venerdì 25 gennaio 2008

INFLAZIONE, PROFITTI E MISERIA POPOLARE: NON BASTA LAMENTARSI, OCCORRE LOTTARE E RAFFORZARE IL P.C.I.M-L.

La classe padronale utilizza vari strumenti per dare alla classe lavoratrice quanto meno possibile: essa, che possiede i mezzi di produzione, stabilisce le regole della destinazione della ricchezza socialmente prodotta. Contrattazione della mano d’opera, orario e ritmi di lavoro, prezzi, inflazione, borse e operazioni monetarie sono solo alcuni degli strumenti coi quali i capitalisti incrementano la propria soverchiante ricchezza. L’inflazione, legata alla rendita parassitaria, è uno strumento di ulteriore incremento del capitale finanziario. L’Euro ha dimezzato il potere d’acquisto di salari, stipendi e pensioni. Le statistiche dell’Istat, l’Istituto di rilevazione statistica del sistema e del potere politico capitalistico, non riflettono neppure lontanamente lo stato reale della svalutazione monetaria e, dunque, la riduzione del potere d’acquisto dei salari. L’inflazione reale è superiore di decine di volte quella ufficiale stabilita dallo Stato padrone. I padroni e il loro potere politico: no alla rincorsa prezzi-salari! La fame nel mondo è in continuo aumento. La causa della miseria delle masse lavoratrici e popolari sono unicamente il capitalismo e l’imperialismo: la giustizia nel mondo dipende dalla loro morte e presto! La grande attualità della lotta di classe e della rivoluzione socialista. Occorre rafforzare e presto il Partito della rivoluzione e del socialismo in Italia, cioè il P.C.I.M-L.

di Domenico Savio*

Per le masse lavoratrici e popolari di tutti i paesi della Terra, con differenze poco rilevanti, anche questa è un’epoca di massimo sfruttamento capitalistico del loro lavoro e di minore godimento della ricchezza che hanno socialmente prodotto, perché sopravvive ancora l’epoca nefasta del capitalismo e dell’imperialismo, che dominano le sorti politiche, economiche, militari e sociali del mondo. Qui ci occuperemo, in particolare, della drammatica situazione politica, economica e sociale delle masse lavoratrici e popolari italiane e, implicitamente, di quelle di tutti i paesi dell’Unione Europea, alleanza europea socio-economica-politico-militare che nell’ultimo sessantennio è stata voluta e realizzata dai governi capitalistici degli Stati membri al solo scopo di consentire al capitalismo e all’imperialismo europei una maggiore possibilità di movimento e di arricchimento del loro capitale sul mercato industriale e finanziario del Pianeta; un più brutale sfruttamento del lavoro proletario; un’amministrazione dei prezzi più favorevole ai loro profitti; un utilizzo di politiche monetarie centralizzato e di processi inflattivi che gli permettono di incrementare notevolmente la ricchezza posseduta; di far leva anche sull’inflazione monetaria per ridurre il tenore di vita dei lavoratori e dei pensionati; per promuovere una politica economica di espansione dell’imperialismo europeo avvalendosi anche di una nuova strategia di intervento, occupazione e sottomissione militare dei paesi possessori di ricchi giacimenti di risorse minerarie e di un vasto patrimonio forestale. Si sapeva sin dall’inizio che la Comunità Europea non veniva costituita per migliorare le condizioni di vita dei popoli dell’antico Continente, com’è stato ampiamente dimostrato, bensì per favorire il sistema economico capitalistico e la sua espansione imperialista nel mondo.
