venerdì 25 gennaio 2008

DAI CONGRESSI DI RIFONDAZIONE E PDCI: IL COMUNISMO, QUESTO SCONOSCIUTO!

IN ITALIA IL VERO E UNICO PARTITO COMUNISTA CHE LOTTA PER IL
SOCIALISMO E’ IL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA!
TUTTO IL RESTO E’ UN’ACCOZZAGLIA DI REVISIONISMO E DI OPPORTUNISMO!
Rifondazione Comunista, Partito dei Comunisti Italiani, Partito Comunista dei Lavoratori, Sinistra Critica, Rete dei Comunisti, Partito di Alternativa Comunista, Partito Marxista Leninista Italiano, (nuovo) Partito Comunista Italiano e una miriade di altre sigle partitiche, movimentiste e di centri sociali che utilizzano opportunisticamente definizioni e simboli dell’esperienza storica del movimento comunista e operaio nazionale e internazionale non hanno proprio nulla da spartire con la prospettiva della Rivoluzione Socialista e la costruzione della Società Socialista nel nostro paese. E’ solo un miscuglio indistinto di revisionismo dei principi teorici, politici e strategici del marxismo-leninismo, di opportunismo, di socialdemocrazia, di riformismo, di maoismo, di ghevarismo, di trotskismo, di krusciovismo e gorbaciovismo, di movimentismo, di rivoluzionarismo, di estremismo, di economicismo e di tutto ciò che agitandosi e diseducando al marxismo-leninismo favorisce la sopravvivenza del presente e infame sistema sociale capitalistico.
LE ASSISI CONGRESSUALI DI QUESTI GIORNI CONFERMANO APPIENO LA NOSTRA ANALISI!
Il comunismo si conquista solo con la rivoluzione socialista, nessun’epoca storica conosciuta dall’uomo s’è imposta sulla precedente senza rivoluzione e questo principio scientifico fece dire a Marx che “la violenza è il lievito della storia”. Chi disconosce tale principio, storicamente sperimentato, è solo un imbroglione del comunismo e in quanto tale dev’essere smascherato e combattuto.
Purtroppo in questo periodo di imbroglioni anticomunisti in giro ve ne sono moltissimi. Non passa giorno che la classe operaia è costretta a subire il civettare deviante e devastante di detti imbroglioni, sostenitori, e spesso persino al soldo, degli interessi del sistema economico, politico e sociale dominante. Imbroglioni che spudoratamente arrivano a sostenere che la Cina capitalistica e imperialistica di oggi, così come le esperienze di lotta di paesi sud americani contro il dominio imperialistico statunitense, farebbero parte di un lungo processo verso la conquista del socialismo. “L’economia socialista di mercato” è solo un’economia capitalistica e imperialistica, che produce profitti al capitale investito e che si basa sullo sfruttamento disumano del lavoro proletario e sull’esistenza delle classi sociali contrapposte e in conflitto tra loro, così come descritte dai Maestri del socialismo scientifico.
Chi confonde la dittatura del proletariato, la lotta di classe, che continua anche dopo la rivoluzione e durante la fase di costruzione del socialismo e la collettivizzazione di ogni attività sociale – per arrivare all’edificazione della società comunista - con la opportunisticamente definita “economia socialista di mercato” altro non è che un ignorante della dottrina comunista e della sua strategia per conquistare il socialismo oppure un imbroglione anticomunista prezzolato dal capitale. In ogni modo si tratta solo di arnesi, oramai arrugginiti, della cultura borghese a cui è stata negata da Madre Natura la capacità di comprendere e di diffondere la via rivoluzionaria al socialismo, via magistralmente indicata – sul terreno teorico, scientifico, politico e strategico, da Marx, Engels, Lenin e Stalin al proletariato del mondo per potersi liberare dalle catene millenarie dello sfruttamento e della schiavitù padronale. I lavoratori sono quotidianamente martellati e sommersi - nell’ambito della falsa sinistra comunista che per meglio imbrogliare a volte si proclama finanche marxista, oppure leninista e spudoratamente finanche marxista-leninista – dalle falsità sul presunto processo di lenta trasformazione dei rapporti sociali per poter giungere, forse, in un tempo lontano al socialismo. E’ il miglior servizio che un revisionista, un opportunista e un imbroglione anticomunista possa rendere al nemico di classe per la sopravvivenza dell’infame sistema capitalistico, che, comunque, è stato già condannato a scomparire dal tribunale del materialismo storico. Il socialismo si costruisce a partire da subito, la via maestra da seguire è la lotta di classe per la rivoluzione socialista e la conquista del potere politico alla classe proletaria. Le condizioni sociali per la lotta di classe ci sono tutte, occorre solo educare le masse lavoratrici alla lotta di liberazione e di riscatto storico dall’oppressione del sistema padronale.
