sabato 17 novembre 2007

DAL GLORIOSO OTTOBRE 1917 ALLA PROSSIMA RIVOLUZIONE SOCIALISTA!


PUBBLICHIAMO LA RELAZIONE INTRODUTTIVA TENUTA DAL COMPAGNO DOMENICO SAVIO, SEGRETARIO GENERALE DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MERXISTA-LENINISTA, DOMENICA 11 NOVEMBRE 2007 A NAPOLI ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE ORGANIZZATA DAL PARTITO IN OCCASIONE DELLA RICORRENZA DEL 90° ANNIVERSARIO DELLA GRANDE, GLORIOSA, VITTORIOSA E IMPERITURA RIVOLUZIONE SOCIALISTA D’OTTOBRE.
“Per la prima volta nella storia dell’umanità la classe dei salariati, la classe dei perseguitati, la classe degli oppressi e degli sfruttati è assurta alla situazione di classe dominante, stimolando col suo esempio i proletari di tutti i paesi.
E’ incominciata l’era del crollo del capitalismo.
E’ impossibile finirla col capitalismo, senza aver posto fine al socialdemocratismo nel movimento operaio”.
Giuseppe Stalin
Compagne, compagni, lavoratori tutti del braccio e della mente,
benvenuti a questa manifestazione nazionale indetta dal Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista per ricordare coerentemente e degnamente, cioè con fedeltà assoluta verso i principi e l’esperienza rivoluzionaria storica del marxismo-leninismo, il 90° anniversario della gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre. Lo facciamo affermando gli stessi principi, la stessa speranza e la stessa prospettiva che furono alla base di quel grandioso evento epocale che cambiò profondamente il corso della storia dell’Umanità. Ciò avveniva dopo secoli di storia schiavistica per i lavoratori e le masse popolari, dopo la repressione nel sangue della breve ma sommamente eroica e gloriosa Comune di Parigi nel 1871 e della Rivoluzione del 1905 in Russia. Per la prima volta nella storia il proletariato sancì la vittoria della sua Rivoluzione Socialista e avviò la trasformazione della società umana, cioè il passaggio del potere politico ed economico dalla classe padronale sfruttatrice alla classe lavoratrice sfruttata. Questa permane l’epoca dell’imperialismo e delle rivoluzioni proletarie e presto una nuova Rivoluzione Socialista continuerà e completerà quell’opera grandiosa avviata dal Grande Ottobre con la costruzione della superiore società comunista. Compito primario di questa manifestazione è quello di affermare e di propugnare tutte le ragioni ideali, politiche e sociali che furono alla base della Rivoluzione d’Ottobre recuperandole alla situazione presente e facendone la piattaforma operativa per la prossima Rivoluzione Socialista in Italia, che è di estrema attualità e alla quale lavora il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista. Certo, la nuova conquista del potere da parte della classe lavoratrice non avverrà nei modi e nei tempi del 1917, ma uguali saranno i motivi ispiratori e la prospettiva storica di costruzione del socialismo nei singoli paesi e nel mondo intero, perché sopravvivono ancora le disumanità derivanti dall’esistenza delle classi sociali, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, le disuguaglianze sociali, le difficoltà esistenziali di miliardi di uomini e la distruzione del Pianeta da parte del capitalismo e della sua espansione imperialistica. E noi stamattina siamo qui per riaffermare con forza la volontà di proseguire con decisione il cammino verso la costruzione della società socialista e l’edificazione di quella comunista. E’ un’esigenza storica categorica per uscire dalla tragedia sociale dell’odierno sistema fondato sullo sfruttamento del lavoro, sulle aggressioni militari, sulle guerre e sull’assassinio di popoli interi, pur di sfruttare le risorse naturali di altri paesi e continenti della Terra: la feroce legge del profitto sta distruggendo il territorio dove siamo nati e cresciuti pregiudicandone tale possibilità alle future generazioni! Già circa 150 anni fa il compagno e scienziato Friedrich Engels ammoniva dicendo che o i comunisti avrebbero conquistato il potere politico per fermare la mano assassina e devastatrice del capitalismo oppure questo avrebbe distrutto il Pianeta e così sta avvenendo.
Per tanto, compagni, dobbiamo fare presto, perché oltre a liberare il nostro lavoro dallo sfruttamento abbiamo anche il dovere di salvare il Pianeta dalla morte per inquinamento e distruzioni ambientali.
Sono trascorsi 90 anni dalla gloriosa Rivoluzione d’Ottobre e siamo chiamati a riflettere sui motivi che hanno portato alla sconfitta, seppur temporanea, del socialismo realizzato nel ventesimo secolo e in modo
particolare nella Patria del Socialismo, cioè l’Unione Sovietica. Noi tutti sappiamo che con la conquista del potere politico, mediante l’insostituibile mezzo della Rivoluzione, le classi sociali e la cultura egoistica, opportunistica e conservatrice di tante persone non scompaiono automaticamente e “l’uomo nuovo” dell’era e della civiltà comunista non si forma dall’alba al tramonto, per cui la lotta di classe continua in tutta la fase di
costruzione della società socialista e sino all’edificazione di quella comunista, mentre la collettivizzazione di tutte le attività sociali deve avvenire nel minor tempo possibile dall’avvenuta vittoria della Rivoluzione e questo per non consentire alle forze sconfitte di riprendersi e tentare la riconquista del potere. Chi parla di “gradualità” nella costruzione della società socialista o di assecondare l’indole egoistica e conservatrice di talune categorie di cittadini in realtà pensa e ragiona condizionato dalla non ancora del tutto distrutta cultura borghese e finisce per favorire la politica dei partiti capitalistici del riformismo, del progressismo e del socialdemocratismo; ciò è in netta contrapposizione coi principi coerenti definiti da Marx, Engels, Lenin e Stalin e nel secolo scorso ha contribuito alla sconfitta del socialismo in Unione Sovietica e negli altri paesi. Attardarsi su tali posizioni sbagliate significa non aver recepito bene gli insegnamenti del marxismo-leninismo e non essere ancora in grado di prospettare alle masse lavoratrici la strada maestra da seguire nella lotta per il socialismo, cosa, al contrario, da doversi fare quotidianamente nelle lotte per il lavoro, la sopravvivenza e il diritto naturale ad un’esistenza dignitosa e psicologicamente tranquilla, anche per evitare stress e malattie varie invalidanti e mortali.
Deve preoccuparci la circostanza che il socialismo realizzato nel ventesimo secolo è stato sconfitto non tanto dal nemico di classe esterno del capitalismo, dell’imperialismo e del potere temporale delle Chiese che condiziona tante coscienze umane, quanto dalla sopravvivenza della cultura politica revisionistica, opportunistica ed economicistica che covava all’interno del Partito e dello Stato sovietico. Ancora una volta il nemico principale della costruzione del socialismo è stato il revisionismo, essenzialmente il trotskismo, che messo a tacere dal Partito Comunista bolscevico e da Stalin negli anni venti è riemerso con tutta la sua forza distruttrice del socialismo realizzato dopo la morte del grande Georgiano. Il problema è capire perché il revisionismo ha saputo mascherarsi, nascondersi per poi riemergere al momento opportuno e riconsegnare la società nelle mani sempre assassine e sanguinarie del capitalismo? Perché la lotta di classe dopo la Rivoluzione d’Ottobre e per circostanze varie forse non ha potuto scavare ed estirpare in profondità la sciagura del revisionismo, che dopo l’impegno di lotta teorica e filosofica profuso sull’importante questione da Marx, Engels, Lenin e Stalin rimane ancora il nemico maggiore e principale della costruzione del mondo socialista. Senza prima distruggere il revisionismo nelle fila del movimento operaio e comunista nazionale e internazionale oggi non è neppure possibile parlare di vittoria della Rivoluzione socialista, di conquista del potere politico da parte della classe lavoratrice e di costruzione della società socialista, dunque prioritaria rimane la lotta al revisionismo in tutte le sue varie forme con le quali si presenta all’opinione pubblica e cioè riformismo, sindacalismo, economicismo, movimentiamo, pacifismo, estremismo, rivoluzionarismo, anarchismo, elezionismo ed istituzionalismo borghese, trotskismo, ghevarismo, maoismo, castrismo, eccetera.
Noi vogliamo chiedere a tutti quei compagni leali “senza partito” e molto impegnati nei movimenti di lotta, come i no-global, i centri sociali e altri, ma voi questo brutale sistema sociale contro cui lottate volete abbatterlo o no - oppure il vostro obiettivo è solo quello di contestarlo per eliminarne alcune infamie ma senza rovesciarlo? – e se sì come pensate di farlo senza aderire e sostenere il Partito della Rivoluzione Socialista, cioè il P.C.I.L-M., continuando ad essere sistematicamente sconfitti? Senza il Partito della Rivoluzione Socialista non andrete da nessuna parte e ogni possibile risultato positivo che otterrete sarà sempre parziale e provvisorio, com’è puntualmente avvenuto negli ultimi 50 anni, ammenoché non vogliate di proposito favorire la sopravvivenza dell’ordine sociale che dite di contestare e in tal caso ingannando tutti quelli che, in modo particolare i giovani, questo sistema vogliono veramente combatterlo e distruggerlo. Comunque, prima o dopo, ma molto presto, ancora una volta la verità non sarà più eludibile e anche le masse popolari ne prenderanno coscienza!
Neppure la lotta armata individuale o gruppettaria che sia serve alla causa della Rivoluzione Socialista e del Socialismo e fa sempre il gioco politico e di potere del sistema capitalistico. L’Autorità e la guida della lotta di classe e della Rivoluzione Socialista rimane sempre e unicamente il Partito marxista-leninista della Rivoluzione Socialista e del Socialismo!
Attualmente in Italia l’espressione più evidente del revisionismo vecchio e nuovo è degnamente rappresentata dall’esistenza dei falsi partiti comunisti della Rifondazione e dei Comunisti Italiani e da altre organizzazioni al momento extraparlamentari, come il Partito Comunista dei Lavoratori e altri gruppi della cosiddetta sinistra di classe, di cui alcuni si definiscono pure e strumentalmente marxisti-leninisti aumentando, così, la confusione e lo smarrimento tra le masse lavoratrici. Tutto questo bubbone di revisionismo dev’essere isolato ed eliminato per riprendere il cammino verso il socialismo. E’ un compito non facile, ma non impossibile se partiamo dai sani principi e insegnamenti del marxismo-leninismo. Oggi in Italia, e lo affermiamo con provata modestia, l’unico partito coerentemente marxista-
leninista è il nostro glorioso Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, un Partito graniticamente ancorato al pensiero e l’opera dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, ai principi del marxismo-leninismo e all’esperienza storica della Comune di Parigi, del Partito Comunista bolscevico, della gloriosa e imperitura Rivoluzione d’Ottobre, del Partito Comunista d’Italia e della Terza Internazionale Comunista, voluta e fondata da Lenin e Stalin per unire, organizzare e guidare il movimento comunista internazionale. Questa è la nostra base teorica, filosofica, politica, strategica e tattica dalla quale muoviamo per aggredire e combattere il revisionismo e per lavorare alla preparazione della Rivoluzione Socialista nel nostro paese e presto il proletariato italiano ci riconoscerà tale ruolo storico. Il P.C.I.M-L. è un Partito di natura stalinista e leninista, cioè diretto da quadri rivoluzionari di professione, basato sul centralismo democratico e sul principio della dipendenza dell’istanza inferiore da quella superiore, un Partito di classe e rivoluzionario fondato sull’esempio del Partito Comunista bolscevico, perché solo un Partito così strutturato può guidare vittoriosamente la classe lavoratrice alla Rivoluzione, al Socialismo e al Comunismo.
