giovedì 29 novembre 2007

ULTIM'ORA DAL MESE DI MARZO 2017

LO STATO BORGHESE E IL POTERE POLITICO DEL CAPITALE
INSISTONO PER APPROPRIARSI DELLA CASA DEI LAVORATORI,
CHE SONO STATI COSTRETTI AD ESSERE ABUSIVI PER NECESSITA’!

di Domenico Savio*

      Ritorno sull’argomento per dovere di classe verso i tanti lavoratori che in questi giorni ci hanno avvicinato sconcertati e tormentati dal nuovo tentativo del potere politico borghese regionale di acquisire la loro casa, abusiva per necessità esistenziale, dopo un periodo relativamente calmo sul fronte degli abbattimenti, circostanza che per taluni lasciava sperare in una soluzione umana e civile del problema.
      Prima di procedere vogliamo subito chiarire un aspetto importante della questione. A coloro, asserviti alla cultura, alla politica e all’ordinamento sociale capitalistico della società, fondato sullo sfruttamento del lavoro proletario, che sostengono, per giustificare le loro argomentazioni di cultura borghese e clericale, “ma anziché acquisirla è meglio che la demoliscono la tua casa?”, noi rispondiamo con forza che tale impostazione del problema costituisce un autentico ricatto, che è della peggiore politica e cultura di stampo mafioso della società degli affari delle lobby economiche nazionali e internazionali industriali, bancarie, finanziarie, del trasferimento delle aziende all’estero, dove lo sfruttamento del lavoro è più disumano, e della cosiddetta globalizzazione mercantile.
      Un ricatto perché noi, rappresentanti sinceri e onesti degli interessi della classe lavoratrice operaia e intellettiva, affermiamo che in uno Stato civile e democratico la scelta non è tra “acquisizione e abbattimento”, ma risiede nella soluzione politica, parlamentare e governativa del dramma sociale esistente, non voluto ma subito dagli abusivi di necessità. Il governo, il parlamento, la corte costituzionale e quella di cassazione esistono non solo per beneficiare di stipendi e pensioni d’oro, bensì per risolvere i problemi degli italiani, a partire da quelli della classe sociale più povera dei lavoratori sfruttati sul lavoro.
      Tali massime istituzioni della Repubblica, considerato che lo Stato e il suo potere sono responsabili costituzionalmente di non aver garantito un alloggio decente a tutti i nuclei familiari del nostro paese, in modo particolare del mezzogiorno e delle isole, trovino  una soluzione politica e legislativa del problema, cosa che in altre circostanze è stata fatta, tra queste il primo e secondo condono e altre forme di soluzione di eclatanti ingiustizie sociali, com’è quella dell’abbattimento delle case delle famiglie lavoratrici. La dignità abitativa delle famiglie non può essere sacrificata da questioni ambientali e paesaggistiche.
      A fronte dell’articolo 2 della Costituzione, che costò al popolo italiano sacrifici immani in privazioni e perdita di vite umane, che proclama “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo…” e tra questi diritti c’è quello fondamentale di una abitazione dignitosa, diritto che in circa 70 anni lo Stato non ha garantito a tutti e attraverso le regioni e i comuni non ha neppure consentito a coloro che ne avevano la possibilità economica di costruirsela nella legalità. Così nasce l’abusivismo di necessità, non per colpa dell’abusivo, ma dello Stato e del potere politico della potente classe padronale.
      La tragedia delle Resa, che rode e distrugge momento per momento il corpo e l’anima degli sventurati colpiti dalla disumanità del potere e della giustizia borghesi, anticamera dell’abbattimento giudiziario statale dell’abuso, colpisce e discrimina una parte minoritaria degli abusivi, i più poveri, quelli che non avevano e non hanno santi in paradiso che pregassero per loro, i discriminati, quelli che non contano e non hanno la possibilità di far valere le loro ragioni di inferiori socialmente, ma questa è la società capitalistica delle potenti sanguisughe dello sfruttamento e della miseria altrui.
      A fronte della suddetta tragedia, che il potere politico e istituzionale si ostina a non voler superare con umanità e civiltà politica e giuridica, ci sono i tantissimi abusi, piccoli e grandi, che i comuni non hanno scoperto, che sono stati sanati dal primo e secondo condono, che hanno ottenuto la prescrizione giudiziaria o che per qualsiasi altra ragione si sono liberati dell’incubo abbattimento. Quanti abusi e quante responsabilità penali non sono stati scoperti o si sono prescritti in questa società dalle infinite ingiustizie sociali? Come sempre nella società della dittatura del capitale, cioè di chi possiede soldi e potere, a essere colpiti e massacrati sono stati e rimangono sempre i più deboli socialmente.
