venerdì 25 gennaio 2008

ARCHIVIO ULTIM’ORA (ANALISI E DISPOSIZIONI POLITICHE DEL GIORNO DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA)

DOMENICA 17 MARZO 2013 DALLE ORE 9 ALLE ORE 15  I MARXISTI-LENINISTI ITALIANI SARANNO A FIRENZE PER RICORDARE, VALORIZZARE E ATTUALIZZARE IL PENSIERO E L’OPERA DI STALIN A 60 ANNI DALLA MORTE. RICORDERANNO DEGNAMENTE IL MAESTRO DEL PROLETARIATO INTERNAZIONALE, IL RIVOLUZIONARIO D’ACCIAIO, IL COSTRUTTORE DEL SOCIALISMO E L’ANNIENTATORE DEL NAZI-FASCISMO IN EUROPA! I COERENTI COMUNISTI, LA CLASSE LAVORATRICE OPERAIA E INTELLETTIVA, GLI INTELLETTUALI D'AVANGUARDIA E LA GIOVENTU' PROGRESSIVA SONO INVITATI A PARTECIPARE.


1953 - 5 MARZO - 2013
C O N S T A L I N PER LA RIVOLUZIONE E LA COSTRUZIONE DELLA SOCIETA' SOCIALISTA IN ITALIA: CONQUISTIAMO TUTTO IL POTERE POLITICO ALLA CLASSE LAVORATRICE OPERAIA E INTELLETTIVA!
Tra l’altro Stalin ha detto: “Può essere certo, compagno, che anche per l’avvenire sono pronto a sacrificare per la causa della classe lavoratrice, per la causa della rivoluzione proletaria e del comunismo universale, tutte le mie forze, le mie capacità e, se necessario, tutto il mio sangue, goccia a goccia” (dalla “Pravda” del dicembre 1929); “Non vi sono fortezze che i bolscevichi non possono espugnare” (da “Questioni del leninismo”); “E’ impossibile finirla col capitalismo, senza aver posto fine al socialdemocratismo nel movimento operaio” (ancora da “Questioni del leninismo); “… E’ necessario raggiungere un tale sviluppo culturale della società che assicuri a tutti i membri della società uno sviluppo completo delle loro capacità fisiche e intellettuali, affinché i membri della società possano ricevere un’istruzione sufficiente per diventare attivi fattori dello sviluppo sociale, abbiano la possibilità di scegliere liberamente una professione, non siano inchiodati per tutta la vita, in seguito alla sussistente divisione del lavoro, a una professione qualsiasi… Per questo occorre prima di tutto diminuire la giornata lavorativa per lo meno sino a sei e poi a cinque ore. Ciò è necessario affinché i membri della società abbiano abbastanza tempo libero per ricevere un’istruzione completa” (da “Problemi economici del socialismo” del 1952); "So che dopo la mia morte sulla mia tomba sarà deposta molta immondizia. Ma il vento della storia la disperderà senza pietà".
In queste poche e striminzite citazioni notiamo il Suo totale attaccamento alla causa comunista sino al sacrificio della propria vita, la certezza del trionfo della giustizia e della verità di classe sulle menzogne diffuse dal nemico di classe e la lucida previsione materialistica e scientifica che l’umanità vivrà la sua nuova e superiore era prima del socialismo e poi del comunismo.
Forio (Napoli) Italia, 13 marzo 2013.
IL COMITATO CENTRALE
DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA







HUGO CHAVEZ, UN VERO E CORAGGIOSO ANTIMPERIALISTA!

      Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista guidato dal segretario generale Domenico Savio, in queste ore di lutto per la morte del Comandante Hugo Chávez ha diffuso una nota a firma del Comitato Centrale del Partito in cui si legge:

      Il Comitato Centrale del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista esprime le più sentite condoglianze e partecipazione al dolore ai familiari del Comandante scomparso, al Partito Socialista Unito del Venezuela e all’intero popolo venezuelano per la grave e prematura perdita del Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela Hugo Chàvez, un vero e coraggioso antimperialista.

      Chàvez per la difesa dell’indipendenza del Venezuela e di tutti i paesi e popoli dell’America Latina ha sfidato e vinto, con tenacia e determinazione rivoluzionaria, il gigante dell’imperialismo economico, politico e militare degli Stati Uniti d’America, che da sempre e con ogni mezzo possibile, dalle trame dei servizi segreti agli interventi repressivi, cercano di imporre il proprio dominio e i propri interessi sull’intero continente latinoamericano, così come fa in altre parti del Pianeta.

      Chàvez ha avuto il merito, attraverso coraggiose nazionalizzazioni, di aver difeso accanitamente gli interessi economici del proprio popolo contro le invasioni delle multinazionali imperialistiche consentendo al governo venezuelano di gestire direttamente lo sfruttamento delle risorse petrolifere e minerarie del paese, che ha consentito di migliorare sensibilmente le condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari del Venezuela.

      Ma non è stato e non è ancora socialismo, la cui via maestra per realizzarlo rimane unicamente quella dei principi del marxismo-leninismo, della lotta al revisionismo e all’opportunismo della dottrina comunista, enunciata dai nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, della costruzione di un autentico partito di classe e rivoluzionario, della rivoluzione socialista per realizzare il passaggio di tutto il potere politico dalla borghesia al proletariato, della dittatura del proletariato e della costruzione della società socialista.
      In questo momento di lutto e di dolore per il Venezuela il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista si schiera a fianco dei comunisti, della classe lavoratrice operaia e intellettiva e di tutto il popolo venezuelano per rendere omaggio a Chàvez difendendone le conquiste sociali realizzate, la lotta antimperialistica e il grande contributo dato nella lotta dei popoli latinoamericani contro le aggressioni e lo sfruttamento dell’imperialismo statunitense.

      Al popolo venezuelano il P.C.I.M-L. augura di avanzare senza sosta sulla strada che conduce alla costruzione della società socialista e all’edificazione di quella comunista.

Forio (Napoli) Italia, 6 marzo 2013.


                                                                                                     Il Comitato Centrale del P.C.I.M-L.

                                                                                                    Segretario generale Domenico Savio


DAL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA
AUGURI BOLSCEVICHI DI LOTTA RIVOLUZIONARIA PER IL 2013!
E’ L’UNICO MODO PER LIBERARCI DALLE CATENE DEL CAPITALE, PER USCIRE DAL CAPITALISMO E COSTRUIRE IL SOCIALISMO!
VIVA LA LOTTA DI CLASSE, VIVA LA RIVOLUZIONE SOCIALISTA!


di Domenico Savio*



      Compagni, lavoratori tutti del braccio e dell’intelletto di ogni paese,

l’anno che si chiude è stato tragico, a causa dell’ennesima crisi di sovrapproduzione dell’infame sistema economico capitalistico, mentre quello che si apre sarà ancora peggiore del 2012.  E’ stato un anno terribile per miliardi di lavoratori d’ogni parte della Terra, dai paesi sottosviluppati a quelli industrializzati dell’Europa, degli Stati Uniti d’America, dell’Asia e dell’Estremo Oriente. Ovunque disoccupazione, aziende che chiudono, precarietà del lavoro, massimo sfruttamento dei lavoratori, bassi salari, carovita, pensioni di fame, nei paesi dove sopravvivono riduzione o negazione dell’assistenza sanitaria, arretramento dei livelli di formazione scolastica, ostacoli alla ricerca scientifica, riduzione dell’assistenza sociale, flussi migratori in espansione alla ricerca di lavoro e pane per sfamarsi, con le conseguenti tragedie di morte durante i tragici viaggi migratori, eccetera.

      Questo malessere sociale generalizzato che avvolge l’esistenza del genere umano non dipende da leggi immodificabili della Natura né, tantomeno, da volontà extraterrestri, bensì dipende semplicemente dai rapporti di produzione e di distribuzione della ricchezza prodotta in atto tra gli individui dei singoli paesi che popolano il pianeta, dipende: dalla popolazione divisa in classi, quella dei pochi capitalisti e della stragrande maggioranza della popolazione sfruttata, schiavizzata e costretta alla fame dai padroni; dalla proprietà privata dei mezzi di produzione; dalla natura sociale della produzione e dall’accaparramento privato della ricchezza prodotta; dalla quasi totalità della ricchezza dei paesi capitalistici posseduta da una minoranza di sfruttatori: in Italia il 10% e negli Stati Uniti d’America persino l’1% posseggono il 60% della ricchezza nazionale!; dal potere economico e politico detenuto con l’inganno o la forza repressiva dalla classe capitalistica; dalla complicità delle masse popolari che col loro  voto sostengono il potere della loro classe sociale nemica; dall’incapacità della classe lavoratrice di capire che i rapporti sociali possono cambiare togliendo il potere decisionale alla classe ricca per darlo alla classe lavoratrice. Sono semplicemente queste le cause del malessere sociale dei popoli della Terra.

      Il regime sociale capitalistico è quello dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, della rapina del prodotto del lavoro altrui, dell’accumulazione della ricchezza prodotta dai lavoratori nelle mani di poche persone spregiudicate, di decine di milioni di morti all’anno per fame e malattie, della prevalenza disumana e incivile dei più forti socialmente sui più deboli, delle crisi economiche senza interruzione di continuità, della disoccupazione di centinaia di milioni di lavoratori, dell’esistenza di nazioni ricche e povere, delle aggressioni imperialistiche di guerra dei paesi ricchi su quelli più poveri per rapirli della loro ricchezza nazionale o per sottometterne il governo politico e istituzionale, delle evasioni fiscali della classe ricca, che comportano una maggiore e insostenibile tassazione delle masse lavoratrici e popolari, della piaga dell’esportazione dei capitali all’estero, dello spostamento della produzione in altri paesi, dove lo sfruttamento del lavoro è più consistente e raggiunge livelli di autentica barbarie, degli investimenti in armamenti per sottomettere e controllare altri popoli e paesi, come l’imperialismo americano ed europeo ha fatto negli ultimi tempi in Iraq, Afghanistan, Libia e ora sta facendo in Siria e altrove, dell’esistenza disperata e dannata per miliardi di persone del pianeta, eccetera.

      Nel 2012 la crisi in atto è stata devastante per le condizioni di vita delle famiglie lavoratrici, è una crisi che non finirà mai effettivamente fin quando sopravviverà  l’abominevole sistema capitalistico e che peggiorerà progressivamente l’esistenza dei popoli della Terra, che è stata prodotta dal sistema e dal potere politico e istituzionale capitalistico per lucrare più facilmente sulle masse popolari attraverso l’imposizione del peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori, la libertà di licenziamento dei lavoratori e lo strumento del debito pubblico, un debito nominale sicuramente già saldato dai popoli e che per il presente e il futuro serve unicamente a trasferire ricchezza costante dai sacrifici delle masse lavoratrici e popolari ai forzieri del capitale nazionale e multinazionale. Mentre i potenti mezzi di informazione e di formazione stampa-radio-televisivi dell’opinione pubblica, posseduti e controllati dal capitale industriale e finanziario, svolgono il lavoro sporco per convincerci che la crisi sarà superata. Intanto le nostre condizioni di vita peggiorano progressivamente e la nostra esistenza di lavoratori e sfruttati diventa sempre più dannata, sino a chiederci se ne vale la pena vivere.

      Cambiare la situazione presente dipende solo da noi, che siamo schiavi dell’era moderna sotto il dominio capitalistico e imperialistico, allo stesso modo come nel passato tale schiavitù era esercitata dal potere schiavistico, feudale ed ecclesiastico, potere quest’ultimo ancora oggi esercitato su gran parte delle coscienze degli uomini, rimaste primitive e irrazionali. Cambiare è possibile, basta che i popoli lo vogliano, ma, attenzione, il cambiamento non avviene per inerzia o per benevolenza degli schiavisti, cioè dei capitalisti dominatori sulle sorti dei popoli, anzi essi sono sempre pronti a reprimere nel sangue ogni tentativo di insubordinazione popolare al loro dominio, bensì esclusivamente mediante l’impegno soggettivo dei lavoratori, l’organizzazione di classe, il capovolgimento rivoluzionario della situazione presente, la conquista del potere politico alla classe lavoratrice operaia e intellettiva, l’esproprio dei capitalisti e la loro riduzione a lavoratori per guadagnarsi da vivere, la dittatura non più del capitale, ma del proletariato, la costruzione della nuova società socialista, prima di edificare quella comunista. Si illudono coloro che pensano di umanizzare il sistema capitalistico, di riformarlo o di superarlo progressivamente, perché esso è una belva indomabile, che può essere solo abbattuta.

      Su tale strada rivoluzionaria per uscire dal capitalismo ed entrare nel socialismo non abbiamo nulla da inventarci, niuna cosa da scoprire, per noi hanno già lavorato i nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, che ci hanno donato, a costo di enormi sacrifici di vita, il gigantesco ed eterno edificio della dottrina comunista rivoluzionaria - che si erge maestoso e impetuoso dinanzi alle nostre coscienze, pronte ad assimilarne il rigore di classe e della lotta rivoluzionaria per aprire all’umanità intera l’era della civiltà superiore del socialismo prima e del comunismo dopo -, la scienza del materialismo dialettico e del materialismo storico, i principi rivoluzionari del marxismo-leninismo, l’arma della rivoluzione proletaria per cambiare le sorti della civiltà umana.

       Il mostro del capitalismo può morire solo per mano della rivoluzione proletaria, possiamo uscire dalla crisi che ci sta strangolando solo uscendo dal capitalismo, possiamo fermare la macchina infernale del debito stritolatore dei popoli solo abbattendo il potere politico borghese, clericale e padronale e riusciremo a rinascere dalle odierne sofferenze di vita sociale quotidiana solo se avremo la forza della resistenza e della determinazione nella lotta di classe rivoluzionaria, che deve continuare inarrestabile  sino al trionfo della rivoluzione socialista, della costruzione del socialismo e dell’edificazione del comunismo.

      Intanto rivendichiamo al potere capitalistico dominante - formato da borghesi, clericali, democratici, riformisti, revisionisti, opportunisti e falsi comunisti – l’annullamento del debito pubblico, la riapertura immediata delle aziende chiuse affidandone l’attività ai lavoratori, il lavoro sicuro per tutti, la fine dello strangolamento fiscale della masse lavoratrici e popolari, salari e pensioni dignitose, servizi sociali che consentano una esistenza degna di essere vissuta e quant’altro serve per non morire di crepacuore. Ciò mentre proseguiamo la lotta rivoluzionaria per la conquista del potere proletario.

      Questi sono i presupposti teorici, scientifici, ideali, politici, strategici e tattici, le idee per cambiare radicalmente l’odierna, barbara società e gli strumenti rivoluzionari per poter avanzare verso i nuovi traguardi del cammino della civiltà umana con cui il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista - fedele propugnatore e applicatore dei principi del marxismo-leninismo, ricalcatore delle orme del Partito Comunista bolscevico, sostenitore e prosecutore degli insegnamenti di classe dei più grandi rivoluzionari del ventesimo secolo Lenin e Stalin e che attinge la sua forza ideale, rivoluzionaria e propulsiva dalle eroiche epopee di liberazione del genere umano della Comune di Parigi, della gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre, della Terza Internazionale, dell’attività del Partito Comunista d’Italia, della lotta antifascista, della Resistenza e della guerra di Liberazione dal nazifascismo con l’obiettivo di proseguire la lotta sino alla conquista del socialismo e il comunismo, del fervore rivoluzionario con cui fu costruito in socialismo realizzato in Unione Sovietica e dell’impegno granitico di combattere senza tregua il revisionismo, l’opportunismo e l’economicismo infiltratisi nelle fila del movimento comunista e operaio nazionale e internazionale – augura che il 2013 sia un anno di capovolgimenti rivoluzionari proletari in tutti i paesi della Terra. Naturalmente senza illusioni e facili entusiasmi, ma con la tenacia che è propria dei marxisti-leninisti.

Forio (Napoli), 1 gennaio 2013.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.

              

APPELLO PER UNA CELEBRAZIONE UNITARIA DEL 60° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL COMPAGNO STALIN
Il prossimo 5 marzo si compiranno 60 anni dalla morte del compagno Giuseppe Stalin. In questa

occasione noi comunisti intendiamo ricordare degnamente il suo pensiero e la sua opera. Vogliamo farlo rilanciando e mettendo in risalto il loro significato di classe e rivoluzionario, l’attualità dell’incessante lotta contro il capitalismo e l’imperialismo, per il socialismo e il comunismo che il compagno Stalin ha svolto.

Non una celebrazione retorica o storiografica, dunque, ma un momento e un aspetto del lavoro da

sviluppare, in modo combattivo e unitario, nella situazione concreta, per dare una risposta ideologica e politica all’offensiva della classe dominante e rilanciare le ragioni della rivoluzione sociale del proletariato, per costruire una società senza sfruttamento dell’uomo sull’uomo, senza crisi di sovrapproduzione, disoccupazione cronica, impoverimento materiale e culturale, crescente oppressione delle masse,  parassitismo, reazione sfrenata, guerre di rapina. Facciamo perciò appello per un’iniziativa unitaria in occasione del 60°anniversario, da realizzare in un’ottica di confronto aperto e serrato sulle questioni che la profonda crisi capitalistica pone di nuovo all’ordine del giorno della lotta di classe degli sfruttati: la questione della trasformazione sociale, del benessere dei lavoratori, della pianificazione, della libertà e dell’uguaglianza, della democrazia per la stragrande maggioranza della popolazione. Riteniamo inopportuno e sbagliato, specie nelle condizioni attuali di continue aggressioni reazionariedella borghesia, realizzare su questa scadenza iniziative separate o contrapposte delle forze che si richiamano al movimento comunista ed operaio. Di fronte alla canea antistalinista, cioè anticomunista, che la borghesia e gli opportunisti portano avanti, dobbiamo e possiamo dare una risposta decisa e coesa, facendo pesare la presenza dei comunisti nella situazione italiana. La base politica e ideologica comune di questa manifestazione unitaria non può che consistere nel riconoscimento della dittatura del proletariato, che il compagno Stalin ha edificato, consolidato e difeso, seguendo gli insegnamenti di Marx, Engels e Lenin. Di conseguenza, nel giudizio positivo sul suo pensiero, sulla sua opera, sul ruolo che ha giocato in Unione Sovietica e nel movimento comunista internazionale. Ciò comporta l’affermazione della natura rivoluzionaria della conquista del potere politico da parte del proletariato, e nella fase di costruzione della società socialista, l’indispensabile sostituzione della proprietà privata dei mezzi di produzione con la proprietà sociale e la liquidazione di ogni sfruttamento dell’uomo sull’uomo, l’organizzazione cosciente dell’economia secondo un piano, al fine di soddisfare le crescenti esigenze materiali e culturali dell’intera società; così come comporta la condanna del rovesciamento della dittatura del proletariato e della conseguente restaurazione del capitalismo, ad opera dei revisionisti al potere in URSS. Come ai tempi di Marx, Engels, Lenin e Stalin anche oggi la lotta al revisionismo e ai revisionisti della dottrina comunista, responsabili della sconfitta del socialismo realizzato nel ventesimo secolo e attualmente in combutta con la sinistra borghese, clericale e capitalistica, è indispensabile per abbattere il sistema capitalistico, costruire il socialismo ed edificare la società comunista. Riteniamo che su questa base nulla può giustificare iniziative separate o contrapposte. Un’iniziativa nazionale unica in occasione del 60° anniversario della scomparsa del grande dirigente bolscevico, non solo porrebbe la figura e l'opera di Stalin come lo spartiacque più reciso, il bastione che si erge fra i comunisti e tutti i nostri nemici, ma corrisponderebbe alle aspirazioni di tanti compagni e lavoratori. Essa avrebbe inoltre un’importanza in termini di dibattito e cooperazione tra forze che lavorano per la ripresa del movimento comunista ed operaio. Chiamiamo perciò tutti i partiti, le organizzazioni e i singoli compagni comunisti, gli operai avanzati, i giovani rivoluzionari, gli antifascisti, gli anticapitalisti, i progressisti, tutti coloro che lottano per la libertà e l’indipendenza, la democrazia e il socialismo, ad aderire a questo appello per realizzare unitariamente nella prima decade di marzo 2013, in località da stabilire, il convegno nazionale “L’attualità di Stalin 60 anni dopo”.

21.12.2012

Per adesioni: info@pciml.org teoriaeprassi@yahoo.it

Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista

Piattaforma Comunista

1879 – 21 DICEMBRE – 2012, 133° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DEL GRANDE RIVOLUZIONARIO GEORGIANO GIUSEPPE STALIN! IL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA NE RICORDA LA STRAORDINARIA ATTUALITA’ RIVOLUZIONARIA!

E’ stato l’artefice, con Lenin, della gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre, il fedele  continuatore dell’opera di Lenin, il costruttore del socialismo nell’Unione Sovietica, fondata da Lenin e Stalin il 30 dicembre 1922, l’ispiratore e il sostenitore della costruzione del socialismo in tanti altri paesi della Terra, il condottiero dell’Armata Rossa e l’annientatore del nazifascismo, la speranza di liberazione dei popoli dalla schiavitù e dallo sfruttamento padronale, il terrore degli infami regimi capitalistici e della loro espansione imperialistica. Oggi Stalin è il riferimento più immediato, concreto e convincente per riprendere il cammino rivoluzionario delle masse proletarie di tutti i paesi verso il socialismo. Dall’attuale crisi dello scellerato sistema capitalistico si può uscire solo con l’abbattimento del capitalismo e la costruzione della nuova società socialista. Per questo compito l’insegnamento rivoluzionario di Stalin è fondamentale.



« Non è il censo, né l'origine nazionale, né il sesso, né la carica o il grado, ma sono le capacità personali di ogni cittadino che determinano la sua posizione nella società” …  "So che dopo la mia morte sulla mia tomba sarà deposta molta immondizia. Ma il vento della storia la disperderà senza pietà". (G. Stalin)



      Oggi, 21 dicembre 2012, ricorre il 133° anniversario della nascita di Josif Vissarionovic Dzugasvili, nome di battaglia Stalin, ovvero uomo d’acciaio. Egli nacque a Gori, in Georgia da una famiglia proletaria. A 19 anni si iscrisse al Partito Operaio Socialdemocratico Russo, che dal 1912 si chiamerà Partito Comunista bolscevico. Stretto collaboratore di Lenin, più volte arrestato dalla polizia zarista per la sua attività politica rivoluzionaria, fu deportato in Siberia ed evase dal carcere in tre occasioni. Fu eletto alle massime cariche del Partito e dello Stato sovietico. Ha incarnato l’arte della rivoluzione proletaria per abbattere il capitalismo e costruire il socialismo, della conquista rivoluzionaria del potere politico alla classe lavoratrice, della dittatura del proletariato per costruire la società socialista ed edificare quella comunista, della collettivizzazione e pianificazione dell’attività e dello sviluppo economico per garantire la massima espansione delle forze produttive e il miglioramento costane delle condizioni di vita delle masse popolari, della lotta di classe contro i nemici interni ed esterni della costruzione del socialismo e della strategia militare per fronteggiare e sconfiggere le armate imperialiste e nazifasciste nemiche.

      E’ stato l’amico più sincero e fedele delle masse lavoratrici del pianeta nella loro lotta di affrancamento dalla schiavitù padronale e colui che imprimeva coraggio e fiducia nella lotta di liberazione e di indipendenza dei popoli contro l’occupazione e lo sfruttamento imperialistico. Per questo la sua morte, avvenuta il 5 marzo 1953, fu pianta da tutte le persone oneste e lavoratrici della Terra, come eloquentemente dimostrano le immagini dell’epoca. Stalin diede un contributo fondamentale per la fondazione della gloriosa Unione Sovietica, il Partito gli affidò il compito di analizzare tutti gli aspetti territoriali, storici, culturali, linguistici, politici, sociali e delle tradizioni tramandate di generazione in generazione dei popoli che abitavano l’immenso territorio amministrato e governato dalla Russia delegandolo a proporre la migliore soluzione per l’unione e lo sviluppo istituzionale, economico e sociale ugualitario di quell’immenso paese nell’era sovietica.

      Così nacque il capolavoro dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, appunto l’Unione Sovietica, formata da 15 Repubbliche Socialiste Sovietiche, 20 Repubbliche Socialiste Sovietiche Autonome, 8 Regioni Autonome e Circondari Autonomi. L’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche era uno Stato unitario federale plurinazionale formato sulla base del principio del federalismo socialista, in seguito alla libera autodeterminazione delle nazioni e alla volontaria associazione di Repubbliche Socialiste Sovietiche con parità di diritti. Ogni Repubblica federata conservava il diritto di libera separazione dall’URSS. L’Unione Sovietica era formata da circa 100 etnie e 300 milioni di abitanti, dall’Europa all’Asia Centrale. Fu questa una delle grandi conquiste dell’eroica Rivoluzione Socialista d’Ottobre, governata dal potere politico della classe lavoratrice attraverso l’elezione dei Soviet (Consigli)  nelle aziende agricole e  industriali, negli uffici, nelle università, nelle Forze Armate e nelle istituzioni statali.

      Senza Stalin l’Unione Sovietica non sarebbe sopravvissuta alla prematura e dolorosa morte del compagno Lenin, avvenuta il 21 gennaio 1924, quando i trotschisti, al soldo del capitalismo e dell’imperialismo, già si opponevano alla collettivizzazione e tramavano per ostacolare la costruzione del socialismo in un solo paese, purtroppo ci riuscirono dopo la morte di Stalin col rinnegato Krusciov al XX congresso del PCUS nel 1956, ma, alla luce della tragica esperienza vissuta, alla prossima ondata della Rivoluzione socialista questa schiaccerà sul nascere i nemici del socialismo infiltratisi e presenti nelle fila del movimento comunista e operaio nazionale e internazionale; senza Stalin il proletariato sovietico non avrebbe conosciuto e vissuto la civiltà del diritto esistenziale, uguale per tutti i membri della comunità umana, alla sanità sino ai massimi livelli possibili, allo studio sino al raggiungimento dei più alti gradi dell’apprendimento, del lavoro sicuro al completamento degli studi, della casa, del tempo libero, della possibilità di abbassare l’orario di lavoro prima a 6 e dopo a 5 ore al giorno lavorativo – come sostenne lo stesso Stalin nel suo discorso al 19° congresso del PCUS nel 1952 -, ad una pensione dignitosa, all’assistenza sociale all’avanguardia per i non abili al lavoro, eccetera; senza Stalin non avremmo sperimentato, per la prima volta nella storia dell’umanità, la possibilità di sconfiggere il capitalismo e di costruire la società socialista, per poi edificare quella comunista, il mondo vivrebbe ancora sotto il terrore nazifascista, il proletariato di tutti i paesi capitalistici non avrebbe conosciuto il grande balzo in avanti in termini di autorevolezza di classe, di forza rivendicatrice e di miglioramento delle proprie condizioni di vita e la scienza, specialmente quella spaziale e sanitaria, avrebbe ritardato i suoi livelli attuali.

      Senza l’Unione Sovietica e senza Stalin, scomparso Lenin, nel mondo non avremmo avuto il socialismo realizzato nel ventesimo secolo, attualmente travolto e seppellito dall’infame revisionismo della dottrina rivoluzionaria del marxismo-leninismo, ma noi comunisti rivoluzionari, fedeli discepoli di Lenin e Stalin, presto ci rifaremo e questa volta sino al trionfo del comunismo onorando, così, pure la memoria dei grandi rivoluzionari Marx ed Engels. In questa giornata di ricorrenza del 133° anniversario della nascita di Stalin rendiamo vivo omaggio alla sua memoria, al suo pensiero e alla sua grandiosa opera politica. Pensiamo a lui e con la mente voliamo alla sua arte rivoluzionaria, intransigente e determinata, vittoriosa e sublime, mentre col pensiero andiamo ai nostri compiti rivoluzionari dei giorni nostri, ben sapendo che solo seguendo fedelmente e rigorosamente le sue orme possiamo vincere il nemico di classe, affermare il potere politico della classe lavoratrice operaia e intellettiva e costruire la superiore società socialista lungo la strada dell’edificazione di quella comunista. Onore e gloria in eterno al pensiero e l’opera del compagno Stalin, la sua memoria segnerà i nostri assalti alla fortezza capitalistica e imperialista e la espugneremo. Chi non è stalinista non è comunista!

Forio (Napoli), 21 dicembre 2012.

info@pciml.org                                                              Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista     


LA PRESENZA NEOFASCISTA DELEGITTIMA E INFANGA
LE MANIFESTAZIONI STUDENTESCHE E POPOLARI!

di Domenico Savio*



      Purtroppo in Italia negli ultimi decenni la questione del pericolo fascista è stata sottovalutata, trascurata e persino normalizzata dai comportamenti culturali e politici della sinistra borghese, dall’ex Partito Comunista Italiano, oramai falso nei simboli, traditore e rinnegatore degli interessi di classe del proletariato italiano, all’attuale Partito Democratico, di natura clericale e capitalistica, che hanno sciaguratamente tentato di mettere sullo stesso piano il sacrificio dei combattenti antinazifascisti italiani coi difensori della repubblichina di Salò, i giovani della Resistenza italiana coi ragazzi di Salò annullando vergognosamente le profonde differenze ideali e politiche e perseguendo opportunisticamente una “pacificazione” che offende e calpesta la memoria storica di quanti furono assassinati dal fascismo e di tutti coloro che sono eroicamente caduti nella lotta di Resistenza e di Liberazione dal nazifascismo.

      I più anziani ancora ricordano i crimini del fascismo, i perseguitati e i deportati nei lager nazisti dopo l’approvazione delle leggi speciali razziste del 1938 e la tragedia immane della seconda guerra mondiale, a causa dell’entrata in guerra dell’Italia fascista e clericale al fianco della Germania nazista per rincorrere velleità coloniali nei balcani e in Africa. Il fascismo è il braccio armato e sterminatore del capitalismo e dell’imperialismo, quando il potere del capitale si accorge di non poter più controllare il movimento rivendicativo della classe lavoratrice e di correre il rischio di perdere il controllo politico del suo infame sistema economico e sociale allora ricorre al fascismo sanguinario finanziandolo e sostenendolo in ogni modo possibile.

      Così avvenne nei primi decenni del secolo scorso e precisamente dopo il cosiddetto “biennio rosso” del 1919-1920, durante il quale la classe operaia italiana, sfinita dalla guerra e dallo sfruttamento padronale, passò al contrattacco occupando e autogestendo le fabbriche per avviare la costruzione della nuova società socialista. Il centro di questa sollevazione operaia furono gli stabilimenti automobilistici della Fiat a Torino. Il capitalismo italiano impaurito dagli eventi finanziò il fascismo e la sua marcia su Roma, con tutti i drammi che ne seguirono sino al 25 aprile 1945. In quanto espressione e difensore del capitale industriale e finanziario il fascismo è sempre in agguato e lo sarà fin quando vivrà il disumano e feroce ordine sociale capitalistico. Il fascismo è sinonimo di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, di schiavitù padronale, di disuguaglianze sociali e di repressione della classe lavoratrice. Di qui l’esigenza culturale e politica di non abbassare mai la guardia contro le minacce fasciste e di educare le nuove generazioni all’antifascismo militante e attivo.

      Se ad essere particolarmente attaccati, calunniati e perseguitati dai fascisti sono stati e rimangono i comunisti è perché questi hanno combattuto duramente il fascismo durante il ventennio mussoliniano, la Resistenza, la guerra di Liberazione dal nazifascismo e dalla monarchia, i lavori della Costituente e la stesura della Costituzione, che disgraziatamente è di stampo borghese e democratico, pagando, rispetto alle altre forze politiche antifasciste italiane, il maggior contributo in vite umane e in processati e condannati al carcere duro dai tribunali speciali fascisti. L’odio della teppaglia fascista verso i comunisti è senza limiti, è un odio viscerale, innanzi tutto di classe, perché combattendo i comunisti i fascisti difendono gli interessi del capitale e l’ordinamento sociale capitalistico. L’antifascismo dovrebbe essere studiato e insegnato nelle scuole di ogni ordine e grado, ma ciò non avviene, perché essendo la scuola una sovrastruttura della struttura economica di un paese essa in Italia è la scuola di classe del sistema capitalistico dominante.

      Anche in questi giorni noi comunisti sul web siamo oggetto di miserabili calunnie da parte dei fascisti, ma noi reagiamo con l’educazione e la formazione antifascista delle nuove generazioni, affinché il nostro popolo non viva più le tragedie della tirannide fascista.

      Nell’ordinamento costituzionale, giuridico e politico italiano il fascismo è fuori dalla legge, è bandito dalla società italiana e ne è proibita ogni organizzazione e propaganda. Basta leggere la XII disposizione della Costituzione che recita testualmente: “E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. Però, sciaguratamente, nel nostro paese antifascista sopravvivono organizzazioni chiaramente fasciste e reazionarie di estrema destra, che vengono tollerate, anche nelle manifestazioni pubbliche, dal potere politico capitalistico, perché ad esso affini. Ecco perché anche nella manifestazione studentesca di venerdì 30 novembre 2012 a Ischia i simboli della destra reazionaria e neofascista hanno potuto essere presenti e tollerati dal potere politico padronale, dalle formazioni sociali benpensanti e dal ministero dell’Interno,  presente con le sue forze dell’ordine.

      Ma per fortuna la coscienza antifascista del popolo italiano è ancora forte e maggioritaria e la presenza a una manifestazione di forze neofasciste e reazionarie desta viva preoccupazione e disgusto, perché sono ancora freschi i ricordi del tragico passato e perché il pericolo di un ritorno di quelle atrocità è sempre possibile col sostegno economico e politico delle stesse forze capitalistiche che favorirono l’ascesa e la dittatura fascista nel secolo scorso. La gioventù studentesca di oggi, volutamente e colpevolmente non adeguatamente informata e formata dallo Stato capitalistico sulle atrocità del fascismo, deve farsi carico di una adeguata conoscenza storica del problema e di uno scatto di orgoglio e di rispetto verso i caduti della lotta antifascista allontanando dalle proprie iniziative di lotta quanti, con simboli o altre immagini, si richiamano a quella lugubre esperienza di fanatismo, di tirannia e di morte.

      E’ anche molto pericolosa e ingannevole la circostanza che i neofascisti per accrescere i consensi tra i giovani studenti e operai si mascherano sotto parole d’ordine apparentemente giuste, democratiche e di interesse popolare, ma dietro questi proclami accattivanti si nasconde l’infamia della cultura e della riconquista del potere fascista, obiettivo perseguito specialmente dai capi nazionali e internazionali di queste organizzazioni reazionarie, razziste e omofobe, personaggi che tirano i fili e godono del foraggiamento da parte del potere economico capitalistico e imperialistico. Capi che approfittano pure della buona fede, dell’incoscienza e dell’insipienza storica e culturale di giovani esaltati, strumentalizzati e asserviti a una causa che gli è nemica di classe sociale e di vita civile. Il nostro impegno di lotta al fascismo di tutti i tempi vuole anche contribuire al recupero di questi giovani dal baratro politico e sociale in cui sono precipitati.

Forio (Napoli), 5 dicembre 2012.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.






MANIFESTO 2012 DEI MARXISTI-LENINISTI ITALIANI!

UNIAMO LE FORZE DELLA RIVOLUZIONE SOCIALISTA IN ITALIA! INCONTRIAMOCI A ROMA NELLA RICORRENZA DEL 95° ANNIVERSARIO DELLA GLORIOSA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE!



Partiamo dall’unità, nella continuità dell’attuale autonomia ideologica, politica e organizzativa di ciascuno e con la creazione di un coordinamento rappresentativo di comuni obiettivi politici immediati, di medio termine e di prospettiva, di tutte le organizzazioni marxiste-leniniste attualmente esistenti in Italia, con l’auspicio di realizzare una unità ideologica, politica e rivoluzionaria sempre più consistente. Ciò nel rispetto reciproco dell’autonomia e dell’attività delle singole organizzazioni, che si coordinano per determinate iniziative comuni. Dinanzi al progressivo imbarbarimento del potere politico ed economico nazionale e internazionale del capitalismo e della sua espansione imperialistica non possiamo continuare a dividere le nostre già molto esigue forze, ce lo chiede la particolare situazione dei giorni nostri. Deve accomunarci il lavoro ideologico e politico quotidiano di preparazione del capovolgimento rivoluzionario e della conquista del potere politico alla classe lavoratrice operaia e intellettiva. L’obiettivo comune che deve supportare l’iniziativa deve essere la costruzione della società socialista in Italia sulla via dell’edificazione di quella comunista. Per realizzare questo obiettivo storico collegiale dobbiamo diventare forza politica e organizzativa capace di aggregare tutte le energie positive del paese intorno alla prospettiva della rivoluzione socialista. Dobbiamo avvicinare e legare alla nostra prospettiva tutta l’intellettualità d’avanguardia disponibile a lavorare per preparare, nella coscienza della classe operaia e dell’intero movimento operaio italiano, il momento della rivoluzione e della vittoria. Nella non facile impresa dobbiamo avvalerci di tutta l’esperienza rivoluzionaria positiva, dal punto di vista del marxismo-leninismo, del movimento comunista nazionale e internazionale, dalla Comune di Parigi, alla Rivoluzione d’Ottobre e alla costruzione del socialismo realizzato in Unione Sovietica e nell’intero mondo socialista nel ventesimo secolo. Ritroviamoci a Roma domenica 11 novembre 2012 per tentare di unire e coordinare talune iniziative unitarie.



      Per adesso l’edificazione della società comunista è ancora lontana, mentre costruire quella socialista rimane problematico, perché:

      nonostante negli ultimi due secoli il materialismo dialettico e storico abbia fatto consistenti passi in avanti rimane ancora da venire l’emancipazione materialistica dell’uomo, quantomeno nella sua maggioranza, mentre l’idealismo – quale fonte alimentatrice del potere temporale e secolare delle religioni, oppio dei popoli, pilastro della cultura e del potere politico ed economico della borghesia, del sistema sociale capitalistico e della sua espansione imperialistica e ostacolo all’emancipazione materialistica dell’umanità – è ancora molto pregnante tra le masse popolari e ne condiziona i comportamenti e lo sviluppo sociale; rispetto a un secolo fa il capitalismo ha enormemente sviluppato, con le nuove tecnologie, il controllo e il condizionamento sui comportamenti sociali delle masse popolari e dei popoli nel loro insieme, mentre l’imperialismo, ovvero il controllo assoluto su tutte le attività del pianeta, svolge con estrema ferocia il compito di moderno gendarme del mondo drogando e riducendo alla rassegnazione della sofferenza la gran massa degli sfruttati e alienati dal capitale; il capitalismo e l’imperialismo, col controllo dei poteri politici e repressivi degli stati, hanno imparato a controllare le crisi di sovrapproduzione e quelle finanziarie da essi stessi prodotte rendendo, almeno per il momento, comunque costante l’accumulo di profitti e il progressivo accentramento della ricchezza prodotta e disponibile;

      nella storia del movimento comunista nazionale e internazionale il marxismo-leninismo è stato maggioranza, per oltre un trentennio, nel Partito Comunista bolscevico e nella società sovietica sino alla morte di Stalin, in Albania sino alla scomparsa di Enver Hoxha, in Cina sino alla proclamazione della Repubblica Popolare Cinese e determinando in Unione Sovietica la vittoria della prima rivoluzione socialista della storia, il raggiungimento di oltre il 90% della costruzione della società socialista e la sconfitta del nazifascismo. Dunque, la via maestra per riprendere la costruzione del socialismo sulla Terra e per avanzare verso l’edificazione della società comunista è unicamente quella dell’organizzazione e della lotta di classe e rivoluzionaria del marxismo-leninismo, così come indicataci dai nostri Maestri del marxismo-leninismo, che il Partito Comunista Italiano M-L individua unicamente  nel pensiero e l’opera di Karl Marx, Friedrich Engels, Vladimir Ilic Lenin e Josif Vissarionovic Stalin. Purtroppo il capitalismo e l’imperialismo con gli strumenti della millenaria cultura idealistica, religiosa, borghese, egoistica, opportunistica ed economicistica, del controllo dell’informazione e della formazione dell’opinione pubblica e del dominio politico ed economico sui popoli sono riusciti, sino ad oggi, a contenere e sconfiggere tra le masse lavoratrici e popolari la dottrina filosofica e rivoluzionaria del marxismo-leninismo, che, però, rimane, e rimarrà nel tempo avvenire, l’unica forza del pensiero e dell’intelligenza umana per liberare i popoli dalla schiavitù dello sfruttamento e dall’alienazione dell’esistenza;

      il barbaro potere clericale e capitalistico ha ancora una volta vinto sulle forze della ragione umana positiva, del materialismo della natura e della storia umana, della scienza, della civiltà, della libertà e dell’uguaglianza concreta e reale. Hanno vinto facendo presa sulle debolezze ingeneratesi e riprodottesi  nei millenni  nell’uomo dalla primitiva e oscurantista cultura clericale e del dominio padronale sulle masse degli individui. Dopo circa 5000 anni di storia conosciuta e vissuta dall’uomo ha nuovamente vinto la barbarie sulla ragione e la schiavitù sulla libertà.

      La serpe velenosa – che individuiamo e indichiamo nella cultura politica e comportamentale che segna di infamia quelle infime categorie di persone che secondo i principi del marxismo-leninismo degradiamo a interessati revisionisti della dottrina marxista-leninista, come gli opportunisti per carrierismo, esibizionismo od arrivismo politico e, peggio ancora, come i traditori e i rinnegatori degli interessi storici e di vita delle masse lavoratrici e popolari – cova nella storia del movimento comunista sin dai tempi di Marx e di Engels, contro cui i nostri Maestri combatterono energicamente sul piano filosofico, teorico e della lotta politica, e covava, come forza minoritaria, nel seno stesso della Rivoluzione d’Ottobre e in tutta la fase della costruzione del socialismo realizzato in Unione Sovietica e sino a diventare nuovamente maggioranza sui bolscevichi dopo la morte del compagno Stalin e col ventesimo congresso del PCUS.

      Revisionisti, opportunisti, arrivisti e affaristi [i cui principali istigatori nell’Unione Sovietica sono stati Trotsky, Kamenev, Bucarin e altri sino a Krusciov e Gorbaciov] che nella lotta di classe all’interno del partito e della società sovietica purtroppo prevalsero – per varie ragioni, non ultimo l’enorme tributo in vite umane dato dai bolscevichi sui fronti di battaglia nella guerra antinazifascista – sino ad arrivare a processare e condannare a morte i dirigenti bolscevichi in nome e per conto dell’avvio del processo politico ed economico di ritorno all’infame sistema capitalistico nei paesi dell’ex e gloriosa Unione Sovietica. La stessa cosa è miserabilmente avvenuta negli ex partiti comunisti dei paesi capitalistici, nati dalla Terza Internazionale. In Italia gli ex dirigenti dell’ex Partito Comunista Italiano, da Napolitano a D’Alema, da Bersani a Fassino, da Occhetto a Veltroni e sino a Bertinotti, Vendola, Ferrero, eccetera, sono diventati buoni e accaniti governatori dell’infame sistema capitalistico e imperialistico nazionale e internazionale e scrupolosi sostenitori dell’ordinamento bancario e finanziario affaristico e speculativo a danno della classe lavoratrice: vergogna!

      Sotto il dominio assoluto del capitalismo e dell’imperialismo sulla Terra, affermatosi dopo la tragica sconfitta dell’Unione Sovietica e la fine ingloriosa degli ex partiti comunisti in Europa, la situazione esistenziale dei popoli diventa sempre di più disperata e dannata. La vita è diventata una sofferenza senza fine, fatta di precarietà in tutti i settori sociali, di mancanza di qualsiasi certezza – al contrario di quanto avveniva in Unione Sovietica e in tutto il mondo socialista realizzato, dove ogni individuo sin dalla nascita aveva garantito dalla società socialista il diritto alla sanità, alla scuola sino ai massimi gradi dell’insegnamento, al lavoro, alla casa, al tempo libero e allo svago, alle ferie, ad una pensione dignitosa per invalidità o vecchiaia e ad ogni altro bisogno esistenziale -, di insicurezza del lavoro, di disoccupazione, di progressivo aumento del costo della vita e di conseguente impoverimento delle condizioni di vita quotidiana, di sofferenza mentale, di infelicità e, troppo spesso, di ricorso al suicidio. Tra l’altro, viviamo il dramma dei tantissimi emigrati, provenienti principalmente dall’Africa e dal medio oriente, annegati nel Mediterraneo nel tentativo di trovare un’esistenza più umana e dignitosa e di sottrarsi alla disperazione della povertà, il dramma della mancanza di assistenza sanitaria in tante parti del pianeta e della tragedia quotidiana delle morti per denutrizione. Inoltre, l’imperialismo e il capitalismo per rincorrere e soddisfare la loro insaziabile avidità di profitti, attraverso lo sfruttamento delle risorse minerarie e ambientali, stanno letteralmente distruggendo il pianeta, cioè la fonte stessa della vita e della sopravvivenza della specie umana sulla Terra.

      In Italia la situazione delle sofferenze sociali della classe lavoratrice e delle più vaste masse popolari non è da meno, specialmente per le giovani generazioni. Il peggioramento progressivo delle condizioni di vita del popolo italiano è cominciato dalla definitiva trasformazione borghese dell’ex PCI, cioè dalla metà degli anni sessanta e dal cambiamento della Cgil agli inizi degli anni settanta, quando da sindacato dei lavoratori sfruttati si avviava ad essere, com’è attualmente, il sindacato dell’aristocrazia operaia e della concertazione interclassista tra lavoratori, padroni e governo capitalistico, ovvero tra gli inconciliabili interessi fra capitale e lavoro, dove chi detiene il potere politico ed economico vince sempre e impone i suoi interessi sulla classe lavoratrice. E’ un principio materialistico quello secondo cui quando una forza naturale e sociale arretra quella opposta avanza sino a schiacciare l’altra perdente.

      Nel nostro paese, e non solo nel mondo capitalistico, si è verificato proprio questo, cioè alla trasformazione borghese, clericale e capitalistica dell’ex PCI, alla fine di ogni politica sindacale di classe della Cgil, all’incapacità della base operaia di queste organizzazioni di fermare e sconfiggere i disegni rinnegatori, opportunisti e carrieristi dei loro gruppi dirigenti - che, piuttosto che difendere i diritti e i bisogni della classe lavoratrice italiana, aspiravano a godere degli sporchi privilegi che il potere e la società borghese metteva a loro disposizione, così com’è stato ed è tutt’ora – è seguita la controffensiva della classe padronale, che continua inesorabile e che in un trentennio circa si è ripreso tutto quanto precedentemente era stata costretta a cedere ai lavoratori in lotta in termini di riduzione dell’orario di lavoro, di controllo operaio sul collocamento, di incremento dell’occupazione, di aumento salariale, di sicurezza sul lavoro, di miglioramento pensionistico, di libertà sindacale nelle aziende, eccetera.

      Ora, sciaguratamente, la classe lavoratrice italiana del braccio e dell’intelletto è letteralmente schiacciata a terra dalla violenza dell’economia capitalistica, dalle sue disastrose crisi, dalla truffa del debito pubblico e dal relativo strozzinaggio di stato, dai governi di centrodestra, centro e centrosinistra e della falsa sinistra comunista revisionista, riformista, ambientalista, pacifista e opportunista che hanno gestito o gestiscono egregiamente gli interessi del capitale contro quelli del lavoro, è una classe operaia che nella quasi totalità è priva di coscienza di classe, che spesso cade nella trappola borghese ed estremistica del movimentismo, che ha smarrito il compito storico della sua liberazione dallo sfruttamento e dalla schiavitù padronale, che è ubriaca di sindacalismo borghese, che ha perso la spinta propulsiva della lotta di classe e rivoluzionaria per costruire la nuova società liberatrice prima socialista e poi comunista, che non conosce più il dovere di classe della militanza e della lotta politica organizzata e che, nella grande maggioranza, si è rassegnata a sostenere politicamente il “male minore”, ma non meno tragico e repressivo, della falsa sinistra democratica, riformista, clericale, revisionista, carrierista e opportunista.

      Questa è la vera sciagura dello stato intellettivo e politico della classe lavoratrice oggi in Italia. La verità incontestabile di quanto affermiamo è dimostrato dal fatto che le contenute lotte operaie a cui quotidianamente assistiamo non vanno mai oltre lo schema della rivendicazione e dell’economicismo all’interno del sistema dominante, cioè viene volutamente e sistematicamente ignorata la necessità di formarsi una coscienza di classe e di rivendicare pure la costruzione della prospettiva socialista. Le lotte attuali per il lavoro, il salario e i diritti sociali avrebbero sicuramente più forza, incisività e possibilità di successo se condotte all’interno della prospettiva più generale della rivoluzione socialista, della conquista del potere politico alla classe lavoratrice e della costruzione della società socialista.

