il fronte del SI’ ha schierato, dal governo alla
Confindustria, dalla Unione Europea al sistema bancario, dai monopoli nazionali
e internazionali alle oligarchie degli Stati capitalistici, eccetera.
Il fallimento nella raccolta delle firme è da attribuire non solo agli
ostacoli frapposti dal governo, ma anche alla mancanza della cultura di classe
e dell’esperienza di lotta di classe del movimento operaio nazionale e
internazionale ai vertici del Coordinamento, limite che è possibile superare solo
con l’intervento politico attivo della classe operaia e delle masse popolari, se
si vuole costruire veramente la vittoria del NO.
Un ruolo particolarmente negativo lo
stanno assolvendo i socialdemocratici: Sinistra Italiana fa da sponda a Renzi
(e all’accordo con Berlusconi) proponendo di fatto di ridiscutere l’Italicum e
dimostrandosi dunque stampella del PD.
Il fronte borghese e riformista del NO si
ostina a lasciare la “questione governo” nelle mani di Renzi. Non lavorare per
mandarlo a casa, non ha nemmeno l’intenzione di proporsi, nella prospettiva di
una possibile vittoria del NO, come alternativa politica al governo Renzi,
lasciando campo libero al populismo piccolo-borghese.
Tale atteggiamento rinunciatario è dovuto
soprattutto alla volontà, da parte dei dirigenti di queste forze, di impedire,
di fronte alla vittoria del NO e alla ridiscesa in campo della classe operaia,
lo sviluppo di uno scenario e di una prospettiva politica di rottura con le
politiche neoliberiste, di austerità e di guerra, con lo stesso sistema
capitalista che le genera incessantemente.
In effetti sono possibile due alternative:
la vittoria del SI comporterà il rafforzamento del governo Renzi e produrrà
l’inasprimento di tutte le misure antioperaie e antipopolari.
Al contrario, la
vittoria del NO potrà creare ulteriori, gravi complicazioni politiche alla
borghesia, con la caduta di Renzi e la difficoltà a formare una nuova
maggioranza governativa, dentro uno scenario di grave crisi economica e
politica della classe dominante e di ascesa del movimento di massa per un
governo alternativo.
In questa situazione
si possono aprire con la lotta di classe degli sfruttati e degli oppressi dal
capitalismo nuove e più avanzate prospettive politiche, compreso la messa
all’ordine del giorno della questione di un governo che – sorgendo sulla base
del fronte unico di lotta del proletariato - svolga una lotta effettiva contro
le forze reazionarie e guerrafondaie, prenda misure decise e rivoluzionarie contro
il capitale finanziario per soddisfare le esigenze vitali della classe operaia
e delle masse popolari. Un governo che potrebbe favorire lo sviluppo della più
avanzata prospettiva di classe e rivoluzionaria per abbattere il potere della borghesia.
Con questa prospettiva
e allo scopo di rafforzare il fronte di opposizione popolare contro le
controriforme costituzionali ed elettorali del governo Renzi/Verdini, il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista ha deciso di aderire – pur
riconoscendone i limiti - al CDC, mantenendo la propria piena indipendenza
ideologica e politica, la libertà di azione, di giudizio e di critica, così
come i propri obiettivi programmatici.
Siamo per una forte mobilitazione politica di massa, unitaria e con alla
testa la classe operaia quale forza dirigente, che esca dalla fase difensiva e
passi all’offensiva decisa contro il governo Renzi. Solo in questo modo si può
sconfiggere il disegno autoritario della classe dominante, che mira
all’ulteriore concentrazione e rafforzamento del potere nelle mani del governo
capitalistico, a sopprimere le libertà democratiche ottenute dalla classe
operaia e dagli altri lavoratori, a intensificare la repressione contro il movimento operaio e sindacale per imporre ancor
più feroci politiche padronali e antipopolari.
Rilanciamo dunque l’appello alla classe operaia, a tutte le forze
comuniste, rivoluzionarie, progressiste, sinceramente democratiche a sostenere
le lotte in corso e a sviluppare l’unità di lotta. Rinnoviamo la proposta della
costruzione di Comitati unitari per il NO nei posti di lavoro, nei quartieri,
fin da subito, con carattere di classe e di massa, per prepararci nel prossimo
autunno a sbaragliare le controriforme e cacciare Renzi.
Questi Comitati, assieme agli altri organismi creati nello sviluppo
delle lotte, devono andare oltre la scadenza referendaria, dare il loro contributo
per sconfiggere l’offensiva capitalista, l’attacco alle condizioni di vita e di
lavoro della classe operaia e delle masse lavoratrici, la reazione e le
politiche guerrafondaie, per unire, mobilitare e rafforzare l’organizzazione e
la coscienza delle masse, per aprire la strada
a un’alternativa di rottura rivoluzionaria con l’infame sistema capitalistico.
Proponiamo la realizzazione di due giornate di sciopero generale nazionale
unitario, proclamate da tutte le forze politiche, sindacali, sociali di classe
e democratiche che si oppongono alle controriforme, da realizzarsi prima del
referendum, con manifestazione conclusiva a Roma.
In questa lotta, noi comunisti (marxisti-leninisti) non dimentichiamo il
carattere democratico-borghese dell’attuale Costituzione italiana, il suo
riconoscimento e difesa della proprietà privata e del sistema di sfruttamento
capitalista-imperialista.
Dunque, pur lottando con tutte le nostre forze contro le politiche
reazionarie ed autoritarie e per la difesa e l’estensione dei diritti e delle
libertà, parziali e condizionati, previsti dalla attuale Costituzione,
contro ogni illusione revisionista e
riformista dichiariamo che la
Costituzione di cui hanno bisogno gli operai e tutti i
lavoratori italiani è una Costituzione proletaria e socialista, che non si
limita a proclamare l'eguaglianza dei diritti formali dei cittadini, ma la
garantisce effettivamente attraverso l’affermazione dell’uguaglianza economica
e sociale.
La borghesia ha perso
da tempo ogni legittimità a governare. E’ una minoranza che tende ad accentrare
il potere e arricchirsi sempre più a scapito delle masse lavoratrici. La sua
funzione può essere sintetizzata nella ricerca del massimo profitto. Bisogna
eliminare questa minoranza dal campo della vita economica e politica. Ma nel
campo della democrazia parlamentare borghese non esistono le forze in grado di
portare avanti questo programma.
La crisi in cui si dibatte il nostre paese può essere risolta solo da un
governo rivoluzionario della classe operaia, la classe più rivoluzionaria
dell’intera società, l’unica che abbia interesse vitale a creare le condizioni
dell’uguaglianza economica e sociale.
Di qui la necessità di
disporre di un unico e forte Partito comunista. Forza
compagni, uniamoci, organizziamoci, lottiamo!
Roma, luglio
2016
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’
MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma
Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
Visitate il nostro sito: www.conuml.weebly.com
LA
SCONFITTA REFERENDARIA
DEI SOSTENITORI DELL’EUROPA GOVERNATA DAI BANCHIERI AVVICINA LA MORTE DEL CAPITALISMO E
IL TRIONFO DEL SOCIALISMO!
Il Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista saluta con entusiasmo la volontà referendaria del popolo del
Regno Unito di uscire dalla Comunità Europea, una scelta che indebolisce in
Europa il dominio economico e politico del sistema capitalistico e della sua
espansione imperialista, in particolare del sistema bancario e finanziario
speculativo e di rapina del frutto del lavoro delle masse lavoratrici e
popolari, e avvicina la ripresa della seconda ondata della rivoluzione
proletaria socialista per conquistare il potere politico alla classe
lavoratrice dei vari paesi.
Contro questa scelta non ci hanno potuto
gli appelli del presidente degli Stati Uniti d’America, dei presidenti e dei
governi degli Stati capitalistici e imperialistici europei, dei vertici del
comitato d’affari che guida la Comunità
Europea e di tutti gli scribacchini e giornalisti della carta
stampata e della radio-televisione che sino alle urne chiuse hanno tentato di
condizionare il voto a sostegno della permanenza del Regno Unito nel governo
capitalistico e imperialistico unico dell’Europa. Vergognoso è stato l’uso
delle radio e delle televisioni pubbliche per assecondare il volere e gli
affari dei potenti contro gli interessi del proletariato europeo sfruttato e
affamato dal capitale.
Questi servi del capitalismo
hanno detto, tra tante altre amenità, che con l’Unione Europea e l’Euro
l’Europa ha avuto un grande sviluppo economico, di cui, però, diciamo noi, si è
avvantaggiato solo il grande capitale industriale, bancario e finanziario facendone
pagare il costo alla classe lavoratrice e alle più ampie masse popolari
socialmente più deboli e derubate nei loro bisogni di vita quotidiana. Difatti,
mentre il costo della vita è continuato a crescere le pensioni sono bloccate da
oltre 10 anni perdendo il potere d’acquisto da due cifre percentuali in su, i
contratti di lavoro non vengono rinnovati e quando lo sono avvengono con
aumenti salariali di fame, il ritmo dello sfruttamento del lavoro nelle aziende
è paurosamente aumentato, la miseria sociale è abbondantemente cresciuta, la
disoccupazione, specialmente giovanile, continua a crescere, il diritto allo
studio sta diventando un privilegio solo per la classe sfruttatrice benestante,
viaggiare è diventato proibitivo e l’assistenza sanitaria pubblica diventa sempre
più inconsistente e costosa.
Adesso, dopo la sconfitta, essi vanno sostenendo
che a votare per l’uscita è stata la popolazione più anziana, mentre i giovani
avrebbero votato per rimanere, così, impunemente, buttano fango ignobile sul
52% degli inglesi che ha votato contro l’Europa dei capitali, della guerra in
Medio Oriente e in Africa, del colonialismo vecchio e nuovo schiavistico,
economico e mercantile che è all’origine degli attuali flussi migratori e
dell’impoverimento progressivo dei popoli europei. E ancora, con una
spregiudicatezza senza fine e qualsiasi mancanza di ritegno personale vanno
sostenendo che è stato un errore consentire il referendum in Inghilterra e che occorre
evitarne in altri paesi, mentre i nostri governanti gioiscono perché lo vieta la Costituzione, ciò
quando andrebbe subito modificata per dare agli italiani la possibilità di
decidere la permanenza o meno dell’Italia nella Comunità Europea e rendere,
così, concreta la democrazia partecipativa dei cittadini, che purtroppo rimane ancora
borghese e di natura antiproletaria. Viene anche dato voce e credito ai
perdenti che in Inghilterra invocano un altro referendum “abrogativo” della
Brexit: pura arroganza e servilismo verso l’Europa dei capitali e dello
sfruttamento proletario.
La sconfitta dell’Europa dei magnati e
degli speculatori sulla pelle dei popoli europei, e non solo, apre la
prospettiva concreta della disgregazione della Comunità Europea pensata e voluta
da uomini e culture di natura borghese, asserviti al potere e agli interessi
del sistema capitalistico e alla sua espansione imperialistica. I popoli del
Vecchio Continente devono liberarsene all’interno della battaglia generale
storica e universale di sconfitta del barbaro sistema e dominio padronale sulle
masse lavoratrici per costruire la nuova Europa degli Stati Socialisti, che deve
avvenire sulla base della convivenza pacifica, della solidarietà umana e
sociale, della fratellanza e dell’uguaglianza tra gli Stati e i popoli che la
compongono, governata dal potere politico della classe lavoratrice operaia e
intellettiva, liberata dalla sfruttamento dell’uomo sull’uomo e istituendo il
Potere e lo Stato proletario, la proprietà comune dei mezzi di produzione,
l’economia pianificata, l’uguaglianza economica e sociale e la Democrazia Socialista.
La crisi economica che stiamo tragicamente
vivendo è il frutto dannato dell’economia di mercato, del governo capitalistico
e imperialismo sul mondo, della proprietà privata dei mezzi di produzione e
dell’accaparramento privato della ricchezza socialmente prodotta dalle masse
lavoratrici e popolari. Tale sistema economico ha prodotto una sovrapproduzione
di merci e capitali, la quale ha generato la chiusura di attività produttive o la
loro meccanizzazione che ha creato nuova disoccupazione e miseria tra le masse
proletarie. Si tratta di una crisi endemica, oramai senza discontinuità, che ci
accompagnerà, con sempre maggiori disastri sociali, sino alla morte del sistema
capitalistico. Questa tragica prospettiva deve spingere i comunisti, la classe
operaia e l’intero proletariato a lottare per avvicinare la fase rivoluzionaria
che metterà fine all’economia capitalistica sostituendola con quella
pianificata, organizzata e guidata dal nuovo potere proletario. Prima muore il
capitalismo e prima ci libereremo dei suoi mali quotidiani e universali.
Dobbiamo partire dal convincimento che sin
dalla sua origine - a parte le prime esperienze di comunismo primitivo, dove
uomini, donne e bambini vivevano in comunità condividendo in parti uguali il
lavoro, gli strumenti di lavoro, il godimento dei beni prodotti, le esigenze
della vita sociale, le gioie e le sofferenze dei componenti la collettività e
dove tutto avveniva secondo una rigida divisione dei compiti familiari e
sociali - i mali dell’umanità sono stati l’appropriazione privata dei mezzi di
produzione e della ricchezza socialmente prodotta, che ha generato l’ordine
sociale diviso in classi contrapposte e in perenne conflitto tra loro, il
governo della società prima schiavistico, poi feudale e successivamente
capitalistico sino alla sua attuale espansione imperialistica. Per cambiare il
mondo occorre cambiare questo sistema di governo basato sullo sfruttamento del
lavoro altrui e sulla disuguaglianza sociale.
Dopo la sconfitta dell’Unione Sovietica
la ripresa del cammino rivoluzionario verso il socialismo si sta rivelando
molto dura, innanzi tutto per gli inganni e i tradimenti interni al movimento
comunista e operaio nazionale e internazionale da parte del revisionisti, dei
riformisti e degli opportunisti, asserviti agli interessi del sistema dominante.
Ma alla fine le ragioni di classe e rivoluzionarie del marxismo-leninismo
prevarranno sugli egoismi e gli individualismi di origine borghese e padronale.
Nello stesso tempo dobbiamo combattere con ogni mezzo possibile il pericolo reale
della deriva populista dei popoli, derivante dalla rabbia e dallo scontento
sociale, che purtroppo in Europa vede crescere i movimenti di estrema destra
qualunquista, fascista, nazista e xenofoba e che tragicamente precedettero la catastrofe
della seconda guerra mondiale del secolo scorso. Tocca a noi comunisti,
coerenti marxisti-leninisti, incanalare la giusta disperazione sociale prodotta
dal capitalismo verso i principi della lotta di classe e del socialismo per
evitare il ripetersi delle tragedie del passato e lavorare per la
trasformazione socialista della società, che è l’unica possibilità per dare
dignità all’esistenza umana sulla Terra.