      Hanno contribuito a creare questo dramma sociale dell’abbattimento giudiziario delle case di necessità abitativa per sé e i propri familiari ascendenti e discendenti i patteggiamenti giudiziari, accettati in materia di abusivismo edilizio minore, dove i reati non sono di natura efferata, patteggiamenti che hanno precluso la possibilità della prescrizione, di cui, al contrario, hanno beneficiato tantissimi altri per le ataviche lentezze della giustizia italiana, di cui la responsabilità è sempre del potere politico borghese, che non dota la magistratura dei mezzi necessari per essere più spedita nella definizione dei processi. Difatti sembrerebbe che la quasi totalità delle Resa si riferiscano a sentenze di patteggiamento, le quali hanno buttato nella disperazione tantissime famiglie lavoratrici.
     In questi giorni apprendiamo dalla stampa, che rende sempre un ottimo servizio di informazione ai lettori che apprendono quanto avviene nelle segrete stanze del potere capitalistico nazionale e regionale, che un fronte multicolore di consiglieri regionali, che coinvolge quasi tutti i gruppi consiliari dal centrodestra al centrosinistra passando per il centro e il gruppo misto, compreso il consigliere regionale Maria Grazia Di Scala di Forza Italia di Barano, sta lavorando, avvalendosi della collaborazione di professionisti di elevata conoscenza legislativa e giuridica del problema, a un progetto di legge regionale che faciliti l’acquisizione comunale, già prevista dall’articolo 31 del DPR 6 giugno 2001 n. 380, degli immobili abusivi e la loro destinazione “a termine” a coloro che li hanno realizzati abusivamente.
      La proposta non chiarisce, forse per opportunità politica e di potere, se le acquisizioni interesseranno solo gli abusi oggetto di Resa, e dunque di attuale pericolo di abbattimento, o anche quelli prescritti o non scoperti dai comuni, specialmente di quelli della grande speculazione edilizia affaristica, che ha effettivamente distrutto parti importanti del patrimonio naturale e ambientale isolano, compreso quelli di godimento della borghesia benestante pubblica e privata, che ha realizzato i suoi sogni nelle località più panoramiche e avvolte dal verde di promontori e colline dei nostri comuni. Su questo tema i proletari, gli sfruttati, i meno istruiti dallo Stato borghese, ma non meno intelligenti, seguiranno attentamente questa vicenda per non essere fregati ancora una volta e chissà che non riusciranno ad avere finalmente giustizia.
      Detta proposta di legge regionale servirebbe ai comuni solo per prendersi la casa, che sarebbe un autentico furto di Stato e di potere padronale, per spogliare decine di migliaia di famiglie lavoratrici della regione Campania di un proprio bene, realizzato con inenarrabili sacrifici e privazioni di vita. Difatti il provvedimento proposto per sommi capi prevede: l’acquisizione del bene, con l’area circostante sino a 10 volte la superficie utile del fabbricato, al patrimonio comunale e la sua trascrizione nel registro immobiliare; il cittadino espropriato beneficerebbe del diritto di abitazione “a termine”, cioè solo “vita natural durante”, ovvero né la casa né il diritto di abitazione passerebbero agli aventi causa, o meglio ai figli e parenti ascendenti e discendenti, cosicché dopo la morte dell’acquisito la casa verrebbe abbattuta o data in fitto ad altro cittadino bisognoso di abitazione mediante bando pubblico; l’abusivo per beneficiare del diritto di abitazione dovrebbe pagare un fitto e non possedere altro alloggio.
      Tutto questo mentre la grande speculazione edilizia affaristica e commerciale festeggia con prescrizioni e mancati abbattimenti per condoni od altro. Avete mai visto una grande speculazione alberghiera, termale o palazzinara essere abbattuta? Mai, mica stiamo parlando di poveri lavoratori sfruttati e schiavizzati da un padrone qualsiasi! Con dignità verrebbe da dire: abbattetela, piuttosto che  “rubarvela”, perché essa ancora sanguina dei sacrifici fatti! Chi dice che il problema non può essere risolto diversamente, a causa della legislazione vigente, delle sentenze della corte costituzionale e di quella di cassazione e dell’ostacolo insormontabile delle Soprintendenze, dice una conveniente e opportunistica bugia, perché nessuno può proibire al parlamento di approvare una leggina che regolarizzi l’abusivismo minore e abitativo anche nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico, così come ha fatto per il primo e secondo condono.