      Certo la responsabilità di questa sconfitta su tutti i fronti del mondo del lavoro nei paesi capitalistici - dopo la sconfitta dell’Unione Sovietica e degli altri paesi socialisti da parte del revisionismo ideologico,   teorico e politico della dottrina comunista e dopo il vergognoso imborghesimento e clericalizzazione degli ex partiti comunisti – non è sola della classe operaia e dei lavoratori in genere, ma anche della intellettualità comunista sopravvissuta alla catastrofe, che non ha saputo, o voluto, riannodare le fila per una resistenza degna di questo nome e quale spinta alla ripresa organizzativa delle forze superstite. Anche qui l’opera scellerata del trotskysmo, del krusciovismo e del gorbaciovismo hanno svolto, e svolgono, un lavoro consistente di dissuasione delle masse lavoratrici dall’acquisizione di una coscienza di classe e rivoluzionaria per il marxismo-leninismo, quale via maestra per incamminarci sulla strada della rivoluzione e della società socialista. Il revisionismo è il male peggiore della prospettiva socialista e deve essere combattuto con ogni mezzo possibile didattico e rivoluzionario.
      A ciò va anche aggiunta la divisione negativa ideologica e politica che continua  ad esistere tra le organizzazioni e gruppi italiani che si richiamano al marxismo-leninismo. Così il movimento marxista-leninista italiano allo stato attuale è frantumato, non ha una propria forza organizzativa e politica capace di impressionare e di affrontare il potente e agguerrito nemico di classe, non è in grado di organizzare e guidare le lotte della classe operaia e delle altre categorie sociali e parte di esso, occasionalmente e miseramente, finisce persino per aggregarsi alle manifestazioni di piazza promosse dalle forze politiche e sindacali borghesi, anche se lo fa con propri cartelli e slogan. E’ anche incapace di sfruttare la “tribuna parlamentare” per parlare, in termini di classe e rivoluzionari, alle masse popolari affamate dai governi e  non incide politicamente sugli avvenimenti quotidiani limitandosi ed esaurendo le proprie energie a scrivere e diffondere documenti, che raggiungono un numero limitato di persone, diventano ripetitivi e non hanno alcuna influenza sulle trasformazioni sociali in atto. Insomma, ognuno lavora per sé aspettando la crescita del proprio partito oppure resta in attesa che il partito della rivoluzione nasca dal fuoco delle lotte operaie, realtà che sciaguratamente è lontana dall’oggi e da un domani ravvicinato.
      Ogni partito o gruppo marxista-leninista che possa essere definito tale attualmente esistente in Italia ha una sua connotazione ideologica e politica e si differenzia dagli altri principalmente per le analisi e i giudizi sugli avvenimenti e le esperienze vissute dal movimento comunista nazionale e internazionale nei 164 anni che ci separano dalla pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista. Si tratta di differenziazioni che attengono il giudizio su taluni dirigenti del movimento comunista e sulle modalità seguite nella costruzione delle società socialiste, ma tutti accettano e proclamano i principi e la strategia rivoluzionaria del marxismo-leninismo. Sono due questioni che non riguardano direttamente e immediatamente il momento storico che stiamo vivendo e che potranno interessare scelte future, a cui, rispetto alla necessità dell’unità odierna, ci sembra più ragionevole rinviarne il confronto per una migliore soluzione relativa ai compiti e ai problemi da risolvere in quel particolare momento, fermo restando la lotta spietata ai vari e scellerati revisionismi ideologici, politici e strategici della lotta per il socialismo. La lotta politica, dura e spietata contro i denigratori del compagno Stalin, continuatore dell’opera di Lenin e costruttore del socialismo nell’ Unione Sovietica, deve essere alla base dell’unità dei marxisti-leninisti di tutti i paesi della Terra.
      Comunque, attualmente noi non parliamo di una unità organica del movimento marxista-leninista esistente nel nostro paese, perché sappiamo che al momento ciò, per diverse ragioni, è impossibile, ma ci riferiamo a un possibile e auspicabile accordo di lotta politica unitaria su tutte le questioni politiche e sindacali nazionali e internazionali sulle quali possiamo trovarci d’accordo all’interno di un coordinamento, inizialmente nazionale, da costituire con una gestione collegiale. Un coordinamento politico e di lotta che consentirebbe di non rincorrere più le manifestazioni di piazza altrui [che, tra l’altro, creano confusione di valutazione e scelta politica tra le masse spoliticizzate] e di promuoverne di proprie con una buona partecipazione e un forte impatto mediatico sull’opinione pubblica costringendo i media, finalmente, a parlare pure dell’attività dei marxisti-leninisti.
      Abbiamo grande bisogno di farci conoscere e seguire dalle masse lavoratrici e popolari. Se oggi la classe operaia è massacrata dal capitale e dai suoi governi è, innanzi tutto, perché essa manca di una coerente rappresentanza politica di classe e rivoluzionaria, è priva di un  proprio e consistente soggetto politico che possa rappresentarla socialmente e istituzionalmente. Vi immaginate come sarebbe diverso per la classe operaia  in lotta della Fiat, dell’Ilva di Taranto e delle altre regioni, del polo carbonifero del Sulcis in Sardegna, delle tante fabbriche che chiudono buttando sulla strada i lavoratori e per le lotte del mondo della scuola? Potremmo pure sperare nella crescita dell’intellettualità marxista-leninista nel nostro paese con l’aggregazione di una nuova intellettualità progressista intorno alla costruzione della prospettiva per il socialismo.
      Tali sommarie considerazioni politiche ci hanno suggerito, in occasione del 95° anniversario della gloriosa Rivoluzione d’Ottobre e precisamente per domenica 11 novembre 2012 a Roma, di promuovere un incontro tra tutti i partiti e gruppi italiani che si riconoscono nei principi del marxismo-leninismo con all’ordine del giorno la possibilità di costituire, inizialmente, un coordinamento nazionale a direzione collegiale  per assumere iniziative politiche e di lotta su questioni politiche e sindacali locali e nazionali di comune convergenza. Il coordinamento, che delibererebbe solo all’unanimità, sarebbe costituito esclusivamente da un rappresentante di ogni partito o gruppo organizzato e aderente, mentre singoli compagni disposti a collaborare con l’iniziativa potrebbero farlo solo attraverso le organizzazioni partecipanti. I partiti e gruppi aderenti al coordinamento, e ciò sino ad una possibile, auspicabile, eventuale ed ulteriore forma di integrazione operativa, continuerebbero a mantenere la loro piena indipendenza, autonomia politica e di iniziative di lotta vincolandosi unicamente alle iniziative unitarie assunte all’unanimità all’interno del coordinamento.
      A tutte le forze marxiste-leniniste italiane chiediamo una attenta valutazione della proposta, ce lo chiede la difficile situazione politica che stiamo vivendo e, particolarmente, la classe operaia oggi priva di una rappresentanza di lotta politica di classe e rivoluzionaria. Riteniamo che i tempi siano maturi per una decisione del genere e sarebbe il modo migliore per festeggiare la ricorrenza della Rivoluzione d’Ottobre. La circostanza che il promotore dell’iniziativa, in occasione dell’importante ricorrenza, sia il sottoscritto Segretario generale del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista non implica alcun merito organizzativo per tale partito, in quanto l’incontro è da ritenersi come auto-convocato da tutti i partecipanti.
Saluti marxisti-leninisti.
Forio (Napoli), 15 settembre 2012.
domenicosavio@pciml.org                                                                             Domenico Savio
                                                            Segretario generale del P.C.I.M-L.
                                                                                                                       


RELAZIONE DI DOMENICO SAVIO AL III CONGRESSO DEL PARTITO DEI CARC FIRENZE 3-4 NOVEMBRE 2012

 Cari compagni,

      vi ringrazio per avermi invitato a seguire i lavori del vostro III Congresso e vi porto il saluto marxista-leninista e l’augurio di buon lavoro del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, di cui ho l’onore di essere il Segretario generale. Un saluto particolare e affettuoso rivolgo ai vostri compagni ingiustamente incriminati dal potere e dall’infame sistema capitalistico e “tutti assolti perché il fatto non sussiste”. Il vostro Congresso si svolge in un periodo molto difficile per l’impegno di lotta di classe e rivoluzionaria dei marxisti-leninisti italiani e sicuramente apporterà un importante contributo al lavoro politico che ci attende nel prossimo futuro. Si aggrava la crisi sistemica del ripugnante regime capitalistico e della sua espansione imperialistica, dovuta alla sovrapproduzione di capitale, ma, purtroppo, la sua fine non si intravede ancora all’orizzonte, mentre lavora al superamento della sua crisi facendone pagare per intero le drammatiche conseguenze economiche e sociali alle masse lavoratrici e popolari attraverso lo strozzinaggio del mercato finanziario e la restituzione di un prestito il cui capitale nominale sarà stato già estinto da tempo dagli Stati creditori.
      Oggi la classe lavoratrice, dal punto di vista di classe e rivoluzionario, è confusa e deviata dal revisionismo ideologico e politico della dottrina comunista, dall’opportunismo, dall’economicismo e dal movimentismo dilagante piccolo borghese. La classe operaia, sotto l’egemonia del sindacalismo e dell’informazione di regime, stenta a imboccare la strada della lotta di classe per la rivoluzione e la costruzione della società socialista, mentre i marxisti-leninisti sono tristemente divisi sulle analisi, la strategia e la prassi e a volte sono persino in aperto conflitto tra loro. Alla base di tali divisioni, come pure tra il nostro e il vostro partito,  sicuramente vi sono questioni storiche e strategiche importanti, però c’è anche l’esigenza di una minima e possibile unità per cercare di fronteggiare e contenere l’avanzata in atto della reazione e  della conservazione del capitalismo e dell’imperialismo.
      Abbiamo letto le tesi del vostro III Congresso rilevando talune convergenze e differenze di analisi e di strategia col nostro Partito per raggiungere la meta comune della costruzione del socialismo e dell’edificazione della società comunista. E’ nostro convincimento che la via maestra per il socialismo che i comunisti, la classe operaia, gli intellettuali d’avanguardia e l’intero movimento operaio del nostro paese devono percorrere sia quella seguita dai compagni del Partito Comunista bolscevico, a partire da Lenin e Stalin, e consistente nel forgiare, secondo i principi del marxismo-leninismo e il metodo del centralismo democratico, il Partito di classe e rivoluzionario per la vittoria della Rivoluzione, nella conquista del potere attraverso la sollevazione rivoluzionaria al momento propizio, nella dittatura del proletariato, nella rapida collettivizzazione di ogni attività produttiva e, principalmente, nella lotta di classe, incessante e determinata, sino all’edificazione della società comunista contro ogni possibile pericolo revisionista. In Italia, almeno per il momento, non scorgiamo altre strade percorribili, convincenti e vincenti.
      Le vie socialdemocratiche ed elettoralistiche che si stanno sperimentando in alcuni paesi dell’America Latica non porteranno al socialismo, così come è già accaduto in Europa, noi marxisti-leninisti non dobbiamo farci ingannare dai facili entusiasmi o condizionare dalle difficoltà reali della lotta di classe nella presente fase storica. Il socialismo si può conquistare solo con la rivoluzione proletaria e la conquista di tutto il potere alla classe lavoratrice e per farlo occorre prima costruire, in ogni singolo paese, un partito di natura rigorosamente bolscevica.
      Riteniamo che sino ad oggi il patrimonio teorico, ideologico, strategico e politico imprescindibile del marxismo-leninismo sia racchiuso unicamente nel pensiero e l’opera dei nostri quattro grandi Maestri del proletariato internazionale e cioè Marx, Engels, Lenin e Stalin. Su Antonio Gramsci noi diamo un giudizio articolato, ma certamente il periodo del carcere è diverso dalla sua precedente attività marxista-leninista con l’Ordine Nuovo. Noi crediamo che la sconfitta della gloriosa Unione Sovietica, come degli altri paesi socialisti, non sia dipesa dalle scelte economiche e sociali effettuate dal Partito Comunista bolscevico per costruire il socialismo e realizzare il passaggio dalla vecchia alla nuova società comunista, bensì dalla vittoria dei revisionisti e dalla sconfitta dei marxisti-leninisti in seno al Partito e allo Stato ancora in essere. Per noi il compagno Stalin è stato un fedele continuatore del pensiero e l’opera di Lenin ed è stato il primo costruttore del socialismo nella storia dell’umanità. Per tanto, consideriamo gli antistalinisti, che si insinuano viscidamente nel movimento comunista e operaio nazionale e internazionale, degli autentici anticomunisti.
      Il nostro Partito è impegnato a perseguire una linea politica rigorosamente di classe e rivoluzionaria per costruire la prospettiva socialista e intorno alla quale costruire il consenso delle vaste masse lavoratrici e popolari. Nello stesso tempo contrastiamo vigorosamente ogni tendenza interclassista, che è chiaramente revisionista. Per noi comunisti le stesse alleanze devono essere di natura esclusivamente classista, perché riteniamo che rapporti di collaborazione con forze diverse generano confusione nei proletari che vogliamo arruolare alla nostra causa. In Italia la lotta per il socialismo deve camminare di pari passi con quella ideale e culturale contro l’egemonia cattolica nella società e l’ingerenza del Vaticano negli affari dello Stato italiano: la “questione romana” è ancora tutta da risolvere e tocca a noi marxisti-leninisti farlo.
      Il Partito Comunista Italiano M-L è fermamente contrario a  qualsiasi alleanza elettorale e di governo locale, regionale e nazionale con forze politiche borghesi, revisioniste, opportuniste e movimentiste. I marxisti-leninisti devono presentarsi autonomamente alle elezioni borghesi per cercare di portare la lotta di classe pure nelle istituzioni capitalistiche per battersi per il miglioramento immediato delle condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari, per avvicinare con la lotta anche nelle assemblee elettive la caduta del regime dominante e per avvicinare la conquista della società socialista, ma giammai devono andare a gestire gli interessi del sistema capitalistico che dobbiamo  abbattere. Ogni via progressista favorisce la classe borghese e danneggia quella proletaria. Solo la rottura rivoluzionaria può portare al socialismo. Insomma, una volta eletti nelle istituzioni borghesi e clericali dobbiamo svolgere lo stesso ruolo di classe e rivoluzionario che svolsero i deputati bolscevichi alla Duma russa e facendo propria la parola d’ordine leninista di “tutto il potere ai Soviet”, che in Italia dobbiamo costituire.
      Nello stesso tempo riteniamo che le differenze di analisi e di percorsi proposti dalle varie organizzazioni marxiste-leniniste oggi esistenti in Italia per costruire il socialismo nel nostro paese non debbano ostacolare una possibile unità di lotta tra tutte le forze che nel loro lavoro politico si richiamano ai principi del marxismo-leninismo intorno a iniziative politiche di comune convergenza, come la lotta al governo Monti e a tutti quelli di natura capitalistica, le lotte per il lavoro e contro i licenziamenti, l’occupazione per i giovani, il salario garantito, la scuola pubblica e gratuita, l’acqua e i trasporti pubblici, lo sviluppo del Mezzogiorno, la lotta contro la privatizzazione dei beni pubblici e le guerre imperialistiche, l’uscita della Nato dall’Italia e l’Italia dalla Nato e dalla Comunità Europea, che sta vergognosamente calpestando la sovranità nazionale del popolo italiano, eccetera. Nella storia della Repubblica borghese e clericale italiana il governo Monti, voluto e sostenuto da Napolitano e appoggiato dall’intero parlamento borghese, è il peggiore nemico di classe degli interessi della classe lavoratrice italiana, è un governo di dittatura capitalistica che dobbiamo combattere senza se e senza ma e dobbiamo farlo con la massima determinazione di classe e rivoluzionaria nel formare ideologicamente e orientare la lotta politica del proletariato.
      Intorno a questi temi e per la costruzione o la crescita di un sindacato di classe si possono creare occasioni di lotta unitaria delle organizzazioni marxiste-leniniste indicendo proprie manifestazioni e non andando ad incrementare le presenze alle iniziative delle forze sindacali e politiche borghesi, specialmente quando non abbiamo la possibilità di intervenire per affermare la nostra differenza di classe e rivoluzionaria e la nostra diversa linea politica e sindacale. Ciò anche per avere la possibilità di una auspicata attenzione da parte dell’informazione radio-televisiva pubblica e privata per comunicare le nostre proposte e attività a un pubblico più vasto di quello che riusciamo a intrattenere singolarmente o partecipando alle altrui manifestazioni. A tale scopo il Partito Comunista Italiano M-L si fa promotore di un Coordinamento nazionale rappresentativo di tutti i partiti e organizzazioni disponibili che hanno il marxismo-leninismo come base e orientamento della propria attività ideale e politica, al fine di promuovere e organizzare possibili iniziative unitarie di carattere nazionale, regionale e locale, fermo restante, almeno per adesso, l’autonomia organizzativa, politica e strategica di ogni organizzazione partecipante.
      Per lavorare a tale obiettivo, allo stato delle cose non facile, siamo partiti inizialmente dall’invito a tre organizzazioni, tra cui il partito dei CARC, per verificare la possibilità di organizzare unitariamente l’importante ricorrenza del 60° anniversario della morte del compagno Stalin, che cade il 5 marzo 2013, una iniziativa di una certa consistenza che servirebbe per ricordare degnamente il pensiero e l’opera del grande Maestro e Condottiero del proletariato internazionale – ciò in contrapposizione alle iniziative strumentali e di falsificazione storica che sicuramente saranno assunte dai revisionisti -, per chiamare a raccolta tutti i marxisti-leninisti d’Italia e per dimostrare al nemico di classe che la lotta di classe e rivoluzionaria per il socialismo è viva e rigogliosa. Nel tempo necessario questa prima esperienza di unità occasionale potrebbe essere anche foriera di una unità più ampia, ma abbiamo già riscontrato delle difficoltà.
      Compagni, ancora auguri di buon lavoro.
VIVA IL MARXISMO-LENINISMO!
VIVA LA LOTTA DI CLASSE E RIVOLUZIONARIA PER LA CONQUISTA DEL SOCIALISMO NEL NOSTRO PAESE E NEL MONDO INTERO!
VIVA LA GLORIOSA RIVOLUZIONE SOCIALISTA D’OTTOBRE, DI CUI MERCOLEDI’ PROSSIMO RICORRE IL 95° ANNIVERSARIO!


IL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA SOSTIENE L’EROICA RESISTENZA DEL FRATERNO POPOLO PALESTINESE, MASSACRATO E ASSASSINATO SULLA PROPRIA TERRA DALL’ENNESIMA AGGRESSIONE TERRORISTA E NAZISTA DEL GOVERNO DI ISRAELE!


      Per circa venti secoli, in seguito all’occupazione e alla sottomissione dei loro territori da parte dell’impero romano negli anni 70 e 135 d.c., il popolo ebraico, diviso in tanti gruppi sparsi e ben radicati e integrati, economicamente e socialmente, in vari paesi è vissuto senza una propria nazione e un proprio ordinamento sociale. Hanno realizzato le loro potenti e dominanti fortune economiche nei paesi dove si sono stabiliti nel tempo.
      Sin dall’inizio della diaspora i territori dei loro antenati - situati nel Vicino Oriente, che affacciano sul Mar Mediterraneo e chiamati Palestina – sono stati abitati e governati dal popolo arabo palestinese. Riteniamo che dopo duemila anni di stanziamento su quei territori i Palestinesi abbiano acquisito il pieno diritto naturale e storico di continuare a viverci per tutto il tempo avvenire.
      Ma gli ebrei, in particolare il movimento politico tradizionalista e conservatore sionista, nei primi decenni del secolo scorso, dopo essere diventati una potenza economica all’interno degli stati dove si erano insediati circa duemila anni fa e dopo aver subito l’efferata decimazione nazista del ventesimo secolo, intrapresero la battaglia politica per ricostituirsi come nazione e riunificarsi come popolo negli antichi territori della Palestina, sino a proclamare lo Stato d’Israele prima che fosse sancito dall’Organizzazione delle Nazioni Unite  il 15 maggio 1948.
      I sionisti sbarcarono sui territori della Palestina non con l’umiltà di convivere col popolo palestinese né occupando la sola parte di territorio stabilita dall’ONU, ma con l’arroganza della potenza economica acquisita a livello mondiale, con la prepotenza dell’invasore e usando nei confronti dei Palestinesi gli stessi metodi di violenza e di repressione con cui erano stati essi stessi repressi e massacrati dal nazismo.
      Si insediarono col chiaro intento di estendere il proprio dominio economico e sociale imperialistico sull’intero territorio della Palestina, cioè dal confine col Libano a nord a quello dell’Egitto a sud, sottomettendo e schiavizzando i palestinesi e cacciandoli dalla propria terra. Difatti oggi una gran parte della popolazione palestinese è costretta a vivere nei campi profughi, principalmente degli Stati confinanti.
      I sionisti per 64 anni hanno trattato i Palestinesi allo stesso modo come i nazisti trattarono loro nei campi di concentramento e di sterminio. Da 64 anni lo Stato e il governo di Israele con vari pretesti, guerre di occupazione e di espansione territoriale, aggressioni varie, bombardamenti, persecuzione e assassinio dei governanti palestinesi, embarghi da terra e da mare e massacri pianificati di uomini, donne e bambini, hanno ridotto in schiavitù il popolo palestinese, gli negano il diritto ad avere uno Stato autonomo e indipendente e li stanno letteralmente distruggendo come popolo costringendoli a lasciare la propria terra e a imboccare la dolorosa e umiliante via dell’esilio.
      I bombardamenti odierni su Gaza - che hanno già causato centinaia di morti con l’assassinio efferato e  deliberato di uomini, donne e bambini inermi e civili, con gli assassinii di dirigenti politici e militari di Hamas e, nel passato, dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e con la continuità dell’embargo persino sui generi alimentari e medicinali - sono la dimostrazione più evidente che Israele vuole annientare definitivamente quel popolo per farlo scomparire come nazione e allo scopo di creare un grande e unico Stato sionista nell’area, proprio come intendeva fare Hitler invadendo e attaccando  l’Unione Sovietica.
      Il governo israeliano cerca di salvare le apparenze accusando Hamas di lanciare missili verso il suo territorio e di doversi difendere dagli attacchi dei palestinesi. La verità è che nella Striscia di Gaza, una piccola zona di territorio situata lungo la costa del Mediterraneo tra l’Egitto ed Israele, i sionisti tengono prigionieri circa un milione e seicentomila palestinesi, accerchiati con un embargo da mare, da terra e dall’aria. Altri circa due milioni e mezzo di Palestinesi vivono rinchiusi in Cisgiordania. I territori dove sopravvivono i Palestinesi sono diventati carceri a cielo aperto accerchiate dalla politica economica e militare terroristica di Israele.
      Se Israele è diventata una grande potenza militare in Medio Oriente e se può permettersi di minacciare altri paesi e popoli di quell’area è grazie all’appoggio economico, militare, politico e diplomatico che riceve dagli Stati Uniti d’America e al sostegno che in vari modi gli viene dato dagli Stati capitalistici e imperialistici della Comunità Europea, questo perché Israele costituisce la testa di ponte dell’imperialismo americano ed europeo in quella zona del mondo e verso Oriente.
      Stamattina a Tel Aviv c’è stato un attentato a un pullman di linea con parecchi feriti, attentato al momento non ancora rivendicato e che Israele ha attribuito al “terrorismo palestinese”, mentre a Gaza City sono continuati i violenti bombardamenti aerei dell’esercito israeliano, che hanno sventrato nuovi e  interi palazzi causando la morte di altre persone innocenti, uomini, donne e bambini civili. Ebbene, le televisioni pubbliche degli Stati capitalistici e imperialistici, come quelli europei, a partire dall’Italia, nei loro telegiornali hanno dedicato tutto lo spazio possibile all’attentato e alle accuse del governo di Tel Aviv verso Hamas e i Palestinesi e solo qualche piccolo flash alle sconcertanti aggressioni e distruzioni di guerra di Israele in corso nella Striscia di Gaza. Questa sfacciata partigianeria dell’informazione stampa-radio-televisiva borghese, clericale e capitalistica verso Israele dimostra l’ignobile servilismo nei confronti del potere capitalistico e imperialistico oggi dominante sull’intero Pianeta.
      Il Partito Comunista Italiano M-L - per idealità e cultura comunista marxista-leninista, per onestà e verità storica, per sancire e difendere il principio dell’indipendenza delle nazioni e dell’autodeterminazione dei popoli, per la sua lotta di classe e rivoluzionaria contro l’infamia del sistema sociale capitalismo e imperialismo e per la loro sconfitta al fine di costruire la società socialista ed edificare quella comunista, per affermare e diffondere i principi e i valori di classe dell’internazionalismo proletario, per stare sempre e comunque dalla parte dei popoli in lotta per la conquista dell’indipendenza nazionale e della propria sovranità, come in queste ore continua a fare l’eroico e martire popolo palestinese, attaccato e perseguitato dal capitalismo e dall’imperialismo sionista dello Stato d’Israele – è schierato con le proprie gloriose bandiere al fianco del fratello popolo palestinese augurandogli, oggi o domani, di sconfiggere definitivamente le ripetute e sanguinarie aggressioni terroristiche e naziste dello Stato e del governo di Israele e per raggiungere tale obiettivo chiede, il P.C.I.M-L, alle forze politiche e sociali d’avanguardia del popolo israeliano di unirsi alla lotta palestinese per sconfiggere il comune nemico del capitalismo e dell’imperialismo del governo sionista d’Israele auspicando che nel nuovo ordine sociale socialista  palestinesi ed israeliani, ebrei e arabi, possano convivere pacificamente e progredire assieme nell’uguaglianza economica e sociale e nella giustizia socialista, uguale per tutti i membri della comunità nazionale.
      In attesa di tale conquista storica, cioè un unico Stato per ebrei ed arabi, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, sotto la spinta dell’indignazione e della condanna dei popoli verso le aggressione imperialistiche del governo di Israele sul popolo martire di Palestina, imponga immediatamente la cessazione dell’aggressione e dell’embargo di Israele sulla Striscia di Gaza e la formazione nell’area di due Stati, uno palestinese e l’altro israeliano, uno arabo e l’altro ebreo, autonomi e indipendenti tra loro secondo la Risoluzione n.181 approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 29 novembre 1947.
Forio (Napoli), 21 novembre 2012.
                                                                                     Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
                                                                                                             



IL DRAMMA DI UN POPOLO EGOISTA E INCAPACE, RESPONSABILE DEI SUOI MALI SOCIALI: VERGOGNA! APPELLO ALL’INTELLETTUALITA’ D’AVANGUARDIA! 



      di Domenico Savio



Privatizzazione della Caremar, chiusura del Tribunale, dell’Agenzia delle Entrate, del Psaut di Ischia Ponte e dell’Ufficio Invalidi Civili di Forio, abbattimento delle case di necessità, sfruttamento e licenziamenti facili nelle aziende del turismo, settimana corta senza mensa e scuolabus nella scuola primaria, soppressione del servizio pubblico automobilistico, eccetera, quanto basta per una vigorosa protesta popolare che inducesse il potere politico borghese, clericale e capitalistico dominante a garantire ai cittadini i suddetti fondamentali diritti sociali del vivere civile di una comunità, invece l’accettazione passiva, la rassegnazione, la sudditanza ai potenti e la rinuncia all’azione, conseguenze riprovevoli di una cultura egoistica e opportunistica, dimostrano tutto lo squallore di un popolo che a stragrande maggioranza si dimostra incapace e complice della situazione esistente.

      Ciò vale sia per la situazione e la popolazione a livello locale che a quello nazionale, un popolo che nella sua stragrande maggioranza non sa fare tesoro degli insegnamenti ideali e politici che ci hanno trasmesso le eroiche immolazioni della vita e i sacrifici immani del cammino progressista e rivoluzionario della storia vissuta, della lotta antifascista, della Resistenza e della guerra di liberazione italiana dal nazifascismo, mentre le coraggiose minoranze rivoluzionarie e liberatrici dell’umanità dalla tragedia universale del capitalismo e dell’imperialismo non vengono ascoltate e sostenute nel loro lavoro di denunce e proteste, a partire dalla lotta di emancipazione e di ribellione politica che conduce il Partito Comunista Italiano M-L..

      Il governo in carica delle banche e delle multinazionali della finanza affaristica e speculativa ci sta togliendo tutto, dal diritto alla casa alla possibilità di una esistenza dignitosa, libera dalle privazioni e dalla disperazione, dal diritto alla scuola pubblica e gratuita alla sanità, dai trasporti al lavoro stabile, da una pensione decente all’assistenza sociale, eccetera, tutto per favorire l’interesse privato rispetto a quello collettivo. Siamo governati, a tutti i livelli istituzionali, dai partiti dell’intero arco parlamentare che, oltre ad aver generato un sistema di governo locale e nazionale ampiamente corrotto e corruttore, si sta accapigliando per approvare una nuova e altrettanto vergognosa legge elettorale, che con sbarramenti di accesso al parlamento e premi di maggioranza possa garantirsi il mantenimento del potere per altri cinque anni. E’ una autentica legge truffa, peggiore di quella famigerata scelbiana del 1953.

      Dire che siamo ritornati al fascismo è poco, la Costituzione, seppur borghese, clericale e capitalistica, viene quotidianamente stravolta nei suoi principi democratici, scaturiti dai valori ideali e politici della lotta e della Resistenza antinazifascista, la repressione del potere regnante dell’opposizione sociale nelle  piazze diventa sempre più violenta e repressiva, le agibilità democratiche di coloro che dissentono e condannano l’arroganza e la spregiudicatezza del potere politico padronale vengono progressivamente ristrette, affinché non vengano messi in discussione il pensiero unico e la pratica scellerata di governo del paese dominanti, la democrazia borghese viene deliberatamente calpestata da un potere autoritario e beffardo dei diritti e dei bisogni dei cittadini, la povertà sociale viene generata e imposta con ignobile cinismo per favorire le lobby economiche capitalistiche e imperialistiche nazionali e internazionali. Questo potere assoluto viene esercitato dalla presidenza della repubblica, dal parlamento e dai partiti che lo popolano. Quello in carica è un governo autoritario e antidemocratico, perché non eletto dal popolo.

      Nella nostra isola, dove governo parlamentare, giunta e consiglio regionale, sindaci e amministratori comunali ci stanno letteralmente affamando e spogliando d’ogni diritto sociale, la situazione è altrettanto drammatica, disgustosa e deplorevole quanto quella nazionale. Sindaci ed eletti nel consiglio provinciale e regionale che la fanno da padroni, attraverso la pratica di una sporca e ignobile politica di clientelismo e di favoritismo per continuare a occupare le poltrone del potere, l’imposizione di tasse sempre più esose, un vergognoso e complice disinteresse per tutto quello che ci stanno togliendo nei trasporti marittimi e terrestri, nella sanità e nella scuola, nella sicurezza e dignità del lavoro, nei servizi pubblici e con  la chiusura di sedi istituzionali locali, come tribunale, ufficio delle entrate e degli invalidi civili, eccetera.

      Eppure dinanzi a questo autentico disastro sociale, che per noi isolani ha il suo culmine nella quasi totale soppressione del diritto alla mobilità terrestre e marittima e alla continuità territoriale, la stragrande maggioranza delle popolazioni locali, al pari di quella nazionale, continua ad accettare passivamente la soppressione dei diritti sociali fondamentali del vivere civile e del soddisfacimento dei bisogni essenziali della vita umana, continua a sopportare i disagi quotidiani che il potere centrale e periferico gli impone per favorire gli interessi dei potenti e a non avere la capacità di reagire per salvaguardare e difendere i propri diritti di vita. Eppure le occasioni di organizzazione e di lotta ci sono per fermare questa deriva sociale di crisi, di decadenza morale e civile e di dittatura fascistoide che grava sul paese e per avviare la costruzione di un nuovo ordine sociale e di un nuovo potere che sostituisca il governo dei padroni sfruttatori con quello dei lavoratori operai e intellettivi liberi e protagonisti del proprio avvenire sociale. Ma cos’altro deve accadere per smuovere la coscienza della gente onesta e lavoratrice e spingerla a impegnarsi per fermare il degrado presente e promuovere un diverso modo di vita alternativo, dignitoso, libero e di autentica democrazia garantito da un governo socialista?

      Qui vogliamo con forza denunciare il disimpegno sociale opportunistico persino dell’intellettualità progressiva e, ancor più grave, di quella d’avanguardia. Ciò a differenza del secolo scorso, a partire dalla lotta antinazifascista e, in particolare, sino agli anni settanta, quando la migliore intellettualità, che si distingueva nella ricerca scientifica, nella letteratura, nell’arte, nella cinematografia e in tutte le altre discipline del sapere umano, militava attivamente nelle fila del Partito Comunista Italiano. E’ avvilente e preoccupante che il sistema dominante del potere del capitale sul lavoro sia riuscito ad addormentare o, peggio ancora, ad addomesticare anche le coscienze all’avanguardia del progresso ideale, culturale e scientifico dei popoli. Speriamo che possa esserci presto un sussulto di dignità e di orgoglio negli intellettuali italiani e isolani.

      Lavoratori del braccio e dell’intelletto, destiamoci dal torpore in cui ci hanno scaraventati i secolari poteri della chiesa e del capitale, una nuova vita di libertà e di democrazia della classe lavoratrice operaia e intellettiva è possibile, basta volerla e impegnarsi per affermarla con un voto rivoluzionario e la lotta di classe per il socialismo, che rimane l’unica alternativa possibile e fattibile dinanzi alla putrefazione sociale dell’attuale, infame sistema capitalistico. Il Partito Comunista Italiano M-L. lavora a questo obiettivo di rinascita storica per il nostro paese e il suo popolo.

Forio (Napoli), 11 novembre 2012.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.




EVVIVA LA GLORIOSA RIVOLUZIONE SOCIALISTA D’OTTOBRE!

1917 – 7 NOVEMBRE – 2012: OGGI RICORRE IL 95° ANNIVERSARIO! EVVIVA LE PROSSIME RIVOLUZIONI SOCIALISTE DEI SOVIET!

      Era l’alba del 7 novembre 1917, 25 ottobre per il calendario russo, quando Lenin da palazzo Smolny, che ho avuto il piacere di visitare, sede del comitato rivoluzionario di San Pietroburgo, poi Leningrado, diede l’ordine di attaccare e le milizie rivoluzionarie armate del Partito Comunista bolscevico assaltarono il Palazzo d’Inverno arrestando il governo provvisorio, mentre dal fiume Neva l’incrociatore Aurora, il cui equipaggio si era ammutinato, cannoneggiava il già decadente potere zarista. Dopo la sconfitta di Spartaco nella lotta di liberazione degli schiavi da parte delle armate romane nel 71 a.c., la sconfitta della dell’eroica Comune di Parigi nel 1871 e delle rivoluzioni russe del 1905 e del febbraio 1917, per la prima volta nella storia dell’umanità la classe sociale proletaria – che nei circa 5000 anni di storia del genere umano è stata formata da schiavi, braccianti, garzoni, contadini poveri, operai e sfruttati vari da un padrone qualsiasi – conquistava il potere politico, sconfiggeva la classe borghese e clericale, metteva fine allo sfruttamento millenario dell’uomo sull’uomo e liberava i lavoratori, donne e uomini umiliati nella loro dignità esistenziale, dalla schiavitù economica e sociale, dalla miseria e dalle nefandezze del potere capitalistico, oltre che dalla tragedia della guerra imperialistica, che era ancora in corso.

      La notte buia di millenni di soprusi e di vessazioni d’ogni genere sulla classe lavoratrice da parte dell’aguzzina e repressiva classe padronale veniva squarciata dall’aurora della rivoluzione vittoriosa, che apriva la prospettiva di una nuova era all’umanità, fatta di liberazione materiale e delle sensibilità umane, di uguaglianza economica e sociale, di giustizia e libertà, di democrazia socialista, frutto del potere e del governo popolare della società, di dignità reale e vissuta della vita, di soddisfacimento dei bisogni e della gioia della vita e di godimento, finalmente, dei piaceri fisici e intellettivi del tempo libero giornaliero a conclusione della giornata lavorativa. Era l’alba di una uova era dell’umanità, l’era della costruzione della società socialista e dell’edificazione di quella comunista, l’era di un mondo libero dallo sfruttamento del lavoro umano, dalle guerre imperialistiche di espansione territoriale, di schiavizzazione dei popoli e di sfruttamento delle loro risorse minerarie e agricole, l’era della fine del dominio assoluto del potere del capitale sul pianeta e dell’inizio della fine del colonialismo e della rapina a mano armata dell’imperialismo. Una prospettiva che in pochi decenni, nonostante la dura resistenza e i contrattacchi nazifascisti dell’imperialismo, conquistò a sé circa un terzo della superficie totale del pianeta.

      Purtroppo questa nuova era e questa nuova speranza di vita sulla Terra è stata ancora una volta stroncata dagli effetti devastanti dei residui della cultura borghese e religiosa, che è di natura egoistica, opportunistica, esibizionistica ed arrivista, sopravvissuta sciaguratamente nelle nuove società socialiste e che ha prodotto il male devastante del revisionismo della dottrina di classe e rivoluzionaria del marxismo-leninismo e che ha riaperto la strada al ritorno dell’infame potere e società capitalistica. In Unione Sovietica tale disgrazia è cominciata dopo la morte del compagno Stalin e con la svolta del ventesimo congresso, imposta dal nuovo gruppo dirigente revisionista del partito. E’ stata una svolta controrivoluzionaria fomentata e sostenuta con ogni mezzo possibile dai paesi imperialistici, che ha coinvolto tutti i paesi del socialismo realizzato nel ventesimo secolo e i partiti comunisti, nati dalla Terza Internazionale, dei paesi capitalistici, come il Partito Comunista Italiano. Ora i popoli massacrati dall’ennesima crisi economica del sistema capitalistico che stiamo vivendo, strozzati dal mercato bancario e finanziario e affamati dai suoi governi borghesi aspettano la nuova ondata della rivoluzione proletaria che, questa volta, annienterà e seppellirà per sempre il mostro del capitalismo e dell’imperialismo.

      Ma affinché la nuova ondata della rivoluzione proletaria possa affermarsi definitivamente, si costruisca la società socialista in ogni paese e si edifichi quella comunista occorre che la classe lavoratrice di ogni nazione costruisca prioritariamente il proprio partito di stampo bolscevico, cioè di classe e rivoluzionario, ovvero marxista-leninista, un partito granitico, diretto da rivoluzionari di professione e fondato sul metodo di lavoro del centralismo democratico. In un paese capitalistico solo un partito di natura bolscevica, identico a quello forgiato in Russia da Lenin e Stalin, può riproporre e guidare alla vittoria la rivoluzione socialista. In Italia il Partito Comunista Italiano M-L lavora a questa prospettiva augurandosi che ciò avvenga in tempi storici ravvicinati. E’ con tale coscienza e consapevolezza che noi oggi ricordiamo quel grandioso avvenimento, che ha rappresentato e alimentato la speranza di liberazione e di vita nuova della classe lavoratrice di tutti i paesi della Terra. Con le future rivoluzioni proletarie riscatteremo doverosamente e orgogliosamente anche l’eroica memoria di quanti sacrificarono la propria vita per quella conquista collettiva e universale, ben sapendo che la ripresa del cammino verso il socialismo passa necessariamente attraverso la lotta e la sconfitta preventiva del revisionismo vecchio e nuovo.

      Ora il buio pesto della notte del dominio assoluto della canaglia del capitalismo e dell’imperialismo sul nostro pianeta - dominio infame di sfruttamento, di repressione e di miseria, aiutato a sopravvivere dai traditori e rinnegati revisionisti e opportunisti - è ancora fitto e pare impenetrabile, ma noi marxisti-leninisti, noi rivoluzionari e combattenti per il socialismo, conoscitori scientifici delle debolezze e delle contraddizioni di sistema del nemico di classe, contraddizioni che presto esploderanno con tutta la loro forza distruttiva e seppellitrice della belva capitalistica, noi fiduciosi nell’umana intelligenza e nella forza emancipatrice delle donne e degli uomini tutti e nella loro capacità di organizzarsi e lottare per costruirsi un mondo nuovo, noi, che con la lotta politica quotidiana in effetti stiamo già forgiando gli strumenti della rivoluzione e della vittoria del lavoro sul profitto e della vita sulla morte nei processi produttivi capitalistici, già scorgiamo il bagliore dell’aurora, l’alba della riscossa e dell’eroismo, il sole della vittoria, il trionfo dello sfruttato sullo sfruttatore e l’annientamento definitivo del nemico di classe, della ferocia del potere economico e politico capitalistico.

      Avanti compagni e lavoratori tutti col pugno chiuso e teso del nostro braccio sinistro, non abbiate timore alcuno, il nemico è alla nostra portata, vincerlo non sarà difficile, la vittoria è vicina e vinceremo con la stessa determinazione e abnegazione dei nostri fratelli e compagni bolscevichi che combatterono all’alba del 7 novembre 1917. Si tratta di una rivoluzione che è già cominciata e che stiamo conducendo con la lotta di classe e rivoluzionaria contro l’imperialismo bancario, finanziario e monetario nazionale e internazionale, contro il capitalismo per la gestione operaia delle fabbriche che chiudono, contro i licenziamenti selvaggi, contro la precarietà del lavoro, dei giovani in modo particolare, contro il governo e il parlamento borghese, clericale e capitalistico che ci stanno affamando distruggendo la nostra esistenza e contro la corruzione dilagante, che il sistema economico, politico e istituzionale padronale genera. Rivendichiamo i diritti sociali che ci stanno negando, a partire dalla sicurezza del lavoro e del salario o dello stipendio, la certezza della vita e dei suoi bisogni e un’esistenza dignitosa e degna di essere vissuta.

VIVA LA GLORIOSA E IMMORTALE RIVOLUZIONE SOCIALISTA D’OTTOBRE!

VIVA LA NOSTRA PROSSIMA RIVOLUZIONE SOCIALISTA DEI SOVIET D’ITALIA!

VIVA I NOSTRI GRANDI MAESTRI DEL PROLETARIATO INTERNAZIONALE MARX, ENGELS, LENIN E STALIN, CHE SONO LA NOSTRA SICURA GUIDA ALLA RIVOLUZIONE E AL SOCIALISMO!

VIVA IL COMPAGNO STALIN, PROSECUTORE DELL’OPERA DI LENIN, COSTRUTTORE DEL SOCIALISMO E CONDOTTIERO DELL’ARMATA ROSSA NELLA VITTORIA MEMORABILE CONTRO IL NAZIFASCISMO!

Forio (Napoli), 7 novembre 2012.


                                                                                                                        Domenico Savio

                                                                                                           Segretario generale del P.C.I.M-L.


 
SI AVVICINANO LE ELEZIONI POLITICHE DEL 2013. IL PARTITO DELLA LIBERTA’ COL CONVEGNO DI DOMENICA 28 OTTOBRE 2012 A BACOLI RIPRENDE L’INIZIATIVA PUBBLICA SULLE DISGRAZIE DELLE FAMIGLIE LAVORATRICI, A CUI LO STATO CAPITALISTICO, GOVERNATO ANCHE COL SOSTEGNO DI TALE PARTITO, STA ABBATTENDO DISUMANAMENTE,  AUTORITARIAMENTE E VIOLENTEMENTE LA CASA DI NECESSITA’!




      Il Partito della Libertà, quando governava e aveva la maggioranza in parlamento, approvò la legge del  terzo condono edilizio senza farlo valere nelle aree sottoposte a vincolo paesistico, in seguito non ha modificato la legge e quando la sua maggioranza ha cominciato a entrare in crisi taluni suoi esponenti parlamentari hanno iniziato a presentare emendamenti e proposte di legge per modificare l’articolo 32 della legge 326 del 2003. Inoltre ha condotto delle campagne elettorali con la promessa che se avesse vinto le elezioni, prima politiche del 2008 e poi regionali del 2010, avrebbe modificato la legge.  Naturalmente si è trattato di false promesse elettorali, a cui non ha fatto seguito il mantenimento degli impegni assunti. Lo stesso Berlusconi, in un incontro coi comitati della terraferma a Roma, promise solennemente che avrebbe risolto il problema e fermato le ruspe, ma così non è stato. I cittadini elettori sono stati solo ingannati.

      Adesso si avvicinano nuovamente le elezioni politiche del 2013 ed ecco che esponenti campani del Partito della Libertà riprendono il dialogo pubblico con l’elettorato degli abusi edilizi di necessità per informarlo delle ultime proposte parlamentari e per reiterare il loro impegno. I rappresentanti elettorali locali del partito hanno organizzato un convegno a Bacoli per domenica 28 ottobre 2012 presieduto da parlamentari dello stesso partito, ma ripartono col piede sbagliato, perché l’iniziativa di parte irriterà ulteriormente i partiti del centrosinistra che, come per il passato, non mancheranno di accusare nuovamente i berlusconiani di impegno e riconoscenza elettorale vanificando in parlamento le iniziative del centrodestra.

      Ciò quando i dirigenti della maggior parte dei comitati della terraferma, che sono legati politicamente ed elettoralmente al centrodestra, per dare un contributo serio alla questione avrebbero dovuto assumere una iniziativa politicamente imparziale, presieduta e condotta dal coordinamento dei comitati, a cui avrebbero dovuto essere invitati i dirigenti ed eletti campani di tutti i partiti parlamentari, con pari diritto di partecipazione e di intervento assegnando a ognuno lo stesso tempo a disposizione. Così non è stato e il convegno sarà un’altra mazzata politica per coloro che, disgraziatamente, sono nella lista dei prossimi abbattimenti.

      Cittadini aprite gli occhi, guardatevi bene dai falsi difensori dei vostri diritti sociali. Questi signori, nonostante siano stati resi edotti del pericolo, non si rendono conto che così facendo arrecano un danno enorme alle famiglie lavoratrici che sono state e saranno abbattute, perché il loro operato, anche se apparentemente positivo, arreca danno e non beneficio alla causa, in quanto il loro agire ha una connotazione politica chiaramente di parte. Noi riteniamo che centrodestra, centro e centrosinistra portano, anche se con modalità diverse, la stessa responsabilità politica e istituzionale per il dramma sociale che stanno vivendo migliaia di famiglie e che potrebbero salire a decine di migliaia solo in Campania.

      Inoltre, quanta ipocrisia e pochezza di giudizio notiamo e denunciamo in coloro che strumentalmente accusano noi di voler fare politica, quando loro la fanno sfacciatamente, senza ritegno alcuno favorendo gli interessi della classe capitalistica sfruttatrice contro quelli della classe lavoratrice. Noi riteniamo di essere  onesti e leali coi cittadini, non li inganniamo e strumentalizziamo per fini elettorali e ci battiamo per la conquista del potere politico dei lavoratori e per una politica profondamente diversa dalla loro a sostegno degli interessi e delle aspettative di classe delle famiglie lavoratrici del nostro paese.

      Il Partito Comunista Italiano M-L da quattro anni propone che il movimento di lotta per il diritto costituzionale alla casa deve essere politicamente autonomo nei confronti di tutti i partiti parlamentari, che  devono affrontare e risolvere il problema, che non deve far campagna elettorale per nessuno di essi e che   deve costituire un movimento di lotta politica alternativo al potere dominante intorno al suo vero, coerente e leale partito di classe dei lavoratori operai e intellettivi, quale è, appunto, il P.C.I.M-L., per rivendicare politicamente, nei confronti dell’intero potere politico e istituzionale governativo e parlamentare, il diritto alla casa e la sospensione immediata dell’abbattimento delle case di necessità. Bisogna con convinzione far capire all’attuale potere governativo e parlamentare che si tratta di una battaglia politica che mira a mandarli elettoralmente a casa qualora dovessero continuare a ignorare le giuste richieste di tanta povera gente.     

      Mercoledì 7 novembre 2012 alle ore 18 tutti all’iniziativa politica del P.C.I.M-L. nella Sala superiore del Bar Calise in piazza degli Eroi a Ischia, perché la soluzione di questa tragedia sociale può essere solo politica, ma di una politica diversa da quella sciagurata che persegue l’attuale potere.

Isola d’Ischia, 27 ottobre 2012

info@pciml.org                                                              Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista

L’INFAME PRIVATIZZAZIONE DELLA CAREMAR:

GOVERNATORE E CONSIGLIERI REGIONALI TUTTI A CASA!



Ma mandarli a casa e strapparli da quelle ricche, spregiudicate e beffeggianti poltrone dipende dal grado di emancipazione sociale, dalla coscienza civica, dalla passione per l’interesse collettivo verso le generazioni presenti e future della nostra terra, in contrapposizione all’egoismo, all’opportunistico e all’individualismo, dalla responsabilità politica e, principalmente ed essenzialmente, dal voto dei lavoratori e delle intere popolazioni isolane e campane, ma i comportamenti manifestati sino ad oggi lasciano, purtroppo, solo presagire il peggio, almeno per il momento, che speriamo finisca presto!

Il Partito Comunista Italiano M-L. chiede con forza alla Regione Campania di bloccare immediatamente la vendita della Caremar, di trasformare la società mista in società totalmente pubblica e di finanziarla, così come finanzia le società pubbliche automobilistiche: la normativa europea e nazionale lo consente!     

Mercoledì 7 novembre 2012 alle ore 18 tutti all’iniziativa del P.C.I.M-L. nella Sala superiore del Bar Calise in piazza degli Eroi a Ischia.



di Domenico Savio*



      La privatizzazione della Caremar è la più grande sciagura sociale che abbiano mai conosciuto e vissuto le popolazioni delle isole del golfo partenopeo, voluta e concretizzata spregiudicatamente dal potere politico padronale della regione Campania di destra, centrodestra, centro e centrosinistra, dai suoi partiti politici Pdl, Udc, Pd, Idv e raggruppamenti vari e dagli attuali consiglieri regionali, tra cui l’ischitano lacchese e consigliere del Pdl Domenico De Siano, che è investito di una maggiore responsabilità morale, civile e sociale in quanto è stato eletto per rappresentare al meglio gli interessi e le aspettative degli isolani, interessi che risultano penalizzati dalle scelte politiche privatistiche.