La pesante e umiliante sconfitta elettorale subita dall’odierna falsa sinistra comunista italiana con le elezioni politiche del 13 e 14 aprile 2008 – sconfitta meritata non solo per i falsi partiti comunisti candidati, ma anche per quei falsi comunisti extraparlamentari che tali partiti hanno sostenuto con la propaganda e il voto – ha indotto i partiti coinvolti nell’umiliante esperienza ad anticipare la resa dei conti tra le varie componenti interne e i loro congressi. Qualche opportunista demente potrebbe rinfacciarci che anche il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista era presente alle elezioni e che il risultato elettorale ottenuto è stato deludente. E’ vero che nell’unico collegio senatoriale della regione Campania dove eravamo presenti alla competizione abbiamo preso solo 8.000 voti, ma il PCIML non si candida – naturalmente quando e dove ha la possibilità organizzativa - e non si è candidato alle elezioni borghesi per andare a gestire il sistema che vuole abbattere o per occupare poltrone colme di ricchi stipendi e di privilegi borghesi d’ogni natura, così come fanno da sempre i falsi partiti comunisti revisionisti e opportunisti, ma si è presentiamo unicamente per utilizzare pure le elezioni, come sosteneva Lenin, come momento di lotta di classe e per portare tale lotta per il socialismo anche all’interno del potere politico del nemico di classe, oltre che per sostenere i bisogni di vita delle masse lavoratrici e popolari in attesa della conquista del socialismo. Un coerente partito comunista non va mai a gestire il potere che deve abbattere e chi lo fa è la negazione e il tradimento della lotta di classe per il socialismo. Un vero partito comunista non è mai un partito di lotta e di governo, come l’ex PCI e i suoi degni successori di oggi, ma è esclusivamente di lotta per costruire la prospettiva socialista e chi opera con un piede nell’accattivante e corruttore potere della borghesia e l’altro nella classe lavoratrice in lotta in effetti, come la storia ha sempre dimostrato, è un traditore e un rinnegatore degli interessi di classe delle masse lavoratrici sfruttate e affamate dal capitale. E non c’è differenza di classe tra potere istituzionale nazionale, regionale, provinciale e comunale gestito, perché è un unico potere piramidale di gestione degli interessi della classe padronale.
Tra le altre iniziative di confronto organizzativo e politico delle forze della falsa sinistra comunista e ambientalista, che sono state sconfitte alle elezioni di aprile e letteralmente cacciate dal voto dei lavoratori dal parlamento e dal potere borghese, nelle settimane scorse si sono svolti, in particolare, i congressi per il regolamento dei conti interni dei due maggiori falsi partiti comunisti della sinistra anticomunista italiana, quello del Partito della Rifondazione Comunista e l’altro del Partito dei Comunisti Italiani, due partiti già una volta uniti, partoriti dall’ultimo PCI revisionista e opportunista e da tempo co-gestore degli interessi istituzionali e statali del capitalismo nazionale e delle multinazionali, di natura ideologica e politica trotskista, kruscioviana. Gorbacioviana, togliattiana, berlingueriana, revisionista, opportunista, movimentista, eccetera: insomma, il contrario di un vero partito comunista e la totale negazione del marxismo-leninismo. Nei loro congressi è emersa con estrema chiarezza la loro natura antirivoluzionaria e antisocialista. All’ordine del giorno dei due congressi non c’era la lotta di classe per la rivoluzione socialista e la costruzione della società socialista, obiettivi esclusivi dei coerenti comunisti e della classe operaia, non c’era la rinuncia comunque alla gestione del potere politico borghese a tutti i livelli della vita istituzionale, non c’era l’obiettivo di costruire una vera coscienza di classe rivoluzionaria delle masse proletarie e non c’era la volontà di costruire un vero partito comunista di classe e rivoluzionario, ma c’era, al contrario, essenzialmente e fondamentalmente, la preoccupazione elettoralistica di ritornare nelle istituzioni e, semmai, per co-gestirle come in passato e per riprendersi i privilegi borghesi perduti.
