giovedì 29 novembre 2007

ULTIM'ORA DAL MESE DI MARZO 2017

LO STATO BORGHESE E IL POTERE POLITICO DEL CAPITALE
INSISTONO PER APPROPRIARSI DELLA CASA DEI LAVORATORI,
CHE SONO STATI COSTRETTI AD ESSERE ABUSIVI PER NECESSITA’!

di Domenico Savio*

      Ritorno sull’argomento per dovere di classe verso i tanti lavoratori che in questi giorni ci hanno avvicinato sconcertati e tormentati dal nuovo tentativo del potere politico borghese regionale di acquisire la loro casa, abusiva per necessità esistenziale, dopo un periodo relativamente calmo sul fronte degli abbattimenti, circostanza che per taluni lasciava sperare in una soluzione umana e civile del problema.
      Prima di procedere vogliamo subito chiarire un aspetto importante della questione. A coloro, asserviti alla cultura, alla politica e all’ordinamento sociale capitalistico della società, fondato sullo sfruttamento del lavoro proletario, che sostengono, per giustificare le loro argomentazioni di cultura borghese e clericale, “ma anziché acquisirla è meglio che la demoliscono la tua casa?”, noi rispondiamo con forza che tale impostazione del problema costituisce un autentico ricatto, che è della peggiore politica e cultura di stampo mafioso della società degli affari delle lobby economiche nazionali e internazionali industriali, bancarie, finanziarie, del trasferimento delle aziende all’estero, dove lo sfruttamento del lavoro è più disumano, e della cosiddetta globalizzazione mercantile.
      Un ricatto perché noi, rappresentanti sinceri e onesti degli interessi della classe lavoratrice operaia e intellettiva, affermiamo che in uno Stato civile e democratico la scelta non è tra “acquisizione e abbattimento”, ma risiede nella soluzione politica, parlamentare e governativa del dramma sociale esistente, non voluto ma subito dagli abusivi di necessità. Il governo, il parlamento, la corte costituzionale e quella di cassazione esistono non solo per beneficiare di stipendi e pensioni d’oro, bensì per risolvere i problemi degli italiani, a partire da quelli della classe sociale più povera dei lavoratori sfruttati sul lavoro.
      Tali massime istituzioni della Repubblica, considerato che lo Stato e il suo potere sono responsabili costituzionalmente di non aver garantito un alloggio decente a tutti i nuclei familiari del nostro paese, in modo particolare del mezzogiorno e delle isole, trovino  una soluzione politica e legislativa del problema, cosa che in altre circostanze è stata fatta, tra queste il primo e secondo condono e altre forme di soluzione di eclatanti ingiustizie sociali, com’è quella dell’abbattimento delle case delle famiglie lavoratrici. La dignità abitativa delle famiglie non può essere sacrificata da questioni ambientali e paesaggistiche.
      A fronte dell’articolo 2 della Costituzione, che costò al popolo italiano sacrifici immani in privazioni e perdita di vite umane, che proclama “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo…” e tra questi diritti c’è quello fondamentale di una abitazione dignitosa, diritto che in circa 70 anni lo Stato non ha garantito a tutti e attraverso le regioni e i comuni non ha neppure consentito a coloro che ne avevano la possibilità economica di costruirsela nella legalità. Così nasce l’abusivismo di necessità, non per colpa dell’abusivo, ma dello Stato e del potere politico della potente classe padronale.
      La tragedia delle Resa, che rode e distrugge momento per momento il corpo e l’anima degli sventurati colpiti dalla disumanità del potere e della giustizia borghesi, anticamera dell’abbattimento giudiziario statale dell’abuso, colpisce e discrimina una parte minoritaria degli abusivi, i più poveri, quelli che non avevano e non hanno santi in paradiso che pregassero per loro, i discriminati, quelli che non contano e non hanno la possibilità di far valere le loro ragioni di inferiori socialmente, ma questa è la società capitalistica delle potenti sanguisughe dello sfruttamento e della miseria altrui.
      A fronte della suddetta tragedia, che il potere politico e istituzionale si ostina a non voler superare con umanità e civiltà politica e giuridica, ci sono i tantissimi abusi, piccoli e grandi, che i comuni non hanno scoperto, che sono stati sanati dal primo e secondo condono, che hanno ottenuto la prescrizione giudiziaria o che per qualsiasi altra ragione si sono liberati dell’incubo abbattimento. Quanti abusi e quante responsabilità penali non sono stati scoperti o si sono prescritti in questa società dalle infinite ingiustizie sociali? Come sempre nella società della dittatura del capitale, cioè di chi possiede soldi e potere, a essere colpiti e massacrati sono stati e rimangono sempre i più deboli socialmente.
      Hanno contribuito a creare questo dramma sociale dell’abbattimento giudiziario delle case di necessità abitativa per sé e i propri familiari ascendenti e discendenti i patteggiamenti giudiziari, accettati in materia di abusivismo edilizio minore, dove i reati non sono di natura efferata, patteggiamenti che hanno precluso la possibilità della prescrizione, di cui, al contrario, hanno beneficiato tantissimi altri per le ataviche lentezze della giustizia italiana, di cui la responsabilità è sempre del potere politico borghese, che non dota la magistratura dei mezzi necessari per essere più spedita nella definizione dei processi. Difatti sembrerebbe che la quasi totalità delle Resa si riferiscano a sentenze di patteggiamento, le quali hanno buttato nella disperazione tantissime famiglie lavoratrici.
     In questi giorni apprendiamo dalla stampa, che rende sempre un ottimo servizio di informazione ai lettori che apprendono quanto avviene nelle segrete stanze del potere capitalistico nazionale e regionale, che un fronte multicolore di consiglieri regionali, che coinvolge quasi tutti i gruppi consiliari dal centrodestra al centrosinistra passando per il centro e il gruppo misto, compreso il consigliere regionale Maria Grazia Di Scala di Forza Italia di Barano, sta lavorando, avvalendosi della collaborazione di professionisti di elevata conoscenza legislativa e giuridica del problema, a un progetto di legge regionale che faciliti l’acquisizione comunale, già prevista dall’articolo 31 del DPR 6 giugno 2001 n. 380, degli immobili abusivi e la loro destinazione “a termine” a coloro che li hanno realizzati abusivamente.
      La proposta non chiarisce, forse per opportunità politica e di potere, se le acquisizioni interesseranno solo gli abusi oggetto di Resa, e dunque di attuale pericolo di abbattimento, o anche quelli prescritti o non scoperti dai comuni, specialmente di quelli della grande speculazione edilizia affaristica, che ha effettivamente distrutto parti importanti del patrimonio naturale e ambientale isolano, compreso quelli di godimento della borghesia benestante pubblica e privata, che ha realizzato i suoi sogni nelle località più panoramiche e avvolte dal verde di promontori e colline dei nostri comuni. Su questo tema i proletari, gli sfruttati, i meno istruiti dallo Stato borghese, ma non meno intelligenti, seguiranno attentamente questa vicenda per non essere fregati ancora una volta e chissà che non riusciranno ad avere finalmente giustizia.
      Detta proposta di legge regionale servirebbe ai comuni solo per prendersi la casa, che sarebbe un autentico furto di Stato e di potere padronale, per spogliare decine di migliaia di famiglie lavoratrici della regione Campania di un proprio bene, realizzato con inenarrabili sacrifici e privazioni di vita. Difatti il provvedimento proposto per sommi capi prevede: l’acquisizione del bene, con l’area circostante sino a 10 volte la superficie utile del fabbricato, al patrimonio comunale e la sua trascrizione nel registro immobiliare; il cittadino espropriato beneficerebbe del diritto di abitazione “a termine”, cioè solo “vita natural durante”, ovvero né la casa né il diritto di abitazione passerebbero agli aventi causa, o meglio ai figli e parenti ascendenti e discendenti, cosicché dopo la morte dell’acquisito la casa verrebbe abbattuta o data in fitto ad altro cittadino bisognoso di abitazione mediante bando pubblico; l’abusivo per beneficiare del diritto di abitazione dovrebbe pagare un fitto e non possedere altro alloggio.
      Tutto questo mentre la grande speculazione edilizia affaristica e commerciale festeggia con prescrizioni e mancati abbattimenti per condoni od altro. Avete mai visto una grande speculazione alberghiera, termale o palazzinara essere abbattuta? Mai, mica stiamo parlando di poveri lavoratori sfruttati e schiavizzati da un padrone qualsiasi! Con dignità verrebbe da dire: abbattetela, piuttosto che  “rubarvela”, perché essa ancora sanguina dei sacrifici fatti! Chi dice che il problema non può essere risolto diversamente, a causa della legislazione vigente, delle sentenze della corte costituzionale e di quella di cassazione e dell’ostacolo insormontabile delle Soprintendenze, dice una conveniente e opportunistica bugia, perché nessuno può proibire al parlamento di approvare una leggina che regolarizzi l’abusivismo minore e abitativo anche nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico, così come ha fatto per il primo e secondo condono.
      Quando i detentori del potere borghese a tutti i livelli istituzionali, sostenuti da solidali di regime, affermano - in riferimento all’abusivismo di necessità abitativa, che costituisce un bisogno sociale primario e che da circa 70 anni lo Stato capitalistico non ha voluto soddisfare con la realizzazione dei piani di edilizia economica e popolare - che “di sanatorie non se ne parla più” dimostrano solo egoismo e disprezzo per le necessità dei cittadini che li hanno votato e gli pagano stipendi e pensioni d’oro. Vergogna! Care famiglie lavoratrici “abusive”, tra virgolette perché ad essere veramente abusivi non siete voi, bensì lo Stato e il potere politico inadempienti nel garantirvi il diritto costituzionale ad una abitazione dignitosa, l’unica possibilità che abbiamo è quella di non lasciarci convincere dagli interessi politici e partitici e dalle tesi legislative e giuridiche dei sostenitori dell’infame sistema sociale borghese, ma di continuare a credere nella possibilità reale di regolarizzare con legge del parlamento il nostro diritto alla casa. Riprendiamo a organizzarci e a lottare per il godimento di un diritto innegabile, la propria casa. Continuate a contattarci e a seguirci politicamente e socialmente.
Forio, 13 febbraio 2017.
* Segretario generale e Consigliere comunale di Forio del PCI m-l.