      Quando i detentori del potere borghese a tutti i livelli istituzionali, sostenuti da solidali di regime, affermano - in riferimento all’abusivismo di necessità abitativa, che costituisce un bisogno sociale primario e che da circa 70 anni lo Stato capitalistico non ha voluto soddisfare con la realizzazione dei piani di edilizia economica e popolare - che “di sanatorie non se ne parla più” dimostrano solo egoismo e disprezzo per le necessità dei cittadini che li hanno votato e gli pagano stipendi e pensioni d’oro. Vergogna! Care famiglie lavoratrici “abusive”, tra virgolette perché ad essere veramente abusivi non siete voi, bensì lo Stato e il potere politico inadempienti nel garantirvi il diritto costituzionale ad una abitazione dignitosa, l’unica possibilità che abbiamo è quella di non lasciarci convincere dagli interessi politici e partitici e dalle tesi legislative e giuridiche dei sostenitori dell’infame sistema sociale borghese, ma di continuare a credere nella possibilità reale di regolarizzare con legge del parlamento il nostro diritto alla casa. Riprendiamo a organizzarci e a lottare per il godimento di un diritto innegabile, la propria casa. Continuate a contattarci e a seguirci politicamente e socialmente.
Forio, 13 febbraio 2017.
* Segretario generale e Consigliere comunale di Forio del PCI m-l.

IL PCI-ML SI PREPARA A FESTEGGIARE IL 77° COMPLEANNO DEL SUO
FONDATORE E SEGRETARIO GENERALE COMPAGNO DOMENICO SAVIO

      Come sempre avviene da anni la cerimonia semplice - ma pregna di significato beneaugurante per molti e molti anni ancora, affettivo, fraterno, ideologico marxista-leninista, di classe e rivoluzionario per la prospettiva della rivoluzione proletaria, del socialismo e del comunismo – si svolgerà giovedì 16 febbraio 2017 alle ore 18,00 nella sede nazionale del Partito a Forio, nell’isola d’Ischia, all’ombra dello sventolio dell’eroica bandiera rossa, che porta impressi i simboli gloriosi della Falce, del Martello e della Stella, emblemi inconfondibili della lotta di classe del proletariato di tutti i paesi della Terra per riscattarsi dal millenario sfruttamento e schiavitù padronale e costruire la propria nuova società comunista degli uomini e delle donne tutti liberi, uguali socialmente e protagonisti della loro esistenza, da vivere, finalmente, con dignità, senza affanni e privazioni.
      Chi definisce questa nostra naturale ambizione “utopia” rispondiamo senza ombra di dubbio che con la Rivoluzione Proletaria Socialista  d’Ottobre del 1917 – di cui quest’anno ricorre il 100° anniversario e che il PCI m-l festeggerà anche in proprio, assieme allo svolgimento del suo 4° Congresso nazionale all’inizio del mese di novembre prossimo –, diretta dai compagni Lenin e Stalin, i coerenti marxisti-leninisti e rivoluzionari, guidati dai principi del marxismo-leninismo e dal pensiero e l’opera immortali dei Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, hanno già storicamente dimostrato che con l’organizzazione e la Rivoluzione socialista proletaria la classe lavoratrice operaia e intellettiva, emancipata nella difesa dei propri interessi di classe e forgiata dai principi del marxismo-leninismo, può conquistare il potere, anche in questo momento, costruire il socialismo ed edificare la società comunista.
      Il compagno Domenico Savio, fondatore e guida autorevole e sicura del Partito Comunista Italiano m-l, nacque il 16 febbraio 1940 nel quartiere proletario di Monterone a Forio, provincia di Napoli. A 12 anni abbandonò la religione cattolica, alla quale nell’incoscienza infantile era stato avvicinato dalla tradizione oscurantista della società capitalistica e clericale, e fece proprie le ragioni scientifiche e materialistiche dell’ateismo. Dal 1953 al 1958 militò, prima come semplice iscritto e poi come dirigente, nella Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI) svolgendo lavoro di proselitismo giovanile nell’isola d’Ischia e nei quartieri proletari della città di Napoli. Dal 1958 al 1976 fu iscritto al Partito Comunista Italiano (PCI), dove fu militante attivo, componente del comitato federale di Napoli, più volte candidato alle elezioni comunali -  due volte eletto nel 1971 e 1980 a Forio - e provinciali.
      Dal 1971 al 1980 svolse anche intensa attività sindacale, come militante e dirigente, nella “Federazione italiana lavoratori commercio alberghi mensa e servizi” (F.I.L.C.A.M.S.), aderente alla “Confederazione generale italiana del lavoro” (CGIL), nel settore alberghiero, in modo particolare nelle catene alberghiere di Rizzoli a Lacco Ameno e della Jolly Hotel di Marzotto, organizzando assemblee di protesta e scioperi imponenti, sino al 95% di adesione dei lavoratori, per il miglioramento salariale e delle condizioni di lavoro degli stessi. Il 6 febbraio 1980 per la sua attività di dirigente sindacale aziendale e di componente del coordinamento sindacale degli alberghi Jolly Hotel in Italia fu licenziato dal Jolly Hotel di Ischia, assieme a tutta la rappresentanza sindacale aziendale, dove dal 1967 svolgeva il lavoro di segretario.