Vedete compagni, nei mesi passati siamo stati invitati da altre organizzazioni, da noi considerate non coerentemente marxiste-leniniste, a ricordare insieme il 90° anniversario della Rivoluzione Socialista d’Ottobre e qualcosa del genere potrebbe essere pure avvenuta in Italia. Noi abbiamo detto subito no, perché il confusionismo ideologico e politico non aiuta a imboccare la strada maestra per il Socialismo ed è fonte di future sconfitte, così com’è purtroppo avvenuto per il socialismo realizzato in passato. Viviamo in una fase storica in cui è essenziale agire con estrema coerenza e fedeltà assoluta ai principi rivoluzionari del marxismo-leninismo, ogni diverso comportamento danneggerebbe la crescita del nostro autentico Partito di classe e rivoluzionario, che ha bisogno di guadagnarsi la credibilità e la stima delle masse popolari per poterle guidare alla Rivoluzione Socialista e alla conquista del potere politico per mettere fine all’odierno, infame sistema sociale. E’ ora di dire basta alla confusione: riteniamo che sia più utile alla causa del socialismo una iniziativa più piccola e coerente coi principi e la strategia che una più grande ma inquinata di confusionismo ideologico e politico! Prima la qualità e poi la quantità per evitare il ripetersi di degenerazioni revisioniste e opportuniste! Tra l’altro non viviamo neppure in una fase rivoluzionaria, che, in un determinato momento, potrebbe avere la necessità di alleanze più ampie. La coscienza di classe delle masse lavoratrici può formarsi solo con la coerenza e la chiarezza delle posizioni. Meglio l’iniziativa di un ancora piccolo Partito Comunista marxista-leninista, qual’è il P.C.I.M-L., che una iniziativa più ampia priva di sicure delimitazioni marxiste-leniniste. L’unità delle forze che si richiamano al marxismo-leninismo per essere utile alla causa universale del comunismo può e deve avvenire solo al livello più alto della dottrina e della strategia dello stesso marxismo-leninismo, ogni altro percorso è destinato ad essere sconfitto e a non lasciare traccia alcuna nella storia rivoluzionaria del movimento comunista nazionale e internazionale. Per i marxisti-leninisti ricordare il 90° anniversario della Rivoluzione Socialista d’Ottobre attualizzandone i principi ispiratori e la prospettiva storica ha senso solamente se ciò viene fatto totalmente all’interno del pensiero e l’opera di Lenin e Stalin, che sono stati gli artefici della Rivoluzione e della costruzione del socialismo realizzato nel ventesimo secolo nel mondo, attenuare o ignorare questa verità in cambio della riuscita di una più vasta manifestazione significherebbe solo fare lo sporco gioco degli opportunisti e dei nemici del socialismo. L’iniziativa di stamattina del P.C.I.M.L. vuole innanzi tutto, dopo le ignobili deturpazioni operate dai revisionisti di tutti i tempi e delle varie specie, ridare dignità marxista-leninista, ovvero veramente e concretamente di classe e rivoluzionaria, alla Rivoluzione Socialista d’Ottobre e rendere un sentito omaggio ai Martiri della causa socialista nel mondo di ogni epoca.
Era l’alba radiosa del 7 novembre 1917 quando da Palazzo Smolnyj, quartier generale della Rivoluzione, Lenin dava l’ordine dell’insurrezione generale, di assaltare il Palazzo d’Inverno e arrestare il governo provvisorio, che si arrese senza opporre resistenza al popolo in rivolta, mentre dalla Nèva, il fiume che bagna Leningrado e sul cui delta sorge la città, l’equipaggio ammutinato dell’incrociatore “Aurora” faceva partire le

salve dei cannoni che annunciavano al proletariato russo e di tutto il mondo l’inizio della nuova era del Socialismo e del Comunismo. Il vecchio regime cadde come una mela marcia e la Rivoluzione non fece
vittime. Era cominciata una nuova era, che avrebbe cambiato il corso della storia umana e avviato la costruzione di un nuovo ordine sociale e di una nuova civiltà, dove a governare non sarebbero stati più i padroni sfruttatori ma l’intero popolo lavoratore del braccio e dell’intelletto. Il nuovo governo rivoluzionario dei Soviet si insediò sotto la guida di Lenin assumendo, tra l’altro, le prime due importanti decisioni: la nazionalizzazione di tutte le terre del paese con l’assegnazione in godimento gratuito ai contadini e la fine della guerra con la Germania. Però gli zaristi, i capitalisti e la Chiesa ortodossa non si
rassegnarono alla sconfitta e con l’intervento degli eserciti stranieri e imperialisti degli Stati Uniti, della Francia, dell’Inghilterra e del Giappone, che sbarcarono sul suolo della Russia sovietica, cercarono di soffocare nel sangue la Rivoluzione, ma il popolo russo, guidato da Lenin, da Stalin e dalla oramai già gloriosa Armata Rossa, orgoglioso e agguerrito li ricacciò in mare da dove erano venuti e dopo che avevano ferocemente massacrato uomini, donne e bambini e distrutto ogni cosa durante i due anni di guerra civile. In quelle condizioni l’opera di ricostruzione del paese e di costruzione del socialismo fu molto dura e la morte di Lenin il 21 gennaio 1924 fu una gravissima ed incolmabile perdita. Toccò a Stalin dirigere il Partito, continuare la costruzione della società socialista, principalmente con l’attuazione dei piani di sviluppo quinquennali, combattere i nemici interni e prepararsi a fronteggiare nuovi attacchi esterni. Egli ci riuscì seguendo gli insegnamenti di Lenin, continuando la lotta di classe, applicando la dittatura del proletariato e la democrazia socialista e, fondamentalmente, disponendo della grande opera svolta dal Partito, basato, appunto, sul centralismo democratico. Dopo la prima aggressione imperialistica del 1918 alla giovane Rivoluzione seguì quella ancor più sanguinosa e distruttiva della seconda guerra mondiale contro la Patria gloriosa del socialismo realizzato, ma l’eroico popolo sovietico, forgiato dal pensiero e l’opera imperituri di Lenin e Stalin e guidato da quest’Ultimo, con abnegazione e passione socialista e rivoluzionaria senza pari nella storia precedente del genere umano seppe soffrire, resistere, reagire e vincere ancora una volta contro il nazifascismo immolando circa 20 milioni di Eroi, figli della Patria dei Soviet. L’Artefice primo della vittoria fu senza dubbio il compagno Stalin, riconosciuto come tale da tutti i popoli della Terra. La Rivoluzione aveva ancora vinto e riprendeva il cammino verso la meta superiore della società comunista, quando subentrò la morte del Grande Capo della Rivoluzione, della costruzione del Socialismo e della sconfitta del nazifascismo in Europa: il compagno Giuseppe Stalin, ovvero Josif Vissarionovic Giugascvili, moriva il 5 marzo 1953 a Mosca nel Suo modestissimo appartamento, che io ho visitato, all’interno del Cremlino, dopo un’esistenza dura di sacrifici e di persecuzioni, deportazioni e privazioni prima del Grande Ottobre e sopportati con fierezza in nome del trionfo della Rivoluzione e del Socialismo. Quest’Uomo eccezionale fu amato e pianto dall’intero proletariato mondiale e la Sua opera vivrà in eterno e sarà di esempio per la vittoria, questa volta definitiva, delle prossime Rivoluzioni Socialiste nel mondo. Il tradimento dei revisionisti di ieri e di oggi della dottrina e della strategia di natura unicamente rivoluzionaria del marxismo-leninismo – quale unica via percorribile per sconfiggere storicamente i nemici di classe e la società capitalistica -, i trotskisti, i kruscioviani, i gorbacioviani e tutti i loro simili annidati nel movimento operaio e comunista dei singoli paesi e nel mondo intero, la vergogna storica del ventesimo congresso del PCUS del 1956 - dove i traditori del Socialismo calunniando e buttando fango borghese sulla componente bolscevica disgraziatamente non più maggioritaria del Partito e su Stalin, cioè su Coloro che avevano sancito la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre, sconfitto il nazifascismo e costruito il socialismo, sancirono la fine della costruzione del socialismo e il ritorno progressivo al capitalismo – e i falsi comunisti, i falsi marxisti-leninisti e la sinistra storica oramai borghese e capitalistica esistenti attualmente in Italia e sul Pianeta non riusciranno a sconfiggere nuovamente le rivoluzioni proletarie di questo e dei successivi secoli e sino alla vittoria definitiva del Socialismo e del Comunismo sulla Terra con la scomparsa delle classi sociali.
Il socialismo realizzato nel secolo scorso non è fallito, come qualcuno, pur sapendo di mentire, vorrebbe strumentalmente e opportunisticamente far credere, ma purtroppo è stato solo momentaneamente sconfitto all’interno della continuità della lotta di classe nel periodo di costruzione della società socialista e non sono stati fattori di scarso sviluppo economico e sociale della costruenda società socialista, perché sino alla fine degli anni ’50 l’Unione Sovietica era in netto vantaggio sui paesi capitalistici, compreso gli Stati Uniti d’America, nel campo della produzione industriale e agraria, della sanità, della scuola, della ricostruzione post bellica, della ricerca scientifica, della conquista dello spazio, eccetera. Lo stato di sfruttamento capitalistico dei popoli, la società divisa in classi contrapposte e in lotta tra loro, le crisi periodiche specifiche del sistema capitalistico – dovute alla produzione sociale della ricchezza e alla sua appropriazione privata -, la povertà dei popoli, la tragedia quotidiana dei morti per mancanza di prevenzione e assistenza sanitaria nei tantissimi paesi più poveri e arretrati della Terra e la distruzione imperialistica delle risorse del Pianeta ci confermano che la
Rivoluzione Socialista è di estrema attualità ed è l’unica via con la quale l’Umanità intera può liberarsi dai mali che l’affliggono e la stanno conducendo alla morte certa.
Nel nostro paese la situazione non è diversa per la classe lavoratrice operaia e intellettiva e per le più larghe masse popolari. Nel secolo scorso il proletariato italiano con la lotta antifascista, la Resistenza, la Guerra di Liberazione e la speranza che la lotta fosse continuata sino alla conquista del socialismo pensava di poter conquistare il potere politico e avviare la costruzione della nuova società. Invece è stato gabbato dai dirigenti
falsi comunisti dell’ex P.C.I. - diventati tutti, per opportunità, interessi e privilegi propri, amministratori, governatori e sostenitori accaniti dello Stato e del sistema sociale capitalistico superando persino gli ex democristiani in tema di occupazione del potere, di sporco clientelismo politico, elettoralistico e affaristico – e della Cgil, diventata - con la sciagurata politica del compromesso e della concertazione con gli sfruttatori e il loro Stato padronale - il sindacato di classe del capitalismo italiano e delle multinazionali che si arricchiscono nel nostro paese succhiando il sangue ai nostri lavoratori. Quel tradimento della lotta di classe e della prospettiva del socialismo oggi continua coi gruppi dirigenti di Rifondazione, dei Comunisti Italiani e di altri gruppi, ma sciaguratamente sino a questo momento i lavoratori italiani nella loro stragrande maggioranza non hanno ancora recepito la lezione dei tradimenti e degli inganni e continuano a seguirli e sostenerli sul terreno elettoralistico e istituzionale borghese partecipando persino alla manifestazione del 20 ottobre scorso che in realtà è stata a sostegno del governo padronale Prodi e ha legittimato la partecipazione dei falsi partiti comunisti al governo della borghesia. Negli ultimi sessant’anni abbiamo conosciuto governi borghesi di varia composizione, di centro, di centrodestra e di centrosinistra, ma tutti servitori fedeli degli interessi capitalistici, compreso i vari Cossutta, Bertinotti, Diliberto e altri, che hanno ampiamente dimostrato di saper occupare le poltrone istituzionali del potere borghese e di saper approfittare e godere dei privilegi che ne derivano. Anzi oggi tra centrosinistra e centrodestra c’è finanche la corsa a chi demolisce prima la Costituzione democratica e borghese del 1948 per meglio rispondere ai nuovi e più consistenti interessi del capitale a discapito di quelli popolari e lo fanno attraverso l’ulteriore accentramento del potere, la riduzione degli elettori a semplici deleganti, la legge elettorale maggioritaria, gli sbarramenti percentuali per escludere dal Parlamento e dalle assemblee elettive territoriali le minoranze ideali e politiche, il presidenzialismo, l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, del Consiglio dei Ministri, delle Regioni e delle Province, dei Sindaci e la riforma del Parlamento per approvare più facilmente leggi antipopolari a favore dei potenti detentori del potere economico e politico.
Basta vedere come il centrosinistra, con Prodi capo del governo nel 1997, approvò la famosa legge detta Bassanini, diessino, con la quale in Italia è dilagato il vergognoso sistema clientelare ed elettoralistico delle consulenze esterne, consistenti nella chiamata e investitura diretta e privata dei prescelti privilegiati legati ai partiti che hanno vinto le elezioni e che occupano ed esercitano con metodi dittatoriali e feudali il potere politico capitalistico, sistema ignobile e discriminatorio che ha sostituito i concorsi pubblici e ha sancito che chi non appartiene ai partiti e al potere vincenti non può sperare di occupare un posto pubblico né di ottenere un incarico professionale. Così si è creato un nuovo e scellerato sistema di controllo, di condizionamento e di utilizzo dell’elettorato per rivincere le elezioni e perpetrare monarchicamente l’occupazione e la gestione del potere in regime di autentica dittatura. A completare questa situazione di arbitrio e di tirannia degli occupanti il potere della borghesia sempre la “famosa” legge del sinistro Franco Bassanini ha attribuito poteri eccezionali ai sindaci e ai presidenti di province e regioni - tanto è che questi ultimi vengono chiamati “governatori” - svuotando, con un intollerabile atto d’imperio del parlamento borghese, le assemblee elettive di importanti funzioni deliberative e sopprimendo contestualmente l’organo di controllo, qual’era il Coreco, per consentire alle maggioranze amministrative di governare senza quel minimo controllo istituzionale. Con la Bassanini il popolo conta ancora di meno nelle scelte politiche che lo interessano nella vita quotidiana e possiamo dire che l’attuale sistema elettorale e di gestione del potere di fatto lo esclude da ogni possibilità di indirizzo e di controllo amministrativo e di governo. Bisogna introdurre la possibilità di revoca degli eletti in tutte le assemblee elettive territoriali e parlamentari quando questi nella loro funzione rappresentativa non rispettano la volontà, i bisogni e le aspettative dei cittadini elettori.