Attualmente uno spettro di malattie e morti si aggira per l’Europa e il mondo intero: è lo spettro di una miseria galoppante che avrà come conseguenza diretta anche l’aumento di malattie e di morti per denutrizione. Nella società suddivisa in classi costantemente contrapposte e in duro conflitto tra loro - cioè la classe degli sfruttatori (padroni) e quella degli sfruttati (lavoratori) e la lotta tra le due classi opposte è senza fine sino a quando non scompariranno definitivamente con l’edificazione della società comunista - i padroni sfruttatori e detentori dei mezzi di produzione cercano di guadagnare sempre di più e di spendere quanto meno possibile, invece i lavoratori sfruttati lottano accanitamente per ottenere quanto necessario alla loro sopravvivenza. E’ una lotta spietata tra ricchi e poveri, ma quasi sempre prevalgono i primi, perché dalla loro parte hanno la forza del proprio Stato e potere politico e quella repressiva delle leggi borghesi e delle Forze Armate. La classe padronale impone le sue condizioni di lavoro, di guadagno e di sopravvivenza alla classe lavoratrice e lo fa utilizzando vari strumenti di regolamentazione e di controllo sociale. Il sistema economico e politico capitalistico decide e assegna alle masse popolari un tenore di vita quanto basta alla loro sopravvivenza, giusto per tenerle in vita allo scopo malvagio per poterle continuare a sfruttare. I padroni governano la vita dei lavoratori dalla loro nascita alla morte, essi decidono del loro grado di istruzione – chi non ha la possibilità economica, anche dove esiste la cosiddetta “scolarizzazione di massa”, non può raggiungere il livello di studio auspicato -; del livello di assistenza sanitaria di cui possono disporre in caso di bisogno; della consistenza del salario, dello stipendio e della pensione da corrispondere; della durata della vita lavorativa.
Gli usurpatori realizzano profitti non solo sullo sfruttamento del lavoro, ma pure sulla commercializzazione dei vari beni necessari alla vita e sui vari meccanismi di regolazione dei rapporti sociali, come la contrattazione al massimo ribasso della mano d’opera; la maggiore durata dell’orario di lavoro e l’innalzamento dei ritmi di produzione; il valore commerciale attribuito alla merci prodotte dai lavoratori; i processi inflattivi che determinano la caduta del potere d’acquisto per le masse lavoratrici e popolari; l’incremento del capitale finanziario persino mediante la speculazione dei prezzi al rialzo; l’inflazione, legata alla rendita parassitaria e che determina la caduta del potere d’acquisto per le masse lavoratrici e popolari; i processi di corruzione commerciale voluti e promossi dai detentori del capitale finanziario per incrementare ulteriormente la ricchezza immobiliare e mobiliare posseduta; le speculazioni finanziarie in borsa, che producono arricchimenti illeciti e parassitari; le rendite parassitarie, legate principalmente al fitto e alla commercializzazione delle abitazioni e delle aree fabbricabili; i cartelli, o trust, per far crescere i prezzi delle merci e il costo di servizi sociali; le tasse, con le quali essenzialmente lo Stato capitalistico prende dalle masse popolari per dare alla classe capitalistica dominante; i continui prelievi popolari da parte dello Stato padrone con le leggi finanziarie o di riequilibrio del bilancio statale per estinguere un debito pubblico – di cui è impossibile prevedere tra quanti decenni o secoli sarà totalmente estinto! – oramai consistente in una montagna di interessi speculativi e parassitari senza fine, giacché è fondato ritenere che il prestito iniziale, consistente nel capitale nominale bancario e industriale, sia stato già abbondantemente estinto; eccetera. Tutti questi meccanismi, o “trappole”, sociali consentono alla classe padronale, che detiene ed esercita il potere economico, politico e sociale, di impinguirsi costantemente di nuovi e abbondanti profitti, costituiti dal sangue succhiato dalle vene della classe lavoratrice e che le permettono di mantenersi in vita: con l’interruzione, mediante la rivoluzione socialista, di tale afflusso di sangue proletario essa morirà e sprofonderà nella fogna putrescente della storia dell’umanità. Per conseguire tale risultato epocale non è difficile, anzi è più facile di quanto si possa immaginare, basta che i dissanguati lo vogliano, si uniscano nel Partito della rivoluzione, ossia del P.C.I.M-L., per conquistare il potere politico e avviare la costruzione della nuova società socialista!