Anche la giusta battaglia di oggi contro
l’Europa dei capitali, che reprime le esigenze di vita e le aspirazioni di liberazione
sociale dei suoi popoli, e per la fuoriuscita dell’Italia dalla Comunità
Europea, dall’Euro e dalla Nato costituisce un importante contributo alla causa
del socialismo, alla conquista della pace tra i popoli, alla dignità
esistenziale delle popolazioni europee e mondiali. L’importante è non adagiarci
su di un risultato positivo ottenuto, perché la battaglia per il socialismo è
di vaste proporzioni e ancora lontana dal suo scontro finale. Intanto il
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista contribuisce con tutte le sue
forze e orgogliosamente a sconfiggere il potere politico ed economico
oligarchico degli industriali, dei banchieri e della finanza speculativa che
continua ad affamare e schiavizzare i popoli europei. Viva la futura Europa
degli Stati Socialisti e del potere proletario.
Forio (NA), 27 giugno 2016.
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
LA CLASSE
OPERAIA ITALIANA PASSI AL CONTRATTACCO E PRESTO!CI
SIA DI ESEMPIO LA
MOBILITAZIONE DEL PROLETARIATO FRANCESE!
70° ANNIVERSARIO DELLA REPUBBLICA BORGHESE DEL 1946. LA RIFORMA COSTITUZIONALE
ED ELETTORALE DEL GOVERNO RENZI E DEL PARTITO DEMOCRATICO METTE IN GRAVE
PERICOLO LE CONQUISTE DELLA LOTTA ANTIFASCISTA, DELLA RESISTENZA E DELLA GUERRA
CIVILE DI LIBERAZIONE. SONO IN SERIO PERICOLO LE CONQUISTE SOCIALI E LE
AGIBILITA’ DEMOCRATICHE SANCITE DALLA COSTITUZIONE BORGHESE DEL 1948:
DIFENDIAMOLE MENTRE COMBATTIAMO PER LA CONQUISTA DELLA
NUOVA E SUPERIORE REPUBBLICA E PER LA COSTITUZIONE SOCIALISTA
DEL POTERE E DELLO STATO PROLETARIO!
Ai comunisti, alla gioventù comunista e
progressista, ai rivoluzionari, alla classe operaia, agli intellettuali
d’avanguardia e agli antifascisti tutti!
Dalla storia del movimento operaio nazionale e internazionale
abbiamo appreso che le conquiste sociali del proletariato strappate al
padronato con dure lotte e sacrifici o si difendono costantemente ampliandole
nel contempo, accumulando e mobilitando le forze per la rivoluzione e la
trasformazione prima socialista e poi comunista della società oppure esse,
appena possibile, vengono nuovamente soppresse dal potere della classe borghese.
E’ il risultato della conflittualità di classe tra proletariato e borghesia, la
quale sopravviverà sino alla scomparsa definitiva delle classi sociali nel
comunismo. La borghesia cede alle rivendicazioni quando l’organizzazione
politica e sindacale del proletariato è forte e se le riprende quando è debole
e persino rinuncia a difenderle, come è avvenuto in Italia negli ultimi decenni
a causa del predominio revisionista e riformista prima, e neoliberista poi.
La militanza e la lotta antifascista durante
il ventennio mussoliniano, la
Resistenza armata nel biennio 1943-1945 e la Guerra Civile di Liberazione
dell’Italia dal nazifascismo e dal capitalismo - condotte dalla classe operaia
e dall’intellettualità d’avanguardia coi comunisti sempre in prima linea -, che
comportarono centinaia di migliaia di morti, prevalentemente comunisti iscritti
al Partito Comunista d’Italia, consentirono al nostro paese di liberarsi dalla
tirannide fascista, dalla monarchia e dallo Statuto albertino del 4 marzo 1848
e di conquistare la forma repubblicana dello Stato e la nuova Costituzione
repubblicana e antifascista, promulgata il 1° gennaio 1948.
E’ una Costituzione chiaramente borghese,
da cui deriva un apparato legislativo e statale che legittima il sistema sociale
capitalistico, l’economia di mercato, la natura privatistica del sistema
bancario, a partire dalla Banca d’Italia, la proprietà privata dei mezzi di
produzione, lo sfruttamento della classe padronale su quella lavoratrice operaia
e intellettiva, l’accentramento della ricchezza prodotta nelle mani di pochi
capitalisti ricchi sfondati e la politica economica e sociale repressiva dello
Stato borghese nei confronti degli elementari bisogni di vita delle masse
lavoratrici e popolari. Insomma, la natura capitalistica dello Stato fascista e
monarchico non è per niente cambiata rimanendo tale.
Però, rispetto al passato, la nuova
Costituzione garantisce - almeno nel dettato, che, però, spesso è stato e viene
disatteso dalla natura repressiva del potere politico dominante dei partiti
borghesi di centro, centrodestra e centrosinistra
per difendere gli interessi
del sistema
industriale,
bancario e finanziario – le libertà cosiddette democratiche di confronto
politico, di una certa conflittualità e rivendicazione
sociale e quelle
individuali. Si tratta di conquiste conseguite con dure
lotte e sacrifici di vita dal proletariato italiano e che per tale ragione noi
comunisti difenderemo strenuamente sino alla conquista rivoluzionaria del Socialismo
nel nostro paese, sino alla promulgazione della nuova e superiore Costituzione
del Potere e dello Stato Proletario, sino alla sconfitta della democrazia
borghese e la sua sostituzione con quella proletaria. Una delle conquiste della
Costituzione borghese è stata la conseguente legge elettorale del proporzionale
puro, oggi in via di totale estinzione.
Nei 70 anni trascorsi il proletariato
italiano operaio e intellettuale ha combattuto importanti battaglie che gli
hanno consentito di conquistare migliori condizioni di vita individuale,
familiare e sociale, che, però, sull’onda della infame trasformazione borghese
dell’ex Partito Comunista Italiano e della Confederazione Generale Italiana dei
Lavoratori non ha saputo difendere ed anzi ne è rimasto ampiamente condizionato
e paralizzato nella sua lotta di classe per la conquista del suo potere
politico. Con l’avanzare dell’inarrestabile crisi del sistema capitalista e della
sua espansione imperialista, a causa della sovrapproduzione di merci e capitali
- crisi che nel tempo necessario condurrà inevitabilmente il capitalismo e
l’imperialismo al crollo sotto la spinta propulsiva rivoluzionaria e soggettiva
delle masse lavoratrici e popolari – la borghesia per tentare di uscire dalla
propria crisi considera di ostacolo le residue sopravvissute conquiste sociali
della classe lavoratrice, le stesse libertà democratiche, il pluralismo delle
istituzioni rappresentative e il voto di preferenza degli elettori.
Così coi suoi governi di regime, di
natura borghese e capitalistica, in modo particolare e più accelerato di prima con
quelli di Berlusconi, Monti, Letta e Renzi, gli ultimi tre non sono neppure di
espressione diretta del voto popolare, l’oligarchia finanziaria ha preso a
picconare la Costituzione
del 1948, il sistema elettorale legato al proporzionale e il voto di preferenza
degli elettori. Sicché con la tanto pubblicizzata ed elogiata riforma
costituzionale ed elettorale, mediante i controllati mezzi di informazione e
formazione della coscienza politica collettiva, il governo Renzi ha legiferato
la trasformazione del Senato da camera elettiva a camera di eletti consiglieri
regionali, ha accentrato il potere legislativo nella sola camera elettiva dei
deputatati, unica a dover esprimere la fiducia al governo, ha dato la
possibilità ai partiti di nominare 100 deputati non eletti col voto di
preferenza popolare, ha assegnato il 54% dei deputati alla lista che avrà
conseguito più voti, senza stabilire un limite minimo di percentuale da
raggiungere, ha introdotto lo sbarramento del 3% dei voti validi per consentire
a una lista di entrare in parlamento, ha abolito il consiglio nazionale
dell’economia e del lavoro, eccetera.
Insomma, i governi delle banche, della
finanza parassitaria nazionale e internazionale, della Confindustria, del
capitalismo e dell’imperialismo nazionale, europeo e mondiale stanno
trasformando la democrazia parlamentare borghese, di cui alla Costituzione del 1948, in un potere
politico ed economico accentrato nelle mani del presidente del consiglio e di
natura presidenzialista. La nuova legge elettorale è peggiore di quella
fascista del 18 novembre 1923 n. 2444, detta legge Acerbo. Il sistema
costituzionale e istituzionale italiano sta tornando indietro di 70 anni, siamo
in presenza di una grave svolta reazionaria che presenta caratteri di tipo fascista.
I sinceri e coerenti comunisti, la
gioventù comunista, la classe operaia, l’intellettualità d’avanguardia,
l’intero proletariato italiano, tutte le forze autenticamente democratiche,
progressiste e antifasciste non lo possono consentire, non possono permettere
che siano infangati l’eroismo, la memoria
e il sacrificio
della vita di
quanti lottarono e morirono per liberare
l’Italia dalla monarchia, dal fascismo e dal nazismo e per darle un assetto
costituzionale e istituzionale democratico e popolare.
In questo momento politico tragico per il
nostro paese noi marxisti-leninisti ricordiamo e onoriamo tutti i comunisti che
nella lotta al fascismo, nella gloriosa Resistenza e nella Guerra Civile di
Liberazione si batterono, e tanti perirono
da eroi che
la storia del movimento
comunista e operaio nazionale e internazionale mai dimenticherà, non tanto e
solo per conquistare la
Repubblica e la Costituzione borghese e democratica, ma innanzi
tutto per continuare la battaglia, anche dopo il 25 aprile 1945, per
conquistare la Repubblica,
la Costituzione,
il Potere e la Democrazia Socialista
in Italia.
Oggi occorre riprendere la Resistenza nelle
condizioni date dall’odierna situazione politica e sociale per sconfiggere il
disegno politico reazionario del governo Renzi, per fermare la deriva fascista
in atto, per bloccare la controriforma costituzionale, istituzionale ed
elettorale approvata dalla maggioranza parlamentare, per seppellire col NO le
controriforme al referendum di ottobre. Ma dobbiamo essere coscienti che il NO
può vincere solo se in questi quattro mesi che ci separano dal voto, di cui due
feriali, si costruisca un ampio fronte di organizzazione e di lotta tra tutte
le forze sane del paese.
E’ necessario che Comitati per il NO si
organizzino in tutte le realtà sociali produttive, dei servizi e del tempo
libero. Occorre mobilitare le masse lavoratrici e popolari, organizzare
manifestazioni di protesta e di rivendicazione sociale sui temi del lavoro,
della casa, dell’assistenza sociale e sanitaria, delle pensioni, della scuola,
dei trasporti, eccetera, ben sapendo che senza una simile mobilitazione sarebbe
difficile battere l’assalto della propaganda televisiva del governo e dei suoi
partiti alleati. E’ principalmente la classe operaia che, anche sull’onda della
dura protesta del proletariato francese di questi giorni contro il Jobs Act
proposto dal governo cosiddetto socialista della borghesia nazionale, deve
risvegliarsi dal punto di vista classista, deve riprendersi dall’assopimento
ingenerato dalla sinistra falsamente democratica al potere e ritornare nelle
piazze con la sua vocazione e interessi di classe da difendere e rivendicare per
combattere e sconfiggere il governo capitalistico di Matteo Renzi, a partire
dalla vittoria del NO a ottobre. Dobbiamo essere consapevoli che la vittoria
del SI’ aprirebbe una prospettiva di una dittatura aperta della borghesia sul
proletariato e le grandi masse lavoratrici, di ulteriore repressione dei
diritti e delle libertà sociali. L’Italia è a un passaggio storico difficile,
non capirlo oggi sarebbe un vero suicidio per le conquiste del passato e per i
nuovi obiettivi da raggiungere.
Il Comitato Nazionale di Unità
Marxista-Leninista (CONUML) chiama a raccolta tutte le organizzazioni
sinceramente e coerentemente marxiste-leniniste, quelle operaie di fabbrica e
territoriali e i comitati operai e popolari per il NO già costituiti e
ripropone loro la realizzazione di una riunione nazionale, da tenersi a Roma
nel corrente mese di giugno, per definire la piattaforma unitaria e un piano di
lavoro di classe, in modo da costruire nella battaglia politica e ideologica
che ci attende un’effettiva unità d’azione.
Invitiamo tutte le
realtà organizzate a scriverci all’indirizzo conuml@libero.it
Roma, 2 giugno 2016.
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’
MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista
Piattaforma
Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
REFERENDUM
COSTITUZIONALE: RENZI SCHIERA LE SUE
TRUPPE. ORGANIZZIAMO
LA RISPOSTA PROLETARIA
OPERAIA E POPOLARE SVILUPPANDO LA MOBILITAZIONE E LA LOTTA
COSTRUENDO COMITATI PER IL NO NEI POSTI DI
LAVORO E SUL TERRITORIO!
Ai comunisti, ai rivoluzionari, agli
operai di avanguardia, alla classe operaia!
Il governo
Renzi e le forze economiche e politiche che lo sostengono stanno schierando le
loro truppe in vista del referendum costituzionale del prossimo autunno. Il bulletto fiorentino, complice la minoranza
del PD, ha annunciato la costruzione di 10.000 comitati per il SI in tutta
Italia. Allo scopo si stanno già muovendo giuristi, intellettuali, giornalisti
di regime, assieme alle destre di Verdini e soci.
Renzi, al di là della solita boria, sa
benissimo che la sua non sarà una passeggiata. Sa che non bastano le squallide
provocazioni della ministra Boschi, che ha equiparato i sostenitori del NO ai
fascisti, per convincere la classe operaia e i settori popolari a votare a
favore della controriforma costituzionale. E’ consapevole che senza un ampio
consenso di massa – in un referendum in cui non occorre il quorum - può essere
sconfitto, e perdere la poltrona di palazzo Chigi.
A fronte di questo spiegamento di forze
reazionario, la campagna progressista e democratica per il NO stenta a
decollare in modo energico, soprattutto nei posti di lavoro e fra le masse
popolari. Si continua infatti con la sola raccolta di firme e con assurde proposte
di spacchettamento dei quesiti referendari, che mettono in mostra la
subalternità al PD e servono solo a evitare di mettere in crisi il governo.
In questo
modo i socialdemocratici, le false opposizioni borghesi e piccolo borghesi, le
“anime belle” del riformismo, alimentano confusione e disaffezione. In tal modo
si rischia di disperdere – invece di valorizzare – il risultato positivo, in
termini di opposizione popolare alla politica del governo, ottenuto con il
referendum sulle trivelle.
Le forze revisioniste, socialdemocratiche e
opportuniste, i grillini e gli eco-liberisti non hanno alcun interesse allo
sviluppo di un movimento di massa diretto dalla classe operaia che si opponga
ai piani reazionari della borghesia e sviluppi la lotta per una nuova società.