I governi Prodi e Berlusconi sono due facce della stessa terrificante medaglia capitalistica - anche se il primo è sostenuto pure dai falsi partiti comunisti della Rifondazione e dei Comunisti Italiani -, fanno a gara a chi allunga di più l’età pensionistica dei lavoratori e a chi diminuisce maggiormente le pensioni. Il gigantesco “debito pubblico” – che al momento potrebbe essere formato dai soli interessi-profitti accumulati e accumulandi mentre il capitale investito sarebbe già stato restituito da tempo - è diventato lo strumento, ogni anno e chissà per quanti decenni e generazioni ancora, per trasferire immense ricchezze dalle masse popolari alle banche e ai vari altri detentori di capitali nazionali e internazionali, è una vera sanguisuga che toglie alla classe povera per dare a quella ricca peggiorando sempre di più le condizioni di vita delle masse popolari. E’ diventato come il debito dei paesi sottosviluppati e poveri verso le banche mondiali, che a un certo punto, seppure con grande ritardo, qualche politico o istituzione borghese ha avvertito il dovere di chiederne l’azzeramento per non peggiorare ulteriormente le già disperate condizioni di fame, di malattie e di morte di
quei popoli. Da sempre il nostro Partito conduce una lotta senza frontiere contro lo sfruttamento brutale di quei popoli da parte delle banche imperialistiche mondiali. Il P.C.I.M-L. chiede con forza che in Italia il debito pubblico venga immediatamente azzerato per i prestiti superiori a un milione di euro, questo limite
viene indicato per salvaguardare i modesti prestiti individuali e della piccola imprenditoria industriale, agricola, artigianale, commerciale e dei servizi: sarebbe la prima misura di un governo socialista!
Gli stessi governi Prodi e Berlusconi hanno detto e deciso di non voler tassare le rendite parassitarie derivanti dai capitali investiti – mentre i salari e le pensioni di fame della povera gente vengono tassati alla fonte e senza possibilità di appello! – e mentre fanno finta di abbassare qualche tributo nazionale immediatamente per i lavoratori e pensionati aumentano indegnamente le tasse regionali, provinciali, comunali, della scuola e della sanità, le tariffe elettriche, telefoniche, dell’acqua, del gas, dei trasporti, della nettezza urbana e di vari altri servizi. Sempre il governo Prodi della falsa e ingannevole sinistra e con la complicità diretta dei falsi partiti comunisti di Rifondazione e Comunisti Italiani, con la legge finanziaria 2008 ha tagliato ai capitalisti l’imposta sul reddito delle società, l’Ires, di ben 5 punti passando dal 33 al 28% e l’imposta regionale sulle attività produttive, l’Irap, dello 0,25%, mentre volutamente e scandalosamente non ha diminuito le tasse, indecenti e causa di povertà e disperazione sociale, sui salari, sugli stipendi e sulle pensioni degli operai, degli impiegati, dei disoccupati, dei lavoratori delle campagne e dei pensionati, che letteralmente non riescono più a sopravvivere: vergognatevi! In più il governo dei potenti attraverso l’aumento degli alunni per classe, lo spostamento ad altre funzioni di parte degli insegnanti di inglese, la riduzione dell’orario scolastico e delle bocciature ha deciso di eliminare 33.000 docenti dalla scuola pubblica italiana in tre anni, altro che scuola aperta anche di pomeriggio e per togliere i ragazzi dalla strada a Napoli e nel Mezzogiorno in particolare! Sono scelte politiche ignobili che le masse popolari italiane devono sconfiggere con la lotta di classe generalizzata e con l’abbandono dei falsi partiti comunisti e dei sindacati borghesi confederali e di destra. La disoccupazione, specialmente giovanile – che nella società dello sfruttamento capitalistico non potrà mai essere eliminata, in quanto i padroni assumono solo se possono accumulare nuovi profitti e licenziano quando vogliono fregandosene delle esigenza di vita dei lavoratori -, non accenna a diminuire, in particolare nel sempre arretrato Mezzogiorno d’Italia. Le statistiche ufficiali di regime minimizzano e non tengono volutamente conto del fatto che tantissimi disoccupati ormai non si iscrivono più all’ufficio territoriale del lavoro perché non vengono mai chiamati e avviati al lavoro. Il potere d’acquisto dei salari e delle pensioni continua a diminuire, dopo che l’euro degli affari imperialistici in Europa li ha di autorità e letteralmente quasi dimezzati, mentre le condizioni di vita delle masse popolari si aggravano costantemente.
I governi Prodi e Berlusconi sostengono allo stesso modo le guerre imperialistiche nel mondo per favorire i piani di sfruttamento del Pianeta da parte delle potenti multinazionali americane ed europee, mentre popoli interi, attualmente in Afghanistan, Iraq, Palestina, Libano e altrove, vengono massacrati e assassinati da eserciti di professionisti ben pagati col compito di sottomettere e uccidere col vile pretesto di combattere il terrorismo, ciò quando noi sappiamo che il più ignobile e feroce terrorismo è quello praticato dagli eserciti occupanti e schiavizzanti tanti popoli della Terra. Noi diciamo che i veri terroristi sono i governi degli Stati che per favorire gli interessi capitalistici nel mondo provocano e sostengono le guerre di aggressione, di occupazione e di sfruttamento imperialistico di popoli, paesi e continenti, guerre cruenti ed efferate che provocano solo distruzioni, sofferenze inenarrabili, malattie, morti e più feroce sfruttamento del lavoro proletario. Lo sterminio quotidiano dei lavoratori morti – circa 4 al giorno - o mutilati per infortuni sul lavoro non accenna a ridursi, perché i padroni, privi di coscienza umana, risparmiano con le norme di sicurezza per accrescere i loro loschi profitti e ciò può avvenire solo con la complicità e la corresponsabilità dei governi padronali, siano essi di destra o della falsa sinistra storica. E’ ripugnante che lo Stato capitalistico per difendere gli interessi degli sfruttatori non intervenga come dovrebbe e inganna le masse popolari con parole vuote sull’argomento e mancanza assoluta di azioni concrete, efficaci e risolutive del gravissimo problema sociale. Per i lor signori governanti la vita umana è meno importante dei profitti assassini! E che dire sulla precarietà del lavoro, in particolare giovanile, che provoca altri morti, umiliazione, disperazione sociale e insicurezza della vita, precarietà infame sancita con leggi disumane e assassine che portano il nome di fedeli servitori del profitto capitalistico, come quella cosiddetta Biagi e altre?
Dall’analisi reale della situazione sociale odierna ci rendiamo conto come per la classe lavoratrice e le masse popolari nulla sia cambiato rispetto al passato e non poteva essere diversamente, perché siamo rimasti all’interno della medesima società, dove il potere è esercitato dalla esigua classe padronale contro la quasi totalità del popolo e dove i governi che si susseguono svolgono il ruolo di governanti degli interessi dei detentori dei mezzi di produzione. Lo Stato, col suo apparato legislativo e repressivo, non è mai neutrale, ma è lo strumento di potere della classe che detiene la proprietà dei mezzi di produzione e, per tanto,
nella società capitalistica è lo strumento di arricchimento della classe padronale. Dalla società capitalistica e dai suoi mali secolari non si esce cambiando il governo, dello stesso sistema, né attraverso le elezioni, ma solo
mediante la Rivoluzione Socialista delle masse popolari, che seppellendo il vecchio sistema spalanca le porte alla società socialista di tutto il popolo, proprio come avvenne il 7 novembre 1917. Dunque la
Rivoluzione Socialista è più che mai attuale e utile, essa non è un’utopia, come vanno dicendo i nemici interessati della classe lavoratrice, perché la sua vittoria e la sua affermazione sono state scientificamente e storicamente dimostrate. Piuttosto le masse devono prendere coscienza che per conquistarsi il potere non servono le diverse forme di protesta populistica e qualunquistica - anzi queste storicamente sono sempre servite ai piani della reazione borghese per imporre dittature militari, tra cui il fascismo -, ma occorrono l’organizzazione di classe e rivoluzionaria. Per cambiare la società padronale e il mondo attuale negli ultimi 50 anni non sono serviti il movimentismo del ’68 e i successivi movimenti di lotta studentesca, il pacifismo – che non serve a sconfiggere la guerra, perché essa è originata dagli interessi capitalistici e può essere eliminata solo con l’eliminazione del capitalismo dalla faccia della Terra -, i no-global, i girotondi, i vu-day di Pelle Grillo e altre amenità del genere, perché queste forme borghesi di lotta nascono e si sviluppano regolarmente tutte all’interno del sistema capitalistico, il quale col potere, i soldi e le laute sistemazioni dei capi le assorbe, le neutralizza e le metabolizza. Lo vediamo come i capi rivoluzionaristi del ’68 si sono sistemati in Italia e in Europa nelle istituzioni borghesi e sono diventati strumenti di propaganda e di difesa del sistema capitalistico!
Inoltre, tante giuste battaglie sociali di rivendicazione dei diritti esistenziali negati dallo Stato padrone sono lodevoli, da promuovere e sostenere come fa quotidianamente il P.C.I.M-L., però bisogna sapere che si tratta
pur sempre di battaglie di retroguardia, nel senso che fin quando sopravviverà il barbaro regime capitalistico nessuna conquista è certa e definitiva.Tangentopoli non è servita ad eliminare la corruzione dalla gestione del potere pubblico a tutti i livelli della Repubblica, anzi essa è rifiorita ancor più possente e determinata di prima. La corruzione statale, la mafia, la ‘ndrangheta, la camorra e altre forme di arricchimento sono elementi costituiti dello stesso corrotto regime capitalistico – cioè fanno parte del medesimo sistema di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, anche se operano con mezzi diversi e vengono solo apparentemente combattuti dalle istituzioni del potere padronale - ed è questa la ragione per cui non vengono e non possono essere mai debellati, ma potranno scomparire unicamente con la scomparsa dell’infame sistema capitalistico. Un esempio attuale ci viene dagli affari e dalla corruzione che da anni domina il comparto della spazzatura in Campania! Chi sostiene che il potere giudiziario agisce in piena autonomia ed è in grado di sconfiggere le illegalità diffuse e profonde e di affermare la giustizia uguale per tutti e l’interesse generale in effetti mente a se stesso, per la semplice e ovvia ragione che, in buona o cattiva fede che sia, non tiene conto di una verità scientifica assoluta e cioè che il sistema giudiziario è semplicemente una sovrastruttura del dannato e assassino sistema economico capitalistico e in quanto tale ne è parte integrante. Chi vuole veramente cambiare la triste situazione sociale presente può fare una sola cosa, mettersi a disposizione per lavorare alla prospettiva della Rivoluzione Socialista, tutto il resto è inganno e perdita di tempo.