IL PCI-ML SI PREPARA A FESTEGGIARE IL 77° COMPLEANNO DEL SUO
FONDATORE E SEGRETARIO GENERALE COMPAGNO DOMENICO SAVIO

      Come sempre avviene da anni la cerimonia semplice - ma pregna di significato beneaugurante per molti e molti anni ancora, affettivo, fraterno, ideologico marxista-leninista, di classe e rivoluzionario per la prospettiva della rivoluzione proletaria, del socialismo e del comunismo – si svolgerà giovedì 16 febbraio 2017 alle ore 18,00 nella sede nazionale del Partito a Forio, nell’isola d’Ischia, all’ombra dello sventolio dell’eroica bandiera rossa, che porta impressi i simboli gloriosi della Falce, del Martello e della Stella, emblemi inconfondibili della lotta di classe del proletariato di tutti i paesi della Terra per riscattarsi dal millenario sfruttamento e schiavitù padronale e costruire la propria nuova società comunista degli uomini e delle donne tutti liberi, uguali socialmente e protagonisti della loro esistenza, da vivere, finalmente, con dignità, senza affanni e privazioni.
      Chi definisce questa nostra naturale ambizione “utopia” rispondiamo senza ombra di dubbio che con la Rivoluzione Proletaria Socialista  d’Ottobre del 1917 – di cui quest’anno ricorre il 100° anniversario e che il PCI m-l festeggerà anche in proprio, assieme allo svolgimento del suo 4° Congresso nazionale all’inizio del mese di novembre prossimo –, diretta dai compagni Lenin e Stalin, i coerenti marxisti-leninisti e rivoluzionari, guidati dai principi del marxismo-leninismo e dal pensiero e l’opera immortali dei Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, hanno già storicamente dimostrato che con l’organizzazione e la Rivoluzione socialista proletaria la classe lavoratrice operaia e intellettiva, emancipata nella difesa dei propri interessi di classe e forgiata dai principi del marxismo-leninismo, può conquistare il potere, anche in questo momento, costruire il socialismo ed edificare la società comunista.
      Il compagno Domenico Savio, fondatore e guida autorevole e sicura del Partito Comunista Italiano m-l, nacque il 16 febbraio 1940 nel quartiere proletario di Monterone a Forio, provincia di Napoli. A 12 anni abbandonò la religione cattolica, alla quale nell’incoscienza infantile era stato avvicinato dalla tradizione oscurantista della società capitalistica e clericale, e fece proprie le ragioni scientifiche e materialistiche dell’ateismo. Dal 1953 al 1958 militò, prima come semplice iscritto e poi come dirigente, nella Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI) svolgendo lavoro di proselitismo giovanile nell’isola d’Ischia e nei quartieri proletari della città di Napoli. Dal 1958 al 1976 fu iscritto al Partito Comunista Italiano (PCI), dove fu militante attivo, componente del comitato federale di Napoli, più volte candidato alle elezioni comunali -  due volte eletto nel 1971 e 1980 a Forio - e provinciali.
      Dal 1971 al 1980 svolse anche intensa attività sindacale, come militante e dirigente, nella “Federazione italiana lavoratori commercio alberghi mensa e servizi” (F.I.L.C.A.M.S.), aderente alla “Confederazione generale italiana del lavoro” (CGIL), nel settore alberghiero, in modo particolare nelle catene alberghiere di Rizzoli a Lacco Ameno e della Jolly Hotel di Marzotto, organizzando assemblee di protesta e scioperi imponenti, sino al 95% di adesione dei lavoratori, per il miglioramento salariale e delle condizioni di lavoro degli stessi. Il 6 febbraio 1980 per la sua attività di dirigente sindacale aziendale e di componente del coordinamento sindacale degli alberghi Jolly Hotel in Italia fu licenziato dal Jolly Hotel di Ischia, assieme a tutta la rappresentanza sindacale aziendale, dove dal 1967 svolgeva il lavoro di segretario.
       Massiccia fu la solidarietà dei lavoratori alla repressione antisindacale dell’azienda, ma, purtroppo, non bastò per il reintegro nel posto di lavoro dei licenziati, perché questi furono licenziati da padrone e abbandonati dal sindacato, oramai sulla strada scellerata della concertazione e del compromesso col potere economico e politico, dove la difesa di classe degli sfruttati è stata tradita e rinnegata.
      Nel 1976 con ritardo, sostiene autocriticamente Domenico Savio, abbandonò il PCI, allora guidato dal revisionista e opportunista, traditore e rinnegatore della causa comunista Enrico Berlingue, così come in misura progressiva lo erano stato i suoi predecessori, a partire da Palmiro Togliatti, e lo furono i suoi successori, sempre più accanitamente e odiosamente anticomunisti, sino alla deriva di centrodestra dei giorni nostri, partito che oramai sin d’allora era irrimediabilmente avviato sulla strada della trasformazione borghese, clericale, capitalistica e anticomunista.
      Sin dall’iscrizione al PCI e successivamente con altri compagni condusse una dura battaglia contro l’imborghesimento sempre più massiccio del partito, con l’entrata nelle sue fila di forze intellettuali, professionali e imprenditoriali di formazione culturale e politica borghese, che con spregiudicatezza si impadronivano della guida del partito a tutti i livelli dell’organizzazione mettendo in minoranza e allontanando la classe operaia. Una vergogna che solo la cultura borghese e clericale poteva ispirare e affermare. Dal 1976 al 1998 lavorò, con varie iniziative nazionali, all’unità dei marxisti-leninisti italiani, ma senza risultato, a causa di una certa confusione ideologica, strategica e tattica esistente nella lotta per il socialismo, confusione che in larga parte e sciaguratamente ancora esiste. In quel periodo, conseguita l’iscrizione all’ordine nazionale dei giornalisti per poter pubblicare la stampa marxista-leninista e rivoluzionaria e dopo aver collaborato anche con l’Unità all’inizio degli anni ’70, fondò, a partire dal 1984, il mensile “L’Uguaglianza economica e sociale” a diffusione nazionale e il periodico “Comunismo”, a partire dal 1995.
      Il 3 dicembre 1999, fallito quel primo tentativo ventennale di unire i marxisti-leninisti italiani in un unico partito di classe e rivoluzionario sulla base dei principi del marxismo-leninismo e dell’esperienza bolscevica, fondò, assieme ad altri compagni di provata fede marxista-leninista e di formazione bolscevica, il glorioso e amato Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista (PCI-ML), che lo ha eletto ininterrottamente come suo Segretario generale e guida indiscussa sulla strada che conduce inevitabilmente alla Rivoluzione Proletaria Socialista, alla costruzione del socialismo e all’edificazione del comunismo nel nostro paese.
      Nel 2013 Domenico Savio viene rieletto consigliere comunale di Forio sotto i simboli  rivoluzionari del PCI m-l portando la lotta di classe nelle istituzioni borghesi del comune e battendosi pure da quella posizione per l’emancipazione di classe del proletariato, per il miglioramento delle condizioni di vita individuale, familiare e sociale della classe lavoratrice operaia e intellettiva e per avvicinare la prospettiva della rivoluzione proletaria e del socialismo. Epiche sono le sue battaglie consiliari contro gli affari pubblici della classe borghese che danneggiano gli interessi delle masse lavoratrici e popolari.
      Oggi doverosamente ricordiamo, con orgoglio e riconoscenza affettiva e di classe, i suoi 77 anni di fede comunista, di impegno di lotta proletaria - anche dura e fatta di vittorie e di sconfitte amare lungo l’arduo cammino per il socialismo e per liberare l’umanità lavoratrice dalle catene dello sfruttamento e della repressione padronale -, di sacrifici di vita per adempiere alla propria doverosa missione di combattente per l’emancipazione sociale della propria classe proletaria del braccio e dell’intelletto, di abnegazione totale verso la causa suprema di umanizzazione e redenzione della società umana. 77 anni in cui ha dovuto subire minacce di ogni genere, offese, calunnie, ricatti rispediti prontamente e puntualmente al mittente, minacce vili e indegne del genere umano persino nei confronti del suo nipotino Domenico di 4 anni, col messaggio funesto scritto “lo sgozzeremo, sappiamo la scuola che frequenta”, e ancora minacce di morte e di annientamento della propria vita con l’affissione di manifesti di lutto che lo annunciavano morto.
      La dannata razza padrona e il suo potere politico ed economico quando vedono in pericolo i loro loschi affari di sfruttamento e di riduzione in schiavitù dei lavoratori sono capaci di tutto, della barbarie più efferata, e tale scellerata evenienza deve essere tenuta sempre presente e considerata possibile dal proletariato in lotta allo scopo di poterla prevenire e neutralizzare con la necessaria forza e risposta rivoluzionaria, che ci derivano dall’essere allievi e seguaci dei nostri Maestri Marx, Engels, Lenin e Stalin.
      Per tale entusiasta avvenimento il Comitato Centrale del Partito Comunista Italiano m-l, a nome di tutto il Partito e dei singoli iscritti e simpatizzanti, tributa al suo Segretario generale compagno Domenico Savio il massimo riconoscimento possibile per l’attività svolta al servizio della causa comunista a livello nazionale e pure internazionale, per la sua partecipazione nel tempo a vari incontri politici all’estero, ed auspica vivamente di poterlo avere come guida e maestro per un tempo ancora lunghissimo. Auguri fraterni e comunisti di buon compleanno compagno Domenico auspicando, nel contempo, con sincerità e affetto, nell’interesse del Partito e dell’obiettivo storico che dobbiamo raggiungere e per cui combattiamo, che tu possa vivere e godere ancora tantissimi di questi giorni.
      Alle ore 18,00 del 16 febbraio prossimo tutti i compagni e i lavoratori del braccio e della mente che lo desiderano possono partecipare all’incontro per formulare gli auguri di buon compleanno al compagno Domenico Savio, nostro Segretario generale.
Forio (Napoli), 6 febbraio 2017.
                                                                                                     Il Comitato Centrale del P.C.I. m-l
Telefono 081.5071111, 335.6063055, 339.5683542=

 Fax o81.5071170=

VEDETE LO STRAORDINARIO VIDEO-MESSAGGIO AUGURALE PER IL NUOVO ANNO 2008 DI DOMENICO SAVIO, SEGRETARIO GENERALE DEL PCIML

MESSAGGIO AUGURALE DI DOMENICO SAVIO, SEGRETARIO GENERALE DEL P.C.I.M-L., PER IL NUOVO ANNO 2008

CHE IL 2008 AVVICINI IL PROLETARIATO D’ITALIA E DELMONDO INTERO ALLA SUA RIVOLUZIONE SOCIALISTA!

LA RIVOLUZIONE SOCIALISTA PURTROPPO NON E’ VICINA, MA NEPPURE LONTANA SE LE MASSE LAVORATRICI SI CONVINCERANNO DELLA SUA NECESSITA’, ATTUALITA’ E FATTIBILITA’!
Compagne e compagni, lavoratrici e lavoratori, giovani operai e studenti e intellettuali d’avanguardia d’Italia e del mondo intero, si chiude un altro anno di sottomissione, di sfruttamento e di miseria per la classe lavoratrice italiana e planetaria. Dopo la dolorosa sconfitta momentanea del mondo socialista, a partire dalla gloriosa Unione Sovietica, l’imperialismo continua a dominare incontrastato il Pianeta; triste ma vero, la classe lavoratrice del mondo sviluppato e di quello sottosviluppato non ha ancora preso coscienza del suo compito storico di doversi organizzare e lottare per liberare l’umanità da millenni di sfruttamento e di schiavitù padronale, mentre, al contrario e penosamente, la maggioranza dei lavoratori dei diversi continenti continua a sottostare rassegnata al giogo delle multinazionali e si fa persino “concorrenza” – ad esempio tra i lavoratori supersfruttati e sottopagati della Cina e di tante altre nazioni asiatiche, dove non sono in grado neppure di pretendere il rispetto dei diritti essenziali, e quelli dei paesi industrializzati occidentali che, comunque, riescono a imporre alla classe padronale un trattamento meno umiliante – a chi viene sfruttato di più dimostrando tragicamente di non essere capace di nessuna forma di organizzazione, nazionale e internazionale, e lotta di classe e rivoluzionaria per prospettare la fuoriuscita dalla schiavitù sociale capitalistica; le guerre imperialistiche di aggressione, di sottomissione, di sfruttamento e di espansione dei mercati si allargano, diventano sempre più feroci e assassine e l’eroica reazione dei popoli aggrediti finisce per essere sopraffatta dalla forza soverchiante degli eserciti aggressori e schiacciata nel sangue; oggi la Palestina, l’Irak, l’Afghanistan e tanti altri paesi sparsi nei vari continenti sono ridotti a campi di battaglia, dove le varie componenti dell’imperialismo mondiale si contendono lo sfruttamento delle risorse umane e naturali e il bottino di guerra; la democrazia borghese ha ampiamente dimostrato di non essere altro che la legge disumana della sottomissione e dello sfruttamento del più forte, essa è lo specchietto per le allodole per ingannare e rapinare le masse popolari; i popoli degli ex paesi socialisti, con la scomparsa progressiva delle vecchie generazioni che costruirono il socialismo, si allontano sempre di più dalla vissuta civiltà dell’uguaglianza e della fratellanza, perché la gran parte delle nuove generazioni viene drogata, omologata alla cultura borghese dominante, resa socialmente innocua e annullata nel pensiero e nell’azione di classe dalla propaganda del potere statale e sociale capitalistico; le religioni, potendo disporre a proprio piacimento dei potenti mezzi di comunicazione di massa e di formazione della coscienza collettiva, stanno nuovamente soverchiando la scienza e impongono i loro dogmi oscurantisti della sottomissione al padrone e al suo potere politico; tutti i governi del mondo, oramai indistintamente capitalistici o comunque privi di resistenza e di controffensiva socialista, sono l’espressione più servile e di fedeltà agli interessi della disgraziata razza padrona nazionale e multinazionale; fascisti, liberali, socialdemocratici, revisionisti, opportunisti, falsi comunisti legati ai privilegi del potere della borghesia sono alternativamente uniti nel governare, nel servire e nel puntellare il sistema dello sfruttamento del lavoro umano; il movimentismo nazionale e transnazionale attuale, il pacifismo che non mette in discussione il capitalismo quale origine e causa delle guerre, l’anarchismo, il rivoluzionarismo parolaio, il consumismo, la sregolatezza della vita, l’illusione di molti di poter diventare anch’essi padroni, sfruttatori e ricchi: tutto questo concorre alla sopravvivenza di questo miserabile sistema sociale padronale che opprime il mondo intero.In Italia la situazione politica e sociale non è diversa. L’anno che si chiude ha visto un impoverimento generalizzato delle masse popolari, ma non ancora tale da spingerle alla riflessione di classe, alla ribellione e all’imposizione dei propri diritti e bisogni sociali: a soffrire di più sono stati i disoccupati, i pensionati, i lavoratori dipendenti e i precari; la disoccupazione reale dei lavoratori italiani, specialmente dei giovani e delle donne, è in fase di crescita, mentre i padroni sanguisughe preferiscono assumere i lavoratori immigrati che possono più agevolmente sfruttare e sottopagare: dobbiamo batterci affinché ai nostri fratelli lavoratori extracomunitari siano riconosciuti gli stessi diritti legislativi e sindacati dei lavoratori del nostro paese e di quelli comunitari; i salari, gli stipendi e le pensioni sono letteralmente e costantemente falcidiati dal continuo aumento del costo della vita: le elemosine propagandate dal governo capitalistico Prodi le rilanciamo al mittente, perché i lavoratori non sono stupidi e non accettano l’obolo in cambio del diritto negato ad un’esistenza dignitosa; nelle fabbriche, nelle campagne e negli uffici lo sfruttamento padronale è bestiale e repressivo della dignità umana; la precarietà del lavoro, specialmente delle donne e dei giovani, ha toccato livelli di malvagità non più tollerabili; le morti bianche sul lavoro hanno raggiunto cifre impressionanti, gli industriali, gli agrari e le aziende edili mostrano tutto il proprio disprezzo per i lavoratori anteponendo l’ignobile profitto alla sicurezza della vita: basta con le chiacchiere dei governi di centrodestra e centrosinistra, basta con le passerelle dei ministri ai funerali dei lavoratori assassinati dai padroni, basta con questo sistema sociale di morte, prima la sicurezza e poi il lavoro, prima la garanzia della vita e poi lo sporco guadagno dei capitalisti nazionali e multinazionali; in questo momento un pensiero fraterno e di concreta solidarietà lo rivolgiamo a tutte le vittime del lavoro di ieri e di oggi - e, in particolare, ai sette morti della ThyssenKrupp di Torino – e alle loro famiglie: a questi fratelli caduti sul fronte della lotta al barbaro sistema capitalistico e della sopravvivenza umana noi giuriamo, al momento storico opportuno, vendetta di classe e rivoluzionaria; nelle fabbriche, nelle officine, nelle aziende agricole industriali e negli uffici aumentano i ritmi già elevati di lavoro procurando ai lavoratori stress, malattie varie e maggiori pericoli di infortuni; i contratti nazionali di lavoro vengono rinnovati solo dopo anni dalla scadenza causando un ulteriore aggravamento delle già drammatiche condizioni di vita delle famiglie lavoratrici: responsabili di questo vergognoso ritardo sono il governo padronale e i sindacati di regime, tutti al servizio degli affari della classe imprenditoriale sfruttatrice; lo Stato capitalistico italiano, anche in spregio alla Costituzione borghese, rimane uno Stato di aggressione e di guerra al guinzaglio degli affari del dell’imperialismo americano ed europeo; il potere politico padronale dell’Italia, di centrodestra e centrosinistra-falsi partiti comunisti, dal governo centrale a quello dei comuni passando per le regioni, le province, le comunità montane e le aziende speciali o miste tra pubblico e privato, compreso il settore delle consulenze esterne, delle assunzioni nominative e degli appalti, è letteralmente pervaso, legalmente o illegalmente, da una vergognosa corruzione derivante da una gestione clientelare, nepotistica, elettoralistica e di privilegi della cosa pubblica, corruzione che condiziona e falsifica gravemente e in modo determinante anche il risultato elettorale, che consenta alla casta al governo ai vari livelli istituzionali di continuare a occupare e spartirsi il potere, oltre a coprire di infamia la già ingannevole democrazia dello Stato borghese. Il governo di centrosinistra - sostenuto pure dai falsi partiti comunisti della Rifondazione e dei Comunisti Italiani o Cosa Rossoverde in gestazione -, come previsto e al pari del precedente governo di centrodestra, si è rivelato un ottimo consiglio di amministrazione degli affari del capitalismo e dell’imperialismo italiani: ai padroni il vitello d’oro, ai lavoratori l’aumento della tasse e del costo della vita, la diminuzione, con l’incremento dell’addizionale Irpef regionale e comunale, dei salari, degli stipendi e delle pensioni e la disperazione di non poter più vivere! Questo governo ha trasferito un’enorme ricchezza pubblica alle aziende, mentre, complessivamente, ha aumentato le tasse alla povera gente: vergogna! Ecco perché prima lo mandiamo a casa e meglio sarà per tutti gli italiani e a chi ci rinfaccia il pericolo del ritorno di Berlusconi noi rispondiamo a muso duro che Prodi e Berlusconi sono due facce del medesimo sistema di sfruttamento e di immiserimento capitalistico. Il riscatto e la rinascita sociale del nostro popolo, in particolare della classe lavoratrice, sta solo nell’organizzazione politica e nella lotta di classe quotidiana per il socialismo!Intanto il capitalismo ha imparato a resistere alle sue crisi programmate e orientate – ma prima o poi non riuscirà a salvarsi da una crisi generalizzata di sovrapproduzione e di cessata espansione dei mercati e quando la lotta intercapitalistica per la sopravvivenza diventerà spietata e, dunque, implosiva – e distrutte le risorse del nostro pianeta già pensa di sfruttare quelle dell’universo e di altri pianeti, dunque la razza padrona ha ambizioni interplanetarie, ma sconfitta dalla società socialista sulla Terra tutte le altre ramificazioni cadranno come rami secchi. Sciaguratamente nelle masse popolari sopravvive ancora l’illusione, volutamente ingenerata dal potere dominante, che questo sistema di sfruttamento e di rapina può essere migliorato e finanche umanizzato. Tale errato convincimento porta la stragrande maggioranza degli sfruttati e degli umiliati a sostenere i partiti politici borghesi, compreso quelli falsamente comunisti, e i sindacati di regime disertando, invece, l’impegno e la lotta di classe per costruire l’avvenire socialista. Di qui l’attuale, evidente solitudine della lotta politica dei coerenti comunisti marxisti-leninisti. Ma non dobbiamo scoraggiarci né tanto meno arrenderci, perché in tal caso saremmo dei cattivi rivoluzionari, verremmo meno agli insegnamenti dei nostri Maestri e renderemmo un ignobile servizio ai nostri nemici di classe. Attualmente per i marxisti-leninisti la situazione politica è drammatica, ma non deve impressionarci, non deve fiaccare la nostra tempra di rivoluzionari e di educatori del marxismo-leninismo. La società umana superiore del socialismo prima e del comunismo dopo non viene da un momento all’altro, non si improvvisa e nessuno ce la regala, essa sarà il risultato di una lunga e dura lotta di classe, anche secolare, di un impegno e di una lotta intergenerazionali, nessuno pensi di poterla realizzare necessariamente nell’arco della propria esistenza, occorre seminare oggi, in termini di assimilazione e di divulgazione dei principi del marxismo-leninismo, per realizzare domani il passaggio dal capitalismo al socialismo. Deve confortarci la certezza che la morte del dannato sistema capitalistico è scritta nella legge scientifica della natura, nel materialismo e nell’esperienza storici dell’umanità. La certezza della futura società socialista è sancita nel processo di emancipazione del genere umano, un processo che avanza ineluttabilmente dall’inferiore società padronale alla superiore società comunista.Il problema centrale per la ripresa del cammino dei popoli verso il socialismo è quello di elevare la soggettività di classe e rivoluzionaria, cioè marxista-leninista, nelle masse popolari. Questa che viviamo non è una fase rivoluzionaria, perché non è una fase di crisi devastante del sistema economico capitalistico e perché lasoggettività di classe nelle masse lavoratrici e tra i giovani operai e studenti è bassissima. Possiamo affermare che l’attuale è la fase di costruzione della soggettività di classe, ovvero del passaggio della classe lavoratrice da classe in sé a classe per sé, passaggio che al momento opportuno sarà determinante per la vittoria della rivoluzione socialista e per sconfiggere definitivamente le forze della controrivoluzione borghese. Occorre che l’avanguardia della classe lavoratrice, che pure esiste anche se debole e divisa, si costituisca in reparto avanzato della rivoluzione socialista, o meglio in Partito autenticamente di classe e rivoluzionario, ovvero di natura bolscevica. Al momento in Italia questo particolare Partito della rivoluzione e del socialismo già esiste ed è il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista (P.C.I.M-L.), che ho l’onore di rappresentare, un Partito coerentemente strutturato secondo le indicazioni di Lenin e Stalin, forgiato alla scuola del marxismo-leninismo e graniticamente educato al pensiero e l’opera dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, pur avendo ben presente che la dottrina comunista, la teoria e la prassi, assieme alla strategia e alla tattica, sono di natura scientifica in contrapposizione a qualsiasi forma di dogmatismo. E non potrebbe essere diversamente, visto che i principi comunisti scaturiscono dalla legge naturale scientifica del materialismo dialettico e storico. Realmente il P.C.I.M-L. è ancora un modesto Partito, così come lo sono tutti gli altri partiti autenticamente marxisti-leninisti del mondo, ma la ragione non sta nella linea politica, che è coerente coi principi del marxismo-leninismo, quanto nella presente scarsa coscienza di classe delle masse lavoratrici, nell’opera devastante del revisionismo vecchio e nuovo, dell’opportunismo, del rivoluzionarismo, del sindacalismo padronale, del movimentismo borghese e nelle, appunto, condizioni oggettive sociali non rivoluzionarie. Possiamo dire che questa è prevalentemente la fase dell’educazione di classe dei lavoratori, di formazione di nuovi quadri dirigenti di professione, di consolidamento progressivo delle posizioni e di preparazione alla conquista del potere.Compagni e lavoratori tutti d’Italia e del mondo intero, oggi soffriamo molto alla constatazione che ai nostri sovrumani sforzi di lavoro politico quotidiano non corrisponde un adeguato consenso e sostegno del proletariato, ma non dobbiamo disperarci, perché il momento della Rivoluzione e la costruzione della Società Socialista dipendono da vari fattori sociali oggettivi e soggettivi e quando questi convergeranno sarà l’alba della vittoria e l’inizio di una nuova epoca, questa volta perpetua, del socialismo prima e del comunismo dopo. Sarà un’epoca di civiltà superiore e collettiva che l’umanità non ha mai conosciuto. Deve darci coraggio la certezza scientifica che la verità è dalla nostra parte e che la storia futura è con noi e ci appartiene. E’ con tali certezze e passione di lotta di classe e rivoluzionaria che formulo, a nome del Comitato Centrale del P.C.I.M-L., al proletariato italiano e a quello di tutti i paesi della Terra l’augurio fraterno e affettuoso affinché l’anno 2008 ci faccia fare un passo in avanti sulla via maestra della Rivoluzione e del Socialismo.