Questi due partiti-strumento del potere borghese e della sopravvivenza del sistema capitalistico hanno scelto la continuità di un partito interclassista, che è la negazione del partito della rivoluzione e del socialismo, hanno volutamente ignorato la necessità della lotta di classe e di un partito fondato sul centralismo democratico, hanno sprecato tutte le energie congressuali per invocare le alleanze elettorali necessarie al ritorno nelle istituzioni borghesi e padronali e si sono sciupati gli appelli all’unità dei comunisti sul magma del loro anticomunismo. Oliviero Diliberto, confermato segretario del partito, ha addirittura citato il suo maestro revisionista Giorgio Amendola, mentre il documento finale del congresso esalta Antonio Gramsci con il revisionista Palmiro Togliatti e collega i valori dell’illuminismo a quelli del socialismo: ma che centra l’illuminismo del capitalismo con il socialismo del proletariato e forse anche il socialismo utopistico con il socialismo scientifico? Proprio niente! Si tratta solo di confusioni ideali, politiche e letterarie proprie dei revisioni che remano contro la prospettiva del comunismo. Nel congresso di Rifondazione lo scontro maggiore c’è stato tra Paolo Ferrero – proponente l’autonomia politica del partito rispetto al resto della sinistra parlamentare - e Nichi Vendola – che con Bertinotti e Giordano propone un possibile rapporto col Partito Democratico, partito oramai centrista, borghese e capitalistico - rispettivamente rappresentanti della prima e seconda mozione congressuale. E’ stato eletto segretario Ferrero, ma sul piano ideologico e politico la differenza tra i due revisionisti è quasi impercepibile. Ferrero ha vinto con pochi voti di differenza e unendosi alle componenti della terza, quarta e quinta mozione. Le quattro mozioni unite hanno consentito a Ferrero di ottenere il 52,7% dei voti congressuali, mentre Vendola con la sola propria mozione ha avuto il 47,3%. Nel comitato politico Ferrero è stato eletto segretario con 142 voti contro i 134 di Vendola. La prima mozione di Ferrero aveva avuto il 40,3% dei voti, che sono diventati 52,7% con la confluenza dei voti delle altre tre mozioni.