Hanno timore della discesa in campo decisa e
radicale delle masse lavoratrici e perciò preferiscono puntare sui cenacoli di intellettuali,
personaggi della cultura e dello spettacolo, etc,, limitando la risposta al disegno
sovversivo dell’oligarchia finanziaria sul piano giuridico-costituzionale. Ma
in questo modo fanno il gioco di Renzi e delle forze imperialiste e capitaliste
che lo hanno mandato al potere.
Da parte
loro i vertici sindacali confederali stanno evitando di prendere posizione sul
referendum costituzionale, il cui esito avrà notevoli conseguenze sui diritti e
le libertà dei lavoratori. Dimostrano così il loro collaborazionismo sul
terreno economico e politico.
In questa
situazione, grande è la responsabilità sulle spalle dei sinceri comunisti, dei
rivoluzionari, delle forze e degli elementi di avanguardia del proletariato,
degli antifascisti.
Noi comunisti (marxisti-leninisti)
partecipiamo alla battaglia per battere le controriforme costituzionali e
politiche del governo Renzi-Verdini con il nostro punto di vista di classe
rivoluzionario.
Chiamiamo
alla lotta aperta contro l’offensiva padronale e la reazione, per la difesa
delle libertà e dei diritti conquistati con il sangue dei comunisti, degli
antifascisti, dei lavoratori. Ci sforziamo di collegare e far confluire le
lotte dei lavoratori, dei giovani, dei settori popolari in un grande movimento
che si ponga l’obiettivo politico di far saltare il piano reazionario della
borghesia e seppellire con le lotte e sotto una valanga di NO la controriforma costituzionale
e il governo Renzi. La vittoria popolare
potrà determinare una profonda crisi politica della classe dominante, creando
le condizioni per proseguire la lotta a un livello più alto e decisivo.
Allo
stesso tempo, critichiamo quanto sia arretrata, illusoria e perdente la posizione
di chi si limita alla “sacra difesa” della Costituzione democratico-borghese, di
chi continua a spargere le illusioni sulla democrazia borghese e si arrocca a
difesa dell’ordinamento capitalistico, rifiutando una prospettiva di rottura rivoluzionaria
e socialista, unica vera alternativa alla dittatura della borghesia.
E’ anche a
causa di queste posizioni arretrate e fuorvianti che i reazionari possono camuffarsi
da “innovatori”, mentre i difensori delle libertà e dei diritti dei lavoratori
vengono tacciati di “conservatorismo”. E’ la subalternità alla politica e alla
ideologia borghese che immobilizza la classe operaia di fronte alla crescente
offensiva capitalistica e governativa.
La lotta alla
trasformazione autoritaria e reazionaria dello Stato borghese può essere
condotta efficacemente solo se si svilupperà apertamente e direttamente contro il
sistema capitalista-imperialista e le forze che lo puntellano, solo se in questa
lotta avanzerà l’unità dei comunisti e degli operai più coscienti, per avanzare
nel processo di formazione di un forte, unico e combattivo Partito comunista, che guiderà la lotta delle masse sfruttate e oppresse per il
rovesciamento del dominio borghese e la costruzione del socialismo.
Con questa prospettiva chiamiamo alla discesa
in campo della classe operaia e delle masse lavoratrici, per una mobilitazione
unitaria, di massa e capillare, che travalichi l’angusta risposta fino ad oggi data
ai progetti reazionari, per garantire il successo allo schieramento del NO e
cacciare Renzi.
Il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML) chiama dunque
la classe operaia e gli altri lavoratori sfruttati, i giovani disoccupati e le
donne dei settori popolari a sviluppare e rafforzare la mobilitazione e
l’organizzazione.
Costruiamo 10-100-1000 comitati per il NO alla
controriforma costituzionale e contro l’Italicum, nelle fabbriche e negli altri
posti di lavoro, nei quartieri, nelle scuole, e su tutto il territorio nazionale.
Questi comitati dovranno avere un carattere di classe e di massa, essere unitari e rivolti ai
lavoratori, alle masse popolari che subiscono le conseguenze della crisi e
delle criminali politiche borghesi.
Questi
comitati – assieme agli altri organismi operai esistenti e in costruzione - serviranno
non solo per informare sulla natura e le conseguenze delle controriforme
costituzionali e politiche, ma soprattutto per prendere in mano
l’organizzazione della lotta e battere su questo terreno il disegno
reazionario dei monopoli capitalistici, del loro governo e dei loro valletti
opportunisti.
Rilanciamo a tutte le forze comuniste,
rivoluzionarie e proletarie di avanguardia la nostra proposta di costruire
insieme una campagna di propaganda e iniziativa politica comune contro la
reazione politica e la controriforma costituzionale del governo Renzi.
Una campagna per contribuire alla
sconfitta del progetto reazionario della borghesia elevando il livello di
coscienza dei lavoratori, per svolgere un ruolo politico più incisivo in questa
fase e stringere nella lotta legami più solidi.
Proponiamo
la realizzazione di una riunione nazionale, da tenersi a Roma nel mese di
giugno, per definire la piattaforma unitaria ed un piano di lavoro di classe,
in modo da costruire nella battaglia politica e ideologica che ci attende un’effettiva
unità d’azione.
Invitiamo tutte le realtà organizzate e i
singoli compagni interessati a
scriverci all’indirizzo conuml@libero.it
Roma, 22 Maggio
2016.
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’
MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista
Piattaforma
Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
Visitate il nostro sito: www.conuml.weebly.com
PER UN
PRIMO MAGGIO DI CLASSE E RIVOLUZIONARIO CHE PREPARI UN NUOVO ASSALTO AL POTERE
CAPITALISTICO!
La classe operaia e l’intellettualità
marxista leninista si riapproprino della loro funzione storica di classe
rivoluzionaria per liberare l’umanità intera dalla tragedia sociale del
capitalismo e dell’imperialismo, si riprendano dallo sbandamento subentrato
alla distruzione del Partito bolscevico e del socialismo in Unione Sovietica e negli
altri paesi socialisti e di democrazia popolare realizzato nel secolo scorso ad
opera scellerata e immonda del revisionismo e dell’opportunismo e si preparino
per il nuovo e vittorioso assalto al potere economico, finanziario e politico
della classe borghese, che sta, con la forza della repressione legislativa e poliziesca,
progressivamente peggiorando le già difficili condizioni di vita del
proletariato di tutti i paesi.
Sopravvivendo il potere borghese e
clericale e vivendo la classe lavoratrice operaia e intellettiva un’esistenza
drammatica di insicurezza sociale, di sacrifici e privazioni il 1° Maggio non
può essere considerato una giornata di festa, come cercano di farla passare i
servi del potere economico e politico capitalistico, ma solo un significativo giorno
di lotta per la liberazione della società umana dallo sfruttamento dell’uomo
sull’uomo!
1° Maggio di lotta di classe al governo
Renzi e ai suoi alleati di centrodestra e centrosinistra, alla sua
controriforma elettorale fascista, alla sua oligarchica demolizione persino
della Costituzione democratico-borghese promulgata il 1° gennaio 1948 in seguito alla lotta
antifascista, alla Resistenza e alla guerra civile di Liberazione dell’Italia
dal nazi-fascismo e al suo feroce attacco alle già disastrose condizioni di
vita dei lavoratori italiani occupati, disoccupati, pensionati e senza reddito!
1° Maggio di lotta senza frontiera, cioè
internazionalista, contro la classe padronale!
Dopo l’esperienza del “comunismo
primitivo”, dove il lavoro era svolto in comune e anche i suoi prodotti erano
consumati in comune, in maniera egualitaria, con la divisione sociale del
lavoro e la comparsa della proprietà privata, accompagnata dalla prepotenza e dalla
violenza dei più forti, la società fu divisa in classi sociali contrapposte,
quella padronale sfruttatrice e dominatrice e quella lavoratrice sfruttata e oppressa.
Da allora la classe padronale ha usato ogni forma di repressione, di guerra e
di sterminio di popoli interi per mantenere la sua supremazia, mentre la
seconda ha dovuto lottare strenuamente per non morire assassinata, di fame o di
malattia. Di qui la nascita della lotta di classe, che terminerà solo con la
fine della società divisa in classi contrapposte e in lotta tra loro. Epiche
sono state le lotte del proletariato di tutti i paesi della Terra per liberarsi
dalle catene della schiavitù, dello sfruttamento e della miseria. Dallo schiavo
e gladiatore romano Spartaco agli operai di oggi dell’Ilva e di tante altre
grandi e piccole fabbriche disseminate sul territorio nazionale passando per la
lotta armata a difesa della Comune di Parigi del 1871, per la Rivoluzione Russa
del 1905, per la gloriosa e vittoriosa Rivoluzione Socialista Sovietica d’Ottobre
in Russia del 1917, per la lotta contro il fascismo, il nazismo e la monarchia
in Italia e per la vittoria dell’Unione Sovietica sul nazi-fascismo in Europa.
Dopo millenni di lotte proletarie, prime
utopistiche e poi scientifiche con l’avvento del marxismo-leninismo, finalmente
con la Rivoluzione
Socialista Sovietica d’Ottobre la classe lavoratrice russa
operaia, contadina e intellettiva conquista il potere politico e con il governo
della dittatura del proletariato, l’esproprio della proprietà terriera, la
nazionalizzazione delle banche, delle industrie e dei trasporti, la collettivizzazione
dell’economia e la democrazia socialista, avvia la costruzione della grande
Unione Sovietica, che sino alla metà degli anni ’50 del secolo scorso non
temeva confronti con l’economia
capitalistica. La superiorità dei rapporti di produzione socialisti – già
minati, ma non ancora demoliti dai revisionisti che avevano usurpato il potere
dopo la morte di Stalin - manda il primo uomo nello spazio, il compagno Jurij Gagarin,
garantisce assistenza, istruzione, lavoro, casa, pensione e ferie a tutti i
cittadini sovietici. Il proletariato sovietico sprona i lavoratori dei paesi
ancora capitalistici a lottare per la conquista di migliori condizioni di vita.
Anche il Italia, come in tutti gli altri paesi capitalistici occidentali, la
classe operaia scende in piazza, sfida la repressione padronale e poliziesca,
si pone all’avanguardia delle masse lavoratrici e popolari in lotta e realizza
importanti conquiste sociali, a partire dallo Statuto dei Lavoratori, dal
rapporto di lavoro a tempo indeterminato, dalla cosiddetta scala mobile, dagli
aumenti salariali, dalle pause lavorative nel processo produttivo delle
azienda, dalla pensione dignitosa, dall’assistenza sociale, dal diritto alla
casa, eccetera.
L’Unione Sovietica e l’intero mondo
socialista sono crollati non perché abbiano fallito nel progetto di costruzione
della società socialista e di edificazione di quella comunista, ma per l’azione
dell’imperialismo congiunta all’opera dannata, traditrice e rinnegatrice dei
revisionisti e degli opportunisti che hanno mantenuto aspetti esteriori del
socialismo nel Partito e nello Stato, per ingannare la classe lavoratrice, e
anche per l’incapacità del proletariato dei paesi socialisti di difendere con
ogni mezzo necessario le conquiste sociali realizzate e oggi ne paga le tragiche
conseguenze con la fine del lavoro, del salario, della casa, dell’assistenza, delle
ferie e della pensione sicuri e garantiti sin dalla nascita di ogni individuo.
La stessa cosa è avvenuta in Italia, dove la classe lavoratrice, abbandonata
dall’ex Partito Comunista Italiano (PCI) e dalla Confederazione Generale
Italiana del Lavoro (Cgil), diventati progressivamente un partito e un
sindacato alleati degli interessi della classe capitalistica italiana, non ha
saputo reagire adeguatamente e in gran parte è rimasta persino prigioniera di
quelle organizzazioni oramai di supporto al capitalismo, oggi sciaguratamente
rappresentate dal PD renziano e dalla Camusso, e non ha saputo difendersi le
conquiste realizzate con dure lotte, sacrifici e perdita di vite umane.
L’origine del 1° Maggio risale alle dure
lotte operaie per le otto ore tra il 1882 e il 1886 negli Stati Uniti, dove la
polizia, schierata a difesa degli interessi dei padroni, sparò sugli operai
uccidendone e ferendone molti. Dunque, anche questa ricorrenza non ce l’ha
regalata nessuno, ma è stata il risultato di millenni, secoli e decenni di
lotta operaia e di repressione padronale e dei governi suoi alleati. Il nemico
di classe, padroni e governi loro sostenitori, cercano costantemente, con la
stampa, la televisione, la radio, la propaganda religiosa e la formazione
scolastica, di normalizzare la classe lavoratrice cercando di farle abbandonare
la lotta di classe, di convincerla che “la vita sulla Terra è sempre stata com’è
oggi e che non potrà mai cambiare”, di indurre le masse popolari alla sfiducia
e alla rassegnazione all’esistente. Lo stato di violenza mafiosa e camorristica
e di corruzione politica e istituzionale della società italiana è il risultato
più eloquente della corrotta società capitalistica.
Noi comunisti, materialisti, che analizziamo,
valutiamo e discerniamo scientificamente gli avvenimenti storici e gli
accadimenti quotidiani sappiamo che l’Umanità non morirà così com’è oggi, cioè
schiava di un manipolo di capitalisti e imperialisti e di oligarchi politici
come Renzi e i suoi amici nordamericani e europei. Il destino del mondo è nelle
mani della classe operaia e dei popoli, che quando saranno pronti, e speriamo
molto presto, butteranno giù dalle poltrone del potere monarchi e presidenti
del consiglio, così com’è già avvenuto in passato e continuerà ad avvenire sino
alla costruzione di quel mondo nuovo e superiore, cioè la società prima
socialista e poi comunista, auspicato dalla classe sfruttata sin dagli arbori
dell’Umanità. La storia vissuta ce lo ha insegnato e i grandi Maestri del
proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin
e Stalin ci hanno fatto capire, con l’analisi del materialismo
dialettico e storico, che i rapporti sociali possono e debbono essere
modificati con l’organizzazione e la lotta rivoluzionaria del proletariato.
Insomma, oggi il proletariato può, e deve, riprendersi le conquiste perdute,
può, e deve, riprendere il cammino verso la costruzione del socialismo e
l’edificazione della società comunista.
Al momento opportuno non ci sarà nessun governo, nessuna forza pubblica
e nessun esercito schierato a difesa dello Stato e del potere capitalistico che
potrà impedirlo, perché sarà la volontà travolgente di masse furiose stanche di
patire sfruttamento, miseria, privazioni e disperazione, così come avvenne con la Rivoluzione
Socialista Sovietica d’Ottobre in Russia nel 1917 oppure in
Italia nel biennio 1943-1945, quando il popolo in rivolta abbatté il fascismo e
la monarchia e mise in fuga i nazisti.