La Rivoluzione Socialista non si improvvisa, ma si prepara e si promuove quando ha la possibilità di essere vincente. Purtroppo la Rivoluzione Socialista non è una festa, come sostengono i falsi rivoluzionari, ma è il momento di lotta di classe più duro e impegnativo per conquistare il potere politico ed economico alla classe sfruttata. Per fare la Rivoluzione Socialista occorre far crescere un particolare tipo di partito con una organizzazione specifica, ovvero il Partito di classe e rivoluzionario marxista-leninista, che ha il compito di guidare la classe lavoratrice alla Rivoluzione e al Socialismo. Con orgoglio possiamo affermare che questo partito in Italia si chiama Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, che è nato e si è forgiato sulla teoria rivoluzionaria del marxismo-leninismo e che svolge la stessa funzione politica e storica del Partito Comunista bolscevico in Russia. Esso è un Partito diretto da quadri rivoluzionari di professione, è strutturato secondo i principi del centralismo democratico e fonda il suo essere sui principi comunisti dell’intransigenza morale, della coerenza e della fedeltà assoluta agli interessi delle masse lavoratrici e alla prospettiva della Rivoluzione Socialista. Sono questi gli elementi distintivi del nostro Partito che ci fanno meritare la stima e la fiducia di chi si avvicina a noi per costruire assieme il percorso della Rivoluzione Socialista. I lavoratori d’Italia devono prendere coscienza che per migliorare le difficili condizioni di vita loro e dei loro discendenti devono abbandonare l’attuale falsa sinistra italiana e i falsi partiti comunisti della Rifondazione, dei Comunisti Italiani e di qualche altra falsa organizzazione comunista e unirsi alla nostra battaglia politica per migliorare veramente le condizioni di vita oggi e per lavorare con convincimento, concretezza e passione alla preparazione della prossima Rivoluzione Socialista. Fondamentalmente occorre che il proletariato riesca a liberarsi dai condizionamenti propagandistici e organizzativi della società capitalistica -
come l’alternanza tra centrosinistra e centrodestra e ben sapendo che anche votando il cosiddetto “male minore” del centrosinistra in effetti si vota sempre per il male della sopravvivenza del dannato sistema
capitalistico, un voto che non serve per liberarci dalla schiavitù padronale, anzi chi vota per il “male minore” diventa persino complice e corresponsabile delle gravi conseguenze sociali che gli
deriveranno dal governo eletto, così com’è avvenuto coi governi di centrosinistra di Prodi e D’Alema!; come il partito democratico, sbocciato nei Palazzi del potere della borghesia e non nella società per dominare la scena politica italiana nei prossimi anni e per poter meglio governare e garantire la sopravvivenza di questo infame sistema economico e sociale di sfruttamento e di repressione delle masse popolari; come il cosiddetto socialismo democratico; come la nuova sinistra europea; come i sindacati borghesi e di regime; come il movimento di Peppe Grillo, le varie proteste movimentistiche e altro ancora che avviene dentro e al servizio della disumana società capitalistica, tant’è che nessuna di queste entità politiche e movimentistiche borghesi parla della Rivoluzione proletaria e della costruzione del Socialismo in Italia, anzi sono tutte dichiaratamente e ferocemente anticomuniste! – e costruisca, il proletariato, la sua nuova coscienza di classe e rivoluzionaria studiando e assimilando il pensiero e l’opera imperituri di Marx, Engels, Lenin e Stalin. Uno dei compiti del P.C.I.M-L. è proprio quello di facilitare l’avvicinamento dei lavoratori e dei giovani ai testi del marxismo-leninismo e a tale scopo nella imponente Biblioteca del Partito esistono e sono a disposizione i principali testi della dottrina comunista, del materialismo storico e dialettico e della storia del movimento comunista nazionale e internazionale e molti di questi volumi sono già presenti sul nostro Sito Internet
www.pciml.org .
Compagne e compagni, lavoratori tutti, stamattina noi siamo qui per ricordare che la Rivoluzione Socialista d’Ottobre non è un ricordo del passato destinato a scomparire dalla coscienza umana e non è
un affresco da museo, bensì che Essa appartiene alla storia superiore del genere umano ed è più che mai viva e attuale e che i suoi principi ispiratori e le sue successive realizzazioni ci guideranno nella prossima conquista rivoluzionaria del potere politico, nella costruzione, questa volta vincente e definitiva, della nuova società socialista e nell’edificazione di quella comunista; siamo qui per riaffermare la validità scientifica e storica dei principi del marxismo-leninismo e per dimostrare che siamo fermamente decisi a sconfiggere gli oppositori della prospettiva socialista interni ed esterni al movimento operaio e comunista del nostro paese; siamo ancora qui per dire con forza ai traditori di ieri e di oggi della causa socialista che presto essi saranno nuovamente e definitivamente spazzati dalla Rivoluzione Socialista nella fogna della storia della barbarie capitalistica; siamo sempre qui per sottolineare con decisione che l’alternativa alla società capitalistica si realizza unicamente con il sostegno e la difesa del Partito marxista-leninista della Rivoluzione Socialista, che in Italia è il P.C.I.M-L., con la lotta di classe politica e sindacale a partire da subito, con la vittoria della Rivoluzione Socialista, con la dittatura – potere – del proletariato e con la lotta di classe ferma e generalizzata nel periodo di costruzione del socialismo contro gli eventuali sopravvissuti nemici della Rivoluzione e del Socialismo; e, in ultimo, siamo qui per chiamare tutti i lavoratori italiani operai e intellettivi occupati e disoccupati pubblici e privati, i pensionati, le casalinghe e gli studenti, che sono tutti costretti a soffrire e disperarsi in questo sistema, alla militanza attivava nel P.C.I.M-L., alla mobilitazione e alla lotta politica contro il regime degli sfruttatori e i loro servi attuali. Facciamo sventolare alta e ovunque in Italia la bandiera del P.C.I.M-L., che è la bandiera della liberazione dalla schiavitù padronale e della vittoria del Socialismo nel nostro paese. Con la nostra lotta quotidiana meritiamoci, compagni e lavoratori, il consenso e la fiducia delle masse, perché solo così potremo far tremare il potere politico d’affari del capitalismo cacciandolo a calci nel sedere dalla guida politica del paese e innalzando la gloriosa bandiera rossa del Socialismo, coi suoi simboli del lavoro e della passata sofferenza umana, sui pennoni del Quirinale, del Parlamento e di Palazzo Chigi.

VIVA I NOSTRI GRANDI MAESTRI DEL PROLETARIATO INTERNAZIONALE
MARX, ENGELS, LENIN E STALIN!
VIVA LA GLORIOSA E IMPERITURA RIVOLUZIONE SOCIALISTA D’OTTOBRE!
VIVA LA PROSSIMA RIVOLUZIONE SOCIALISTA IN ITALIA!
VIVA LA VITTORIA DELLA PROSSIMA RIVOLUZIONE SOCIALISTA NEL NOSTRO PAESE!
VIVA LA CONQUISTA DEL SOCIALISMO IN TUTTO IL MONDO!
VIVA INIZIALMENTE LA POSSIBILITA’ DI COSTRUIRE IL SOCIALISMO IN UN SOLO PAESE!
VIVA LA CONQUISTA DEL POTERE POLITICO DA PARTE DELLA CLASSE LAVORATRICE!
VIVA IL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA!
VIVA IL COMUNISMO!

Napoli, 11 novembre 2007.

L'INTERNAZIONALE COMUNISTA MAGISTRALMENTE SUONATA E CANTATA DALL'ARMATA ROSSA DELLA GLORIOSA UNIONE SOVIETICA DI LENIN E STALIN

INNO NAZIONALE DELLA GLORIOSA UNIONE SOVIETICA SUONATO E CANTATO MAGISTRALMENTE DAL CORO DELL'ARMATA ROSSA

UN'ALTRA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE E' POSSIBILE, PREPARIAMOLA INSIEME!

RELAZIONE DEL COMPAGNO DOMENICO SAVIO, SEGRETARIO GENERALE DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA, TENUTA ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL PARTITO A NAPOLI IL 3 MARZO 2007.

Compagne e compagni, lavoratrici e lavoratori tutti, benvenuti a questa importante iniziativa del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, che per la prima volta nella sua ancor breve ma intensa e significativa storia da Napoli si rivolge all’intero proletariato italiano. Dopo le significative iniziative di carattere organizzativo tenute nel mese di dicembre 2006 a Roma per le regioni del centro e a Milano per quelle del nord, non a caso abbiamo scelto Napoli, quale maggiore città di quel Mezzogiorno che, a circa 150 anni dall’unità d’Italia, dallo Stato capitalistico continua ad essere particolarmente penalizzato nello sviluppo sociale e nel soddisfacimento dei diritti e dei bisogni delle popolazioni e, principalmente, della classe lavoratrice, ancora in larga parte costretta ad emigrare per poter lavorare e vivere meno drammaticamente. Ma per il PCIML non esiste una questione meridionale o settentrionale, bensì esiste la questione del sistema capitalistico da sconfiggere al più presto possibile per liberare i lavoratori del braccio e della mente dallo sfruttamento padronale e per costruire la società socialista.
Molti compagni, lavoratori e cittadini che non hanno ancora avuto modo di conoscerci si chiedono chi siamo, da dove veniamo e quali obiettivi ci proponiamo. Il gruppo dirigente del nostro Partito affonda le sue radici ideali e culturali nei principi filosofici, politici e strategici del marxismo-leninismo e nella dottrina scientifica del materialismo dialettico e del materialismo storico e si riconosce nell’esperienza storica della lotta politica marxista-leninista sviluppatasi nel nostro paese e altrove dall’inizio del ventesimo secolo ad oggi. Per marxismo-leninismo noi intendiamo la natura coerentemente di classe e rivoluzionaria della lotta del proletariato per costruire la società socialista e per edificare quella comunista, così come ci è stato insegnato dai nostri quattro unici grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin. Il marxismo-leninismo, come sviluppo teorico e autorevole enunciazione, si e fermato alla morte del compagno Stalin. Il marxismo-leninismo è la dottrina comunista ed è la strategia politica e rivoluzionaria per sconfiggere il capitalismo e costruire il socialismo sulla Terra, così come sono stati definiti dai quattro geniali Maestri, non ci sono stati altri arricchimenti e neppure occorrono per la conquista del socialismo nei singoli paesi e sull’intero Pianeta. La via per il socialismo è una sola, pienamente confermata anche dall’esperienza storica del movimento comunista e operaio nazionale e internazionale, ed è la lotta di classe e rivoluzionaria, cioè la via rivoluzionaria al socialismo, non ci sono altre strade, già condannate nei principi del socialismo scientifico e letteralmente sconfitte dall’esperienza storica. Le variopinte e cosiddette tenze vie, le socialdemocrazie e il riformismo sono strumenti ignobili di difesa e di sopravvivenza del barbaro sistema capitalistico.
La storia della lotta di classe del movimento operaio mondiale dalla pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista del 1848 ad oggi ci ha ampiamente dimostrato che il nemico principale e dichiarato della costruzione del socialismo è il revisionismo della dottrina rivoluzionaria del marxismo-leninuismo e che è un nemico ancora peggiore di quello rappresentato dal capitalismo, perché nasce e si sviluppa all’interno stesso del movimento operaio e subdolo riesce a ingannare e imbrogliare le masse lavoratrici. Il revisionismo, sia quando governa lo Stato e il sistema capitalistico e sia quando è all’opposizione per opportunismo elettorale, rimane sempre un alleato degli interessi della classe borghese. Possiamo definire i partiti revisionisti come una barricata di sinistra del sistema capitalistico che strumentalizzando e utilizzando impropriamente le parole “comunista o comunismo, socialista o socialismo, lotta oppure partito di governo e di opposizione” ostacolano la formazione della coscienza autenticamente di classe e rivoluzionaria delle masse lavoratrici e rendono difficile, oggi come ieri, la formazione di un grande partito marxista-leninista che possa cominciare a far tremare il sistema della dittatura capitalistica e avanzare sulla via della Rivoluzione socialista e della conquista del potere politico da parte della classe proletaria. Ciò è ampiamente dimostrato dalla funzione a sostegno dello Stato e del regime capitalistico che ha svolto in Italia l’ex PCI revisionista e che allo stesso modo svolgono attualmente i falsi partiti comunisti della Rifondazione e dei Comunisti Italiani. Rendono un servizio utile alla sopravvivenza del sistema padronale anche tutte quelle organizzazioni politiche revisioniste esistenti nel panorama politico italiano che si richiamano al maoismo, al Che e ai vari e diversi filoni del revisionismo storico, contro cui con forza teorica e politica hanno combattuto i nostri Maestri. La verità è che senza sconfiggere il revisionismo non sarà possibile neanche costruire il socialismo! Per noi il pensiero e l’opera del compagno Stalin costituiscono lo spartiacque tra marxismo-leninismo e revisionismo, nel senso che gli antistalinisti sono anche revisionisti e antimarxisti-leninisti.
Dopo la sconfitta subita dal socialismo realizzato nel ventesimo secolo ad opera scellerata della nuova maggioranza revisionista insediatasi alla guida del ventesimo congresso del PCUS e dello Stato Sovietico nel 1956 e prima della nascita del nostro Partito, 3 dicembre 1999, in Italia la classe lavoratrice era priva del proprio Partito di classe e rivoluzionario per poter avanzare sulla strada che conduce al socialismo e non aveva una propria e fedele rappresentanza politica nei conflitti sociali col nemico di classe. Il PCIML è l’erede naturale dell’ esperienza rivoluzionaria fatta dal movimento comunista negli ultimi due secoli, della breve ma eroica esistenza della Comune di Parigi del 1871, della rivoluzione russa del 1905, della gloriosa e prima vittoriosa Rivoluzione d’Ottobre del 7 novembre 1917, della nascita, il 21 gennaio 1921, e del difficile cammino del Partito Comunista d’Italia e della grandiosa ed esaltante costruzione del socialismo nella gloriosa Unione Sovietica sotto la guida ineguagliabile di Lenin e Stalin. Questo è il nostro Partito, questa è la nostra formazione e questo è il nostro obiettivo storico, cioè la conquista della società socialista in Italia.