PER IL NUOVO ANNO 2008
AUGURI COMUNISTI!
AUGURI DI LOTTA DI CLASSE!
AUGURI DI VITTORIE PER IL P.C.I.M-L.!
AUGURI DI MORTE PER IL CAPITALISMO!
AUGURI DI LIBERAZIONE PER I POPOLI OPPRESSI DALL’IMPERIALISMO!

SPECIALE PER IL 90° ANNIVERSARIO DELLA RIVOLUZIONE SOCIALISTA D'OTTOBRE, REALIZZATO DAL P.C.I.M-L.

domenica 18 novembre 2007

SOLIDARIETA’ DI CLASSE E RIVOLUZIONARIA DEL PCIML AI LAVORATORI IN LOTTA CONTRO LA MALASANITA’ IN CAMPANIA E IN ITALIA! IL PCIML SOSTIENE SCIOPERO!

Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, che da sempre si batte contro la malasanità a livello della regione Campania e dell’intero paese, malasanità che è causa di tanti morti innocenti, di pesanti sofferenze per gli assistiti e di gravi disservizi che coinvolgono l’intero comparto, contro i vergognosi profitti che i capitalisti realizzano sui medicinali, sulle convenzioni - e di ieri l’orripilante notizia che all’ospedale Santa Rita di Milano si operava e si moriva solo per ottenere maggiori rimborsi dalla Regione, dunque per lucrare ignobilmente anche sulla vita delle persone - e sull’esternalizzazione dei servizi, apprende con grande interesse politico e sociale l’iniziativa della Federazione delle Rappresentanze Sindacali di Base e della Confederazione Unitaria di Base che hanno indetto uno sciopero regionale campano per l’intera giornata di giovedì 12 giugno 2008 e di tutti i lavoratori della sanità.
Il PCIML condivide pienamente tutte le motivazioni sindacali e sociali che sono alla base della proclamazione dello sciopero, sostiene l’iniziativa di lotta e vi aderisce con tutta la sua forza organizzativa, politica, di classe e rivoluzionaria ed esprime tutta la solidarietà possibile ai lavoratori del settore sanitario in sciopero.
Effettivamente “cambiano i governi ma i problemi della sanità restano”, perché i governi che cambiano sono tutti di natura politica capitalistica e, purtroppo, a causa di revisionismi, di opportunismi, di ignobili tradimenti, di trasformismi, di arrivismi, di corruzione dovuta ai privilegi borghesi e di sistema dominante, la classe lavoratrice e le più vaste masse popolari oggi non hanno una propria rappresentanza politica di classe e rivoluzionaria nelle istituzioni borghesi, comunque da abbattere, cosa che può, e deve avvenire, solo con un autentico e coerente partito di classe e rivoluzionario qual’è il PCIML e questo sino alla conquista della nuova società socialista, a cui bisogna lavorare sin da subito, anche per mettere storicamente e definitivamente termine alle all’attuali sofferenze esistenziali dei lavoratori.
Che lo sciopero della sanità proclamato nella regione Campania per giovedì 12 giugno 2008 porti all’accoglimento delle giuste rivendicazioni presentate e che sia l’inizio di una lotta sindacale non economicistica che contribuisca pure a liberare la classe lavoratrice italiana dallo sfruttamento del lavoro da parte della classe padronale e del suo Stato borghese e capitalistico.
Napoli, 10 giugno 2008.
La Segreteria del P.C.I.M-L.

sabato 17 novembre 2007

DAL GLORIOSO OTTOBRE 1917 ALLA PROSSIMA RIVOLUZIONE SOCIALISTA!