Alla Rivoluzione Socialista non c’è
alternativa per cambiare lo stato miserabile e disumano delle cose presenti in
Italia, in Europa, negli Stati Uniti d’America e nel resto del mondo
capitalistico e imperialistico. La Rivoluzione d’Ottobre non fu, e non poteva
essere, un’improvvisazione, perché nessuna Rivoluzione si vince
improvvisandola, bensì preparandone la vittoria nei minimi dettagli, così come
fece il Partito Comunista bolscevico in Russia, fondato nel 1898, sotto la
guida di Lenin e Stalin e col contributo di tanti altri valorosi compagni
dirigenti ai vari livelli dell’organizzazione politica e militare proletaria.
Attualmente, dopo la sconfitta temporanea del socialismo nell’Unione
Sovietica e negli altri paesi in cui il revisionismo ha distrutto la dittatura
del proletariato, dopo la degenerazione dei Partiti Comunisti dei paesi
capitalisti nati dalla gloriosa Terza Internazionale, è necessario fare tesoro
della grande esperienza accumulata e continuare la lotta, occorre ricostruire
un forte Partito Comunista di classe e rivoluzionario per condurre il
proletariato italiano e immigrato alla conquista rivoluzionaria del socialismo nel nostro
paese, bisogna unire tutti i sinceri e
coerenti marxisti-leninisti in un unico Partito, quale avanguardia di
organizzazione e di lotta dell’intera classe lavoratrice, operaia e
intellettiva. Per questo obiettivo storico
di importanza fondamentale è stato
costituito il Comitato
Nazionale di Unità
Marxista-Leninista, che si è dato un
proprio Programma politico e che lavora alla prospettiva di unire tutti i marxisti-leninisti
italiani.
Il proletariato nel nostro paese si
appresta a promuovere e combattere nei prossimi mesi una dura battaglia in
opposizione alla controriforma costituzionale e a quella elettorale di stampo
fascista voluta e approvata dal governo Renzi e dalla sua maggioranza
parlamentare di centrosinistra e centrodestra. Contro di esse è schierato un
ampio fronte di forze proletarie e progressiste, già impegnate nella raccolta
di firme per chiedere l’ammissione di due referendum abrogativi. Parallelamente
è già partita la battaglia a sostegno del NO, nel prossimo mese di ottobre, al
referendum confermativo della inquietante controriforma costituzionale voluta
dallo stesso blocco di potere oligarchico, reazionario e alleato dei potenti
interessi nazionali e internazionali dei petrolieri, banchieri e finanzieri
delle varie aggregazioni imperialistiche europee e mondiali.
Il governo Renzi, che rappresenta i
peggiori governi della passata Democrazia Cristiana e di quelli Berlusconiani,
con una serie di leggi autoritarie sta stravolgendo i principi della
Costituzione del 1948, scaturita dalla lotta antifascista, dalla Resistenza e
dalla caduta della monarchia, ha approvato le controriforme costituzionale ed
elettorale di stampo presidenzialista e fascista che aboliscono il Senato
elettivo spogliandolo dei suoi poteri costituzionali, che introducono un premio
di maggioranza alla Camera dei deputati di 340 seggi su 630 per la lista che
supera il 40% dei voti validi, uno sbarramento del 3% per avere eletti dei
deputati e tante altri stravolgimenti costituzionali, di cui parleremo più
dettagliatamente nelle prossime battaglie referendarie. Prendiamo atto positivamente
che contro tali controriforme è schierato un vasto fronte democratico e
progressista, ma noi marxisti-leninisti, il Conuml, condurremo una dura
battaglia di classe e rivoluzionaria a partire dalla nostra storia e dalla
nostra prospettiva di classe e rivoluzionaria e di costruzione della società
socialista e dell’edificazione di quella comunista.
E’ ovvio che le suddette importanti
battaglie referendarie hanno maggiori possibilità di vittoria se non si
rinchiudono nell’ambito giuridico-costituzionale, come vorrebbero i
socialdemocratici, ma siano supportate da un potente movimento di lotta operaio
e popolare e si svolgano all’interno della battaglia più generale di
costruzione della società socialista in Italia. Questo è il nostro impegno di
organizzazioni marxiste-leniniste aderenti al Conuml. Le due battaglie
referendarie sono strettamente legate alla battaglia contro il governo Renzi e
i suoi alleati, il Partito Democratico e tutti gli altri partiti borghesi, riformisti
e opportunisti che siedono in parlamento, che sono nemici politici e
istituzionali degli interessi, dei bisogni di vita e delle aspettative di
riscatto sociale della classe lavoratrice italiana. Una battaglia che comincia
in questi mesi e che deve continuare per costruire un governo degli operai, degli
altri lavoratori sfruttati e degli intellettuali d’avanguardia con funzione
costituente e di passaggio rivoluzionario alla nuova e superiore società
socialista. La parola d’ordine è, e deve essere: fine dei governi borghesi,
tutto il potere al proletariato!
Invitiamo
la classe operaia e l’intellettualità d’avanguardia, i sinceri
marxisti-leninisti, la gioventù comunista e tutte le forze autenticamente
progressiste del nostro paese a condividere e sostenere la battaglia del Conuml
contro la riforma reazionaria dello Stato in atto da parte del governo e della
maggioranza parlamentare renziani. Prendete contatto con noi, costruiamo
insieme una campagna politica per battere i progetti reazionari della
borghesia, cacciare il governo Renzi e aprire la via del potere proletario! La
lotta per l’Italia socialista è già cominciata, occorre solo svilupparla per
renderla vincente e al più presto possibile. Per uscire dalla barbarie
capitalista non c’è alternativa alla Rivoluzione Socialista. Lavoratori del
braccio e dell’intelletto, con la caduta del capitalismo cadranno anche le
nostre secolari catene della schiavitù padronale, dello sfruttamento del lavoro,
della miseria e della disperazione esistenziale. Viva il 1° Maggio di lotta di
classe e rivoluzionaria per un futuro migliore per noi e per le future
generazioni.
Roma, 1° Maggio 2016.
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’
MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista
Piattaforma
Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
CELEBRIAMO IL 25 APRILE SVILUPPANDO L’OPPOSIZIONE POLITICA
DI CLASSE ALLA TRASFORMAZIONE AUTORITARIA E FASCISTA DELLO STATO E DELLA
SOCIETA’ PADRONALE VOLUTA DAL GOVERNO OLIGARCHICO RENZI – VERDINI!
PREPARIAMOCI A SEPPELLIRE SOTTO UNA MONTAGNA DI PROTESTE
E DI “NO” LE CONTRORIFORME COSTITUZIONALI NEL REFERENDUM
DI OTTOBRE! LA VERA “RIFORMA” OPERAIA DELLO STATO E’ LA RIVOLUZIONE SOCIALISTA!
Alla classe operaia, ai
comunisti, ai rivoluzionari, agli antifascisti!
Con l’approvazione del Ddl Boschi il processo
di trasformazione reazionaria dello Stato borghese ha compiuto un decisivo passo
in avanti. L’obiettivo della borghesia,
dei suoi partiti ed istituzioni, è riscrivere i rapporti di forza a favore del capitale,
contro la classe operaia. Battistrada di questo disegno è oggi il governo
Renzi, al servizio esclusivo dell’oligarchia finanziaria, che vuole instaurare
una Repubblica presidenziale di tipo autoritario, antidemocratica e
antipopolare.
Nell’attuale contesto di
aggravamento della crisi generale del capitalismo e di inasprimento della
concorrenza fra Stati imperialisti e monopoli, la borghesia italiana, per
salvaguardare i suoi interessi e il suo dominio di classe, diventa più
aggressiva, punta a concentrare i poteri nelle mani dell’esecutivo e cancella assemblee
popolari elette dai cittadini, le libertà democratiche scaturite dalla lotta
antifascista e le conquiste sociali ottenute con decenni di dure battaglie.
Questo 25 Aprile assume dunque
un rinnovato valore politico. Esso deve costituire un momento della lotta per
combattere e sconfiggere il progetto reazionario perseguito da decenni dalla
classe dominante (da Gelli a Craxi, da Cossiga a Berlusconi, da Napolitano a
Renzi).
Il prossimo ottobre si terrà
il referendum confermativo della controriforma costituzionale, un evento cui
Renzi lega esplicitamente il proprio futuro politico. Si tratta dunque di una
scadenza importante, da affrontare sviluppando e unendo la mobilitazione operaia
e popolare.
Per la scadenza referendaria
si sta costruendo un vasto e variegato arco di forze popolari e di sinistra che
dicono NO alla controriforma costituzionale e al cosiddetto Italicum, la nuova
legge elettorale di stampo fascista e reazionario. Ciò è positivo, ma in
generale queste forze non vanno oltre la difesa della Costituzione
democratico-borghese, che sancisce il potere esclusivo della borghesia e la
proprietà privata dei mezzi di produzione al fine di sfruttare le masse
lavoratrici. In altre parole, non vanno oltre l’angusto orizzonte capitalistico
e la limitata, falsa democrazia borghese. Guardano indietro e non avanti.
Noi comunisti
(marxisti-leninisti) chiamiamo fin da ora all’intera classe lavoratrice di
respingere con la lotta e con una valanga di “NO” le controriforme
costituzionali, per far cadere
il governo Renzi, per continuare la lotta ben oltre il risultato
referendario, a un livello più alto e decisivo, nella prospettiva di classe e
rivoluzionaria della conquista del socialismo, che è la sola reale alternativa
al barbaro sistema capitalistico, per un governo degli operai e degli
intellettuali d’avanguardia con funzione costituente e di passaggio
rivoluzionario alla nuova e superiore società socialista. La parola d’ordine è:
fine dei governi borghesi, tutto il potere al proletariato!
I sinceri comunisti e i rivoluzionari,
gli operai d’avanguardia, non sono indifferenti alle forme del regime politico
in cui lavorano e lottano e non si estraniano dalla lotta contro la borghesia
che butta a mare le libertà democratiche e antifasciste. Sono in prima fila nella lotta per la difesa e
l’ampliamento delle conquiste e dei diritti politici, economici e sociali della
classe operaia e di tutti i lavoratori, per rappresentare l’alternativa
rivoluzionaria all’agonizzante sistema borghese.
Questa lotta potrà essere vincente solo
se si svilupperà apertamente e direttamente contro le forze economiche,
politiche e sociali capitalistiche che dirigono i disegni reazionari,
autoritari e antidemocratici, se attorno a questa lotta avanzerà l’unità dei
comunisti, avendo come scopo finale il rovesciamento rivoluzionario del dominio
borghese, l’instaurazione della dittatura del proletariato – mille volte più
democratica e avanzata di qualsiasi democrazia borghese - e la costruzione del
socialismo.
Il Comitato Nazionale di Unità
Marxista-Leninista (CONUML) propone perciò alle forze comuniste, rivoluzionarie
e proletarie di avanguardia di costruire insieme una campagna di propaganda e iniziativa
politica comune contro la reazione politica e la controriforma costituzionale del
governo Renzi. Una campagna per contribuire alla sconfitta del progetto
eversivo della borghesia, per elevare il livello di coscienza dei lavoratori
che si oppongono a tale progetto, per svolgere un ruolo politico più incisivo
in questa fase e cementare nella lotta una maggiore unità fra queste forze.
Per definire una piattaforma politica
unitaria ed un piano di lavoro di classe, per costruire una effettiva unità
d’azione, proponiamo di svolgere una riunione nazionale, da tenersi a Roma nel
mese di giugno, fra le forze che vogliono realizzare questa campagna.
Tutte le realtà organizzate e i singoli
compagni interessati a partecipare scrivano a conuml@libero.it
Roma, aprile 2016.
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista
– per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
CON STALIN, ALZIAMO LA BANDIERA DELLA
LOTTA DI CLASSE PER LA DIFESA
DELLE CONQUISTE E DELLE LIBERTA’ DEI LAVORATORI! NO ALLE LEGGI
DI RAPINA E REPRESSIONE CAPITALISTICA DELLE MASSE LAVORATRICI E
POPOLARI, NO ALLE CONTRORIFORME COSTITUZIONALI, NO ALLA GUERRA IMPERIALISTICA
DELL’ITALIA!
LA
VERA , UNICA E ATTUALE “RIFORMA” DELLO STATO
BORGHESE E’ QUELLA DELLA RIVOLUZIONE PROLETARIA PER IL SOCIALISMO!
A 63
anni dalla sua morte il compagno Giuseppe Stalin – Gori (Georgia) 21 dicembre
1879, Mosca 5 marzo 1953 – è vivo più
che mai nella coscienza e nell’azione dei marxisti-leninisti, di tutti i proletari avanzati e dei popoli in
lotta.
Stalin
rimane il terrore dei capitalisti, dei fascisti e dei revisionisti, il rappresentante
della classe operaia e dei popoli oppressi del mondo, l’artefice e garante
della dittatura del proletariato e della vittoria del socialismo. Ai marxisti-leninisti, ai rivoluzionari,
agli operai di avanguardia, all’intero proletariato italiano, alle forze
coerentemente democratiche!
Come ogni anno, nell’anniversario del 5 marzo, noi comunisti
(marxisti-leninisti) ricordiamo, valorizziamo e attualizziamo la figura, il
pensiero e l’opera rivoluzionaria del compagno Stalin.
Oggi intendiamo farlo mettendo in rilievo i suoi
incancellabili insegnamenti e la sua
straordinaria attualità riguardo una questione di grande importanza e
attualità: le controriforme costituzionali volute dal governo Renzi a esclusivo
vantaggio dell’oligarchia finanziaria, che saranno bocciate - come auspichiamo
- dal popolo italiano nel referendum
confermativo del prossimo autunno.
Nell’attuale
contesto di aggravamento della crisi generale del capitalismo e di inasprimento
della rivalità e della concorrenza imperialista e monopolistica, la corrotta borghesia
italiana per salvaguardare i suoi interessi e privilegi, il suo dominio di
classe, diventa sempre più aggressiva e punta a cambiare forma alla sua
macchina oppressiva, cioè lo Stato, sbarazzandosi dello stesso ordinamento
costituzionale democratico-borghese, divenuto incompatibile con le esigenze del
grande capitale.
Il
governo Renzi, seguendo il cammino tracciato dalla P2 di Licio Gelli e da
Berlusconi, e con l’appoggio di Verdini, intende instaurare una Repubblica
presidenziale di tipo autoritario, per rafforzare i poteri dell’esecutivo, estendere
a macchia d’olio la reazione politica e intensificare lo sfruttamento dei
lavoratori.
Le
controriforme costituzionali si combinano con gli effetti della legge-truffa elettorale
(Italicum), con le misure antioperaie (cancellazione dell’art. 18 e Jobs Act,
tagli alle pensioni, etc.), con la politica di guerra imperialista per una
nuova spartizione del mondo, delle sfere di influenza, dei mercati.
Sono
tutte espressioni della stessa politica reazionaria, guerrafondaia e antidemocratica
della borghesia che ci porterà alla fame e alla rovina se la classe operaia e i
lavoratori sfruttati non risponderanno con una vera e propria lotta di classe e
di massa per far saltare i piani borghesi.