Non a caso abbiamo titolato la manifestazione di oggi “Un’altra Rivoluzione d’Ottobre è possibile, prepariamola insieme”, perché la classe lavoratrice sfruttata e schiavizzata dalla dannata classe padronale non smetterà mai di lottare fin quando non si sarà liberata dalle catene secolari dello sfruttamento e della schiavitù sociale. La lotta di classe è generata dall’esistenza delle classi stesse e cesserà di esistere solo con la loro scomparsa nella società comunista. Sin da quando agli albori dell’umanità si formò la minoritaria classe padronale che impose la sua dittatura economica e sociale sulla maggioritaria classe sottomessa, i lavoratori sfruttati e ridotti a vivere di stenti lottano per liberarsi. Con la Rivoluzione d’Ottobre per la prima volta nella storia la classe lavoratrice russa conquista il potere politico e avvia a compimento quella grandiosa epopea che è stata il socialismo realizzato nel mondo nel corso del ventesimo secolo. Come non ricordare qui le conquiste scientifiche e sociali dell’Unione Sovietica e la strepitosa vittoria dell’Armata Rossa sul nazifascismo e anche sul capitalismo e l’imperialismo che avevano inizialmente sperato nella vittoria della Germania nazista sul paese dei Soviet. Quell’epopea è stata possibile grazie all’esistenza del Partito Comunista bolscevico, voluto e costruito da Lenin e Stalin, grazie all’esistenza e all’opera della Terza Internazionale e grazie alla maggioranza marxista-leninista che nell’URSS era alla guida del Partito e dello Stato. Ma la lotta di classe nella fase di costruzione del socialismo – quando avanza il processo di collettivizzazione di ogni attività sociale - continua anche nel Partito, dove si confrontano i coerenti marxisti-leninisti, che posseggono una conseguente formazione politica di classe e rivoluzionaria, e quelli, purtroppo, ancora condizionati dalla residua cultura borghese e religiosa rimasta in loro. Purtroppo ancora una volta, dopo le lotte degli schiavi, la Comune di Parigi, la Rivoluzione del 1905 e quella vittoriosa del 1917, ha vinto la classe padronale col concorso diretto del revisionismo. Ma la storia non finisce qui e il cammino verso il socialismo riprende più deciso e vigoroso che mai.
Tra due giorni ricorre il 54° anniversario della morte del grende condottiero, del grande statista comunista, del grande marxista-leninista, del grande Maestro e dell’Uomo più amato e pianto dai popoli, il compagno e padre del socialismo realizzato sino ad oggi Giuseppe Stalin. Con grande commozione noi stamattina andiamo col pensiero ai giorni di dolore della sua morte, quando il proletariato di tutto il mondo lo piangeva e quando sospendendo il lavoro si inchinò sulla sua bara e lo salutò per l’ultima volta in lacrime. Stalin è stato l’erede e il continuatore più fedele del pensiero e l’opera di Lenin, è stato l’eroe del socialismo realizzato, con lui in vita i revisionisti traditori della causa socialista tremavano ma, innanzitutto, il compagno Stalin era ed è rimasto il terrore della classe sfruttatrice ed è per questo che avendo essa ancora vinto oggi lo copre di calunnie, di infamie e di crimini inesistenti. Ma la storia futura e i popoli si vendicheranno di tante offese e menzogne. Il capitalismo a 54 anni dalla morte ha ancora paura di Stalin ed è per questo che continua a criminalizzarlo, ma ciò non impedirà ai popoli sfruttati e massacrati dagli interessi feroci del capitale di riconoscere nel pensiero e l’opera di Stalin una guida sicura e intransigente verso il socialismo. Il PCIML nella sua battaglia per costruire l’avvenire socialista fa propri gli insegnamenti di lotta di classe di Stalin e lo ricorda e addita al popolo lavoratore italiano con affetto e perpetua gratitudine, perché dopo la prematura morte di Lenin, Stalin è stato nella storia il primo e vittorioso costruttore del socialismo.
Oggi più che mai esiste la necessità storica di riprendere il cammino verso il socialismo. I nemici interni ed esterni del movimento operaio, asserviti agli interessi della classe padronale e corrotti dai privilegi che questa mette loro a disposizione per dissuadere i lavoratori dalla lotta di classe, dicono che le condizioni sociali sono cambiate e che non è più tempo di rivoluzione socialista, di conquista rivoluzionaria del potere politico da parte dei lavoratori e che bisogna accontentarsi dei miglioramenti conseguibili all’interno della società capitalistica. Insomma, migliorare il sistema di sfruttamento padronale, questa è la ricetta dei revisionisti. Non ci vuole molto per capire che chi sostiene ciò è un alleato e un venduto agli interessi della classe sfruttatrice. Noi marxisti-leninisti rispondiamo che i cambiamenti verificatisi nella società da quando Federico Engels nel lontano maggio 1845 pubblicò l’impressionante opera “La situazione della classe operaia in Inghilterra” non sono avvenuti in termini di liberazione di classe, cioè non sono cambiati il sistema e il potere capitalistico coi suoi drammatici mali sociali, anzi col ritorno del dominio assoluto dell’imperialismo sul mondo questi si sono enormemente aggravati, non è stato eliminato lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e le condizioni di vita complessiva dei popoli della Terra sono paurosamente peggiorate. Basta un solo esempio per tutti: lo scienziato, compagno e Maestro Federico Engels diceva che o i comunisti avrebbero sconfitto il capitalismo e costruito il socialismo oppure il capitalismo avrebbe distrutto l’umanità intera con l’uso distorto e distruttivo delle risorse della Terra. Ed è quello che si sta puntualmente verificando con la compromissione dell’equilibrio biologico del Pianeta mediante lo sfruttamento selvaggio e irrazionale delle risorse ambientali, forestali e minerarie della Terra per alimentare sempre di più il fiume di profitti di cui ogni giorno ha sete il grande capitale nazionale e multinazionale.
Dunque il socialismo è di grandissima attualità: o il socialismo sconfiggerà il capitalismo oppure il capitalismo continuerà a distruggere l’umanità intera! Ma per distruggere il capitalismo c’è bisogno di un partito autenticamente di classe e rivoluzionario, cioè di un nuovo Partito Comunista bolscevico e questo oggi è il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, che è un Partito marxista-leninista di ferro, guidato da quadri rivoluzionari di professione e di provata fede, costruito sui principi del centralismo democratico, fermamente ancorato ai principi di classe e rivoluzionari del marxismo-leninismo e che ha come unico obiettivo la preparazione della rivoluzione socialista che effettuerà il passaggio del potere politico dalla classe padronale a quella lavoratrice per costruire la nuova e superiore società prima socialista e poi comunista. Questo è il gravoso, ma possibile, compito storico del PCIML. Noi, a differenza dei trotskisti, dichiariamo che anche oggi è possibile costruire il socialismo in un solo paese e che collettivizzati i mezzi di produzione ogni popolo, neutralizzate le ingerenze degli stati capitalistici avversari, può essere autosufficiente nei suoi bisogni di vita e di sviluppo sociale. Naturalmente l’allargamento progressivo del mondo socialista e la divisione del lavoro e della produzione all’interno di questo favorirà e accelererà uno sviluppo maggiore per tutti i popoli interessati. In Italia la ripresa del cammino verso il socialismo è possibile immediatamente e non c’è da perdere altro tempo.
La difficoltà reale è quella di far capire alle masse lavoratrici italiane che i partiti riformisti e revisionisti dell’attuale sinistra borghese e di regime padronale che governano lo Stato e il regime economico capitalistico sono nemici dichiarati del potere politico della classe lavoratrice e della costruzione della società socialista. Un vero partito comunista che vuole costruire il socialismo non và mai a gestire il potere e lo Stato capitalistico che deve sconfiggere e nel momento in cui i falsi partiti comunisti della Rifondazione e dei Comunisti Italiani vanno a gestire il potere di sfruttamento delle masse popolari che dovrebbero annientare significa chiaramente che essi sono passati dall’altra parte della barricata, hanno tradito il mondo del lavoro e la sua prospettiva socialista e devono essere isolati e sconfitti allo stesso modo dei nemici di classe. Dobbiamo anche prendere pienamente coscienza che nulla hanno a che fare con la lotta di classe per il socialismo tutte quelle organizzazioni extraparlamentari revisioniste - come l’ultima nata dalla scissione di Rifondazione ad opera del revisionista, oppurtunista e trotskista Marco Ferrando e che ha preso il nome di Partito Comunista dei Lavoratori -, riformiste, movimentiste come i no-global, pacifiste, rivoluzionaristiche, anarchiche, eccetera, perché sono tutte condizionate dalla cultura borghese, non posseggono la cultura della lotta di classe del proletariato, non hanno come obiettivo la costruzione della società socialista e finiscono sempre per essere, direttamente o indirettamente in buona o cattiva fede, strumento di sopravvivenza della società capitalistica. Una cosa è il movimentismo riformista piccolo-borghese e un’altra cosa è la lotta di classe per abbattere il capitalismo e costruire il socialismo.
I principi, la cultura e ogni attività politica dei coerenti marxisti-leninisti sono lealmente e concretamente contro le guerre di espansione, di aggressione, di occupazione, di sottomissione e di sfruttamento di paesi e popoli da parte delle potenze imperialistiche. Dall’inizio della storia umana le guerre sono servite solo agli stati a regime economico e politico padronale per espandere il proprio potere, per appropriarsi delle ricchezze altrui e per disporre di nuovi mercati dove collocare le proprie merci. A pagare l’enorme prezzo di morte, di ferite, di amputazioni, di malattie, di massacri cruenti ed inimmaginabili, di fame e di dolore lacerante delle guerre sono state sempre e unicamente le masse lavoratrici dei vari paesi, mandate al fronte per scannarsi reciprocamente. Ecco perché oggi, più che mai, il proletariato di tutti i paesi della Terra dev’essere unito contro le guerre scatenate dalla classe capitalistica dei vari stati e dalle varie potenze imperialistiche. Nell’ambito dell’internazionalismo proletario il PCIML è totalmente solidale coi popoli che lottano per l’indipendenza e la sovranità nazionale e per l’autodeterminazione. In modo particolare attualmente ci sentiamo al fianco della dura ed impari lotta di liberazione che stanno eroicamente conducendo i popoli dell’Afghanistan, dell’Iraq e della Palestina contro l’occupazione e lo sfruttamento dell’imperialismo americano, europeo ed israeliano. A questi popoli aggrediti e sottomessi noi questa stamattina inviamo un fraterno saluto di viva e partecipata solidarietà. Storicamente senza distruggere il sistema capitalistico e la sua espansione imperialistica non è possibile neppure distruggere le guerre periodiche. Sconfiggere il mondo socialista costruito nel ventesimo secolo serviva all’imperialismo per ritornare a dominare il mondo senza contrasti. La lotta al terrorismo è solo un ignobile pretesto per imporre il dominio politico, economico e militare dell’imperialismo americano ed europeo sul resto del Pianeta. La guerra non distrugge il terrorismo, ma lo alimenta ulteriormente, così come dimostra l’attuale guerra in Medio Oriente, peraltro scatenata per mettere le mani sulle immense risorse minerarie di quei paesi!
Per il sistema economico capitalistico l’industria bellica è uno dei suoi settori industriali produttivi più redditizi a cui non può rinunciare per sopravvivere. Gli armamenti sono una merce qualsiasi che producono profitti e difendono la sopravvivenza del sistema di sfruttamento capitalistico e i milioni di morti che provocano costituiscono il tributo di sangue che l’umanità sofferente deve pagare alla classe padronale sfruttatrice e assassina. Responsabili della sottomissione e dello sfruttamento dei popoli attraverso la guerra sono i governi del sistema capitalistico ed imperialistico. In Italia sono responsabili parimenti i governi di centrodestra e di centrosinistra, che alternativamente governano l’infame sistema capitalistico di sfruttamento della classe lavoratrice e di dittatura sociale. E lo sono tutti i partiti sostenitori delle due coalizioni: Alleanza Nazionale, Forza Italia, U.D.C., Lega Nord, Margherita, Verdi, l’Italia dei Valori, Democratici di Sinistra, Socialisti Democratici Italiani, ecc. Sono responsabili allo stesso modo anche i falsi partiti comunisti della Rifondazione e dei Comunisti Italiani che governano gli affari economici e militari del capitalismo italiano e dell’imperialismo occidentale e usurpando la parola comunista ingannano i lavoratori e le masse popolari definendosi partiti di governo e di opposizione sociale. Il mantenimento e il finanziamento di missioni militari all’estero al seguito degli Stati Uniti e della Nato ne sono una prova inconfutabile. Il PCIML chiede al governo italiano di liberare il nostro territorio da tutte le basi americane e di uscire dalla Nato, anche perché un paese neutrale ha la possibilità di lavorare meglio e concretamente per costruire un’era di pace e corre meno rischi di essere attaccato militarmente. Da Napoli và tutta la nostra solidarietà di marxisti-leninisti e di lotta di classe al popolo di Vicenza, impegnato nella dura battaglia contro l’allargamento della base militare americana.