      Una privatizzazione scellerata e disastrosa invocata dall’armamento privato per meglio arricchirsi sul lavoro e i sacrifici di vita delle popolazioni isolane, sollecitata dalla capitalistica e imperialistica Comunità Europea e favorita dalla politica padronale e antipopolare del potere politico borghese e clericale del governo e del parlamento nazionale, dove siedono e legiferano le stesse forze politiche padronali di cui sopra, una scelta politica che gonfierà il portafoglio dell’armatore privato che la comprerà e alleggerirà pesantemente le tasche degli isolani con l’aumento progressivamente e consistentemente del  biglietto di viaggio e peggiorerà le condizioni di viaggio. Anche la famiglia imprenditrice del consigliere regionale Domenico De Siano di Lacco Ameno ha approfittato dell’opportunità datale dalla scelta nefasta del potere politico campano per concorre, assieme ad altri, all’acquisto della Caremar, oltre a svolgere l’attività commerciale e alberghiera, mentre il suo familiare rappresentante istituzionale non risponde ancora alla sollecitazione morale ed etica di dimettersi.

      La privatizzazione delle attività statali industriali, agrarie, bancarie, commerciali e dei servizi sociali, come telecomunicazioni, trasporti, attività sanitarie, scolastiche e comunali, è servita unicamente per incrementare i guadagni dei privati imprenditori, aumentare continuamente i costi per i cittadini e peggiorare le prestazioni. La privatizzazione della Caremar è una pesante ipoteca sul futuro sviluppo economico, sociale e civile delle nostre isole. Le società regionali del gruppo Tirrenia furono istituite dal parlamento nazionale con la legge 19 maggio 1975 n.169, tra cui la Caremar, che per circa 40 anni ci ha garantito la continuità territoriale con naviglio all’avanguardia e costo contenuto per gli isolani, adesso, con la sua infame privatizzazione, ritorneremo ai disagi di una volta e all’arbitrio dei costi e degli affari dei privati.

      A chi ci fa interessatamente e opportunisticamente osservare che la Caremar costa troppo alla collettività rispondiamo che per noi isolani il trasporto marittimo è come quello automobilistico pubblico sulla terraferma, è un servizio sociale essenziale per la mobilità e la continuità territoriale e che deve essere sostenuto dal bilancio pubblico, così come lo è per la scuola e la sanità, con mezzi idonei e costi contenuti. Come la Regione finanzia giustamente il servizio automobilistico così deve finanziare pure quello marittimo per le isole, non si possono accettare discriminazioni tra i cittadini italiani: si combattano e si eliminino gli sprechi di potere ma non si sopprima un primario servizio sociale.

      La Caremar può rimanere una società pubblica, a condizione che lo sia interamente. Il Partito Comunista Italiano M-L. chiede con forza alla Regione Campania di bloccare immediatamente la vendita della Caremar, di trasformare la società mista in società totalmente pubblica e di finanziarla così come finanzia le società pubbliche automobilistiche. La normativa europea e nazionale lo consente, occorre solo la volontà politica del potere dominante che, disgraziatamente e come dimostrato, manca, perché per cultura, interesse di classe e opportunismo vuole favorire e sostenere gli interessi privati contro quelli della collettività.

      Il Partito Comunista Italiano M-L esprime piena solidarietà umana, fraterna, di classe e rivoluzionaria ai lavoratori della Caremar in lotta per la conservazione del posto di lavoro per loro e per i giovani, che li sostituiranno dopo il pensionamento, condanna fermamente le minacce istituzionali di provvedimenti disciplinari nei confronti dei lavoratori in lotta per la sopravvivenza, processa pubblicamente e condanna esemplarmente le decisioni e i comportamenti irresponsabili del potere politico regionale, coscientemente colpevole di quanto sta accadendo, per la sciagurata vendita della Caremar, per il danno inimmaginabile che sta arrecando alle popolazioni presenti e future delle isole e per la sua disastrosa scelta politica, che favorisce gli interessi dell’armamento privato contro quelli popolari.

      Però non possiamo esimerci dal sottolineare che questo potere politico padronale - nel senso che governa bene gli interessi della classe sociale capitalistica, di cui fanno parte a pieno titolo gli armatori privati, a danno di quelli della classe lavoratrice operaia e intellettiva - e questa dannata politica istituzionale, che danneggiano in tutti i modi le masse lavoratrici e popolari, sono il risultato diretto e infame delle conseguenze del voto politico e amministrativo sbagliato espresso anche dalla stragrande maggioranza dei dipendenti della Caremar e delle loro famiglie, oltre che a militanze sindacali sbagliate e complici dei loro mali. Per favorire la gestione pubblica dei trasporti marittimi, come dei tanti altri problemi sociali fondamentali del vivere civile di un popolo, occorre formare un nuovo potere politico, che passa necessariamente attraverso il cambiamento radicale dei comportamenti politici ed elettorali della maggioranza dei lavoratori e della popolazione della Campania e dell’Italia intera, altrimenti il nostro destino sociale è quello di continuare a soffrire per arricchire i padroni sfruttatori del nostro lavoro.

      Il Partito Comunista Italiano M-L. lotta per questi obiettivi, sostenetelo e mercoledì 7 novembre 2012 alle ore 18 partecipate tutti all’iniziativa di lotta politica organizzata nella Sala superiore del Bar Calise in piazza degli Eroi a Ischia, perché la questione può essere risolta solo politicamente. Signore armatore Salvatore Lauro, noi al suo proposto servizio privato, ancorché offerto a un costo inferiore a quello pubblico, preferiamo quello collettivo della Caremar!

Forio (Napoli), 26 ottobre 2012.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.


     

L’ILLEGALITA’ DELL’ABBATTIMENTO DELLE CASE DI NECESSITA’!

     

“La vera legalità naturale, umana e civile non è quella che fa comodo all’attuale  classe sociale economica e politica al governo del paese, cioè la dannata razza padrona, che disponendo del potere si approva le leggi che le fanno comodo, bensì è quella che garantisce i diritti di vita alla classe sociale purtroppo ancora sottomessa, ovvero la classe lavoratrice, a cui, tra l’altro, con l’abbattimento della casa di necessità viene autoritariamente e violentemente negato il diritto fondamentale alla casa”.

 Mercoledì 7 novembre 2012 alle ore 18 tutti all’iniziativa del P.C.I.M-L. nella Sala superiore del Bar Calise in piazza degli Eroi a Ischia.



di Domenico Savio*



      La quasi totalità della legislazione di uno Stato capitalistico è finalizzata agli interessi della classe padronale al governo contro quelli della classe lavoratrice. Ecco perché si continua ad abbattere la casa abusiva - modesta abitazione - della povera gente, mentre quella altrettanto abusiva della classe padronale al potere – grande e lussuosa dimora o albergo per accumulare profitti - non viene toccata. Nel settore economico e del godimento dei diritti sociali la legalità imposta dalla classe padronale al potere corrisponde parimenti all’illegalità per la classe lavoratrice sottomessa. Tale è la ragione per cui noi comunisti ci battiamo politicamente affinché a governare il paese non siano più i padroni, ma i lavoratori del braccio e dell’intelletto, che costituiscono la quasi totalità della popolazione.

      Sancisce finanche il comma secondo dell’articolo 3 della Costituzione borghese: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Dunque, per ogni nucleo familiare disporre di una casa propria è un diritto naturale, civile e costituzionale, che lo Stato italiano e i suoi governi borghesi e clericali – di destra, centrodestra, centro, centrosinistra e della falsa e traditrice sinistra comunista - dal 1945 ad oggi non hanno ancora garantito a circa il 25% della popolazione, o meglio pressappoco a 15 milioni di lavoratori.

      Per noi coerenti comunisti, marxisti-leninisti, la casa di necessità, fondamentale per ogni dignitosa esistenza umana, è quella di una famiglia lavoratrice che non possiede altra abitazione, anche se è stata costretta dallo Stato e dai suoi governi a costruirla abusivamente, perché lo stesso Stato e potere politico padronale dopo circa 70 anni dalla fine del fascismo e della monarchia e dalla Costituente repubblicana non le ha ancora garantito il diritto naturale, umano, civile e costituzionale alla casa di abitazione né tanto meno le ha dato la possibilità di potersela costruire nella legalità, con una adeguata legislazione nazionale e collaborazione urbanistica da parte degli enti locali, amministrati dallo stesso potere politico capitalistico centrale. Per tanto, il vero illegale non è il cittadino senza casa che se l’è costruita abusivamente, ma lo Stato e il suo potere politico che non gli hanno garantito il diritto alla casa. Avere la possibilità di costruirsi una casa propria, tra l’altro con grandi sacrifici e debiti, significa sottrarsi all’esoso pigione mensile e a mettere fine al peregrinare di casa in casa in affitto.

      Ma vi sembra legale: che in Italia il 10% della popolazione possieda circa il 60% della ricchezza nazionale prodotta dai lavoratori e negli Stati Uniti d’America la possiede persino l’1%? Che una minoranza di capitalisti si arricchisca col lavoro dei propri dipendenti che, viceversa, vivono in miseria, precarietà e disperazione? Che non è garantito il diritto al lavoro a tutti per poter vivere dignitosamente la propria esistenza, il diritto all’istruzione e formazione professionale gratuito e sino ai massimi livelli dell’apprendimento, il diritto adeguato e gratuito all’assistenza sanitaria, il diritto comunque alla casa e ad una pensione decorosa e il diritto per tutti i componenti della comunità nazionale a un tenore di vita decente? Che a una famiglia lavoratrice venga abbattuta l’unica casa posseduta senza che lo Stato dittatore e il suo potere politico e istituzionale gliene mettano una alternativa a disposizione? Che il primo e secondo condono edilizio consentono la sanatoria nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico e il terzo no generando discriminazione e odiose differenze sociali? Che a chi ha avuto una sentenza passata in giudicato o scelto il patteggiamento per ragioni economiche gli venga abbattuta la casa mentre a chi i reati si sono prescritti per la lungaggine dei procedimenti giudiziari o che non ha avuto apposto i sigilli no? Che le liste degli abbattimenti non seguono un ordine prestabilito e che nei comuni tali liste per motivi politici e istituzionali spesso risultano stravolte sempre a danno dei più deboli socialmente? Che le case delle povere famiglie lavoratrici cadono sistematicamente sotto l’intervento demolitore e repressivo del potere politico dominante e delle istituzioni statali mentre quelle dei potentati economici se la ridono? Che sindaci e amministratori comunali non hanno colpevolmente voluto dar corso, sino a questo momento, alla nostra richiesta di verificare se negli ultimi 50 anni le case acquistate e ristrutturate o costruite nuove da funzionari dello Stato sono tutte regolari e come, se occorrente, hanno potuto ottenere il permesso della Soprintendenza?

      Come si vede è un mare di illegalità, fatto passare per legalità e imposto con la forza repressiva dello Stato padronale, voluto e coperto dal potere politico e istituzionale governante, una illegalità squallida, disumana, violenta e barbara che consente ai potenti di turno - compreso taluni burocrati, funzionali al sistema economico e alla dittatura politica capitalistica dominante, investiti di poteri dello Stato – di imporre i loro interessi su quelli della povera gente, sfruttata nelle aziende e maltrattata socialmente: vergogna per tanta disumanità e ingiustizia. Contro tale supponenza di potere, illegalità e ingiustizia dilagante, che permea viscidamente l’intera società capitalistica, lotta il Partito Comunista Italiano M-L per mettere fine a tanta vergogna e disonore sociale, per fermare politicamente l’abbattimento delle case di necessità e per costruire un nuovo ordine sociale, governato dalla classe lavoratrice.

      Isolani e Campani, mercoledì 7 novembre 2012 alle ore 18 non mancate all’iniziativa del P.C.I.M-L. nella Sala superiore del Bar Calise in piazza degli Eroi a Ischia per meglio dibattere le questioni sopra trattate.

Forio (Napoli), 23 ottobre 2012.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.

  domenicosavio@pciml.org        
  
ABBATTIMENTO CASE DI NECESSITA’: ECCO I RESPONSABILI!

Piena solidarietà del P.C.I.M-L. agli abbattuti dal potere politico dominante. Il 7 novembre 2012 una straordinaria iniziativa del P.C.I.M-L. per promuovere la soluzione politica del problema: fermare le demolizioni è possibile, basta volerlo politicamente!

di Domenico Savio*

      Continua inesorabile l’abbattimento delle case di necessità da parte delle istituzioni e del potere politico borghese e clericale. Se la magistratura va avanti negli abbattimenti è solo perché il potere politico capitalistico, che governa in nome e per conto del capitale e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, non ha interesse ad evitare altre tragedie e a garantire il diritto alla casa a tutte le famiglie lavoratrici. Il Partito Comunista Italiano M-L esprime, ancora una volta, la totale vicinanza e solidarietà di classe, umana, fraterna e sociale alle famiglie colpite nell’abbattimento dal potere politico borghese dominante, che è un nostro nemico di classe e repressivo dei diritti dei lavoratori e che, tra l’altro, si accanisce contro l’abusivismo di necessità e non contro quello potente e di potere speculativo e affaristico.
      Colpevoli dell’abusivismo di necessità non sono le famiglie dei lavoratori, ma unicamente i governi che si sono succeduti dal 1945 ad oggi in Italia e tutti i partiti politici che li hanno espressi e sostenuti - compreso la falsa e ingannevole sinistra comunista, come l’ex PCI, Rifondazione, Comunisti Italiani, eccetera -, perché ad esse non hanno garantito il diritto naturale, civile e costituzionale alla casa. I “camorristi”, come spesso qualche politico indegnamente eletto ama apostrofare gli abusivi di necessità, in verità non sono questi ultimi, ma lo è quel potere politico che con le sue omissioni costituzionali e istituzionali ha istigato e invogliato a commettere l’abuso per avere una casa.
      Ma chi sono oggi i veri responsabili politici di questa immane tragedia? Non sono certamente forze oscure e sconosciute, nemici invisibili o persino alieni venuti da altri pianeti, ma sono tra noi, vicino a noi, ci salutano per strada e al momento opportuno ci chiedono il voto e noi, inconsapevolmente, con quel voto li incoraggiamo pure a continuare a perseguitarci e reprimerci socialmente nei nostri più elementari diritti di vita. E’ il governo, sordo alle invocazioni popolari di bisogno e giustizia sociale ma attento a difendere i potenti interessi del sistema bancario e finanziario nazionale e internazionale, sono i partiti PD, PDL, UDC, IDV e LEGA, che in parlamento, per lontananza dai bisogni popolari e per falso moralismo ambientale, si ostinano a non voler risolvere il problema e fermare la mattanza degli abbattimenti di necessità e sono, sull’isola d’Ischia e sull’intero territorio nazionale, tutti coloro che durante le elezioni raccolgono voti per i suddetti partiti. 
      Costoro sono anche i reali e unici responsabili della repressione di stato insita negli abbattimenti e anche delle conseguenze umane che ne derivano alle diverse parti in campo. Spesso chi si vede radere al suolo la casa costruita con enormi sacrifici sperando di poter lasciare, finalmente, quella in affitto reagisce in modo incontrollato aggravando la situazione e aggiungendo alla disgrazia altra disgrazia. Proprio di questo approfitta  il potere per potersi continuare a sciacquare la bocca con le parole giustizia e legalità e giustificare, così, i suoi crimini politici, nel caso specifico l’omessa soluzione legislativa del problema, che, oltretutto, vuol dire adempiere a un dovere costituzionale e di civiltà sociale. In più, aggiungere alla già drammatica situazione esistente di povertà e precarietà sociale anche l’abbattimento dell’unica casa posseduta significa soffiare irresponsabilmente sul fuoco ed essere causa grave di possibili atti sconsiderati. Governo e parlamento a chi aspettate per intervenite prima che sia troppo tardi e prima che si verifichino situazioni incontrollabili e tragiche?  La legalità o meno di un’azione dipende da una scelta politica del parlamento e l’abusivismo di necessità può essere legalizzato da una diversa scelta politica, in questo caso rispondente al bisogno di vita della classe lavoratrice.
      Cari abbattuti e in lista di abbattimento, attenzione, non dobbiamo cadere nella trappola del nemico di classe, ma dobbiamo imparare a individuarlo, anche quando si maschera bene tra noi, e combatterlo sul suo stesso terreno politico facendogli venir meno il sostegno elettorale e togliendogli, così, la calda e interessata poltrona da sotto il sedere. Sappiate che nessuna resistenza passiva o di altro genere serve a fermare la violenza del potere dominante, esso dispone delle necessarie forze repressive per imporre in ogni caso le sue dannate ingiustizie sociali. Dunque, la risposta deve essere politica alla dittatura imperante. A tal fine, vista la natura esclusivamente politica dell’abbattimento, da oggi ogni qualvolta il potere vorrà funestamente esibirsi nella demolizione di una casa di necessità il Partito Comunista Italiano M-L come risposta organizzerà una manifestazione di protesta, di opposizione e di lotta politica sotto il palazzo del potere più vicino invitando il popolo lavoratore a partecipare.
      Stando all’attuale situazione il potere repressivo istituzionale e politico dovrebbe procedere all’abbattimento, specialmente nel Mezzogiorno d’Italia, di centinaia di migliaia di case di necessità, una vera e drammatica ecatombe, un’autentica distruzione di guerra di un immenso patrimonio abitativo, un disastro umano, economico, sociale e ambientale gigantesco che deve essere fermato al più presto possibile e l’unica via percorribile e vincente è solo quella dell’organizzazione e della lotta politica contro l’attuale potere partitico che occupa il parlamento e sostiene il governo dei potenti. Allo scopo il Partito Comunista Italiano M-L. sta organizzando una grossa iniziativa politica per il 7 novembre 2012, a cui, sin da questo momento, invita tutti i coinvolti in questa prospettiva di dannazione e sofferenza esistenziale e l’intera società civile coscienziosa e solidaristica per avviare la soluzione politica del dramma, che già da tempo sta investendo una massa enorme di popolo.
      Cari lavoratori coinvolti dalla tragedia in atto, sino a questo momento siete stati ingannati, raggirati e beffati da partiti e personaggi candidati ed eletti che, purtroppo, continuano a insediarvi e illudervi vergognosamente, svegliatevi e trovate la forza di liberarvi dalle loro catene schiavistiche, perché costruire un nuovo potere politico, cioè il potere della classe lavoratrice operaia e intellettiva, per la soluzione del dramma presente, assieme agli altri primari problemi della vita, è possibile, dipende esclusivamente da noi e dalle nostre scelte politiche, è ora di dire basta ai responsabili delle nostre struggenti apprensioni quotidiane. Il Partito Comunista Italiano M-L continua a fare onestamente e lealmente il suo dovere nei confronti dei perseguitati dal regime politico dominante a tutti i livelli istituzionali e a coloro che dovessero continuare a pensare e dire “ma sono comunisti” noi risponderemmo  “allora continuate a farvi abbattere la casa di necessità e ad esporre le vostre famiglie ad disastro esistenziale che ne consegue”!
* Segretario generale del P.C.I.M-L.
 


IL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA NON HA PARTECIPATO A NESSUNA RIUNIONE DI “COMUNISTI SINISTRA POPOLARE”, SEGRETARIO NAZIONALE MARCO RIZZO.



      Indignati apprendiamo che in una riunione di Comunisti Sinistra Popolare, tenutasi a Roma sabato 6 ottobre 2012, il segretario nazionale dell’organizzazione Marco Rizzo nel suo intervento ha ringraziato anche per la presenza della delegazione del nostro Partito. In effetti si è trattato di una sgradevole e deplorevole millanteria nei confronti dei partecipanti all’incontro per accreditarsi un immeritato prestigio ideologico e politico marxista-leninista derivante dalla presenza in Italia e all’estero del nostro ancor piccolo ma già glorioso Partito della rivoluzione e della costruzione del socialismo in Italia e nel mondo intero.

      In realtà il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista non era stato invitato all’incontro né ufficialmente né ufficiosamente e non vi era rappresentato. Noi, se invitati, partecipiamo sempre ai lavori congressuali o di attività politica dei partiti e organizzazioni marxiste-leniniste nazionali e internazionali e siamo disponibili a partecipare anche alle iniziative dei partiti e delle organizzazioni revisioniste, però solo allo scopo di far conoscere le nostre posizioni ideologiche, politiche, strategiche e tattiche necessarie per la costruzione del socialismo nel nostro paese e nel mondo intero e per combattere il revisionismo, l’opportunismo e l’economicismo, ma giammai per prestare il fianco alla natura e alla politica revisionista di tali organizzazioni. Non dobbiamo mai dimenticare che il revisionismo, sin dai tempi di Marx ed Engels, è stato, e rimane, il peggior nemico della costruzione del socialismo in Italia e sull’intero pianeta ed è stato il responsabile della sconfitta della gloriosa Unione Sovietica e dell’intero socialismo realizzato nel ventesimo secolo, con tutte le drammatiche conseguenze di oggi per il proletariato di tutti i paesi della Terra. Il revisionismo vecchio e nuovo è un vero cancro che si è insinuato nel movimento comunista e operaio e la vittoria del socialismo passa preliminarmente attraverso la sua sconfitta.

      Comunisti Sinistra Popolare, che nasce dalla frantumazione delle organizzazioni revisioniste, opportuniste ed economicistiche della Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani e di cui riteniamo ne sia una degna erede – lo si evince pure dal consistente numero di aderenti provenienti da tali aggregazioni o dalle loro successive divisioni –, è l’ennesimo nascente partito comunista revisionista, è un altro ostacolo per la crescita del vero partito comunista marxista-leninista in Italia e sulla strada della vittoria del socialismo ed è un nuovo inganno ideologico e politico, dopo il Partito Comunista Italiano,  Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani, della classe lavoratrice italiana.

      Tra l’altro, spesso i revisionisti delle varie congreghe civettano persino di marxismo-leninismo per attrarre militanti in buona fede, purtroppo carenti nella conoscenza e nella formazione dei principi di classe e rivoluzionari del marxismo-leninismo – principi, che soli possono conquistare il socialismo, enunciati dai nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin e consistenti nel materialismo storico e dialettico, nella lotta di classe, nella rivoluzione socialista, nella conquista di tutto il potere alla classe lavoratrice, nel centralismo democratico, nella lotta spietata al revisionismo, all’opportunismo e all’economicismo prima e dopo la rivoluzione socialista e per l’intero periodo di costruzione della società socialista e sino all’edificazione di quella comunista -  mentre nei fatti si rivelano uno strumento politico di sopravvivenza dell’infame sistema capitalistico. Sono arnesi della borghesia e del clericalismo per dividere e indebolire il movimento comunista e operaio nazionale e internazionale che lotta per la sconfitta del capitalismo e la costruzione della nuova società socialista.

      Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, nel suo modesto lavoro per la costruzione del socialismo in Italia, smaschera e combatte il revisionismo e i revisionisti di tutte le salse e di tutti i tempi e si accompagna unicamente ai sinceri e coerenti marxisti-leninisti. Per verificare se un marxista-leninista è veramente tale non basta desumerlo solamente da quello che dice di essere e proclama, bensì dall’esperienza di vita politica vissuta sino a quel momento e a partire da ciò allo stato non possiamo ritenere Marco Rizzo un marxista-leninista.

Forio (Napoli), 15 ottobre 2012.


                                                                              Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista



     
CHI DI SPADA FERISCE PRIMA O DOPO DI SPADA PERISCE!
IL “GENDARME” USA ASSALTATO E FERITO A BENGASI DA UNA FOLLA DI LIBICI INFEROCITI, NON SOLO PER LE OFFESE A MAOMETTO, MA PRINCIPALMENTE PER LA POVERTA’ CHE LI ASSALE DOPO L’ASSASSINIO DI MU’AMMAR GHEDDAFI!

      Dal diciannovesimo secolo i popoli in lotta per l’indipendenza e la sovranità nazionale hanno sempre, e giustamente, apostrofato il governo degli Stati Uniti d’America con l’appellativo spregiativo di “gendarme” del mondo, a causa della sua potenza capitalistica e imperialistica e della sua conseguente pretesa di voler dominare gli affari ed esercitare la supremazia politica e militare sui cinque continenti della Terra. E’ un appellativo appropriato che indica i tanti interventi dei servizi segreti e militari americani per destabilizzare la situazione politica in molti stati [dall’America Latina, all’Africa, ai balcani, al medio oriente e altrove] allo scopo di far cadere i legittimi governi indipendenti e insediarvene di nuovi, spesso fascisti e massacratori delle libertà democratiche e degli oppositori, che siano amici e complici nella difesa dei cosiddetti interessi americani all’estero, ma gli affari sono affari e valgono ben il massacro di interi popoli, come è avvenuto in Iraq, in Afghanistan, in Palestina con l’alleato governo israeliano, nell’ex Jugoslavia, eccetera. Inoltre, l’imperialismo americano, assieme ai suoi alleati, non ha mai smesso di sostenere la lotta spietata ai comunisti e la caduta dell’Unione Sovietica e degli altri stati socialisti, proprio per avere il controllo economico, militare e politico assoluto sul mondo intero, come sciaguratamente e drammaticamente è oggi.
      Oramai è evidente a tutti che le cosiddette “rivolte democratiche”, definite pure e scandalosamente  della “primavera araba”, di natura borghese e capitalistica, avvenute in vari paesi del medio oriente sono state promosse, fomentate, finanziate e sostenute dall’imperialismo economico e militare statunitense, francese, inglese, italiano e di altri paesi europei [direttamente o con il supporto della Nato] ed arabi per instaurare in quelle nazioni propri governi asserviti e complici per sfruttare e depredare le risorse e le ricchezze di quei territori, con la sciagurata conseguenza di decine, o centinaia, di migliaia di morti, feriti e profughi verso l’Europa e l’ulteriore impoverimento sociale di quei popoli, le cui condizioni di vita oggi dipendono dagli affari dei nuovi occupanti e colonizzatori occidentali.
      Le stesse forze economiche e militari occidentali stanno cercando di fare la medesima cosa in Siria, con l’auspicio, ma questa volta sarà molto difficile da realizzare, che domani possano ripeterla anche in Iran, in modo da poter sottomettere, controllare e sfruttare, assieme all’altro gendarme imperialista del posto, il governo capitalistico e imperialistico dello stato di Israele, l’intera area mediorientale, anche allo scopo di avvicinarsi ulteriormente e di accerchiare le frontiere della Russia. Ecco perché attualmente la Russia e la Cina capitalistica, diversamente da come irresponsabilmente si sono comportate  per l’aggressione alla Libia, al consiglio di sicurezza dell’ONU fanno valere il diritto di veto contro l’intervento della Nato in Siria per abbatterne il legittimo governo.
      A queste potenze interventiste del ventunesimo secolo, per affermare un nuovo regime coloniale su vaste aree del pianeta, non è riuscito il tentativo, neppure tanto mascherato, di nascondere i propri disegni militari ed economici eversivi, aggressivi e di conquista nascondendosi dietro il paravento del soccorso umanitario e degli aiuti disinteressati a “popoli in rivolta per conquistarsi la democrazia”, ovvero per passare dalla schiavitù di un governo e sfruttamento capitalistico nazionale a uno peggiore di sottomissione e dominio coloniale imperialistico, così come è regolarmente avvenuto. Potenze che hanno investito capitali ingenti in armi e finanziamenti alle organizzazioni e gruppi di istigatori che operavano in quei paesi per disinformare le popolazioni e istigarle contro i propri governi, naturalmente anch’essi di natura borghese, capitalistica e in un certo  modo repressiva, capitali che adesso devono rientrare sfruttando le risorse e il lavoro di quelle popolazioni.
      Il telegiornale di Rai-News24 delle ore 13 di lunedì 10 settembre 2012 ci ha informato, qualora ne avessimo ancora bisogno, che in Siria operano rappresentanti di paesi occidentali che sostengono le operazioni delle forze ribelli contro il legittimo governo di Bashar al-Asad, compreso del personale italiano. Quest’ultima, grave notizia dovrebbe far vergognare il governo italiano e i partiti del centrodestra, centro e centrosinistra che lo sostengono, perché si tratta di una vergognosa ingerenza del nostro paese negli affari interni di un altro paese e che contrasta coi principi della nostra Costituzione, ma oramai è chiaro che l’Italia governata da Napolitano, Monti, Berlusconi-Alfano, Casini e Bersani viaggia al seguito dell’interventismo militare ed economico statunitense, europeo e della Nato: vergogna!
      L’assalto dell’11 settembre 2012 di una folla inferocita di libici che ha dato alle fiamme il consolato e la bandiera statunitense a Bengasi, in Libia, uccidendo l’ambasciatore Chris Stevens e altri tre americani, è stato ampiamente e inequivocabilmente collegato al fatto che Stevens è stato il massimo rappresentante del governo degli Stati Uniti d’America presso il consiglio nazionale di transizione libica per abbattere il legittimo governo della Libia, che ha portato al barbaro assassinio di Mu’ammar Gheddafi. La funzione diplomatica e operativa di Stevens in Libia è stata confermata dalle dichiarazioni dello stesso Barack Obama nel telegiornale di Raiuno delle ore 13,30 del 13 settembre 2012. Dunque, chiaramente il popolo libico ha voluto vendicarsi dell’occupazione e della sottomissione militare, politica ed economica statunitense, avvenuta assieme alle altre potenze interventiste e occupanti europee, e del conseguente, attuale e ulteriore impoverimento delle condizioni sociali e di vita di quel popolo. La giustificazione opportunistica dell’informazione borghese, capitalistica e imperialistica nazionale e internazionale che l’assalto e l’incendio del consolato di Bengasi sia da collegare all’esplosione della collera popolare per il film prodotto in America e offensivo di Maometto, anche in relazione all’assedio dell’ambasciata USA al Cairo, in Egitto, non basta per attenuare l’odio del libero popolo libico contro l’aggressione, le devastazioni e i morti subiti.
      La preziosa lezione storica che il movimento comunista e operaio di tutti i paesi e continenti della Terra deve trarre dalla disperazione e dalla vendetta del popolo libico contro gli aggressori e nuovi colonizzatori imperialisti è la certezza che prima o poi, in nome della rivoluzione socialista, della conquista del potere politico alla classe lavoratrice e della costruzione della società socialista, i popoli della Terra si rimetteranno in cammino sulla via maestra dell’organizzazione di classe e rivoluzionaria comunista per abbattere il capitalismo, per pulire il pianeta dall’imperialismo e per liberarsi dagli aguzzini del capitale di ieri, di oggi e di domani. Evviva la forza della ribellione dei popoli contro la tirannia e la schiavitù del capitalismo e dell’imperialismo, evviva la lotta del proletariato unito di tutti i paesi per la conquista della società socialista e l’edificazione di quella comunista.
Forio (Napoli), 13 settembre 2012.

Domenico Savio
Segretario generale del Partito Comunista Italiano M-L  


SOLIDARIETA’ E SOSTEGNO IDEALE E POLITICO AI 500
OPERAI DELL’ALCOA, SCESI A ROMA PER RIVENDICARE
IL DIRITTO AL LAVORO, AL SALARIO E ALLA VITA. POTETE
VINCERE CON LA LOTTA DI CLASSE E RIVOLUZIONARIA
ALL’INTERNO DELLA BATTAGLIA PER IL SOCIALISMO!

      Il Partito Comunista Italiano M-L - che lotta per il miglioramento immeditato delle condizioni di vita della classe lavoratrice italiana operaia e intellettiva e per costruire la prospettiva del socialismo nel nostro paese, quale unica possibilità storica per uscire dalle crisi e dalle miserie sociali della società capitalistica -  con le sue bandiere rosse sventolanti, segnate dalla falce, il martello e la stella, simboli gloriosi del movimento comunista e operaio nazionale e internazionale, saluta a pugno chiuso i 500 lavoratori dell’Alcoa, azienda dell’alluminio del Sulcis in Sardegna, oggi costretti a scendere ancora a Roma per rivendicare il loro diritto naturale e sociale al lavoro e al salario per poter continuare a vivere assieme alle loro famiglie.
     Combattete non solo contro i padroni, sfruttatori del lavoro altrui e assetati di profitti, ma, innanzi tutto, contro un governo e un parlamento [in cui siedono i rappresentati dei partiti borghesi, clericali e padronali del centrodestra e centrosinistra, che sostengono il governo degli interessi bancari e finanziari a livello nazionale e internazionale e che ne votano i provvedimenti legislativi, che stanno portando allo  smantellando del sistema industriale italiano causando nuova disoccupazione e disperazione nella classe lavoratrice] che difendono i potenti interessi del capitale e ignorano sistematicamente e colpevolmente quelli del mondo del lavoro.
      Il nostro nemico principale è l’attuale, infame sistema capitalistico, dove la ricchezza e i mezzi di produzione sono nelle mani degli sfruttatori e degli speculatori, che si appropriano del nostro lavoro e segnano di disperazione e fame la nostra esistenza. Senza uscire dal capitalismo non usciremmo neppure dalle nostre tragedie esistenziali. Ecco perché la lotta di classe di oggi può avere una prospettiva di liberazione per noi e per i nostri figli solo se combattuta all’interno della battaglia più generale di sconfitta rivoluzionaria del sistema capitalistico e del suo potere politico, attualmente in Italia formato indifferentemente dai partiti e dagli eletti senatori e deputati del centrodestra e del centrosinistra.
      Comunque, compagni lavoratori dell’Alcoa, come della Carbosulcis e delle altre aziende della Sardegna e dell’Italia intera minacciate di chiusura e licenziamento dei lavoratori, avanti nella lotta sino alla vittoria, non scoraggiatevi e non seguite i vostri nemici di classe sindacali e politici che vi vorrebbero rassegnati alla sconfitta. Nessuna azienda deve essere chiusa, nessun dipendente licenziato, nessun lavoratore disoccupato. Questo obiettivo di umanità e di civiltà è possibile realizzarlo, basta mandare a casa l’attuale casta dominante e conquistare il potere politico e sociale alla classe lavoratrice, oggi sfruttata e maltrattata dal potere politico degli industriali, dei banchieri e delle multinazionali della finanza affaristica e speculativa.
      Cari lavoratori, nella difficile lotta che state coraggiosamente conducendo, il Partito Comunista Italiano M-L vi è idealmente, fraternamente e politicamente vicino e vi esprime tutta la sua solidarietà politica di classe e rivoluzionaria.    
Forio (Napoli), 10 settembre 2012.
                                                                                                                    Domenico Savio
                                                                                                   Segretario generale del P.C.I.M-L.     

 
SOLIDARIETA’ AI MINATORI IN LOTTA DELLA CARBOSULCIS IN SARDEGNA!

      Il Partito Comunista Italiano M-L esprime la più viva e fraterna solidarietà umana, ideale, politica, di classe e rivoluzionaria alle centinaia di minatori della Carbosulcis in Sardegna in lotta per difendere il posto di lavoro e per protestare energicamente contro le inadempienze del governo capitalistico, allegramente sostenuto dai partiti del centrodestra e centrosinistra. Una lotta dura che continua con l’occupazione della miniera a 373 metri di profondità e uno di loro, per disperazione, si è persino tagliato a un polso.
      Ma, cari lavoratori, l’uscita dalle continue crisi capitalistiche e dai drammi sociali e familiari che esse  determinano, la sicurezza del posto di lavoro e, finalmente, la conquista del potere politico da parte della  classe lavoratrice operaia e intellettiva dipendono solo da una dura e prolungata lotta di classe dell’intero proletariato italiano per sconfiggere il sistema economico e sociale capitalistico, fondato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla schiavitù padronale, e costruire quello della vera democrazia, uguaglianza e libertà socialista.
      Care lavoratrici e cari lavoratori della Carbosulcis, siamo fraternamente al fianco della vostra durissima lotta di classe per difendere oggi il posto di lavoro e per vincere domani la battaglia per il socialismo. Senza socialismo l’umanità non avrebbe futuro, perché verrebbe definitivamente distrutta dall’infame sistema capitalistico.   
Forio (Napoli), 30 agosto 2012.
                                                             Partito Comunista Italiano M-L


IL P.C.I.M-L. LAVORA ALLA COSTRUZIONE DELLA REPUBBLICA SOCIALISTA SOVIETICA ITALIANA!

1946 - 2 giugno – 2012, 66 anni di Repubblica borghese e clericale hanno oramai disilluso, sfiduciato e stancato il proletariato italiano!

      Nella giornata di oggi le istituzioni e le massime cariche borghesi e clericali dello Stato capitalistico italiano festeggiano i 66 anni dalla proclamazione dell’odierna Repubblica capitalistica italiana, governata dal potere politico – di centrodestra, centro e centrosinistra e all’occorrente anche della falsa sinistra comunista, cioè revisionista e opportunista, di questo paese - della classe padronale e sottomessa all’imperialismo economico, bancario, finanziario e militare europeo e statunitense.
      E’ la Repubblica dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, della disoccupazione di massa, della precarietà di ogni forma di lavoro, della mancanza di prospettive per le giovani generazioni, delle gravi conseguenze delle crisi capitalistiche, della rapina legalizzata delle masse popolari, di un sistema scolastico di regime e bigotto, di una sanità che langue, dei servizi sociali sempre più carenti e costosi, dell’ingiustizia di classe, della riduzione progressiva delle libertà democratiche borghesi, di uno Stato di polizia permanente,  pronto a denunciare e processare chi protesta per rivendicare i propri diritti sociali ed esistenziali, e delle potenti lobby industriali, bancarie e finanziarie. In una Repubblica come la nostra, dove non esiste lavoro e guadagno costituzionalmente sancito e garantito  per tutti i componenti la collettività, non esiste neppure libertà e democrazia.
      Tra il 1943 e il 1946 la maggioranza del gruppo dirigente dell’ex Partito Comunista Italiano, capeggiato dal revisionista e opportunista Palmiro Togliatti, trasformò la natura di classe del P.C.d’I., fondato a Livorno il 21 gennaio 1921, e avviò la nuova politica della cosiddetta “via italiana al socialismo”, di natura interclassista, revisionista e riformista ingannando, così, il proletariato italiano sostenendo che da noi il socialismo si sarebbe costruito progressivamente e non con una rottura rivoluzionaria col passato.
      I drammatici risultati di quella sciagurata scelta politica sono sotto gli occhi di tutti: la Repubblica del 1946 somiglia, disgraziatamente, sempre di più a quella dannata di Salò, almeno dal punto di vista della tentata conciliazione tra certi antifascisti di ieri e fascisti di oggi; l’ex PCI è miserabilmente scomparso trasformandosi in un partito borghese, clericale e capitalistico e dopo aver rinnegato la prospettiva del socialismo; la Costituzione promulgata il 1° gennaio 1948 è in fase di smantellamento da parte del potere capitalistico delle odierne diverse collocazioni parlamentari; l’Italia è sempre di più una Repubblica reazionaria, conservatrice,  repressiva dei diritti, dei bisogni e delle aspettative di vita delle masse lavoratrici e popolari, guerrafondaia e al servizio degli affari imperialistici nazionali, europei e americani.
      E’ stata tradita e infangata impunemente la memoria dei coerenti comunisti che nella lotta antifascista, nella gloriosa Resistenza e nella lotta di Liberazione dell’Italia dal nazismo e dal fascismo morirono combattendo per darci una Repubblica governata dal potere politico della classe lavoratrice. Il governo del popolo è stato sostituito dalla delega elettorale borghese e clericale, le elezioni sono diventate un affare di regime di potenti lobby partitiche e politiche autoreferenziali, che hanno il controllo dei mezzi di formazione dell’opinione pubblica e che attraverso apposite leggi elettorali, con sbarramenti, premi di maggioranza e presidenzialismo, continuano a occupare e gestire il potere in nome e per conto degli interessi della classe capitalistica contro quelli delle masse popolari. L’Italia è diventata un sistema generalizzato di corruzione e di ingiustizia sociale in tutti i settori della vita pubblica e istituzionale.
      Nella giornata della ricorrenza della vecchia Repubblica e dei relativi festeggiamenti prendiamo fieramente le distanze da quanti la esultano e la festeggiano per far sopravvivere lo stato deprecabile delle cose presenti, lasciamo al capo dello Stato, al governo tecnico, che ben dimostra di governare gli interessi del sistema bancario e finanziario nazionale e internazionale, al parlamento borghese, clericale e capitalistico e ai partiti che lo compongono la glorificazione di una Repubblica antipopolare destinata a perire sotto l’indignazione e la lotta del popolo lavoratore italiano, mentre noi comunisti, coerenti marxisti-leninisti, già assaporiamo la gloria futura della fine del presente e dell’inizio del nuovo che verrà. Rispetto alla storia gli odierni esaltatori della Repubblica del 1946 ci appaiono come i restauratori del 1815, il cui tramonto era già scritto e vicino.
      Questa non è la Repubblica che volevamo, non è la nostra Repubblica, non ci appartiene e la lottiamo per costruirne una nuova e superiore, cioè la Repubblica della morte del capitalismo, della conquista di tutto il potere politico alla classe lavoratrice del braccio e dell’intelletto, della fine dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dell’uguaglianza economica e sociale e della giustizia sociale veramente e concretamente uguale per tutti. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista lotta sin da subito per costruire la prospettiva della Repubblica Socialista Sovietica Italiana. Intorno a questa nuova prospettiva di vita individuale e collettiva chiamiamo a raccolta, mobilitazione e lotta la classe operaia emancipata, gli intellettuali d’avanguardia e tutti i sinceri e coerenti progressisti che vogliono impegnarsi per uscire dall’attuale tragedia sociale e approdare, nel tempo necessario, alla nuova convivenza umana.
      Viva la lotta di classe e rivoluzionaria del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista per costruire l’Italia socialista.
Isola d’Ischia, 2 giugno 2012.
                                                                                                                                          Domenico Savio
                                                                                                  Segretario generale del P.C.I.M-L.  


AUGURI DI LUNGA VITA AL COMPAGNO DOMENICO SAVIO, SEGRETARIO GENERALE DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA, PER IL SUO 72° COMPLEANNNO
Il compagno Domenico Savio, dirigente rivoluzionario marxista-leninista, nato a Forio (Napoli) il 16 febbraio 1940, educato ai principi del marxismo-leninismo, forgiatosi alla scuola del materialismo dialettico e storico, studioso e diffusore del pensiero e l’opera immortali dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin e impegnato nella lotta di classe e rivoluzionaria del proletariato italiano, oggi compie 72 anni e, grazie a Madre Natura, se li porta benissimo e ciò ci conforta nella durissima battaglia che quotidianamente e ininterrottamente combattiamo per la conquista del socialismo in Italia e nel mondo intero. Per il nostro Partito, e riteniamo per l’intera classe lavoratrice italiana, Domenico Savio è una guida ideologica e politica sicura e indispensabile per la lotta di classe e rivoluzionaria che siamo chiamati a condurre per avvicinare la fine del capitalismo e il trionfo del socialismo nel nostro paese.
Egli, dopo la fine ingloriosa dell’ex Partito Comunista Italiano, ma già a partire dal secondo dopoguerra del secolo scorso e precisamente dalla traditrice e rinnegatrice svolta revisionista e opportunista di Salerno di Togliatti e della destra del partito, tra cui Giorgio Napolitano, attuale presidente della Repubblica borghese, clericale e capitalistica italiana, è stato l’ispiratore e il fondatore indiscusso del nostro Partito. Sotto la sua guida preziosa il P.C.I.M-L., fondato il 3 dicembre 1999, ha mosso i primi passi e oggi, in una situazione politica nazionale e internazionale di grande difficoltà operativa, è in fase di incoraggiante crescita. Domenico savio, nel ginepraio confusionale ed estremamente frantumato della sinistra di classe italiana rappresenta, senza dubbio, un punto di riferimento importante, se non unico, per la formazione di una nuova leva di marxisti-leninisti, per la formazione della coscienza di classe nei lavoratori italiani, per l’unità di tutti i coerenti e sinceri marxisti-leninisti e per una strategia di lotta rivoluzionaria credibile e coinvolgente tra le masse diseredate del proletariato del nostro paese.
Nell’attuale, ennesima fase acuta della crisi economica e finanziaria del sistema capitalistico e imperialistico dinanzi alle analisi approssimate e a proposte di alleanze di lotta improprie, contraddittorie e controproducenti formulate da sedicenti organizzazioni comuniste, di chiaro stampo revisionista e opportunista, l’analisi e le proposte del nostro Segretario generale sono sempre ideologicamente e politicamente, anche per quanto concerne la prassi e la strategia, conformi ai principi del marxismo-leninismo, gli unici principi che possono condurre la classe lavoratrice alla vittoria contro il sistema e il potere politico padronale. In questi giorni, di fronte a riproposte ammucchiate di lotta tra componenti sindacali non chiaramente di classe, organizzazioni politiche di varia estrazione e movimenti di lotta piccoli borghesi e populisti con l’obiettivo di costituire un improbabile governo di emergenza popolare, Domenico Savio, proprio a partire dai principi del marxismo-leninismo e dall’esperienza storica della lotta di classe per il socialismo, ripropone, ed è costantemente impegnato su questo fronte, innanzi tutto l’unità dei sinceri e coerenti comunisti, la loro unità in un unico partito comunista autenticamente di classe e rivoluzionario, quale è, appunto, il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, a cui affidare il compito di organizzare e guidare la lotta dei lavoratori.
Senza una rivoluzione socialista, senza la sconfitta del nemico di classe, senza il passaggio di tutto il potere alla classe lavoratrice, o meglio ai Soviet, cioè ai Consigli dei lavoratori del braccio e dell’intelletto da costituire in ogni azienda e ambito territoriale, senza la nazionalizzazione dell’industria, delle grandi aziende agricole, delle banche, dei trasporti, del commercio, dei mezzi di informazione e senza instaurare la dittatura, cioè potere, del proletariato nessun governo popolare, o meglio proletario, è possibile. Attualmente il potere politico ed economico è, purtroppo, ancora saldamente nelle mani della classe borghese e clericale, ovvero del capitalismo e dell’imperialismo ed è guardato a vista, difeso e garantito dal suo potere repressivo delle forze armate, e non potrà mai passare nelle mani del proletariato senza una rivoluzione e chi propaganda il contrario è fuori dal materialismo storico e dai principi del marxismo-leninismo ed è utile solo alla sopravvivenza dell’odierno infame sistema sociale, fondato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Senza teoria rivoluzionaria non è neppure possibile la lotta rivoluzionaria e senza un vero partito rivoluzionario, fondato sui principi del centralismo democratico, non è neanche pensabile condurre una lotta rivoluzionaria per costruire la prospettiva del socialismo.
Questi sono solo alcuni degli insegnamenti costanti che Domenico Savio trasmette ai militanti e ai simpatizzanti del P.C.I.M-L. e lo fa pure attraverso i suoi scritti sulla natura di classe e sull’attività ideologica e politica del Partito del proletariato. Domenico Savio, col suo pensiero, la sua attenta, costante e profonda analisi della situazione politica nazionale e internazionale in costante movimento e col suo impegno ideologico e politico quotidiano da forza e sprona il nostro Partito, e con esso l’intero proletariato italiano, al raggiungimento di sempre nuovi traguardi di conquiste sociali e di avvicinamento alla meta del socialismo. Del Dirigente politico non possiamo non ricordare anche la sua grande umanità, il suo rapporto fraterno con chi lo circonda, la sua immensa vicinanza di vita ai più deboli socialmente e perseguitati dall’infame società capitalistica, la sua elevata e indiscussa moralità e la sua infinita onestà intellettuale. Con questi semplici, incontestabili e modesti riconoscimenti, con l’affetto e la stima che ci legano fraternamente al nostro Segretario generale auguriamo al compagno Domenico Savio ancora una lunga e operosa vita, in ottima salute, alla guida del P.C.I.M-L. e del proletariato italiano in lotta per migliorare le attuali drammatiche condizioni di vita e per la conquista ravvicinata del socialismo.
Auguri nostro caro Dirigente!
Forio (Napoli), 16 febbraio 2012.
info@pciml.org
Il Comitato Centrale del P.C.I.M-L.

1921 - 21 gennaio - 2012: SIAMO ANCORA QUI E PIU’ AGGUERRITI DI ALLORA NEL LAVORO RIVOLUZIONARIO DI COSTRUZIONE DELLA PROSPETTIVA SOCIALISTA NEL NOSTRO PAESE E NEL MONDO INTERO!