L’introduzione della moneta unica europea, l’Euro, ha rafforzato l’inserimento delle multinazionali europee nei mercati mondiali, ha favorito il mercato finanziario delle banche del vecchio continente, ha consentito alle multinazionali e al capitale finanziario europei di competere da una posizione monetaria forte nei confronti del dollaro e dello yen e, in termini reali, ha ridotto di circa il 50% il potere d’acquisto dei salari, degli stipendi e delle pensioni realizzando, in tal modo, un’enorme trasferimento di ricchezza dalle masse lavoratrici e popolari alla classe capitalistica e creando la drammatica situazione di estrema povertà in cui sono cadute le masse popolari dei paesi comunitari. L’euro; l’inflazione; l’aumento dei prezzi; i rinnovi contrattuali che non recuperano il reale potere d’acquisto perso dai salari; gli interessi da strozzinaggio applicati sui mutui per l’acquisto della prima casa; la tassazione finanche dei miseri aumenti contrattuali derivanti dal recupero di una parte minima dell’inflazione e della ridotta perequazione di fine anno delle pensioni, perequazione rapportata al tasso, vergognosamente irreale, ingannevole e ufficiale dell’inflazione stabilito dallo stesso potere politico capitalistico – In effetti viene ignobilmente ritassato, con l’effetto di una ulteriore svalutazione di quanto è stato recuperato, ciò che è stato sottratto con la svalutazione monetaria operata dal sistema economico padronale e sempre allo scopo di realizzare l’accumulo di maggiori profitti da parte dei potenti industriali e banchieri -; l’aumento delle tasse statali, regionali e comunali, delle tariffe e dei costi dei servizi e forniture pubblici o privatizzati essenziali: con tutti questi prelievi dalle tasche dei lavoratori e dei pensionati il capitale industriale e finanziario, attraverso il suo potere statale, sfrutta ancora le masse lavoratrici e popolari. Si tratta di elementi costitutivi di un ennesimo furto padronale compiuto ai danni dei lavoratori e che viene effettuato col concorso e la complicità diretta dei governi capitalistici di centrodestra e centrosinistra e dei sindacati del regime padronale, a partire dalla triplice alleanza Cgil, Cisl e Uil e dall’Ugl.
Oramai tutti sanno, ma nessuno si scandalizza e nelle masse popolari la rassegnazione sembra l’unica indignazione possibile, che le statistiche dell’Istat, l’Istituto di rilevazione statistica ufficiale del sistema e del potere politico capitalistico, riferite alla rilevazione del tasso di svalutazione dei salari, stipendi e pensioni, non corrispondono neppure lontanamente alla svalutazione reale e lo si verifica quotidianamente dal constatare l’aumento impressionante e costante dei generi di consumo alimentari e non e dal costo complessivo della vita. Nella società capitalistica l’Istat risponde alla voracità della legge del profitto in contrapposizione alle esigenze di vita delle masse lavoratrici e popolari. La classe sociale dominante, che detiene la proprietà dei mezzi di produzione e il potere istituzionale e politico di governo, impone i suoi interessi con una parvenza di legalità di parte, nel senso che governando si fa le leggi che meglio difendono i suoi interessi. Lo Stato e il suo apparato istituzionale rimangono uno strumento di potere della classe sociale dominante. Così persino l’Istituto ufficiale di statistica costituisce un altro mezzo padronale per prelevare soldi dalle tasche dei cittadini. Ultimamente è diventata una cantilena quotidiana - diffusa con servile insistenza dai mezzi di informazione stampa-radio-televisimi di proprietà del regime di sfruttamento al potere - l’invocazione dei padroni a non rincorrere la corsa al rialzo prezzi-salari, ciò significa, secondo il volere dei ladri legalizzati, che i lavoratori e i pensionati dovrebbero abituarsi e rassegnarsi ad essere sempre più poveri e a rinunciare a rivendicare ciò che il sistema di sfruttamento gli rapina quotidianamente. Il mancato recupero della perdita del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni e la rassegnazione delle masse popolari, almeno sino a questo momento, a una esistenza sempre più povera dipendono anche e consistentemente dalla complicità istituzionale dei sindacati e dei partiti di natura capitalistica, che frenano e regolano i rapporti conflittuali tra lavoro e capitale, ma fondamentalmente derivano dalla scarsa o assoluta mancanza di coscienza di classe del proletariato, il quale si lascia soggiogare dai padroni e dalle forze politiche e sindacali che li sostengono e incoscientemente rinunciano a organizzarsi e lottare in termini di classe e rivoluzionari, insomma, continuano a essere classe in sé rinunciando a lottare per emanciparsi socialmente e diventare classe per sé, con l’obiettivo di conquistare il proprio potere politico e di costruire il proprio ordine sociale socialista.