La lotta alle cause economiche che generano le guerre è e può essere solo di natura politica e di classe. Per questo motivo affermiamo che il pacifismo non serve a sconfiggere le guerre, perché esso è di natura borghese – che nasce e opera come componente del sistema capitalistico, che è la causa di ogni guerra - e non si propone di eliminare la causa scatenante delle guerre, cioè il capitalistico stesso, che con le guerre accumula nuovi e giganteschi profitti.
L’avanguardia della classe lavoratrice italiana, pur lavorando attivamente all’interno del movimento di lotta complessivo delle masse lavoratrici del nostro paese, sul piano organizzativo e di indirizzo della lotta sindacale deve prendere le distanze sia dai sindacati di regime borghese - quali sono tutti quelli attualmente esistenti, riferibili al centrodestra e al centrosinistra e che fanno propria la politica sindacale padronale del compromesso e della concertazione con le categorie imprenditoriali e col governo – e sia dal sindacalismo movimentista di base che, purtroppo, non ha una piattaforma sindacale e politica di classe e deve, detta avanguardia, lavorare alla crescita del già costituito Sindacato di Classe dei Lavoratori Italiani, avente come sigla S.C.L.I.. Che è l’unico sindacato di classe oggi esistente in Italia che ha l’obiettivo statutario di battersi contro ogni politica di compromesso e di concertazione della classe lavoratrice con la classe padronale – perché, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, l’esperienza ha ampiamente dimostrato che la vergognosa politica del compromesso e della concertazione serve unicamente ai padroni e al loro governo per poter meglio sfruttare e nel tempo i lavoratori mitigandone i fervori rivendicativi –, di lottare sul terreno della contrapposizione di classe per conquistare ai lavoratori migliori e più dignitose condizioni di vita e di impegnarsi al fianco del PCIML per avvicinare la sconfitta storica del sistema capitalistico, la conquista del potere politico da parte dei lavoratori e l’avvio della costruzione della società socialista. La classe operaia, coi suoi gravi problemi esistenziali, non è scomparsa, come cercano di convincerci gli scribacchini lautamente e interessatamente pagati dal capitale, anzi è aumentata, solo che il padronato è riuscito a dividerla nel processo produttivo, sicché alla grande fabbrica è subentrata una miriade di piccole aziende, ma la sua potenzialità rivoluzionaria è rimasta intatta.
Per gli interessi delle masse lavoratrici e popolari oggi la situazione di governo capitalistico dell’Italia è drammatica. Una statistica dello stesso Stato padronale ci rivela che ogni anno in Italia solo il 50% della ricchezza prodotta và alla classe lavoratrice, che rappresenta la quasi totalità della popolazione, mentre l’altro 50% và alla esigua minoranza della classe padronale. Inoltre, la classe lavoratrice è costretta a versare nelle casse dello Stato l’80% delle imposte a fronte del misero 20% della classe ricca: questa è la dimostrazione più ignobile e vergognosa della disparità delle condizioni di vita nella società capitalistica! Per gli interessi presenti e futuri dei lavoratori, le coalizioni politiche ed elettorali di centrodestra e centrosinistra sono uguali, assieme a tutti i partiti che le sostengono e senza eccezione alcuna, nella difesa spregiudicata degli interessi del capitalismo nazionale e delle multinazionali. Esse gestiscono lo stesso sistema sociale e i medesimi interessi della classe capitalistica. L’Europa imperialistica unita con l’accentramento dei più importanti poteri economici, militari e politici nazionali – tanto è che l’indipendenza e la sovranità nazionale dei singoli stati sono state enormemente ridimensionate – e con l’introduzione dell’euro ha fortemente peggiorato le condizioni di vita delle masse popolari, ciò a tutto vantaggio dei profitti delle multinazionali; la Finanziaria 2007 del governo di centrosinistra ha spostato una ricchezza di circa 40mila miliardi di vecchie lire dalla classe lavoratrice alla classe padronale nazionale ed internazionale, in modo particolare mediante il cosiddetto debito pubblico, dove gli interessi si sono mangiato chissà per quante volte l’effettivo capitale iniziato prestato, debito che è diventato come una sanguisuga avvinghiata alle miserie da sfruttare sino in fondo delle masse popolari italiane, allo stesso modo del debito dei paesi sottosviluppati nei confronti della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale e delle altre istituzioni finanziarie sovranazionali, dove “poche lire” sono servite agli imperialisti per arricchirsi sulle miserie, sulla fame e sulle malattie dei popoli del terzo e quarto mondo: quanta violenza, quanta disumanità e quanta calcolata e feroce malvagità del capitale assassino verso i popoli della Terra; l’ulteriore annunciata riforma peggiorativa e in modo progressivo delle pensioni, l’aumento costante delle tasse e dei bisogni di vita quotidiana, la diminuzione del potere d’acquisto dei salari e degli stipendi, la precarietà del lavoro - quando c’è, naturalmente! - l’aumento e l’imbarbarimento dello sfruttamento dei lavoratori nelle aziende hanno gravemente peggiorato le condizioni di sopravvivenza delle masse lavoratrici e popolari italiane. Ci sono tutte le condizioni storiche affinché i lavoratori occupati, disoccupati e pensionati prendano coscienza della situazione, abbandonino i partiti e i sindacati borghesi e si adoperino per costruire una vera alternativa politica e sociale nel nostro paese e questa alternativa presente e futura si chiama PCIML. Non vi sono altre alternative credibili e fattibili per vivere un’esistenza più umana e dignitosa oggi per noi e domani per le nuove generazioni.
L’ultima e cocente delusione ricevuta dal popolo lavoratore italiano, che nel 2006 ha votato per il centrosinistra, è sicuramente l’ulteriore spostamento al centro del già centrista governo Prodi. Pur di rimanere a galla questo governo della falsa sinistra ex democristiana, riformista e revisionista ha persino rinnegato una parte del suo programma elettorale ed ha chiesto a componenti dell’ex centrodestra di sostenerlo promuovendo una scandalosa campagna acquisti in settori politici estranei finanche alla cultura politica del centrosinistra. E’ un’operazione di potere che ci riporta con la mente a quelle più squallide compiute nel passato dai governi democristiani, pentapartiti e di salute pubblica. E’ uno scandalo politico del tutto estraneo alla cultura e ai comportamenti della sinistra storica italiana. Ed è particolarmente scandaloso che a tale operazione di snaturamento verso il centro ex democristiano della coalizione partecipino felicemente anche i falsi partiti comunisti della Rifondazione e dei Comunisti Italiani per non perdere il potere e i privilegi accordati loro dallo Stato capitalistico!
Intanto tutti quei lavoratori e cittadini che in buona fede hanno pensato di votare per “il male minore” del centrosinistra – che però minore non è, in quanto è lo stesso male di sostegno alla sopravvivenza del sistema capitalistico in contrapposizione alla costruzione della prospettiva socialista – ora si trovano governati anche “dal male maggiore” rappresentato dal sostegno dato al governo da alcuni personaggi dell’ex centrodestra.
Il PCIML partecipando alle elezioni borghesi e puntando ad avere degli eletti e potendo così unificare la lotta di classe condotta nel sociale con quella nelle istituzioni avrebbe maggiore possibilità di successo nella rivendicazione di importanti conquiste sociali, come: il diritto al lavoro o al salario garantito per tutti; la reintroduzione della scala mobile; l’assistenza sanitaria totalmente gratuita e adeguata alle diverse esigenze; il pieno e gratuito diritto allo studio di ogni indirizzo e grado; il diritto alla casa, anche attraverso la reintroduzione di un equo canone adeguato alle reali possibilità economiche delle famiglie lavoratrici e pensionate; il blocco delle privatizzazioni e la gestione pubblica dei beni e dei servizi territoriali e nazionali; una legge severa per la sicurezza sul lavoro; l’abrogazione della legislazione sulla precarietà del lavoro e sul nuovo disumano caporalato; l’approvazione di una legge che umanizzi i rapporti di lavoro e di produzione nelle aziende industriali, agricole e commerciali; eccetera.
Il PCIML, che si ispira integralmente ai principi del marxismo-leninismo, combatte ogni forma di estremismo e di settarismo nella lotta politica. Lenin scriveva ed insegnava che l’estremismo è una malattia infantile del comunismo da combattere e sconfiggere. Difatti la classe lavoratrice del braccio e della mente potrà fare la sua rivoluzione, conquistare il suo potere politico e costruire la sua superiore società prima socialista e poi comunista solo attraverso un autentico e coerente Partito Comunista di classe e rivoluzionario che conquistandosi la stima e il consenso delle grandi masse lavoratrici e popolari le guiderà alla vittoria rivoluzionaria sull’odierna dittatura capitalistica. In Italia nella sinistra extraparlamentare esistono varie organizzazioni politiche estremistiche e settarie, come il maoista PMLI di Firenze, che ha adottato l’astensionismo elettorale come strategia politica e che, per tanto, ci attacca disgustosamente, peggio dei nemici di classe, quando avendone le possibilità organizzative partecipiamo alle elezioni borghesi. Cio quando l’astensionismo scelto come strategia politica è contro l’esperienza storica del marxismo-leninismo.
Occorre subito chiarire che il nostro Partito partecipa alle elezioni borghesi giammai per andare a gestire il sistema capitalistico - come fanno i falsi partiti comunisti della Rifondazione, dei Comunisti Italiani e loro simili - che dobbiamo abbattere con la rivoluzione socialista, ma unicamente, proprio come fecero il Partito Comunista bolscevico nel 1912 in Russia e il PCd’I nel 1924 in Italia, per portare la lotta di classe e rivoluzionaria anche nelle istituzioni del nemico di classe, allo scopo di combattere pure da quella barricata ideologica e politica per ottenere il miglioramento immediato delle drammatiche condizioni di vita quotidiana della classe lavoratrice e delle più vaste masse popolari del nostro paese e per avvicinare l’epopea della rivoluzione socialista. I coerenti marxisti-leninisti sanno bene che con le elezioni borghesi non si conquista il socialismo, infatti esse non servono a cambiare il sistema economico dominante, ma solo a scegliere chi deve governarlo nell’interesse della classe padronale!
Il significativo risultato elettorale ottenuto dal PCIML nelle elezioni politiche suppletive del 1994 nel piccolo collegio elettorale di Napoli-Ischia, 6,9% dei voti validi, e in quelle politiche del 1996 nel vasto collegio senatoriale della regione Campania, circa 1% dei voti validi, dimostra senza ombra di dubbio che nel nostro paese esiste una consistente parte della classe lavoratrice operaia e intellettiva pronta a votare e sostenere un coerente Partito Comunista di classe e rivoluzionario che sin da questo momento si batte per costruire la prospettiva del socialismo. Anche perché oggi il PCIML è l’unica rappresentanza politica di classe e coerentemente comunista esistente nella società italiana.
Inoltre, l’elezione di compagni nelle istituzioni borghesi costituirebbe pure per il Partito una utile fonte di finanziamento, perché, com’è nella rigorosa tradizione dei partiti marxisti-leninisti, gli eletti al momento della candidatura sottoscrivono una delega notarile con la quale autorizzano il Partito a incassare ogni sua spettanza di carica ricevendo mensilmente in cambio uno stipendio stabilito dagli organismi dirigenti del Partito stesso. I comunisti eletti non vanno nelle istituzioni per percepire l’elevato stipendio o per beneficiare dei privilegi borghesi che la carica gli attribuisce, bensì per svolgere il loro impegno di lotta di classe in quell’ambito. Con tale finanziamento il Partito potrebbe meglio e più incisivamente sviluppare la sua attività politica. Ai compagni e agli elettori tutti diamo appuntamento alle prossime competizioni elettorali per portare i veri rappresentanti degli interessi delle masse popolari nelle istituzioni, ma l’impegno politico centrale e prioritario del PCIML rimane la costruzione della prospettiva socialista sin da questo momento.