Sono trascorsi 91 anni da quando a Livorno, il 21 gennaio 1921, fu costituito il Partito Comunista d’Italia, Sezione italiana della gloriosa Terza Internazionale, fondata per volere di Lenin e Stalin nel 1919. Da allora è trascorso circa un secolo, colmo di avvenimenti sia eroici che sciagurati per il proletariato italiano e per quello di tutti i paesi della Terra.
Gli avvenimenti vittoriosi sono stati la nascita di tanti Partiti Comunisti nazionali sotto la guida della Terza Internazionale, la vittoria del Partito Comunista bolscevico nella guerra civile scatenata dalle potenze imperialistiche occidentali sul suolo della Russia appena dopo la gloriosa e imperitura Rivoluzione d’Ottobre per soffocarla nel sangue, la costruzione del socialismo realizzato in Unione Sovietica - dove nel 1952 la collettivizzazione aveva raggiunto circa il 95% di tutte le attività sociali - e, pressappoco, in un terzo dell’intera superficie terrestre, l’eroica vittoria sul nazifascismo sotto la guida del compagno Stalin e, di riflesso, il miglioramento delle condizioni di vita della classe lavoratrice e delle più ampie masse popolari in tutti i paesi a regime di sfruttamento capitalistico.
Gli accadimenti sciagurati sono stati, purtroppo, la vittoria, anche se temporanea, del revisionismo, dell’opportunismo e dell’economicismo nel Partito Comunista dell’Unione Sovietica e in quelli di tutti gli altri paesi del socialismo realizzato nel ventesimo secolo e dei paesi capitalistici, il ritorno del dominio assoluto del capitalismo e della sua espansione imperialistica sull’intero pianeta e l’arretramento pauroso dell’organizzazione e della lotta di classe del proletariato.
Le crisi di origine capitalistica si susseguono sempre più ravvicinate e quasi ininterrotte gettando nella miseria e nella disperazione le masse popolari senza lavoro, sfruttate con ogni mezzo produttivo, commerciale e finanziario e, nella protesta, massacrate dalle forze repressive del potere e dello stato capitalistico. Sciaguratamente questa che stiamo vivendo è una delle fasi storiche più brutte per la causa di emancipazione socialista delle masse lavoratrici e popolari, che dinanzi alla violenza economica, sociale e repressiva del sistema padronale stentano a intraprendere la via vittoriosa della lotta di classe e della rivoluzione socialista.
Prevalgono il qualunquismo politico e il populismo, iniettati in maniera smisurata nel corpo sociale dall’informazione borghese, dalla propaganda cattolica, dai partiti – di centrodestra, centro, centrosinistra e di quelli falsamente comunisti di natura revisionista e opportunista - e dai sindacati del regime disgraziatamente ancora dominante. Non esageriamo dicendo che la situazione attuale, in termini di emancipazione di classe, di organizzazione, di mobilitazione e di lotta di classe per il socialismo della classe lavoratrice, è molto peggiore di quella dell’inizio del secolo scorso.
Ma la certezza materialistica che il sistema capitalistico oramai volge al tramonto e che nulla può fermare questo processo, anche storicamente, irreversibile, che il materialismo storico, analizzato e rappresentatoci dai nostri quattro grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, è l’unica verità assoluta del divenire storico del genere umano e che l’esperienza acquisita dal movimento operaio nazionale e internazionale che la lotta di classe e il perseguimento dell’obiettivo della trasformazione rivoluzionaria dell’odierno sistema sociale dominante sono gli unici strumenti ideali e materiali coi quali possiamo, e dobbiamo, costruire la nuova società socialista senza classi e sfruttamento dell’uomo sull’uomo, spingono con convincimento assoluto e senza titubanza alcuna noi marxisti-leninisti a continuare, con maggiore accanimento di prima, la battaglia politica e sociale per la conquista del socialismo in Italia e sull’intero pianeta.
Questa è la missione storica che si è assunta il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, che in nome del pensiero e l’opera imperituri di Marx, Engels, Lenin e Stalin lavora per costruire il nuovo e superiore ordine sociale socialista, nell’ambito dei principi e della strategia dell’internazionalismo proletario. Cogliamo l’occasione per invitare i coerenti comunisti marxisti-leninisti ad abbandonare la strada individualistica dei proclami e della dispersione e a unirsi al nostro concreto e coerente lavoro di partito per essere veramente utili alla causa della prospettiva socialista in Italia. Il gruppettismo può, al massimo, essere solo testimonianza, ma è nel Partito di Lenin e Stalin che si può concretamente contribuire, con la militanza e l’attività politica partitica e di classe, a costruire la nuova e superiore società socialista.
Con questi principi, impegni e azione rivoluzionaria ricordiamo oggi il 91° anniversario della fondazione del Partito Comunista d’Italia rendendo, nel contempo, anche omaggio alla memoria dei compagni che d’allora, nella lotta antifascista e antinazista, nella Resistenza, nella Guerra di Liberazione e nella lotta di classe, sono eroicamente caduti sotto il fuoco del nemico di classe.
EVVIVA LA LOTTA DI CLASSE!
EVVIVA LA LOTTA RIVOLUZIONARIA PER IL SOCIALISMO!
EVVIVA LA RIVOLUZIONE SOCIALISTA!
EVVIVA LA SOCIETA’ COMUNISTA!
Forio (Napoli), 21 gennaio 2012.
domenicosavio@pciml.org
Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
L’ANTIMPERIALISTA MUAMMAR GHEDDAFI E’ STATO BARBARAMENTE ASSASSINATO DALL’IMPERIALISMO AMERICANO, EUROPEO E DELLA NATO!
Onore e gloria alla memoria dell’antimperialista Muammar Gheddafi. Oggi Egli è stato brutalmente ucciso dall’imperialismo statunitense, europeo e della Nato e da una parte incosciente - per quanto attiene gli ideali e la prospettiva di liberazione della classe lavoratrice dalla dittatura borghese, clericale e capitalistica - e assoldata, sempre dalla canaglia imperialistica, della sua popolazione, mentre resisteva coraggiosamente all’occupazione del suo paese e alla sottomissione del suo popolo agli interessi economici della nuova colonizzazione imperialistica in Africa.
Tutti sappiamo che Muammar Gheddafi è stato un feroce anticomunista – e per questo i comunisti libici lo hanno duramente combattuto pagandone un elevato tributo di sangue e di vite umane – e un dittatore della borghesia nazionale libica, però ha sempre difeso e strenuamente l’indipendenza economica e sociale della nazione e del popolo libici sino al sacrificio della vita, come già era avvenuto per l’altro antimperialista dei nostri tempi Saddam Hussein.
In questo giorno di lutto per l’indipendenza, la sovranità nazionale e l’autodeterminazione di tutti i popoli della terra Li ricordiamo entrambi quali esempi gloriosi di lotta e di resistenza al dominio imperialistico sul pianeta. L’imperialismo è l’estensione a livello mondiale della ferocia dello sfruttamento capitalistico sulla classe lavoratrice e le masse popolari dei paesi a regime e dittatura padronale.
Muammar Gheddafi, come Saddam Hussein, appartengono alla storia gloriosa della lotta dei popoli contro l’imperialismo militare, guerrafondaio, economico, finanziario e politico e solo per questo importante motivo, come ci ha insegnato Lenin, Li ricordiamo alle nuove generazioni di militanti e combattenti antimperialistici.
Adesso l’Africa intera è meno libera e più vulnerabile ai piani di occupazione e di espansione economica dell’imperialismo occidentale e non solo. Ma presto la parte migliore e dignitosa del popolo libico, con in testa i comunisti e la classe operaia, saprà riorganizzarsi e vendicare la morte dei suoi eroi antimperialistici e ricacciare nel Mediterraneo gli occupanti, come è già avvenuto in passato e questa volta, ci auguriamo, con la vittoria contestuale della rivoluzione socialista.
Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista abbruna le proprie bandiere dinanzi alla morte eroica dell’antimperialista africano Muammar Gheddafi.
Forio (Napoli) Italia, 20 ottobre 2011.
La Segreteria del P.C.I.M-L.

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I COMUNISTI DEVONO SEMPRE STARE TRA E CON I LAVORATORI IN LOTTA, MA NON POSSONO, E NON DEVONO, SOSTENERE LE INIZIATIVE DEI SINDACATI BORGHESI E DI REGIME CAPITALISTICO, OVVERO DEI NEMICI DEGLI INTERESSI DI CLASSE DEL PROLETARIATO NAZIONALE E INTERNAZIONALE!

ESSI NON DEVONO RINCORRERE LE INIZIATIVE DI LOTTA BORGHESI O REVISIONISTE ALTRUI, MA DEVONO ESSERE PROTAGOSTI DI PROPRIE INIZIATIVE DI LOTTA DI CLASSE SULLE QUESTIONI RIVENDICATIVE, POLITICHE E SOCIALI DEL MOMENTO E SULLA COSTRUZIONE DELLA PROSPETTIVA SOCIALISTA. ATTUALMENTE PARTECIPARE ALLE MANIFESTAZIONI DI CGIL, CISL E UIL SIGNIFICHEREBBE LEGITTIMARE LE LORO VERGOGNOSE COMPROMISSIONI SINDACALI CON GLI INTERESSI DEL CAPITALISMO NAZIONALE E MULTINAZIONALE, SMINUIRE E DEVIARE LA LOTTA DI CLASSE DEL PROLETARIATO E CREARE CONFUSIONE NELLA COSCIENZA DI CLASSE DEI LAVORATORI.

Il ginepraio di organizzazioni cosiddette comuniste di natura revisionista e opportunista esistenti in Italia aspettano che le organizzazioni sindacali e politiche borghesi, clericali e di regime capitalistico assumano delle iniziative di piazza per potervi partecipare coi propri simboli e le proprie parole d’ordine ingrossando le fila dei nemici di classe degli interessi presenti e futuri della classe lavoratrice e della prospettiva del socialismo e dimostrandosi del tutto incapaci di assumere proprie iniziative di lotta.
L’attuale gravità della situazione economica, politica e sociale del nostro paese richiede che i coerenti e sinceri comunisti, ovvero i marxisti-leninisti, si uniscano intorno al Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, l’unico e vero partito comunista di classe e rivoluzionario oggi esistente in Italia, per assumere proprie iniziative di lotta di classe, a cui invitare a partecipare la classe lavoratrice operaia e intellettiva, gli intellettuali d’avanguardia e tutte le forze autenticamente progressive del paese, per costruire un fronte rivendicativo alternativo e autonomo che ponga al centro della sua battaglia sociale il miglioramento delle presenti e disastrose condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari, la sconfitta dei governi borghesi, clericali e capitalistici del centrodestra, centro, centrosinistra e della falsa sinistra comunista e la costruzione della nuova società socialista.
Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista è pronto a dare ogni possibile contributo politico e organizzativo affinché il movimento operaio italiano abbia nuovamente la possibilità di organizzarsi e di lottare autonomamente nelle piazze senza essere più costretto ad aggregarsi alle iniziative di lotta non proprie e contrapposte ai propri autentici interessi di classe. Qualcuno, speculativamente, potrebbe chiederci: perché non è il P.C.I.M-L. ad assumere tali, autonome proposte iniziative di classe? Non lo facciamo perché non abbiamo ancora la forza organizzativa necessaria per farlo.
Forio (Napoli), 5 settembre 2011.
Domenico Savio, Segretario generale del P.C.I.M-L.
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I MARXISTI-LENINISTI SOSTENGONO COMUNQUE L’ANTIMPERIALISMO!HUSSEIN SADDAM E MUAMMAR GHEDDAFI, ANTICOMUNISTI E DITTATORI SPIETATI DELLE LORO BORGHESIE NAZIONALI, MA EROI CONVINTI E DETERMINATI DELL’ANTIMPERIALISMO MILITANTE DEL 21° SECOLO: CON ORGOGLIO HANNO DIFESO LA SOVRANITA’ E L’INDIPENDENZA NAZIONALE DEL PROPRIO PAESE E POPOLO DALL’AGGRESSIONE MILITARE E SANGUINARIA DELL’IMPERIALISMO AMERICANO ED EUROPEO, DELL’O.N.U. IMPERIALISTICA E DELLA NATO, OVVERO DAL MODERNO COLONIALISMO ECONOMICO E FINANZIARIO CHE SOFFOCA LA VITA E LE ASPIRAZIONI DEI POPOLI DELLA TERRA!
Saddam Hussein, dopo aver resistito all’aggressione militare delle maggiori potenze imperialistiche del mondo di oggi e difeso strenuamente, con la vita e sino alla morte, la sovranità e l’indipendenza economica e politica dell’Iraq e del suo popolo, è stato ferocemente impiccato dai servi del capitalismo e dell’imperialismo il 30 dicembre 2006. E’ stato un esempio lungimirante di eroica resistenza ai carnefici dell’imperialismo politico, economico e militare.
Muammar Gheddafi resiste e combatte ancora contro le carneficine dell’imperialismo militare, economico e finanziario americano ed europeo, contro le sanguinose aggressioni dell’O.N.U. e della NATO e contro la nuova colonizzazione del suo paese e del suo popolo. Dalla colonizzazione fascista della Libia del secolo scorso ad oggi nulla è cambiato, perché, dopo la dolorosa sconfitta e scomparsa della gloriosa Unione Sovietica, non è cambiato il governo politico, economico e militare imperialistico del mondo. Muammar Gheddafi sta difendendo con la vita sua e della sua famiglia l’indipendenza e la sovranità nazionale della Libia.
Nella feroce guerra imperialistica prima contro l’Iraq e l’Afghanistan e ora contro la Libia l’informazione stampata e radiotelevisiva degli avvenimenti militari sul campo esalta, attraverso un esercito di indegni informatori prezzolati dal capitalismo pubblico e privato dei paesi aggressori, tutto ciò che fa comodo ai guerrafondai imperialisti e denigra vigliaccamente l’eroica resistenza e la lotta dei libici che dignitosamente si battono per difendere l’indipendenza e la sovranità nazionale del loro paese e del loro popolo. Informatori e scribacchini indegni di una informazione seria e imparziale che parlano di dittatori ignorando opportunisticamente e volutamente la spietata dittatura militare, economica e politica dei loro padroni.
Il Continente africano in questi giorni sta vivendo un altro e doloroso momento di lutto della sua tormentata e secolare storia di occupazione coloniale e di deportazione schiavistica della sua classe lavoratrice, il vecchio-nuoco colonialismo delle attuali potenze imperiali, in questo momento aiutato pure da componenti incoscienti e irresponsabili della popolazione libica, che sono state opportunamente foraggiate e armate dallo stesso imperialismo – stiamo parlando delle cosiddette definite forze rivoluzionarie, che sono nemiche degli interessi nazionali e poste al servizio degli occupanti stranieri -, sta calpestando, con la forza delle armi e del sangue, l’indipendenza e la sovranità nazionale di un suo paese, la Libia, e del suo popolo, che, sino al compimento di una rivoluzione socialista, non potrà più disporre liberamente della propria autonomia politica ed economica e delle proprie risorse naturali, come gas, petrolio,eccetera.
Sicuramente il tenore di vita del popolo libico - come è già avvenuto per quello iracheno -, che sino a qualche mese fa era il più alto di tutti i paesi nordici dell’Africa, subirà un grave peggioramento, allora tutti si renderanno conto di cosa significa perdere l’indipendenza e la sovranità nazionale, compreso quelli che stanno facendo il gioco e gli interessi delle nazioni occupanti, ma oramai sarà troppo tardi per tornare indietro, almeno sino alla futura rivoluzione socialista.
Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, in questo momento grave del dominio imperialistico sul mondo e delle sciagure economiche e sociali che ne derivano ai popoli della Terra, rende l’onore delle armi agli eroici e veri combattenti antimperialisti Hussein Saddam e Muammar Gheddafi.
Forio (Napoli), 31 agosto 2011.
Domenico Savio, Segretario generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org





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DIRITTO ALLA CASA: LA LINEA DI LOTTA POLITICA VINCENTE!

ABBATTIMENTO DELLE CASE DI NECESSITA’SOCIALE: E’ SOLAMENTE UNA QUESTIONE DI POTERE POLITICO, BISOGNA FORMARE UN NUOVO MOVIMENTO DI LOTTA RIVOLUZIONARIO, POLITICO ED ELETTORALE CHE
ABBIA COME RIFERIMENTO E SIMBOLO L’AUTOREVOLE PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA, IL PARTITO DELLE MASSE LAVORATRICI E POPOLARI. OCCORRE DEMOLIRE L’ATTUALE POTERE POLITICO!

E’ necessario costruire l’egemonia politica e di potere della classe lavoratrice. Tutto il potere deve passare nelle mani dei lavoratori operai e intellettivi occupati e disoccupati: basta col potere assassino della classe padronale!

UNIAMO LA LOTTA PER IL DIRITTO ALLA CASA A QUELLA PIU’ GENERALE CONTRO LE MANOVRE ECONOMICHE DI COSIDDETTA MACELLERIA SOCIALE DEL GOVERNO E DEL PARLAMENTO BORGHESI, CLERICALI, CAPITALISTICI E IMPERIALISTRICI!
di Domenico Savio*

Nonostante la Costituzione borghese italiana all’art.2 sancisca che “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità …” e che uno dei diritti fondamentali e inviolabili è proprio la disponibilità di una casa propria per viverci, in 66 anni di storia repubblicana del nostro paese i tanti governi borghesi, clericali e capitalistici che si sono susseguiti a Palazzo Chigi a Roma non hanno garantito tale diritto a tutti gli italiani né le istituzioni preposte hanno consentito ai cittadini che ne avevano la possibilità economica di potersi costruire in proprio e nella legalità quel tetto negatogli dallo Stato.
Poi sono stati approvati dal parlamento condoni edilizi discriminatori tra gli italiani e siamo arrivati alla violenta repressione e demolizione delle case di necessità sociale da parte del potere politico padronale che, tra l’altro, è gravemente responsabile di non aver rispettato il dettato dell’art.2 della Costituzione, case che lo stesso Stato ha costretto gli interessati a costruirle abusivamente. L’abbattimento di decine, se non di centinaia, di migliaia di prime e uniche case di abitazione rappresenta un dramma esistenziale di proporzioni inimmaginabili per centinaia di migliaia di persone appartenenti alla classe lavoratrice e agli strati sociali più poveri e bisognosi della popolazione, gente disperata buttata letteralmente sulla strada e umiliata nella sua dignità esistenziale da un potere politico che gli è estraneo e nemico.
Contro gli infami abbattimenti si è giustamente sollevato il popolo degli abbattuti, ma contro di esso i governi borghesi e clericali hanno utilizzato la repressione poliziesca e persino l’imposizione del pagamento dello stratosferico risarcimento dei costi della demolizione, in più si tratta di costi gonfiati a dismisura da consulenze e appalti di mercato, cosicché le povere e disperate famiglie lavoratrici abbattute sono rimaste senza casa e con un enorme debito da saldare allo Stato padrone. I movimenti di lotta popolare, nati per difendere il diritto alla casa di abitazione, nella loro stragrande maggioranza si sono mossi nell’ambito dei riferimenti politici ed elettorali del potere politico dominante e da questo sono stati disumanamente raggirati, ingannati, truffati con false promesse e umiliati nella loro incapacità e sudditanza politica ed elettorale.
Tali movimenti di lotta, guidati da gruppi dirigenti ancorati al potere politico capitalistico dominante di centrodestra, centro e centrosinistra e responsabile della tragedia degli abbattimenti, si sono dimostrati totalmente incapaci di analizzare e capire l’avversario potere politico e di organizzare una lotta adeguata e capace di conseguire dei risultati, quantomeno per non essere finanche scherniti da una politica di governo indegna umanamente, socialmente e civilmente. I cittadini impegnati nella lotta, costituenti la base dei movimenti, non hanno capito con quale potere ed eletti hanno a che fare e conseguentemente che tipo di comportamento assumere nei confronti di coloro che gli stanno abbattendo la casa. Hanno totalmente sbagliato a seguire ciecamente i galoppini elettorali dello stesso potere politico demolitore delle proprie case.
Innanzi tutto ai movimenti è mancata l’autonomia e l’indipendenza politica di classe necessaria e vincente che è propria della classe lavoratrice a cui appartengono le famiglie alle quali stanno abbattendo l’abitazione e non hanno capito che il loro nemico, cioè il potere economico e sociale padronale dominante a tutti i livelli istituzionali, va affrontato principalmente sul terreno politico ed elettorale della lotta di classe, nel senso che bisogna metterne in discussione il governo del paese e la sua funzione istituzionale, ovvero lavorare tra la gente per sottrargli il consenso del voto, perché esso dinanzi alla prospettiva di perdere il sostegno elettorale e con ciò il potere politico avrebbe sicuramente risposto con maggiore attenzione al problema e minore prepotenza e arroganza. Si tratta di un potere padronale malvagio, che bisogna colpire nel suo punto debole, cioè nella linfa elettorale che lo sostiene e nella possibilità di continuare a governare l’Italia.
La lotta tra abusivi edilizi per necessità di vita e il governo padronale, clericale e multinazionale del paese è una lotta tra due classi sociali opposte e storicamente conflittuali tra loro, è la lotta tra i padroni e sfruttatori al governo e le famiglie lavoratrici sfruttate socialmente e abbattute nel loro primario diritto sociale alla casa. E’ una lotta dura, dove la classe padronale al potere richiamandosi a una falsa e strumentale difesa di valori ambientali, spesso inesistenti, e fasullo moralismo ambientale non capisce e non corrisponde ai bisogni di vita della classe lavoratrice, che, purtroppo, rimane ancora subalterna ai propri nemici di classe. Dunque, la battaglia per la casa è lotta di classe, prima lo si capisce e più possibilità di vittoria ci sono.
Però deve essere una lotta di classe da condurre sul terreno ideale, culturale, politico e sociale, nel senso che bisogna esserne convinti e coinvolti, bisogna mettere politicamente paura al nemico di classe, occorre fargli capire che il nostro obiettivo è quello di togliergli il potere economico, politico e sociale e siamo certi che sotto una tale pressione e prima di essere abbattuto definitivamente cederà alle giuste rivendicazioni popolari, a partire dalla regolamentazione dell’abusivismo edilizio di necessità. Ma una convinta lotta di classe può essere organizzata e condotta unicamente dal vero e unico partito di classe e rivoluzionario delle masse lavoratrici e popolari oggi esistente in Italia, o meglio solo dall’autorevole Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, che è il nemico assoluto e dichiarato della classe padronale al governo e della sua politica di sfruttamento e di repressione del mondo del lavoro.
Noi da questo momento, come militanti e combattenti del glorioso Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e in riferimento al movimento di lotta per il diritto alla casa dell’isola d’Ischia e a quelli della terraferma, agiremo e ci impegneremo solo in tale prospettiva, perché, come sempre, vogliamo essere politicamente e socialmente onesti e coerenti con le famiglie colpite dall’abbattimento e vogliamo dare loro una prospettiva reale di salvezza della propria abitazione. Ripudiamo e combattiamo le politiche illusorie, ingannatrici e truffaldine messe in atto dal governo e dalla maggioranza e opposizione parlamentare nei confronti delle masse lavoratrici e popolari italiane, a partire dalle famiglie a cui è stata già distrutta la propria casa e siamo a fianco di chi soffre le dure conseguenze dell’attuale disgraziato sistema sociale, basato sui privilegi della casta dominante e sulle privazioni imposte alla stragrande maggioranza della popolazione.
Continueremo a partecipare, nel rispetto della nostra piena autonomia politica e organizzativa, alle iniziative di lotta accompagnati dalle nostre gloriose bandiere di giustizia sociale e di prospettiva socialista, esprimeremo le nostre opinioni, la nostra analisi politica della situazione sociale presente e sosterremo le nostre proposte risolutive delle rivendicazioni in atto. Le masse lavoratrici e popolari dalla nostra partecipazione alle iniziative di lotta hanno, come sempre, tutto da guadagnare e nulla da perdere, a partire dal nostro primario impegno politico per costruire l’avvenire socialista in Italia.
Per le drammatiche previsioni di una diffusa e consistente ripresa degli abbattimenti delle prime case di necessità sui territori della regione Campania nelle prossime settimane e mesi, quanto sopra sostenuto attualmente vale, in modo particolare, per la necessità di organizzare sollecitamente un vasto movimento di lotta contro le autoritarie e repressive demolizioni di Stato, un movimento che deve nascere sulle ceneri del fallimento di quello legato politicamente ed elettoralmente al potere governativo e parlamentare del centrodestra, ma la stessa cosa avremmo detto se, al contrario, fosse stato legato al centrosinistra borghese e capitalistico. Tale movimento per essere incisivo e per avere la possibilità di qualche successo deve sorgere dall’unità della base dei comitati esistenti, che allontanando i passati e fallimentari gruppi dirigenti facciano propria la nuova strategia di classe e rivoluzionaria che punta a delegittimare il potere dominante facendogli venir meno il consenso politico e di potere elettorale.
Tutta la storia di lotta di classe del movimento comunista e operaio nazionale e internazionale ci insegna che la classe lavoratrice è riuscita a imporre le sue esigenze di vita alla classe padronale quando è stata capace di politicizzare la lotta e mantenerne alta la tensione, oltre a darvi una prospettiva sociale alternativa, che per noi è unicamente quella socialista. Su questa linea il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista è pronto ad assumersi la responsabilità politica del nuovo movimento di lotta per il diritto alla casa, diversamente siamo sommersi da altre possibilità di lotta da organizzare e condurre nell’interesse presente e futuro sempre e solo delle masse lavoratrici e popolari del nostro paese e delle nostre comunità locali.
Una lotta di classe per il diritto alla casa che in questo momento di estreme difficoltà per la sopravvivenza economica e sociale delle masse lavoratrici e popolari dobbiamo unire anche alla lotta di classe di tutti i lavoratori operai e intellettivi impegnati contro le manovre economiche di vera macelleria sociale del governo e del parlamento borghesi, clericali e capitalistici che, rispondendo ai ricatti delle multinazionali bancarie e finanziarie, vogliono renderci ancora più poveri e disperati per ingrassare maggiormente le multinazionali capitalistiche e imperialistiche della finanza speculativa nei singoli paesi e a livello mondiale. Una lotta che può essere vinta a condizione che abbia come prospettiva un progetto di società alternativa, noi ce l’abbiamo ed è quello della nuova e superiore società socialista, che prepara le condizioni per edificare quella comunista, dove regnerà una vera democrazia, una reale e responsabile libertà individuale e collettiva e la piena uguaglianza economica e sociale tra tutti i membri della società umana: “Da ognuno secondo le sue capacità a ognuno secondo i suoi bisogni”, Karl Marx.
Infatti “Ogni parità di diritti individuali e sociali tra gli uomini fonda il suo essere proprio ed esclusivamente sulla conquista, l’esistenza e il rispetto pieno dell’uguaglianza economica e sociale”.

COLORO CHE NELLA LOTTA PER IL DIRITTO ALLA CASA CONTINUANO A INVOCARE, IMPLORARE, SEGUIRE E SOSTENERE IL CENTRODESTRA, IL CENTRO E IL CENTROSINISTRA BORGHESI, CLERICALI E CAPITALISTICI E LA FALSA SINISTRA REVISIONISTA E OPPORTUNISTA PURTROPPO E SCIAGURATAMENTE SONO CONDANNATI AD ESSERE “DEMOLITI”, NELLE LORO CONDIZIONI DI VITA FAMILIARE E SOCIALE, ASSIEME ALLA LORO CASA!
Forio (Napoli), 20 agosto 2011.
* Segretario generale del P.C.I.M-L.
info@pciml.org





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L’ITALIA E’ DA 10 ANNI IN AFGHANISTAN: 40 SOLDATI MORTI E OLTRE 3 MILIARDI DI EURO SPESI PER CONSENTIRE ANCHE AGLI INVESTITORI ITALIANI DI OCCUPARE E SFRUTTARE QUEL PAESE!

La guerra di occupazione della Nato, cioè dell’imperialismo americano ed europeo, ha imposto a quel paese un governo fantoccio, che risponde agli interessi economici e politici dei paesi occupanti, ha provocato decine di migliaia di vittime civili, uomini, donne e bambini, non ha migliorato le condizioni di vita economica e sociale della popolazione, anzi le ha peggiorate di molto, ed ha solo consentito agli investitori stranieri occidentali, sbarcati al seguito degli eserciti occupanti, di arricchirsi sfruttando le risorse umane e naturali di quel paese. Non è una missione di pace e di aiuto come vorrebbero farci credere, ma una guerra di occupazione, di sottomissione e di sfruttamento di quella nazione. La lotta al terrorismo è stato solo un pretesto per mascherare la vergognosa operazione: tra l’altro non esiste al mondo terrorismo peggiore dell’imperialismo!

di Domenico Savio*

Oggi in Afghanistan è morto un altro soldato dell’esercito italiano, è il quarantesimo da quando nel 2001 l’imperialismo americano ed europeo, attraverso la sua forza militare e potenza di fuoco della Nato, decise di occupare anche quel paese nell’area mediorientale per poterlo sottomettere e sfruttare mascherando questa ennesima aggressione a una nazione sovrana e indipendente come missione di pace, portatrice di democrazia, quella degli affari dei capitalisti naturalmente, e di lotta al terrorismo. Eravamo nell’anno dell’attentato “terroristico dell’imperialismo” alle torri gemelle di New York, che costituì il pretesto, assieme alle menzogne che Saddam Hussein avrebbe posseduto armi di distruzione di massa, per invadere militarmente l’Afghanistan e l’Iraq ed estendere pure il controllo politico e spionistico al Pakistan e ad altri paesi dell’area.
L’occupazione militare dell’Afghanistan, come quella dell’Iraq, della Palestina e di tanti altri paesi da parte dell’imperialismo militare ed economico degli Stati Uniti d’America e dell’Europa, ha causato, coi bombardamenti aerei e con aggressioni selvagge ai villaggi delle popolazioni locali, decine di migliaia di morti civili, uomini, donne e bambini assassinati senza pietà e ragione, ma solo in nome del dio danaro. Infatti al seguito degli eserciti occupanti sono prontamente sbarcati in massa i capitalisti, ovvero i rapinatori del lavoro e delle risorse naturali altrui, per sfruttare la ricchezza e il lavoro di quel popolo. Allo scopo i governi impegnati nella guerra garantiscono persino la sicurezza della vita e dei loro sporchi affari agli operatori economici e finanziari occidentali, cioè agli affaristi di casa nostra, definendola “la difesa dei nostri interessi nazionali all’estero”, o meglio dei capitalisti italiani e delle altre nazioni che hanno aggredito quel paese per sottometterlo, assassinarlo e sfruttarlo in tanti modi.
Sino ad oggi la presenza del contingente militare italiano in Afghanistan, formato da oltre 4.000 soldati, è costato al popolo italiano più 3 miliardi di euro, per non parlare delle spese degli altri contingenti presenti in diversi scenari di guerre di occupazione e ciò nonostante che l’art.11 della nostra Costituzione non lo consenta. Una spesa enorme priva di qualsiasi utilità nazionale, ma che viene sprecata solo per favorire gli affari delle multinazionali, che dalle guerre hanno sempre tratto, e traggono, enormi vantaggi economici, in termini di accumulo di profitti, e ciò a discapito delle vittime militari e civili che ogni guerra tragicamente provoca.
Nei 10 anni trascorsi di presenza militare italiana in Afghanistan a ogni soldato rientrato morto abbiamo dovuto assistere alla falsa pietà dei nostri governanti, alle commozioni d’occasione, alla mano sulla bara, alle solite frasi fatte, al cordoglio di Stato alle famiglie colpite, ai funerali di Stato, a parte qualche famiglia che li ha orgogliosamente respinti, e alla puntuale, ripetuta, roboante e autoritaria riaffermazione della validità della missione, naturalmente per gli investitori che devono continuare ad arricchirsi sulla pelle di quel popolo sottomesso militarmente e politicamente, e che non è in discussione la permanenza militare in quel paese.
Ora vogliamo smentire un’altra favola, secondo la quale i morti in missione militare all’estero sarebbero degli eroi, dei servitori dello Stato, dei campioni di pace, di democrazia e di progresso e di dedizione ai valori e agli interessi della Patria. Paroloni vuoti e al vento pronunciati populisticamente anche nei momenti di dolore per accattivarsi il consenso popolare. Nulla di più falso e strumentale, di inganno e di manipolazione dell’opinione pubblica. L’eroismo e il sacrificio di vita per la Patria attengono esclusivamente alla difesa degli alti valori dell’indipendenza e dell’autodeterminazione dei popoli, della loro liberazione dall’occupazione e dalla rapina economica straniera e del loro impegno di lotta di classe contro lo sfruttamento e la schiavitù padronale e per la conquista della superiore società socialista. Valori, questi, che sono la totale negazione delle ragioni economiche e politiche per le quali i soldati italiani sono in Afghanistan.
Tra l’altro i governi borghesi, clericali e capitalistici del nostro paese, sia di centrodestra che di centro e centrosinistra, hanno privato l’Italia della leva militare obbligatoria trasformando l’esercito da popolare a professionista e questo per avere a disposizione soldati scelti - formati nelle accademie alla cultura degli interessi capitalistici e imperialistici da difendere - che nello svolgimento del loro lavoro militare siano meno sensibili alla sofferenza dei popoli aggrediti e che ideologicamente abbiano comportamenti più autoritari e fedeli agli ordini ricevuti e da eseguire, insomma, soldati più rispondenti alla spregiudicatezza dei profitti del capitale nell’epoca dell’imperialismo e delle sue scorrerie sanguinose sulla Terra. Oramai tutti i militari mandati nelle zone di guerra all’estero sono dei volontari, dei professionisti della guerra, che devono essere pronti ad eseguire ogni ordine, anche se lo indigna e gli provoca ripulsa.
Sono soldati che scelgono liberamente e deliberatamente di fare i cecchini del mondo, gli apripiste ai capitali da investire nei paesi prescelti e da sottomettere, che eseguono, al momento opportuno e senza batter ciglio, gli ordini repressivi anche verso gli insubordinati del proprio popolo e della propria classe sociale, che fanno una scelta di campo tra la società civile e quella militare e di essere strumenti di difesa del sistema economico e sociale dominante, cioè quello capitalistico, che sottomette, sfrutta e schiavizza la classe lavoratrice. I soldati volontari sanno tutto questo, ne sono pienamente coscienti e scelgono questo tipo di lavoro coi rischi che comporta, ma anche come occasione per guadagnare un lauto stipendio rispetto ad altri lavori. In effetti col rischio per la vita in missione di guerra si garantiscono un grosso guadagno. E’ un rischio calcolato e accettato in cambio di soldi.
I veri eroi e difensori della propria Patria non sono quelli che vanno a combattere contro altri popoli per mestiere e per guadagnare soldi né tanto meno lo sono quelli che vanno a difendere gli interessi della classe padronale capitalistica e imperialistica, bensì sono coloro che “ripudiano la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, che si rifiutano di prestarsi alla guerra capitalistica e imperialistica pur soffrendo la drammatica conseguenza della disoccupazione e della miseria nell’infame società capitalistica, sono quelli che si battono quotidianamente contro la repressione del potere economico e politico capitalistico e sono ancora coloro che sfidando la repressione del nemico di classe si battono eroicamente e orgogliosamente per costruire un mondo migliore in cui siano per sempre bandite le guerre di espansione, di occupazione e di sottomissione, la repressione e lo sfruttamento padronali, la disuguaglianza e la miseria sociale e dove ogni uomo non sia più costretto ad arruolarsi nell’esercito o nelle forze dell’ordine per trovare un lavoro e avere la disponibilità di una paga e di un’esistenza dignitosa.
Lottare per il socialismo significa pure lottare contro tutte le guerre capitalistiche e imperialistiche e le morti militari e civili che esse provocano.
Forio (Napoli), 12 luglio 2011.
* Segretario Generale del P.C.I.M-L.
info@pciml.org














.ONORE E GLORIA AL POPOLO LIBICO IN ARMI, CHE RESISTE CONTRO GLI AGGRESSORI DELLA NATO PER DIFENDERE LA PROPRIA INDIPENDENZA E LE PROPRIE RISORSE NAZIONALI. CITTADINI LIBICI, RESISTETE E COMBATTETE SINO ALLA VITTORIA FINALE, SCONFIGGETE E RICACCIATE IN MARE GLI AGGRESSORI E NEMICI IMPERIALISTI!Da la Repubblica del 5 luglio 2011 apprendiamo che Tripoli - ma noi diciamo la popolazione dell’intera Libia, che è orgogliosa della propria indipendenza nazionale e che non vuole cadere schiava degli aggressori – è “pronta a resistere col fucile in casa contro l’invasore straniero”. Noi siamo certi che il suo popolo lo farà sino alla vittoria finale contro i nemici interni ed esterni che lo stanno bombardano notte e giorno da lungo tempo provocando la morte di tanti innocenti e immani distruzioni di guerra.
Il P.C.I.M-L. plaude a questa eroica e fiera Resistenza, che è la stessa che il popolo italiano organizzò e oppose al fascismo e al nazismo e che, purtroppo, le minoranze marxiste-leniniste dei paesi socialisti non seppero e non vollero opporre all’aggressione imperialistica e religiosa al glorioso ed eroico socialismo realizzato nel ventesimo secolo facilitando, così, le successive tragedie di aggressione, di assassinio, di sottomissione e di sfruttamento provocate dall’imperialismo politico, militare ed economico degli Stati Uniti d’America e della Nato in tante aree del Pianeta, di cui l’ultima vittima, in ordine di tempo, è proprio la Libia, aggredita e massacrata con una violenza di fuoco impressionante e feroce.
All’eroica, accanita e determinata Resistenza del popolo libico, in queste ore fieramente impegnato a difendere il proprio paese contro i nemici interni prezzolati dall’imperialismo e contro le sanguinose e distruttive aggressioni militari da parte dei governi capitalistici e imperialistici della Nato, va il sostegno ideale e la solidarietà di classe e rivoluzionaria del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista.
Viva l’indipendenza e l’autodeterminazione dei popoli!
Forio (Napoli), 8 luglio 2011.
Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
















RIFLESSIONI SULLO STATO ATTUALE DELLA CONFLITTUALITA’ TRA LE CLASSI SOCIALI!

COM’E’ DIFFICILE EMANCIPARE LA SPECIE UMANA!
ALL’IMPOSSIBILITA’ DI EMANCIPARE LA CLASSE PADRONALE FA ECO LA GRANDE DIFFICOLTA’ A EMANCIPARE LA CLASSE LAVORATRICE!

IGNORANZA, EGOISMO E PIGRIZIA FRENANO LA MAGGIORANZA DELLA CLASSE LAVORATRICE DEI VARI PAESI DELLA TERRA DAL LIBERARSI DALLA MILLENARIA SCHIAVITA’ ECONOMICA E SOCIALE PADRONALE!

LA VITTORIA DEL SOCIALISMO SARA’ LA VITTORIA DELL’INTELLIGENZA E DELLA CIVILTA’ UMANA!


"Il materialismo dialettico è la concezione del mondo del partito marxista-leninista... Il materialismo storico estende i principi del materialismo dialettico allo studio della vita sociale, li applica ai fenomeni della vita sociale, allo studio della società, allo studio della storia della società".
"Se è vero che il mondo è in perpetuo movimento e sviluppo, se è vero che la scomparsa di ciò ch'è vecchio e la nascita di ciò ch'è nuovo sono una legge dello sviluppo, è chiaro che non esistono più regimi sociali 'immutabili' né 'principi eterni' di proprietà privata e di sfruttamento ... Vuol dire che il regime capitalista può essere sostituito dal regime socialista, nello stesso modo che il regime capitalista ha sostituito, a suo tempo, il regime feudale".
"E' impossibile finirla col capitalismo senza aver posto fine al socialdemocratismo nel movimento operaio".
(Stalin)