Contro
questa ondata di controriforme costituzionali, istituzionali e legislative, che
cambiano persino la struttura democratico-borghese della Costituzione del 1948,
nata dalla lotta antifascista, partigiana e dalla guerra di liberazione dell’Italia dal
nazi-fascismo, si va aprendo una stagione di scontro politico che vedrà un momento
importante nel referendum previsto nel prossimo autunno. Fin
da ora chiamiamo l’intera classe lavoratrice italiana operaia e intellettiva,
sfruttata e affamata, a respingere con le lotte operaie e sociali e con una
valanga di ”NO” le controriforme costituzionali, per far
cadere il governo Renzi e continuare la lotta ben oltre il risultato
referendario, a un livello più alto e decisivo per la prospettiva ravvicinata
della rivoluzione proletaria e del socialismo.
Ma quali sono gli insegnamenti attualissimi che
possiamo trarre dal compagno Stalin riguardo la lotta che dobbiamo affrontare?
Stalin ha più volte messo in evidenza il fatto
che la borghesia non esita a disfarsi delle istituzioni, dei diritti e delle libertà
democratico-borghesi se essi entrano in contrasto con i suoi interessi
fondamentali. Di conseguenza, ha costantemente chiamato i comunisti e i loro
partiti a non estraniarsi dalla lotta in difesa delle conquiste democratiche strappate
alla borghesia in decenni di accanite battaglie della classe operaia per
aumentare la loro influenza sulle grandi masse.
Pochi mesi prima della sua morte, rivolgendosi
ai Partito comunisti, democratici, operai e contadini che non erano ancora al
potere, disse: “La bandiera delle libertà
democratico-borghesi la borghesia l’ha buttata a mare; io penso che tocca a
voi, rappresentanti dei partiti comunisti e democratici, di risollevarla e
portarla avanti, se volete raggruppare attorno a voi la maggioranza del popolo.
Non vi è nessun altro che la possa levare in alto.” (Stalin, discorso al
XIX Congresso del P.C. dell’Unione Sovietica, 14 ottobre 1952). Questo insegnamento oggi significa che i
comunisti (marxisti-leninisti), che sono i fautori della vera e più completa
democrazia per la classe operaia e i popoli, che può essere assicurata soltanto
da una Repubblica socialista basata sui Consigli, devono essere in prima fila
nella lotta per la difesa e l’ampliamento delle conquiste e dei diritti
politici, economici e sociali della classe operaia e di tutti i lavoratori, per
rappresentare l’alternativa rivoluzionaria all’agonizzante sistema borghese.
Questa lotta potrà essere vincente solo se essa
si svilupperà apertamente e direttamente contro le forze capitalistiche che
dirigono i disegni reazionari, autoritari e antidemocratici, se attorno a
questa lotta avanzerà l’unità dei comunisti, avendo come scopo finale il
rovesciamento rivoluzionario del dominio borghese, l’instaurazione della
dittatura del proletariato – mille volte più democratica e avanzata di
qualsiasi democrazia borghese - e la costruzione del socialismo, prima tappa
della società comunista. Spetta dunque alla classe operaia e ai suoi
elementi più avanzati e coscienti mettersi alla testa della lotta contro i
progetti reazionari e non, come vorrebbero i capi socialdemocratici e
riformisti delle varie parrocchie, delegarla agli intellettuali e ai giuristi
del regime, ai burocrati sindacali, ai populisti e alla piccola borghesia
“indignata”.
E’ necessario favorire la costruzione un grande
Fronte popolare con alla testa la classe operaia per battere i piani reazionari
e guerrafondai, per cacciare il governo Renzi e avanzare nell’organizzazione e
nella lotta di classe per costruire una nuova società fondata sul potere
politico del proletariato e la proprietà sociale dei mezzi di produzione. Questa
è la via maestra per sconfiggere i disegni eversivi della borghesia e le sue politiche
antioperaie e antipopolari. Il Comitato Nazionale di Unità
Marxista-Leninista (CONUML) celebra dunque il 63° anniversario della scomparsa
del compagno Stalin legando strettamente la lotta per il socialismo alla lotta
per gli interessi, i diritti e le libertà dei lavoratori, contro l’offensiva
reazionaria e la politica di guerra.
Rinnoviamo l’appello a tutte le forze
coerentemente comuniste e agli elementi migliori del proletariato d’Italia a
rafforzare dentro questo percorso di lotta la collaborazione e l’unità d’azione,
ponendoci come obiettivo irrinunciabile la costruzione di un forte e combattivo
Partito comunista nel nostro paese, basato sui saldi principi del
marxismo-leninismo e dell’internazionalismo proletario.
Prendete contatto con noi, lottiamo uniti, organizziamoci!
Roma, 5 marzo 2016
COMITATO NAZIONALE DI
UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista – per
il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
Per i proletari
rivoluzionari celebrare il 21 gennaio
significa separarsi
definitivamente dai revisionisti
e dagli
opportunisti per unirsi e costruire un forte
Partito comunista
della classe operaia in Italia!
Nella storia del movimento operaio del nostro paese
la fondazione del P.C.d’I. avvenuta a Livorno 95 anni fa (21 gennaio 1921), ha
significato l’uscita dalla fase “primitiva” del suo sviluppo e l’entrata in una
nuova fase, nella quale l’obiettivo
centrale era la preparazione ideale e
materiale alla lotta rivoluzionaria per la conquista del potere,
l’instaurazione della dittatura del proletariato e la costruzione del
socialismo.
Questo storico e inevitabile passaggio fu possibile
grazie alla separazione della parte migliore del proletariato dal riformismo e
dal massimalismo, cioè dall'opportunismo di allora, che difendeva gli interessi
della borghesia “meglio degli stessi borghesi” (Lenin), e all’adesione ai
principi dell’Internazionale comunista.
La borghesia e i suoi servi opportunisti hanno sempre
condannato e denigrato “l’errore di Livorno”, la scissione che ha permesso la
costruzione del Partito comunista. Hanno tentato con ogni mezzo di ricucire lo
storico e insanabile strappo dei comunisti dalle diverse correnti opportuniste,
riformiste, socialdemocratiche e revisioniste, di far rientrare il movimento
comunista negli schemi del capitalismo e dello Stato borghese, di decapitarlo e
sopprimerlo se non si arrendeva.
Il tentativo di chiudere definitivamente con
l’esperienza e il patrimonio del comunismo in Italia passa oggi per differenti
progetti, tra cui:
- il progetto laburista e socialdemocratico che punta
a formare un “nuovo soggetto” della sinistra borghese, che a fianco del ceto
politico opportunista includa i militanti che ancora si richiamano al comunismo
(sebbene interni a partiti e formazioni che non hanno più nulla di comunista)
per assorbire le loro energie e metterle al servizio di una politica di
salvataggio del capitalismo “dai suoi eccessi”;
- il progetto dei revisionisti che puntano a
rilanciare il “togliattismo del XXI secolo”, giungendo ad usurpare il nome
glorioso del PCd’I, pur non avendo nulla in comune con il marxismo e il
leninismo, avendo da decenni gettato alle ortiche gli interessi fondamentali
del proletariato, rigettato la rivoluzione, la dittatura del proletariato e
l’internazionalismo proletario.
I quadri dirigenti di entrambi questi progetti
chiamano i compagni sinceri a “dare un contributo“, per rilanciare sulle loro
spalle vecchi carrozzoni elettoralisti e opportunisti il cui traguardo non va
oltre il centrosinistra borghese. Una politica che ha già portato il movimento
operaio del nostro paese a seri arretramenti e gravi sconfitte.
I loro obiettivi, all’apparenza divergenti, sono di
fatto identici: affogare la politica rivoluzionaria nella politica riformista,
frenare “gli eccessi” proletari in nome del “pragmatismo” piccolo borghese,
annullare l’aspirazione al socialismo nella più meschina pratica economicista e
parlamentarista, chiudere con il passato “infantile” della rivoluzione per
collaborare con la classe dominante, mescolare le carte fra proprietà
socialista e “intervento pubblico” nell’economia capitalistica, rinnegare la
gloriosa storia dei comunisti per sprofondare nel letamaio della borghesia.
In antitesi a questi progetti socialdemocratici e
revisionisti, noi comunisti marxisti-leninisti affermiamo che a distanza di 95
anni dalla storica scissione di Livorno, la rottura politica, ideologica e
organizzativa aperta, netta e definitiva dal riformismo, dalla socialdemocrazia
e dal revisionismo, l'adozione del marxismo-leninismo e del suo metodo
rivoluzionario, mantengono per intero il loro significato e la loro validità.
La fondazione del P.C.d'I. nel 1921 dimostra che
finché si hanno nelle proprie file i rappresentanti dell'opportunismo di destra
e di “sinistra” non è possibile uscire dalla debolezza, dalla confusione e
dalla dispersione che caratterizza oggi il movimento operaio, non è
possibile dar vita a una coerente
politica di classe e non si può seguire nessuna
prospettiva di trasformazione rivoluzionaria della società.
Dunque oggi come ieri lo smascheramento, il distacco
e la separazione dei comunisti nei confronti delle correnti borghesi e piccolo
borghesi esistenti all’interno del proletariato italiano, si presentano come
una necessità assoluta per riprendere la via della lotta rivoluzionaria per il
socialismo e il comunismo. Non solo: essi sono indispensabili anche per portare
avanti la lotta coerente per la difesa delle stesse condizioni economiche e
culturali oggi attaccate a fondo dalle politiche dell’oligarchia finanziaria.
Nella situazione italiana a questa condizione, se ne
deve accompagnare obbligatoriamente una seconda.
Stante l’attuale frammentazione delle forze
comuniste, la ripresa e la riorganizzazione devono necessariamente realizzarsi
dentro un processo unitario con le esperienze dei partiti, organizzazioni e
gruppi che si sono mantenuti fedeli ai principi del marxismo-leninismo e
dell’internazionalismo proletario, e che da anni lavorano per contribuire alla
ricostruzione in Italia di un forte Partito comunista ed alla lotta per una
società socialista.
Il compito odierno è quello che indicava con grande
chiarezza Gramsci nel 1926: “Prima
dividersi, ossia dividere l'ideologia rivoluzionaria dalle ideologie borghesi
(socialdemocrazia di ogni gradazione); poi unirsi, ossia unificare la classe
operaia intorno all'ideologia rivoluzionaria”.
La classe operaia ha bisogno dell’unità dei sinceri
comunisti, non dell’unità tra i marxisti-leninisti e i travisatori del
marxismo-leninismo, cioè gli opportunisti e i neorevisionisti.
Questo, secondo noi, richiede la drammatica
situazione attuale, caratterizzata dal perdurare della crisi e dell’offensiva
capitalista, dall’aggravarsi della reazione politica e dei tentativi di
distruzione delle elementari conquiste democratiche dei lavoratori, dalle
minacce sempre più acute di guerra imperialista.
Attualmente siamo in una situazione nella quale
nessuna realtà comunista è abbastanza forte per proclamarsi l’unico reparto di avanguardia
effettivo del proletariato italiano, perciò bisogna moltiplicare gli sforzi per
costruirlo.
Il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista
(CONUML) è nato due anni fa proprio per favorire e sviluppare il processo di
aggregazione ed unificazione delle varie realtà autenticamente comuniste del
nostro paese, sulla base della lotta ideologica e politica contro i partiti e
le correnti borghesi e piccolo borghesi presenti all'interno del movimento
operaio e la riaffermazione dei principi del marxismo-leninismo.
E’ anche l’offensiva imperialista e capitalista che
ci obbliga a rafforzare e ampliare l’unità d’azione e strategica dei comunisti
e dei sinceri rivoluzionari, a compiere passi decisi nella lotta e nell’unità per
la ricostruzione di un forte Partito comunista, sicura guida della lotta per
abolire con la rivoluzione il criminale sistema capitalista ed edificare il
socialismo.
Chiamiamo le forze sane del movimento comunista, le
realtà genuinamente rivoluzionarie, i migliori figli del proletariato, i
militanti organizzati e quelli dispersi, i giovani rivoluzionari, a stringere i
contatti per rafforzare le fila del CONUML e sviluppare insieme l’azione
politica di classe e rivoluzionaria. In questo modo potremo avanzare
collettivamente verso un forte e combattivo Partito indipendente e
rivoluzionario del proletariato.
Manifestiamo con le bandiere rosse al vento nel 95°
anniversario della fondazione del P.C.d’I, che mantiene per intero il suo significato,
la sua importanza e la sua validità!
Roma, 21 gennaio 2016.
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del
Proletariato d’Italia
Visita il sito web www.conuml.weebly.com
CHE IL 2016 SEGNI LA RIPRESA DELLA LOTTA DI CLASSE RIVOLUZIONARIA PER AVVIARE LA COSTRUZIONE DEL
SOCIALISMO NEI SINGOLI PAESI E NEL MONDO INTERO!
Solo con la morte del sistema sociale
capitalistico e imperialistico è possibile avviare la costruzione di un mondo
nuovo, dove scompaiano i mali millenari dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo,
della disuguaglianza sociale e della violenza padronale sui lavoratori operai e
intellettivi e dove trionfino il potere politico del proletariato, la libertà e
la democrazia della classe sino ad oggi sfruttata e maltrattata e dove la legge
fondamentale - scritta nella nuova Costituzione socialista col sangue dei
martiri caduti per il socialismo - del vivere sociale sarà l’uguaglianza
economica e sociale, fondata sui principi dell’altruismo e della solidarietà
collettiva.
Compagni lavoratori d’Italia e
del mondo intero del braccio e dell’intelletto, da millenni sottomessi e
sfruttati dalla classe padronale e dal suo potere politico borghese, clericale
e capitalistico di centrodestra e centrosinistra, repressi nelle libertà
sociali e privati di una esistenza dignitosa,
questo giorno che segna il passaggio dal
2015 al 2016 è l’ennesimo della storia dolorosa dell’umanità lavoratrice, che
ha vissuto e vive in un mondo governato dalla legge infame dello sfruttamento
capitalistico, della disuguaglianza sociale, della discriminazione tra le
persone, della prevaricazione del più forte sul più debole socialmente e della
persecuzione con ogni mezzo possibile di coloro che lottano per costruire un
mondo nuovo, superiore e civilizzato.
Abbiamo scelto di chiamarvi e chiamarci compagni
lavoratori perché l’appellativo “compagna-compagne/compagno-compagni” è il nome
comune più bello di tutte le lingue parlate del mondo conosciuto. Compagno, che
deriva dal latino medioevale cum panis, cioè “chi mangia il pane con un altro”,
per noi proletari, ovvero lavoratori che nell’ordine sociale capitalistico
null’altro posseggono se non le proprie catene, significa condivisione dello
sfruttamento e della repressione da parte della dannata razza padrona, della
sofferenza, della miseria, della persecuzione, del dolore di classe, del duro
pane elemosinatoci dagli usurpatori del nostro lavoro quotidiano, della lotta
di classe per la liberazione sociale e della sollevazione rivoluzionaria al momento
opportuno per sconfiggere il nemico di classe.