Le brigate rosse, come le diverse forme di violenza settaria e terroristica, sono la totale negazione del marxismo-leninismo, del Partito e dei compagni marxisti-leninisti. Esse non hanno proprio nulla a che vedere con la dottrina comunista, con il marxismo-leninismo e con la lotta dei popoli per la conquista del socialismo, anzi spesso si sono dimostrate un utile strumento dei piani della classe borghese per criminalizzare e reprimere i diritti e le rivendicazioni sociali delle masse lavoratrici e per limitare o sospendere le libertà democratiche. La vera storia dell’umanità la scrivono le grandi masse popolari, anche se spinte e organizzate dalle avanguardie rivoluzionarie! Infatti nei decenni passati, come nelle ultime settimane, sono bastate delle incriminazioni verso presunti “brigatisti rossi” per dare la possibilità al potere e all’informazione capitalistici di scatenarsi, attraverso speciali trasmissioni radio-televisive e giornali nazionali, contro la cultura comunista, i comunisti e tutti quelli che si oppongono all’attuale sistema sociale, contro la dittatura del proletariato, che altro non è che l’auspicato potere politico della ipermaggioritaria classe lavoratrice - potere oggi detenuto ed esercitato dalla esigua classe capitalistica sfruttatrice -, contro l’opposizione di classe e contro le giuste accuse e rivendicazioni verbali dei lavoratori sfruttati e mal pagati nelle fabbriche, nelle campagne, negli uffici e nei servizi sociali. Insomma, si utilizzano strumentalmente certe azioni settarie, naturalmente quando sono vere e provate e che comunque sono del tutto estranee alla lotta di classe, per processare e criminalizzare il mondo del lavoro, che lotta e rivendica diritti e dignità esistenziali negati.
I marxisti-leninisti non hanno proprio nulla da spartire con qualsiasi forma di violenza settaria. Smentiamo categoricamente i falsificatori di regime di questa nostra verità ideologica, storica e politica. In conseguenza di tali principi il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, in quanto coerente Partito Comunista marxista-leninista, condanna con estrema severità ideologica e politica ogni propaganda e ogni azione delle cosiddette brigate rosse e di organizzazioni simili, ma nel contempo esprime piena e fraterna solidarietà umana e di classe a tutti quei compagni e lavoratori innocenti e ingiustamente accusati di crimini mai pensati e commessi. Non accettiamo e rispediamo al mittente ogni forma di criminalizzazione della lotta politica e sociale del movimento operaio e comunista nazionale e internazionale. Sono i marxisti-leninisti e l’intera classe lavoratrice a lottare per costruire una nuova società di vera uguaglianza e giustizia sociale, mentre il potere e la classe capitalistici, che vivono di sfruttamento del lavoro altrui, sono maestri e portatori di violenza d’ogni genere. La lotta per il socialismo passa anche e necessariamente attraverso la sconfitta, oltre che del revisionismo, del movimentismo e dell’opportunismo, della violenza settaria dei gruppi estremistici, le cui azioni favoriscono la sopravvivenza dell’odierno e disumano ordine sociale fondato sulla barbarie dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Oggi il PCIML è ancora un piccolo partito, ma ha un grande obiettivo: costruire il socialismo nel nostro paese. Anche il Partito Operaio Social Democratico Russo, poi Partito Comunista bolscevico, quando fu fondato nel 1898 era piccolissimo, ma col lavoro di Lenin e di Stalin divenne quel grandioso Partito Comunista che fece la Rivoluzione d’Ottobre, che avviò la costruzione di una nuova era di libertà e di vera giustizia sociale per l’umanità, che costruì il socialismo nell’Unione Sovietica e che, attraverso la politica dell’internazionalismo proletario, contribuì in modo determinante alla formazione del mondo socialista. Al contrario, un grande partito, com’era l’ex PCI revisionista prima e riformista dopo, privo di una formazione marxista-leninista non serve alla causa del socialismo, anzi ne diventa un nemico, come lo è l’attuale partito dei Democratici di Sinistra. Solo un Partito autenticamente di classe e rivoluzionario, cioè leninista e stalinista, può guidare la classe lavoratrice alla rivoluzione e al socialismo, tutti gli altri sono alleati e sostenitori dello Stato e della dittatura capitalistici. Oggi il compito primario del PCIML è quello di far crescere la coscienza di classe nelle masse lavoratrici, perché solo così può alimentarsi l’esercito dei combattenti per il socialismo. Certamente è un compito difficile in una società dominata dalla cultura e dall’informazione stampa-radio-televisiva capitalistica e dalla pesante ingerenza del potere temporale del Vaticano, ma è la strada che dobbiamo percorrere se vogliamo avanzare verso la meta del socialismo. Insomma, l’uomo nuovo và costruito sin da questo momento!
Stamattina siamo qui anche per promuovere la crescita organizzativa del Partito, necessaria sia per incrementare il lavoro di costruzione della prospettiva socialista sia per porre le basi di una più consistente partecipazione alle prossime competizioni elettorali. Per affrontare questo enorme lavoro occorrono nuovi militanti e nuovi dirigenti. I risultati possono venire dall’apertura e dall’attività di nuove Cellule e Sezioni del Partito. I compagni che credono nella missione storica del nostro Partito non devono far mancare il proprio impegno di militanza e di lavoro politico. Dobbiamo essere vicini alla classe lavoratrice che soffre i mali della società capitalistica e dobbiamo lavorare nelle realtà sociali sui problemi reali della gente, più ci impegniamo e più consensi raccogliamo alla nostra battaglia per il socialismo. Dobbiamo sforzarci di pensare e agire da veri militanti e dirigenti del Partito, dobbiamo essere fieri e orgogliosi di appartenere al Partito di Lenin e di Stalin e di lavorare per il socialismo. Il realismo delle difficoltà non deve mai fiaccare, ritardare o, peggio ancora, fermare il nostro lavoro, dobbiamo trovare stimolo a proseguire nel sacrificio di quei martiri che donarono la vita per difendere la sopravvivenza della Comune di Parigi, le conquiste della gloriosa Rivoluzione d’Ottobre e per annientare e seppellire il nazifascismo.
Avanti compagni, l’avvenire è nostro, sappiamocelo conquistare, facciamoci onore. Abbiamo un debito verso quanti sino ad oggi sono morti per la nobile causa del socialismo, esso consiste nel proseguire la loro opera sino alla vittoria finale e per tale obiettivo non sarà mai troppo quello che faremo. Avanti nel nome di Marx, di Engels, di Lenin e di Stalin, avanti nel nome del socialismo e del comunismo, avanti nel nome dell’uguaglianza economica e sociale che, dopo circa cinquemila anni di storia dell’umanità, i popoli sfruttati e repressi della Terra ancora rivendicano. Evviva il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista!
Napoli, 3 marzo 2007.

NOTE BIOGRAFICHE DI DOMENICO SAVIO, FONDATORE E SEGRETARIO GENERALE DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA

Domenico Savio è nato a Forio, nell’isola d’Ischia, Provincia di Napoli, Italia, il 16 febbraio 1940 da Gennaro e da Gabriela Manieri. Figlio di piccoli contadini, mezzadri e all’occorrente pure braccianti, forgiò la sua coscienza politica e la sua personalità intellettuale nel quartiere nativo proletario di Monterone e più precisamente nell’antica piazzetta Cerriglio, dove si recava dalla vicina e antica casa allora rurale e dove confluivano e mestamente si ritrovavano, improvvisando qualche gioco elementare, i suoi coetanei del vicino e popoloso quartiere baraccato, realizzato dopo il terremoto del lontano 1883 e tale era rimasto, fatiscente e abbandonato, dove la miseria regnava sovrana, ma questo non fiaccava la dignità umana e sociale, la fierezza e l’orgoglio di classe di quella massa sofferente e anelante a un futuro migliore. In tale difficile contesto sociale postbellico Savio maturò i suoi sentimenti di altruismo, di solidarietà, del sentire collettivo, di giustizia, di uguaglianza, di disponibilità verso i sofferenti e i più deboli socialmente, i quali, purtroppo, anche in quel contesto di bisogno e di sacrificio non avevano ancora maturato una coscienza di lotta di classe per il socialismo.
Finita la guerra, il padre Gennaro, antifascista perseguitato, con altri compagni prima aprì il circolo dell’Associazione contadina e nel 1949 fondò la Sezione del PCI. Savio crebbe in questo laboratorio di ideali, di lotte e di aspirazioni rivoluzionarie, cominciò ad acquistare e leggere i primi testi del marxismo-leninismo (la famosa “Piccola biblioteca marxista”, Edizioni Rinascita, Roma– 1953, formata da 50 volumetti). A 13 anni si iscrisse alla FGCI, presto ne divenne dirigente isolano aprendo tre Circoli e iscrivendovi 160 giovani. Nella FGCI ebbe incarichi provinciali e a 14 anni fece il suo primo comizio nella piazza di Buonopane a Barano assieme al compagno Pietro Valenza, deputato e componente del Comitato Centrale del PCI. Nel 1956 nella FGCI partecipò attivamente al confronto interno sul XX Congresso del PCUS assumendo, con estrema determinazione, la difesa del pensiero e dell’opera di Stalin contro i suoi denigratori revisionisti e opportunisti.Conseguì il diploma di Ragioniere con tutte le difficoltà economiche collegate alla stentata sopravvivenza di una famiglia contadina e numerosa. In seguito conseguì pure la specializzazione di consulente del lavoro, attività che però non svolse mai per non sostenere la legislazione borghese sul lavoro che consente alla dannata classe padronale di sfruttare i lavoratori. Si iscrisse alla Facoltà di giurisprudenza, ma presto alla laurea preferì dedicarsi totalmente alla lotta politica dentro e poi fuori dal PCI. Giovanissimo conobbe anche il duro lavoro dei contadini e dei braccianti della sua terra, da cui trasse importanti insegnamenti di vita, e a 20 anni, prima di iniziare il lavoro di segretario d’albergo, visse una dura, ma utile, esperienza di operaio presso la zincheria “Origoni & C. – Metalli di Milano (Bovisa)”, esperienza che temprò ancor di più la sua coscienza di classe e di rivoluzionario marxista-leninista.A 18 anni (1958) si iscrisse al PCI dimettendosi, assieme ad altri compagni, nel 1976 per la oramai irrecuperabilità del Partito ai principi, alla strategia e alla prospettiva rivoluzionaria del marxismo-leninismo e prima che ne fosse espulso. Durante questo periodo di 18 anni (1958-1976) Savio fu varie volte segretario di sezione, membro del Comitato Federale, delegato a Congressi provinciali, regionali e nazionali, candidato alle elezioni provinciali e Consigliere comunale di Forio. Tra il 1970 e il 1976 esemplare fu la battaglia ideologica e politica che Savio combattè, sostenuto da altri compagni, all’interno delle Sezioni isolane e della Federazione provinciale del PCI contro la deriva, ormai inarrestabile, revisionista, riformista, opportunista, elettoralistica, piccolo-borghese e capitalistica del Partito – deriva avviata dal rinnegato Togliatti già con la svolta di Salerno nell’aprile del ’44 e col V Congresso del Partito svoltosi a Roma dal 29 dicembre 1944 al 6 gennaio 1945 – e a sostegno del recupero delle posizioni del marxismo-leninismo e guidando la minoranza marxista-leninista. In quella battaglia politica, purtroppo senza possibilità di successo, Savio fece propria e riaffermò con estremo vigore la battaglia politica della minoranza marxista-leninista che aveva combattuto all’interno del Partito dalla svolta di Salerno in poi.Uscito dal PCI, in presenza di una sinistra politica e sindacale tutta proiettata verso il più becero trasformismo piccolo-borghese e opportunista, del diffondersi di gruppi trotschisti, bordighisti, rivoluzionaristi, economicisti e maoisti e delle divisioni esistenti tra i circoli marxisti-leninisti, per Savio non fu facile decidere dove, con quali forze e mezzi continuare la battaglia politica per l’affermazione, nella classe lavoratrice italiana, dei principi del marxismo-leninismo e la ricostruzione in Italia del Partito Comunista Rivoluzionario di stampo bolscevico per lavorare alla prospettiva del Socialismo.Il 7 maggio 1979 fondò il Centro di Cultura e Iniziativa Marxista (CE.C.I.M.), strumento organizzativo politico-ideologico col quale Savio conduceva le necessarie lotte politiche e lavorava alla formazione della coscienza di classe dei lavoratori. Attualmente il CE.C.I.M. gestisce la vasta Biblioteca personale – circa 5.000 volumi, oltre a riviste, dischi e videocassette, molte delle quali riferite alle lotte del movimento operaio italiano nella prima metà del secolo XIX – che Savio ha donato al CE.S.A.M-L. di cui riferiremo più avanti.Dopo l’uscita dal PCI e sino al 1981 – quando abbandonò definitivamente la Cgil, la quale, ormai, si era lasciato completamente alle spalle ogni riferimento di classe abbracciando, i gruppi dirigenti, ignobilmente e miserabilmente la