       Massiccia fu la solidarietà dei lavoratori alla repressione antisindacale dell’azienda, ma, purtroppo, non bastò per il reintegro nel posto di lavoro dei licenziati, perché questi furono licenziati da padrone e abbandonati dal sindacato, oramai sulla strada scellerata della concertazione e del compromesso col potere economico e politico, dove la difesa di classe degli sfruttati è stata tradita e rinnegata.
      Nel 1976 con ritardo, sostiene autocriticamente Domenico Savio, abbandonò il PCI, allora guidato dal revisionista e opportunista, traditore e rinnegatore della causa comunista Enrico Berlingue, così come in misura progressiva lo erano stato i suoi predecessori, a partire da Palmiro Togliatti, e lo furono i suoi successori, sempre più accanitamente e odiosamente anticomunisti, sino alla deriva di centrodestra dei giorni nostri, partito che oramai sin d’allora era irrimediabilmente avviato sulla strada della trasformazione borghese, clericale, capitalistica e anticomunista.
      Sin dall’iscrizione al PCI e successivamente con altri compagni condusse una dura battaglia contro l’imborghesimento sempre più massiccio del partito, con l’entrata nelle sue fila di forze intellettuali, professionali e imprenditoriali di formazione culturale e politica borghese, che con spregiudicatezza si impadronivano della guida del partito a tutti i livelli dell’organizzazione mettendo in minoranza e allontanando la classe operaia. Una vergogna che solo la cultura borghese e clericale poteva ispirare e affermare. Dal 1976 al 1998 lavorò, con varie iniziative nazionali, all’unità dei marxisti-leninisti italiani, ma senza risultato, a causa di una certa confusione ideologica, strategica e tattica esistente nella lotta per il socialismo, confusione che in larga parte e sciaguratamente ancora esiste. In quel periodo, conseguita l’iscrizione all’ordine nazionale dei giornalisti per poter pubblicare la stampa marxista-leninista e rivoluzionaria e dopo aver collaborato anche con l’Unità all’inizio degli anni ’70, fondò, a partire dal 1984, il mensile “L’Uguaglianza economica e sociale” a diffusione nazionale e il periodico “Comunismo”, a partire dal 1995.
      Il 3 dicembre 1999, fallito quel primo tentativo ventennale di unire i marxisti-leninisti italiani in un unico partito di classe e rivoluzionario sulla base dei principi del marxismo-leninismo e dell’esperienza bolscevica, fondò, assieme ad altri compagni di provata fede marxista-leninista e di formazione bolscevica, il glorioso e amato Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista (PCI-ML), che lo ha eletto ininterrottamente come suo Segretario generale e guida indiscussa sulla strada che conduce inevitabilmente alla Rivoluzione Proletaria Socialista, alla costruzione del socialismo e all’edificazione del comunismo nel nostro paese.
      Nel 2013 Domenico Savio viene rieletto consigliere comunale di Forio sotto i simboli  rivoluzionari del PCI m-l portando la lotta di classe nelle istituzioni borghesi del comune e battendosi pure da quella posizione per l’emancipazione di classe del proletariato, per il miglioramento delle condizioni di vita individuale, familiare e sociale della classe lavoratrice operaia e intellettiva e per avvicinare la prospettiva della rivoluzione proletaria e del socialismo. Epiche sono le sue battaglie consiliari contro gli affari pubblici della classe borghese che danneggiano gli interessi delle masse lavoratrici e popolari.
      Oggi doverosamente ricordiamo, con orgoglio e riconoscenza affettiva e di classe, i suoi 77 anni di fede comunista, di impegno di lotta proletaria - anche dura e fatta di vittorie e di sconfitte amare lungo l’arduo cammino per il socialismo e per liberare l’umanità lavoratrice dalle catene dello sfruttamento e della repressione padronale -, di sacrifici di vita per adempiere alla propria doverosa missione di combattente per l’emancipazione sociale della propria classe proletaria del braccio e dell’intelletto, di abnegazione totale verso la causa suprema di umanizzazione e redenzione della società umana. 77 anni in cui ha dovuto subire minacce di ogni genere, offese, calunnie, ricatti rispediti prontamente e puntualmente al mittente, minacce vili e indegne del genere umano persino nei confronti del suo nipotino Domenico di 4 anni, col messaggio funesto scritto “lo sgozzeremo, sappiamo la scuola che frequenta”, e ancora minacce di morte e di annientamento della propria vita con l’affissione di manifesti di lutto che lo annunciavano morto.