Sciaguratamente e masochisticamente la maggioranza della classe lavoratrice preferisce ancora la sofferenza sociale alla lotta di classe liberatrice, la schiavitù materiale, spirituale e intellettiva alla ribellione e all’affermazione della propria personalità e dignità di vita, la genuflessione ai potenti e agli sfruttatori di turno alla libertà di pensiero e d’azione, lo sfruttamento del proprio lavoro alla sua liberazione, la miseria e l’elemosinare al decoro esistenziale, la servitù al libero pensare e creare nell’interesse dell’intera comunità, la disuguaglianza all’uguaglianza, i privilegi e le discriminazioni alla pari dignità umana e il continuare a vivere, persino compiaciuta, nella società capitalistica, fondata sulla schiavitù, rinunciando a lottare per costruirne una nuova senza più sottomissione, sfruttamento e servilismo, cioè la società socialista, che precede quella comunista e che è stato dimostrato non essere, la sua conquista, né utopistica né impossibile.
Dinanzi a questo grave limite della mente umana ci interroghiamo sulle sue vere capacità di apprendimento dalla storia e dall’esperienza di vita e di assimilazione dei valori di giustizia e di civiltà dell’essere umano. Certo, gli uomini sono vittime della cultura e della propaganda conservatrice e anticomunista del regime sociale padronale dominante in cui sono costretti a vivere, però tutto ha un limite e nulla giustifica la rinuncia alla ricerca e all’affermazione di migliori e stabili condizioni di vita. Comunque, il compito di emancipare le masse lavoratrici, sfruttate e schiavizzate, spetta ancora alle minoranze evolute, che però anch’esse devono ulteriormente emanciparsi dal punto di vista di classe e rivoluzionario, a partire dall’organizzazione e dalla militanza comunista, ovvero marxista-leninista.
Salvo un periodo iniziale della storia dell’umanità, cosiddetto di “comunismo primitivo”, i popoli della Terra continuano a vivere in una società schiavistica, seppure a un livello più evoluto rispetto alle forme di società schiavistiche del passato, dove una esigua minoranza di individui, indicati come padroni o capitalisti oppure sfruttatori delle masse popolari, esercita il proprio dominio assoluto sull’intera società e, con lo sfruttamento del lavoro altrui, si appropria della quasi totalità della ricchezza prodotta quotidianamente dalla classe lavoratrice disponendone a proprio piacimento e non curante delle sofferenze esistenziali che ciò causa alle moltitudini umane. E’ la società suddivisa in classi contrapposte e in perenne conflitto tra loro, cioè la classe padronale benestante e usurpatrice e quella proletaria, che vive miseramente e sottomessa allo sfruttamento privato del padrone e al suo dominio pubblico.
E’ naturalmente, scientificamente e fisicamente dimostrato che la maggiore forza, o energia, si impone su quella inferiore, che un numero maggiore di individui prevale su di una quantità minore e che una moltitudine di uomini fa valere la sua volontà – ovviamente che non sia prevaricatrice e sadica - su di una minoranza, anche se quest’ultima, come nel caso della classe borghese, si è dotata, quale potenza di governo e di potere sociale, di una forza meccanica e umana repressiva, come la coercizione di Stato, i servizi investigativi e di delazione, la repressione poliziesca, l’uso delle forze armate, il ricorso ad azioni di guerra, eccetera. Naturalmente la forza di una componente vivente o meccanica non si misura solo dalla quantità, ma anche ed essenzialmente dalla sua qualità ed è proprio qui che larga parte delle masse proletarie difettano di qualità emancipatrice, organizzativa e di unità di classe. Quando la maggiore forza popolare è cosciente e determinata nel voler imporre la sua volontà sociale nessun nemico può fermarla e vincerla. Ma il punto è proprio questo: l’acquisizione e il possesso della coscienza di dover e di poter fare qualcosa e la determinazione nell’agire. E’ quello di cui sino ad oggi ha difettato la classe lavoratrice.
Sull’unità dei lavoratori e sull’importanza del Partito ecco cosa scriveva il compagno rivoluzionario Vladimir V. Majakovskij nella sua poesia IL PARTITO:
Qui da noi le parole più profondediventano abitudine,invecchiano come i vestiti,ma io voglio costringere una grande parolaa splendere di nuovo, la parola Partito.Un uomo solo, in se stesso racchiuso,a che cosa può essere utile? Chi maigli darà ascolto? Forse la moglie,e non sempre, non in piazzaad esempio,forse solo nell’intimità.Il Partito è un uraganodenso di voci flebili e sottilie alle sue raffichesaltano i fortilizi del nemico,come timpani al rombo del cannone.La disgrazia è sull’uomo quando è solo.La sciagura è nel cuore del solitario.L’uomo solo è fragile predad’ogni potentee persino dei deboli purché si mettano in due.Ma se nel Partitotutti i deboli si sono riuniti,arrenditi, nemico, muori e giaci!Il Partito è una manocon milioni di dita,stretta in un solo minaccioso pugno.L’Uomo isolato non conta,anche se è fortenon alzerà una semplice trave, né tanto meno una casa a cinque piani.Ma col Partito,reggendoci e alzandoci l’un l’altro,costruiremo sino al cielo.Il Partito è la spina dorsale della classe operaia.Il Partito è l’immortalità della nostra opera.Il Partito è l’unica cosa che non tradisce.Oggi sono un povero commesso,ma domanicancellerò i regni dalla carta.Cervello e fatica,vigore e gloria della classe:ecco cos’è il Partito.Il Partito e Lenin sono fratelli gemelli.Chi vale di più di fronte alla storia?Noi diciamo Lenin e intendiamo il Partito,noi diciamo Partito e intendiamo Lenin.
Viene spontanea la domanda: ma perché dagli albori dell’umanità sino a questo momento è stato possibile che una minoranza di mascalzoni rapinatori dominasse sulla sterminata maggioranza degli uomini e perché quest’ultima continua a vivere il suo supplizio esistenziale rinunciando a riappropriarsi di quanto gli è stato e gli viene costantemente tolto? Certamente l’umanità non nasce emancipata e progredita, ma lo diventa col lavoro, con la scoperta e l’esperienza, questo vale per ambedue le classi sociali. Nel senso che la dannata razza padrona non si è liberata ancora del suo istinto animalesco e primordiale dell’ingordigia e del sadismo possessivo e non lo farà mai, perché corrotta e disumanizzata dalla pratica della rapina del prodotto del lavoro altrui e dal feticcio del profitto, mentre la classe lavoratrice, nella sua stragrande maggioranza, non ha preso ancora coscienza della possibilità di potersi liberare dalle catene della schiavitù padronale.
Naturalmente l’affrancamento delle masse sfruttate dal dominio dei loro sfruttatori riveste carattere di lotta di classe, o meglio il passaggio da una lotta secolare di sopravvivenza in sé degli sfruttati a una lotta rivoluzionaria di cambiamento totale del sistema sociale dominante e, ancora, a una lotta di classe per sé, in quanto classe che ha come obiettivo la sconfitta sociale del proprio millenario nemico di classe, rappresentato dalla classe sfruttatrice. E’ questo salto di qualità nella lotta di classe che il proletariato del mondo non ha ancora definitivamente effettuato. Lungo il sentiero della storia conosciuta dell’uomo abbiamo visto come siano state sempre le minoranze a mettere in moto e spingere la locomotiva dell’emancipazione e del cambiamento delle condizioni di vita sociale dei popoli e quando le masse solo in determinati e occasionali momenti hanno partecipato da protagoniste al capovolgimento della situazione preesistente e ciò nonostante l’attività creatrice e precursore millenaria di minoranze intellettive agguerrite ed eroiche che hanno cercato di far progredire e umanizzare il pensiero e i comportamenti degli uomini dal punto di vista scientifico e materialistico in contrapposizione al conservatorismo dell’idealismo, della secolarizzazione delle credenze religiose e dei poteri temporali delle chiese.
Salvo pochi squarci di luce accecante nel buio profondo del dominio padronale sul mondo, quali la lotta dei gladiatori Spartaco ed Enno, la breve e luminosa esperienza della Comune di Parigi, la gloriosa Rivoluzione d’Ottobre e il Socialismo realizzato nel ventesimo secolo, il resto della storia conosciuta e vissuta, circa l’umanizzazione e civilizzazione della vita sociale degli uomini, è costituita da una paurosa carenza rivendicativa, da una incoscienza di tanta parte dei popoli e ciò rappresenta un limite non naturale ma storico della mente dell’uomo sottomesso e tutto questo nonostante da circa due secoli, per la prima volta così impetuoso nel cammino del pensiero umano, la teoria, la strategia e la prassi rivoluzionaria del marxismo-leninismo, la scienza del materialismo dialettico e storico, la forza organizzativa e militante delle masse proletarie abbiano demolito idee e comportamenti utopistici nella lotta di classe e abbiano dimostrato come gli schiavi dell’infame sistema capitalistico possono ribellarsi e liberarsi dalle catene millenarie dei propri sfruttatori.
Ma ancora una volta l’ambizione, l’egoismo, l’inganno, il tradimento, la cattiveria e la malvagità di pochi – quali sono i revisionisti, gli opportunisti, i traditori della fiducia proletaria, gli agenti del nemico di classe infiltrati nelle fila del movimento comunista e operaio nazionale e internazionale, i riformisti, i socialdemocratici, i falsi comunisti e i furbi della peggiore razza umana – hanno riportato indietro le lancette della storia, hanno scelto i privilegi che la società padronale ha messo e mette loro a disposizione tradendo e calpestando la fiducia di quanti avevano creduto in essi ed hanno coperto di fango eroiche epopee e le lapidi delle vaie epoche storiche dei martiri del progresso e della civilizzazione umana. Si tratta di esseri immondi che sono passati dalle fila del proletariato a quelle - sporche di sangue e di delitti infami per la miseria generata, le aggressioni, le guerre, gli stermini, la sottomissione e lo sfruttamento - della cultura borghese e clericale e del potere capitalistico ed imperialistico. Personaggi moralmente infimi insediatisi nella vita pubblica dalle più alte alle più basse cariche istituzionali della società borghese e clericale.
E’ uno squallore di perversione della mente umana di individui privi di coscienza sensibile, umanitaria e dialettica, che pensano e agiscono solo in ragione del proprio egoismo e di quello a cui prestano servizio nello Stato capitalistico. Ma come si può rimanere indifferenti, anzi essere strumenti e garanti di un sistema sociale di ingiustizia e corruzione generalizzata, in cui una minoranza di persone, assetata di ricchezza, si appropria, in base a un proprio sistema legislativo e repressivo beffardamente definito anche democratico e di libertà, e dispone della quasi totalità della ricchezza prodotta da un popolo intero. Sicuramente non può parlarsi di civiltà umana, bensì di animalesca concezione dei rapporti tra gli uomini. Sappiamo che la storia del genere umano è fatta di corsi e ricorsi, di avanzamenti e di arretramenti, di vittorie e di sconfitte, ma a circa 5000 anni di storia conosciuta della specie umana le condizioni di vita della maggioranza delle persone non sono granché cambiate e la lotta di classe dei lavoratori è ancora all’inizio del suo cammino per capovolgere la ignobile realtà presente esistente in quasi tutti i paesi del nostro pianeta.
Uno dei responsabili di questo ostacolo esistente sul cammino della civiltà umana è senza dubbio la mancanza di memoria storica nelle nuove generazioni che si susseguo nel tempo e che non assimilano i sacrifici compiuti dai loro avi per realizzare il progresso compiuto e non si impegnano a difenderlo e migliorarlo. Il sistema capitalistico ha tutto l’interesse alla discontinuità della memoria storica, in modo che da una generazione all’altra possa riprendersi quanto eventualmente è stato in passato costretto a cedere alla classe proletaria sotto la pressione della lotta rivendicativa. Dovrebbero essere proprio le nuove generazioni a difendere gelosamente le conquiste realizzate con durissimi sacrifici di vita da quelle passate. E’ vero che il potere padronale cerca, con gli strumenti editoriali, scolastici, dell’informazione e formazione della conoscenza storica e della coscienza collettiva di dissuadere le giovani generazioni dal sostenere le conquiste passate della classe lavoratrice, così come regolarmente avviene oggi, però è intollerabile che masse di giovani, figli di famiglie lavoratrici che vivono dei sacrifici dei propri genitori si lascino sedurre dal libertinaggio borghese non curandosi di continuare la lotta dei loro predecessori per difendersi le conquiste ereditate, realizzarne di nuove e avanzare verso la società superiore di una libertà e di una democrazia reale e concreta che parta dalla disponibilità, per ogni individuo che conosce la luce del mondo, di ogni bene per vivere una esistenza dignitosa, libera dagli affanni e dalle privazioni della società borghese. Anche qui se ciò non si verifica è dovuto pure alla pigrizia e allo smarrimento della memoria storica.
Attualmente quasi tutte le lotte popolari che si svolgono nei vari paesi capitalistici – Come reazione logica ai drammatici e incessanti disagi sociali connaturati al sistema di sfruttamento capitalistico ed aggravati dalla presente ed ennesima crisi economico-finanziaria, prodotta da banchieri, finanzieri, industriali, agrari, mercanti e affaristi d’ogni genere e senza scrupoli e determinata dal controllo che il capitalismo e l’imperialismo esercitano sugli avvenimenti del mondo attraverso le loro istituzioni economiche e finanziarie internazionali, come il fondo monetario internazionale, la banca mondiale, l’organizzazione mondiale del commercio, i trattati economici e commerciali tra stati, tipo comunità europea, eccetera, tutti strumenti per sottomettere, controllare e sfruttare al massimo il lavoro umano e l’economia del pianeta. I problemi sociali più drammatici che oggi affliggono le masse popolari sono la disoccupazione, specialmente giovanile, il lavoro precario, la mancanza di una prospettiva di vita lavorativa sicura e umana, la miseria sociale legata all’elevato costo della vita, il supersfruttamento del lavoro nelle aziende, una tassazione di vera rapina di stato, che serve innanzi tutto a trasferire ricchezza costante dalle masse popolari alla minoranza della classe capitalistica. La causa principale del malessere sociale dei popoli è la proprietà privata dei mezzi di produzione, da cui ne deriva l’appropriazione privata della ricchezza socialmente prodotta. Gli attuali indebitamenti bancari degli stati, che producono crisi economica, disoccupazione e miseria sociale, sono la conseguenza diretta della proprietà privata del sistema bancario e monetario a livello nazionale e internazionale, sistema che utilizza i prestiti a tasso di strozzinaggio per arricchire le multinazionali della finanza e impoverire i popoli coi sacrifici sociali imposti dai governi e parlamenti complici del potere finanziario, che stende i suoi tentacoli rapinatori sul mondo e che il proletariato, per liberarsi, deve eliminare e presto assieme al mostro sanguinario del capitalismo. E che dire di quelle famigerate agenzie di rating, strumenti spregiudicati della finanza internazionale, che con le loro stime interessate favoriscono le speculazioni bancarie e borsistiche indebitando gli stati e affamando i popoli coi continui tagli ai servizi pubblici e alla spesa pubblica peggiorandone pesantemente e sempre di più le già durissime condizioni di vita sociale? Il profitto è la causa di tutti i mali dell’umanità e fin quando non sarà abolito, con la costruzione della società socialista, non c’è possibilità di vivere degnamente la vita sulla Terra. – non sono di natura strettamente di classe, non mettono in discussione il sistema di sfruttamento padronale, non hanno come obiettivo la sconfitta del capitalismo e della sua espansione imperialistica e non lottano per costruire la prospettiva del socialismo, quale unica possibilità per uscire dalla tragedia esistenziale odierna. Ciò avviene perché manca la coscienza di classe, persino nella più emancipata classe operaia, che dovrebbe costituire l’avanguardia della lotta di classe per il socialismo, perché in molti paesi manca un autentico partito comunista rivoluzionario marxista-leninista e perché l’opera antirivoluzionaria della borghesia e del clero tra le masse dei diseredati è imponente e difficilmente debellabile.
Le stesse lotte sociali, che al massimo perseguono diritti democratici, che i popoli della Tunisia, dell’Algeria, dell’Egitto, dello Yemen, e di altri paesi dell’Africa e del Medio Oriente stanno conducendo da qualche mese contro i loro governi autarchici e repressivi di stampo medioevale non hanno come prospettiva il superamento del regime capitalistico, ma si svolgono tutte all’interno della sopravvivenza di quegli ordinamenti di sfruttamento e di immiserimento delle masse lavoratrici e popolari. Sono anche lotte teleguidate dall’imperialismo per meglio realizzare i propri affari. Una diversa valutazione va fatta per la Libia, che sta subendo un feroce e distruttivo attacco militare da parte dell’imperialismo americano ed europeo per minarne l’indipendenza economica e politica nazionale e per sottometterla, e non è la prima volta nella storia, al dominio e allo sfruttamento delle potenze imperialistiche che la stanno aggredendo selvaggiamente. All’eroica e martire Resistenza del popolo libico va tutta la solidarietà di classe e internazionalista del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista.
Le medesime lotte che la classe lavoratrice sta conducendo nei paesi della comunità europea e di tutto il mondo industrializzato sono di natura borghese, di permanenza nel sistema capitalistico e spesso finanche di avversione alla prospettiva del socialismo. Si tratta di masse popolari che in parte sostengono governi di centrodestra e in parte di centrosinistra borghese e clericale e limitatamente appoggiano la falsa sinistra comunista revisionista, opportunista ed elettoralistica, anch’essa beneficiaria di odiosi privilegi da parte del regime capitalistico. I coerenti marxisti-leninisti trovano concrete difficoltà nel rapportarsi ai movimenti di lotta che non hanno, come coscienza e convincimenti di classe, nessun legame con la dottrina e la prospettiva comunista. Anzi è sempre presente il pericolo che le masse non emancipate dal punto di vista classista possano essere utilizzate, come spesso è avvenuto nella storia, da dittatori spregiudicati e sanguinari tipo Mussolini o Hitler.
In Italia, e non solo, tra le masse al posto della lotta di classe cosciente e rivoluzionaria per il socialismo prevale il movimentismo cosiddetto dal basso di stampo piccolo borghese - a cui sta aprendo pure il borghese e capitalistico partito democratico -, che è allergico alle ideologie e al vincolo dell’organizzazione di classe, ancor di più alla disciplina e alla militanza in un coerente partito comunista, anzi in genere non vuole sentir parlare di guida ideologica e politica di partito. E’ un movimentismo fatto di protestarismo, di ribellismo, di pacifismo, di anarchismo, di estremismo, di simbolismi borghesi, di falsa democrazia dal basso – perché la vera democrazia è solo quella che emana la società socialista attraverso il centralismo democratico, che regna nel Partito e nell’organizzazione socialista dello Stato dei lavoratori – e di individualismo che non mette paura allo stato capitalistico, che ben controlla con le forze dell’ordine e quando necessario reprime duramente. In questo movimentismo, che attraversa i vari problemi e disagi sociali facendo pure proseliti tra giovani e lavoratori carenti o privi di coscienza di classe, confluiscono anche frange di estremismo e di anticomunismo. E’ un movimentismo che danneggia la lotta per il socialismo, in quanto esaurisce la sua funzione nella protesta tutta interna al sistema capitalistico, è di ostacolo alla crescita di un autentico partito marxista-leninista e consuma la sua forza propulsiva nell’astensionismo elettorale oppure nell’elettoralismo della sinistra borghese e di quella revisionista falsamente comunista.
Si tratta di un movimentismo le cui lotte nascono e muoiono nella società capitalistica, perché non hanno e non proclamano una prospettiva socialista, che conosce quasi sempre sconfitte e che genera illusioni di riscatto e di liberazione nelle masse popolari. Basta vedere che fine ingloriosa hanno fatto alcune loro iniziative contro certe guerre dell’imperialismo, perché altre guerre le sostengono col silenzio complice o apertamente, come quella attuale imperialista contro il popolo libico, contro l’allargamento della base Nato a Vicenza, la Tav in Val di Susa in Piemonte, le basi militari americane e della Nato in Italia, la disoccupazione a Napoli e nel Mezzogiorno, le riunioni del G8, eccetera. E ancora, un movimentismo estraneo alla lotta di classe dei lavoratori e che non si rende conto che ogni lotta al di fuori della prospettiva per ill socialismo è utile solo alla sopravvivenza dell’infame sistema capitalistico e che finisce per favorire gli interessi della classe sfruttatrice.
Le masse di lavoratori migranti, sempre più spesso con al seguito moglie e figli, che si spostano da un paese o continente all’altro, con durissimi sacrifici e pericoli di vita, negli ultimi anni in modo massiccio dall’Africa all’Europa, per fame, persecuzione di vario genere o per sottrarsi alle tragedie delle guerre imperialistiche o di lotte intercapitalistiche tribali per il dominio e lo sfruttamento di risorse e mano d’opera, sono in genere prive di qualsiasi coscienza di classe, di ogni formazione comunista e rivoluzionaria e nel migliore dei casi vanno ad alimentare, sindacalmente, politicamente e socialmente le fila della sinistra borghese e clericale, capitalistica, riformista, pacifista, opportunista e revisionista. Basta osservare i comportamenti sindacali, politici ed elettorali dei migranti in Italia e negli altri paesi europei.
Tale è lo scenario del mondo di oggi, dopo circa 5000 anni di storia conosciuta e di lotte tra le classi sociali, una situazione sconcertante di adattamento delle masse proletarie alle sofferenze di vita odierne, di rinuncia a un impegno di lotta rivoluzionaria per cambiare la realtà presente. Nella maggioranza delle masse popolari, è vero abbrutita dal capitalismo e dalle religioni ma anche pigra e rinunciataria nella ricerca e nel sostenimento della lotta rivoluzionaria vincente che i Maestri del marxismo-leninismo - Marx, Engels, Lenin e Stalin - ci hanno magistralmente indicato e lasciato in eredità, regna la più totale confusione, l’opportunismo e l’egoismo più abietti, la rinuncia allo studio e all’apprendimento della storia delle classi sociali e delle lotte che le hanno segnate nel tempo, l’incapacità a trovare e seguire la strada maestra della liberazione sociale, che è la via per la rivoluzione e la società socialista.
Dall’altra parte il capitalismo, con la sua ramificazione imperialistica sul mondo, ha totalmente in pugno la situazione, salvo qualche esperienza socialdemocratica dell’America latina, ma lontana dalla rivoluzione socialista, la rivoluzione cubana che subisce continui annacquamenti borghesi e clericali e la Repubblica Democratica Popolare di Corea che cerca di sopravvivere al soffocamento imperialistico. Mai come nella presente epoca storica il dominio economico e politico capitalistico sul mondo conosciuto è assoluto, esso, con le tecnologie di guerra e di controllo culturale, mediatico e spionistico dei comportamenti delle singole persone e dei popoli, vigila su tutto e tutti, è in grado di conoscere e di orientare la volontà popolare, di dominare le sue crisi, di neutralizzare i suoi oppositori con la forza eversiva e repressiva delle sue forze armate civili e militari e di attutire l’impatto autodistruttivo delle sue crisi economiche e politiche con la complicità di partiti politici e sindacati di regime e loro gruppi dirigenti, traditori e rinnegatori degli interessi della classe lavoratrice.
I diversi movimenti spontanei e populisti che periodicamente nascono, s’infiammano e puntualmente muoiono nella società capitalistica – si tratta di quelle aggregazioni prevalentemente giovanili di natura ribellistica e protestataria, imbevute di cultura borghese e clericale, vuote e persino avversarie degli ideali comunisti e della lotta di classe del proletariato, scontente della propria condizione sociale e che cercano risposte semplicemente nell’alternativa di governi padronali -, come quello del “sessantotto” del secolo scorso, che divampò in Italia, in Europa e anche negli Stati Uniti, l’annuale “movimento studentesco”, “i girondini”, “il popolo viola”, “se non ora quando” del movimento delle donne, “le aggregazioni referendarie”, “l’antiberlusconismo”, gli “indignati” in Spagna e simili ammucchiate e il virtuosismo mediatico sono escrescenze dello stesso sistema e potere capitalistico che non li mettono in discussione e, pertanto, non li preoccupano, sono belati indolori che nulla smuovono e nulla cambiano ai fini della lotta di classe per annientare il capitalismo e costruire il socialismo.
Ovviamente questa che possiamo definire un’epoca della desolazione e dello smarrimento ideale e politico per il movimento operaio nazionale e internazionale, assolutamente incapace di scelte coraggiose e rivoluzionarie, pigro nell’accrescere la sua cultura e l’emancipazione di classe, strumento più o meno cosciente della sopravvivenza dell’incivile e disumano sistema sociale capitalistico, rinunciatario dei propri diritti umani e miseramente genuflesso dinanzi al padrone privato e pubblico, non mette assolutamente in discussione il principio della possibilità di una crisi generalizzata del sistema capitalistico derivante dalla sovrapproduzione delle merci, dalla caduta del saggio di profitto, dal venir meno del mercato e del consumismo, dal blocco della produzione, dalla chiusura delle fabbriche e delle aziende in genere, dai fallimenti, dalla disoccupazione e dalla miseria dilagante, che possono innescare un processo rivoluzionario del proletariato che porti alla morte del capitalismo e alla nascita del socialismo. Anche se occorre tener presente che con i mercati finanziari mondiali all’opera le crisi economiche capitalistiche e le loro conseguenze sono più facilmente mediabili, controllabili e neutralizzabili da parte dei capitalisti negli effetti più devastanti.
Con tutto ciò vogliamo dire semplicemente che i cambiamenti sociali progressivi sono diventati più complicati, che il capitalismo, in seguito alla sconfitta subita dal socialismo realizzato nel ventesimo secolo, è diventato più guardingo, non è più quello dell’inizio del secolo scorso, è più coordinato, armato e spietato nella repressione, controlla il suo stato di salute a livello mondiale prevenendo, neutralizzando e cercando di reprimere gli attacchi da qualunque parte gli possano provenire. Con l’inganno, la menzogna e la repressione è stato persino capace di indurre i popoli a rassegnarsi facilmente alla sopravvivenza nella società capitalistica, fatta di stenti, di malattie non curate e di condizioni di vita disastrose. Dalla crisi economica del 1929 il capitalismo è diventato più scaltro, si è dotato di strumenti di attutimento - come le elargizioni elemosiniere del cosiddetto stato sociale, consistenti nella concessione dell’indennità di disoccupazione e di altre piccole miserie familiari del genere - dell’impatto delle sue crisi periodiche sulle masse popolari per evitarne l’esasperazione e il ricorso al capovolgimento rivoluzionario della situazione, ha imparato a dominare e orientare le crisi, a essere più elastico nelle concessioni nei momenti difficili e più violento quando ha la possibilità di riprendersi quanto costretto a cedere nei momenti di difficoltà ed ha sviluppato il controllo culturale e spirituale sulle masse inemancipate: negli ultimi 50 anni il sottoproletariato del mondo è cresciuto paurosamente, se per esso intendiamo quello privo di coscienza di classe per sé.
Dinanzi a questo scenario del mondo di oggi e attingendo al pensiero e l’opera dei nostri grandi e perpetui Maestri Marx, Engels, Lenin e Stalin, insomma richiamandoci costantemente al marxismo-leninismo, quale unica e indiscutibile teoria e strategia rivoluzionaria per abbattere definitivamente il capitalismo e i suoi tentacoli imperialistici, quale deve essere il compito operativo dei comunisti coerentemente marxisti-leninisti? E’ un compito molto difficile, ma non impossibile, fatto di Resistenza al nemico di classe - formato dal capitalismo e dall’imperialismo, ma anche da quel magma del sottoproletariato che non solo non lo troviamo nella lotta, ma che persino ci ostacola in vario modo, a partire da quel cosiddetto “voto democratico”, degenerato dalla corruzione istituzionale, dall’affarismo professionale, dal proprio tornaconto personale, familiare e di clan, che non è solo mafioso, ‘dranghetista, camorrista o della sacra corona unita, ma anche di tante forme di associazione a delinquere che dal potere in carica vengono privilegiate e si arricchiscono con l’affidamento diretto e clientelare di varie iniziative sociali, in genere superflue e inutili che servono solo per distribuire danaro pubblico come contropartita della propaganda elettorale e dei voti ricevuti alle elezioni, dalla propaganda ingannevole e accattivante, dallo scambio di favori, dal mercimonio, dall’ignoranza congenita, dall’analfabetismo, dall’ignoranza storica e sociale, dal fanatismo di potere di centrodestra, centro e centrosinistra, dall’egoismo ingenerato e inculcato dal sistema di rapimento padronale, dalla negazione degli interessi collettivi, dalla mortificazione dell’intelligenza umana e dall’offesa al vivere civile di un popolo, insomma si tratta del mercato del voto, attraverso il quale una parte maggioritaria e non emancipata della classe lavoratrice assegna e mantiene il potere alla classe ricca - di esempi di vera lotta di classe, di educazione rivoluzionaria sempre e ogni dove ci troviamo a vivere e lottare, pure da isolati e a volte finanche derisi da quelli per i quali ci battiamo definendoci idealmente e politicamente vecchi e sorpassati, fuori dai tempi e di essere finanche utopisti: proprio noi che siamo educatori del materialismo storico e dialettico e della scienza materialistica del marxismo-leninismo!
In questo tempo negativo e ingrato per noi marxisti-leninisti il male peggiore è una certa solitudine da un proletariato in genere avversario e spesso pure ostile alla nostra causa, da una classe operaia ubriaca di economicismo, di opportunismo e di sindacalismo borghese e di regime, da una falsa sinistra comunista socialdemocratica, revisionista e opportunista sempre pronta a sostenere il nemico di classe per privilegi e interessi di parte, dalla difficoltà economica di svolgere il lavoro propagandistico delle nostre idee e dei nostri obiettivi e dalla scarsissima possibilità, se non impossibilità, di fare proseliti alla nostra causa. Pur essendo una situazione sociale oggettivamente favorevole per l’organizzazione e la lotta di classe non lo è affatto sul terreno soggettivo della disponibilità delle masse sfruttate e abbrutite a lottare per liberarsi dalla schiavitù materiale e intellettiva. E’ una solitudine lancinante, che solo i veri rivoluzionari, nelle fasi difficili dello scontro di classe, sanno vincere, dominare positivamente e sconfiggere. Naturalmente qui non stiamo parlando di solitudine solo individuale, ma anche di gruppo, quando a una situazione sociale oggettiva eccellente per la lotta di classe non corrisponde una uguale crescita organizzativa, in termini di nuovi militanti, del nostro Partito e anche quando non è facile “conquistare” un nuovo compagno alla nostra battaglia ideale e politica quotidiana.
Comunque, compagni dalla provata tempra marxista-leninista, la nostra corazza di combattenti e a prova di sfondamento, nel senso che veniamo veramente da lontano, siamo figli di Spartaco e nessuno è mai riuscito a fermarci, abbiamo vissuto vittorie e sconfitte, i nostri campi di battaglia sono disseminati di martiri, di vedove e orfani, non abbiamo ancora ammazzato la belva disumana del capitalismo ma l’avvenire è dalla nostra parte, è sancito nei principi del materialismo storico e dialetto ed è vergato nell’opera dei nostri quattro grandi Maestri. Proprio in virtù della legge materialistica della natura e della storia il capitalismo, come le ere precedenti, è destinato, prima o poi, a scomparire, a noi solo il compito di accelerarne la fine e di costruire l’alternativa del socialismo. Le condizioni materiali da sole non bastano per seppellirlo e presto, occorre anche la soggettività delle masse proletarie, perché i mutamenti storici non avvengono per inerzia, ma per contrasto e per sopraffazione di un ordine sociale sull’altro e del nuovo rivoluzionario sul vecchio conservatore.
“La violenza è la levatrice di ogni vecchia società, gravida di una società nuova”, Karl Marx, Il Capitale. Mai citazione filosofica è stata così calzante, così storicamente dimostrata, così sublime nella sua funzione di rinnovamento della società umana, così vera e così universale. Naturalmente la citazione si riferisce a varie forme di violenza, quali: la disubbidienza al padrone sfruttatore, la sollevazione contro la schiavitù padronale, lo sciopero sindacale e politico, la manifestazione di protesta, il corteo, la lotta in fabbrica e su tutti i luoghi di lavoro, la rivendicazione sociale, la resistenza proletaria alla repressione dello stato capitalistico, la lotta alla conservazione e alla reazione borghese e clericale controrivoluzionaria, la rivoluzione socialista, la conquista del potere politico alla classe lavoratrice, la dittatura del proletariato, la resistenza al nemico di classe, la guerra civile di classe, la guerra di liberazione e di indipendenza nazionale, la lotta armata contro la violenza capitalistica, la guerra proletaria per difendere le conquiste del socialismo e ogni altra forma di lotta che serve a realizzare il passaggio da un’era inferiore a una superiore della convivenza umana. Ogni livello di questa violenza è rapportato al grado dello scontro di classe sul campo e agli obiettivi perseguibili e raggiungibili.
Ogni passaggio storico da un’epoca all’altra è stato segnato da una delle suddette forme di lotta o da più di esse. La non violenza e il pacifismo sono forme di lotta che contribuiscono al mantenimento in vita del sistema capitalistico, sono proprie del dominio della cultura borghese e clericale sulle masse proletarie e popolari. L’utilizzo di una forma di lotta per acutizzare la crisi del capitalismo e avvicinarne la caduta può essere disposta solo dal partito comunista marxista-leninista di un determinato paese e ciò per coinvolgere al massimo le forze disponibili unificandole, coordinandole e orientandole nella lotta per ottenere il maggior risultato politico possibile, per organizzare al meglio la resistenza e l’attacco al nemico di classe, per uscire vincitori dallo scontro e per indirizzare gli avvenimenti verso la costruzione della società socialista. Per noi comunisti l’unica autorità depositaria della teoria e della strategia rivoluzionaria per guidare il proletariato nella fase di preparazione e di svolgimento della rivoluzione socialista è solo, appunto, il partito comunista marxista-leninista, nessun’altra forma di organizzazione può sostituirlo e condurre la classe lavoratrice alla vittoria.
Dinanzi all’odierna e feroce controffensiva capitalistica, a livello nazionale e internazionale, sulle conquiste passate dei lavoratori e al suo tentativo di scaricare le drammatiche conseguenze sociali della sua crisi presente sulle masse popolari è veramente intollerabile l’impossibilità di unire i coerenti marxisti-leninisti di ogni paese e a livello internazionale per costruire una concreta resistenza e contrapposizione al nemico di classe e per ostacolare e bloccare il costante peggioramento delle condizioni di vita delle masse lavoratrici. Inammissibili contrapposizioni di bassa lega, estranee ai comportamenti politici propri dei comunisti, e mancanza di coordinamento delle forze disponibili e delle possibilità di lotta contribuiscono ad indebolire ulteriormente la resistenza operaia, ad allontanare la prospettiva socialista e a consentire l’allungamento del dominio padronale sulla società. Purtroppo gli sforzi di unificazione messi in campo da parecchi anni dal Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista sino a questo momento sono risultati vani per assurde posizioni settarie, egemoniche ed opportunistiche.
Senza teoria rivoluzionaria non può esserci lotta rivoluzionaria, senza un forte partito comunista marxista-leninista non può esserci lotta di liberazione del proletariato dalla schiavitù padronale e lotta per il socialismo. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, anche se ostacolato da mille difficoltà economiche e organizzative, deve continuare e rafforzare il suo lavoro di conoscenza e di diffusione della dottrina comunista, o meglio del pensiero e l’opera di Marx, Engels, Lenin e Stalin, deve sviluppare al massimo i rapporti tra Partito e classe lavoratrice operaia e intellettiva, deve perseguire l’obiettivo dell’unità nazionale e internazionale dei coerenti marxisti-leninisti e deve incoraggiare e sostenere, sul piano teorico e strategico, le lotte di liberazione nazionale dei popoli dalla rapina e dall’oppressione imperialistica. In questo momento tragico, barbarico e sanguinario dell’attacco dell’imperialismo Statunitense, della Nato e dell’Europa all’indipendenza e alla sovranità della nazione libica esprimiamo la più viva solidarietà e vicinanza comunista e di classe al glorioso popolo libico, che sta eroicamente resistendo al massacro imperialistico.
Anche l’attuale tragedia del popolo libico, come quelle dell’ex Jugoslavia, della Palestina, dell’Iraq, dell’Afghanistan, eccetera, è figlia diretta della sconfitta subita dal socialismo realizzato nel ventesimo secolo, della scomparsa del glorioso mondo socialista e, particolarmente, dell’Unione Sovietica. Questa è stata la prima e più grande sciagura della storia sociale del novecento, a cui stanno seguendo e seguiranno tutte le altre. Il capitalismo e il potere temporale delle chiese questa volta hanno vinto ancora utilizzando i revisionisti, gli opportunisti, gli estremisti e i rivoluzionaristi, rigurgiti puzzolenti della vecchia cultura borghese, clericale, egoistica, ambiziosa ed esibizionistica, che, disgraziatamente, la lotta di classe non ha fatto in tempo a estirpare dalle società socialiste e dai partiti comunisti dei paesi capitalistici. La fine del mondo socialista realizzato nel secolo scorso è stata una tragedia di proporzioni immani e di portata storica, prodotta pure dalla resa incomprensibile e intollerabile, dalla mancata resistenza e dalla rinuncia a ogni necessaria lotta, compreso quella armata, dei marxisti-leninisti di quei paesi per evitare la catastrofe della sconfitta, con tutte le tragedie che ne stanno derivando a tutti i paesi della Terra. Costruire il socialismo e difenderne le conquiste non è una festa nuziale, bensì il frutto di una durissima contrapposizione e scontro, di una battaglia senza risparmio di colpi, tra il vecchio e il nuovo, il morente sistema capitalistico e il nascente e superiore mondo socialista, non è una passeggiata di svago, ma un percorso arduo in cui gli obiettivi da raggiungere e la vita dei rivoluzionari sono insidiati da mille ostacoli e pericoli, dove il raggiungimento della vittoria collettiva primeggia su ogni altro bene, compreso quello della vita individuale, e sta solo nella forza della dedizione e dell’abnegazione totale alla causa suprema del socialismo.
Compagni, operai e intellettuali d’avanguardia, ai comunisti non è consentito di avvilirsi né tanto meno di arrendersi dinanzi alle forze preponderanti e alla crudeltà dell’attacco e della repressione del nemico di classe, dobbiamo resistere ad ogni costo e preparare il terreno per passare al contrattacco al più presto possibile, dobbiamo lavorare alla diffusione della coscienza di classe nelle masse lavoratrici, dobbiamo innanzi tutto contribuire ad emancipare la classe operaia, che rimane l’avanguardia di ogni prospettiva rivoluzionaria, dobbiamo sottrarre la gioventù alla cultura drogante della borghesia e del clericalismo, che il sistema di potere economico e politico capitalistico riversa quotidianamente su di essa rendendola prigioniera e schiava della cultura del profitto e del consumismo, dobbiamo far crescere il nostro Partito sui principi inderogabili del marxismo-leninismo e libero da ogni malefica ombra del revisionismo, dell’opportunismo e dell’economicismo, prima la coerenza marxista-leninista e poi tutto il resto nello sviluppo organizzativo del Partito, dobbiamo rifarci costantemente al Partito bolscevico di Lenin e Stalin, dobbiamo sviluppare maggiormente i rapporti internazionali coi Partiti fratelli e dobbiamo contribuire consistentemente alla ricostruzione della Terza Internazionale per favorire l’estensione della lotta per il socialismo in ogni angolo del Pianeta.
Viva l’Avvenire Socialista, Viva Marx, Engels, Lenin e Stalin!
Forio (Napoli) Italia, 1 luglio 2011.
info@pciml.org
Domenico Savio
Segretario Generale del P.C.I.M-L.





























DIFENDIAMO LE CONQUISTE SOCIALI DELLA CLASSE LAVORATRICE. DOMENICA E LUNEDI’ 4 SI’ CONTRO LE RAPINE E LE DISTRUZIONI DEL CAPITALISMO!di Domenico Savio*

Pressappoco oltre 150 anni fa Engels diceva: ”O i comunisti sconfiggeranno il capitalismo oppure il capitalismo distruggerà l’umanità intera”, ovvero comprometterà le condizioni di vita dell’uomo sulla Terra. Perché il capitalismo per sopravvivere ha bisogno di accumulare continuamente e infinitamente profitti e lo fa sfruttando il lavoro umano e distruggendo le risorse minerarie e vegetali accumulatisi per millenni sul Pianeta e destinate ad esaurirsi se non vengono utilizzate con parsimonia e non si creano le condizioni per riprodursi. La corsa sfrenata al profitto capitalistico a tutti i costi ha generato il consumismo e con esso la distruzione di parti imponenti delle foreste tropicali, l’inquinamento atmosferico e terrestre e la corsa al nucleare, per assicurarsi uno sviluppo continuo e caotico, incontrollato e non pianificato creato apposta per produrre consumismo e profitti, da cui i popoli ne ricevono solo disuguaglianze, imposizioni imperialistiche, come guerre e sfruttamento, e compromissione dell’equilibrio naturale dell’ambiente in cui viviamo.
Tutto questo quando le risorse del Pianeta sono limitate e andrebbero gestite con oculatezza e nell’ottica del risparmio e della conservazione, quando si sta compromettendo l’equilibrio biologico del Pianeta e quando il capitalismo sta distruggendo le risorse naturali delle future generazioni. Le alterazioni atmosferiche, lo scioglimento dei ghiacciai e le malattie tumorali da inquinamento atmosferico o da alimentazione snaturata sono la conseguenza diretta di questo (non)sviluppo abnorme della vita umana sulla Terra. Ma, appunto, senza distruggere il capitalismo divoratore l’avvenire dell’umanità risulterà sempre più compromesso e in pericolo.
Anche le questioni sociali legate ai quattro referendum debbono indurci alla riflessione politica sulla circostanza che quando la classe lavoratrice arretra in termini ideologici, rivoluzionari, politici e organizzativi la classe capitalistica, ovvero padronale, avanza sempre più impetuosamente riprendendosi tutto quanto era stata costretta a concedere precedentemente dalla lotta dei lavoratori e sino a riportare le condizioni di vita sociale delle masse popolari ad epoche passate, quando la schiavitù del lavoro e la sua remunerazione erano di stampo schiavistico. Ogni conquista di classe, sia nel capitalismo che durante la costruzione del socialismo e sino all’edificazione della società comunista, non è garantita automaticamente per sempre, ma occorre difenderla costantemente dagli attacchi della classe sconfitta, che cerca continuamente di riprendersi il potere perso e le concessioni fatte. Quando nella società capitalistica il mondo sfruttato del lavoro si dimostra incapace di difendere le proprie conquiste la dannata razza padrona ne approfitta per riprendersi il ceduto e riaffermare la sua piena supremazia sulla vita aziendale e sociale.
I quattro quesiti referendari, richiesti da forze politiche parlamentari e sociali borghesi, non propongono conquiste rivoluzionarie né tanto meno socialiste, bensì unicamente la difesa di diritti di vita essenziali nella società capitalistica e ciò in attesa di costruire la nuova e superiore società socialista. Ed è semplicemente per questo che i comunisti, cioè i marxisti-leninisti, partecipano al voto per questi referendum, assieme all’intera classe lavoratrice emancipata, per opporsi all’ennesimo scippo della borghesia e all’aggravamento delle condizioni di vita collettiva.
Rivendichiamo: il diritto naturale alla proprietà collettiva dell’acqua - così come di ogni altro bene naturale che non deve essere sottoposto alla logica dello sfruttamento e del guadagno capitalistico - e alla sua sottrazione alla logica aberrante, perversa, disumana e schiavistica del profitto; il diritto a una energia elettrica pulita, naturale ed ecologica, come quella solare, eolica e delle onde del mare. Nessuna coscienza umana e civile può accettare che per l’arricchimento delle multinazionali dell’energia si costruiscano centrali nucleari che sono, compreso quelle della cosiddetta ultima generazione, potenziali bombe atomiche e costituiscono un pericolo di morte e di distruzione per milioni di uomini; il diritto civile ed elementare dell’uguaglianza di tutti i membri di una collettività dinanzi alla legge.
Ecco perché diciamo SI’ all’abrogazione della legge sulla privatizzazione dell’acqua e sulla possibilità capitalistica di lucrare profitti sulla sua commercializzazione; diciamo SI’ all’abrogazione della legge sulla costruzione di centrali nucleari in Italia; diciamo SI’ all’abrogazione della legge sul legittimo impedimento, che consentirebbe al capo del governo e ai ministri della Repubblica di sottrarsi ai processi durante il mandato istituzionale calpestando, così, il principio costituzionale dell’uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge.
Per tali ragioni domenica e lunedì prossimi il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista invita i sinceri e coerenti comunisti, la classe lavoratrice italiana, la popolazione scolastica maggiorenne, gli intellettuali d’avanguardia e tutti veri i progressisti a recarsi alle urne e votare 4 SI’.
* Segretario generale del P.C.I.M-L.


SEPPELLITO PER SEMPRE IL COMUNE UNICO PRONTI AD IMPEDIRE OGNI COLPO DI MANO!di Domenico Savio

Il comune unico dell’isola d’Ischia è sinonimo di oscurantismo storico, di autoritarismo di potere, di arroganza della classe ricca contro il popolo lavoratore, di grave decadimento culturale di una parte consistente della cosiddetta intellettualità locale borghese, di trionfo della mediocrità del sapere di tanti scribacchini al servizio del potere autocratico esercitato sulle popolazioni isolane, di presunzione, arrivismo ed esibizionismo infantile, folcloristico e deficiente e di taluni settori giovanili di famiglie benestanti - alla ricerca di carriera e di potere antipopolare e anticlasse lavoratrice nell’auspicato nuovo comune unico, ed è per questo che la parte migliore degli isolani hanno sonoramente sconfitto il ritorno al famigerato passato.
E ancora, come nel fascismo il comune unico è sinonimo di accentramento del potere, di autoritarismo amministrativo centralizzato, di soppressione del decentramento amministrativo e delle attuali autonomie locali della nostra isola sanciti dall’art.5 della Costituzione e di repressione di quei valori di partecipazione e di democrazia che i piccoli e medi comuni garantiscono nel rapporto tra cittadino e istituzione comunale.
Dinanzi a questa istituzione comunale quasi millenaria nella storia del nostro paese, al nostro impegno a difesa strenua dei nostri sei comuni e alla nostra battaglia per difenderli dai demolitori asserviti al potere politico clientelare e corruttore di turno e agli interessi economici del capitalismo locale, che nelle sue aziende si arricchisce sfruttando disumanamente la nostra classe lavoratrice, qualche folcloristico e squallido personaggio, dal punto di vista politico, culturale e sociale, ci lancia strali velenosi con la bava alla bocca, perché con le nostre battaglie ne demoliamo la nullità delle idee, la volgarità del linguaggio e le elucubrazioni quotidiane. E’ solo gentaglia che non merita neppure di essere nominata e che offusca e degrada l’informazione che la ospita.
La parte migliore delle popolazioni dell’isola d’Ischia, il 71,52%, astenendosi dal voto, cioè dicendo no alla proposta di comune unico, ha respinto con determinazione un referendum consultivo impostoci autoritariamente dall’alto del potere regionale facendogli mancare il quorum necessario per essere valido. Un astensionismo massiccio diffuso quasi equamente sull’intero territorio isolano, compreso i feudi elettorali di Domenico De Siano e Giosi Ferrandino, i due massimi promotori e sostenitori della svolta conservatrice e reazionaria. Un referendum che è stato sonoramente e inappellabilmente sconfitto e non sono bastate le menzogne e gli inganni di taluni altri poco raccomandabili personaggi e scribacchini del sì per farlo passare, come la menzogna che non occorreva il quorum oppure che il comune unico avesse rappresentato una svolta per i giovani. Tutte menzogne, sulle quali hanno consumato tanto e inutile inchiostro.
E’ stata una vittoria della democrazia amministrativa rappresentata dai nostri secolari comuni, della volontà popolare di non farsi scippare l’istituzione base della vita sociale ed è stata impedita una svolta reazionaria per la nostra isola. I pensionati che non riescono a vivere con la misera e umiliante pensione, le casalinghe che non riescono più a fare la spesa per le ristrettezze economiche e il carovita, i giovani privi di lavoro e di prospettiva, popolazioni assediate da un vergognoso malgoverno della cosa pubblica e da tasse e balzelli vari per finanziare la corruzione clientelare del potere, non vogliono il comune unico, ma chiedono di poter vivere un’esistenza più umana, tranquilla e dignitosa. Pare che siano stati proprio i giovani a bocciare più consistentemente l’inganno del comune unico. Adesso dobbiamo batterci per eliminare la mala pianta del clientelismo e della corruzione amministrativa che infesta talune nostre amministrazioni comunali.
I poteri forti politici ed economici della nostra isola e quelli presenti nel consiglio regionale della Campania, sconfitti dal voto popolare nel loro disegno autoritario di imporci l’accentramento del potere con la scomparsa degli attuali sei comuni, potrebbero essere spregiudicatamente e autocraticamente tentati, proprio come fecero i podestà fascisti nel 1938, a indurre il consiglio regionale a legiferare ugualmente per imporci con la forza di un potere dittatoriale quanto respinto dal voto referendario. Ma non sarebbe facile e saremmo pronti a resistere e respingere qualsiasi tentativo del genere. Lor signori non dimentichino che opporsi alla volontà popolare può costare caro.
Intanto si rafforza l’organizzazione del “Fronte Unito” contro il comune unico dell’isola d’Ischia col suo Coordinamento, sono in cantiere varie iniziative a sostegno dello straordinario risultato del voto referendario, è stata istituita la “Festa isolana annuale dei sei comuni” e presto vi saranno altre importanti novità tendenti a un profondo rinnovamento democratico e popolare della vita amministrativa dei nostri comuni. Tutti gli interessati all’opera di miglioramento della nostra vita sociale possono partecipare.
Forio, 7 giugno 2011.






















LA “RESISTENZA” INCOMPIUTA DI 66 ANNI FA HA RIGENERATO IL FASCISMO DI OGGI, MENTRE LE CONQUISTE DI QUEL 25 APRILE1945 SONO STATE SOPPRESSE, PURTROPPO, SENZA RESISTENZA E SENZA VERGOGNA!
Per costruire il socialismo dobbiamo attingere alla vera e unica Resistenza di classe e rivoluzionaria conosciuta nel secolo scorso, quella gloriosa staliniana praticata con fermezza contro i nemici di classe, i revisionisti e gli opportunisti!

Nella ricorrenza di oggi il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista si dissocia fermamente dalle rituali celebrazioni della Resistenza e della Liberazione del 25 aprile 1945 officiate annualmente dai falsi comunisti, dai revisionisti, dagli opportunisti, dai cosiddetti democratici e antifascisti in genere, che, tra l’altro, lo fanno ancora perché oramai quell’epopea non ha più alcuna valenza di classe, di rivoluzionario e di prospettiva socialista, diversamente e opportunisticamente non lo farebbero più.
Della Resistenza comunista antifascista del ventennio mussoliniano – che si alimentava dei principi e della passione di lotta del marxismo-leninismo e che aveva come fine ultimo la rivoluzione socialista e la costruzione della società socialista – e di quella antinazifascista del biennio 1943-1945 non c’è rimasto più niente: la Costituzione borghese repubblicana è in fase di progressiva demolizione da parte dei governi e delle maggioranze parlamentari di centrodestra, del centrosinistra borghese e della sinistra istituzionale falsamente comunista; le conquiste sociali del proletariato italiano realizzate nei decenni cinquanta e sessanta, come affermazione della conquistata Costituzione repubblicana subentrata a quella monarchica, sono state quasi totalmente smantellate; i combattenti fascisti della repubblichina di Salò vengono impunemente e sempre di più vergognosamente equiparati ai martiri della Resistenza e della guerra di Liberazione.
Tutto questo è di una ignominia inaudita e vomitevole. Artefici di questa miserabile degenerazione sono stati e rimangono, in modo particolare, i gruppi dirigenti dell’ex Partito Comunista Italiano e di quei partiti che subentrarono alla sua indecorosa decadenza ideale e politica, alla sua miserabile trasformazione borghese, cattolica e capitalistica e alla sua infame scomparsa. Iniziò Parmiro Togliatti a dare le prime e poderose picconate alla natura di classe, marxista-leninista e rivoluzionaria del Partito Comunista d’Italia, seguito da Luigi Longo, Enrico Berlinguer, Alessandro Natta, Achille Occhetto, Massimo D’Alema, Piero Fassino e Giorgio Napolitano con l’intero gruppo di destra del partito, eccetera, tutti traditori e rinnegatori della causa socialista del proletariato italiano. Sono quelli che per circa cinquant’anni, mentre da parlamentari nazionali o europei beneficiavano ampiamente dei privilegi messi loro a disposizione dallo Stato e dalle istituzioni borghesi e capitalistiche, hanno ingannato la classe lavoratrice italiana utilizzando impropriamente i simboli gloriosi del movimento operaio e comunista nazionale e internazionale.
Ogni movimento innovatore, rivoluzionario e di rottura col passato se non giunge a compimento perde progressivamente la sua forza propulsiva. Così è stato con la Comune di Parigi, la Rivoluzione francese, quella combattuta dalla classe operaia e dall’intellettualità progressista, il socialismo realizzato nel ventesimo secolo e la Resistenza italiana, che ha svolto la sua gloriosa attività dall’insediamento alla caduta del fascismo e alla sconfitta della monarchia. Per i marxisti-leninisti e la componente più emancipata della classe operaia italiana la Resistenza, oltre a perseguire l’obiettivo della caduta del fascismo e della monarchia e della sconfitta del nazismo a livello nazionale ed europeo, rappresentava non la fine di un percorso politico che si sarebbe concluso con la proclamazione della Repubblica, l’elezione della Costituente e la promulgazione della Costituzione repubblicana, ma l’inizio dell’avanzata rivoluzionaria che avrebbe dovuto concludersi con la conquista della società socialista nel nostro paese. Cosa che non si è verificato per le ragioni di tradimento e di bifrontismo ideale e politico sopra evidenziate. Al 25 aprile 1945 avrebbe dovuto seguire una fase rivoluzionaria per conquistare tutto il potere politico alla classe lavoratrice italiana, che, così, avrebbe avviato la costruzione della nuova e superiore società socialista.
Al contrario la forza propulsiva degli ideali socialisti della componente maggioritaria di classe della Resistenza hanno avuto le ali tarpate dal tradimento togliattiano e nei decenni successivi tali ideali sono stati gradualmente persino eliminati dallo statuto, dal programma e dalla linea politica del P.C.I.. Per tanto oggi di quella Resistenza, combattuta con durissimi sacrifici di vita da centinaia di migliaia di uomini e donne, non rimane più nulla, se non il ricordo della memoria dei suoi eroi caduti e di quanti vi si impegnarono con abnegazione e fiducia, quella fiducia che è stata indecorosamente tradita e infangata dagli indegni gruppi dirigenti del partito susseguitisi sino alla trasformazione anche nominale e simbolica dell’organizzazione.
Trattandosi di una Resistenza incompiuta e sconfitta nei suoi propositi istituzionali e politici attualmente non serve assumerla come esempio per la ripresa della lotta per il socialismo, tanto più che la sua sconfitta è stata la causa del nuovo fascismo, che è andato instaurandosi in Italia, specialmente nell’ultimo ventennio, con la sola differenza, almeno sino a questo momento, che mentre Mussolini e il Re usavano la violenza sistematica contro gli oppositori i governanti di oggi di centrodestra e centrosinistra utilizzano, a tutti i livelli della vita istituzionale, leggi elettorali autoritarie, che escludono le minoranze politiche dalle assemblee elettive, il consenso populista, la parola democrazia come specchietto per le allodole, la corruzione – come lo sporco clientelismo e favoritismo partitico, politico ed elettorale, spesso regolarizzato persino da leggi dello Stato - quale arma di ricatto e il controllo del potere amministrativo e legislativo per sopravvivere a se stessi. Esaltare ancora quella Resistenza fallita equivale ad avallare la sua degenerazione e a rinunciare a costruire una nuova Resistenza vincitrice che raggiunga il traguardo prefissato.
Attualmente occorre pensare ad una rinascita della coscienza di classe nel proletariato italiano affinché possa ripartire l’epopea di una nuova Resistenza di classe e rivoluzionaria, marxista-leninista, come quella che scaturì dal biennio rosso del 1920-1921 con l’occupazione e la gestione delle fabbriche da parte degli operai, una Resistenza non inquinata dalla cultura borghese, revisionista e opportunista, come fu quella degli anni 1943-1945, ma illuminata dalla tecnica di combattimento e di annientamento della Resistenza staliniana che, finché vivo il compagno Stalin, tenne a bada il revisionismo e l’opportunismo nelle fila del Partito Comunista e dello Stato dell’Unione Sovietica e annientò il nazifascismo in Europa.
Dunque, compagni marxisti-leninisti, rivoluzionari di professione e intellettuali d’avanguardia, nel 66° anniversario consegniamo alla storia la Resistenza incompiuta che consentì all’Italia di passare dal fascismo e dalla monarchia alla Repubblica borghese e clericale e dedichiamoci alla costruzione di una nuova Resistenza, fatta di dure lotte operaie e sociali, che vittoriosa possa incamminarci sulla strada della rivoluzione socialista e della conquista del socialismo. Solo così la presente e le future generazioni potranno rendere giustizia alla memoria di quanti in quella lotta di Resistenza caddero col proposito anche di contribuire a costruire il socialismo nel nostro paese.
Coerenti compagni comunisti, oggi come allora la nostra Resistenza è e rimane solo quella per la conquista del socialismo in Italia e nel mondo intero. La Resistenza che oggi ricordano il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il centrosinistra borghese e clericale, la Cgil padronale e tutti quelli a cui fa comodo ricordarla per affermare la sopravvivenza dell’attuale e infame sistema capitalistico e imperialistico a noi non interessa, perché non serve alla nostra superiore causa socialista. La nostra Resistenza si abbevera costantemente alla fonte rigeneratrice della Resistenza staliniana che si sviluppò vincitrice all’interno e all’esterno dell’Unione Sovietica e ne rivendichiamo ogni azione.
Gloria eterna a chi nell’ultimo secolo ha Resistito al nazismo, al fascismo, al potere temporale delle chiese, al capitalismo e all’imperialismo in nome del marxismo-leninismo, dei grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, della causa e della vittoria del socialismo e del grande e vittorioso condottiero delle armate proletarie Giuseppe Stalin. Questo e solo questo è il nostro 25 aprile 2011!
Foriio (Napoli), 25 aprile 2011.
domenicosavio@pciml.org
La Segreteria del P.C.I.M-L.
Segretario generale Domenico Savio
























.Appello del P.C.I.M-L. contro l’aggressione imperialistica alla Libia.

AL FIANCO DELLA LOTTA ANTIMPERIALISTICA DELL’EROICO POPOLO LIBICO, SCENDIAMO IN PIAZZA PER SOSTENERLO E AFFINCHE’ SCARAVENTI IN MARE GLI ASSASSINI IMPERIALISTI!