PUBBLICHIAMO LA RELAZIONE INTRODUTTIVA TENUTA DAL COMPAGNO DOMENICO SAVIO, SEGRETARIO GENERALE DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MERXISTA-LENINISTA, DOMENICA 11 NOVEMBRE 2007 A NAPOLI ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE ORGANIZZATA DAL PARTITO IN OCCASIONE DELLA RICORRENZA DEL 90° ANNIVERSARIO DELLA GRANDE, GLORIOSA, VITTORIOSA E IMPERITURA RIVOLUZIONE SOCIALISTA D’OTTOBRE.
“Per la prima volta nella storia dell’umanità la classe dei salariati, la classe dei perseguitati, la classe degli oppressi e degli sfruttati è assurta alla situazione di classe dominante, stimolando col suo esempio i proletari di tutti i paesi.
E’ incominciata l’era del crollo del capitalismo.
E’ impossibile finirla col capitalismo, senza aver posto fine al socialdemocratismo nel movimento operaio”.
Giuseppe Stalin
Compagne, compagni, lavoratori tutti del braccio e della mente,
benvenuti a questa manifestazione nazionale indetta dal Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista per ricordare coerentemente e degnamente, cioè con fedeltà assoluta verso i principi e l’esperienza rivoluzionaria storica del marxismo-leninismo, il 90° anniversario della gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre. Lo facciamo affermando gli stessi principi, la stessa speranza e la stessa prospettiva che furono alla base di quel grandioso evento epocale che cambiò profondamente il corso della storia dell’Umanità. Ciò avveniva dopo secoli di storia schiavistica per i lavoratori e le masse popolari, dopo la repressione nel sangue della breve ma sommamente eroica e gloriosa Comune di Parigi nel 1871 e della Rivoluzione del 1905 in Russia. Per la prima volta nella storia il proletariato sancì la vittoria della sua Rivoluzione Socialista e avviò la trasformazione della società umana, cioè il passaggio del potere politico ed economico dalla classe padronale sfruttatrice alla classe lavoratrice sfruttata. Questa permane l’epoca dell’imperialismo e delle rivoluzioni proletarie e presto una nuova Rivoluzione Socialista continuerà e completerà quell’opera grandiosa avviata dal Grande Ottobre con la costruzione della superiore società comunista. Compito primario di questa manifestazione è quello di affermare e di propugnare tutte le ragioni ideali, politiche e sociali che furono alla base della Rivoluzione d’Ottobre recuperandole alla situazione presente e facendone la piattaforma operativa per la prossima Rivoluzione Socialista in Italia, che è di estrema attualità e alla quale lavora il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista. Certo, la nuova conquista del potere da parte della classe lavoratrice non avverrà nei modi e nei tempi del 1917, ma uguali saranno i motivi ispiratori e la prospettiva storica di costruzione del socialismo nei singoli paesi e nel mondo intero, perché sopravvivono ancora le disumanità derivanti dall’esistenza delle classi sociali, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, le disuguaglianze sociali, le difficoltà esistenziali di miliardi di uomini e la distruzione del Pianeta da parte del capitalismo e della sua espansione imperialistica. E noi stamattina siamo qui per riaffermare con forza la volontà di proseguire con decisione il cammino verso la costruzione della società socialista e l’edificazione di quella comunista. E’ un’esigenza storica categorica per uscire dalla tragedia sociale dell’odierno sistema fondato sullo sfruttamento del lavoro, sulle aggressioni militari, sulle guerre e sull’assassinio di popoli interi, pur di sfruttare le risorse naturali di altri paesi e continenti della Terra: la feroce legge del profitto sta distruggendo il territorio dove siamo nati e cresciuti pregiudicandone tale possibilità alle future generazioni! Già circa 150 anni fa il compagno e scienziato Friedrich Engels ammoniva dicendo che o i comunisti avrebbero conquistato il potere politico per fermare la mano assassina e devastatrice del capitalismo oppure questo avrebbe distrutto il Pianeta e così sta avvenendo.
Per tanto, compagni, dobbiamo fare presto, perché oltre a liberare il nostro lavoro dallo sfruttamento abbiamo anche il dovere di salvare il Pianeta dalla morte per inquinamento e distruzioni ambientali.
Sono trascorsi 90 anni dalla gloriosa Rivoluzione d’Ottobre e siamo chiamati a riflettere sui motivi che hanno portato alla sconfitta, seppur temporanea, del socialismo realizzato nel ventesimo secolo e in modo
particolare nella Patria del Socialismo, cioè l’Unione Sovietica. Noi tutti sappiamo che con la conquista del potere politico, mediante l’insostituibile mezzo della Rivoluzione, le classi sociali e la cultura egoistica, opportunistica e conservatrice di tante persone non scompaiono automaticamente e “l’uomo nuovo” dell’era e della civiltà comunista non si forma dall’alba al tramonto, per cui la lotta di classe continua in tutta la fase di
costruzione della società socialista e sino all’edificazione di quella comunista, mentre la collettivizzazione di tutte le attività sociali deve avvenire nel minor tempo possibile dall’avvenuta vittoria della Rivoluzione e questo per non consentire alle forze sconfitte di riprendersi e tentare la riconquista del potere. Chi parla di “gradualità” nella costruzione della società socialista o di assecondare l’indole egoistica e conservatrice di talune categorie di cittadini in realtà pensa e ragiona condizionato dalla non ancora del tutto distrutta cultura borghese e finisce per favorire la politica dei partiti capitalistici del riformismo, del progressismo e del socialdemocratismo; ciò è in netta contrapposizione coi principi coerenti definiti da Marx, Engels, Lenin e Stalin e nel secolo scorso ha contribuito alla sconfitta del socialismo in Unione Sovietica e negli altri paesi. Attardarsi su tali posizioni sbagliate significa non aver recepito bene gli insegnamenti del marxismo-leninismo e non essere ancora in grado di prospettare alle masse lavoratrici la strada maestra da seguire nella lotta per il socialismo, cosa, al contrario, da doversi fare quotidianamente nelle lotte per il lavoro, la sopravvivenza e il diritto naturale ad un’esistenza dignitosa e psicologicamente tranquilla, anche per evitare stress e malattie varie invalidanti e mortali.
Deve preoccuparci la circostanza che il socialismo realizzato nel ventesimo secolo è stato sconfitto non tanto dal nemico di classe esterno del capitalismo, dell’imperialismo e del potere temporale delle Chiese che condiziona tante coscienze umane, quanto dalla sopravvivenza della cultura politica revisionistica, opportunistica ed economicistica che covava all’interno del Partito e dello Stato sovietico. Ancora una volta il nemico principale della costruzione del socialismo è stato il revisionismo, essenzialmente il trotskismo, che messo a tacere dal Partito Comunista bolscevico e da Stalin negli anni venti è riemerso con tutta la sua forza distruttrice del socialismo realizzato dopo la morte del grande Georgiano. Il problema è capire perché il revisionismo ha saputo mascherarsi, nascondersi per poi riemergere al momento opportuno e riconsegnare la società nelle mani sempre assassine e sanguinarie del capitalismo? Perché la lotta di classe dopo la Rivoluzione d’Ottobre e per circostanze varie forse non ha potuto scavare ed estirpare in profondità la sciagura del revisionismo, che dopo l’impegno di lotta teorica e filosofica profuso sull’importante questione da Marx, Engels, Lenin e Stalin rimane ancora il nemico maggiore e principale della costruzione del mondo socialista. Senza prima distruggere il revisionismo nelle fila del movimento operaio e comunista nazionale e internazionale oggi non è neppure possibile parlare di vittoria della Rivoluzione socialista, di conquista del potere politico da parte della classe lavoratrice e di costruzione della società socialista, dunque prioritaria rimane la lotta al revisionismo in tutte le sue varie forme con le quali si presenta all’opinione pubblica e cioè riformismo, sindacalismo, economicismo, movimentiamo, pacifismo, estremismo, rivoluzionarismo, anarchismo, elezionismo ed istituzionalismo borghese, trotskismo, ghevarismo, maoismo, castrismo, eccetera.
Noi vogliamo chiedere a tutti quei compagni leali “senza partito” e molto impegnati nei movimenti di lotta, come i no-global, i centri sociali e altri, ma voi questo brutale sistema sociale contro cui lottate volete abbatterlo o no - oppure il vostro obiettivo è solo quello di contestarlo per eliminarne alcune infamie ma senza rovesciarlo? – e se sì come pensate di farlo senza aderire e sostenere il Partito della Rivoluzione Socialista, cioè il P.C.I.L-M., continuando ad essere sistematicamente sconfitti? Senza il Partito della Rivoluzione Socialista non andrete da nessuna parte e ogni possibile risultato positivo che otterrete sarà sempre parziale e provvisorio, com’è puntualmente avvenuto negli ultimi 50 anni, ammenoché non vogliate di proposito favorire la sopravvivenza dell’ordine sociale che dite di contestare e in tal caso ingannando tutti quelli che, in modo particolare i giovani, questo sistema vogliono veramente combatterlo e distruggerlo. Comunque, prima o dopo, ma molto presto, ancora una volta la verità non sarà più eludibile e anche le masse popolari ne prenderanno coscienza!
Neppure la lotta armata individuale o gruppettaria che sia serve alla causa della Rivoluzione Socialista e del Socialismo e fa sempre il gioco politico e di potere del sistema capitalistico. L’Autorità e la guida della lotta di classe e della Rivoluzione Socialista rimane sempre e unicamente il Partito marxista-leninista della Rivoluzione Socialista e del Socialismo!
Attualmente in Italia l’espressione più evidente del revisionismo vecchio e nuovo è degnamente rappresentata dall’esistenza dei falsi partiti comunisti della Rifondazione e dei Comunisti Italiani e da altre organizzazioni al momento extraparlamentari, come il Partito Comunista dei Lavoratori e altri gruppi della cosiddetta sinistra di classe, di cui alcuni si definiscono pure e strumentalmente marxisti-leninisti aumentando, così, la confusione e lo smarrimento tra le masse lavoratrici. Tutto questo bubbone di revisionismo dev’essere isolato ed eliminato per riprendere il cammino verso il socialismo. E’ un compito non facile, ma non impossibile se partiamo dai sani principi e insegnamenti del marxismo-leninismo. Oggi in Italia, e lo affermiamo con provata modestia, l’unico partito coerentemente marxista-
leninista è il nostro glorioso Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, un Partito graniticamente ancorato al pensiero e l’opera dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, ai principi del marxismo-leninismo e all’esperienza storica della Comune di Parigi, del Partito Comunista bolscevico, della gloriosa e imperitura Rivoluzione d’Ottobre, del Partito Comunista d’Italia e della Terza Internazionale Comunista, voluta e fondata da Lenin e Stalin per unire, organizzare e guidare il movimento comunista internazionale. Questa è la nostra base teorica, filosofica, politica, strategica e tattica dalla quale muoviamo per aggredire e combattere il revisionismo e per lavorare alla preparazione della Rivoluzione Socialista nel nostro paese e presto il proletariato italiano ci riconoscerà tale ruolo storico. Il P.C.I.M-L. è un Partito di natura stalinista e leninista, cioè diretto da quadri rivoluzionari di professione, basato sul centralismo democratico e sul principio della dipendenza dell’istanza inferiore da quella superiore, un Partito di classe e rivoluzionario fondato sull’esempio del Partito Comunista bolscevico, perché solo un Partito così strutturato può guidare vittoriosamente la classe lavoratrice alla Rivoluzione, al Socialismo e al Comunismo.
Vedete compagni, nei mesi passati siamo stati invitati da altre organizzazioni, da noi considerate non coerentemente marxiste-leniniste, a ricordare insieme il 90° anniversario della Rivoluzione Socialista d’Ottobre e qualcosa del genere potrebbe essere pure avvenuta in Italia. Noi abbiamo detto subito no, perché il confusionismo ideologico e politico non aiuta a imboccare la strada maestra per il Socialismo ed è fonte di future sconfitte, così com’è purtroppo avvenuto per il socialismo realizzato in passato. Viviamo in una fase storica in cui è essenziale agire con estrema coerenza e fedeltà assoluta ai principi rivoluzionari del marxismo-leninismo, ogni diverso comportamento danneggerebbe la crescita del nostro autentico Partito di classe e rivoluzionario, che ha bisogno di guadagnarsi la credibilità e la stima delle masse popolari per poterle guidare alla Rivoluzione Socialista e alla conquista del potere politico per mettere fine all’odierno, infame sistema sociale. E’ ora di dire basta alla confusione: riteniamo che sia più utile alla causa del socialismo una iniziativa più piccola e coerente coi principi e la strategia che una più grande ma inquinata di confusionismo ideologico e politico! Prima la qualità e poi la quantità per evitare il ripetersi di degenerazioni revisioniste e opportuniste! Tra l’altro non viviamo neppure in una fase rivoluzionaria, che, in un determinato momento, potrebbe avere la necessità di alleanze più ampie. La coscienza di classe delle masse lavoratrici può formarsi solo con la coerenza e la chiarezza delle posizioni. Meglio l’iniziativa di un ancora piccolo Partito Comunista marxista-leninista, qual’è il P.C.I.M-L., che una iniziativa più ampia priva di sicure delimitazioni marxiste-leniniste. L’unità delle forze che si richiamano al marxismo-leninismo per essere utile alla causa universale del comunismo può e deve avvenire solo al livello più alto della dottrina e della strategia dello stesso marxismo-leninismo, ogni altro percorso è destinato ad essere sconfitto e a non lasciare traccia alcuna nella storia rivoluzionaria del movimento comunista nazionale e internazionale. Per i marxisti-leninisti ricordare il 90° anniversario della Rivoluzione Socialista d’Ottobre attualizzandone i principi ispiratori e la prospettiva storica ha senso solamente se ciò viene fatto totalmente all’interno del pensiero e l’opera di Lenin e Stalin, che sono stati gli artefici della Rivoluzione e della costruzione del socialismo realizzato nel ventesimo secolo nel mondo, attenuare o ignorare questa verità in cambio della riuscita di una più vasta manifestazione significherebbe solo fare lo sporco gioco degli opportunisti e dei nemici del socialismo. L’iniziativa di stamattina del P.C.I.M.L. vuole innanzi tutto, dopo le ignobili deturpazioni operate dai revisionisti di tutti i tempi e delle varie specie, ridare dignità marxista-leninista, ovvero veramente e concretamente di classe e rivoluzionaria, alla Rivoluzione Socialista d’Ottobre e rendere un sentito omaggio ai Martiri della causa socialista nel mondo di ogni epoca.
Era l’alba radiosa del 7 novembre 1917 quando da Palazzo Smolnyj, quartier generale della Rivoluzione, Lenin dava l’ordine dell’insurrezione generale, di assaltare il Palazzo d’Inverno e arrestare il governo provvisorio, che si arrese senza opporre resistenza al popolo in rivolta, mentre dalla Nèva, il fiume che bagna Leningrado e sul cui delta sorge la città, l’equipaggio ammutinato dell’incrociatore “Aurora” faceva partire le