      La dannata razza padrona e il suo potere politico ed economico quando vedono in pericolo i loro loschi affari di sfruttamento e di riduzione in schiavitù dei lavoratori sono capaci di tutto, della barbarie più efferata, e tale scellerata evenienza deve essere tenuta sempre presente e considerata possibile dal proletariato in lotta allo scopo di poterla prevenire e neutralizzare con la necessaria forza e risposta rivoluzionaria, che ci derivano dall’essere allievi e seguaci dei nostri Maestri Marx, Engels, Lenin e Stalin.
      Per tale entusiasta avvenimento il Comitato Centrale del Partito Comunista Italiano m-l, a nome di tutto il Partito e dei singoli iscritti e simpatizzanti, tributa al suo Segretario generale compagno Domenico Savio il massimo riconoscimento possibile per l’attività svolta al servizio della causa comunista a livello nazionale e pure internazionale, per la sua partecipazione nel tempo a vari incontri politici all’estero, ed auspica vivamente di poterlo avere come guida e maestro per un tempo ancora lunghissimo. Auguri fraterni e comunisti di buon compleanno compagno Domenico auspicando, nel contempo, con sincerità e affetto, nell’interesse del Partito e dell’obiettivo storico che dobbiamo raggiungere e per cui combattiamo, che tu possa vivere e godere ancora tantissimi di questi giorni.
      Alle ore 18,00 del 16 febbraio prossimo tutti i compagni e i lavoratori del braccio e della mente che lo desiderano possono partecipare all’incontro per formulare gli auguri di buon compleanno al compagno Domenico Savio, nostro Segretario generale.
Forio (Napoli), 6 febbraio 2017.
                                                                                                     Il Comitato Centrale del P.C.I. m-l
Telefono 081.5071111, 335.6063055, 339.5683542=

 Fax o81.5071170=

VEDETE LO STRAORDINARIO VIDEO-MESSAGGIO AUGURALE PER IL NUOVO ANNO 2008 DI DOMENICO SAVIO, SEGRETARIO GENERALE DEL PCIML

MESSAGGIO AUGURALE DI DOMENICO SAVIO, SEGRETARIO GENERALE DEL P.C.I.M-L., PER IL NUOVO ANNO 2008

CHE IL 2008 AVVICINI IL PROLETARIATO D’ITALIA E DELMONDO INTERO ALLA SUA RIVOLUZIONE SOCIALISTA!

LA RIVOLUZIONE SOCIALISTA PURTROPPO NON E’ VICINA, MA NEPPURE LONTANA SE LE MASSE LAVORATRICI SI CONVINCERANNO DELLA SUA NECESSITA’, ATTUALITA’ E FATTIBILITA’!
Compagne e compagni, lavoratrici e lavoratori, giovani operai e studenti e intellettuali d’avanguardia d’Italia e del mondo intero, si chiude un altro anno di sottomissione, di sfruttamento e di miseria per la classe lavoratrice italiana e planetaria. Dopo la dolorosa sconfitta momentanea del mondo socialista, a partire dalla gloriosa Unione Sovietica, l’imperialismo continua a dominare incontrastato il Pianeta; triste ma vero, la classe lavoratrice del mondo sviluppato e di quello sottosviluppato non ha ancora preso coscienza del suo compito storico di doversi organizzare e lottare per liberare l’umanità da millenni di sfruttamento e di schiavitù padronale, mentre, al contrario e penosamente, la maggioranza dei lavoratori dei diversi continenti continua a sottostare rassegnata al giogo delle multinazionali e si fa persino “concorrenza” – ad esempio tra i lavoratori supersfruttati e sottopagati della Cina e di tante altre nazioni asiatiche, dove non sono in grado neppure di pretendere il rispetto dei diritti essenziali, e quelli dei paesi industrializzati occidentali che, comunque, riescono a imporre alla classe padronale un trattamento meno umiliante – a chi viene sfruttato di più dimostrando tragicamente di non essere capace di nessuna forma di organizzazione, nazionale e internazionale, e lotta di classe e rivoluzionaria per prospettare la fuoriuscita dalla schiavitù sociale capitalistica; le guerre imperialistiche di aggressione, di sottomissione, di sfruttamento e di espansione dei mercati si allargano, diventano sempre più feroci e assassine e l’eroica reazione dei popoli aggrediti finisce per essere sopraffatta dalla forza soverchiante degli eserciti aggressori e schiacciata nel sangue; oggi la Palestina, l’Irak, l’Afghanistan e tanti altri paesi sparsi nei vari continenti sono ridotti a campi di battaglia, dove le varie componenti dell’imperialismo mondiale si contendono lo sfruttamento delle risorse umane e naturali e il bottino di guerra; la democrazia borghese ha ampiamente dimostrato di non essere altro che la legge disumana della sottomissione e dello sfruttamento del più