In questo giorno in cui un anno tramonta
e un altro appare all’orizzonte chiamarci compagni e insegnando a tutti gli
sfruttati il valore umano, fraterno e di speranza di questa sublime parola ci
fa andare col pensiero a ritroso nel tempo riconducendoci agli albori della
lotta di classe, dagli eroi gladiatori Spartacus in Campania ed Ennio in
Sicilia contro la potenza dell’impero romano, alla funzione rivoluzionaria del
proletariato francese nella rivoluzione del 1789, al passaggio dal socialismo
utopistico a quello scientifico di Marx ed Engels, alla Comune di Parigi del
1871, alla fondazione del Partito Operaio Socialdemocratico Russo del 1898, poi
Partito Comunista Bolscevico, alla Rivoluzione russa del 1905 e a quella
Socialista Sovietica vittoriosa del 7 novembre 1917, alla costruzione della
gloriosa Unione Sovietica da parte di Lenin e Stalin e alla sconfitta del
nazi-fascismo in Europa ad opera gigante e prevalente dei popoli dell’Unione
Sovietica, di Stalin, della gloriosa Armata Rossa e delle Brigate Partigiane
impegnate in combattimento in ogni parte d’Europa.
E’ stato un cammino glorioso di
liberazione e di civilizzazione dei popoli percorso dal proletariato di tanti
paesi della Terra all’insegna del nome compagno, che tra comunisti e proletari
in lotta per la libertà e il socialismo significa anche sorella e fratello.
Purtroppo la storia è fatta ancora di corsi e ricorsi e lo sarà fin quando non
sarà edificata la società comunista, dove il benessere sociale uguale per tutti
farà scomparire gli egoismi e gli individualismi ingenerati negli uomini e
nelle donne dopo le esaltanti esperienze del comunismo primitivo - quando i
mezzi di produzione, i generi di sussistenza e la ricchezza prodotta
appartenevano in misura uguale a tutti i membri della comunità – e l’inizio
della lotta di classe.
Così nel 1956, dopo la morte di Stalin e
il tradimento kruscioviano revisionista e opportunista al XX congresso del
Partito Comunista dell’Unione Sovietica, l’era nuova di emancipazione e
civilizzazione dell’umanità si è fermata cedendo il passo nuovamente al dominio
assoluto del capitalismo e dell’imperialismo sul pianeta. Ciò è avvenuto anche
per la lotta religiosa, politica, economica e guerrafondaia coalizzata e
accanita condotta dai paesi capitalistici e imperialistici contro l’Unione
Sovietica e l’intero mondo socialista realizzato ed anche per l’incapacità del
proletariato dei vari paesi di difendere, con ogni mezzo necessario, le
conquiste storiche realizzate dalle minacce del revisionismo, dell’opportunismo
e dell’economicismo. Sicché dopo la soppressione di quasi tutte le conquiste
sociali realizzate nella fase ascendente della lotta per il socialismo siamo
ripiombati nell’oscurantismo del sapere, nel barbaro sfruttamento del lavoro e
dell’esistenza dei proletari, nella concorrenza economica spietata tra le
potenze imperialistiche, nel moltiplicarsi delle guerre a carattere regionale,
col pericolo che sfocino nella terza e catastrofica guerra mondiale, e nella
minaccia concreta alla sopravvivenza della vita sulla Terra a causa
dell’inquinamento e dell’uso militare dell’energia atomica.
La classe lavoratrice, l’intellettualità
d’avanguardia e progressista, l’umanità sofferente per le infinite ingiustizie subite
dalla dittatura padronale, diecimila anni di storia, di lotte, di vittorie e di
sconfitte del genere umano non possono consentire ulteriormente che un gruppo
di mostri della natura, cioè capitalisti e imperialisti dell’industria,
dell’agricoltura, delle banche, della finanza e del commercio, continuino a
dominare il mondo sfruttandolo con ogni mezzo possibile per ingigantire e
rendere sempre più potente il loro dio profitto, la loro insaziabile fame di
ricchezza e di dominio sugli uomini e sui beni della natura, continuino ad
ammazzarci o farci vivere male con un’alimentazione manomessa e snaturata, a
distruggere il patrimonio ambientale, a inquinare l’ambiente facendoci morire
di malattie, a scatenare guerre locali e continentali per continuare a dominare
il pianeta, sottomettere popoli e paesi, espandere i loro mercati, sfruttare i
beni naturali altrui e a causare altre vittime di guerra e di dominio.
In Italia nel 2015 rispetto al 2014 ci
sono stati 68.000 morti in più passando da 598.000 a 666.000, con un
incremento dell’11%, derivanti, secondo l’esperto di demografia,
dall’inquinamento, dai continui tagli dei governi di centrodestra e
centrosinistra alla sanità - con le famiglie più povere che hanno dovuto
rinunciare a indagini cliniche a pagamento per mancanza di possibilità
economiche – e da altre cause. Si tratta di crimini contro l’umanità commessi
dal potere economico, sociale e politico dominante che dovrebbero essere puniti
con la massima severità.
Dalla sconfitta dell’Unione Sovietica e
del mondo socialista realizzato nel ventesimo secolo – Cioè dalla sconfitta
della prima esperienza storica di costruzione di una società umanizzata e
civilizzata, una sconfitta che però non ha per nulla fiaccato in noi l’auspicio
e la possibilità di costruire il nuovo mondo prima socialista e poi comunista
La prossima ondata della rivoluzione socialista è già in gestazione e presto
esploderà in tutta la sua forza dirompente, proprio come avvenne il 7 novembre 1917
e questa volta, forte della conoscenza della passata sconfitta, il proletariato
non consentirà al nemico di classe l’opportunità di sopravvivere e di fermare
nuovamente il corso evolutivo della storia. – in Russia come in Italia e in
tutti i paesi capitalistici il potere politico e sociale di centrodestra e
centrosinistra dei padroni, delle banche e della finanza cartacea ci sta
togliendo tutte le conquiste precedenti, dai diritti sul lavoro alla sanità,
alla scuola, alla casa, ai trasporti pubblici, all’assistenza sociale e alla
pensione dignitosa. Ci sono tutte le condizioni oggettive storiche e sociali per
ribellarci a tanta ingiustizia e disumanità, per liberarci dal dominio
padronale oppressivo, per conquistarci il potere e per elevare a dignità la
nostra esistenza.
L’augurio del Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista per il 2016 è che possa essere l’anno della ripresa della
lotta di classe di natura rivoluzionaria del proletariato italiano e di tutti i
paesi della Terra, o che quanto meno si abbiano i primi segnali positivi in
tale direzione, per riprendere il cammino, solo interrotto dalla svolta
revisionista del XX congresso del PCUS del 1956, della costruzione del
socialismo nei singoli paesi e nel mondo intero. I tempi della svolta
rivoluzionaria e socialista sono maturi ed è l’unica possibilità di salvezza del
pianeta e del genere umano dalla catastrofe capitalistica e imperialistica in
atto.
Forio (Napoli), 1 gennaio 2016.
Il
Comitato Centrale
del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
LA
CARNEFICINA DI PARIGI: MENTRE I GOVERNI CAPITALISTI E
IMPERIALISTI GIOCANO ALLA SUPREMAZIA DITTATORIALE SUL MONDO I POPOLI VENGONO
MASSACRATI!
di Domenico Savio*
Innanzi tutto chiariamo che l’ISIS,
ovvero il cosiddetto stato islamico, è un prodotto naturale dell’imperialismo politico, economico,
militare e guerrafondaio americano ed europeo, non è una forza
antimperialistica, come qualcuno sciaguratamente sostiene, ma è una componente
interimperialistica per destabilizzare il Medio Oriente e insediarvi governi
fantoccio al servizio, appunto, del dominio imperialistico occidentale in
quell’area del pianeta. La strage che ieri sera ha colpito duramente la
popolazione di Parigi è la conseguenza diretta della politica imperialistica dei
governi statunitensi, inglesi, francesi, tedeschi e italiani, sostenitori della
politica imperialistica dei governi israeliani e responsabili degli interventi
militari in tutta l’area del Medio Oriente – Iraq, Afganistan, Siria e di
minaccia ed embargo verso l’Iran – e nei paesi del Nord Africa e del Golfo
Persico.
Appena qualche anno fa il governo
francese fece da apripista, seguito prontamente dal governo inglese,
statunitense, tedesco e italiano, anche se con ruoli diversi, negli attacchi
aerei, oltre che con aiuti economici e militari alle forze antigovernative
locali, contro il popolo libico causando distruzione e morte per distruggere il
governo antimperialistico di Muammad Gheddafi, che certamente non era un
comunista né da noi sostenuto, per installarvi un loro governo fantoccio che
avrebbe consentito un più agevole sfruttamento delle risorse alimentari e
minerarie di quel paese. Coi bombardamenti hanno assassinato una parte
consistente di quel popolo riducendolo alla guerra civile e alla fame, hanno
distrutto quel territorio e assassinato Muammad Gheddafi.
PERTANTO, ANCHE SE CON IMMENSO E FRATERNO DOLORE, POSSIAMO DIRE: IERI
IN LIBIA E OGGI A PARIGI!
In Siria da anni si è creata la stessa
situazione della Libia, dove i governi della coalizione capitalistica e
imperialistica americana, europea ed israeliana hanno deciso di distruggere il
legittimo governo antimperialistico di Bashar al-Assad, anch’egli non comunista
né da noi sostenuto, per insediarvi un proprio governo fantoccio. L’ISIS è
figlio naturale di questa politica di guerra e di distruzione e morte di quel
popolo. I flussi migratori provenienti dalla Siria, dall’intera area Medio
Orientale e dall’Africa sono il risultato della politica di instabilità e di
aggressione militare dell’occidente capitalistico e imperialistico a cui oggi è
ferocemente sottoposta la popolazione siriana. La medesima cosa è avvenuta in
Iraq con l’assassinio di Saddam Hussein, anche lui non comunista né da noi
difeso, ma aveva il torto, come Gheddafi ed al-Assad, di essere antimperialista
e di difendere l’indipendenza e l’autonomia politica del suo paese.
ANCHE QUI
DICIAMO, CON ALTRETTANTO E SINCERO
DOLORE: IERI IN IRAQ, OGGI A PARIGI E CONTEMPORANEAMENTE DISTRUZUIONE E MORTE
IN SIRIA E PARIGI!
Come ieri siamo stati fraternamente al
fianco dei popoli martiri libico, iracheno, afgano e attualmente accanto a
quelli siriano e palestinese, allo stesso modo siamo vicini al popolo francese
per la tragedia che sta vivendo e che presto potrebbe ripetersi in altri paesi
europei. Esprimiamo vicinanza e partecipazione al grave lutto che ha colpito
tante famiglie francesi, ma nello stesso tempo dobbiamo sottolineare che questi
popoli, oggetto di attacchi terroristici, sono responsabili di farsi guidare da
governi borghesi, clericali, capitalistici e imperialistici al servizio del
dominio padronale sul lavoro e sulla vita sociale dei popoli.
Le guerre, le aggressioni e la rapina
delle risorse dei popoli della Terra sono la linfa esistenziale del barbaro
sistema capitalistico, fondato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla
schiavizzazione delle masse lavoratrici e popolari. Senza questa linfa
alimentatrice non sarebbe mai nato o, comunque, sarebbe già morto. Il
capitalismo ha generato l’imperialismo per estendere i suoi tentacoli insanguinati
e di morte sull’intero pianeta e per avere la possibilità di sfruttarlo meglio
distruggendo persino l’habitat naturale. Senza distruggere il capitalismo e
l’imperialismo non sarà neppure possibile distruggere le guerre e le tragedie che
essi generano tra i popoli.
Per distruggere questa autentica peste
dell’umanità occorre far crescere nella coscienza dei popoli la consapevolezza
della possibilità di poter costruire una società alternativa, la società prima
socialista e poi comunista, dove a governare non saranno più i capitalisti
sanguisughe ma l’intera classe lavoratrice, dove i mezzi di produzione saranno
di proprietà di tutto il popolo e dove la ricchezza prodotta sarà ugualmente
distribuita tra tutti i membri della Collettività. Questa sarà la nuova e
superiore civiltà dell’umanità, che germoglierà dalla lotta di classe e
rivoluzionaria dei popoli, dalla distruzione, finalmente, del capitalismo e
dell’imperialismo e dalla fine dei loro governi, responsabili anche della
strage di Parigi.
Forio (Napoli), 14 novembre 2015.
* Segretario generale del Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista
98° ANNIVERSARIO DELLA GLORIOSA RIVOLUZIONE
SOCIALISTA D’OTTOBRE: I SUOI INCANCELLABILI INSEGNAMENTI, LA SUA STRAORDINARIA ATTUALITA’!
Ai coerenti marxisti-leninisti, rivoluzionari
per scelta di vita per la rivoluzione e il socialismo, alla classe operaia
emancipata, all’intellettualità d’avanguardia, all’intero proletariato
italiano,
ricorre oggi il 98° anniversario della gloriosa e vittoriosa Rivoluzione
Socialista Sovietica d’Ottobre, combattuta dal proletariato russo il 7 novembre
1917 sotto la direzione del Partito Comunista Bolscevico, guidato dai grandi
Maestri del proletariato internazionale Vladimir Ilic Lenin e Josif
Vissarianovic Stalin trasformando in realtà il pensiero e l’insegnamento
rivoluzionari di Karl Marx e Friedrich Engels. Per la prima volta nella storia
dell’umanità la classe lavoratrice operaia e
intellettiva di un grande paese si liberava dalle catene della
schiavitù, dello sfruttamento, della repressione e della fame e conquistava il
potere politico, economico e sociale espropriando e mettendo a lavorare e a
produrre, finalmente, anche la parassitaria e usurpatrice classe dei
capitalisti e della ricca borghesia.
La Rivoluzione Socialista
Sovietica d’Ottobre, per la sua forza liberatrice di centinaia di milioni di
sfruttati dal dominio padronale, rappresentò il punto più alto, mai raggiunto
in passato, della civiltà umana e prospettò la possibilità concreta di
liberazione di tutti i popoli della Terra. Il potere politico ed economico, a
tutti i livelli della società, affidato alla classe lavoratrice, la
collettivizzazione della terra e dei mezzi di produzione, i piani di sviluppo
quinquennali e la crescita progressiva del benessere e dei servizi sociali
consentirono di costruire, sotto la guida prima di Lenin e dopo la sua morte
prematura di Stalin, il primo grande paese socialista della storia, la eroica e
grande Unione Sovietica, formata da 15 Repubbliche Socialiste Sovietiche e
oltre 100 diverse etnie.