salve dei cannoni che annunciavano al proletariato russo e di tutto il mondo l’inizio della nuova era del Socialismo e del Comunismo. Il vecchio regime cadde come una mela marcia e la Rivoluzione non fece
vittime. Era cominciata una nuova era, che avrebbe cambiato il corso della storia umana e avviato la costruzione di un nuovo ordine sociale e di una nuova civiltà, dove a governare non sarebbero stati più i padroni sfruttatori ma l’intero popolo lavoratore del braccio e dell’intelletto. Il nuovo governo rivoluzionario dei Soviet si insediò sotto la guida di Lenin assumendo, tra l’altro, le prime due importanti decisioni: la nazionalizzazione di tutte le terre del paese con l’assegnazione in godimento gratuito ai contadini e la fine della guerra con la Germania. Però gli zaristi, i capitalisti e la Chiesa ortodossa non si
rassegnarono alla sconfitta e con l’intervento degli eserciti stranieri e imperialisti degli Stati Uniti, della Francia, dell’Inghilterra e del Giappone, che sbarcarono sul suolo della Russia sovietica, cercarono di soffocare nel sangue la Rivoluzione, ma il popolo russo, guidato da Lenin, da Stalin e dalla oramai già gloriosa Armata Rossa, orgoglioso e agguerrito li ricacciò in mare da dove erano venuti e dopo che avevano ferocemente massacrato uomini, donne e bambini e distrutto ogni cosa durante i due anni di guerra civile. In quelle condizioni l’opera di ricostruzione del paese e di costruzione del socialismo fu molto dura e la morte di Lenin il 21 gennaio 1924 fu una gravissima ed incolmabile perdita. Toccò a Stalin dirigere il Partito, continuare la costruzione della società socialista, principalmente con l’attuazione dei piani di sviluppo quinquennali, combattere i nemici interni e prepararsi a fronteggiare nuovi attacchi esterni. Egli ci riuscì seguendo gli insegnamenti di Lenin, continuando la lotta di classe, applicando la dittatura del proletariato e la democrazia socialista e, fondamentalmente, disponendo della grande opera svolta dal Partito, basato, appunto, sul centralismo democratico. Dopo la prima aggressione imperialistica del 1918 alla giovane Rivoluzione seguì quella ancor più sanguinosa e distruttiva della seconda guerra mondiale contro la Patria gloriosa del socialismo realizzato, ma l’eroico popolo sovietico, forgiato dal pensiero e l’opera imperituri di Lenin e Stalin e guidato da quest’Ultimo, con abnegazione e passione socialista e rivoluzionaria senza pari nella storia precedente del genere umano seppe soffrire, resistere, reagire e vincere ancora una volta contro il nazifascismo immolando circa 20 milioni di Eroi, figli della Patria dei Soviet. L’Artefice primo della vittoria fu senza dubbio il compagno Stalin, riconosciuto come tale da tutti i popoli della Terra. La Rivoluzione aveva ancora vinto e riprendeva il cammino verso la meta superiore della società comunista, quando subentrò la morte del Grande Capo della Rivoluzione, della costruzione del Socialismo e della sconfitta del nazifascismo in Europa: il compagno Giuseppe Stalin, ovvero Josif Vissarionovic Giugascvili, moriva il 5 marzo 1953 a Mosca nel Suo modestissimo appartamento, che io ho visitato, all’interno del Cremlino, dopo un’esistenza dura di sacrifici e di persecuzioni, deportazioni e privazioni prima del Grande Ottobre e sopportati con fierezza in nome del trionfo della Rivoluzione e del Socialismo. Quest’Uomo eccezionale fu amato e pianto dall’intero proletariato mondiale e la Sua opera vivrà in eterno e sarà di esempio per la vittoria, questa volta definitiva, delle prossime Rivoluzioni Socialiste nel mondo. Il tradimento dei revisionisti di ieri e di oggi della dottrina e della strategia di natura unicamente rivoluzionaria del marxismo-leninismo – quale unica via percorribile per sconfiggere storicamente i nemici di classe e la società capitalistica -, i trotskisti, i kruscioviani, i gorbacioviani e tutti i loro simili annidati nel movimento operaio e comunista dei singoli paesi e nel mondo intero, la vergogna storica del ventesimo congresso del PCUS del 1956 - dove i traditori del Socialismo calunniando e buttando fango borghese sulla componente bolscevica disgraziatamente non più maggioritaria del Partito e su Stalin, cioè su Coloro che avevano sancito la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre, sconfitto il nazifascismo e costruito il socialismo, sancirono la fine della costruzione del socialismo e il ritorno progressivo al capitalismo – e i falsi comunisti, i falsi marxisti-leninisti e la sinistra storica oramai borghese e capitalistica esistenti attualmente in Italia e sul Pianeta non riusciranno a sconfiggere nuovamente le rivoluzioni proletarie di questo e dei successivi secoli e sino alla vittoria definitiva del Socialismo e del Comunismo sulla Terra con la scomparsa delle classi sociali.
Il socialismo realizzato nel secolo scorso non è fallito, come qualcuno, pur sapendo di mentire, vorrebbe strumentalmente e opportunisticamente far credere, ma purtroppo è stato solo momentaneamente sconfitto all’interno della continuità della lotta di classe nel periodo di costruzione della società socialista e non sono stati fattori di scarso sviluppo economico e sociale della costruenda società socialista, perché sino alla fine degli anni ’50 l’Unione Sovietica era in netto vantaggio sui paesi capitalistici, compreso gli Stati Uniti d’America, nel campo della produzione industriale e agraria, della sanità, della scuola, della ricostruzione post bellica, della ricerca scientifica, della conquista dello spazio, eccetera. Lo stato di sfruttamento capitalistico dei popoli, la società divisa in classi contrapposte e in lotta tra loro, le crisi periodiche specifiche del sistema capitalistico – dovute alla produzione sociale della ricchezza e alla sua appropriazione privata -, la povertà dei popoli, la tragedia quotidiana dei morti per mancanza di prevenzione e assistenza sanitaria nei tantissimi paesi più poveri e arretrati della Terra e la distruzione imperialistica delle risorse del Pianeta ci confermano che la
Rivoluzione Socialista è di estrema attualità ed è l’unica via con la quale l’Umanità intera può liberarsi dai mali che l’affliggono e la stanno conducendo alla morte certa.
Nel nostro paese la situazione non è diversa per la classe lavoratrice operaia e intellettiva e per le più larghe masse popolari. Nel secolo scorso il proletariato italiano con la lotta antifascista, la Resistenza, la Guerra di Liberazione e la speranza che la lotta fosse continuata sino alla conquista del socialismo pensava di poter conquistare il potere politico e avviare la costruzione della nuova società. Invece è stato gabbato dai dirigenti
falsi comunisti dell’ex P.C.I. - diventati tutti, per opportunità, interessi e privilegi propri, amministratori, governatori e sostenitori accaniti dello Stato e del sistema sociale capitalistico superando persino gli ex democristiani in tema di occupazione del potere, di sporco clientelismo politico, elettoralistico e affaristico – e della Cgil, diventata - con la sciagurata politica del compromesso e della concertazione con gli sfruttatori e il loro Stato padronale - il sindacato di classe del capitalismo italiano e delle multinazionali che si arricchiscono nel nostro paese succhiando il sangue ai nostri lavoratori. Quel tradimento della lotta di classe e della prospettiva del socialismo oggi continua coi gruppi dirigenti di Rifondazione, dei Comunisti Italiani e di altri gruppi, ma sciaguratamente sino a questo momento i lavoratori italiani nella loro stragrande maggioranza non hanno ancora recepito la lezione dei tradimenti e degli inganni e continuano a seguirli e sostenerli sul terreno elettoralistico e istituzionale borghese partecipando persino alla manifestazione del 20 ottobre scorso che in realtà è stata a sostegno del governo padronale Prodi e ha legittimato la partecipazione dei falsi partiti comunisti al governo della borghesia. Negli ultimi sessant’anni abbiamo conosciuto governi borghesi di varia composizione, di centro, di centrodestra e di centrosinistra, ma tutti servitori fedeli degli interessi capitalistici, compreso i vari Cossutta, Bertinotti, Diliberto e altri, che hanno ampiamente dimostrato di saper occupare le poltrone istituzionali del potere borghese e di saper approfittare e godere dei privilegi che ne derivano. Anzi oggi tra centrosinistra e centrodestra c’è finanche la corsa a chi demolisce prima la Costituzione democratica e borghese del 1948 per meglio rispondere ai nuovi e più consistenti interessi del capitale a discapito di quelli popolari e lo fanno attraverso l’ulteriore accentramento del potere, la riduzione degli elettori a semplici deleganti, la legge elettorale maggioritaria, gli sbarramenti percentuali per escludere dal Parlamento e dalle assemblee elettive territoriali le minoranze ideali e politiche, il presidenzialismo, l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, del Consiglio dei Ministri, delle Regioni e delle Province, dei Sindaci e la riforma del Parlamento per approvare più facilmente leggi antipopolari a favore dei potenti detentori del potere economico e politico.
Basta vedere come il centrosinistra, con Prodi capo del governo nel 1997, approvò la famosa legge detta Bassanini, diessino, con la quale in Italia è dilagato il vergognoso sistema clientelare ed elettoralistico delle consulenze esterne, consistenti nella chiamata e investitura diretta e privata dei prescelti privilegiati legati ai partiti che hanno vinto le elezioni e che occupano ed esercitano con metodi dittatoriali e feudali il potere politico capitalistico, sistema ignobile e discriminatorio che ha sostituito i concorsi pubblici e ha sancito che chi non appartiene ai partiti e al potere vincenti non può sperare di occupare un posto pubblico né di ottenere un incarico professionale. Così si è creato un nuovo e scellerato sistema di controllo, di condizionamento e di utilizzo dell’elettorato per rivincere le elezioni e perpetrare monarchicamente l’occupazione e la gestione del potere in regime di autentica dittatura. A completare questa situazione di arbitrio e di tirannia degli occupanti il potere della borghesia sempre la “famosa” legge del sinistro Franco Bassanini ha attribuito poteri eccezionali ai sindaci e ai presidenti di province e regioni - tanto è che questi ultimi vengono chiamati “governatori” - svuotando, con un intollerabile atto d’imperio del parlamento borghese, le assemblee elettive di importanti funzioni deliberative e sopprimendo contestualmente l’organo di controllo, qual’era il Coreco, per consentire alle maggioranze amministrative di governare senza quel minimo controllo istituzionale. Con la Bassanini il popolo conta ancora di meno nelle scelte politiche che lo interessano nella vita quotidiana e possiamo dire che l’attuale sistema elettorale e di gestione del potere di fatto lo esclude da ogni possibilità di indirizzo e di controllo amministrativo e di governo. Bisogna introdurre la possibilità di revoca degli eletti in tutte le assemblee elettive territoriali e parlamentari quando questi nella loro funzione rappresentativa non rispettano la volontà, i bisogni e le aspettative dei cittadini elettori.
I governi Prodi e Berlusconi sono due facce della stessa terrificante medaglia capitalistica - anche se il primo è sostenuto pure dai falsi partiti comunisti della Rifondazione e dei Comunisti Italiani -, fanno a gara a chi allunga di più l’età pensionistica dei lavoratori e a chi diminuisce maggiormente le pensioni. Il gigantesco “debito pubblico” – che al momento potrebbe essere formato dai soli interessi-profitti accumulati e accumulandi mentre il capitale investito sarebbe già stato restituito da tempo - è diventato lo strumento, ogni anno e chissà per quanti decenni e generazioni ancora, per trasferire immense ricchezze dalle masse popolari alle banche e ai vari altri detentori di capitali nazionali e internazionali, è una vera sanguisuga che toglie alla classe povera per dare a quella ricca peggiorando sempre di più le condizioni di vita delle masse popolari. E’ diventato come il debito dei paesi sottosviluppati e poveri verso le banche mondiali, che a un certo punto, seppure con grande ritardo, qualche politico o istituzione borghese ha avvertito il dovere di chiederne l’azzeramento per non peggiorare ulteriormente le già disperate condizioni di fame, di malattie e di morte di
quei popoli. Da sempre il nostro Partito conduce una lotta senza frontiere contro lo sfruttamento brutale di quei popoli da parte delle banche imperialistiche mondiali. Il P.C.I.M-L. chiede con forza che in Italia il debito pubblico venga immediatamente azzerato per i prestiti superiori a un milione di euro, questo limite
viene indicato per salvaguardare i modesti prestiti individuali e della piccola imprenditoria industriale, agricola, artigianale, commerciale e dei servizi: sarebbe la prima misura di un governo socialista!
Gli stessi governi Prodi e Berlusconi hanno detto e deciso di non voler tassare le rendite parassitarie derivanti dai capitali investiti – mentre i salari e le pensioni di fame della povera gente vengono tassati alla fonte e senza possibilità di appello! – e mentre fanno finta di abbassare qualche tributo nazionale immediatamente per i lavoratori e pensionati aumentano indegnamente le tasse regionali, provinciali, comunali, della scuola e della sanità, le tariffe elettriche, telefoniche, dell’acqua, del gas, dei trasporti, della nettezza urbana e di vari altri servizi. Sempre il governo Prodi della falsa e ingannevole sinistra e con la complicità diretta dei falsi partiti comunisti di Rifondazione e Comunisti Italiani, con la legge finanziaria 2008 ha tagliato ai capitalisti l’imposta sul reddito delle società, l’Ires, di ben 5 punti passando dal 33 al 28% e l’imposta regionale sulle attività produttive, l’Irap, dello 0,25%, mentre volutamente e scandalosamente non ha diminuito le tasse, indecenti e causa di povertà e disperazione sociale, sui salari, sugli stipendi e sulle pensioni degli operai, degli impiegati, dei disoccupati, dei lavoratori delle campagne e dei pensionati, che letteralmente non riescono più a sopravvivere: vergognatevi! In più il governo dei potenti attraverso l’aumento degli alunni per classe, lo spostamento ad altre funzioni di parte degli insegnanti di inglese, la riduzione dell’orario scolastico e delle bocciature ha deciso di eliminare 33.000 docenti dalla scuola pubblica italiana in tre anni, altro che scuola aperta anche di pomeriggio e per togliere i ragazzi dalla strada a Napoli e nel Mezzogiorno in particolare! Sono scelte politiche ignobili che le masse popolari italiane devono sconfiggere con la lotta di classe generalizzata e con l’abbandono dei falsi partiti comunisti e dei sindacati borghesi confederali e di destra. La disoccupazione, specialmente giovanile – che nella società dello sfruttamento capitalistico non potrà mai essere eliminata, in quanto i padroni assumono solo se possono accumulare nuovi profitti e licenziano quando vogliono fregandosene delle esigenza di vita dei lavoratori -, non accenna a diminuire, in particolare nel sempre arretrato Mezzogiorno d’Italia. Le statistiche ufficiali di regime minimizzano e non tengono volutamente conto del fatto che tantissimi disoccupati ormai non si iscrivono più all’ufficio territoriale del lavoro perché non vengono mai chiamati e avviati al lavoro. Il potere d’acquisto dei salari e delle pensioni continua a diminuire, dopo che l’euro degli affari imperialistici in Europa li ha di autorità e letteralmente quasi dimezzati, mentre le condizioni di vita delle masse popolari si aggravano costantemente.
I governi Prodi e Berlusconi sostengono allo stesso modo le guerre imperialistiche nel mondo per favorire i piani di sfruttamento del Pianeta da parte delle potenti multinazionali americane ed europee, mentre popoli interi, attualmente in Afghanistan, Iraq, Palestina, Libano e altrove, vengono massacrati e assassinati da eserciti di professionisti ben pagati col compito di sottomettere e uccidere col vile pretesto di combattere il terrorismo, ciò quando noi sappiamo che il più ignobile e feroce terrorismo è quello praticato dagli eserciti occupanti e schiavizzanti tanti popoli della Terra. Noi diciamo che i veri terroristi sono i governi degli Stati che per favorire gli interessi capitalistici nel mondo provocano e sostengono le guerre di aggressione, di occupazione e di sfruttamento imperialistico di popoli, paesi e continenti, guerre cruenti ed efferate che provocano solo distruzioni, sofferenze inenarrabili, malattie, morti e più feroce sfruttamento del lavoro proletario. Lo sterminio quotidiano dei lavoratori morti – circa 4 al giorno - o mutilati per infortuni sul lavoro non accenna a ridursi, perché i padroni, privi di coscienza umana, risparmiano con le norme di sicurezza per accrescere i loro loschi profitti e ciò può avvenire solo con la complicità e la corresponsabilità dei governi padronali, siano essi di destra o della falsa sinistra storica. E’ ripugnante che lo Stato capitalistico per difendere gli interessi degli sfruttatori non intervenga come dovrebbe e inganna le masse popolari con parole vuote sull’argomento e mancanza assoluta di azioni concrete, efficaci e risolutive del gravissimo problema sociale. Per i lor signori governanti la vita umana è meno importante dei profitti assassini! E che dire sulla precarietà del lavoro, in particolare giovanile, che provoca altri morti, umiliazione, disperazione sociale e insicurezza della vita, precarietà infame sancita con leggi disumane e assassine che portano il nome di fedeli servitori del profitto capitalistico, come quella cosiddetta Biagi e altre?
Dall’analisi reale della situazione sociale odierna ci rendiamo conto come per la classe lavoratrice e le masse popolari nulla sia cambiato rispetto al passato e non poteva essere diversamente, perché siamo rimasti all’interno della medesima società, dove il potere è esercitato dalla esigua classe padronale contro la quasi totalità del popolo e dove i governi che si susseguono svolgono il ruolo di governanti degli interessi dei detentori dei mezzi di produzione. Lo Stato, col suo apparato legislativo e repressivo, non è mai neutrale, ma è lo strumento di potere della classe che detiene la proprietà dei mezzi di produzione e, per tanto,
nella società capitalistica è lo strumento di arricchimento della classe padronale. Dalla società capitalistica e dai suoi mali secolari non si esce cambiando il governo, dello stesso sistema, né attraverso le elezioni, ma solo
mediante la Rivoluzione Socialista delle masse popolari, che seppellendo il vecchio sistema spalanca le porte alla società socialista di tutto il popolo, proprio come avvenne il 7 novembre 1917. Dunque la
Rivoluzione Socialista è più che mai attuale e utile, essa non è un’utopia, come vanno dicendo i nemici interessati della classe lavoratrice, perché la sua vittoria e la sua affermazione sono state scientificamente e storicamente dimostrate. Piuttosto le masse devono prendere coscienza che per conquistarsi il potere non servono le diverse forme di protesta populistica e qualunquistica - anzi queste storicamente sono sempre servite ai piani della reazione borghese per imporre dittature militari, tra cui il fascismo -, ma occorrono l’organizzazione di classe e rivoluzionaria. Per cambiare la società padronale e il mondo attuale negli ultimi 50 anni non sono serviti il movimentismo del ’68 e i successivi movimenti di lotta studentesca, il pacifismo – che non serve a sconfiggere la guerra, perché essa è originata dagli interessi capitalistici e può essere eliminata solo con l’eliminazione del capitalismo dalla faccia della Terra -, i no-global, i girotondi, i vu-day di Pelle Grillo e altre amenità del genere, perché queste forme borghesi di lotta nascono e si sviluppano regolarmente tutte all’interno del sistema capitalistico, il quale col potere, i soldi e le laute sistemazioni dei capi le assorbe, le neutralizza e le metabolizza. Lo vediamo come i capi rivoluzionaristi del ’68 si sono sistemati in Italia e in Europa nelle istituzioni borghesi e sono diventati strumenti di propaganda e di difesa del sistema capitalistico!
Inoltre, tante giuste battaglie sociali di rivendicazione dei diritti esistenziali negati dallo Stato padrone sono lodevoli, da promuovere e sostenere come fa quotidianamente il P.C.I.M-L., però bisogna sapere che si tratta
pur sempre di battaglie di retroguardia, nel senso che fin quando sopravviverà il barbaro regime capitalistico nessuna conquista è certa e definitiva.Tangentopoli non è servita ad eliminare la corruzione dalla gestione del potere pubblico a tutti i livelli della Repubblica, anzi essa è rifiorita ancor più possente e determinata di prima. La corruzione statale, la mafia, la ‘ndrangheta, la camorra e altre forme di arricchimento sono elementi costituiti dello stesso corrotto regime capitalistico – cioè fanno parte del medesimo sistema di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, anche se operano con mezzi diversi e vengono solo apparentemente combattuti dalle istituzioni del potere padronale - ed è questa la ragione per cui non vengono e non possono essere mai debellati, ma potranno scomparire unicamente con la scomparsa dell’infame sistema capitalistico. Un esempio attuale ci viene dagli affari e dalla corruzione che da anni domina il comparto della spazzatura in Campania! Chi sostiene che il potere giudiziario agisce in piena autonomia ed è in grado di sconfiggere le illegalità diffuse e profonde e di affermare la giustizia uguale per tutti e l’interesse generale in effetti mente a se stesso, per la semplice e ovvia ragione che, in buona o cattiva fede che sia, non tiene conto di una verità scientifica assoluta e cioè che il sistema giudiziario è semplicemente una sovrastruttura del dannato e assassino sistema economico capitalistico e in quanto tale ne è parte integrante. Chi vuole veramente cambiare la triste situazione sociale presente può fare una sola cosa, mettersi a disposizione per lavorare alla prospettiva della Rivoluzione Socialista, tutto il resto è inganno e perdita di tempo.
La Rivoluzione Socialista non si improvvisa, ma si prepara e si promuove quando ha la possibilità di essere vincente. Purtroppo la Rivoluzione Socialista non è una festa, come sostengono i falsi rivoluzionari, ma è il momento di lotta di classe più duro e impegnativo per conquistare il potere politico ed economico alla classe sfruttata. Per fare la Rivoluzione Socialista occorre far crescere un particolare tipo di partito con una organizzazione specifica, ovvero il Partito di classe e rivoluzionario marxista-leninista, che ha il compito di guidare la classe lavoratrice alla Rivoluzione e al Socialismo. Con orgoglio possiamo affermare che questo partito in Italia si chiama Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, che è nato e si è forgiato sulla teoria rivoluzionaria del marxismo-leninismo e che svolge la stessa funzione politica e storica del Partito Comunista bolscevico in Russia. Esso è un Partito diretto da quadri rivoluzionari di professione, è strutturato secondo i principi del centralismo democratico e fonda il suo essere sui principi comunisti dell’intransigenza morale, della coerenza e della fedeltà assoluta agli interessi delle masse lavoratrici e alla prospettiva della Rivoluzione Socialista. Sono questi gli elementi distintivi del nostro Partito che ci fanno meritare la stima e la fiducia di chi si avvicina a noi per costruire assieme il percorso della Rivoluzione Socialista. I lavoratori d’Italia devono prendere coscienza che per migliorare le difficili condizioni di vita loro e dei loro discendenti devono abbandonare l’attuale falsa sinistra italiana e i falsi partiti comunisti della Rifondazione, dei Comunisti Italiani e di qualche altra falsa organizzazione comunista e unirsi alla nostra battaglia politica per migliorare veramente le condizioni di vita oggi e per lavorare con convincimento, concretezza e passione alla preparazione della prossima Rivoluzione Socialista. Fondamentalmente occorre che il proletariato riesca a liberarsi dai condizionamenti propagandistici e organizzativi della società capitalistica -
come l’alternanza tra centrosinistra e centrodestra e ben sapendo che anche votando il cosiddetto “male minore” del centrosinistra in effetti si vota sempre per il male della sopravvivenza del dannato sistema
capitalistico, un voto che non serve per liberarci dalla schiavitù padronale, anzi chi vota per il “male minore” diventa persino complice e corresponsabile delle gravi conseguenze sociali che gli
deriveranno dal governo eletto, così com’è avvenuto coi governi di centrosinistra di Prodi e D’Alema!; come il partito democratico, sbocciato nei Palazzi del potere della borghesia e non nella società per dominare la scena politica italiana nei prossimi anni e per poter meglio governare e garantire la sopravvivenza di questo infame sistema economico e sociale di sfruttamento e di repressione delle masse popolari; come il cosiddetto socialismo democratico; come la nuova sinistra europea; come i sindacati borghesi e di regime; come il movimento di Peppe Grillo, le varie proteste movimentistiche e altro ancora che avviene dentro e al servizio della disumana società capitalistica, tant’è che nessuna di queste entità politiche e movimentistiche borghesi parla della Rivoluzione proletaria e della costruzione del Socialismo in Italia, anzi sono tutte dichiaratamente e ferocemente anticomuniste! – e costruisca, il proletariato, la sua nuova coscienza di classe e rivoluzionaria studiando e assimilando il pensiero e l’opera imperituri di Marx, Engels, Lenin e Stalin. Uno dei compiti del P.C.I.M-L. è proprio quello di facilitare l’avvicinamento dei lavoratori e dei giovani ai testi del marxismo-leninismo e a tale scopo nella imponente Biblioteca del Partito esistono e sono a disposizione i principali testi della dottrina comunista, del materialismo storico e dialettico e della storia del movimento comunista nazionale e internazionale e molti di questi volumi sono già presenti sul nostro Sito Internet
www.pciml.org .
Compagne e compagni, lavoratori tutti, stamattina noi siamo qui per ricordare che la Rivoluzione Socialista d’Ottobre non è un ricordo del passato destinato a scomparire dalla coscienza umana e non è
un affresco da museo, bensì che Essa appartiene alla storia superiore del genere umano ed è più che mai viva e attuale e che i suoi principi ispiratori e le sue successive realizzazioni ci guideranno nella prossima conquista rivoluzionaria del potere politico, nella costruzione, questa volta vincente e definitiva, della nuova società socialista e nell’edificazione di quella comunista; siamo qui per riaffermare la validità scientifica e storica dei principi del marxismo-leninismo e per dimostrare che siamo fermamente decisi a sconfiggere gli oppositori della prospettiva socialista interni ed esterni al movimento operaio e comunista del nostro paese; siamo ancora qui per dire con forza ai traditori di ieri e di oggi della causa socialista che presto essi saranno nuovamente e definitivamente spazzati dalla Rivoluzione Socialista nella fogna della storia della barbarie capitalistica; siamo sempre qui per sottolineare con decisione che l’alternativa alla società capitalistica si realizza unicamente con il sostegno e la difesa del Partito marxista-leninista della Rivoluzione Socialista, che in Italia è il P.C.I.M-L., con la lotta di classe politica e sindacale a partire da subito, con la vittoria della Rivoluzione Socialista, con la dittatura – potere – del proletariato e con la lotta di classe ferma e generalizzata nel periodo di costruzione del socialismo contro gli eventuali sopravvissuti nemici della Rivoluzione e del Socialismo; e, in ultimo, siamo qui per chiamare tutti i lavoratori italiani operai e intellettivi occupati e disoccupati pubblici e privati, i pensionati, le casalinghe e gli studenti, che sono tutti costretti a soffrire e disperarsi in questo sistema, alla militanza attivava nel P.C.I.M-L., alla mobilitazione e alla lotta politica contro il regime degli sfruttatori e i loro servi attuali. Facciamo sventolare alta e ovunque in Italia la bandiera del P.C.I.M-L., che è la bandiera della liberazione dalla schiavitù padronale e della vittoria del Socialismo nel nostro paese. Con la nostra lotta quotidiana meritiamoci, compagni e lavoratori, il consenso e la fiducia delle masse, perché solo così potremo far tremare il potere politico d’affari del capitalismo cacciandolo a calci nel sedere dalla guida politica del paese e innalzando la gloriosa bandiera rossa del Socialismo, coi suoi simboli del lavoro e della passata sofferenza umana, sui pennoni del Quirinale, del Parlamento e di Palazzo Chigi.