forte, essa è lo specchietto per le allodole per ingannare e rapinare le masse popolari; i popoli degli ex paesi socialisti, con la scomparsa progressiva delle vecchie generazioni che costruirono il socialismo, si allontano sempre di più dalla vissuta civiltà dell’uguaglianza e della fratellanza, perché la gran parte delle nuove generazioni viene drogata, omologata alla cultura borghese dominante, resa socialmente innocua e annullata nel pensiero e nell’azione di classe dalla propaganda del potere statale e sociale capitalistico; le religioni, potendo disporre a proprio piacimento dei potenti mezzi di comunicazione di massa e di formazione della coscienza collettiva, stanno nuovamente soverchiando la scienza e impongono i loro dogmi oscurantisti della sottomissione al padrone e al suo potere politico; tutti i governi del mondo, oramai indistintamente capitalistici o comunque privi di resistenza e di controffensiva socialista, sono l’espressione più servile e di fedeltà agli interessi della disgraziata razza padrona nazionale e multinazionale; fascisti, liberali, socialdemocratici, revisionisti, opportunisti, falsi comunisti legati ai privilegi del potere della borghesia sono alternativamente uniti nel governare, nel servire e nel puntellare il sistema dello sfruttamento del lavoro umano; il movimentismo nazionale e transnazionale attuale, il pacifismo che non mette in discussione il capitalismo quale origine e causa delle guerre, l’anarchismo, il rivoluzionarismo parolaio, il consumismo, la sregolatezza della vita, l’illusione di molti di poter diventare anch’essi padroni, sfruttatori e ricchi: tutto questo concorre alla sopravvivenza di questo miserabile sistema sociale padronale che opprime il mondo intero.In Italia la situazione politica e sociale non è diversa. L’anno che si chiude ha visto un impoverimento generalizzato delle masse popolari, ma non ancora tale da spingerle alla riflessione di classe, alla ribellione e all’imposizione dei propri diritti e bisogni sociali: a soffrire di più sono stati i disoccupati, i pensionati, i lavoratori dipendenti e i precari; la disoccupazione reale dei lavoratori italiani, specialmente dei giovani e delle donne, è in fase di crescita, mentre i padroni sanguisughe preferiscono assumere i lavoratori immigrati che possono più agevolmente sfruttare e sottopagare: dobbiamo batterci affinché ai nostri fratelli lavoratori extracomunitari siano riconosciuti gli stessi diritti legislativi e sindacati dei lavoratori del nostro paese e di quelli comunitari; i salari, gli stipendi e le pensioni sono letteralmente e costantemente falcidiati dal continuo aumento del costo della vita: le elemosine propagandate dal governo capitalistico Prodi le rilanciamo al mittente, perché i lavoratori non sono stupidi e non accettano l’obolo in cambio del diritto negato ad un’esistenza dignitosa; nelle fabbriche, nelle campagne e negli uffici lo sfruttamento padronale è bestiale e repressivo della dignità umana; la precarietà del lavoro, specialmente delle donne e dei giovani, ha toccato livelli di malvagità non più tollerabili; le morti bianche sul lavoro hanno raggiunto cifre impressionanti, gli industriali, gli agrari e le aziende edili mostrano tutto il proprio disprezzo per i lavoratori anteponendo l’ignobile profitto alla sicurezza della vita: basta con le chiacchiere dei governi di centrodestra e centrosinistra, basta con le passerelle dei ministri ai funerali dei lavoratori assassinati dai padroni, basta con questo sistema sociale di morte, prima la sicurezza e poi il lavoro, prima la garanzia della vita e poi lo sporco guadagno dei capitalisti nazionali e multinazionali; in questo momento un pensiero fraterno e di concreta solidarietà lo rivolgiamo a tutte le vittime del lavoro di ieri e di oggi - e, in particolare, ai sette morti della ThyssenKrupp di Torino – e alle loro famiglie: a questi fratelli caduti sul fronte della lotta al barbaro sistema capitalistico e della sopravvivenza umana noi giuriamo, al momento storico opportuno, vendetta di classe e rivoluzionaria; nelle fabbriche, nelle officine, nelle aziende agricole industriali e negli uffici aumentano i ritmi già elevati di lavoro procurando ai lavoratori stress, malattie varie e maggiori pericoli di infortuni; i contratti nazionali di lavoro vengono rinnovati solo dopo anni dalla scadenza causando un ulteriore aggravamento delle già drammatiche condizioni di