La
costruzione del socialismo nell’URSS e la politica internazionalista che
l’animava favorì la formazione nel XX secolo di quel vasto mondo del socialismo
proletario e delle democrazie popolari, formato da oltre un terzo del Pianeta
con miliardi di uomini, donne e bambini, un mondo in cui, a differenza della
barbara società capitalistica, erano stati aboliti la dittatura padronale, la
disoccupazione, il bisogno sociale e in cui tutti gli individui avevano
garantito, sin dalla nascita, assistenza, scuola, lavoro, salario, casa, tempo
libero, pensione e ogni altra esigenza esistenziale, sicché la vita era vissuta
con tranquillità e piacevolezza. L’URSS dal costruendo socialismo che avanzava
verso l’edificazione della società comunista fu il maggiore artefice nella
sconfitta del nazi-fascismo in Europa subendo circa 27 milioni di morti, eroi e
martiri nello stesso tempo che la storia non potrà mai dimenticare, intorno al
1950 sul terreno dello sviluppo economico, scientifico e sociale non temeva
confronto coi paesi capitalistici e rappresentava una concreta speranza di
liberazione dell’intero Pianeta dalla peste del capitalismo e
dell’imperialismo.
Purtroppo questa prima ondata della rivoluzione socialista iniziata il 7
novembre 1917 con la possibilità di costruire il nuovo mondo prima socialista e
poi comunista è svanita con la morte del compagno Stalin, col sopravvento nel
Partito Comunista dell’Unione Sovietica e di molti Partiti Comunisti nati dalla
Terza Internazionale delle forze revisioniste, opportuniste e collaborazioniste
col nemico capitalista e imperialista su quelle marxiste-leniniste. I
responsabili di tale tragica inversione del cammino progressista della storia
portano i nomi infami, per le loro deviazioni ideologiche e politiche
revisioniste e opportuniste, di Krusciov, Breznev e Gorbaciov coi loro seguaci
in URSS e di Togliatti coi suoi successori in Italia. Questa inversione di
rotta nella costruzione del socialismo sulla Terra ci insegna
inequivocabilmente che la lotta e la vigilanza di classe di natura
rivoluzionaria e di stampo marxista-leninista da parte del Partito Comunista di
natura bolscevica e dell’intero proletariato deve continuare sino al passaggio
dal socialismo all’edificazione del comunismo contro i nemici interni ed
esterni al Partito e allo Stato socialista, ancora posseduti dalla cultura e
dal desiderio dei privilegi della società borghese.
La
sconfitta dell’Unione Sovietica e della quasi totalità del mondo socialista
costruito con grande eroismo e perdita di vite umane nel secolo scorso ha
determinato la riaffermazione del dominio assoluto del capitalismo e
dell’imperialismo sul mondo riportando le lancette della storia indietro di
circa un secolo, la cancellazione di quasi tutte le conquiste sociali dei
popoli del cosiddetto primo, secondo e terzo mondo realizzate dopo la Rivoluzione d’Ottobre
e il ritorno alle guerre imperialistiche per l’espansione dei mercati,
l’occupazione di paesi prima indipendenti con la rapina delle loro risorse
agricole e minerarie. Attualmente a predominare nel Pianeta è l’imperialismo
economico e guerrafondaio degli Stati Uniti d’America e quello suo alleato
europeo e d’Israele. Sono questi paesi che per il dominio politico ed economico
guerreggiano in Medio Oriente e in Africa contro i loro rivali, massacrando,
tra l’altro, l’eroico popolo palestinese e quello curdo. Tali forze hanno
occupato l’Europa di basi militari tradizionali e atomiche minacciando e
aggredendo quei paesi che rivendicano indipendenza politica e autonomia
nell’utilizzo delle proprie risorse.
Così
è stato in Libia, dove ucciso l’antimperialista borghese Muammed Gheddafi si
vive una tragica situazione di guerra civile tra forze capitalistiche interne e
internazionali per il controllo del territorio e lo sfruttamento delle risorse;
in Iraq e Afganistan per il controllo e lo sfruttamento di quei territori; in
Palestina per continuare a tenere il suo popolo sotto il dominio sionista del
governo di Israele, sostenuto dagli Stati Uniti e dalla Nato; in Ucraina per
arrivare direttamente ai confini della Russia e condizionare la sua politica e
gli interessi dei suoi monopoli; in Siria, dove dichiaratamente l’imperialismo
americano ed europeo arma l’opposizione reazionaria e fascista per abbattere il
regime filorusso di Bashar al-Assad per sostituirlo con un proprio fantoccio.
Queste sono guerre combattute da diverse potenze imperialistiche per il
controllo e lo sfruttamento delle risorse globali, che potrebbero costituire il
presupposto e la scintilla di una terrificante terza guerra mondiale,
combattuta anche con armi nucleari.
Il
capitalismo, nella sua espansione imperialistica, va inevitabilmente incontro a
crisi cicliche di sovrapproduzione di merci e capitali, che ne condizionano e
limitano l’accumulo ininterrotto, massiccio e infinito dei profitti, condizione
essenziale per la sua sopravvivenza. Dunque, la guerra è uno strumento di
sopravvivenza del capitalismo e dell’imperialismo, essa serve ad affermare il
potere del più forte e aggressivo militarmente, a distruggere e ricostruire la
vita sociale in condizioni di maggiore schiavitù e sfruttamento delle masse
lavoratrici e popolari e ad evitare la sconfitta di classe da parte del
proletariato. Quest’ultimo, cosciente che la sua liberazione dipende dalla
distruzione del capitalismo, deve trovare la capacità e la forza di trasformare
la guerra imperialistica in rivoluzione proletaria socialista per mettere fine
al potere padronale e affermare quello della classe lavoratrice.
Il
capitalismo e l’imperialismo, con la complicità dei loro governi borghesi,
clericali e capitalistici, per uscire dalla loro crisi stanno pure utilizzando
il debito pubblico degli Stati, cresciuto per sovvenzionare banche e imprese
capitalistiche. Un debito che nella sua parte nominale sarà stato già
restituito da tempo, mentre restano in piedi montagne di profitti che crescono
vertiginosamente di minuto in minuto e da far pagare nel tempo avvenire ai
popoli – per sottrarre, cioè rapinare
legalmente, mediante le manovre economiche annuali dei governi di centrodestra
e centrosinistra, migliaia di miliardi di euro alle masse popolari
impoverendole ulteriormente e peggiorandone le già disastrose condizioni di
vita. Oggi non c’è più certezza del diritto all’assistenza, alla scuola, al
lavoro, al salario, alla pensione, al trasporto pubblico, eccetera, insomma ad
una vita sicura e dignitosa, mentre i capitalisti e la media borghesia vivono
tra agi e sperpero di danaro sottratto con lo sfruttamento al proletariato.
A
fronte di questa tragica e preoccupante situazione le masse lavoratrici e
popolari di tutti i paesi vivono una realtà di profondo disagio sociale:
devastazioni e morti provocati dalle guerre in atto; la fame che flagella
popoli e continenti; l’impossibilità di sopravvivere nei paesi dilaniati dalla
guerra civile, provocata e alimentata dalla stessa guerra imperialistica.
Questa è la causa che genera l’allontanamento di milioni di persone dai propri
paesi d’origine, i giganteschi e incessanti flussi migratori, che dai teatri di
guerra, dalle disperate condizioni di fame e di assoluta mancanza di assistenza
sanitaria marciano verso il centro e il nord dell’Europa alla ricerca,
purtroppo illusoria, di lavoro sicuro e benessere. Un peregrinare da un paese e
da un continente all’altro che provoca migliaia di morti lungo i percorsi e
nell’attraversamento del Mar Mediterraneo. Questo flusso migratorio crea anche
una guerra tra poveri nei paesi d’arrivo, dove il lavoro è già carente per i
residenti storici e il livello di povertà sociale è già alto. In un mondo
libero dalla tirannia capitalistica e dal dominio imperialistico e governato
dal potere e dalla democrazia socialista queste masse di migranti non ci
sarebbero, perché la loro terra, libera dallo sfruttamento e dal dominio
imperialistico, sarebbe capace di dare lavoro, benessere e dignità di vita a
tutti. Questa è la verità che dobbiamo diffondere e far capire richiamando e
divulgando le benestanti condizioni di vita individuale, familiari e sociali
che esistevano in Unione Sovietica, cioè nelle Repubbliche del socialismo
proletario.
Le
masse di migranti provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa fuggono dalla
propria terra a causa della guerra, della fame e della disperazione, perché gli
imperialisti, i capitalisti e i loro governi pensano solo ai propri sporchi profitti,
incuranti delle disastrose condizioni di vita delle masse lavoratrici e
popolari. Migranti sfruttati,
maltrattati e schiavizzati nei loro paesi d’origine da cui fuggono, ma che allo
stesso modo continueranno ad esserlo nei paesi ospitanti, perché governati
dalla stessa infame dittatura capitalistica, dove i lavoratori del posto sono
anch’essi sfruttati e repressi nei loro bisogni di vita e lottano per il
diritto al lavoro e alla dignità sociale. Si tratta della stessa classe
lavoratrice, dello stesso proletariato che, purtroppo, non ha ancora trovato la
sua coscienza di classe, la sua via del riscatto rivoluzionario da tanta e
comune sofferenza. Permane il tempo di 167 anni fa quando Karl Marx e Fredrich
Engels scrivevano, a conclusione del Manifesto del Partito Comunista,
“Proletari di tutti i paesi, unitevi” per lottare e vincere il nemico comune,
lo spregevole e moribondo sistema capitalistico. Uniamo i proletari di tutti i
paesi, diamo loro una coscienza di classe e rivoluzionaria, guidiamoli al
riscatto rivoluzionario di millenni di umiliazione.
La Rivoluzione Socialista
Sovietica d’Ottobre ha lasciato al proletariato del mondo un imperituro
insegnamento e cioè che i proletari operai e intellettuali se emancipati alla
scuola del marxismo-leninismo e se nelle loro azioni rivoluzionarie si ispirano
al pensiero e l’opera dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale
Marx, Engels, Lenin e Stalin possono promuovere e condurre alla vittoria nuove
rivoluzioni proletarie e possono dar corso ad una nuova, e questa volta
incrollabile, ondata di costruzione del socialismo nei singoli paesi e nel
mondo intero. Nella fase storica attuale col ripristino sul Pianeta del feroce
e assoluto dominio imperialistico le condizioni sociali dei popoli e i pericoli
di guerra sono simili a quelle precedenti la Rivoluzione d’Ottobre,
per cui essa sta dimostrando ogni giorno di più la sua straordinaria e piena
attualità. Le condizioni economiche e sociali oggettive ci sono tutte, bisogna
solo creare quelle soggettive della classe operaia e dell’intero proletariato,
cioè occorre formare la coscienza di classe e rivoluzionaria dei lavoratori.
Non
si esce dalla crisi generale di questo sistema, che sta letteralmente
massacrando le condizioni di vita dei popoli e non si esce dal serio pericolo
di una terza guerra mondiale senza distruggere il capitalismo e l’imperialismo.
Di questa tragica verità deve rendersi conto il proletariato di oggi di tutti i
paesi della Terra. Dobbiamo evitare che l’aggravarsi progressivo della sua
crisi generale e delle crisi cicliche spinga sempre di più l’imperialismo verso
una guerra generalizzata per tentare di sopravvivere trascinandosi nel baratro
l’umanità intera. Pressappoco diceva Engels “O i comunisti distruggeranno il capitalismo
oppure questo distruggerà l’umanità intera”. Siamo a questo punto e tocca
innanzi tutto ai sinceri comunisti e alla classe operaia emancipata salvare la
specie umana dalla catastrofe generalizzata.
Però
il proletariato operaio e intellettuale non può parlare di nessuna rivoluzione,
tanto meno vittoriosa, se non dispone di un autentico e forte Partito Comunista
di classe e rivoluzionario, sull’esempio del Partito Comunista Bolscevico, che
preparò, organizzò e guidò alla vittoria la Rivoluzione d’Ottobre.
Un Partito che combatta e metta all’indice il revisionismo storico e moderno
della dottrina comunista, il revisionismo, che dilaga nella falsa sinistra
comunista italiana, l’opportunismo, la socialdemocrazia, l’individualismo,
l’arrivismo, l’esibizionismo, l’economicismo nella lotta sindacale, il
pacifismo, il movimentismo, l’anarchismo, l’estremismo, eccetera, che sono
tutte correnti e comportamenti generati dalla corruzione e dalla cultura
borghese e clericale. Dobbiamo evitare ad ogni costo che elementi ancora
condizionati dalla loro formazione ideologica, culturale e politica borghese e
piccolo borghese assurgano alla guida dell’organizzazione centrale e di quelle
periferiche del Partito. Questa vigilanza e tipo di lotta ci consentiranno di
non essere nuovamente sconfitti e di portare a termine nei singoli paesi e nel
mondo intero la costruzione della società socialista, prima di edificare quella
comunista.
Il
Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML) su questa base celebra
il 98° anniversario della gloriosa ed eroica Rivoluzione Socialista Sovietica
d’Ottobre, lavora alla costruzione di un forte Partito Comunista
marxista-leninista della classe lavoratrice italiana operaia e intellettiva per
avanzare sulla strada della Rivoluzione Proletaria Socialista e della
costruzione della società socialista nel nostro paese e chiede a tutti i
sinceri comunisti e alla classe operaia emancipata di partecipare a questo
progetto unendosi alla nostra attività.
Roma, 7 novembre 2015.
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista – per il
Partito Comunista del Proletariato d’Italia
STRAVOLTA LA COSTITUZIONE
DEMOCRATICA DELLA
RESISTENZA E LIBERAZIONE IL FASCISMO POLITICO,
ECONOMICO E CLERICALE E’ RIEMERSO DALLA
FOGNA! SOLO LA RIVOLUZIONE
SOCIALISTA PUO’ LIBERARCENE!
di Domenico Savio*
La controriforma costituzionale approvata
dal parlamento italiano in questi giorni ad opera della destra politica,
economica, sociale, vaticanista, reazionaria e dittatoriale oggi rappresentata
degnamente da personaggi della falsa sinistra e del centrodestra, quali
Bersani-Renzi-Alfano-Verdini-Berlusconi e loro simili, ha profondamente
stravolto la Costituzione
democratica del 1948, scaturita direttamente dalla lotta antifascista durante
il ventennio mussoliniano, dalla eroica e martire Resistenza al nazi-fascismo e
dalla vittoriosa lotta di Liberazione dell’Italia dal nazismo, dal fascismo e
dalla monarchia.