VIVA I NOSTRI GRANDI MAESTRI DEL PROLETARIATO INTERNAZIONALE
MARX, ENGELS, LENIN E STALIN!
VIVA LA GLORIOSA E IMPERITURA RIVOLUZIONE SOCIALISTA D’OTTOBRE!
VIVA LA PROSSIMA RIVOLUZIONE SOCIALISTA IN ITALIA!
VIVA LA VITTORIA DELLA PROSSIMA RIVOLUZIONE SOCIALISTA NEL NOSTRO PAESE!
VIVA LA CONQUISTA DEL SOCIALISMO IN TUTTO IL MONDO!
VIVA INIZIALMENTE LA POSSIBILITA’ DI COSTRUIRE IL SOCIALISMO IN UN SOLO PAESE!
VIVA LA CONQUISTA DEL POTERE POLITICO DA PARTE DELLA CLASSE LAVORATRICE!
VIVA IL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA!
VIVA IL COMUNISMO!

Napoli, 11 novembre 2007.

L'INTERNAZIONALE COMUNISTA MAGISTRALMENTE SUONATA E CANTATA DALL'ARMATA ROSSA DELLA GLORIOSA UNIONE SOVIETICA DI LENIN E STALIN

INNO NAZIONALE DELLA GLORIOSA UNIONE SOVIETICA SUONATO E CANTATO MAGISTRALMENTE DAL CORO DELL'ARMATA ROSSA

UN'ALTRA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE E' POSSIBILE, PREPARIAMOLA INSIEME!

RELAZIONE DEL COMPAGNO DOMENICO SAVIO, SEGRETARIO GENERALE DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA, TENUTA ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL PARTITO A NAPOLI IL 3 MARZO 2007.