Ha concorso all’elezione di Ferrero pure la terza mozione che fa riferimento alla rivista “l’ernesto”, denominazione presa da Ernesto Che Guevara, che ha rappresentato il 7,7% dei voti congressuali, un’area che impropriamente e ingannevolmente si definisce leninista – con l’occasione è bene osservare e tener presente che oramai definirsi leninisti, però non marxisti-leninisti, perché il marxismo-leninismo attiene unicamente al pensiero e l’opera degli unici quattro grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, per molti trotskisti e revisionisti è diventata una moda che ben consente di ingannare e fare proseliti tra quei lavoratori e studenti ancora privi di una coscienza di classe e rivoluzionaria - ma in realtà è antistalinista e revisionista, dal momento che non trova difficoltà ad allearsi al congresso con la componente trotskista e a lavorare in un partito assieme ai trotskisti delle diverse specie. Nel partito della Rifondazione, come in quello dei Comunisti Italiani, non ci sono né leninisti né tanto meno marxisti-leninisti, ma semplicemente una eterogeneità di posizioni trotskiste, revisioniste e opportuniste, che ieri hanno contribuito in modo determinante alla sconfitta del socialismo realizzato nel secolo scorso, assieme alla vergognosa trasformazione borghese e persino anticomunista dei partiti nati dalla Terza Internazionale, come l’ex PCI, e oggi esistono solo per favorire la sopravvivenza del nemico di classe e lo fanno esaurendo la loro attività su battaglie sociali di retroguardia della classe lavoratrice, ma ignorando volutamente e opportunisticamente la preparazione della rivoluzione socialista per costruire la società socialista in Italia. Rifondazione parla di rafforzare “la sinistra di alternativa”, ma non di rivoluzione per il socialismo. La sola constatazione che il congresso si è svolto per mozioni e non per tesi, com’è nella tradizione dei coerenti partiti comunisti, dimostra ulteriormente la confusione ideologica e politica che regna in quel partito e la sua vera natura trotskista, revisionista, opportunista, antimarxista-leninista e, di conseguenza, anticomunista.
Come al solito, anche nella circostanza dei congressi di Rifondazione e Comunisti Italiani la stampa e la televisione di regime ha preferito intervistare Marco Ferrando - altro campione di trotskismo e revisionismo, rimasto in Rifondazione sino a qualche anno fa e attualmente segretario dell’altrettanto revisionista e trotskista Partito Comunista dei Lavoratori -, e non i coerenti marxisti-leninisti, come i dirigenti del PCIML. Ferrando ha detto a News24: “Operare per un governo operaio”, come dire che nella società capitalistica sia possibile avere un governo operaio. Questa affermazione qualifica da sé Ferrando e il suo partito come, avendone la possibilità, bravi sostenitori e gestori del potere politico capitalistico, così come ha fatto e rifarebbe Rifondazione, affermazione e posizione politica totalmente estranee alla lotta di classe comunista per la prospettiva della rivoluzione e del socialismo. Tra l’altro Ferrando e il Pcl sono ferocemente trotskisti e antistalinisti. Noi cogliamo l’occasione per chiarire, anche per evitare un ennesimo inganno per i coerenti comunisti e i lavoratori, che nella società capitalistica non è possibile avere un governo operaio, poiché il potere economico, sociale e politico lo detiene la classe padronale e un’ampia dimostrazione di ciò che stiamo affermando ci viene dai vari governi di centrosinistra, sostenuti fedelmente dai falsi partiti comunisti della Rifondazione e dei Comunisti Italiani, che erano espressione e sostenitori degli interessi economici e sociali della classe capitalistica contro i diritti, i bisogni di vita e le aspettative della classe lavoratrice. Il governo operaio, o meglio dell’intera classe lavoratrice, lo si può avere solo nella società socialista, dopo che la rivoluzione socialista ha conquistato il potere politico al proletariato e ha dichiarato i mezzi di produzione di proprietà di tutto il popolo: ogni diversa tesi è solo il solito inganno dei falsi partiti comunisti e dei loro dirigenti.