I mali sociali dell’umanità sono prodotti tutti dal sistema economico capitalistico e imperialistico, fondato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, e dal loro potere politico e militare, che oramai esercitano indisturbati su quasi tutti i paesi della Terra. Con la gloriosa e vittoriosa rivoluzione socialista d’ottobre in Russia, col potere politico passato nelle mani della classe lavoratrice, con la costruzione del socialismo realizzato nel ventesimo secolo e con l’esistenza dell’eroica Unione Sovietica, l’imperialismo fu costretto a contenere la sua avidità di espansione e la sua aggressione militare ai paesi neutrali del terzo mondo.
In seguito alla sconfitta della patria del socialismo – che è stata una vera tragedia storica, portata a compimento dall’esterno del mondo socialista con finanziamenti della propaganda antisocialista, sobillazioni alla rivolta popolare contro i legittimi governi socialisti e sostegni di varia natura da parte dell’imperialismo americano ed europeo e delle chiese dei singoli paesi e dall’interno dei paesi socialisti dai traditori e rinnegatori revisionisti e opportunisti degli interessi nazionali e mondiali del proletariato – l’imperialismo ha avuto campo libero nello scorrazzare su tutti i continenti imponendo il suo potere assoluto militare, economico e politico mediante aggressioni, assassinii di intere popolazioni, massacri orripilanti, sottomissioni, sfruttamento, rapina e perdita dell’indipendenza nazionale, così come è avvenuto in Irak, Afghanistan Palestina, eccetera.
La tragica aggressione che in queste ore sta subendo il popolo libico qualche anno fa è stata imposta, con sanguinari stermini militari, ad alcuni paesi dell’ex Jugoslavia affinché pure quell’area geografica perdesse l’autonomia politica e sociale e passasse direttamente sotto il controllo e lo sfruttamento dell’imperialismo americano ed europeo. L’imperialismo usa la falsa propaganda delle libertà democratiche e religiose, dei diritti umani e persino di un risorgimento arabo per ingannare i popoli e imporre la sua ferocia militare, il controllo e lo sfruttamento delle risorse minerarie e la sua spietata dittatura politica con l’insediamento di governi fantocci. Ciò quando tutti sappiamo che in realtà i regimi sociali capitalistici e imperialistici sono i più feroci che la storia umana abbia conosciuto nel suo tormentato cammino storico.
Nell’area mediterranea la Libia, governata da un sistema economico, politico e sociale capitalistico attraverso un potere autoritario e antipopolare a cui ci opponiamo politicamente, è, però, l’unico paese che, nonostante a regime capitalistico, ha mantenuto e difeso strenuamente la sua autonomia e la sua indipendenza nazionale dalle ingerenze e dallo sfruttamento dell’imperialismo occidentale, mentre lo sfruttamento e la commercializzazione in proprio delle risorse minerarie, gas e petrolio innanzi tutto, ha consentito al popolo libico di raggiungere un tenore di vita, seppur modesto, superiore a tutti gli altri popoli del continente africano.
L’imperialismo americano – seppur nell’impresa inizialmente preceduto da quello francese per avere la possibilità, a conclusione dell’aggressione, di sedersi al tavolo della spartizione del bottino di guerra, ma ci auguriamo vivamente che la coalizione degli aggressori venga sconfitta dalla resistenza e dal contrattacco del popolo libico e che alla Francia, come all’Inghilterra e agli altri stati aggressori, quel bottino macchiato di sangue gli rimanga alla gola e che sia la fine del potere dispotico del presidente Sarkozy - ha approfittato, utilizzandole, delle giuste sollevazioni popolari che nei mesi scorsi ci sono state in vari paesi dell’area mediterranea dell’Africa per rivendicare il miglioramento delle proibitive condizioni di vita sociale per accrescere il suo controllo politico ed economico in quei paesi, dove, purtroppo, la prospettiva di una rivoluzione proletaria socialista è ben lontana per potersi realizzare, a causa della mancanza di coscienza di classe nei lavoratori e dell’assenza di un forte partito comunista marxista-leninista.
Quando lo stesso imperialismo si è reso conto che in Libia non stava avvenendo la stessa cosa per avere l’occasione di sopraffarne l’indipendenza e instaurarvi un proprio governo fantoccio per appropriarsi delle risorse naturali ampiamente presenti in quel paese – si noti che se negli Stati Uniti d’America il tenore di vita medio è superiore a quello di altri popoli, compreso quello italiano, è perché i suoi governi repubblicani e cosiddetti democratici conducono da sempre una politica economica di rapina delle nazioni aggredite, occupate militarmente e disumanamente sfruttate – allora ha messo in movimento una infernale macchina propagandistica, ha sovvenzionato e armato schiere di sobillatori popolari, che miserabilmente e incoscientemente sventolano le bandiere di un vecchio e anacronistico monarca, ha infiltrato tra i sobillatori spie e istruttori militari per arrivare a occupare il paese, semmai senza ricorrere all’aggressione armata dall’esterno, e far cadere il legittimo governo eletto dal popolo.
Quando i governi reazionari degli Stati Uniti, della Francia, dell’Inghilterra, del Canada e di altri paesi arabi, a cui si è prontamente e vergognosamente unito il governo reazionario italiano col miserabile consenso della sinistra borghese e anche di puerili organizzazioni della falsa sinistra comunista, si sono resi conto che stavano perdendo l’occasione di mettere le mani rapinatrici e assassine sulla Libia allora utilizzando le organizzazioni dell’imperialismo mondiale quali l’ONU e la NATO hanno deciso di aggredirla militarmente per piegarne ogni resistenza e costringerla alla resa. Ma il popolo libico, nella sua stragrande maggioranza, si è prontamente schierato al fianco del suo legittimo governo, si è disposto a difesa delle proprie basi militari e ha deciso di continuare la battaglia per ricacciare in mare i sobillatori dell’imperialismo e i traditori interni. Il governo Berlusconi, col sostegno raccapricciante pieno del PD, che fece la stessa odiosa cosa per l’aggressione e i massacri nell’ex Jugoslavia, e di altre forze politiche ha deciso di sostenere l’aggressione alla Libia, le cui enormi spese ricadranno tutte e a pioggia sul popolo lavoratore italiano: ancora una volta le tasse al popolo e gli eventuali vantaggi economici ai capitalisti, così come è avvenuto per l’Irak e l’Afghanistan: vergogna.
A poche ore dall’inizio degli bombardamenti contro il popolo libico già ci sono distruzioni immani, centinaia di morti e di feriti tra la popolazione civile. E’ un nuovo bagno di sangue conseguente al dominio del capitalismo e dell’imperialismo sul mondo. Bene hanno fatto, nelle ultime ore, l’Unione degli stati africani e la Lega araba a prendere le distanze dall’aggressione in atto. Ridicole si stanno dimostrando la Cina e la Russia capitalistica e imperialistica che prima si sono astenute sul voto alla risoluzione interventista rinunciando gravemente e colpevolmente ad avvalersi del diritto di veto per fermare la guerra e attualmente sostengono che l’attacco militare è già andato oltre il mandato ricevuto dall’ONU.
In questo momento tragico per l’avvenire della civiltà umana nel mediterraneo e per le sorti dei popoli in lotta contro le aggressioni militari, le guerre sterminatrici e per la distruzione del capitalismo e dell’imperialismo, dalla cui ceneri dovrà sorgere la nuova e superiore civiltà del socialismo prima e del comunismo dopo, il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista rivolge un appello accorato a tutti i coerenti comunisti, alla classe operaia, ai progressisti e all’intero mondo democratico antimperialistico a mobilitarsi e a scendere in piazza per sostenere l’eroica battaglia che il popolo libico sta combattendo in queste ore. Gli assassini non sono i difensori dell’indipendenza della Libia, come propagandano i sostenitori prezzolati dall’imperialismo, bensì i governi e tutte le forze politiche e intellettualoidi che sostengono l’aggressione.
Rivolgiamo un appello anche a tutte le organizzazioni marxiste-leniniste esistenti in Italia e negli altri paesi a costituire urgentemente un Fronte Antimperialistico Unito per organizzare e condurre una dura lotta politica contro l’ennesima e vergognosa aggressione militare dell’imperialismo a un paese sovrano. Il nostro Partito è pronto ad aderirvi e propone un incontro immediato per costituirlo. In quest’ora tragica per la nazione libica il P.C.I.M-L. è schierato al fianco del suo popolo per sconfiggere l’aggressore imperialista e per proseguire la lotta di classe verso il socialismo.
Isola d’Ischia, 20 marzo 2011.
domenicosavio@pciml.org

Domenico Savio, Segretario generale del P.C.I.M-L.


MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA CONTRO IL COMUNE UNICO DELL’ISOLA D’ISCHIA: AL REFERENDUM VOTIAMO NO!
.- Per salvaguardare le diverse, ricche di valori condivisi e importanti identità etniche, storiche, democratiche, culturali e amministrative esistenti sulla nostra Isola, evidenziate pure dai numerosi dialetti parlati e tramandati nel corso dei secoli, identità sorte e favorite dalla particolare formazione geologica e idrogeologica dei territori isolani.
- Per difendere il decentramento amministrativo sancito dalla Costituzione italiana repubblicana e antifascista, per non allontanare il potere politico e amministrativo dalla partecipazione attiva e dal controllo diretto dei cittadini e per non ritornare allo sciagurato e infame podestà del fascismo.
- Per sconfiggere l’accentramento del potere politico e amministrativo voluto dai potenti gruppi economici privati e pubblici dell’Isola che, così, vorrebbero meglio salvaguardare i loro sporchi interessi e privilegi di casta, anche coi grandi appalti delle opere pubbliche, contro le esigenze di vita dei lavoratori e delle intere popolazioni isolane.
- Per non concentrare ulteriormente il potere decisionale, lo sviluppo economico e sociale e i servizi pubblici sul territorio dell’attuale comune di Ischia, dove sono già presenti gli uffici delle entrate, del registro, del tribunale, dell’azienda del turismo, dell’acquedotto e delle fognature, della questura, dei comandi dei carabinieri, della guardia di finanza e dell’autorità marittima, del trasporto pubblico, dei vigili del fuoco, eccetera: le municipalità, tanto propagandate e che dovrebbero sostituire cinque degli odierni sei comuni, sono prive di potere e di rappresentanza reale.
- Per ottenere maggiori finanziamenti regionali, statali ed europei per la realizzazione di nuove opere pubbliche e il potenziamento e l’incremento dei servizi sociali continuando a garantire una loro equa distribuzione per territori e cittadini residenti delle attuali sei realtà comunali, perché molti finanziamenti vengono attribuiti per comune e non per il numero dei residenti.
- Per incrementare, e non diminuire ulteriormente, le occasioni di lavoro, in modo particolare per i giovani operai, diplomati e laureati, nell’apparato amministrativo dei comuni e nelle loro attività collegate. I risparmi dei comuni nell’attività amministrativa e nella gestione dei servizi pubblici devono provenire dalla lotta agli sprechi clientelari ed elettoralistici e non dalla minore occupazione lavorativa o dalla diminuzione o inefficienza dei servizi erogati. Le maggiori entrate comunali devono pervenire non dall’aumento dei imposte esistenti – che, al contrario, devono essere progressivamente ridotte - o dall’introduzione di nuove tasse, bensì da una lotta seria all’evasione tributaria.
- Per evitare che gli attuali comuni di Casamicciola Terme, Lacco Ameno, Forio, Serrara Fontana e Barano d’Ischia diventino periferie trascurate, se non abbandonate, dell’attuale comune di Ischia, dove si troverebbe il municipio del comune unico: ogni altra ipotesi è pura fantasia o inganno. Inoltre, non vogliamo che tali denominazioni comunali scompaiano dalle carte geografiche e dai testi di toponomastica, sarebbe come rinnegare la nostra identità sociale formatasi in oltre due secoli di storia.
I nostri sei comuni costituiscono una risorsa storica, una conquista di civiltà, un patrimonio di democrazia e una garanzia per uno sviluppo socio-economico equilibrato delle tante e differenti realtà territoriali dell’isola. Rivendichiamo i consigli di quartiere per una maggiore partecipazione.
Per eliminare dall’attività amministrativa dei comuni la corruzione legata al vergognoso clientelismo politico ed elettorale, il malgoverno degli interessi della collettività e i giganteschi sprechi legati alla pratica scellerata del favoritismo basta solo cambiare la presente classe politica e amministrativa. Un comune unico con l’attuale potere politico nulla cambierebbe rispetto ad oggi.
Per ridurre le spese di gestione dei servizi a carattere interisolano, come spazzatura, depurazione, programmazione turistica, trasporto da piazza, difesa dell’ambiente, eccetera, non serve il comune unico, ma è sufficiente dare attuazione all’unione dei comuni prevista dalla legge e già deliberata dai sei comuni. L’invocazione del comune unico come salvezza dal presente malgoverno è solo un inganno.
DAL FRONTE DEL SI’ VENGONO SOLO ILLUSIONI E FALSITA’, AL REFERENDUM VOTIAMO NO PER L’AVVENIRE DEI NOSTRI FIGLI!
.Isola d’Ischia, 16 febbraio 2011.
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista.



MARXISTI-LENINISTI DEI SINGOLI PAESI, UNITEVI! MARXISTI-LENINISTI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI!
E’ proprio il caso e il momento storico adatto per parafrasare il famoso appello di Marx ed Engels, “Proletari di tutti i paesi, unitevi!”, posto a conclusione del Manifesto del Partito Comunista nel febbraio 1848. Sono passati 162 anni da quell’evento e quella saggia, accorata e decisiva invocazione è ancora pienamente valida e attuale e riteniamo che, per la lotta e le conquiste della classe lavoratrice nella società capitalistica, per l’organizzazione e il compimento delle rivoluzioni socialiste, per la difesa della società socialista e l’edificazione di quella comunista, tale appello all’unità sarà sempre contemporaneo.
Naturalmente i due grandi Maestri del proletariato internazionale invocavano innanzi tutto l’unità, la lotta di classe e l’azione rivoluzionaria dell’avanguardia della classe operaia e del suo reparto più avanzato, costituito dal Partito Comunista, denominazione a cui noi oggi aggiungiamo l’attributo di marxista-leninista per unire alla loro grandiosa opera anche quella di Lenin e che assieme formano quel gigantesco edificio scientifico comunista e rivoluzionario del marxismo-leninismo destinato a cambiare le sorti dell’Umanità intera con la costruzione della società comunista.
Un simile Partito di organizzazione e di lotta del proletariato se non ancora esistente deve essere presto ricostruito in ogni paese della Terra, oltre a ricostruire un’organizzazione comunista internazionale, simile alla Terza Internazionale, che unisca e coordini l’azione dei partiti comunisti dei vari paesi.
Dopo l’imprevista e sciagurata scomparsa dell’Unione Sovietica e dell’intero mondo socialista realizzato nel ventesimo secolo, dopo la tragica scomparsa dei partiti comunisti nati e forgiati dall’azione della Terza Internazionale e dopo che il capitalismo e l’imperialismo sono tornati a dominare incontrastati l’intero Pianeta, si pone l’esigenza di ricostruire grandi e coerenti partiti comunisti rivoluzionari, cioè bolscevichi, in tutti i paesi, perché senza tale forza organizzata, propulsiva e orientativa la classe lavoratrice nazionale e internazionale non potrà mai conquistare e difendere il socialismo dall’attacco della borghesia, del revisionismo, del movimentismo, del pacifismo, dell’anarchismo, dell’estremismo, dell’opportunismo e dell’egoismo sociale e sino all’edificazione del comunismo.
Oggi leggendo documenti e comunicati di organizzazioni comuniste nazionali e di loro periodici incontri internazionali, ma generalmente di natura non marxista-leninista, notiamo una grande confusione ideologica, politica, tattica e strategica da lasciare esterrefatti, mentre i coerenti e poco consistenti partiti marxisti-leninisti trovano enormi difficoltà a crescere e radicarsi nei luoghi di lavoro e sul territorio, difficoltà derivanti dalla propaganda deviante del riformismo e del revisionismo e dal dominio che la cultura borghese e clericale esercita costantemente sulle masse lavoratrici e popolari attraverso il possesso e il controllo dei mezzi di informazione e di formazione dell’opinione pubblica.
Ad esempio su molte testate giornalistiche, siti e blog telematici, pagine di facebook e altro leggiamo in questi giorni, con ritmo martellante, continui appelli di organizzazioni, che si qualificano come comuniste, a trasformare le lotte di disperazione sociale in atto in possibilità di costituire governi popolari, come avvio della costruzione di società socialiste saltando la fase, necessaria e determinante, della ricostruzione di un forte e coerente partito comunista rivoluzionario e della conquista rivoluzionaria del potere, fase che solo può consentire di conquistare il potere alla classe lavoratrice, di sconfiggere lo Stato e il potere capitalistico, di abolire la proprietà privata dei mezzi di produzione, di collettivizzare le attività sociali, di instaurare la dittatura, ossia potere, del proletariato e di avviare la costruzione della società socialista. Si tratta di gravi sbandamenti ideologici e politici che generano illusioni e che confondono le idee alla classe lavoratrice, che arrecano un grave danno alla lotta per la prospettiva del socialismo e che, conseguentemente, finiscono per favorire la sopravvivenza del nemico di classe. E’ un agire politico che sta fuori dal marxismo-leninismo e da ogni seria analisi e prospettiva rivoluzionaria per il socialismo.
Pensare che la lotta della Fiom in Italia e le pur disperate forme di protesta operaia e studentesca, che però sono prive di coscienza e di organizzazione di classe e rivoluzionaria, sviluppatesi in tante parti del territorio nazionale possano portare alla sconfitta del potere economico, politico e sociale capitalistico nel nostro paese è pura follia, incapacità di un’analisi corretta e scientifica della situazione e delle forze in campo che si fronteggiano ed è una grave deviazione dai principi del marxismo-leninismo. In Italia la rivoluzione democratica c’è già stata nel periodo 1943-1946 con la Resistenza, la guerra di Liberazione, l’Assemblea costituente e la Costituzione repubblicana e antifascista, ora si tratta di passare alla Repubblica e alla Costituzione socialista e ciò è possibile unicamente con la presenza e l’azione politica rivoluzionaria di un grande partito di classe e rivoluzionario, ossia marxista-leninista. A tale percorso non vi sono alternative e scorciatoie che tengano. La stessa analisi e le stesse considerazioni valgono per i movimenti di lotta operaia e studentesca che si sono accesi e puntualmente spenti in Spagna, Francia, Inghilterra e in altre parti della comunità europea.
Diversa è la situazione storica e politica delle imponenti lotte operaie, studentesche e popolari che in questi giorni si stanno verificando nei paesi del nord africa e del medio oriente, come Tunisia, Algeria, Egitto, Yemen, eccetera, ma qui una vera rivoluzione democratica non c’è mai stata e oggi le loro popolazioni, con in testa i dirigenti della borghesia progressiva e le componenti più emancipate della classe lavoratrice e anche quelle socialmente più disperate, tentano di realizzarla e noi comunisti di quei paesi e di tutte le nazioni della Terra dobbiamo sostenerla con ogni mezzo possibile lavorando, nel contempo, affinché essa possa presto essere seguita dalla rivoluzione socialista per conquistare il potere politico alla classe lavoratrice. Purtroppo anche in questi paesi non esiste ancora un forte partito marxista-leninista e l’ora della rivoluzione socialista è rinviata a momenti più favorevoli.
Nella realtà del mondo di oggi chiunque voglia contribuire realmente alla fuoriuscita dal capitalismo e all’approdo al socialismo deve riappropriarsi della dottrina, della strategia e della tattica marxista-leninista, deve ritornare ad abbeverarsi ai principi del marxismo-leninismo, deve riportarsi alla fonte del pensiero e l’opera di Marx, Engels, Lenin e Stalin, deve prendere decisamente le distanze da tutte le forme di devianza dai principi del marxismo-leninismo, deve imboccare la strada della militanza e dell’attività politica nel vero partito della rivoluzione proletaria e del socialismo attualmente esistente in Italia e che è l’ancora piccolo ma già glorioso Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista. Tale scelta è indispensabile per contribuire a costruire la prospettiva del socialismo nel nostro paese. Senza il proprio partito di natura bolscevica il proletariato non ha prospettiva di riscatto e di liberazione. Ecco perché bisogna ripartire dal partito per poter avanzare verso la rivoluzione proletaria e la società socialista. Così avvenne in Russia all’inizio del secolo scorso con Lenin e Stalin per arrivare alla vittoriosa e memorabile Rivoluzione d’Ottobre.
Intanto, però, su ogni vero comunista incombe il dovere rivoluzionario dell’unità organizzativa e di lotta. Nessun rivoluzionario comunista può, e deve, rimanere indifferente alla tragedia del capitalismo e dell’imperialismo che sempre più tragicamente incombe sul mondo aggredendo sottomettendo e sfruttando i popoli. Ogni progresso su questa strada passa principalmente attraverso l’unità dei coerenti comunisti a livello nazionale e internazionale ed, essenzialmente, all’interno del coerente partito marxista-leninista esistente, o da ricostruire, in ogni paese, così come in Italia già esiste il P.C.I.M-L.. Nella fase odierna di deprecabile frantumazione del movimento comunista nazionale e internazionale e di proposto avvio del processo di unificazione sono anche utili momenti di incontro e di confronto delle varie realtà organizzate e individuali che si richiamano al marxismo-leninismo per verificare la possibilità di percorsi di lotta unitari almeno sulle questioni sociali di comune convergenza politica e di lotta.
In questo momento storico di estreme difficoltà per l’attività e l’incidenza sociale dei comunisti e anche per la violenta controffensiva del capitalismo, dell’imperialismo, del clericalismo di tutte le confessioni religioni e delle varie componenti revisioniste che operano in combutta coi nostri nemici di classe, riteniamo che la convergenza su comuni obiettivi di quanti ispirano la loro azione al marxismo-leninismo sia urgente e doverosa. Di qui l’ennesimo appello del P.C.I.M-L a rafforzare il Partito della rivoluzione proletaria e del socialismo in Italia e a mettere in campo ogni sforzo e iniziativa per favorire l’unità di tutti i comunisti marxisti-leninisti. Si metta da parte ogni posizione settaria e si lavori all’unità, naturalmente non dimenticando mai il monito di Lenin che prima di unirsi bisogna delimitarsi bene dalle posizioni revisioniste e opportuniste.
Tale è la posizione e la linea politica del P.C.I.M-L. nella presente situazione dello scontro di classe, aspettiamo di conoscere quella di quanti tengono a cuore la prospettiva del socialismo e, fondamentalmente, facciamo appello a tutti i singoli marxisti-leninisti e a tutti i lavoratori emancipati a unirsi a noi nella difficile battaglia per l’unità, la riscossa e l’avanzata verso la nuova e superiore società socialista del movimento comunista e operaio del nostro paese.
Forio (Napoli), 30 gennaio 2011.
info@pciml.org
Il Comitato Centrale del P.C.I.M-L.
Segretario generale Domenico Savio
























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NEL 2011 CONTINUIAMO A LAVORARE ALLA RIVOLUZIONE E AL SOCIALISMO!

Compagni e lavoratori tutti, per liberarci dalle catene della schiavitù sociale, dalla tragedia della disoccupazione e dalla precarietà del rapporto di lavoro, dallo sfruttamento del nostro lavoro, dalla miseria delle singole persone e delle famiglie, dalle sofferenze individuali e sociali, dal dramma dei popoli derivante dalle guerre imperialistiche di espansione, sottomissione e sfruttamento, dalle morti per fame, malattie e sui luoghi di lavoro e dalle disuguaglianze impostici dal maledetto, feroce e disumano sistema sociale capitalistico, auguriamoci un 2011 di lotte rivoluzionarie per la conquista del socialismo. Troviamo il coraggio di spezzare le catene millenarie della dannata razza padrona che ci avvinghiano e ci schiacciano da circa 5.000 anni di storia:
riprendiamo ad avanzare sulla via maestra del glorioso Ottobre 1917!

Il 2010 è stato l’ennesimo anno di passione per la classe lavoratrice operaia e intellettiva dei paesi capitalistici, una passione che sopravvive tragicamente da millenni causando sofferenze e morti in ogni angolo della Terra e senza che i disperati trovino la forza di alzarsi, unirsi, ribellarsi e liberarsi da tanta violenza del sistema sociale padronale. Eppure, a differenza di circa due secoli fa, oggi il proletariato del mondo possiede gli strumenti scientifici del marxismo-leninismo per poterlo fare, basterebbe che alzasse la schiena e la testa e attivasse la mente per intravedere e percorre la strada della liberazione e del riscatto sociale. Se ciò ancora non avviene non è solo per colpa del nemico di classe, ma anche per l’egoismo e la pigrizia che rattrappiscono la coscienza degli sfruttati dai padroni e dalle chiese. Tuttavia basterebbe un po’ di buona volontà per riflettere sulle cause materiali delle proprie disperate condizioni sociali di vita e per prendere coscienza della reale possibilità di emanciparsi e di impegnarsi nella lotta per il riscatto umano e sociale. Non è difficile acquisire una capacità di analisi critica e razionale della situazione per sottrarsi al fango, alle calunnie e alle menzogne interessate che i padroni e i preti riversano sulla cultura e prospettiva comunista per distogliere le masse lavoratrici e popolari da tale obiettivo e ciò per favorire la sopravvivenza del loro sistema sociale, fondato sulla ricchezza e i privilegi della minoranza sfruttatrice.
E’ stato un anno di vera macelleria sociale, messa in atto dai governi e dai parlamenti capitalistici e dalla classe padronale nazionale e multinazionale che hanno demolito gran parte dei diritti acquisiti dai lavoratori con dure lotte nei decenni passati. Però i lavoratori, duramente colpiti nelle loro più elementari esigenze di vita, non hanno avuto la capacità politica e sindacale di opporsi e di ribellarsi con impeto rivoluzionario, dal punto di vista di classe, al nemico aggressore di centrodestra e centrosinistra, di sottrarsi all’inganno, alle mediazioni, alle concertazioni e ai tradimenti della sinistra politica e sindacale cosiddetta riformista, democratica e socialdemocratica e di lottare, per l’oggi e per il domani, sotto le gloriose e vittoriose bandiere del marxismo-leninismo e del sindacato di classe, essi sono ancora storditi e disarmati da millenni di menzogne, oppressione, ignoranza storica, egoismo, opportunismo e individualismo che non riescono tuttora a capire che senza distruggere il capitalismo e costruire il socialismo non c’è alcuna speranza di riscatto, di liberazione sociale e di esistenza dignitosa.
Il quadro che ne scaturisce è letteralmente disastroso. La classe padronale ha subito capito la debolezza politica e sindacale del movimento operaio nazionale e internazionale e ne ha immediatamente approfittato per annullare ogni passata conquista aziendale e sociale del mondo del lavoro. Essa ha spregiudicatamente modificato l’organizzazione del lavoro incrementandone lo sfruttamento, ha delocalizzato la produzione tra paesi e continenti diversi equiparandone la retribuzione a quella più bassa dei paesi sindacalmente, politicamente e socialmente sottosviluppati e modificando arbitrariamente e autoritariamente, con la complicità dei sindacati e dei partiti politici di regime capitalistico, la passata contrattazione collettiva nazionale e aziendale creando un vero deserto sociale, dove la classe lavoratrice, per incapacità di classe e bisogno di sostentamento, è stata letteralmente posta negli artigli della rapacità padronale. Siamo allo squallore più assoluto, dove la lotta di classe, l’unica che può far paura veramente ai padroni e al loro potere politico di centrodestra e centrosinistra viene miserabilmente umiliata da un movimento studentesco tutto interno al sistema dominante, da giovani senza prospettiva di lavoro incapaci di rivendicare e di costruire una società migliore e superiore all’attuale, da lavoratori intellettuali precari che sanno solo salire sul tetto delle facoltà universitarie, dai terremotati in lotta che per uscire dalla tragedia del terremoto non sanno andare oltre il movimentismo protestatario e da tante altre realtà di lotta movimentistica e populistica destinate ad essere sconfitte e a scomparire nel giro di qualche settimana, mese o anno. Sono tutte forme di lotta prive di organizzazione e di prospettiva di classe e, per tanto, destinate a scomparire e a non impressionare per niente l’avversario di classe.
E’ una tristezza senza fine dover assistere a questo spettacolo indegno rispetto all’esperienza di classe e rivoluzionaria della Comune di Parigi, della Rivoluzione Socialista d’Ottobre, della costruzione dell’Unione Sovietica, della vittoria sul nazi-fascismo, della Resistenza antinazi-fascista nazionale ed europea e di tanti altri eroici e gloriosi momenti di lotta di classe sindacale e politica per migliorare costantemente le condizioni di vita quotidiana e per la conquista del socialismo, ma noi coerenti e sinceri comunisti, noi marxisti-leninisti, noi lavoratori, donne e uomini uguali e uniti dallo stesso coraggio e determinazione e schierati in combattimento sulla stessa barricata, noi intellettuali d’avanguardia e noi studenti in lotta innanzi tutto per costruire la nuova società socialista, noi tutti che ispiriamo la nostra analisi, strategia di lotta e prospettiva al pensiero e l’opera imperituri dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, non ci facciamo condizionare dal momento difficile, disarmante e dissuadente, dal mare limaccioso delle incomprensioni e persino delle infamie e delle calunnie che ci circondano e ci buttano addosso e andiamo avanti per la nostra strada maestra di educatori e combattenti per l’avvenire socialista e siamo scientificamente certi che il capitalismo, al pari dei passati sistemi sociali, non è eterno e che presto entrerà in crisi e imploderà, anche sotto la spinta soggettiva delle masse lavoratrici disperate e condannate dal capitale a una vita di sempre maggiori stenti.
Oggi è il 1° gennaio 2011, è l’alba di un nuovo anno della nostra vita e della sciagurata epoca del sistema capitalistico, per la ingorda razza padrona sarà un altro anno di ricchezza, di privilegi e di sprechi, mentre per i lavoratori del braccio e della mente occupati, disoccupati e pensionati sarà l’ennesimo anno di sacrifici, miseria, privazioni e assoluta mancanza di certezza per un’esistenza dignitosa. Continueranno ad aumentare la disoccupazione, la precarietà del lavoro, l’incertezza per i giovani, il costo della vita, le imposte e le tariffe dei servizi sociali, l’assistenza sanitaria e farmacologica, le tasse e le prestazioni scolastiche, l’arretratezza del mezzogiorno, la corruzione politica e istituzionale, la rapina del capitale sul lavoro, sulle merci e sul mercato finanziario, la violenza mafiosa e camorristica, il razzismo, l’odio per gli emigrati e per i diversi, eccetera. Questa indecente e disumana situazione sociale sopravvive da quando la società umana è stata sciaguratamente divisa in classi contrapposte e tra loro in conflitto e continuerà a rimanere tale sino alla morte del capitalismo e alla nascita del socialismo.
Per tanto tutte le nostre energie intellettive e fisiche devono essere mobilitate e impegnate per l’espansione territoriale e la crescita dei partiti comunisti nazionali marxisti-leninisti e per la loro fondazione nei paesi che ne sono ancora sprovvisti, perché la fine del capitalismo, nelle singole nazioni, può avvenire solo con la presenza e la lotta di classe di un forte, coerente e determinato partito comunista rivoluzionario marxista-leninista. Non esiste altra alternativa o strada da percorrere per uscire dal capitalismo e entrare nel socialismo, tutte le altre vie riformiste, revisioniste e socialdemocratiche sono circolari interne che nascono e muoiono nel sistema capitalistico ad opera degli imbroglioni falsi comunisti. La ripresa del cammino verso il socialismo e la vittoria della rivoluzione socialista passano inevitabilmente attraverso la sconfitta ideale, culturale e politica dell’odierno e dilagante revisionismo e trotzkismo, senza distruggere questi due mali storici della causa socialista non sarà neppure possibile il trionfo del socialismo sul capitalismo. Nell’anno che comincia oggi non risparmiamoci nella lotta senza quartiere al riformismo, al revisionismo, al trotzkismo, all’economicismo e all’opportunismo, contro questi mali continuiamo l’opera chiarificatrice e demolitrice dei nostri quattro grandi Maestri, in Italia entriamo a militare e lavorare nel Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista - l’unico partito di natura bolscevica, così come ideato, voluto e costruito da Lenin e Stalin, oggi esistente nel nostro paese - e nella Federazione Giovanile Comunista Italiana Marxista-Leninista. La stessa cosa avvenga negli altri paesi.
COMPAGNI E LAVORATORI TUTTI, PER L’ANNO NUOVO AUGURI FRATERNI E COMUNISTI, AUGURI MARXISTI-LENINISTI, AUGURI DI LOTTA DI CLASSE E RIVOLUZIONARIA E DI RAVVICINATA VITTORIA DEL SOCIALISMO!Forio (Napoli) Italia, 1 gennaio 2011.
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Il Comitato Centrale del P.C.I.M-L.
Segretario generale Domenico Savio












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E’ MISERAMENTE FALLITO L’ENNESIMO MOVIMENTO STUDENTESCO PICCOLO-BORGHESE E MOVIMENTISTA, LEGATO ALLA SINISTRA BORGHESE E ANTICOMUNISTA: E’ STATO SOLO MISERIA UMANA CHE SOPRAVVIVE DAL ’68
INGENERANDO INGANNO E SERVILISMO CAPITALISTICO!

Gli scontri del 14 dicembre 2010 a Roma sono estranei alla lotta di classe dei lavoratori operai e intellettivi per il socialismo e persino la osteggiano!
Noi comunisti marxisti-leninisti, noi lavoratori con la coscienza di classe delle officine, dei campi, dei servizi e degli uffici, noi intellettuali d’avanguardia, noi docenti e studenti che nella scuola e nelle piazze lottiamo per la prospettiva della rivoluzione socialista e noi disoccupati, precari, pensionati, casalinghe e giovani senza prospettiva di lavoro che soffriamo le restrizioni economiche della vita e che vediamo l’unica alternativa nella costruzione della società socialista, in questi anni e mesi di controriforme reazionarie, di crisi e di miseria collettiva abbiamo sempre e giustamente sostenuto che dalla crisi economica e sociale del sistema capitalistico si può uscire solamente attraverso la strada della conquista della società socialista, più specificamente mediante la distruzione del capitalismo e la costruzione del socialismo con gli strumenti della dittatura, cioè del potere, del proletariato, che subentrerà a quella borghese di oggi, della collettivizzazione di ogni attività creativa e produttiva e con la proprietà di tutto il popolo dei mezzi di produzione dei beni sociali. Abbiamo anche detto che ogni lotta per il miglioramento delle attuali condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari per essere incisiva e ottenere dei risultati concreti deve svolgersi contestualmente all’interno della battaglia più generale di costruzione della fase rivoluzionaria socialista, quando scatterà l’offensiva finale della classe lavoratrice per la conquista del suo potere politico.
Alla manifestazione del 14 dicembre 2010 a Roma contro la riforma reazionaria della scuola presentata dalla ministra Gelmini e contro il governo di centrodestra guidato dal magnate Silvio Berlusconi non c’era nulla di quanto sopra affermato e auspicato. La manifestazione, coi suoi cartelli, slogan e obiettivi politici e sociali, si è svolta tutta interna alla cultura e al sistema sociale e di potere capitalistico, nessuna invocazione del socialismo e della lotta di classe per realizzarlo e nessun richiamo all’organizzazione e alla propaganda comunista e rivoluzionaria. Mancava ogni forma di coscienza di classe del proletariato e l’obiettivo più avanzato era la caduta del governo di centrodestra, da sostituire con uno di centrosinistra, ma ugualmente capitalistico, clericale e anticomunista. Il problema vero è che in quella manifestazione, come in tante altre del genere precedenti e successive, mancava la consapevolezza dell’appartenenza di classe, ovviamente ci riferiamo ai figli delle famiglie lavoratrici del braccio e della mente, e del proprio compito storico di doversi liberare dalle catene millenarie dello sfruttamento padronale, mancavano gli intellettuali d’avanguardia e mancava del tutto la coscienza della classe lavoratrice, che lotta contro la dittatura padronale, era una lotta che si svolgeva all’interno di una cultura di regime piccolo-borghese, protestataria, libertaria, democraticistica, ribellistica, populistica e anarcoide: l’obiettivo finale dei partecipanti non era anche la conquista di una scuola veramente e totalmente alternativa a quella presente, che si può conquistare solo col socialismo, bensì unicamente di alcuni diritti compatibili con l’insegnamento borghese e clericale e un governo capitalistico più tollerante e rispettoso dei diritti e delle conquiste democratiche borghesi. Così per il governo dei capitali è stato facile approvare la controriforma nei due rami del parlamento, alla faccia dell’organizzazione e della coscienza borghese e clericale del movimento studentesco, mentre i suoi presuntuosi dirigenti del partito democratico e dei falsi partiti comunisti, revisionisti e opportunisti, farebbero bene a nascondersi per la vergogna.

I comunisti nelle lotte del proletariato
Qui è opportuno richiamare la necessità, rappresentataci dai Maestri del marxismo-leninismo, per i comunisti di essere, di lottare e di svolgere attività politica ovunque ci siano i lavoratori e le masse popolari in lotta, sia nei sindacati che nella società civile. Tale necessità come principio è strategicamente e tatticamente inoppugnabile per avvicinare i lavoratori alle nostre idee politiche e alla nostra battaglia per il socialismo e per aiutarli a formarsi una coscienza di classe. Però questa fondamentale esigenza va rapportata e articolata anche al contesto storico in cui le forze in conflitto si muovono e quale risultato reale può dare ai fini dell’arricchimento della lotta di classe per il socialismo. Nella seconda metà dell’ottocento e nei primi decenni del novecento la lotta operaia e sociale si svolgeva in un contesto maggiormente di classe, dove l’avversario era comune, cioè i padroni e il loro potere politico, e la prospettiva anche, ovvero la lotta al sistema capitalistico e la prospettiva del socialismo. Nella fase storica che stiamo vivendo la situazione è diametralmente opposta, nel senso che le lotte e le manifestazioni sono organizzate essenzialmente dai sindacati, dai partiti politici e dai movimenti studenteschi di natura e di prospettiva borghese e capitalistica. Aderire alle iniziative di queste forze avversarie e nemiche della classe lavoratrice e della prospettiva socialista significa, agli occhi delle masse popolari, anche legittimarle e sostenerle nella loro politica antioperaia e antipopolare.
Che significato di classe ha la partecipazione di una coerente organizzazione comunista giovanile o di partito a una manifestazione sindacale indetta dalla Cgil, Uil, Cisl e Ugl o politica promossa dal centrosinistra, dal Pd, dall’Idv, dal movimentista, populista e anticomunista Peppe Grillo e finanche dai falsi partiti comunisti che puntano a beneficiare dei privilegi parlamentari e istituzionali che la borghesia mette loro a disposizione piuttosto che lottare contro il capitalismo e per il socialismo e quando tali manifestazioni sono rigidamente controllate e condotte dagli organizzatori e gli aggregati non hanno neppure la possibilità di prendere la parola al comizio conclusivo? Nessun significato di classe e nessuna utilità per la rivendicazione e la difesa dei diritti e dei bisogni di vita presenti e futuri delle masse lavoratrici e popolari. Ciò quando, al contrario, c’è la necessità nella lotta della distinzione di classe e degli obiettivi da raggiungere, c’è bisogno che il proletariato percorra la strada dell’autonomia politica e rivoluzionaria rispetto al nemico di classe e occorre lavorare all’unità di tutte le forze in lotta coerenti con gli obiettivi di classe attuali e di prospettiva e ciò pure per combattere meglio e sconfiggere più facilmente i nemici interni ed esterni del movimento operaio e comunista. I lavoratori non hanno nulla da guadagnare dalle politiche sindacali della concertazione e dei compromessi tra capitale e lavoro e dalle politiche borghesi e di sistema del centrosinistra e da quella sinistra che solo per opportunismo elettorale si definisce comunista e utilizza sfacciatamente gli eroici simboli della lotta comunista per il socialismo.

Organizzazione e lotta di classe proletaria
Un'altra questione fondamentale della lotta di classe sulla quale dobbiamo riflettere è quella delle forme di lotta e della sua guida politica. La ricca esperienza della lotta di classe del movimento comunista e operaio acquisita in circa due secoli di storia ci insegna, anche attingendo al pensiero e l’opera dei nostri quattro grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, che il movimentismo, il populismo, l’anarchismo, il rivoluzionarismo, il protestarismo, il pacifismo e l’estremismo non servono a far crescere la coscienza di classe nelle masse e non avvicinano il momento della conquista del potere politico da parte della classe lavoratrice. Questo miscuglio di culture e di posizioni politiche piccolo-borghesi era presente e dominava lo svolgimento della manifestazione del 14 dicembre a Roma e quelle svoltesi in precedenza, a partire dal movimento studentesco del ’68, e quelle dei giorni successivi. Per noi coerenti comunisti la guida della lotta di classe può scaturire solo dalla presenza e dall’attività di un forte Partito Comunista Rivoluzionario marxista-leninista, tutto il resto è emanazione e volontà del potere economico e politico capitalistico e tale guida e significato ha avuto la manifestazione di Roma, che non è stata promossa da nessun vero partito comunista e non aveva alcuna guida e prospettiva di classe e rivoluzionaria. C’era solo il movimentismo protestatario, cresciuto intorno alla lodevole lotta dei rifiuti in Campania, quello de L’Aquila e quello studentesco, quest’ultimo dal ’68 ad oggi – che ha agito sotto varie denominazioni, ultimamente onda o sotto le bandiere del popolo viola – è esploso solo in fuochi di paglia ed ha accumulato unicamente sconfitte, proprio perché non ha avuto natura e prospettiva di classe ed è stato sostanzialmente anticomunista. Un simile movimento non fa paura né impressiona il potere politico capitalistico, proprio perché non lo mette in discussione né lo combatte.
Dobbiamo, necessariamente, anche soffermarci sul tema delle diverse forme di lotta da assumere nelle varie fasi dello scontro di classe. Diciamo subito che quella che stiamo vivendo purtroppo non è una fase rivoluzionaria della lotta di classe, fondamentalmente perché nell’organizzazione, nei gruppi dirigenti e nei componenti dei movimenti di lotta che conosciamo manca la teoria rivoluzionaria marxista-leninista e noi sappiamo che senza teoria rivoluzionaria non può esserci neppure lotta rivoluzionaria. La fase rivoluzionaria va costruita con gli strumenti organizzativi e politici propri della storia del movimento comunista nazionale e internazionale, a partire dalla presenza di un vero Partito Comunista Rivoluzionario marxista-leninista, a cui spetta il compito dell’organizzazione e della guida della lotta rivoluzionaria: senza la propria organizzazione di classe il proletariato non può essere classe egemone, non può ambire a conquistare il proprio potere politico e non può andare da nessuna parte. In Italia per svolgere questo importante compito storico c’è il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista (P.C.I.M-L.), ma deve ancora crescere, ramificarsi sull’intero territorio nazionale e avere il consenso e il sostegno organizzativo e di lotta della gran parte della classe lavoratrice italiana. Il dramma della fase che stiamo vivendo è che i lavoratori, nella quasi totalità, sono privi della loro coscienza di classe, non sono ancora classe per sé, cioè che vivono e lottano per la propria classe sociale di appartenenza, ma sono semplicemente, come scriveva Marx, classe in sé, o meglio che restano schiavi inoffensivi della classe padronale e del suo potere politico. E’ una classe lavoratrice che subisce i condizionamenti della cultura e dell’informazione borghese e clericale, del sindacalismo borghese e padronale, del revisionismo e del riformismo di regime e che non ha la capacità intellettuale di capire e di reagire a tali sciagure esistenziali per il mondo del lavoro.

Le forme di lotta di classe del proletariato
Tra le principali forme di lotta di classe sperimentate e adottate dal movimento comunista e operaio nazionale e internazionale ricordiamo lo sciopero sindacale per categoria, territoriale, aziendale o generale, lo sciopero politico generale o territoriale, le varie forme di insubordinazione al padrone sfruttatore e repressivo, tra cui lo sciopero bianco, l’occupazione e l’autogestione delle fabbriche, le manifestazioni di piazza ed altre forme di lotta rispondenti a particolari aspetti organizzativi della produzione industriale ed agricola e commerciali od a specifici momenti di lotta politica nazionale, regionale e locale. Poi abbiamo avuto forme di lotta del proletariato più specificamente politiche, come lo sciopero politico generale, la lotta antifascista, dove quella comunista è stata e rimane anche una lotta anticapitalistica e antimperialistica, la Resistenza antinazi-fascista, la guerra di Liberazione nazionale, l’insurrezione nazionale proclamata dal Comitato di Liberazione Nazionale nel 1945 e determinate lotte politiche contro governi reazionari, come quelle che nel 1960 decisero la caduta del governo democristiano Tambroni, sostenuto dal fascista movimento sociale italiano.
In tutte queste lotte e pressappoco sino alla fine degli ’60, promotore e protagonista assoluto è stato l’ex Partito Comunista Italiano, anche se dal 1944, con la svolta togliattiana di Salerno, il Partito, fondato a Livorno il 21 gennaio 1921 nell’ambito della Terza Internazionale Comunista, aveva imboccato la strada del revisionismo e dell’autodistruzione, avvenuta puntualmente e vergognosamente il 3 febbraio 1991. Pure la partecipazione del Partito Comunista Rivoluzionario marxista-leninista alle elezioni borghesi parlamentari e territoriali è una forma di lotta di classe, a condizione ferrea, però, che il Partito e gli eletti non vadano nelle istituzioni borghesi per gestire il sistema che debbono abbattere, come fanno i falsi partiti comunisti esistenti in Italia e all’estero e i loro eletti nelle istituzioni borghesi, bensì per portare e condurre la lotta di classe finanche all’interno del potere politico e istituzionale del nostro nemico di classe allo scopo di avvicinarne la distruzione.
A questo punto è opportuno affermare subito che la lotta armata delle Brigate Rosse e quella di altre formazioni simili, avvenuta nei decenni passati, che, tra l’altro, partiva da una analisi politica profondamente sbagliata della situazione sociale e mostrava limiti paurosi e disastrosi di conoscenza della strategia di lotta del marxismo-leninismo, è di natura settaria ed estremistica e, dunque, totalmente estranea al carattere politico organizzato e strategico del partito di classe e rivoluzionario marxista-leninista e, quindi, svolge una funzione borghese e anticomunista causando gravi conseguenze, anche in termini di restrizione delle agibilità democratiche, all’attività politica del partito della classe lavoratrice. La rivoluzione socialista non si fa con la lotta armata settaria, gruppettaria, estremistica, nel significato che Lenin attribuì a questa definizione, e avventuristica, bensì con un grande consenso operaio e popolare da costruire intorno al Partito della rivoluzione socialista, consenso che il Partito di tutto il proletariato utilizzerà al momento opportuno per abbattere il capitalismo e costruire il socialismo e lo farà subendo meno danni possibili.
La vittoria della rivoluzione socialista non dipende mai da iniziative individuali o al massimo di gruppo, ma da azioni collettive rappresentate, coordinate e guidate dal partito comunista della classe lavoratrice. Per noi comunisti marxisti-leninisti il riferimento organizzativo e operativo della lotta di classe per la costruzione della società socialista è unicamente il Partito Comunista di tipo Bolscevico, così come a suo tempo fu voluto e creato da Lenin e Stalin, anche perché è stato l’unico tipo di organizzazione politica della classe lavoratrice che ha compiuto vittoriosamente la rivoluzione socialista, cioè quella gloriosa dell’Ottobre 1917.
Le forme, le modalità e le esecuzioni delle lotte rivoluzionarie per essere vincenti e per non mandare allo sbaraglio la classe lavoratrice operaia e intellettiva, compreso la gioventù studentesca, possono essere studiate e applicate esclusivamente da un coerente e forte partito comunista, che fonda il suo essere sulla teoria e strategia del marxismo-leninismo, che ispira la sua azione agli ideali del comunismo e che lotta per edificarlo, naturalmente dopo aver costruito la società socialista, che è organizzato secondo la dialettica del centralismo democratico e che è guidato da rivoluzionari di professione, che fanno proprio il motto “socialismo o morte”. Solo un partito del genere ha gli strumenti teorici, ideali e strategici per compiere un’analisi economica, sociale e politica seria della situazione presente e per decidere azioni e forme di lotta che incidano sull’avversario e che possano consentire delle conquiste sociali immediate e di prospettiva.
Tutto il resto, per coloro che vogliono veramente cambiare l’ordine delle cose presenti, è approssimazione, folclore, anche violento, e rassicurazione di sopravvivenza al nemico di classe, ovvero all’infame e repressivo sistema capitalistico. Nella lotta politica se il nemico non è esaminato con gli strumenti scientifici del marxismo-leninismo e la lotta di classe non è programmata e indirizzata verso obiettivi certi e concretizzabili allora il movimento di lotta è in una fase di confusione e di sbandamento tanto cara alla classe borghese e clericale, perché significa che non ha motivo di preoccuparsi, anche perché a difendere i suoi interessi ci sono già, pagate dai lavoratori, le forze armate del suo Stato istituzionale e costituzionale.