causa degli interessi padronali contro i bisogni di vita quotidiana e di prospettiva storica della classe lavoratrice – Savio visse anche una breve ma intensa esperienza sindacale all’interno dell’Albergo Jolly di Porto d’Ischia, appartenente alla catena alberghiera Italjolly, dove lavorava come segretario e guidando una dura lotta dei lavoratori – lotta fatta di scioperi, di assemblee permanenti, di agitazioni, di occupazioni e di altre forme di lotta – che consentì loro importanti conquiste salariali, la settimana lavorativa corta di cinque giorni, caso raro in Italia nel settore alberghiero, il menu unico per operai e impiegati e predisposto settimanalmente, il rispetto di ogni altro diritto contrattuale e legislativo e promuovendo un contratto di tutto il gruppo Italjolly a livello nazionale. Per questo suo forte impegno sindacale alla fine Savio fu licenziato dal padrone e abbandonato dal sindacato e costretto a completare la sua vita lavorativa per conseguire il diritto alla pensione facendo quotidianamente il pendolare tra Ischia e Napoli! Nello stesso periodo egli guidò con successo altre durissime lotte sindacali in diversi alberghi dell’Isola, tra cui quelli del gruppo Rizzoli a Lacco Ameno, di Punta Molino, eccetera. Questo accanito e generoso impegno di lotta di classe gli valse e gli è rimasta la stima profonda di tantissimi lavoratori.All’inizio degli anni ’80 collabora a un giornale locale per conseguire l’iscrizione all’Ordine nazionale dei giornalisti, cosa che avviene puntualmente l’8 marzo 1984. Dunque, il 26 settembre 1984 fonda il mensile comunista “l’Uguaglianza economica e sociale”, di cui è editore e direttore responsabile – diffuso sul territorio nazionale con l’abbonamento e la vendita nelle librerie Feltrinelli, Rinascita e altre e spedito a Partiti e Organizzazioni comuniste di molti paesi del mondo – e che cessa le pubblicazioni il 21 dicembre 1997 per l’assoluta impossibilità di continuare a sostenerne i costi di pubblicazione. L’Uguaglianza ha dato un importante contributo a sostegno delle lotte proletarie e alla diffusione in Italia e nel mondo della cultura marxista-leninista. Il 7 aprile 1995, in previsione del Convegno internazionale sul primo centenario della morte di Friedrich Engels, che si svolgerà al teatro Europeo di Lacco Ameno dal 13 al 17 dicembre dello stesso anno, Savio fonda il nuovo periodico “Comunismo”, giornale teorico, politico e rivoluzionario del marxismo-leninismo e che diventerà l’organo ufficiale del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista. Comunismo, per ragioni economiche, non ha una periodicità fissa e viene diffuso a livello nazionale e internazionale.Il pensiero e l’opera di Savio sono ampiamente presenti nella molteplicità dei suoi scritti pubblicati nell’ultimo ventennio proprio sui periodici l’Uguaglianza e Comunismo a cui rinviamo i compagni per una adeguata conoscenza.Il 16 maggio 1997 Savio, con altri compagni, tra cui il compagno Franco Molfese, storico del marxismo-leninismo e del movimento operaio e comunista nazionale e internazionale, e il compagno Angelo Giancotti di Roma, fonda il Centro Studi e d’Azione del Marxismo-Leninismo (CE.S.A.M-L.), che ha sede a Forio nella casa dei suoi genitori che Savio ha ceduto in comodato gratuito e perenne all’Associazione. La funzione statutaria del CE.S.A.M-L. è quella di raccogliere, custodire e diffondere il patrimonio librario e documentario della cultura marxista-leninista e dell’esperienza storica del movimento operaio e comunista nazionale e internazionale e di organizzare seminari di studio, convegni, conferenze e dibattiti sulla cultura comunista, sulle lotte proletarie e sulla prospettiva della costruzione della società socialista sulla strada dell’edificazione di quella comunista.A questo punto, dinanzi alle reali e purtroppo insuperabili difficoltà ad avviare il processo di ricostruzione del Partito Comunista Rivoluzionario del proletariato italiano, a partire dall’unità ideologica e operativa dei pochi Circoli esistenti nel paese dell’area marxista-leninista e nonostante il nostro consistente impegno profuso da circa un ventennio in tale direzione, Savio si rende conto che diventa sempre più problematico condurre il lavoro ideologico e politico nella classe lavoratrice senza disporre del necessario strumento organizzativo e operativo, cioè il Partito. Così il 3 dicembre 1999, assieme ai compagni Alfredo A. La Piccirella di San Severo (Foggia), Gennaro Savio e altri, fonda il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista (P.C.I.M-L.) col compito primario di favorire l’unità dei marxisti-leninisti italiani all’interno di un’unica Organizzazione e di dotare, finalmente, la classe lavoratrice italiana della sua guida ideologica, politica e rivoluzionaria marxista-leninista di cui da tempo ne avvertiva la necessità.Nel mese di maggio 2003 Savio lavora accanitamente alla predisposizione e all’apertura del sito del Partito su Internet, sito di grande spessore ideologico e politico consultabile all’indirizzo
www.pciml.org. Savio, nel corso degli attuali ricorrenti 50 anni di instancabile attività politica e più specificamente nell’ultimo ventennio e coi suoi numerosi e ripetuti viaggi di lavoro politico in Italia e all’estero per assemblee, riunioni ristrette, convegni, congressi, dibattiti, conferenze e incontri vari, ha dato un grosso contributo ideologico, politico e organizzativo all’unità dei marxisti-leninisti all’interno dei singoli paesi e a livello internazionale nella prospettiva di ricostruire la Nuova Terza Internazionale sulla base delle indicazioni e della funzione voluta da Lenin e Stalin.Di grande utilità per la formazione della coscienza di classe dei lavoratori del braccio e del pensiero è la trasmissione televisiva settimanale, di vasto spessore ideologico, politico e rivoluzionario, che Savio da oltre sei anni conduce su Teleischia nelle ore serali e in diretta telefonica coi telespettatori raggiungendo attualmente la 278° trasmissione, tutte registrate su videocassette. E’ una trasmissione autogestita totalmente autonoma che affronta e dibatte le grandi questioni politiche contemporanee isolane, nazionali e internazionali, che smaschera in profondità la violenza, la disumanità, la barbarie, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la schiavitù sociale e i massacri di guerra del capitalismo e dell’imperialismo e prepara le coscienze alla prospettiva rivoluzionaria per il Socialismo.Come educatore del marxismo-leninismo, tutto l’impegno politico di Savio è proteso a difendere ed affermare i principi del marxismo-leninismo, del pensiero e l’opera dei grandi Maestri e dirigenti del proletariato internazionale Marx-Engels-Lenin-Stalin, quale unica strada percorribile e vittoriosa per conquistare all’Umanità la nuova e superiore società prima socialista e poi comunista.Oggi Savio, Segretario generale del P.C.I.M-L., è la guida ideologica e politica sicura del proletariato italiano verso la Rivoluzione e il socialismo ed è una eminente figura del marxismo-leninismo e del movimento operaio e comunista internazionale. Roma, 1 giugno 2003.
Il Comitato Centrale del P.C.I.M-L.

FERRANDINO HA CONVINTO PERSINO CALIFANO! E’ UN’INDECENZA MORALE, POLITICA E SOCIALE! ISCHITANI INGANNATI, TRADITI E ABBANDONATI!

Una ventina di giorni fa mentre i cittadini esasperati - per la chiusura al traffico automobilistico pubblico e di pronto soccorso di via Iasolino - nella sala consiliare di Ischia aspettavano, ma invano, che il sindaco Ferrandino si degnasse di riceverli, una signora, che sino a pochi minuti prima aveva sbraitato contro il provvedimento dell’amministrazione comunale, riuscì a intrufolarsi da sola nelle segrete stanza del potere e a parlare col sindaco, che, da buon persuasore della classe padronale, la convinse della giustezza della scelta politica scellerata effettuata dalla giunta comunale. Venerdì 18 luglio 2008 è accaduta la stessa cosa con Michele Califano, che, come si usa dire, era andato per suonare ed è stato suonato, nel senso che il sindaco è riuscito a convincere anche lui della bontà del nuovo piano traffico. Potenza del sindaco politico e partitico prima di centrodestra e ora di centrosinistra, un personaggio che avvalendosi della forza del potere sta attento a chi deve ricevere, si concede alle persone “civili e apolitiche”, che sa di poter convincere, e si nega “agli incivili e strumentalizzatori della politica” che non può piegare ai suoi voleri, che non tradiscono per nessuna ragione al mondo, come i dirigenti del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, il mandato e le esigenze sociali delle masse lavoratrici e popolari. Naturalmente è superfluo sottolineare che a strumentalizzare e ingannare gli ischitani è stata proprio e solo l’amministrazione guidata da Ferrandino, che prima ha lasciato intendere che la chiusura di via Iasolino era collegata ai lavori in corso in piazza Trieste e Trento e poi ne ha approfittato per chiuderla definitivamente: che vergogna!
Ti chiediamo, Ing. Michele Califano - che nell’intervista a Teleischia di venerdì 18 luglio 2008 sei apparso anche e stranamente un pò soddisfatto dell’incontro civile, benevole e dialogante avuto col sindaco e hai detto, testualmente, rassegnato e per niente indignato, “dobbiamo tenerci questo provvedimento” – che fine ha fatto la tua passata promessa ai cittadini, quasi un giuramento, secondo la quale l’unica e severa richiesta da presentare al sindaco doveva essere e rimanere la pronta riapertura al traffico di via Iasolino e dov’è finita la stessa richiesta di centinaia di cittadini sottoscrittori della petizione che hai promosso? Per caso ne hai fatto dono al sindaco in cambio della sua capacità convincente? Poveri cittadini, prima illusi e poi tristemente disillusi da un comportamento di cedimento e di arrendevolezza che non meritavano! Gli ischitani, e in particolare gli anziani, i disabili e i lavoratori del comune di Ischia e dell’intera Isola – cacciati letteralmente in un inferno quotidiano a causa della chiusura di via Iasolino agli autobus dell’EAV (ex Sepsa) – non ti avevano chiesto l’eventuale navetta Platano-piazza Antica Reggia, che non allevierebbe per niente i gravi e disumani disagi di vita quotidiana, ma ti avevano dato un solo mandato: la ripresa del transito degli autobus pubblici su via Iasolino, così com’era stato sino a circa un mese prima, mandato che risulta essere stato indecorosamente disatteso e persino ridicolizzato dall’andamento dell’incontro tra Ferrandino e te. Purtroppo situazioni del genere si verificano quando i cittadini, anziché sostenere la lotta di chi veramente difende i loro diritti sociali, come il P.C.I.M-L., finiscono, per leggerezza politica e culturale, col dare fiducia e appoggio a personaggi allo scopo improvvisati, accomodanti, cedevoli e arrendevoli che finiscono per convincersi finanche delle tesi penalizzanti e antipopolari dell’avversario.
Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, contro chi opportunisticamente afferma che la rivendicazione dei cittadini dev’essere apolitica e apartitica indebolendo, compromettendo e vanificando, così, il buon risultato della lotta; contro i vergognosi e opportunistici cedimenti alle posizioni antipopolari, autoritarie e dittatoriali dell’amministrazione comunale; contro gli inganni e i tradimenti della lotta popolare per riaprire subito via Iasolino; contro chi ha espresso solidarietà alla categoria corporativa dei tassisti, che risolto il loro problema si sono egoisticamente, interessatamente e volutamente “dimenticati” del transito degli autobus su via Iasolino rivendicato dalla quasi totalità del popolo di Ischia e da tanta parte delle altre popolazioni dell’Isola; contro l’amministrazione comunale dittatoriale del centrosinistra capitalistico di Ischia , perché con la chiusura della strada risultano avvantaggiati unicamente gli interessi dei potenti e penalizzati quelli degli anziani, disabili e lavoratori, afferma solennemente che la battaglia per la riapertura immediata di via Iasolino può essere ancora vinta, a condizione che i cittadini di Ischia e dell’Isola siano disposti a sostenere una forte e duratura lotta politica che il Partito è sempre pronto a riprendere. In mancanza della pronta e massiccia adesione degli ischitani alla lotta popolare e di piazza, progressivamente, nel corso dei prossimi anni, quella strada rimarrebbe totalmente interdetta e per l’intero anno alla circolazione degli autobus pubblici e i cittadini ne pagherebbero durissime conseguenze sociali: il P.C.I.M-L., fedele ai suoi principi e agli interessi delle masse lavoratrici e popolari dell’Isola e dell’Italia intera, è l’unico Partito di cui i lavoratori, gli anziani, i disabili e i cittadini tutti possono e devono fidarsi per difendere, oggi e domani, i loro veri interessi di classe presenti e futuri.
Ischia, 19 luglio 2008.
L’Ufficio Stampa del P.C.I.M-L.