vita delle famiglie lavoratrici: responsabili di questo vergognoso ritardo sono il governo padronale e i sindacati di regime, tutti al servizio degli affari della classe imprenditoriale sfruttatrice; lo Stato capitalistico italiano, anche in spregio alla Costituzione borghese, rimane uno Stato di aggressione e di guerra al guinzaglio degli affari del dell’imperialismo americano ed europeo; il potere politico padronale dell’Italia, di centrodestra e centrosinistra-falsi partiti comunisti, dal governo centrale a quello dei comuni passando per le regioni, le province, le comunità montane e le aziende speciali o miste tra pubblico e privato, compreso il settore delle consulenze esterne, delle assunzioni nominative e degli appalti, è letteralmente pervaso, legalmente o illegalmente, da una vergognosa corruzione derivante da una gestione clientelare, nepotistica, elettoralistica e di privilegi della cosa pubblica, corruzione che condiziona e falsifica gravemente e in modo determinante anche il risultato elettorale, che consenta alla casta al governo ai vari livelli istituzionali di continuare a occupare e spartirsi il potere, oltre a coprire di infamia la già ingannevole democrazia dello Stato borghese. Il governo di centrosinistra - sostenuto pure dai falsi partiti comunisti della Rifondazione e dei Comunisti Italiani o Cosa Rossoverde in gestazione -, come previsto e al pari del precedente governo di centrodestra, si è rivelato un ottimo consiglio di amministrazione degli affari del capitalismo e dell’imperialismo italiani: ai padroni il vitello d’oro, ai lavoratori l’aumento della tasse e del costo della vita, la diminuzione, con l’incremento dell’addizionale Irpef regionale e comunale, dei salari, degli stipendi e delle pensioni e la disperazione di non poter più vivere! Questo governo ha trasferito un’enorme ricchezza pubblica alle aziende, mentre, complessivamente, ha aumentato le tasse alla povera gente: vergogna! Ecco perché prima lo mandiamo a casa e meglio sarà per tutti gli italiani e a chi ci rinfaccia il pericolo del ritorno di Berlusconi noi rispondiamo a muso duro che Prodi e Berlusconi sono due facce del medesimo sistema di sfruttamento e di immiserimento capitalistico. Il riscatto e la rinascita sociale del nostro popolo, in particolare della classe lavoratrice, sta solo nell’organizzazione politica e nella lotta di classe quotidiana per il socialismo!Intanto il capitalismo ha imparato a resistere alle sue crisi programmate e orientate – ma prima o poi non riuscirà a salvarsi da una crisi generalizzata di sovrapproduzione e di cessata espansione dei mercati e quando la lotta intercapitalistica per la sopravvivenza diventerà spietata e, dunque, implosiva – e distrutte le risorse del nostro pianeta già pensa di sfruttare quelle dell’universo e di altri pianeti, dunque la razza padrona ha ambizioni interplanetarie, ma sconfitta dalla società socialista sulla Terra tutte le altre ramificazioni cadranno come rami secchi. Sciaguratamente nelle masse popolari sopravvive ancora l’illusione, volutamente ingenerata dal potere dominante, che questo sistema di sfruttamento e di rapina può essere migliorato e finanche umanizzato. Tale errato convincimento porta la stragrande maggioranza degli sfruttati e degli umiliati a sostenere i partiti politici borghesi, compreso quelli falsamente comunisti, e i sindacati di regime disertando, invece, l’impegno e la lotta di classe per costruire l’avvenire socialista. Di qui l’attuale, evidente solitudine della lotta politica dei coerenti comunisti marxisti-leninisti. Ma non dobbiamo scoraggiarci né tanto meno arrenderci, perché in tal caso saremmo dei cattivi rivoluzionari, verremmo meno agli insegnamenti dei nostri Maestri e renderemmo un ignobile servizio ai nostri nemici di classe. Attualmente per i marxisti-leninisti la situazione politica è drammatica, ma non deve impressionarci, non deve fiaccare la nostra tempra di rivoluzionari e di educatori del marxismo-leninismo. La società umana superiore del socialismo prima e del comunismo dopo non viene da un momento all’altro, non si improvvisa e nessuno ce la regala, essa sarà il risultato di una lunga e dura lotta di classe, anche secolare, di un impegno e di una lotta intergenerazionali, nessuno pensi di poterla realizzare necessariamente nell’arco della propria esistenza, occorre seminare oggi, in termini di assimilazione e di divulgazione dei principi del