Il partito della rivoluzione socialista non manda mai allo sbaraglio le proprie truppe
La classe lavoratrice non ha alcun interesse a mandare allo sbaraglio la propria organizzazione, i propri militanti e i suoi alleati politici del momento. Il Partito Comunista Rivoluzionario si preoccupa innanzi tutto di evitare che il proletariato in lotta di tutte le categorie sociali, compreso gli studenti di ogni ordine e grado, subisca violenze poliziesche, feriti e persino dei morti, denunce, processi, condanne e anni di carcere. Naturalmente lungo il duro e difficile cammino della lotta di classe e attraverso l’arduo cammino verso la rivoluzione socialista e la conquista del potere politico al proletariato possono essere necessarie anche forme di lotta più incise e determinanti ai fini dell’obiettivo da raggiungere, ma esse possono essere studiate, decise, avviate e controllate solo dal partito comunista della rivoluzione che, comunque, deve sempre tener presente la necessità di subire meno danni possibili alle proprie avanguardie. Gli scontri del 14 dicembre 2010 a Roma al massimo potevano conseguire il miserevole risultato di sostituire Berlusconi con Bersani o chi per esso, che sono due identiche facce della stessa medaglia nella gestione del sistema capitalistico e imperialistico in Italia, nella responsabilità della disoccupazione, della precarietà del lavoro, delle tasse fatte pagare alla classe lavoratrice e non ai capitalisti in misura adeguata, dell’abbandono e arretratezza del Mezzogiorno, della privatizzazione della scuola, di settori importanti della sanità pubblica, dei servizi locali e persino dell’acqua - il tutto per dare al capitalismo nazionale e internazionale calato nel nostro paese la possibilità di potersi arricchire anche su queste attività sociali –, della mancanza di prospettive per i giovani, della fuga all’estero per disperazione delle nostre migliori intelligenze scientifiche e artistiche, dell’impoverimento progressivo dei lavoratori e dei pensionati, eccetera.
Dunque, ai fini del cambiamento della situazione politica in Italia a Roma ci sono stati feriti, condannati e carcerati inutili e per gravi irresponsabilità politiche degli organizzatori, adulti o giovani studenti che fossero, e delle loro organizzazioni giovanili. La possibilità degli infiltrati di destra è reale, ma anche qui non si affrontano mandando allo sbaraglio giovani e inesperti studenti. Il partito della classe lavoratrice si preoccupa di impegnare i propri militanti nel lavoro ideologico e politico nelle fabbriche, nelle campagne, negli uffici, nei servizi e nella scuola anziché averli condannati e carcerati dall’apparato giudiziario borghese. In ogni caso, l’esperienza storica del movimento comunista ci insegna che ogni eventuale ordine di azioni di confronto con l’apparato difensivo dello Stato borghese o di sollevazione popolare per avere una buona possibilità di vittoria può essere dato solo dal partito della rivoluzione socialista e da nessuna altra identità politica.

Gli scontri di Roma e le loro conseguenze
Dopo quanto sopra accennato è possibile dare un giudizio concreto, dal punto di vista comunista, sulla manifestazione del 14 dicembre 2010 a Roma e ciò vale pure per tutte le altre del genere che negli ultimi anni e decenni sono state organizzate o partecipate dal cosiddetto movimento studentesco, manifestazioni spesso promosse pure con altre forze sociali su problemi più specificamente territoriali, come il terremoto de L’Aquila, i rifiuti in Campania, la militarizzazione imperialistica di Vicenza e la no tav in Piemonte. Puntualizziamo subito che le ragioni delle sonore sconfitte del movimento studentesco dal ’68 ad oggi sono da attribuire tutte e unicamente alla sua natura borghese e semplicemente protestataria, movimentista e pacifista, anarcoide e priva di valori e contenuti di classe, ovvero lontana da una organizzazione come quella della classe lavoratrice cosciente, insomma, una forma di lotta in sé senza elementi di rivolgimento rivoluzionario rispetto al regime dominante.
E’ un movimento interclassista condizionato dalla cultura borghese, clericale e capitalistica, che non riesce ad andare oltre e che al massimo allarga il proprio orizzonte verso il centrosinistra e le aggregazioni falsamente comuniste, come quelle di “sinistra, ambiente e libertà”, di rifondazione comunista, della “federazione della sinistra” o di altre organizzazioni revisioniste e trotzkiste, simili al “partito comunista dei lavoratori”. Si tratta di una aggregazione variopinta e folcloristica che ignora e persino si oppone al marxismo-leninismo e alla lotta di classe per il socialismo, che non mette in discussione il sistema clericale e capitalistico che ci governa e che, semmai, a livello individuale aspira a una buona posizione sociale dopo il diploma o la laurea, così come hanno fatto tanti falsi e ingannatori dirigenti del ’68 e finanche dell’estremismo brigatista. Con tali formazione e convincimenti anche l’odierno movimento studentesco è condannato alla sconfitta e alla scomparsa, perché altra è la via della conquista di una scuola non confessionale, fondata sulla conoscenza storica e scientifica, della liberazione dell’uomo dalle credenze primordiali e della dignità dell’esistenza umana.
Molti genitori incoscienti li sentiamo spesso dire: “ma che volete da questi giovani”. Noi non vogliamo niente di particolare, vorremmo solo che fossero protagonisti vincenti nello scontro di classe in atto all’interno della scuola, coscienti che la scuola clericale della società capitalistica non potrà mai, perché non lo vuole, dare loro una possibilità di studio e di vita dignitosa e rispondente alle loro aspettative. A questi genitori diciamo di emanciparsi presto dal punto di vista della prospettiva socialista per poter emancipare anche i loro figli, visto che la scuola, lo Stato e il potere politico borghese non hanno interesse a farlo, anzi fanno di tutto, come nei secoli passati, affinché gli studenti di oggi siano carne da sottomettere e sfruttare domani nelle varie attività produttive e sociali sia manuali che intellettive. Gli stessi genitori della classe lavoratrice farebbero bene a educare i propri figli alla lotta di classe e ai principi del marxismo-leninismo. Abbiamo già detto che a tale scopo in Italia esiste la Federazione Giovanile Comunista Italiana Marxista-Leninista, a cui ci si può iscrivere e militare.

A Roma l’ennesima manifestazione studentesca di regime
La manifestazione di sabato 14 dicembre 2010 a Roma contro il governo Berlusconi e la ministra Gelmini mancava di una coscienza e di una guida di classe e rivoluzionaria, era la solita aggregazione e azione movimentista di varie componenti che si riconoscono e agiscono in tale ambito politico, era formata da giovani borghesi benestanti e benpensanti, libertari, anarchici, estremisti, pacifisti, democratici, riformisti, revisionisti, socialdemocratici, anticomunisti, eccetera, mentre i figli dei lavoratori licenziati e precari non si distinguevano dagli altri per cultura, formazione, contenuti e forma di lotta: certamente non c’erano i coerenti giovani comunisti marxisti-leninisti né tantomeno chi lottasse pure e seriamente per la prospettiva del socialismo.
I definiti da qualcuno i violenti infiltrati altro non erano che la conseguenza scontata del tipo di iniziativa e la lunga mano eversiva del potere borghese violento, che è rimasto fascista nei fatti e nei comportamenti nonostante la Resistenza e la Liberazione e perché a suo tempo non è stato estirpato alla radice, così come avrebbe dovuto essere e se non avvenne è anche per responsabilità di quel Partito Comunista Italiano che oramai già avanzava sulla strada dell’interclassismo e della proclamata via revisionista italiana al socialismo. A nulla sono serviti, e lo si sapeva chiaramente e anticipatamente, il sangue versato, i feriti, le botte prese, gli arrestati, i processati, i condannati e gli incarcerati. Anche qui ha preso il sopravvento la follia estremistica piccolo-borghese di protagonismo e di stupida autoesibizione e autoesaltazione, una pratica suicida estranea alla lotta di classe dei comunisti e dei lavoratori possessori della coscienza della propria classe di appartenenza.
Alcuni giovani studenti, nella veste di portavoce mediatici di quella “battaglia”, prontamente utilizzati dall’informazione di regime pubblica e privata, hanno cercato di giustificare quel tipo di protesta dicendo: “ma non ci ascoltano, sono due anni che protestiamo”. Costoro, dall’alto della loro presunzione e incapacità borghese, pensavano che fosse sufficiente continuare nelle solite manifestazioni studentesche di regime per cambiare la natura di classe capitalistica della odierna scuola italiana. Poveri illusi, che non hanno ancora avuto la perspicacia di capire che la scuola italiana, come lo sono la magistratura, l’apparato poliziesco difensivo dello Stato e della dittatura borghese, l’ordinamento legislativo vigente, le istituzioni e lo Stato, è semplicemente una sovrastruttura del sistema economico, sociale e politico capitalistico e che senza mettere in discussione e sconfiggere tale ordine non è neppure pensabile di costruire un ordinamento scolastico diverso, che muova dal garantire il diritto gratuito allo studio a tutti e sino ai massimi livelli, indipendentemente dalle condizioni economiche delle famiglie di appartenenza. Tale conquista di civiltà e di dignità umana della società italiana, come di tutte le altre società capitalistiche, è possibile realizzarla solo abbattendo l’ordine sociale capitalistico, solo con la rivoluzione socialista, solo conquistando il potere politico alla classe lavoratrice operaia e intellettuale e solo costruendo la società socialista, così come è avvenuto nella gloriosa Unione Sovietica e in tutto il mondo del socialismo realizzato nel ventesimo secolo dopo la memorabile Rivoluzione d’Ottobre. E nessuna rivoluzione socialista è possibile senza prima costruire il grande partito comunista di classe e rivoluzionario che la preparerà e compirà.


L’appello alla lotta per rafforzare il P.C.I.M-L. e per preparare la rivoluzione socialista
Dunque, giovani studenti italiani di ogni ordine e grado, se volete esser degni e fieri della vostra lotta e lasciare un ricordo positivo alle future generazioni dovete ripartire dallo studio dei testi del marxismo-leninismo, a partire dal “Manifesto del Partito Comunista” di Marx ed Engels, per proseguire con “Stato e Rivoluzione” di Lenin, “Materialismo dialettico e materialismo storico” di Stalin e con tutti gli altri venerabili testi del marxismo-leninismo, dovete formarvi una coscienza di classe del proletariato, dovete iscrivervi, militare e svolgere attività politica prima nell’organizzazione giovanile e poi nel partito comunista marxista-leninista – ripetiamo che per tale impegno in Italia esistono la Federazione Giovanile Comunista Italiana Marxista-Leninista “F.G.C.I.M-L.) e il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista (P.C.I.M-L.) -, dovete seguire fedelmente la linea politica decisa dal vostro Partito, dovete attenervi scrupolosamente alle direttive della vostra Organizzazione politica di appartenenza, dovete svolgere attività di proselitismo tra i giovani, i lavoratori d’ogni categoria e in tutte le attività sociali, dovete essere capaci di contestare le menzogne, le falsificazioni storiche e la propaganda anticomunista dei nostri nemici di classe, dovete essere orgogliosamente stalinisti nella durezza e fermezza del confronto coi nemici di classe e nella determinazione di costruire la società socialista e, ancora, dovete essere orgogliosi della vostra appartenenza ideale e politica.
Questa è la strada maestra da seguire, in nome del pensiero e l’opera immortali dei nostri quattro grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, per liberarci storicamente dallo sfruttamento e dalla schiavitù sociale padronale e clericale, per salvare il Pianeta dalla catastrofe ambientale, conseguenza dello sfruttamento capitalistico e imperialistico predatorio e irrazionale delle risorse minerarie e vegetali della Terra, e per costruire una nuova e superiore società prima socialista e poi comunista, cioè la società dell’uguaglianza, dell’altruismo e della fratellanza umana. Fuori da questa prospettiva non c’è futuro per l’Umanità, che rischia di essere estinta dall’ingordigia del capitale.
Forio (Napoli), 28 dicembre 2010.












.info@pciml.org

La Segreteria nazionale del P.C.I.M-L.
Segretario generale Domenico Savio


L'APPASSIONATO INTERVENTO DI DOMENICO SAVIO IN OCCASIONE DEL 93° ANNIVERSARIO DELLA GLORIOSA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE



















1917 – 7 novembre – 2010: 93° anniversario della gloriosa e immortale Rivoluzione Socialista d’Ottobre, la prima Rivoluzione Socialista Vittoriosa della storia dell’umanità, con la quale la classe lavoratrice operaia e intellettiva russa rovesciò quella padronale, affermò il proprio potere politico e avviò la costruzione della nuova e superiore società socialista, fu l’inizio del percorso storico, seppur intervallato da vittorie e sconfitte e irto di ostacoli, della costruzione della società comunista, che volterà per sempre le spalle alla primitiva e animalesca società capitalistica, fu l’Aurora radiosa di un nuovo mondo di rapporti tra le donne e gli uomini che popolano il nostro Pianeta: imperitura riconoscenza a Marx, Engels, Lenin e Stalin.

DAL GRANDE OTTOBRE DEL 1917 ALLE PROSSIME E SICURE RIVOLUZIONI PROLETARIE SOCIALISTE!
L’UMANITA’ INTERA PRESTO BRUCERA’ I VECCHI POTERI DISUMAN PADRONALI E CLERICALI COI LORO SECOLARI E VERGOGNOSI OZI E PRIVILEGI!
COSTRUIAMO UN FRONTE UNITO TRA TUTTE LE VERE ORGANIZZAZIONI MARXISTE-LENINISTE SIA A LIVELLO NAZIONALE CHE INTERNAZIONALE!

La società umana divisa in classi oramai sopravvive tragicamente da millenni, cioè da quando si impose su quella comunistica primitiva. La divisione della società in classi contrapposte e, pertanto, in continuo conflitto tra loro comporta che una esigua minoranza di individui usurpatori, sfruttatori e rapinatori di una parte consistente del prodotto del lavoro altrui – chiamati padroni, capitalisti e multinazionali o per categorie bramose di sempre maggiore ricchezza come banchieri, industriali, agrari e mercanti – domina economicamente, politicamente e socialmente sulla quasi totalità degli abitanti della Terra. La conseguenza tragica è che pochi ricconi, attraverso lo Stato e l’organizzazione sociale borghese e clericale, governano e impongono il loro volere e i loro sporchi interessi sulle masse popolari, che soffrono lo sfruttamento delle prestazioni lavorative, la mancanza di lavoro, la povertà e la disperazione esistenziale. La dittatura sociale della classe padronale su quella delle masse lavoratrici è l’origine e il persistere secolare di tutti i mali passati e presenti dell’umanità, è una dittatura repressiva fondata sull’immoralità delle differenze sociali esistenti tra gli individui, sulle disuguaglianze e sulle discriminazioni tra persone della stessa specie. Quella padronale, oggi meglio definita capitalistica, proprio perché basata sulla diversità delle possibilità e delle disponibilità sociali, è una società barbarica, che possiamo definire primitiva e selvaggia rispetto a quella futura comunista, che affermerà l’uguale dignità sociale per tutti gli esseri umani.
Dal passaggio storico tra la società primitiva comunistica a quella classista e sino ad oggi le masse lavoratrici hanno, pressappoco, vissuto sempre gli stessi drammatici problemi sociali esistenziali, quali: la miseria; l’elevato costo dei beni di consumo, stabilito dai padroni nell’ambito del famigerato libero mercato, per accumulare ulteriori e maggiori profitti sul loro commercio; lo sfruttamento monetario, da parte dei detentori del capitale accumulato, attraverso l’inflazione e il costo dei prestiti e dei mutui bancari; le privazioni d’ogni genere; il vivere di stenti; il vestire da poveri; la mancanza di disponibilità di cibo adeguato; un’assistenza sanitaria pubblica carente e a volte del tutto a pagamento; l’insegnamento non uguale e gratuito per tutti; la carenza di lavoro, dovuta alla privatizzazione dei mezzi di produzione; la disoccupazione, a volte a vita; il lavoro precario o saltuario, che non consente di programmare il cammino esistenziale delle persone; i salari, stipendi e pensioni di fame, che rendono disperata la vita e molti non reggono alla gravità dei bisogni personali e familiari e incorrono in distruttive malattie psicologiche; l’umiliante assistenzialismo di Stato al posto del soddisfacimento di diritti fondamentali della vita e del vivere civile; il clientelismo e il favoritismo del potere politico borghese; la corruzione del potere politico borghese e istituzionale; i servizi sociali essenziali carenti ed esosi; gli elevati incidenti e l’alto numero di morti sul lavoro, perché i padroni, incuranti della vita dei propri sfruttati e schiavizzati, guadagnano persino sulle mancate o insufficienti misure di sicurezza adottate e, dunque, direttamente sulla vita delle persone; l’innalzamento progressivo dell’età pensionabile per uomini e donne; la diminuzione programmata e graduale delle future pensioni per gli operai e gli impiegati; la negazione di basilari diritti del vivere umano e civile, come quelli alla casa e alla salute in ogni caso; eccetera.
Questi essenziali problemi di vita della classe lavoratrice esistono, anche se in forme diverse, sin dall’imposizione, da parte degli uomini più furbi, malvagi e prepotenti, che oggi formano la classe capitalistica, dell’ordine sociale classista. Lo sviluppo parziale delle forze produttive, la produzione agricola intensiva, al posto di quella estensiva, e il progresso tecnologico e scientifico non hanno eliminato, e non potevano, le differenze di classe, nel senso che se la classe lavoratrice ha migliorato, per ipotesi, del 10% le sue condizioni di vita quella padronale ha conseguito un incremento di benessere materiale imparagonabile e incalcolabile. Solo due esempi e di gran lunga per difetto: le statistiche ufficiali dello Stato capitalistico italiano dicono che in Italia il 10% della popolazione possiede il 50% della ricchezza prodotta; nel nostro paese circa il 60% degli italiani non può andare mai in ferie per assoluta mancanza di possibilità economiche. La situazione delle differenze di classe è ancora peggiore nei paesi sottosviluppati del Pianeta, dove le condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari sono ancora più disastrose che nei paesi industrializzati e dove si muore più facilmente per fame o malattie. Queste estreme condizioni di vita danno luogo, ieri come oggi, alla tragica realtà dell’emigrazione di centinaia di milioni di uomini e donne disperati da un paese e da un continente all’altro alla ricerca di più umane condizioni di vita, che quasi sempre non trovano, un’emigrazione forzata che solo negli ultimi tempi ha causato la morte di un numero incalcolabile di proletari annegati nel Mediterraneo. La colpa è sola e sempre della società divisa in classi, che non consente una equa distribuzione della ricchezza prodotta dal lavoro dell’uomo, della proprietà privata dei mezzi di produzione, che blocca il necessario sviluppo delle forze produttive, e dell’elevato costo delle merci occorrenti per soddisfare adeguatamente il fabbisogno alimentare dei popoli. Ciò quando nella società socialista, libera dallo sfruttamento del capitale, ogni popolo può vivere dignitosamente senza aver bisogno di emigrare.
La drammatica e, oramai, interminabile crisi economica che sta vivendo il sistema capitalistico è il prodotto naturale della società divisa in classi, o meglio della stessa società capitalistica e della sua espansione imperialistica, che molti impropriamente e opportunisticamente chiamano globalizzazione, è una crisi di sovrapproduzione in cui i depositi sono pieni di merci svendute mentre le masse lavoratrici e popolari non possono acquistarle per assoluta mancanza di possibilità economiche ed è pure una crisi alimentata dal mercato finanziario capitalistico con la messa in circolazione, nei singoli paesi e sui mercati monetari internazionali, di valanghe dei cosiddetti prodotti finanziari o bond per rincorrere, sempre i dannati possessori di capitali, più facili accumuli di profitti, essi hanno puntato sul mercato finanziario piuttosto che sull’attività della produzione reale. Come sempre le gravi conseguenze della crisi vengono dai padroni e dai loro governi borghesi e scaricate sulle spalle delle masse lavoratrici attraverso i licenziamenti, la precarizzazione del lavoro, l’aumento dei ritmi di attività produttiva nelle fabbriche e altrove e con la contestuale diminuzione delle retribuzioni. I governi capitalistici, com’era logico prevedere, anziché soccorrere le masse in difficoltà, a causa della crisi, hanno salvato i banchieri coi soldi della collettività, ovvero con le tasse e i tagli dei servizi sociali imposti ai cittadini, hanno aiutato i fautori coscienti e spregiudicati della bancarotta affamando ulteriormente le masse popolari. D’altronde tutti sappiamo, dai tempi di Lenin, che lo Stato è lo strumento di potere della classe dominante, che nella società capitalistica è quella degli industriali, degli agrari, dei banchieri e dei mercanti nazionali e multinazionali. Inoltre, l’imperialismo per mantenere il controllo sui popoli, per poter sfruttare liberamente le risorse minerarie e vegetali dei vari della Terra e per poter delocalizzare la produzione spostandola dove può sfruttare più selvaggiamente e a minor costo il lavoro umano, ha bisogno delle guerre di aggressione e di occupazione che costano moltissimo in termini di spese e di perdita di vite umane proletarie, spese che i governi al servizio del capitale riversano sempre e solo sulle spalle già fragili delle masse popolari.
Nella società socialista - dove il potere è esercitato direttamente dal popolo non per delega, ma per partecipazione diretta e costante alla gestione della produzione, dei servizi sociali e dell’apparato amministrativo mediante propri rappresentanti candidati ed eletti che in ogni momento possono essere destituiti dall’incarico dagli stessi elettori - le crisi non esistono e non sono mai possibili, perché non esiste lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, questo mostro che con l’accumulo dei profitti genera la rapina del prodotto del lavoro altrui, perché i mezzi di produzione sono di proprietà di tutto il popolo e perché la produzione industriale e agricola e lo sviluppo tecnologico, scientifico e sociale sono pianificati in base al fabbisogno della popolazione. Sicché nei paesi socialisti non esiste la disoccupazione e “a ognuno viene dato secondo il suo lavoro”, a differenza della successiva società comunista dove si realizza il sommo principio di civiltà e fratellanza umana “da ognuno secondo le sue capacità a ognuno secondo i suoi bisogni”. E ancora, nella società socialista chi nasce ha già garantito dalla società il sostentamento necessario a vita, cosa che lo rende veramente libero nel pensiero e nelle scelte sociali, l’assistenza sanitaria sino ai massimi livelli, il diritto allo studio, al lavoro appena terminato gli studi, al salario o allo stipendio adeguato per vivere una vita tranquilla e dignitosa, alla casa, al tempo libero, alle ferie annuali, alla pensione al 100% del salario o dello stipendio e chi non può lavorare gode degli stessi diritti e delle stesse possibilità di vita di chi può farlo. Se i popoli delle società capitalistiche non si adoperano ancora per costruire la nuova e superiore società socialista è perché sono ancora sprovvisti della coscienza politica e sociale della propria classe di appartenenza, perché sono condizionati dalla cultura borghese e clericale dominante e perché sono schiavi del sapere dell’egoismo e dell’opportunismo ingenerato in loro dai mezzi di informazione e di formazione sociale del potere borghese e clericale dominante.
Come storicamente avvenne il passaggio dalla società primitiva comunistica a quella classista così è possibile passare dall’attuale società classista a quella comunista passando, appunto, per la società socialista. La fine della società barbarica e animalesca capitalistica e la costruzione di quella socialista camminano sulle gambe degli uomini, a partire dalle avanguardie più coscienti e intellettualmente progredite. Il socialismo realizzato nel ventesimo secolo non è crollato perché incapace di garantire ai popoli una nuova e superiore condizione di vita, ma perché è stato tradito e rinnegato da dirigenti ancora imbevuti di cultura egoistica e opportunistica del passato regime capitalistico e clericale che nei paesi ex socialisti e nei partiti comunisti dei paesi capitalistici hanno preso il sopravvento e avviato il ritorno all’infame sistema padronale rinnegando il sacrificio di vita di milioni di uomini e donne che avevano eroicamente combattuto per costruire il socialismo. Tanto è vero che all’epoca del XX congresso del PCUS l’Unione Sovietica non temeva superiorità da parte di nessun paese capitalistico industrializzato, compreso gli Stati Uniti d’America, in tutti i campi della produzione, della ricerca scientifica, dell’esplorazione spaziale, dell’arte, dello sviluppo sociale, eccetera, il declino è avvenuto dopo, a partire dall’inizio degli anni ’60, cioè dopo che i revisionisti trotschisti, con in testa il rinnegato e miserabile Krusciov, avevano fermato il completamento della costruzione della società socialista e la successiva edificazione di quella comunista e avviato il processo di ritorno al capitalismo, con la reintroduzione progressiva di attività produttive e di servizio private.
Dopo la sconfitta dell’eroica Comune di Parigi del 1871 e della Rivoluzione russa del 1905, la gloriosa e vittoriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre - opera grandiosa e memorabile di Lenin e Stalin e dell’intero Partito Comunista Bolscevico e risultato impareggiabile del pensiero e l’opera imperituri di Marx ed Engels - ha dimostrato alla storia e al proletariato di tutti i paesi della Terra che la classe lavoratrice può, anzi deve, abbattere il capitalismo e costruire il socialismo, può, attraverso la rivoluzione, conquistare il potere politico e instaurare la dittatura del proletariato, al posto di quella padronale sconfitta, e può avviare la costruzione di una nuova Era di uguaglianza, fratellanza e altruismo tra tutti gli uomini e le donne che abitano il pianeta Terra, a partire dalla parità di diritti tra l’uomo e la donna, dal rispetto della diversità di sesso, dal porre la scienza anche al servizio della procreazione e dal combattere ogni forma di razzismo e di discriminazione tra gli uomini. Lo strumento per raggiungere tale obiettivo storico e riprendere oggi in Italia il cammino verso il socialismo è il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, che è un partito autenticamente di classe e rivoluzionario, così come lo era, per programma, strategia e tattica, il Partito Comunista Bolscevico voluto e costruito da Lenin e Stalin per condurre alla vittoria la Rivoluzione Socialista d’Ottobre. E’ un Partito che per poter adempiere al suo compito storico col lavoro politico deve sapersi meritare la fiducia e il consenso della classe lavoratrice italiana operaia e intellettiva e delle più ampie masse popolari, a partire dalla sua componente più avanzata, che costituisce l’avanguardia organizzativa e della lotta politica di classe e rivoluzionaria. Quello del P.C.I.M-L. è certamente un lavoro arduo e lungo tra i lavoratori in lotta per potersi ramificare e radicare sul territorio nazionale, a cominciare dalle fabbriche, dagli uffici, dalle campagne e dai servizi sociali per costruire la coscienza di classe negli sfruttati, per combattere il revisionismo, l’opportunismo e l’economicismo e per preparare le masse alla riscossa e alla rivoluzione. Allo stesso modo devono essere combattuti con uguale determinazione l’anarchismo, il movimentismo di tutte le specie, come quello no-global, l’ambientalismo e il pacifismo di regime, il grillismo protestatario dei giorni nostri del sistema dominante, i viola e le varie onde del movimento studentesco: tutti strumenti espressione e sostenitori del sistema capitalistico imperante, collaborazionisti dell’ordine padronale precostituito, dichiarati e arrabbiati anticomunisti.
Dicevamo che è un lavoro ideale e politico lungo e difficile, intanto la classe lavoratrice italiana è schiacciata e vessata dal padronato e nello stesso tempo soggiogata dai sindacati di regime di destra, di centro e della sinistra borghese, clericale e capitalistica. Al momento le masse lavoratrici sono, purtroppo, prive di una rappresentanza politica istituzionale di opposizione di classe, di un vero sindacato di classe e rivoluzionario e della possibilità di una mobilitazione e lotta di classe contro i governi padronali di centrodestra e centrosinistra per far pagare ai padroni le conseguenze drammatiche della loro crisi. Come ai tempi di Lenin si pone con forza ed estrema attualità l’interrogativo “Che fare?”. Come possibilità immediata e concreta il P.C.I.M-L. vede nella costituzione di un Fronte Unito tra tutte le forze organizzate che in Italia, e anche negli altri paesi, si richiamano al marxismo-leninismo, al pensiero e l’opera dei quattro grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, alla lotta ferma e incessante al revisionismo trotschista, kruscioviano e togliattiano, oltre, naturalmente, al liquidazionismo gorbacioviano, all’attuale falsa e rinnegata sinistra cosiddetta comunista della Federazione della Sinistra, di Sinistra Ecologia e Libertà e di altri raggruppamenti simili e alla costruzione, sin da subito, della prospettiva della rivoluzione proletaria e del socialismo. Per tutti il discrimine fondamentale è, e deve rimanere, il giudizio sul pensiero e l’opera del compagno Stalin, nel significato che gli antistalinisti sono anticomunisti e nemici del socialismo e come tali vanno combattiti e isolati dal movimento comunista nazionale e internazionale.
Pensiamo che la proposta del Fronte Unito sia il modo migliore per ricordare e onorare la gloriosa e imperitura Rivoluzione Socialista d’Ottobre rendendo omaggio ai suoi martiri. Il 93° anniversario non deve essere considerato una ricorrenza accademica né tanto meno una celebrazione avulsa dal dovere esistenziale dei marxisti-leninisti, che è quello di combattere instancabilmente per il socialismo, bensì una occasione propizia per riprendere concretamente il cammino verso la società comunista interrotto tragicamente dal XX congresso del PCUS del 1956 e in Italia dalla sventurata svolta di Salerno, operata dal revisionista e rinnegatore Palmiro Togliatti. Il P.C.I.M-L. è pronto ad aderire al proposto Fronte Unito, se anche altri meritevoli di farne parte lo sono lo dicano. Troppo tempo è stato sprecato, è giunta l’ora della rinascita e dell’avanzata rivoluzionaria verso il socialismo prima e il comunismo dopo, i nostri Maestri non ci perdonerebbero altra perdita di tempo e altro spreco di energie.

VIVA IL PENSIERO E L’OPERA IMMORTALI DI MARX, ENGELS, LENIN E STALIN!
VIVA L’EROICA E MEMORABILE RIVOLUZIONE SOCIALISTA D’OTTOBRE!
VIVA L’ALBA RADIOSA DEL 7 NOVEMBRE 1917 CHE ANNUNCIAVA AL MONDO INTERO
L’INIZIO DI UNA NUOVA E SUPERIORE ERA DI CIVILTA’ UMANA!
VIVA LA COSTRUZIONE DELLA SOCIETA’ SOCIALISTA E L’EDIFICAZIONE DI QUELLA
COMUNISTA!
VIVA LA LOTTA DI CLASSE E RIVOLUZIONARIA PER LA CONQUISTA DEL SOCIALISMO!
VIVA IL TRIONFO DEL SOCIALISMO E LA MORTE PERPETUA DEL CAPITALISMO!
ONORE E GLORIA AI MARTIRI DI TUTTI I TEMPI E PAESI CADUTI PER LA COSTRUZIONE DEL SOCIALISMO SULLA TERRA E PER LA SUA AVANZATA VERSO IL COMUNISMO!
Forio (Napoli) Italia, 7 novembre 2010.

Il Comitato Centrale del P.C.I.M-L.




































VILE, MISERABILE, DEFICIENTE ED ESACRABILE ATTACCO
NAZI-FASCISTA CONTRO IL P.C.I.M-L. E DOMENICO SAVIO!
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Gli impegni e le battaglie di giustizia e di civiltà sociale del P.C.I.M-L. probabilmente danno fastidio a chi vive da parassita o di affari legati agli sporchi privilegi ricevuti dal potere dominante.
.Non è la prima volta, e sicuramente non sarà neppure l’ultima, che autentiche canaglie – cioè individui che nella scala evolutiva dell’umanità sono rimasti allo stadio primordiale - di matrice politica nazi-fascista, che con la loro presenza appestano l’ambiente sociale, con viltà fisica, pochezza intellettiva, miseria umana e deficienza di vita non avendo il coraggio e l’intelligenza necessaria per mostrarsi e confrontarsi ricorrono a gesti di vigliaccheria per manifestare tutta la loro miseria umana.
Così nella notte tra il 2 e 3 settembre 2010, cioè tra giovedì e venerdì scorso, probabilmente con una bomboletta spray di vernice nera, il colore della loro crassa ignoranza e istinto violento, hanno imbrattato due tabelle del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, poste all’esterno della sede lungo via Provinciale Panza a Forio, con una ignobile locuzione fascista e una croce celtica, simbolo di terrore, di sopraffazione, di atrocità, di sevizie d’ogni genere e di morte durante il periodo fascista e, purtroppo, anche dopo sino ai giorni nostri con le raccapriccianti stragi nere della famigerata estrema destra italiana ed europea. I cittadini onesti e moralmente irreprensibili per qualche giorno hanno la possibilità di verificare personalmente il crimine commesso recandosi sul posto.
E’ stato sicuramente un atto di intimidazione e di minaccia, ma nessun fascista ha mai fatto paura ai comunisti, la dimostrazione inoppugnabile è nella vittoria storica dell’Unione Sovietica e dei singoli combattenti comunisti sul nazismo e sul fascismo assassini in Italia e in Europa.
Chi è stato, è la prima domanda che chiunque si pone spontaneamente? Siamo convinti, ed è logico supporlo, che tutte le minacce e le calunnie che abbiamo ricevuto sino ad oggi siano state mosse da interessi ideologici, politici, economici e di potere di natura antipopolare e duramente contrastate e combattute dalle nostre puntuali battaglie politiche e sociali, oltre che dalla lotta che conduciamo da sempre contro il malaffare pubblico, il clientelismo politico ed elettorale e i privilegi elargiti spudoratamente dal potere dominante.
Essenzialmente due sono le maggiori battaglie di civiltà e di giustizia sociale sostenute negli ultimi tempi dal Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e dal sua Segretario generale Domenico Savio: la lotta contro l’aumento del costo del biglietto marittimo per i residenti e i pendolari e per una sua consistente riduzione nell’ambito di una gestione totalmente pubblica dei collegamenti tra le isole e la terraferma e la battaglia, di somma civiltà e giustizia sociale, contro la vergognosa e disumana privatizzazione di gran parte della spiaggia libera della Chiaia da parte dell’amministrazione comunale di Forio, battaglia che ha fortemente contestato privilegi e affari privati che offendono la coscienza civile di ogni popolo. La risposta minacciosa e intimidatoria di vigliacchi insofferenti alle nostre battaglie di uguaglianza e a difesa dei diritti sociali anche questa volta è stata immediata e della più abominevole natura ideologica.
Noi chiediamo pubblicamente alla magistratura inquirente e alle forze dell’ordine, a cui per dettato Costituzionale spetta il compito di difendere la Repubblica antifascista da ignobili atti di apologia del fascismo, di indagare per individuare e condannare i responsabili di tali, odiosi crimini politici ed ideologici, con l’invito a non fermarsi all’eventuale manovalanza stupida e prezzolata, ma di risalire e affidare alla giustizia i possibili mandanti. Allo scopo presenteremo un esposto. In ogni caso si tratta di escrementi culturali a cui non può essere consentito di infangare ulteriormente la natura antifascista della nostra Repubblica e la memoria eroica di quanti per Essa morirono nella lotta antifascista e nella gloriosa Resistenza e Guerra di Liberazione.
Rivolgiamo un appello a tutti i militanti e simpatizzanti del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, a tutte le forze politiche e sociali democratiche, progressiste e antifasciste e alle singole personalità dell’odierno antifascismo ad accrescere la vigilanza democratica contro i nostalgici di un passato di schiavitù, di repressione, di terrore e di animalesco sfruttamento delle masse lavoratrici e popolari, passato che, sciaguratamente, sopravvive ancora nell’Italia di oggi circa lo sfruttamento, la schiavitù e la repressione dei diritti e dei bisogni di vita della classe lavoratrice e delle più ampie masse popolari da parte del potere politico ed economico borghese, clericale e capitalistico, potere contro cui il P.C.I.M-L. si batte accanitamente nell’ambito della costruzione della futura società socialista.
Isola d’Ischia (Napoli), 4 settembre 2010.
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La Segreteria nazionale del P.C.I.M-L.
























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IL P.C.I.M-L. NON PARTECIPERA’ ALLA MANIFESTAZIONE DEL 31 AGOSTO 2010 PER NON RENDERSI COMPLICE DEL POTERE RESPONSABILE DEI GRAVI DISSERVIZI MARITTIMI!

di Domenico Savio*

Dopo le prime riunioni sulla scandalosa situazione dei trasporti marittimi nel Golfo di Napoli speravamo che almeno questa volta si sarebbe potuto creare un vero e credibile movimento di lotta per conquistare alle popolazioni isolane un trasporto marittimo dignitoso, in termini di efficienza, decoro ed economicità, attraverso la formazione di un esecutivo che per cultura e passione di lotta potesse svolgere un tale difficile compito, purtroppo dobbiamo constatare, con grande rammarico, che così non è stato. Salvo qualche presenza, è stato ricostituito, o meglio riesumato, un vecchio esecutivo, che per formazione e collocazione sociale ha accumulato solo sconfitte e oggi non potrà essere diversamente.
L’esecutivo auspicato da noi avrebbe dovuto rappresentare una netta discontinuità rispetto alle mediazioni e alle complicità col potere dominante comunale, provinciale e regionale di ieri e di oggi praticate nel passato e intorno a questa nuova strategia si sarebbero dovute costruire le alleanze di popolo e di lotta necessarie per tentare di conseguire risultati nuovi e rivoluzionari rispetto agli anni trascorsi. Al contrario è stata riaffermata la continuità della presenza del potere - responsabile delle pesanti e ignobili complicità politiche e amministrative con l’armamento privato e del disastro che vivono i trasporti marittimi nel nostro Golfo - all’interno del movimento di lotta e persino in posizione dirigente e promotrice, ciò quando da decenni le amministrazioni comunali e i loro sindaci di centrodestra e centrosinistra sono stati e rimangono i primi colpevoli delle nostre disavventure per mare.
Il ricostituito movimento di lotta, con il tipo di esecutivo formato di chiaro stampo moderato-istituzionale, ha attribuito alle vere componenti politiche e sociali di lotta contro il potere colpevole dei mali sociali collegati all’attuale sistema dei trasporti marittimi un semplice e umiliante ruolo di aggregate e utili solo a protestare, almeno questo si evince dalla risoluzione dell’assemblea del 19 agosto 2010 e dal manifesto per la manifestazione di martedì prossimo, quasi che per timore delle loro eventuali “indiscipline istituzionali” potessero disturbare le volontà e i disegni del potere dominante anche in questa circostanza. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista non accetta tale ruolo e si rifiuta di sostenere un esecutivo destinato a non conquistare nulla di buono e di soddisfacente alle popolazioni insulari anche nella presente situazione e di partecipare a una iniziativa tutta di potere e offensiva verso l’insieme degli isolani, che sono vittime predestinate del disastro esistente nei trasporti marittimi, a partire dalla minacciata e scandalosa soppressione delle tariffe ridotte per isolani e pendolari.
Un movimento di lotta popolare è tale solo se è totalmente autonomo dal potere politico locale, regionale e nazionale, che si è reso responsabile dei disservizi nei trasporti marittimi e automobilistici e in altri settori della nostra vita sociale. Il potere colpevole delle nostre sciagure sociali non può e non deve stare nei movimenti di lotta popolare, né tanto meno in posizione dirigente. I sindaci e le loro amministrazioni comunali – che assieme ai loro partiti e rappresentanti nel consiglio regionale e nel parlamento portano tutta la responsabilità degli insufficienti e costosissimi collegamenti marittimi tra le isole e la terraferma - devono farsi valere, se credono veramente nelle giuste rivendicazioni dei cittadini, ma abbiamo fondati motivi per dubitarne, nelle istituzioni competenti e non farsi persino propaganda elettorale con la partecipazione alle manifestazioni. Inoltre, noi non staremmo mai né accetteremmo di farci guidare da una amministrazione comunale, come quella di Forio, che vergognosamente ha tolto 75 metri lineari di spiaggia libera alla collettività foriana per destinarli agli affari privati.
Per tali ragioni politiche e sociali il P.C.I.M-L. non parteciperà alla manifestazione del prossimo 31 agosto promossa dalle amministrazioni comunali e da un movimento popolare che non ha proprio nulla di lotta e di classe per difendere veramente gli interessi della collettività e, particolarmente, dei lavoratori occupati e disoccupati, dei pensionati, delle casalinghe e dei pendolari tutti. Comunque, restiamo sempre disponibili per l’organizzazione di un vero “fronte unito di lotta” contro il potere politico ed economico dominante, unico responsabile di tutti i mali sociali delle popolazioni isolane e del movimento turistico, ma che sia un fronte di lotta credibile e sempre lontano dagli intrighi e dagli interessi di potere e di palazzo. Solo un simile movimento di lotta può conseguire dei risultati positivi a favore dei bisogni di vita delle masse lavoratrici e popolari residenti e turistiche.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.




































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MODIFICA DEL TERZO CONDONO EDILIZIO: LA “RIVINCITA” POLITICA ED ELETTORALE DEL PARTITO DEMOCRATICO SUL PDL!.
Queste sono le amare conseguenze quando la guida del movimento di lotta popolare è nelle mani di persone sprovvedute e irresponsabili, ma la colpa è sempre della base che delega il suo ruolo di protagonista a rappresentanti sbagliati ed esibizionisti. L’eventuale quarto condono edilizio, la cui notizia nelle ultime ore è trapelata dall’interno della maggioranza di governo, dovrà consentire solo la regolarizzazione gratuita dell’abusivismo di necessità, cioè della prima e unica casa di proprietà e di abitazione costruita per sé e per i propri familiari di primo grado.
.di Domenico Savio*
.Con questo scritto vogliamo approfondire dei temi già accennati nel Manifesto del “Movimento di lotta per il diritto alla casa e contro gli abbattimenti delle isole di Ischia e Procida” diffuso a partire dal 12 maggio 2010. La questione della modifica del terzo condono edilizio – per poter regolarizzare l’abusivismo di necessità, consistente nella prima e unica casa di proprietà e di abitazione costruita per sé e per i propri familiari di primo grado, anche nelle aree sottoposte a vincolo paesistico, regolarizzazione che noi chiediamo debba essere possibile per tutti gli abusi di necessità commessi sino all’entrata in vigore della nuova norma, oramai non riguarda più solo questioni tecnico-giuridiche o di carattere ambientale, ma anche politiche per quanto di politico ed elettorale è, purtroppo, avvenuto negli ultimi mesi.
Sulla conversione in legge del decreto-legge 28 aprile 2010 n.62 ecco, in estrema sintesi, quanto hanno dichiarato nelle sedi istituzionali e alla stampa senatori, deputati e dirigenti del partito democratico. Il senatore Della Seta nella XIII commissione ambiente, territorio e beni ambientali del 4 maggio 2010, in sede referente, “ritiene che il decreto-legge in esame sia il frutto delle promesse elettorali che i candidati del centrodestra alle ultime elezioni politiche ed alle recenti elezioni regionali hanno fatto ad una parte dell'elettorato campano. Il decreto si rivela però ipocrita ed inutile poiché manca di un riferimento esplicito al condono edilizio del 2003”; da Il Golfo del 22 aprile 2010: “Il governo si prepara a pagare la cambiale elettorale con un condono che fa scempio del territorio e premia il malgoverno”, è quanto afferma Eugenio Mazzarella, deputato. Inoltre, da Il Mattino del 24 aprile 2010, il deputato Antonio Borghesi dell’Italia dei valori ha detto: “…..il pagamento della cambiale post voto”.
Ora sappiamo che quasi tutti i presidenti dei comitati per il diritto alla casa della provincia di Napoli, compreso Luigi Pisani di Ischia, durante la campagna elettorale per le recenti elezioni regionali hanno frequentato, facendosi pure fotografare in più occasioni, solo i comitati elettorali del centrodestra, ignorando quelli di centrosinistra, incontrando pure Silvio Berlusconi a Napoli e, ha candidamente dichiarato il presidente dell’associazione “Amici del territorio”, con sede in Santa Maria la Carità, Domenico Elefante a “in chiostr on line”: "Sia Berlusconi sia la Carfagna, durante la campagna elettorale per le regionali, ci avevano promesso che avrebbero bloccato gli abbattimenti…..Confortati da queste promesse, noi dei comitati avevamo abbandonato l'ipotesi astensionista, siamo andati a votare e abbiamo votato Pdl”.
Lo stesso Domenico Elefante mercoledì 12 maggio 2010 era a Roma tra i cittadini minacciati di abbattimento in occasione dell’audizione dei sindaci da parte della XIII commissione ambiente, territorio e beni ambientali del senato, dove è in discussione il suddetto decreto-legge e lo stesso Domenico Elefante era presente all’audizione. Certo che ci vuole un bel coraggio andare a sollecitare il consenso parlamentare anche dei senatori del centrosinistra quando sul territorio si è fatto votare per il centrodestra. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e il “Movimento di lotta per il diritto alla casa e contro gli abbattimenti di Ischia e Procida” si stanno muovendo nelle sedi politiche adatte affinché ci sia anche il consenso parlamentare del centrosinistra alle modifiche del già richiamato decreto-legge presentate dai sindaci, come primo risultato importante da raggiungere lungo la strada che porti alla cancellazione delle proposte norme sulle acquisizioni comunali, che noi consideriamo un furto di Stato, e alla regolarizzazione dell’intero abusivismo di necessità realizzato sino ad oggi dalle famiglie lavoratrici.
La presenza al senato di quanti hanno abbandonato la via maestra dell’autonomia politica e organizzativa della lotta dei comitati per il diritto alla casa e si sono apertamente schierati per il voto al centrodestra, in contrapposizione al centrosinistra, è stata del tutto inopportuna e controproducente per le speranze dei minacciati di demolizione, sia di quelli che rientrano nel terzo condono e si trovano nelle aree sottoposte a vincolo paesistico e sia di quanti, successivamente al 31 marzo 2003, attendono di potersi salvare dall’acquisizione e dall’abbattimento, ed ha rappresentato un affronto e una sfida politica ai senatori del centrosinistra, cosa che certamente non avrà lasciato un buon segno. Ma vogliamo sperare che il partito democratico e l’Italia dei valori, coi loro eletti in parlamento e alla regione Campania, dimostrino quella superiorità di analisi e di scelta politica istituzionale che altri non hanno avuto, anche perché qui non sono in gioco la casa e l’avvenire di vita di quanti hanno scelto, per cultura e opportunità esistenziale, di frequentare e votare il centrodestra, ma la possibilità di sopravvivenza di migliaia di famiglie lavoratrici, che altro non posseggono se non quella casa per poterci vivere e che hanno costruito con durissimi sacrifici e indebitamento.
Indipendentemente dal comportamento politico e istituzionale che l’opposizione parlamentare di centrosinistra avrà sulla questione, tocca al governo e alla sua maggioranza parlamentare modificare il terzo condono edilizio, da far valere anche nelle aree vincolate, e consentire la regolarizzazione gratuita dell’abusivismo di necessità realizzato sino a questo momento a causa delle chiare inadempienze dello Stato nel garantire il diritto costituzionale alla casa a tutte le famiglie italiane. Si tratta di un atto dovuto da parte del governo del paese, anche in riferimento alle voci che nelle ultime ore sono trapelate dall’interno della maggioranza circa un quarto condono edilizio per fronteggiare la crisi economica. Ma vogliamo subito e pure qui affermare con forza che esso dovrà interessare unicamente l’abusivismo di bisogno come sopra specificato, mentre l’abusivismo speculativo, affaristico e mafioso dovrà essere acquisito al patrimonio pubblico e utilizzato a fini sociali o abbattuto.
Oramai quei presidenti di comitati che, a nostro avviso, hanno sbagliato comportamento politico ed elettorale costituiscono una cattiva immagine per le sfide che attendono il movimento di lotta popolare per il diritto costituzionale alla casa, rappresentano un ostacolo per rapporti credibili con le forze politiche e le istituzioni e dovrebbero avere il buon senso di farsi umilmente da parte e se questo non avverrà sia la base popolare a liberarsi del loro ingombro per poter affrontare con maggiore incisività la non facile battaglia da continuare nelle prossime settimane e nei mesi avvenire. Oggi, alla luce dell’esperienza vissuta, il movimento di lotta ha bisogno di un’organizzazione e di una direzione all’altezza dell’arduo compito e, fondamentalmente, che siano politicamente autonome, allo scopo di ottenere l’adesione e la partecipazione a questa battaglia di civiltà sociale di tutte le forze culturali, sociali, politiche e sindacali democratiche e antifasciste esistenti sui nostro territori. Si tratta di un obiettivo che può essere raggiunto con la volontà protagonista di quanti corrono il rischio di perdere la casa per demolizione da parte dello Stato capitalistico e di tutti coloro che avvertono il dovere civico della solidarietà.
Napoli, 14 maggio 2010.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org












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Un’analisi severa dello stato esistenziale attuale della classe lavoratrice operaia e intellettiva a livello nazionale e internazionale. Senza lotta di classe non c’è riscatto.
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1° MAGGIO 2010: LA FORZA DELLA VERITA’!

Purtroppo oggi la classe lavoratrice operaia e intellettiva, nella quasi totalità, ha tristemente perso la cognizione della propria appartenenza di classe. Svuotamento ideologico, assenza di cultura di classe, appiattimento politico e sindacale riformistico, revisionistico, movimentistico, opportunistico, egoistico ed economicistico, incosciente rassegnazione al tragico esistente e resa incondizionata al sistema dominante producono una situazione di desolazione circa la costruzione della prospettiva della rivoluzione e della società socialista.