Nell’odierna società capitalistica italiana la lotta di classe di un vero partito comunista, com’è il PCIML, sui molteplici problemi sociali – come quelli dell’occupazione; dei salari, degli stipendi e delle pensioni adeguati per vivere un’esistenza dignitosa; del salario sociale garantito per tutti i disoccupati; della lotta alla precarietà del lavoro, al caro-vita, alle tasse e tariffe soffocanti; della sicurezza sul lavoro; del diritto alla casa; dello sviluppo del Mezzogiorno; della scuola di massa pubblica, laica, pluralista e con consistenti poteri di autogestione da parte degli studenti nell’insegnamento superiore e universitario; del diritto alla sanità pubblica totalmente gratuita ed efficiente; della difesa dell’ambiente, in particolare contro il dannoso incenerimento dei rifiuti e per una totale raccolta differenziata; della difesa e ampliamento delle libertà democratiche; della riconquista del sistema elettorale basato sul proporzionale puro; della sicurezza sociale non come questione di “ordine pubblico” da affidare alle forze dell’ordine, ma come rieducazione sociale a partire, però, dal soddisfacimento dei bisogni di vita degli uomini e delle donne in generale e dei giovani in particolare; eccetera – non dev’essere finalizzata a se stessa e utilizzata strumentalmente per le varie competizioni elettorali, ma deve svolgersi, ininterrottamente, all’interno della battaglia più generale per preparare la fase rivoluzionaria e conquistare il socialismo. Tale lotta di classe per i bisogni di vita immediati delle masse lavoratrici e popolari ha tanto più possibilità di successo quanto più è integrata, ideologicamente, politicamente e sindacalmente nella battaglia per la conquista del socialismo. Questa natura di classe e rivoluzionaria della lotta di classe del proletariato di oggi è stata completamente e volutamente ignorata dai due congressi e dalle altre prese di posizione revisioniste e opportuniste proprie perché si tratta di componenti politiche estranee alla dottrina comunista e alla strategia per il socialismo. Ecco perché i coerenti partiti e singoli comunisti non possono allearsi coi trotskisti e gli opportunisti, anzi devono lavorare incessantemente affinché costoro non riescano a trarre più in inganno quei compagni e lavoratori ancora sprovvisti degli strumenti di analisi e di lotta marxista-leninista.
Per conseguire significative conquiste sociali di classe oggi e per avanzare sulla via della rivoluzione e del socialismo la classe lavoratrice italiana ha bisogno di un partito autenticamente di classe e rivoluzionario, così come è stato pensato e creato da Lenin e Stalin il Partito Comunista bolscevico, perché solamente un Partito di tale fattura può ricondurre il proletario italiano e del mondo intero alla rivoluzione vittoriosa e al socialismo, può far rivivere la gioia, l’entusiasmo e la speranza di quella memorabile aurora del 7 novembre 1917 a Leningrado. Un Partito che ripudia e non ammette le correnti, che lotta risolutamente e inflessibilmente il movimentismo, il revisionismo, l’opportunismo e l’economicismo quali nemici del socialismo e strumenti di sopravvivenza dell’infame sistema capitalistico, che sia indissolubilmente unito e di classe, temprato nella fucina del marxismo-leninismo e a prova d’acciaio, fondato sul centralismo democratico e dove l’istanza inferiore è subordinata a quella superiore, che sia idealmente e politicamente vicino alle tesi, al programma e allo statuto della Terza Internazionale, che si dichiari erede dei documenti fondativi e della lotta politica del Partito Comunista d’Italia.
In Italia questo partito è stato fondato il 5 dicembre 1999 e si chiama Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista ed è rappresentato dal suo Segretario generale compagno Domenico Savio. E’ un Partito ancora giovane che lavora sulla strada che conduce alla Rivoluzione e al Socialismo. La classe lavoratrice italiana, dopo i feroci inganni e i tradimenti subiti da parte dei falsi partiti comunisti – come l’ex PCI, il PdCI, Rifondazione, il Pcl e altre formazioni del genere – deve riappropriarsi della propria autonomia di classe e rivoluzionaria ripartendo dagli scritti di Marx, Engels, Lenin e Stalin, dagli insegnamenti del Partito Comunista bolscevico e della gloriosa Rivoluzione d’Ottobre, dall’esperienza della Terza Internazionale e dalla sconfitta subita dai marxisti-leninisti del PCUS al XX congresso del 1956, per ritornare a militare e lavorare in un autentico partito comunista di classe e rivoluzionario qual è, appunto, il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e ciò per essere certi di incamminarsi sulla strada maestra della rivoluzione socialista e del socialismo. Da questa scelta, saggia e responsabile, che noi auspichiamo immediata, dipende la liberazione del proletariato italiano dalla dittatura capitalistica dello sfruttamento del lavoro e della repressione sociale.
Forio (Napoli), 28 luglio 2008.

Il Comitato Centrale del P.C.I.M-L.