Per
tanto tale controriforma - Assieme
alle controriforme elettorali per l’elezione del parlamento e dei consigli
regionali, provinciali, metropolitani e comunali; con lo svuotamento dei poteri
delle assemblee elettive, leggi legge Bassanini del 1997, approvata da uno dei
passati governi dell’odierno Partito Democratico; col favorire il ruolo
politico, istituzionale e legislativo individuale degli eletti piuttosto che
dei partiti, a cui la
Costituzione affida il governo del paese; coi collegi
elettorali uninominali; con l’elezione di organismi amministrativi cosiddetta
di secondo grado, come l’elezione dei consigli delle città metropolitane, che
sostituiscono i consigli delle ex Province e che avviene con la nomina da parte
dei consiglieri comunali dei comuni rappresentati e non più col voto dei
cittadini; col presidenzialismo che porta all’elezione diretta dei sindaci, dei
presidenti delle regioni e domani anche del presidente della repubblica; con la
nomina, e non l’elezione, di cento deputati da parte delle segreterie dei
partiti, alla faccia del rispetto della sovranità popolare; coi premi
elettorali di maggioranza, attraverso i quali ai vari livelli istituzionali
vengono attribuite decine di punti percentuali di voti in più al partito o alla
coalizione che ha avuto più voti espressi dagli elettori; con gli sbarramenti
elettorali per tenere lontano dal parlamento le opposizioni più piccole
numericamente; con la modifica del regolamento delle assemblee elettive per
contenere e vanificare il ruolo delle opposizioni al regime dominante e chissà a quante altre degenerazioni fasciste
del nostro sistema costituzionale e istituzionale dovremo assistere nei
prossimi anni. Chiaramente si tratta di controriforme elettorali che hanno
quasi del tutto smantellato il democratico sistema elettorale del proporzionale
puro, scaturito dalla promulgazione della Costituzione del 1948 e ciò è stato
fatto per legittimare un potere politico, di centrodestra o di centrosinistra,
sempre più autoritario, alleato delle potenti lobby economiche nazionali e
internazionali e repressivo dei diritti e dei bisogni di vita delle masse
lavoratrici e popolari del nostro paese. Inoltre, consideriamo che tali
controriforme elettorali sono più autoritarie e repressive della volontà
popolare di quelle promulgate dal regime fascista a partire dal 1923. – svuota la nostra Costituzione repubblicana,
redatta dall’Assemblea costituente eletta nel 1946, dei suoi contenuti
democratici, progressivi e antifascisti.
Tale scellerata controriforma stravolge i
precedenti equilibri istituzionali, nel senso che elimina la garanzia democratica e popolare del
bicameralismo cosiddetto perfetto, ovvero della doppia approvazione delle leggi,
abolisce l’elezione diretta e politica dei senatori sostituendoli con 74
consiglieri regionali e 21 sindaci più votati, oltre a 5 nominati dal capo
dello Stato, riduce il numero dei senatori da 315 a 100, il senato non
potrà più votare la fiducia ai governi in carica, è abolito il Consiglio
nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel), le firme per la presentazione di
una proposta di legge popolare passano da 50.000 a 150.000 e quelle
per promuovere un referendum da 500.000 a 800.000 limitando di fatto l’intervento
popolare in materia legislativa e referendaria, rispetto a prima e alle competenze
legislative delle regioni lo Stato delimiterà la sua competenza esclusiva in
politica estera, immigrazione, rapporti con la chiesa, difesa, moneta,
burocrazia, ordine pubblico, energia, infrastrutture strategiche, grandi reti
di trasporto, eccetera riappropriandosi di certe competenze.
Per ridurre le spese dell’attività delle
assemblee parlamentari non c’era assolutamente bisogno di abolire il Senato,
così come previsto dalla Costituzione, ma bastava semplicemente abolire gli
stipendi d’oro di senatori e deputati e i tanti privilegi di cui
immeritatamente e autoritariamente godono. Il resto sono solo menzogne per
convincere gli italiani che è stato giusto svuotare il Senato del compito
legislativo affidatogli dalla Carta costituzionale, ciò quando i deputati
continuano a godere di un tenore di vita aristocratico e in 24 ore i partiti
del sistema politico borghese e clericale si sono assegnati altri 45 milioni di
euro per continuare ad esistere e massacrare di tasse e disservizi il popolo
italiano. Quello di Renzi-Alfano-Verdini-Berlusconi è un governo che sta
continuando la tragedia della privatizzazione della ricchezza pubblica del
popolo italiano, che continua la svendita della proprietà collettiva accumulata
col lavoro e i sacrifici degli italiani per consentire ai capitalisti nazionali
ed esteri di sfruttare il nostro paese anche con la privatizzazione dei servizi
pubblici statali, regionali e comunali. La svendita in questi giorni di circa il
40% di Poste italiane, in attesa della svendita, per il momento di parti
importanti, di Finmeccanica e della Rai, dopo la svendita criminale di banche,
apparati industriali – dall’automobile all’acciaio -, Enel, Telecomunicazioni, compagnie
armatoriali marittime, trasporti, assicurazioni, eccetera è un crimine contro
gli interessi nazionali dell’Italia. Un giorno i responsabili ne dovranno
rispondere.
La dannata controriforma elettorale e
costituzionale accentra ulteriormente il potere antipopolare borghese,
clericale e capitalistico rendendolo più spietatamente autoritario, repressivo
dei diritti e dei bisogni popolari, decisionista, interventista militarmente e
braccio operativo degli affari delle potenti lobby economiche e finanziarie
nazionali, europee e mondiali, aumenta i poteri dell’esecutivo rispetto alla
democrazia parlamentare, limita il diritto di voto degli italiani, accresce
l’integrazione dell’Italia capitalistica nelle strategie economiche e militari
dell’imperialismo americano ed europeo e con la riassunzione di taluni poteri
lo Stato indebolisce il ruolo costituzionale delle regioni. E’ in costruzione
un nuovo Stato più accentratore, autoritario e reazionario, che volta
definitivamente le spalle alle conquiste democratiche e progressiste del ‘900,
alle speranze - per la verità un pò
ingenue delle masse lavoratrici e popolari senza aver compiuto prima la propria
rivoluzione socialista e conquistare il potere politico alla classe lavoratrice
- di avviare la costruzione di un nuovo e superiore ordine sociale, alle lotte
e alle conquiste della Resistenza, della guerra di Liberazione e della
Costituzione democratica.
Non esageriamo se diciamo che con
Renzi-Alfano-Verdini-Berlusconi e le loro controriforme giunge a conclusione
quel processo scellerato di superamento delle diversità e contrapposizioni
ideologiche, politiche e sociali tra fascismo e antifascismo, tra i combattenti
e i morti antifascisti e i caduti sostenitori del fascismo e della repubblichina
di Salò mettendo sullo stesso piano i morti della Resistenza e della
Liberazione dell’Italia dai carnefici nazisti con i morti fascisti e assassini della
repubblichina di Salò, alleati dei boia
tedeschi che rapivano, deportavano e assassinavano antifascisti ed ebrei italiani
nei campi di sterminio nazisti sparsi per l’Europa.
Il tentativo, purtroppo sino ad oggi
riuscito, è quello del superamento definitivo anche nel nostro paese dei
riflessi positivi della grandiosa epopea della Rivoluzione Socialista
d’Ottobre, dell’eroica costruzione
dell’Unione Sovietica e del mondo del socialismo realizzato, delle lotte e
delle conquiste sociali del movimento operaio nazionale e internazionale del
secolo scorso. L’obiettivo del potere politico, economico e clericale dominante
è quello si assuefare, manomettendo e occultando la memoria storica, la
coscienza delle masse lavoratrici e popolari al nuovo dominio capitalistico e imperialistico
sul mondo servendosi pure della formazione scolastica e dell’informazione
stampa-radio-televisiva pubblica e privata di regime, in modo da diffondere e
rafforzare nelle masse popolari lo sciagurato convincimento che “il mondo è
sempre stato così e non cambierà mai” oppure che “i padroni ci sono sempre
stati e sempre ci saranno”. Sono ingannevoli e spregiudicate menzogne che
servono ai potenti per continuare a tenere sottomesse le masse ed evitare che
esse si rivoltino contro le loro nefandezze politiche, economiche e sociali.
L’illusione, il mascheramento della realtà
e le minacce palesi o celate che siano, unitamente alle complicità e alla rinuncia
ad una lotta concreta, incisiva e vincente da parte dei sindacati di regime, sono
le armi con le quali il governo capitalistico riesce a convincere e
neutralizzare la ribellione e la lotta popolare. Tra l’altro Renzi si vanta che
nel 2015 ci sono stati più 90.000 assunti a tempo indeterminato, quando la
verità è che con la disgraziata controriforma dell’articolo 18 dello Statuto
dei Lavoratori sono stati aboliti i posti di lavoro a tempo indeterminato,
perché ai padroni è stata data la possibilità di legge di poter licenziare
quando vogliono. Anzi i padroni con le assunzioni solo apparentemente a tempo
indeterminato usufruiscono pure di ampie agevolazioni previdenziali e fiscali
da parte del loro governo! I contratti di lavoro non vengono più rinnovati per
adeguare i salari e gli stipendi alle nuove esigenze di vita e quando avvengono
non risolvono i pressanti problemi dei lavoratori e delle loro famiglie.
Intanto lo sfruttamento del lavoro nelle aziende cresce vertiginosamente,
unitamente alle minacce di licenziamento quando i lavoratori rivendicano i
diritti negati. Ai lavoratori pubblici, come a quelli dei musei, a cui non
resta che la lotta per rivendicare diritti calpestati e salario dignitoso, si
cerca di negare il diritto costituzionale alle assemblee sindacali e allo
sciopero, così come avveniva durante il fascismo, cosicché agli sfruttati dello
Stato capitalistico non rimarrebbe che “obbedir tacendo”: vergogna!
Purtroppo
da 70 anni viviamo in uno Stato borghese e clericale mai ripulito da culture e
politiche della dittatura fascista, con la conseguenza tragica che anche la
conquista più importante della lotta al fascismo, al nazismo e alla monarchia,
cioè la Costituzione
democratica borghese, oggi viene progressivamente smantellata a pezzi consecutivi
per essere adeguata alla restaurazione di un potere politico e istituzionale
autoritario, reazionario e repressivo come quello che regnava in Italia prima
della Resistenza e della lotta di Liberazione. Nessuno si illudi di poter fermare
questa deriva autoritaria e fascista rimanendo all’interno di questo sistema
marcio, che sta divorando tutte le conquiste democratiche del secolo scorso e
che avanza verso scenari bui e imprevedibili.
Oggi l’Italia, l’Europa e il mondo intero
stanno scivolando lentamente verso regimi sempre più autoritari e reazionari
all’interno della globalizzazione imperialistica che grava sul pianeta e che,
come è avvenuto in passato, sta creando le condizioni per la terza guerra
mondiale, perché il capitalismo e l’imperialismo possono tentare di continuare
a sopravvivere e uscire dalla loro crisi solo con la rapina e la distruzione
delle risorse del mondo, come stanno facendo, con il massacro di popoli interi
e con la guerra. Le situazioni di guerra create in Africa e in Medio Oriente
tra nazioni e popoli possono rappresentare la scintilla di una nuova e
devastante guerra interimperialistica. Il capitalismo, avvolto dalla sua crisi
irreversibile e pressato da popoli affamati e in marcia alla ricerca di
migliori condizioni di vita, non esiterà a tentare di risolvere i suoi problemi
di sopravvivenza con lo strumento tradizionale della guerra e della distruzione
di paesi e popoli.
Il proletariato – operai ed impiegati
dell’industria, del commercio, del terziario e dell’agricoltura, medici,
paramedici e operai della sanità, accademici delle varie discipline universitarie,
scienziati, intellettuali d’avanguardia delle diverse branche del sapere,
pensionati, piccoli e medi imprenditori dell’artigianato, del commercio,
dell’indotto in generale e di tutte le altre attività sociali – italiano e di
tutti gli altri paesi della Terra potranno fermare il processo degenerativo in
atto, l’attacco spietato portato alle condizioni di vita delle masse
lavoratrici e popolari e la corsa verso la terza guerra mondiale solo
mobilitandosi e lottando coi rispettivi partiti comunisti e rivoluzionari
marxisti-leninisti per annientare il sistema capitalistico e la sua espansione
imperialistica e sulle sue ceneri costruire la società socialista ed edificare
quella comunista. Dobbiamo essere capaci di trasformare l’involuzione
reazionaria e la preparazione della terza guerra mondiale in atto in
rivoluzione proletaria per il socialismo.
Alla rivoluzione socialista non c’è
alternativa per uscire dalla disumanità, dalla violenza e dall’inciviltà della
società capitalistica, per costruire una nuova società, dove a governare non
sono più i padroni sfruttatori bensì l’intero popolo lavoratore attraverso i
propri lavoratori operai e intellettivi delegati, dove i mezzi di produzione e
la ricchezza nazionale prodotta appartiene in parte uguale a tutti i membri
della collettività, dove tutti lavorano e non esiste disoccupazione, dove le
crisi economiche sono totalmente sconosciute, dove ad ogni individuo che nasce
è già garantito il diritto sociale all’assistenza sanitaria completa, allo
studio sino ai massimi livelli dell’apprendimento universitario, al lavoro, ad
un orario di lavoro giornaliero da ridurre progressivamente sino a 5 ore al
giorno per 25 alla settimana, alla casa, alla pensione dignitosa da 50 a 60 anni, dove gli
invalidi che non possono lavorare godono degli stessi diritti degli altri, dove
il tempo libero e le strutture sportive per goderlo sono a disposizione
gratuita di ognuno e dove la vita è
piacevole viverla e non è più un inferno di preoccupazioni e di bisogni come
nella società capitalistica. Questo era il socialismo realizzato nel ventesimo
secolo in Unione Sovietica e nell’intero mondo socialista.
Nel nostro paese con la rivoluzione
socialista scaraventeremo nella fogna della storia l’intero apparato
legislativo e giudiziario borghese, che è una sovrastruttura della società
capitalistica, basata sullo sfruttamento del lavoro umano e sul potere politico
ed economico dei ricchi, e costruiremo un nuovo ordinamento statale, dove il
governo della collettività sarà affidato direttamente e concretamente ai
lavoratori del braccio e dell’intelletto e dove l’apparato legislativo,
l’ordinamento giudiziario e il controllo della sicurezza corrisponderanno al
governo popolare della società e alla nuova esistenza dei cittadini. Insomma,
si passerà dall’inciviltà e disumanità capitalistica alla civiltà e umanità socialista,
dalla democrazia padronale a quella proletaria e dall’oscurantismo religioso
alla luce della conoscenza scientifica e razionale del mondo circostante. Il
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista esiste e lavora per contribuire a
costruire questo nuovo mondo a livello nazionale, terrestre e planetario. Siano
certi i capitalisti e i clericali, nemici del socialismo, che i comunisti di
oggi e quelli di domani, unitariamente alle masse proletarie, riusciranno a
costruire la nuova società prima socialista e poi comunista.
Forio (Napoli), 17 ottobre 2015.
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