Le masse popolari dei singoli paesi e del mondo intero diventano sempre più povere. Nella storia sociale dannata del capitalismo e dell’imperialismo si alternano fasi economiche di crescita, di depressione e di crisi e le condizioni di vita dei prestatori d’opera sono condizionate da queste fasi della produzione capitalistica legata al profitto e non alle vere esigenze di vita della popolazione, ma neppure nella fase di crescita economica le esigenze esistenziali dei lavoratori vengono soddisfatte appieno, perché la classe padronale non concede loro più del minimo necessario per la sopravvivenza, ovvero dà solo quanto basta per non morire e all’unico scopo di poterli continuare a sfruttare per soddisfare la propria fame di profitti. Nella presente fase di pesante depressione economica che investe l’occidente capitalistico - mentre altre aree de Pianeta vivono una fase di espansione, come quella asiatica e dell’estremo oriente, realizzata con un super sfruttamento del lavoro -, una depressione che potrebbe anche degenerare in crisi profonda, la fame e la miseria in generale nei singoli paesi è in continuo aumento a causa della speculazione finanziaria sulle materie prime, a partire dai carburanti, dell’inflazione e dell’aumento insostenibile del costo della vita. E’ una situazione disperata riconosciuta persino da tutti gli istituti di rilevazione statistica del sistema economico e politico dominante. Sono in aumento le morti, specialmente infantili, per denutrizione o per malattie dipendenti dalla denutrizione, a partire dai paesi sottosviluppati e dell’Africa in modo particolare. Centinaia di milioni di uomini, donne e bambini sono al limite della sopravvivenza, mentre nei paesi industrializzati, come l’Italia, le difficoltà della vita sono a un punto di esasperazione e non sfociano in ribellione solo per il lungo processo di declassamento ideale e politico subito dalla classe lavoratrice nell’ultimo cinquantennio in seguito alla trasformazione revisionista e opportunista politica e sindacale imposta dai vertici di partiti e sindacati nati e sviluppatisi all’interno del movimento operaio e poi modificatisi in strumenti di gestione e di potere dell’infame società capitalistica.
La causa di tutti i mali delle masse lavoratrici e popolari nella società fondata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo è il barbaro sistema sociale capitalistico, senza eliminare il capitalismo non è neppure possibile liberare l’umanità dalle sofferenze che è costretta a patire. Senza abbattere il capitalismo e costruire il socialismo non è neppure possibile liberare il genere umano dallo sfruttamento e dalla disperazione esistenziale. Oggi la vita di miliardi di uomini che popolano la Terra è un inferno di insicurezza, di disperazione, di privazione e di lotta per la sopravvivenza: il tempo dell’esistenza passa senza tregua nella sofferenza e privo di un attimo di piacere. E’ un’afflizione continua che non lascia spazio alla gioia della vita pur messaci a disposizione da Madre Natura. Però occorre che gli uomini e le donne prendano coscienza del fatto che il piacere della vita, cioè la sicurezza dell’assistenza sanitaria, degli studi, del lavoro, della casa e del tempo libero, non è un lusso irraggiungibile, ma è ottenibile semplicemente riappropriandosi di quanto la Natura ha già messo loro a disposizione eliminando l’ostacolo principale della proprietà privata dei mezzi di produzione e costruendo l’ordine sociale socialista. Dobbiamo riprenderci quanto la dannata razza padrona ci ha violentemente e indebitamente sottratto nel corso dei secoli attraverso l’imposizione dello sfruttamento del lavoro e di tutte le attività e bisogni della vita. Occorre liberare l’umanità da tutto ciò che è stato sovrapposto, con la violenza e la sopraffazione, alla legge naturale.
Nella presente ennesima situazione di progressivo immiserimento delle masse popolari quello che colpisce in modo particolare è la loro mancata reazione di classe, politica e sociale alle pesanti difficoltà della vita. E’ sconcertante il grado di rinunzia alla lotta di classe e rivoluzionaria e di rassegnazione alla situazione esistente: forse perché si riesce ancora a mangiare anche se male? Tocca a noi dirigenti del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, a noi marxisti-leninisti, a noi rivoluzionari per il socialismo far capire alla gente, alla classe operaia specificamente, che non basta lamentarsi e accettare supinamente le angherie di questo sistema infame, ma che occorre impegnarsi politicamente militando e lavorando nel nostro Partito, che è l’unico Partito della rivoluzione e del socialismo oggi esistente in Italia, per mettere definitivamente in crisi il sistema economico, politico e sociale capitalistico per farlo crollare e per costruire la nuova società socialista. Questa è la via maestra di riscatto storico di un popolo troppo a lungo espropriato, schiavizzato e represso nel suo diritto a un’esistenza libera e dignitosa. Tale è il lavoro politico e sociale che il P.C.I.M-L. deve proseguire e integrare nelle analisi e nelle deliberazioni del prossimo 2° congresso nazionale del Partito.
Ischia (Napoli), 21 luglio 2008.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.