Compagne e compagni, lavoratrici e lavoratori tutti, benvenuti a questa importante iniziativa del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, che per la prima volta nella sua ancor breve ma intensa e significativa storia da Napoli si rivolge all’intero proletariato italiano. Dopo le significative iniziative di carattere organizzativo tenute nel mese di dicembre 2006 a Roma per le regioni del centro e a Milano per quelle del nord, non a caso abbiamo scelto Napoli, quale maggiore città di quel Mezzogiorno che, a circa 150 anni dall’unità d’Italia, dallo Stato capitalistico continua ad essere particolarmente penalizzato nello sviluppo sociale e nel soddisfacimento dei diritti e dei bisogni delle popolazioni e, principalmente, della classe lavoratrice, ancora in larga parte costretta ad emigrare per poter lavorare e vivere meno drammaticamente. Ma per il PCIML non esiste una questione meridionale o settentrionale, bensì esiste la questione del sistema capitalistico da sconfiggere al più presto possibile per liberare i lavoratori del braccio e della mente dallo sfruttamento padronale e per costruire la società socialista.
Molti compagni, lavoratori e cittadini che non hanno ancora avuto modo di conoscerci si chiedono chi siamo, da dove veniamo e quali obiettivi ci proponiamo. Il gruppo dirigente del nostro Partito affonda le sue radici ideali e culturali nei principi filosofici, politici e strategici del marxismo-leninismo e nella dottrina scientifica del materialismo dialettico e del materialismo storico e si riconosce nell’esperienza storica della lotta politica marxista-leninista sviluppatasi nel nostro paese e altrove dall’inizio del ventesimo secolo ad oggi. Per marxismo-leninismo noi intendiamo la natura coerentemente di classe e rivoluzionaria della lotta del proletariato per costruire la società socialista e per edificare quella comunista, così come ci è stato insegnato dai nostri quattro unici grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin. Il marxismo-leninismo, come sviluppo teorico e autorevole enunciazione, si e fermato alla morte del compagno Stalin. Il marxismo-leninismo è la dottrina comunista ed è la strategia politica e rivoluzionaria per sconfiggere il capitalismo e costruire il socialismo sulla Terra, così come sono stati definiti dai quattro geniali Maestri, non ci sono stati altri arricchimenti e neppure occorrono per la conquista del socialismo nei singoli paesi e sull’intero Pianeta. La via per il socialismo è una sola, pienamente confermata anche dall’esperienza storica del movimento comunista e operaio nazionale e internazionale, ed è la lotta di classe e rivoluzionaria, cioè la via rivoluzionaria al socialismo, non ci sono altre strade, già condannate nei principi del socialismo scientifico e letteralmente sconfitte dall’esperienza storica. Le variopinte e cosiddette tenze vie, le socialdemocrazie e il riformismo sono strumenti ignobili di difesa e di sopravvivenza del barbaro sistema capitalistico.
La storia della lotta di classe del movimento operaio mondiale dalla pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista del 1848 ad oggi ci ha ampiamente dimostrato che il nemico principale e dichiarato della costruzione del socialismo è il revisionismo della dottrina rivoluzionaria del marxismo-leninuismo e che è un nemico ancora peggiore di quello rappresentato dal capitalismo, perché nasce e si sviluppa all’interno stesso del movimento operaio e subdolo riesce a ingannare e imbrogliare le masse lavoratrici. Il revisionismo, sia quando governa lo Stato e il sistema capitalistico e sia quando è all’opposizione per opportunismo elettorale, rimane sempre un alleato degli interessi della classe borghese. Possiamo definire i partiti revisionisti come una barricata di sinistra del sistema capitalistico che strumentalizzando e utilizzando impropriamente le parole “comunista o comunismo, socialista o socialismo, lotta oppure partito di governo e di opposizione” ostacolano la formazione della coscienza autenticamente di classe e rivoluzionaria delle masse lavoratrici e rendono difficile, oggi come ieri, la formazione di un grande partito marxista-leninista che possa cominciare a far tremare il sistema della dittatura capitalistica e avanzare sulla via della Rivoluzione socialista e della conquista del potere politico da parte della classe proletaria. Ciò è ampiamente dimostrato dalla funzione a sostegno dello Stato e del regime capitalistico che ha svolto in Italia l’ex PCI revisionista e che allo stesso modo svolgono attualmente i falsi partiti comunisti della Rifondazione e dei Comunisti Italiani. Rendono un servizio utile alla sopravvivenza del sistema padronale anche tutte quelle organizzazioni politiche revisioniste esistenti nel panorama politico italiano che si richiamano al maoismo, al Che e ai vari e diversi filoni del revisionismo storico, contro cui con forza teorica e politica hanno combattuto i nostri Maestri. La verità è che senza sconfiggere il revisionismo non sarà possibile neanche costruire il socialismo! Per noi il pensiero e l’opera del compagno Stalin costituiscono lo spartiacque tra marxismo-leninismo e revisionismo, nel senso che gli antistalinisti sono anche revisionisti e antimarxisti-leninisti.
Dopo la sconfitta subita dal socialismo realizzato nel ventesimo secolo ad opera scellerata della nuova maggioranza revisionista insediatasi alla guida del ventesimo congresso del PCUS e dello Stato Sovietico nel 1956 e prima della nascita del nostro Partito, 3 dicembre 1999, in Italia la classe lavoratrice era priva del proprio Partito di classe e rivoluzionario per poter avanzare sulla strada che conduce al socialismo e non aveva una propria e fedele rappresentanza politica nei conflitti sociali col nemico di classe. Il PCIML è l’erede naturale dell’ esperienza rivoluzionaria fatta dal movimento comunista negli ultimi due secoli, della breve ma eroica esistenza della Comune di Parigi del 1871, della rivoluzione russa del 1905, della gloriosa e prima vittoriosa Rivoluzione d’Ottobre del 7 novembre 1917, della nascita, il 21 gennaio 1921, e del difficile cammino del Partito Comunista d’Italia e della grandiosa ed esaltante costruzione del socialismo nella gloriosa Unione Sovietica sotto la guida ineguagliabile di Lenin e Stalin. Questo è il nostro Partito, questa è la nostra formazione e questo è il nostro obiettivo storico, cioè la conquista della società socialista in Italia.
Non a caso abbiamo titolato la manifestazione di oggi “Un’altra Rivoluzione d’Ottobre è possibile, prepariamola insieme”, perché la classe lavoratrice sfruttata e schiavizzata dalla dannata classe padronale non smetterà mai di lottare fin quando non si sarà liberata dalle catene secolari dello sfruttamento e della schiavitù sociale. La lotta di classe è generata dall’esistenza delle classi stesse e cesserà di esistere solo con la loro scomparsa nella società comunista. Sin da quando agli albori dell’umanità si formò la minoritaria classe padronale che impose la sua dittatura economica e sociale sulla maggioritaria classe sottomessa, i lavoratori sfruttati e ridotti a vivere di stenti lottano per liberarsi. Con la Rivoluzione d’Ottobre per la prima volta nella storia la classe lavoratrice russa conquista il potere politico e avvia a compimento quella grandiosa epopea che è stata il socialismo realizzato nel mondo nel corso del ventesimo secolo. Come non ricordare qui le conquiste scientifiche e sociali dell’Unione Sovietica e la strepitosa vittoria dell’Armata Rossa sul nazifascismo e anche sul capitalismo e l’imperialismo che avevano inizialmente sperato nella vittoria della Germania nazista sul paese dei Soviet. Quell’epopea è stata possibile grazie all’esistenza del Partito Comunista bolscevico, voluto e costruito da Lenin e Stalin, grazie all’esistenza e all’opera della Terza Internazionale e grazie alla maggioranza marxista-leninista che nell’URSS era alla guida del Partito e dello Stato. Ma la lotta di classe nella fase di costruzione del socialismo – quando avanza il processo di collettivizzazione di ogni attività sociale - continua anche nel Partito, dove si confrontano i coerenti marxisti-leninisti, che posseggono una conseguente formazione politica di classe e rivoluzionaria, e quelli, purtroppo, ancora condizionati dalla residua cultura borghese e religiosa rimasta in loro. Purtroppo ancora una volta, dopo le lotte degli schiavi, la Comune di Parigi, la Rivoluzione del 1905 e quella vittoriosa del 1917, ha vinto la classe padronale col concorso diretto del revisionismo. Ma la storia non finisce qui e il cammino verso il socialismo riprende più deciso e vigoroso che mai.
Tra due giorni ricorre il 54° anniversario della morte del grende condottiero, del grande statista comunista, del grande marxista-leninista, del grande Maestro e dell’Uomo più amato e pianto dai popoli, il compagno e padre del socialismo realizzato sino ad oggi Giuseppe Stalin. Con grande commozione noi stamattina andiamo col pensiero ai giorni di dolore della sua morte, quando il proletariato di tutto il mondo lo piangeva e quando sospendendo il lavoro si inchinò sulla sua bara e lo salutò per l’ultima volta in lacrime. Stalin è stato l’erede e il continuatore più fedele del pensiero e l’opera di Lenin, è stato l’eroe del socialismo realizzato, con lui in vita i revisionisti traditori della causa socialista tremavano ma, innanzitutto, il compagno Stalin era ed è rimasto il terrore della classe sfruttatrice ed è per questo che avendo essa ancora vinto oggi lo copre di calunnie, di infamie e di crimini inesistenti. Ma la storia futura e i popoli si vendicheranno di tante offese e menzogne. Il capitalismo a 54 anni dalla morte ha ancora paura di Stalin ed è per questo che continua a criminalizzarlo, ma ciò non impedirà ai popoli sfruttati e massacrati dagli interessi feroci del capitale di riconoscere nel pensiero e l’opera di Stalin una guida sicura e intransigente verso il socialismo. Il PCIML nella sua battaglia per costruire l’avvenire socialista fa propri gli insegnamenti di lotta di classe di Stalin e lo ricorda e addita al popolo lavoratore italiano con affetto e perpetua gratitudine, perché dopo la prematura morte di Lenin, Stalin è stato nella storia il primo e vittorioso costruttore del socialismo.
Oggi più che mai esiste la necessità storica di riprendere il cammino verso il socialismo. I nemici interni ed esterni del movimento operaio, asserviti agli interessi della classe padronale e corrotti dai privilegi che questa mette loro a disposizione per dissuadere i lavoratori dalla lotta di classe, dicono che le condizioni sociali sono cambiate e che non è più tempo di rivoluzione socialista, di conquista rivoluzionaria del potere politico da parte dei lavoratori e che bisogna accontentarsi dei miglioramenti conseguibili all’interno della società capitalistica. Insomma, migliorare il sistema di sfruttamento padronale, questa è la ricetta dei revisionisti. Non ci vuole molto per capire che chi sostiene ciò è un alleato e un venduto agli interessi della classe sfruttatrice. Noi marxisti-leninisti rispondiamo che i cambiamenti verificatisi nella società da quando Federico Engels nel lontano maggio 1845 pubblicò l’impressionante opera “La situazione della classe operaia in Inghilterra” non sono avvenuti in termini di liberazione di classe, cioè non sono cambiati il sistema e il potere capitalistico coi suoi drammatici mali sociali, anzi col ritorno del dominio assoluto dell’imperialismo sul mondo questi si sono enormemente aggravati, non è stato eliminato lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e le condizioni di vita complessiva dei popoli della Terra sono paurosamente peggiorate. Basta un solo esempio per tutti: lo scienziato, compagno e Maestro Federico Engels diceva che o i comunisti avrebbero sconfitto il capitalismo e costruito il socialismo oppure il capitalismo avrebbe distrutto l’umanità intera con l’uso distorto e distruttivo delle risorse della Terra. Ed è quello che si sta puntualmente verificando con la compromissione dell’equilibrio biologico del Pianeta mediante lo sfruttamento selvaggio e irrazionale delle risorse ambientali, forestali e minerarie della Terra per alimentare sempre di più il fiume di profitti di cui ogni giorno ha sete il grande capitale nazionale e multinazionale.
Dunque il socialismo è di grandissima attualità: o il socialismo sconfiggerà il capitalismo oppure il capitalismo continuerà a distruggere l’umanità intera! Ma per distruggere il capitalismo c’è bisogno di un partito autenticamente di classe e rivoluzionario, cioè di un nuovo Partito Comunista bolscevico e questo oggi è il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, che è un Partito marxista-leninista di ferro, guidato da quadri rivoluzionari di professione e di provata fede, costruito sui principi del centralismo democratico, fermamente ancorato ai principi di classe e rivoluzionari del marxismo-leninismo e che ha come unico obiettivo la preparazione della rivoluzione socialista che effettuerà il passaggio del potere politico dalla classe padronale a quella lavoratrice per costruire la nuova e superiore società prima socialista e poi comunista. Questo è il gravoso, ma possibile, compito storico del PCIML. Noi, a differenza dei trotskisti, dichiariamo che anche oggi è possibile costruire il socialismo in un solo paese e che collettivizzati i mezzi di produzione ogni popolo, neutralizzate le ingerenze degli stati capitalistici avversari, può essere autosufficiente nei suoi bisogni di vita e di sviluppo sociale. Naturalmente l’allargamento progressivo del mondo socialista e la divisione del lavoro e della produzione all’interno di questo favorirà e accelererà uno sviluppo maggiore per tutti i popoli interessati. In Italia la ripresa del cammino verso il socialismo è possibile immediatamente e non c’è da perdere altro tempo.
La difficoltà reale è quella di far capire alle masse lavoratrici italiane che i partiti riformisti e revisionisti dell’attuale sinistra borghese e di regime padronale che governano lo Stato e il regime economico capitalistico sono nemici dichiarati del potere politico della classe lavoratrice e della costruzione della società socialista. Un vero partito comunista che vuole costruire il socialismo non và mai a gestire il potere e lo Stato capitalistico che deve sconfiggere e nel momento in cui i falsi partiti comunisti della Rifondazione e dei Comunisti Italiani vanno a gestire il potere di sfruttamento delle masse popolari che dovrebbero annientare significa chiaramente che essi sono passati dall’altra parte della barricata, hanno tradito il mondo del lavoro e la sua prospettiva socialista e devono essere isolati e sconfitti allo stesso modo dei nemici di classe. Dobbiamo anche prendere pienamente coscienza che nulla hanno a che fare con la lotta di classe per il socialismo tutte quelle organizzazioni extraparlamentari revisioniste - come l’ultima nata dalla scissione di Rifondazione ad opera del revisionista, oppurtunista e trotskista Marco Ferrando e che ha preso il nome di Partito Comunista dei Lavoratori -, riformiste, movimentiste come i no-global, pacifiste, rivoluzionaristiche, anarchiche, eccetera, perché sono tutte condizionate dalla cultura borghese, non posseggono la cultura della lotta di classe del proletariato, non hanno come obiettivo la costruzione della società socialista e finiscono sempre per essere, direttamente o indirettamente in buona o cattiva fede, strumento di sopravvivenza della società capitalistica. Una cosa è il movimentismo riformista piccolo-borghese e un’altra cosa è la lotta di classe per abbattere il capitalismo e costruire il socialismo.
I principi, la cultura e ogni attività politica dei coerenti marxisti-leninisti sono lealmente e concretamente contro le guerre di espansione, di aggressione, di occupazione, di sottomissione e di sfruttamento di paesi e popoli da parte delle potenze imperialistiche. Dall’inizio della storia umana le guerre sono servite solo agli stati a regime economico e politico padronale per espandere il proprio potere, per appropriarsi delle ricchezze altrui e per disporre di nuovi mercati dove collocare le proprie merci. A pagare l’enorme prezzo di morte, di ferite, di amputazioni, di malattie, di massacri cruenti ed inimmaginabili, di fame e di dolore lacerante delle guerre sono state sempre e unicamente le masse lavoratrici dei vari paesi, mandate al fronte per scannarsi reciprocamente. Ecco perché oggi, più che mai, il proletariato di tutti i paesi della Terra dev’essere unito contro le guerre scatenate dalla classe capitalistica dei vari stati e dalle varie potenze imperialistiche. Nell’ambito dell’internazionalismo proletario il PCIML è totalmente solidale coi popoli che lottano per l’indipendenza e la sovranità nazionale e per l’autodeterminazione. In modo particolare attualmente ci sentiamo al fianco della dura ed impari lotta di liberazione che stanno eroicamente conducendo i popoli dell’Afghanistan, dell’Iraq e della Palestina contro l’occupazione e lo sfruttamento dell’imperialismo americano, europeo ed israeliano. A questi popoli aggrediti e sottomessi noi questa stamattina inviamo un fraterno saluto di viva e partecipata solidarietà. Storicamente senza distruggere il sistema capitalistico e la sua espansione imperialistica non è possibile neppure distruggere le guerre periodiche. Sconfiggere il mondo socialista costruito nel ventesimo secolo serviva all’imperialismo per ritornare a dominare il mondo senza contrasti. La lotta al terrorismo è solo un ignobile pretesto per imporre il dominio politico, economico e militare dell’imperialismo americano ed europeo sul resto del Pianeta. La guerra non distrugge il terrorismo, ma lo alimenta ulteriormente, così come dimostra l’attuale guerra in Medio Oriente, peraltro scatenata per mettere le mani sulle immense risorse minerarie di quei paesi!
Per il sistema economico capitalistico l’industria bellica è uno dei suoi settori industriali produttivi più redditizi a cui non può rinunciare per sopravvivere. Gli armamenti sono una merce qualsiasi che producono profitti e difendono la sopravvivenza del sistema di sfruttamento capitalistico e i milioni di morti che provocano costituiscono il tributo di sangue che l’umanità sofferente deve pagare alla classe padronale sfruttatrice e assassina. Responsabili della sottomissione e dello sfruttamento dei popoli attraverso la guerra sono i governi del sistema capitalistico ed imperialistico. In Italia sono responsabili parimenti i governi di centrodestra e di centrosinistra, che alternativamente governano l’infame sistema capitalistico di sfruttamento della classe lavoratrice e di dittatura sociale. E lo sono tutti i partiti sostenitori delle due coalizioni: Alleanza Nazionale, Forza Italia, U.D.C., Lega Nord, Margherita, Verdi, l’Italia dei Valori, Democratici di Sinistra, Socialisti Democratici Italiani, ecc. Sono responsabili allo stesso modo anche i falsi partiti comunisti della Rifondazione e dei Comunisti Italiani che governano gli affari economici e militari del capitalismo italiano e dell’imperialismo occidentale e usurpando la parola comunista ingannano i lavoratori e le masse popolari definendosi partiti di governo e di opposizione sociale. Il mantenimento e il finanziamento di missioni militari all’estero al seguito degli Stati Uniti e della Nato ne sono una prova inconfutabile. Il PCIML chiede al governo italiano di liberare il nostro territorio da tutte le basi americane e di uscire dalla Nato, anche perché un paese neutrale ha la possibilità di lavorare meglio e concretamente per costruire un’era di pace e corre meno rischi di essere attaccato militarmente. Da Napoli và tutta la nostra solidarietà di marxisti-leninisti e di lotta di classe al popolo di Vicenza, impegnato nella dura battaglia contro l’allargamento della base militare americana.