marxismo-leninismo, per realizzare domani il passaggio dal capitalismo al socialismo. Deve confortarci la certezza che la morte del dannato sistema capitalistico è scritta nella legge scientifica della natura, nel materialismo e nell’esperienza storici dell’umanità. La certezza della futura società socialista è sancita nel processo di emancipazione del genere umano, un processo che avanza ineluttabilmente dall’inferiore società padronale alla superiore società comunista.Il problema centrale per la ripresa del cammino dei popoli verso il socialismo è quello di elevare la soggettività di classe e rivoluzionaria, cioè marxista-leninista, nelle masse popolari. Questa che viviamo non è una fase rivoluzionaria, perché non è una fase di crisi devastante del sistema economico capitalistico e perché lasoggettività di classe nelle masse lavoratrici e tra i giovani operai e studenti è bassissima. Possiamo affermare che l’attuale è la fase di costruzione della soggettività di classe, ovvero del passaggio della classe lavoratrice da classe in sé a classe per sé, passaggio che al momento opportuno sarà determinante per la vittoria della rivoluzione socialista e per sconfiggere definitivamente le forze della controrivoluzione borghese. Occorre che l’avanguardia della classe lavoratrice, che pure esiste anche se debole e divisa, si costituisca in reparto avanzato della rivoluzione socialista, o meglio in Partito autenticamente di classe e rivoluzionario, ovvero di natura bolscevica. Al momento in Italia questo particolare Partito della rivoluzione e del socialismo già esiste ed è il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista (P.C.I.M-L.), che ho l’onore di rappresentare, un Partito coerentemente strutturato secondo le indicazioni di Lenin e Stalin, forgiato alla scuola del marxismo-leninismo e graniticamente educato al pensiero e l’opera dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, pur avendo ben presente che la dottrina comunista, la teoria e la prassi, assieme alla strategia e alla tattica, sono di natura scientifica in contrapposizione a qualsiasi forma di dogmatismo. E non potrebbe essere diversamente, visto che i principi comunisti scaturiscono dalla legge naturale scientifica del materialismo dialettico e storico. Realmente il P.C.I.M-L. è ancora un modesto Partito, così come lo sono tutti gli altri partiti autenticamente marxisti-leninisti del mondo, ma la ragione non sta nella linea politica, che è coerente coi principi del marxismo-leninismo, quanto nella presente scarsa coscienza di classe delle masse lavoratrici, nell’opera devastante del revisionismo vecchio e nuovo, dell’opportunismo, del rivoluzionarismo, del sindacalismo padronale, del movimentismo borghese e nelle, appunto, condizioni oggettive sociali non rivoluzionarie. Possiamo dire che questa è prevalentemente la fase dell’educazione di classe dei lavoratori, di formazione di nuovi quadri dirigenti di professione, di consolidamento progressivo delle posizioni e di preparazione alla conquista del potere.Compagni e lavoratori tutti d’Italia e del mondo intero, oggi soffriamo molto alla constatazione che ai nostri sovrumani sforzi di lavoro politico quotidiano non corrisponde un adeguato consenso e sostegno del proletariato, ma non dobbiamo disperarci, perché il momento della Rivoluzione e la costruzione della Società Socialista dipendono da vari fattori sociali oggettivi e soggettivi e quando questi convergeranno sarà l’alba della vittoria e l’inizio di una nuova epoca, questa volta perpetua, del socialismo prima e del comunismo dopo. Sarà un’epoca di civiltà superiore e collettiva che l’umanità non ha mai conosciuto. Deve darci coraggio la certezza scientifica che la verità è dalla nostra parte e che la storia futura è con noi e ci appartiene. E’ con tali certezze e passione di lotta di classe e rivoluzionaria che formulo, a nome del Comitato Centrale del P.C.I.M-L., al proletariato italiano e a quello di tutti i paesi della Terra l’augurio fraterno e affettuoso affinché l’anno 2008 ci faccia fare un passo in avanti sulla via maestra della Rivoluzione e del Socialismo.

PER IL NUOVO ANNO 2008
AUGURI COMUNISTI!
AUGURI DI LOTTA DI CLASSE!
AUGURI DI VITTORIE PER IL P.C.I.M-L.!
AUGURI DI MORTE PER IL CAPITALISMO!
AUGURI DI LIBERAZIONE PER I POPOLI OPPRESSI DALL’IMPERIALISMO!

SPECIALE PER IL 90° ANNIVERSARIO DELLA RIVOLUZIONE SOCIALISTA D'OTTOBRE, REALIZZATO DAL P.C.I.M-L.