La lotta alle cause economiche che generano le guerre è e può essere solo di natura politica e di classe. Per questo motivo affermiamo che il pacifismo non serve a sconfiggere le guerre, perché esso è di natura borghese – che nasce e opera come componente del sistema capitalistico, che è la causa di ogni guerra - e non si propone di eliminare la causa scatenante delle guerre, cioè il capitalistico stesso, che con le guerre accumula nuovi e giganteschi profitti.
L’avanguardia della classe lavoratrice italiana, pur lavorando attivamente all’interno del movimento di lotta complessivo delle masse lavoratrici del nostro paese, sul piano organizzativo e di indirizzo della lotta sindacale deve prendere le distanze sia dai sindacati di regime borghese - quali sono tutti quelli attualmente esistenti, riferibili al centrodestra e al centrosinistra e che fanno propria la politica sindacale padronale del compromesso e della concertazione con le categorie imprenditoriali e col governo – e sia dal sindacalismo movimentista di base che, purtroppo, non ha una piattaforma sindacale e politica di classe e deve, detta avanguardia, lavorare alla crescita del già costituito Sindacato di Classe dei Lavoratori Italiani, avente come sigla S.C.L.I.. Che è l’unico sindacato di classe oggi esistente in Italia che ha l’obiettivo statutario di battersi contro ogni politica di compromesso e di concertazione della classe lavoratrice con la classe padronale – perché, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, l’esperienza ha ampiamente dimostrato che la vergognosa politica del compromesso e della concertazione serve unicamente ai padroni e al loro governo per poter meglio sfruttare e nel tempo i lavoratori mitigandone i fervori rivendicativi –, di lottare sul terreno della contrapposizione di classe per conquistare ai lavoratori migliori e più dignitose condizioni di vita e di impegnarsi al fianco del PCIML per avvicinare la sconfitta storica del sistema capitalistico, la conquista del potere politico da parte dei lavoratori e l’avvio della costruzione della società socialista. La classe operaia, coi suoi gravi problemi esistenziali, non è scomparsa, come cercano di convincerci gli scribacchini lautamente e interessatamente pagati dal capitale, anzi è aumentata, solo che il padronato è riuscito a dividerla nel processo produttivo, sicché alla grande fabbrica è subentrata una miriade di piccole aziende, ma la sua potenzialità rivoluzionaria è rimasta intatta.
Per gli interessi delle masse lavoratrici e popolari oggi la situazione di governo capitalistico dell’Italia è drammatica. Una statistica dello stesso Stato padronale ci rivela che ogni anno in Italia solo il 50% della ricchezza prodotta và alla classe lavoratrice, che rappresenta la quasi totalità della popolazione, mentre l’altro 50% và alla esigua minoranza della classe padronale. Inoltre, la classe lavoratrice è costretta a versare nelle casse dello Stato l’80% delle imposte a fronte del misero 20% della classe ricca: questa è la dimostrazione più ignobile e vergognosa della disparità delle condizioni di vita nella società capitalistica! Per gli interessi presenti e futuri dei lavoratori, le coalizioni politiche ed elettorali di centrodestra e centrosinistra sono uguali, assieme a tutti i partiti che le sostengono e senza eccezione alcuna, nella difesa spregiudicata degli interessi del capitalismo nazionale e delle multinazionali. Esse gestiscono lo stesso sistema sociale e i medesimi interessi della classe capitalistica. L’Europa imperialistica unita con l’accentramento dei più importanti poteri economici, militari e politici nazionali – tanto è che l’indipendenza e la sovranità nazionale dei singoli stati sono state enormemente ridimensionate – e con l’introduzione dell’euro ha fortemente peggiorato le condizioni di vita delle masse popolari, ciò a tutto vantaggio dei profitti delle multinazionali; la Finanziaria 2007 del governo di centrosinistra ha spostato una ricchezza di circa 40mila miliardi di vecchie lire dalla classe lavoratrice alla classe padronale nazionale ed internazionale, in modo particolare mediante il cosiddetto debito pubblico, dove gli interessi si sono mangiato chissà per quante volte l’effettivo capitale iniziato prestato, debito che è diventato come una sanguisuga avvinghiata alle miserie da sfruttare sino in fondo delle masse popolari italiane, allo stesso modo del debito dei paesi sottosviluppati nei confronti della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale e delle altre istituzioni finanziarie sovranazionali, dove “poche lire” sono servite agli imperialisti per arricchirsi sulle miserie, sulla fame e sulle malattie dei popoli del terzo e quarto mondo: quanta violenza, quanta disumanità e quanta calcolata e feroce malvagità del capitale assassino verso i popoli della Terra; l’ulteriore annunciata riforma peggiorativa e in modo progressivo delle pensioni, l’aumento costante delle tasse e dei bisogni di vita quotidiana, la diminuzione del potere d’acquisto dei salari e degli stipendi, la precarietà del lavoro - quando c’è, naturalmente! - l’aumento e l’imbarbarimento dello sfruttamento dei lavoratori nelle aziende hanno gravemente peggiorato le condizioni di sopravvivenza delle masse lavoratrici e popolari italiane. Ci sono tutte le condizioni storiche affinché i lavoratori occupati, disoccupati e pensionati prendano coscienza della situazione, abbandonino i partiti e i sindacati borghesi e si adoperino per costruire una vera alternativa politica e sociale nel nostro paese e questa alternativa presente e futura si chiama PCIML. Non vi sono altre alternative credibili e fattibili per vivere un’esistenza più umana e dignitosa oggi per noi e domani per le nuove generazioni.
L’ultima e cocente delusione ricevuta dal popolo lavoratore italiano, che nel 2006 ha votato per il centrosinistra, è sicuramente l’ulteriore spostamento al centro del già centrista governo Prodi. Pur di rimanere a galla questo governo della falsa sinistra ex democristiana, riformista e revisionista ha persino rinnegato una parte del suo programma elettorale ed ha chiesto a componenti dell’ex centrodestra di sostenerlo promuovendo una scandalosa campagna acquisti in settori politici estranei finanche alla cultura politica del centrosinistra. E’ un’operazione di potere che ci riporta con la mente a quelle più squallide compiute nel passato dai governi democristiani, pentapartiti e di salute pubblica. E’ uno scandalo politico del tutto estraneo alla cultura e ai comportamenti della sinistra storica italiana. Ed è particolarmente scandaloso che a tale operazione di snaturamento verso il centro ex democristiano della coalizione partecipino felicemente anche i falsi partiti comunisti della Rifondazione e dei Comunisti Italiani per non perdere il potere e i privilegi accordati loro dallo Stato capitalistico!
Intanto tutti quei lavoratori e cittadini che in buona fede hanno pensato di votare per “il male minore” del centrosinistra – che però minore non è, in quanto è lo stesso male di sostegno alla sopravvivenza del sistema capitalistico in contrapposizione alla costruzione della prospettiva socialista – ora si trovano governati anche “dal male maggiore” rappresentato dal sostegno dato al governo da alcuni personaggi dell’ex centrodestra.
Il PCIML partecipando alle elezioni borghesi e puntando ad avere degli eletti e potendo così unificare la lotta di classe condotta nel sociale con quella nelle istituzioni avrebbe maggiore possibilità di successo nella rivendicazione di importanti conquiste sociali, come: il diritto al lavoro o al salario garantito per tutti; la reintroduzione della scala mobile; l’assistenza sanitaria totalmente gratuita e adeguata alle diverse esigenze; il pieno e gratuito diritto allo studio di ogni indirizzo e grado; il diritto alla casa, anche attraverso la reintroduzione di un equo canone adeguato alle reali possibilità economiche delle famiglie lavoratrici e pensionate; il blocco delle privatizzazioni e la gestione pubblica dei beni e dei servizi territoriali e nazionali; una legge severa per la sicurezza sul lavoro; l’abrogazione della legislazione sulla precarietà del lavoro e sul nuovo disumano caporalato; l’approvazione di una legge che umanizzi i rapporti di lavoro e di produzione nelle aziende industriali, agricole e commerciali; eccetera.
Il PCIML, che si ispira integralmente ai principi del marxismo-leninismo, combatte ogni forma di estremismo e di settarismo nella lotta politica. Lenin scriveva ed insegnava che l’estremismo è una malattia infantile del comunismo da combattere e sconfiggere. Difatti la classe lavoratrice del braccio e della mente potrà fare la sua rivoluzione, conquistare il suo potere politico e costruire la sua superiore società prima socialista e poi comunista solo attraverso un autentico e coerente Partito Comunista di classe e rivoluzionario che conquistandosi la stima e il consenso delle grandi masse lavoratrici e popolari le guiderà alla vittoria rivoluzionaria sull’odierna dittatura capitalistica. In Italia nella sinistra extraparlamentare esistono varie organizzazioni politiche estremistiche e settarie, come il maoista PMLI di Firenze, che ha adottato l’astensionismo elettorale come strategia politica e che, per tanto, ci attacca disgustosamente, peggio dei nemici di classe, quando avendone le possibilità organizzative partecipiamo alle elezioni borghesi. Cio quando l’astensionismo scelto come strategia politica è contro l’esperienza storica del marxismo-leninismo.
Occorre subito chiarire che il nostro Partito partecipa alle elezioni borghesi giammai per andare a gestire il sistema capitalistico - come fanno i falsi partiti comunisti della Rifondazione, dei Comunisti Italiani e loro simili - che dobbiamo abbattere con la rivoluzione socialista, ma unicamente, proprio come fecero il Partito Comunista bolscevico nel 1912 in Russia e il PCd’I nel 1924 in Italia, per portare la lotta di classe e rivoluzionaria anche nelle istituzioni del nemico di classe, allo scopo di combattere pure da quella barricata ideologica e politica per ottenere il miglioramento immediato delle drammatiche condizioni di vita quotidiana della classe lavoratrice e delle più vaste masse popolari del nostro paese e per avvicinare l’epopea della rivoluzione socialista. I coerenti marxisti-leninisti sanno bene che con le elezioni borghesi non si conquista il socialismo, infatti esse non servono a cambiare il sistema economico dominante, ma solo a scegliere chi deve governarlo nell’interesse della classe padronale!
Il significativo risultato elettorale ottenuto dal PCIML nelle elezioni politiche suppletive del 1994 nel piccolo collegio elettorale di Napoli-Ischia, 6,9% dei voti validi, e in quelle politiche del 1996 nel vasto collegio senatoriale della regione Campania, circa 1% dei voti validi, dimostra senza ombra di dubbio che nel nostro paese esiste una consistente parte della classe lavoratrice operaia e intellettiva pronta a votare e sostenere un coerente Partito Comunista di classe e rivoluzionario che sin da questo momento si batte per costruire la prospettiva del socialismo. Anche perché oggi il PCIML è l’unica rappresentanza politica di classe e coerentemente comunista esistente nella società italiana.
Inoltre, l’elezione di compagni nelle istituzioni borghesi costituirebbe pure per il Partito una utile fonte di finanziamento, perché, com’è nella rigorosa tradizione dei partiti marxisti-leninisti, gli eletti al momento della candidatura sottoscrivono una delega notarile con la quale autorizzano il Partito a incassare ogni sua spettanza di carica ricevendo mensilmente in cambio uno stipendio stabilito dagli organismi dirigenti del Partito stesso. I comunisti eletti non vanno nelle istituzioni per percepire l’elevato stipendio o per beneficiare dei privilegi borghesi che la carica gli attribuisce, bensì per svolgere il loro impegno di lotta di classe in quell’ambito. Con tale finanziamento il Partito potrebbe meglio e più incisivamente sviluppare la sua attività politica. Ai compagni e agli elettori tutti diamo appuntamento alle prossime competizioni elettorali per portare i veri rappresentanti degli interessi delle masse popolari nelle istituzioni, ma l’impegno politico centrale e prioritario del PCIML rimane la costruzione della prospettiva socialista sin da questo momento.
Le brigate rosse, come le diverse forme di violenza settaria e terroristica, sono la totale negazione del marxismo-leninismo, del Partito e dei compagni marxisti-leninisti. Esse non hanno proprio nulla a che vedere con la dottrina comunista, con il marxismo-leninismo e con la lotta dei popoli per la conquista del socialismo, anzi spesso si sono dimostrate un utile strumento dei piani della classe borghese per criminalizzare e reprimere i diritti e le rivendicazioni sociali delle masse lavoratrici e per limitare o sospendere le libertà democratiche. La vera storia dell’umanità la scrivono le grandi masse popolari, anche se spinte e organizzate dalle avanguardie rivoluzionarie! Infatti nei decenni passati, come nelle ultime settimane, sono bastate delle incriminazioni verso presunti “brigatisti rossi” per dare la possibilità al potere e all’informazione capitalistici di scatenarsi, attraverso speciali trasmissioni radio-televisive e giornali nazionali, contro la cultura comunista, i comunisti e tutti quelli che si oppongono all’attuale sistema sociale, contro la dittatura del proletariato, che altro non è che l’auspicato potere politico della ipermaggioritaria classe lavoratrice - potere oggi detenuto ed esercitato dalla esigua classe capitalistica sfruttatrice -, contro l’opposizione di classe e contro le giuste accuse e rivendicazioni verbali dei lavoratori sfruttati e mal pagati nelle fabbriche, nelle campagne, negli uffici e nei servizi sociali. Insomma, si utilizzano strumentalmente certe azioni settarie, naturalmente quando sono vere e provate e che comunque sono del tutto estranee alla lotta di classe, per processare e criminalizzare il mondo del lavoro, che lotta e rivendica diritti e dignità esistenziali negati.
I marxisti-leninisti non hanno proprio nulla da spartire con qualsiasi forma di violenza settaria. Smentiamo categoricamente i falsificatori di regime di questa nostra verità ideologica, storica e politica. In conseguenza di tali principi il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, in quanto coerente Partito Comunista marxista-leninista, condanna con estrema severità ideologica e politica ogni propaganda e ogni azione delle cosiddette brigate rosse e di organizzazioni simili, ma nel contempo esprime piena e fraterna solidarietà umana e di classe a tutti quei compagni e lavoratori innocenti e ingiustamente accusati di crimini mai pensati e commessi. Non accettiamo e rispediamo al mittente ogni forma di criminalizzazione della lotta politica e sociale del movimento operaio e comunista nazionale e internazionale. Sono i marxisti-leninisti e l’intera classe lavoratrice a lottare per costruire una nuova società di vera uguaglianza e giustizia sociale, mentre il potere e la classe capitalistici, che vivono di sfruttamento del lavoro altrui, sono maestri e portatori di violenza d’ogni genere. La lotta per il socialismo passa anche e necessariamente attraverso la sconfitta, oltre che del revisionismo, del movimentismo e dell’opportunismo, della violenza settaria dei gruppi estremistici, le cui azioni favoriscono la sopravvivenza dell’odierno e disumano ordine sociale fondato sulla barbarie dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Oggi il PCIML è ancora un piccolo partito, ma ha un grande obiettivo: costruire il socialismo nel nostro paese. Anche il Partito Operaio Social Democratico Russo, poi Partito Comunista bolscevico, quando fu fondato nel 1898 era piccolissimo, ma col lavoro di Lenin e di Stalin divenne quel grandioso Partito Comunista che fece la Rivoluzione d’Ottobre, che avviò la costruzione di una nuova era di libertà e di vera giustizia sociale per l’umanità, che costruì il socialismo nell’Unione Sovietica e che, attraverso la politica dell’internazionalismo proletario, contribuì in modo determinante alla formazione del mondo socialista. Al contrario, un grande partito, com’era l’ex PCI revisionista prima e riformista dopo, privo di una formazione marxista-leninista non serve alla causa del socialismo, anzi ne diventa un nemico, come lo è l’attuale partito dei Democratici di Sinistra. Solo un Partito autenticamente di classe e rivoluzionario, cioè leninista e stalinista, può guidare la classe lavoratrice alla rivoluzione e al socialismo, tutti gli altri sono alleati e sostenitori dello Stato e della dittatura capitalistici. Oggi il compito primario del PCIML è quello di far crescere la coscienza di classe nelle masse lavoratrici, perché solo così può alimentarsi l’esercito dei combattenti per il socialismo. Certamente è un compito difficile in una società dominata dalla cultura e dall’informazione stampa-radio-televisiva capitalistica e dalla pesante ingerenza del potere temporale del Vaticano, ma è la strada che dobbiamo percorrere se vogliamo avanzare verso la meta del socialismo. Insomma, l’uomo nuovo và costruito sin da questo momento!
Stamattina siamo qui anche per promuovere la crescita organizzativa del Partito, necessaria sia per incrementare il lavoro di costruzione della prospettiva socialista sia per porre le basi di una più consistente partecipazione alle prossime competizioni elettorali. Per affrontare questo enorme lavoro occorrono nuovi militanti e nuovi dirigenti. I risultati possono venire dall’apertura e dall’attività di nuove Cellule e Sezioni del Partito. I compagni che credono nella missione storica del nostro Partito non devono far mancare il proprio impegno di militanza e di lavoro politico. Dobbiamo essere vicini alla classe lavoratrice che soffre i mali della società capitalistica e dobbiamo lavorare nelle realtà sociali sui problemi reali della gente, più ci impegniamo e più consensi raccogliamo alla nostra battaglia per il socialismo. Dobbiamo sforzarci di pensare e agire da veri militanti e dirigenti del Partito, dobbiamo essere fieri e orgogliosi di appartenere al Partito di Lenin e di Stalin e di lavorare per il socialismo. Il realismo delle difficoltà non deve mai fiaccare, ritardare o, peggio ancora, fermare il nostro lavoro, dobbiamo trovare stimolo a proseguire nel sacrificio di quei martiri che donarono la vita per difendere la sopravvivenza della Comune di Parigi, le conquiste della gloriosa Rivoluzione d’Ottobre e per annientare e seppellire il nazifascismo.
Avanti compagni, l’avvenire è nostro, sappiamocelo conquistare, facciamoci onore. Abbiamo un debito verso quanti sino ad oggi sono morti per la nobile causa del socialismo, esso consiste nel proseguire la loro opera sino alla vittoria finale e per tale obiettivo non sarà mai troppo quello che faremo. Avanti nel nome di Marx, di Engels, di Lenin e di Stalin, avanti nel nome del socialismo e del comunismo, avanti nel nome dell’uguaglianza economica e sociale che, dopo circa cinquemila anni di storia dell’umanità, i popoli sfruttati e repressi della Terra ancora rivendicano. Evviva il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista!
Napoli, 3 marzo 2007.