SENZA LENINISMO E STALINISMO NON ESISTE PROSPETTIVA PER LA CONQUISTA DEL SOCIALISMO E DEL COMUNISMO SULLA TERRA!
di Domenico Savio*

L’attuale scialba esistenza sociale, dal punto di vista di classe e rivoluzionario, della classe lavoratrice del braccio e del pensiero dell’Italia e degli altri paesi della Terra passa da un 1° Maggio all’altro senza lotte di rilievo e qualitative e senza riscosse, nonostante le sue condizioni di vita siano rese disperate dal sistema capitalistico. L’ennesima e periodica crisi di sovrapproduzione dell’ordinamento economico e politico capitalistico, con fabbriche e aziende varie che chiudono a catena, con una disoccupazione e una precarietà del lavoro impressionanti e con difficoltà economiche sempre più devastanti che stanno riducendo letteralmente alla fame milioni di italiani e miliardi di lavoratori sul Pianeta, non produce l’effetto naturale di una rivolta ideale e politica contro la classe degli sfruttatori, unica responsabile della crisi e delle sue gravissime conseguenze sulla vita delle persone.
Assistiamo a uno scenario apparentemente senza prospettiva, controllato e regolato dalla cultura borghese e clericale dominante del profitto da una parte e dell’elemosina dall’altra per consentire la sopravvivenza delle masse popolari, che devono continuare ad essere sfruttate per produrre continua ricchezza per la classe padronale.
I lavoratori non hanno rappresentanza istituzionale, sono sprovvisti delle proprie organizzazioni politiche e sindacali di classe, si aggrappano alla beneficienza dello sfruttatore e del suo Stato politico-istituzionale, assumono iniziative eclatanti, ma senza valori e obiettivi di classe, per attirare l’attenzione dei media e del potere, qualche volta riescono a farsi intervistare dalle televisioni padronali pubbliche e private per esprimere i loro disagi e bisogni familiari e sociali e per rivendicare il giusto diritto al lavoro e alla vita, una parte consistente di essi scende in piazza e protesta sotto le bandiere dei sindacati borghesi e padronali, mentre una minoranza marcia coi sindacati di base e movimentisti, ma nell’insieme non sono capaci di andare oltre nella propria appartenenza di classe e nella prospettiva di liberarsi dalle catene dello sfruttamento e della schiavitù padronale.
Tutto ciò quando è scientificamente dimostrato che senza liberare il lavoro dalla mannaia dello sfruttamento, dalla rapina del profitto e dalla proprietà privata dei mezzi di produzione non è neppure possibile eliminare la disoccupazione e la miseria delle masse popolari, perché il lavoro dipende dalla volontà di investimento del padrone, legata esclusivamente alla possibilità di realizzare lauti profitti, e non dall’esigenza di vita degli uomini e delle donne che popolano il Pianeta. La disoccupazione, la precarietà del lavoro, lo sfruttamento del lavoro altrui e la miseria delle masse popolari sono una conseguenza logica e diretta dell’esistenza della società capitalistica divisa in classi e senza la sua soppressione non è neanche possibile dare dignità esistenziale alle masse lavoratrici.
Questa è una verità assoluta che purtroppo nella fase storica presente i lavoratori non riescono a capire a causa della pressione che la cultura borghese interessatamente esercita su di loro e per la pigrizia degli stessi sfruttati, che non si sforzano di individuare, di occupare e di cominciare a percorrere la strada della liberazione di classe. Il sistema capitalistico, con le sue menzogne, gli inganni, le elemosine di Stato, la cultura individualistica ed egoistica e la droga spirituale della religione riesce a dominare la disperazione delle masse e a controllarla e orientarla verso sviluppi che non mettano in discussione la sua sopravvivenza.
Nella storia della società umana divisa in classi i lavoratori hanno condotto epiche lotte per liberarsi dallo sfruttamento e dalla sottomissione al potere padronale, da Spartacus a Enno, dalla Rivoluzione Francese alla Comune di Parigi sino a raggiungere il massimo dell’emancipazione di classe nella gloriosa ed eroica Rivoluzione d’Ottobre del 7 novembre 1917, quando in Russia conquistano il potere politico e si avviano a costruire la propria società di uomini liberi e protagonisti del loro destino esistenziale. Naturalmente questo processo storico di liberazione è sempre avvenuto sotto la spinta di intellettuali operai o di professione, sino ad arrivare all’”intellettuale collettivo” del moderno partito di classe e rivoluzionario, che svolge il compito di organizzazione e di guida della lotta di liberazione del proletariato. L’esempio più alto dell’”intellettuale collettivo” della classe lavoratrice e quello della formazione e dell’attività, sotto la guida possente dei grandi Lenin e Stalin, del Partito Comunista Bolscevico e dei Partiti Comunisti nati sotto la guida della Terza Internazionale.
Sicuramente a determinare l’inaridimento di classe della coscienza delle masse lavoratrici di oggi del Pianeta è stato il tradimento della costruzione della società socialista da parte dei rinnegati, e venduti al potere e ai privilegi della classe borghese, revisionisti e opportunisti di ieri e di oggi, la sconfitta temporanea del socialismo realizzato nel ventesimo secolo e la ignobile trasformazione borghese, clericale e capitalistica degli ex partiti comunisti, ma, comunque, non è giustificabile né tollerabile la presente resa ideale e politica degli sfruttati e maltrattati nella propria esistenza al sistema dominante. La rassegnazione all’esistente e la rinuncia alla lotta di classe è un grave indice di ignoranza di classe e di incapacità di orientamento nella vita.
Lo squallore di questa giornata di regressione in cui è stata ridotta la ricorrenza ufficiale del 1° Maggio è impressionante, milioni e miliardi di lavoratori intruppati dalla cultura e dai sindacati borghesi che, nonostante vivano condizioni di sopravvivenza disperate, marciano e festeggiano sotto la guida dei propri nemici di classe, che si lasciano incantare e disarmare da concerti di vario genere, che rinunciano alla lotta di classe e che si prestano irresponsabilmente a forme di lotta compatibili con lo sfruttamento del lavoro, con l’accumulazione dei profitti padronali e con la sopravvivenza del sistema borghese e clericale imperante.
I padroni e il loro Stato di classe e le potenti centrali sindacati loro alleate e sostenitrici hanno avuto la capacità di trasformare una giornata storica di lotta di classe per la liberazione del lavoro dallo sfruttamento in cortei-passeggiate e feste droganti e disarmanti della rabbia dei lavoratori. Ciò quando non c’è proprio nulla per cui poter festeggiare e, al contrario, tutto chiama alla mobilitazione e alla lotta dura di classe. In queste condizioni sarà lungo e difficile il lavoro di rieducazione di classe delle masse lavoratrici nel ventunesimo secolo e il suo risultato non è dato per scontato, perché il capitalismo e l’imperialismo hanno imparato a dominare le loro stesse interessate crisi economiche e la Terra potrebbe morire proprio per mano capitalistica se prima i comunisti non riusciranno ad ammazzare la belva feroce del capitalismo, che oramai tutto avvolge e domina.
La stessa lotta disperata dei giorni nostri del proletariato greco - che si batte coraggiosamente contro la volontà dello Stato capitalistico di fargli pagare l’elevato costo della crisi, voluta e imposta dai magnati della finanza nazionale e internazionale, con un pesante arretramento delle già disperate condizioni di vita economiche e sociali – si consuma tutta interna al sistema dominante senza porsi l’obiettivo di fuoriuscirne attraverso la sconfitta dell’ordinamento capitalistico e la costruzione di quello socialista. Con ciò non vogliamo affermare che questo sia il momento giusto per una rivoluzione socialista vittoriosa in quel paese, ma che comunque la lotta dovrebbe, e potrebbe, essere chiaramente e dichiaratamente di classe e incamminarsi verso la prospettiva della rivoluzione e della società socialista.
La stessa osservazione va fatta per tutte le lotte operaie che negli ultimi anni e mesi si sono sviluppate nei vari paesi capitalistici dei diversi continenti, è stata una lotta tutta interna al sistema dominante senza alternativa di classe e di sistema sociale. Questo è il limite vero della lotta del proletariato nel tempo presente. Se la lotta non è di classe e rivoluzionaria il sistema capitalistico può dormire sogni tranquilli e per un tempo al momento indefinibile. Sciaguratamente nella fase storica presente la quasi totalità del proletariato dei vari paesi è sprovvisto di coscienza di classe e, ciò che preoccupa di più, non dimostra di avere la volontà di acquisirla. La classe lavoratrice rimane, disgraziatamente, classe in sé e non per sé. Le dure conseguenze della crisi in atto non hanno contribuito a risvegliare e formare la coscienza di classe nei lavoratori. Quella che una volta nelle fabbriche era l’avanguardia della classe operaia oggi, dov’è sopravvissuta, si è tragicamente trasformata in aristocrazia operaia rinnegando e tradendo il suo compito di organizzazione e di guida della lotta di classe dei lavoratori e noi sappiamo che quando l’avanguardia non è rivoluzionaria non può esserci lotta di classe anticapitalistica e per il socialismo.
Leggendo scritti e manifesti sulla ricorrenza del 1° Maggio di sindacati di base movimentisti e di organizzazioni e partiti comunisti che si richiamano, a parole o concretamente, al marxismo-leninismo - dunque escludendo volutamente e a priori riferimenti ai sindacati borghesi e ai partiti della sinistra riformista, revisionista e falsamente comunista e, in alcuni casi, anche a delle organizzazioni che si definiscono impropriamente marxiste-leniniste – notiamo un’ossessiva e irreale esaltazione della natura di classe esistente nelle lotte dei lavoratori, quando ciò nella realtà non esiste e tutti possono facilmente verificarlo. Una esaltazione che forse parte dal convincimento sbagliato che qualsiasi lotta dei lavoratori abbia valore e conseguenza di classe, ciò è assolutamente errato, in quanto esiste la lotta di classe in sé e quella per sé, la prima si svolge e si spegne tutta interna al sistema capitalistico, mentre la seconda, con la sua autonomia politica e sindacale di classe e rivoluzionaria, agisce per fuoriuscire dal sistema dominante e per avanzare verso la conquista del socialismo.
L’esaltazione comunque e indistinta della lotta dei lavoratori è dannosa per un’analisi seria della situazione e per trasformarla in lotta di classe per sé. Lo sappiamo che la verità rende più difficile il lavoro da svolgere, ma è l’unica via da seguire per costruire un movimento di lotta di classe credibile e nel tempo vincente. Contro l’inganno della lotta interclassista occorre essere spietati, così come bisogna esserlo contro gli errori opportunistici ed economicistici dei lavoratori, perché la forza della verità alla fine trionfa sempre.
Ma cosa manca attualmente affinché la lotta dei lavoratori acquisisca forza di classe e rivoluzionaria per sé? Tutti sappiamo che per la conquista del potere politico alla classe lavoratrice la lotta o è di classe e rivoluzionaria oppure non serve allo scopo e che senza teoria rivoluzionaria non può esserci lotta rivoluzionaria. Ciò significa che è indispensabile ricostruire l’”intellettuale collettivo” di classe e rivoluzionario, che solo può avere e svolgere il compito di formazione e sviluppo della coscienza di classe nelle masse lavoratrici. Senza organizzazione di classe il proletariato non può andare da nessuna parte ed è condannato a sicure sconfitte da parte della borghesia. Nella storia del genere umano il proletariato ha vinto contro il suo nemico di classe solo quando è stato organizzato e guidato dal suo partito di classe e rivoluzionario, così è stato a partire dall’esistenza (1912) del Partito Comunista Bolscevico, voluto e costruito da Lenin e Stalin per poter abbattere il capitalismo in Russia.
Nella sinistra politica e sindacale di classe molti parlano e scrivono dell’esigenza di ricostruire il Partito Comunista Rivoluzionario, ovvero marxista-leninista, ma pochi dicono che deve essere esclusivamente di natura bolscevica, tanti e da decenni lo invocano ma non lavorano in quella direzione, ciò quando tale necessità è impellente da tempo e, tristemente, da più parti assistiamo sempre a occasionali proclami, specialmente nelle ricorrenze storiche. La necessità della costruzione di un grande Partito Comunista Marxista-Leninista è di estrema attualità, non basta invocarla, ma è indispensabile agire per realizzarla e subito, lo rivendica la lotta attuale dei lavoratori ancora priva di contenuti di classe e senza prospettiva rivoluzionaria per il socialismo. Chi continua a invocare la nascita di tale partito senza adoperarsi per esso in effetti non lo vuole e diventa strumento di sopravvivenza dell’infame ordine sociale capitalistico.
Ma attualmente in molti paesi della Terra già esiste un partito comunista rivoluzionario di natura bolscevica, così come in Italia esiste il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, e coloro che continuano a invocare un tale partito perché non vi aderiscono, non assumo un impegno militante e non passano dalle parole ai fatti concreti? La verità è che non lo fanno perché non sono dei coerenti marxisti-leninisti, oppure per poter continuare a esibirsi a capo della propria limitata organizzazione non propriamente marxista-leninista o anche perché condizionati e deviati dallo loro vera cultura di stampo revisionista, opportunista e movimentista. Tale realtà ci indica che la crescita militante del P.C.I.M-L. deve comunque avvenire all’interno dell’avanguardia della classe operaia e di quella intellettuale progressiva, nel senso che mentre il Partito con la sua lotta politica emancipa l’avanguardia della classe operaia e intellettiva questa produce nuovi quadri per la crescita dell’Organizzazione politica. Naturalmente intorno al Partito in crescita occorre costruire la fiducia e il consenso delle più ampie masse lavoratrici e popolari per creare il momento storico propizio per lanciare l’assalto al sistema e al potere capitalistico.
La storia della lotta di classe del proletariato degli ultimo 221 anni (1789-2010) ci ha insegnato che la classe lavoratrice del braccio e dell’intelletto può conquistare il potere politico solo se guidata da un partito autenticamente di classe e rivoluzionario, come lo è stato il Partito Comunista Bolscevico, modellato dalla teoria, strategia e attività politica di Lenin e Stalin, un Partito fondato sul centralismo democratico e sulla subordinazione delle istanze inferiori a quelle superiore e con gruppi dirigenti rivoluzionari di provata fede marxista-leninista. Il P.C.I.M-L. ha l’ambizione di essere un tale Partito.
Per noi parlare di stalinismo non ha lo stesso significato, bensì il medesimo valore politico e strategico di quando parliamo di marxismo, leninismo o di marxismo-leninismo, nel senso che mentre il marxismo, il leninismo e il marxismo-leninismo investono l’aspetto prevalentemente teorico e filosofico della dottrina comunista lo stalinismo riguarda essenzialmente l’opera conseguente e fondamentale della costruzione sul campo della società socialista. Stalin, anche per la prematura scomparsa di Lenin, è stato il primo costruttore della società socialista nella storia dell’umanità, ha svolto un ruolo importante e senza precedenti nello smascheramento e nella lotta all’opposizione revisionista e opportunista in seno al Partito e allo Stato dei Soviet, ha costruito il socialismo nell’Unione Sovietica per circa il 95%, tanto era il livello di collettivizzazione delle attività sociali e, dunque, della fine dello sfruttamento altrui raggiunto sino al 19° congresso del P.C.U.S. del 1952, ha vittoriosamente guidato il primo Stato socialista della storia contro l’aggressione nazi-fascista ed ha consentito al paese dei Soviet di raggiungere uno sviluppo socio-economico superiore a qualsiasi stato capitalistico di allora.
La dottrina comunista, i principi del marxismo-leninismo e le speranze di liberazione dei popoli della Terra dal giogo capitalistico e imperialistico hanno potuto conoscere quel livello di sviluppo, raggiunto sino al ventesimo congresso del 1956 del P.C.U.S. del 1956, grazie all’opera luminosa e immortale del grande compagno Stalin. Da Lui abbiamo tutti molto da apprendere e da insegnare alle nuove leve di marxisti-leninisti. Chi critica o mette in dubbio la giustezza dell’operato politico di Stalin e del Partito Comunista Bolscevico in effetti è un anticomunista e un controrivoluzionario.
Un’altra celebrazione di 1° Maggio ufficiale, borghese e movimentista ci volta fortunatamente le spalle senza rimpianti, ma con la rabbia che masse di lavoratori vengano strumentalizzate da venduti agli interessi degli affari capitalistici e imperialistici e che, per essere ancora accettati e mantenuti economicamente, dicono, a parole, di voler difendere i loro diritti.
Quanta tristezza ci assale in Italia vedendo quella massa di sfruttati e umiliati dal capitale recarsi in piazza San Giovanni a Roma per “festeggiare”, con un mega concerto regalato dai sindacati padronali, la tragedia della disoccupazione prodotta dalla crisi capitalistica e della disumana precarietà del lavoro, principalmente quella dei giovani e degli immigrati, e lo stato di indigenza che affligge, umilia e reprime nella propria dignità di esseri umani miliardi di persone sulla Terra. Quando l’incoscienza di classe che regna sovrana in quella piazza si sarà diradata, grazie alla nostra opera di comunisti, allora potremo vivere, finalmente, un 1° Maggio totalmente diverso, dignitoso e speranzoso di una società nuova senza più schiavi.
In questo giorno che la storia sofferente del proletariato di tutti i paesi rivendica come giornata di lotta per la liberazione del genere umano dallo sfruttamento e dalla schiavitù della barbara società capitalistica e per costruire la nuova e superiore società prima socialista e poi comunista, il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, unitamente a tutti i Partiti Comunisti Marxisti-Leninisti degli altri paesi, saluta i lavoratori migranti di ogni nazione e continente e si unisce alla loro lotta per sconfiggere le tragedie e le difficoltà della vita quotidiana, rivolge un saluto fraterno e comunista a tutti i lavoratori in lotta per il riscatto sociale e per il socialismo, esprime la più viva solidarietà di classe e rivoluzionaria al Partito Comunista Greco Marxista-Leninista e all’intero proletariato greco in lotta per difendere le conquiste sociali realizzate nel passato con dure lotte e per costruire la prospettiva del socialismo e chiama alla lotta di classe e rivoluzionaria il proletariato e i popoli interi di tutti i paesi contro l’orrore del commercio del genere umano, contro la pedofilia nella chiesa cattolica e ovunque si verifichi, contro lo sfruttamento in particolare del lavoro minorile, contro il razzismo, le guerre imperialistiche e l’oscurantismo religioso.
VIVA IL 1° MAGGIO DI LOTTA DI CLASSE PER IL RISCATTO SOCIALE!
VIVA LA LOTTA DEL PROLETARIATO DEL MONDO PER IL SOCIALISMO!
Forio (Napoli), 1° Maggio 2010.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org












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1945 – 25 APRILE – 2010, 65° anniversario della Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazi-fascista.
.LA RESISTENZA TRADITA, L’ANTIFASCISMO INFANGATO: OCCORRE LA LOTTA DI CLASSE PER IL SOCIALISMO!.di Domenico Savio*
.La ricorrenza del 65° anniversario della Liberazione del nostro paese dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista impone al movimento comunista e operaio italiano una riflessione seria sulle cause che hanno portato all’offuscamento nella coscienza della parte prevalente delle masse popolari – e, disgraziatamente, anche in una parte consistente della classe lavoratrice operaia e intellettiva e nella sua avanguardia - di quell’eroico patrimonio di organizzazione e di lotta antifascista, di resistenza e di liberazione dalla dittatura economica e politica più spietata e disumana del capitalismo italiano e tedesco e del suo feroce imperialismo di espansione militare, territoriale ed economica.
Le ragioni della disfatta odierna vanno individuate essenzialmente nelle scelte revisioniste dei dirigenti del movimento comunista e operaio a partire da allora: la sciagurata svolta cosiddetta di Salerno di Palmiro Togliatti e dell’intero gruppo dirigente del Partito, che mette fine alla natura di classe e rivoluzionaria del Partito Comunista d’Italia per dare un’impronta revisionista e riformista al nuovo Partito Comunista Italiano, una svolta che rinuncia a dare uno sbocco rivoluzionario alla lotta partigiana per conquistare il potere politico alla classe lavoratrice in quel determinato momento storico nel nostro paese accontentandosi di una Costituzione borghese e di un processo riformista interno al sistema capitalistico; i dirigenti del P.C.I. e della sorella-Cgil hanno abbandonato progressivamente la lotta di classe per praticare quella collaborazionista col capitalismo nazionale e con l’imperialismo.
Palmiro Togliatti, Luigi Longo, Enrico Berlinguer, Alessandro Natta e Achille Occhetto, segretari generali dell’ex PCI coi loro gruppi dirigenti, Giuseppe Di Vittorio, Agostino Novella, Luciano Lama, Antonio Pizzinato, Bruno Trentin, Sergio Cofferati e Guglielmo Epifani, segretari generali della Cgil con i loro stati maggiori confederali, formano la schiera di dirigenti politici e sindacali che hanno progressivamente imborghesito il movimento comunista e operaio italiano consegnandolo vergognosamente nelle mani del potere economico e politico capitalistico, sono stati i traditori e i rinnegatori degli ideali e dei morti della Resistenza e delle lotte eroiche dei lavoratori, come quelle, ad esempio, di Portella delle Ginestre in Sicilia del 1947 e dei moti di Reggio Emilia del 1960: vergogna per dei personaggi che hanno contribuito a infangare la memoria eroica dei martiri del proletariato italiano.
E’ stato un processo di trasformazione borghese, clericale e capitalistico durato sino ai giorni nostri, dove l’ex PCI è diventato un partito di difesa e di gestione della barbara società capitalistica contro gli interessi di classe dei lavoratori e delle masse popolari e la Cgil un sindacato collaborazionista degli affari della classe padronale nazionale e multinazionale in contrapposizione ai bisogni reali e alle aspettative di vita delle masse lavoratrici italiane e immigrate. E’ molto triste dover constatare come l’avanguardia del movimento comunista e operaio italiano non solo non è stata capace di fermare la trasformazione borghese dei gruppi dirigenti del PCI e della Cgil ma ne è diventata essa stessa complice per opportunismo, carrierismo e godimento dei privilegi che lo Stato capitalistico ha saputo mettere furbescamente a sua disposizione ed eccone un solo ignobile esempio: gli esecrabili privilegi assegnati all’”aristocrazia operaia” nei posti di lavoro! Vergogna su vergogna, tradimento su tradimento sino ad arrivare alla tragica situazione attuale.
Man mano che questo scandaloso processo di revisione ideologica e politica della così definita sinistra storica italiana è avanzato svuotando progressivamente dei contenuti di classe la lotta dei lavoratori, dall’altra parte le forze economiche, politiche e sindacali padronali, attraverso il potere politico e istituzionale borghese, le concertazioni e i compromessi nelle trattative sindacali, hanno provveduto a riprendersi - in termini di conquiste contrattuali nazionali, territoriali e aziendali e di quelle sociali dei lavoratori - tutto quanto erano state costrette a concedere sotto la dura pressione delle lotte operaie e intellettuali, sino ad arrivare a giorni nostri quando la classe lavoratrice oramai è priva di difese politiche e sindacali di classe e vive una drammatica situazione di disoccupazione, precarietà e miseria dilagante. E’ stato un processo di allentamento della tensione ideale e politica della lotta Antifascista, della Resistenza e della Liberazione che ha consentito alla cultura e al potere politico fascista di rialzare la testa, di sdoganarsi, come spesso si usa dire, e di mettere ignobilmente sullo stesso piano il sacrificio di vita dei martiri dell’Antifascismo, della Resistenza e della guerra di Liberazione con quello fascista, nazista e razzista dei repubblichini di Salò.
Oggi, purtroppo, l’Italia è tornata ad essere governata dai fascisti dell’ex Movimento Sociale Italiano, erede del famigerato Partito Nazionale Fascista di mussoliniana memoria, dal populismo presidenzialista berlusconiano e dal nuovo razzismo, che non è meno disumano e violento di quello del ventennio fascista, e separatismo della Lega Nord. Le conquiste di emancipazione culturale, civile e sociale delle masse popolari nel corso della storia non sono mai definitive - come ampiamente dimostrano la sconfitta, seppur provvisoria, del socialismo realizzato nel ventesimo secolo, la fine, in Italia, della forza propulsiva della Resistenza e della guerra di Liberazione e le conquiste sindacali e sociali realizzate con la lotta dalla classe lavoratrice italiana nei primi decenni successivi alla fine della seconda guerra mondiale -, esse, per sopravvivere, devono essere costantemente difese e ampliate, diversamente l’avversario di classe, cioè il potere capitalistico economico e statale, se ne riappropria lentamente, com’è avvenuto negli ultimi decenni, o violentemente, come avvenne da parte fascismo dopo le lotte e le conquiste del biennio rosso 1919-1920.
La difesa costante delle conquiste sociali realizzate dal movimento operaio è ancora più necessaria nel passaggio tra le generazioni, specialmente nella società capitalistica, dove i mezzi di informazione e di formazione della coscienza collettiva sono nelle mani dei capitalisti, oltre all’enorme influenza oscurantista e conservatrice che esercita la chiesa. In Italia con la trasformazione borghese della sinistra storica politica e sindacale e col passaggio da una generazione all’altra la memoria storica dell’Antifascismo, della Resistenza e della guerra di Liberazione si è progressivamente affievolita consentendo al potere politico capitalistico di emarginare e manipolare quegli avvenimenti.
Ma, seppur con dolore, bisogna sviluppare un’altra riflessione. Il processo di revisione ideologica e politica della sinistra storica, miseramente ridottasi a gestire gli sporchi affari istituzionali della classe borghese, ha, sfortunatamente, investito anche i gruppi dirigenti nazionali e territoriali dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI), i quali politicamente e quasi totalmente sono rimasti attaccati al carro del Partito Democratico, il nuovo partito della borghesia nazionale e multinazionale, dei falsi partiti comunisti della Rifondazione, dei Comunisti italiani e di altre aggregazioni revisioniste e opportuniste della sinistra istituzionale laddove, questa, riesce ad entrare nelle assemblee elettive. Nella presente, dolorosa situazione le parole mediatrici ed equilibrate del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, anch’egli un altro ex falso comunista della destra del PCI, non servono a ridare dignità ai valori dell’Unità d’Italia né a quelli della Resistenza.
La ricorrenza del 25 aprile dagli avvenimenti sopra esposti è stata ridotta a scialba rievocazione di avvenimenti peraltro ritenuti e dichiarati estranei alla vita politica e sociale odierna dal potere politico istituzionale di destra del nostro paese. Già la Resistenza combattuta fu interclassista e solo una componente coraggiosa e maggioritaria voleva continuarla sulla strada della conquista del socialismo in Italia. Oggi da parte dei coerenti comunisti e dei lavoratori emancipati del braccio e della mente è doveroso celebrare le gesta eroiche della Resistenza conservandone viva la memoria storica, ma la sua natura interclassista, come allora, non servirebbe ad avviare l’Italia verso la prospettiva del socialismo.
La Resistenza del 1943-1945 produsse la Repubblica e la Costituzione democratica borghese e non altro, anche se ciò costituì un passaggio storico importante per proseguire il cammino verso il socialismo. Attualmente per ridare dignità di classe al proletariato italiano quel tipo di Resistenza non basta più, o meglio non serve alla lotta per il socialismo, al contrario occorre una nuova strategia di lotta di classe che abbia come obiettivo unico la conquista del potere politico alla classe lavoratrice che, con la dittatura, ovvero potere, del proletariato, avvierà la costruzione della società socialista nel nostro paese. Attualmente rievocare la Resistenza di ieri non ha senso al di fuori della lotta di classe per il socialismo.
Dalla Resistenza al nazi-fascismo dobbiamo passare alla demolizione del potere economico e politico capitalistico e per compiere questo nuovo cammino il 5 dicembre 1999 è stato fondato il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista per aiutare la classe lavoratrice italiana a liberarsi dalle catene dello sfruttamento e della schiavitù padronale per costruire la sua nuova e superiore società prima socialista e poi comunista. Quanto più i lavoratori si impegneranno, con la militanza e il lavoro politico nel P.C.I.M-L., nella costruzione della nuova società tanto più renderanno omaggio alla memoria dei morti della Resistenza e di quanti sono eroicamente caduti nelle lotte operaie dei decenni successivi e sino a questo momento.
Possiamo definire la Resistenza di ieri dei comunisti come il primo assalto alla fortezza del capitalismo italiano, ma ora occorre sfondarla e occuparla. L’ANPI, o quella parte di essa più avanzata politicamente, può degnamente ricordare i martiri della Resistenza antinazi-fascista solo recuperandone il patrimonio ideale e politico comunista e progressivo e impegnandolo nella lotta di classe e rivoluzionaria per il socialismo. Speriamo che ciò avvenga e presto.
Forio (Napoli), 25 aprile 2010.
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* Segretario generale del P.C.I.M-L.domenicosavio@pciml.org












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FEDE E SESSO NELLA CHIESA CATTOLICA!
























Tutta la storia della chiesa cattolica è disseminata di perversioni sessuali, dove il materialismo, cioè la forza indomabile e vincente di Madre Natura, prevale e si impone sull’idealismo e sul suo concetto di fede. Lo spirito, in quanto negazione della materia e della coscienza materiale degli esseri umani, non serve a fermare gli impulsi della vita materiale e alla fine, nel tempo, conoscenza e scienza sconfiggeranno l’umana ignoranza, alimentata dalle credenze idealistiche, del mondo reale e materiale circostante e di ogni cosa vivente sulla Terra e nell’Universo.

di Domenico Savio*

Prendiamo spunto dalla vergognosa storia della pedofilia all’interno del clero cattolico e dalla storica pratica di orge sessuali consumate nei secoli all’interno di istituzioni religiose per richiamare, brevemente e innanzi tutto, il sommo pensiero da Marx e Lenin sulla questione delle religioni:
“Marx – La religione è il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, così come è lo spirito di una condizione senza spirito. Essa è l’oppio del popolo. Lenin - La religione è una delle forme dell’oppressione spirituale che grava ovunque sulle masse popolari, schiacciate come sono dal continuo lavoro a vantaggio d’altri, dal bisogno e dall’isolamento. La debolezza delle classi sfruttate nella lotta contro gli sfruttatori genera inevitabilmente la credenza in una vita migliore oltre la tomba, così come la debolezza del selvaggio nella lotta contro la natura genera la credenza negli dei, nei diavoli, nei miracoli, ecc. A chi passa tutta la vita nel lavoro e nella miseria, la religione insegna l’umiltà e la pazienza nella vita terrena, consolandolo con la speranza di una ricompensa celeste. A quelli che vivono del lavoro altrui, essa insegna la beneficienza in questo mondo, offrendo loro una giustificazione quanto mai a buon mercato per tutta la loro esistenza di sfruttatori e vendendo loro a buon prezzo biglietti d’ingresso nella beatitudine celeste. La religione è una specie di acquavite spirituale, nella quale gli schiavi del capitale annegano la loro umanità, le loro rivendicazioni di una vita in qualche modo degna dell’uomo. Ma lo schiavo che ha acquistato coscienza della propria schiavitù, e si è levato alla lotta per la propria emancipazione, per metà non è più uno schiavo. L’operaio cosciente moderno, educato dalla grande industria di fabbrica, istruito dalla vita cittadina, respinge con disprezzo i pregiudizi religiosi, lascia il cielo a disposizione dei preti e dei bigotti borghesi, per conquistarsi una vita migliore su questa terra. Il proletariato odierno si schiera dalla parte del socialismo, che chiama la scienza a lottare contro l’oscurantismo religioso e libera l’operaio dalla credenza in una vita d’oltretomba, organizzandolo alla lotta effettiva per una vita migliore sulla terra”.
Coloro che traggono profitto dall’oscurantismo religioso e dalla lenta emancipazione delle masse lavoratrici potrebbero, soddisfatti, farci osservare che quanto scritto da Lenin non si è ancora verificato e che non si verificherà mai. Noi rispondiamo che il cammino dell’emancipazione dell’umanità è perpetua, inarrestabile, è in corso ed è, comunque, in piena attività e che molto presto essa distruggerà le credenze primordiali e schiavistiche ingenerate dai potenti sulla classe degli sfruttati.
Tutta la storia dei templi antichi della verginità monastica, dei conventi monacali maschili e femminili, degli oratori, dei confessionali e delle sacrestie della chiesa cattolica è punteggiata di scandali sessuali, anche lussureggianti, perversi e tragici, avvenuti in quei luoghi appartati e riservati e presentati immacolati agli occhi del mondo esterno incredulo, tanto da non far credere facilmente alle masse sfruttate dai padroni che tra quelle spesse mura potesse avvenire tanta deviazione e godimento sessuale. Tra i tanti basta richiamare solo quattro esempi di questa pratica di goduria sessuale che avviene dentro le sacre mura dell’esercito degli educatori e predicatori religiosi per rendersi conto della profondità e della portata della volontà naturale di sesso da parte di quanti solo apparentemente - e forse a volte pure furbescamente per avere la possibilità di frequentare, utilizzare e sfruttare certe particolari situazioni ambientali - hanno fatto voto di castità e tale diffuso andazzo è largamente testimoniato persino da molti motti popolari.
Il primo esempio è quello dell’antica sacerdotessa Norma, figlia del capo dei Druidi Oroveso, che all’epoca della dominazione romana nelle Gallie fu l'amante segreta del proconsole romano Pollione, dal quale ebbe due figli, custoditi dalla fedele monaca Clotilde all'insaputa di tutti. Dopo i raggianti piaceri sessuali tra le mura del sacro tempio Norma morirà bruciata viva assieme a Pollione per alto tradimento del popolo druido. Da questa storia nacque l’opera lirica Norma, di Vincenzo Bellini (1831); il secondo è quello degli scandali sessuali, dei possibili incesti e degli assassinii della famiglia del cardinale Rodrigo Borgia, eletto papa Alessandro VI nel 1492, di cui molto discussa fu la prima parte della vita coniugale della figlia Lucrezia Borgia. Anche da questi avvenimenti scandalosi nacque un’opera lirica, appunto Lucrezia Borgia, di Gaetano Donizetti (1833); il terzo è quello della famosa Monaca di Monza, la feudataria e bellissima Marianna de Leyva, che a 16 anni, nel 1591, fu fatta entrare nel convento monzese di Santa Margherita col nome di suor Maria Virginia, dove tra il 1600 e il 1606 circa, rivestendo la carica di superiora, visse una frenetica vita sessuale col nobile Gian Paolo Osio, la cui casa confinava con il monastero, da cui ebbe una figlia. La storia sessuale tra i due provocò anche inaudite violenze e morti di suore, una storia allucinante che si concluse con la condanna a morte di lui, mentre lei venne condannata alla reclusione a vita in una piccola cella murata nel famigerato ritiro di Santa Valeria a Milano, però in seguito, quando aveva 47 anni, venne perdonata dal cardinale Federigo Borromeo. Tutta la storia dei templi antichi e dei monasteri medioevali di frati e suore è attivamente interessata da allegre e persino tragiche storie sessuali; il quarto è quello della deplorevole e dolorosissima storia che stiamo vivendo in questi giorni e che riguarda la perversione della pedofilia, praticata senza vergogna e rimorsi da tanti preti negli oratori e nelle chiese in genere e prevalentemente in tutti i paesi occidentali dell’Europa e degli Stati Uniti d’America.
E’ uno scandalo di proporzioni immani, che ha investito e sta travolgendo l’intera struttura della chiesa cattolica, dalle più alte gerarchie ai semplici preti, una storia di facili piaceri sessuali da parte dei religiosi e di immenso dolore per quella enormità di ragazzi che li hanno subiti e che stanno condizionando negativamente l’intera loro esistenza. Nell’infinita storia di abusi sessuali sui minori all’interno delle cosiddette sacre mura dell’apparente dignità e difesa della vita umana dal concepimento alla morte sicuramente vi sono state omertà diffuse e complicità a tutti i livelli dell’organizzazione della chiesa cattolica, dai papi ai più bassi ministri di culto. Ora lo scandalo finalmente è scoppiato in tutta la sua vastità, i vertici della chiesa cercano ancora di minimizzarlo, ma oramai è diventato un fiume in piena che straripa senza possibilità di contenerlo e travolge tutto e tutti quanti hanno avuto un ruolo attivo o di complicità diretta o indiretta in questa ennesima vergogna di sopraffazione del più forte sul più debole nella storia purtroppo millenaria della chiesa cattolica.
Vengono chiamate in causa persino delle gravi responsabilità e dei silenzi imbarazzanti di papa Joseph Ratzinger, quando era a capo della congregazione per la dottrina della fede. Adesso pare che le gerarchie cattoliche vogliano correre ai ripari e mettere fine, naturalmente per quanto possibile, a tali nefandezze. Anche se troppo tardi, è urgente che lo Stato del Vaticano cacci dai propri ranghi coloro che si sono macchiati di tanta infamia e di tanto dolore procurato alle loro vittime innocenti e indifese e che risarcisca adeguatamente i perseguitati di cotanta violenza, anche se nessun risarcimento potrà mai cancellare dalla mente dei piccoli seviziati l’orrore delle violenze subite da parte dei preti depravati.
A questo punto della trattazione delle perversioni sessuali all’interno della chiesa cattolica è necessario un chiarimento da parte nostra. Noi stiamo condannando con estremo rigore gli atti di violenza sessuale degli adulti, specialmente se religiosi che hanno fatto finanche voto di castità, sui minori di ambo i sessi, cioè la pedofilia, che è un delitto ripugnante per ogni coscienza umana, ma nulla abbiamo da dire sulle orge sessuali secolari tra religiosi e tra questi e persone laiche consenzienti, in quanto si tratta di semplici trasgressioni interne all’organizzazione della chiesa che, però, rientrano nelle normali pulsazioni naturali degli esseri umani e di tutte le altre specie animali e vegetali.
La sessualità è il motore della vita sulla Terra e nell’Universo e coinvolge ogni essere vivente, compreso preti e suore che non riescono a resistere e a rinunciare al piacere immenso e unico dell’atto sessuale. Senza la sessualità nell’Universo non ci sarebbe la vita, la procreazione, la nascita e la morte delle cose viventi. Pure la Natura vive grazie alle sue pulsazioni o movimenti, alla sua dialettica intrinseca. Se un dio dovesse esistere, quale creatore di ogni cosa esistente sulla Terra e nel Cosmo e quale regolatore del ciclo tra la vita e la morte, questo, senza ombra di dubbio e di certezza materiale e scientifica, sarebbe proprio l’attività sessuale delle cose viventi, ovvero il dio sessualità che tutto avvince, aziona e domina. La materialità della sessualità vince su ogni spiritualità e astinenza religiosa. Il voto di castità e il celibato imposto opportunisticamente dalla chiesa cattolica ai suoi ministri è semplicemente una durissima repressione dell’attività naturale della vita umana, è una violenza al pari della peggiore costrizione e quanti riescono ad astenersi lo fanno con inimmaginabile sofferenza fisica e di pensiero.
La decisione materiale della chiesa di imporre la castità e il celibato corrisponde unicamente alla sua esigenza di potere e di ascendenza sulla coscienza dei fedeli. Semplicemente ridicola è la rivendicazione cattolica della verginità e della purezza sessuale della Madonna. Tutto ciò dimostra che l’attività materiale del sesso prevale e si impone sulla spiritualità della religione. Il mondo è fatto unicamente di materia pulsante e vivente, l’uomo, come ogni cosa vivente, è un suo prodotto. L’uomo e la donna, come tutti gli altri generi animali e vegetali esistenti nell’Universo, sono stati creati sessualmente complementari tra loro dalla materia stessa per potersi riprodurre, la diversità di genere si è creata contemporaneamente nel processo riproduttivo della materia, che è l’unica forza riconoscibile e che muove ogni cosa nell’infinito spazio.
L’etica e la morale positiva non sono contrapponibili alla funzione naturale e materiale della vita, ma ne sono un prodotto razionale che regola i rapporti di civile convivenza e riproduzione all’interno dei generi e tra di essi. Questi due valori comportamentali nella vita degli uomini e delle donne e degli altri generi di vita presenti nella specie umana elevano anche a dignità comportamentale l’attività sessuale tra le persone. La pedofilia è la negazione di tali valori di vita comportamentali e coloro che si rendono responsabili di atti sessuali sui minori, autentici misfatti di coscienze efferate, siano o non siano religiosi, si pongono al bando della coscienza e della ragione umana e in quanto tali devono essere condannati e messi in condizione di non reiterare simili crimini.
Le religioni sono un prodotto primordiale degli esseri viventi, che per paura e per mancanza di conoscenza del selvaggio mondo circostante si immaginarono e si affidarono a delle inesistenti forze, o potenze, soprannaturali, come le divinità della mitologia greca e romana e poi quelle, le principali, delle tre religioni monoteistiche, cioè l’ebraismo, il cristianesimo e l’islamismo. Così l’uomo creò dio e la sua corte celeste e lo creò, e non poteva essere diversamente, a sua immagine. Naturalmente l’uomo egoistico, dominatore, furbo, imprenditore e spregiudicato sin dall’inizio del mondo vivente e sociale ha cercato di utilizzare le credenze religiose degli uomini a proprio vantaggio, così sono nate le istituzioni religiose, i poteri temporali delle chiese e la loro potente influenza sulle masse popolari, a tal punto da condizionarne i comportamenti e l’organizzazione sociale frenandone l’emancipazione di classe.
In questo modo nasce l’organizzazione e la potenza della chiesa cattolica 2010 anni fa sfruttando elementi della tradizione mitologica, ingenuità delle masse popolari, circostanze materialmente e scientificamente spiegabili e avvenimenti storici, come la vita di Gesù Cristo e i suoi discepoli, che avevano una visione ascetica della vita e che trovavano consenso e proseliti in un’organizzazione sociale di schiavitù, repressione, sfruttamento, privazioni d’ogni genere e totale alienazione della propria coscienza umana e sociale. La fame, la violenza del potere dominante, la disperazione, la morte sempre in agguato e la mancanza di altre certezze di vita spingevano le masse diseredate e affamate ad affidarsi a un dio invisibile e immaginario.
In tal modo nasce la chiesa cattolica, un po’ come tutte le altre chiese monoteistiche. La chiesa di Roma si è imposta subito come potenza materiale, economica e poi anche militare e statale, nel corso dei secoli ha difeso con ogni mezzo questa sua potenza e ha cercato di imporla alle altre religioni e agli stati concorrenti. Ha utilizzato i dogmi da essa stessa imposti per sottomettere e dominare la coscienza degli uomini; con l’istituto delle indulgenze - o meglio con i perdoni a pagamento concessi ai potenti per guadagnarsi la presunta gloria del paradiso o, quanto meno, del purgatorio, da dove successivamente avrebbero potuto traslocare in paradiso - e i lasciti immobiliari, palazzi e terreni, e monetari presto è diventata una grande potenza economica, forse oggi la più grande multinazionale delle anime della Terra; con le torture, le sevizie più atroci, i falsi processi della santa inquisizione, le condanne al carcere e alla morte sul rogo ha cercato, ma invano, di fermare la conoscenza scientifica del mondo per paura di perdere il proprio potere spirituale sui fedeli; con l’esercito, le armi e le guerre ha tentato di diventare stato potente, coi papi re, per dominare l’Italia e, possibilmente, l’Europa intera.
La chiesa cattolica - attraverso i suoi templi medioevali e quelli moderni, che gli costruiscono gli stati complici coi soldi della collettività, la struttura capillare delle parrocchie, che copre l’intero territorio nazionale, la rete di conventi e istituzioni religiose varie presenti ovunque, l’esercito di preti e suore che ha a disposizione, gli insegnanti di religione presenti nelle scuole pubbliche e pagati dallo stato, le scuole e le università private cattoliche che usufruiscono di contributi della collettività, l’otto per mille dell’irpef pagata dal popolo italiano che ammonta a miliardi di euro, tante altre agevolazioni fiscali e concordatarie, la banca spirituale dello IOR, l’istituto per le opere religiose, già travolto dagli scandali col suo presidente arcivescovo americano Paul Marcinkus, definito il banchiere di dio, e l’obolo papale di San Pietro – oggi è una potenza capitalistica e multinazionale di proporzioni immani, da sempre è sostenitrice dello sfruttamento capitalistico dell’uomo sull’uomo, anche se tale sfruttamento è legalizzato dallo stesso potere politico capitalistico, e ha un peso politico ed economico immenso sugli avvenimenti internazionali.
La sua forza contrattuale con gli stati e i loro poteri politici capitalistici gli proviene dal consenso spirituale delle masse, che mantiene da oltre duemila anni, e speriamo non per molto tempo ancora, con la forza dell’oscurantismo religioso sulla coscienza non ancora emancipata di gran parte delle masse popolari in una società capitalistica tuttora segnata dallo sfruttamento del lavoro altrui, da una miseria diffusa e da quelle incertezze della vita che sopravvivono assieme al dannato potere economico, politico e sociale padronale.
La chiesa cattolica inculcando nella mente delle donne e degli uomini la paura del peccato e dell’inferno, con le quotidiane funzioni di chiesa e con la sua minuziosa presenza sul territorio riesce a controllare e orientare i comportamenti delle persone dalla nascita alla morte, cioè dal battesimo all’estrema unzione passando per la prima comunione, la cresima, il matrimonio, il condizionamento delle nascite e le varie intrusioni nella vita privata. A questa sudditanza umana al potere della chiesa ha contribuito persino Dante Alighieri scrivendo la divina commedia lungo il percorso immaginario e irreale dall’inferno al purgatorio e da questo al paradiso.
E’ in questo mondo di paure, di precarietà e di insoddisfazione della vita, di dominio del più forte sul più debole, di frantumazione interessata dei sani valori naturali e materiali della vita che può sopravvivere il potere spirituale, economico e politico della chiesa cattolica e di quanto di corruzione è avvenuto nei secoli sino alla tragedia odierna dei preti pedofili, che hanno fatto e stanno facendo piangere tante persone. Se la pedofilia ha attecchito finanche nel corpo detto sacro della chiesa significa che il richiamo naturale della materia prevale su quello religioso, da considerare, quest’ultimo, un elemento estraneo, e nello stesso tempo intruso, alla natura materiale della vita.
La religione è l’oppio del popolo, o dei popoli, scriveva Carl Marx oltre 150 anni fa e così è anche oggi e lo sarà, sciaguratamente, sino a quando la classe lavoratrice, liberandosi pure dai tanti condizionamenti del potere ecclesiastico, non conquisterà il suo potere politico e statale di classe e costruirà la sua nuova e superiore società socialista per poi edificare quella comunista. Nella nuova società, ispirata ai genuini valori naturali e materiali della vita e in cui il libero amore e il godimento sessuale tra adulti e consenzienti saranno stati liberati dalle esigenze economiche della vita e dai falsi pregiudizi religiosi, sicuramente la tragedia della pedofilia farà molto meno vittime di quelle di oggi, sino ad eliminarla del tutto.
Forio (Napoli), 13 aprile 2010.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org












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Per la sua responsabilità politica di Segretario generale del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e di promotore, a livello nazionale, della proposta di legge per la modifica del terzo condono edilizio, legge 24 novembre 2003 n.326, da far valere, come lo sono il primo e secondo condono, anche nelle aree sottoposte a vincolo paesistico …APPELLO DI DOMENICO SAVIO PER L’ASTENSIONISMO!
Elettori operai e intellettuali, da oltre 60 anni di storia repubblicana del nostro paese i vari governi e partiti borghesi del centrodestra e centrosinistra, incluso quelli della falsa sinistra comunista revisionista e opportunista, che hanno governato l’Italia non hanno garantito il diritto costituzionale alla casa a tutti i nuclei familiari, non hanno considerato diversamente l’abusivismo di necessità sociale, consistente nella prima e unica casa di abitazione delle famiglie lavoratrici, da quello speculativo, affaristico e camorristico, non hanno consentito a chi ne aveva la possibilità di costruirsi nella legalità la casa per viverci o di migliorare le condizioni abitative della vecchia abitazione, hanno approvato il terzo condono edilizio che è chiaramente anticostituzionale e discriminatorio rispetto ai due precedenti e che ha ignobilmente diviso gli italiani tra fortunati e sfortunati, con una scelta politica irresponsabile non hanno ancora accolto la richiesta del P.C.I.M-L. di modificare quella legge ingiusta e penalizzante per centinaia di migliaia di cittadini e in queste ore, con procedimenti di estrema ferocia, repressione e disumanità, che ricordano i tempi bui delle dittature fasciste e naziste, lo Stato capitalistico e il suo potere politico governativo e parlamentare stanno procedendo alla demolizione della prima e unica casa di abitazione di tante famiglie lavoratrici buttandole letteralmente e senza alcuna pietà umana e civile sulla strada e distruggendole moralmente e materialmente colpendo particolarmente l’esistenza dei bambini.
Per domenica 28 e lunedì 29 marzo 2010 questo Stato e i partiti e i candidati di questo potere costituzionalmente inadempiente nel garantire il diritto alla casa a tutti gli italiani e responsabile delle tragedie sociali che sta creando con gli abbattimenti delle case della povera gente, mentre la grande speculazione edilizia dei potenti non viene abbattuta, hanno ancora la faccia tosta di chiedervi il voto, di sollecitarvi, con le solite false promesse elettorali e discorsi ingannevoli, il consenso a poter continuare a distruggere, con gli abbattimenti e i tanti altri disagi sociali, la vostra esistenza. E’ proprio vero che l’arroganza, la prepotenza e la sfacciataggine non hanno limiti in chi governa per difendere gli interessi delle lobby economiche e abbattere quelli delle masse lavoratrici e popolari. Questi signori non meritano più il vostro voto e se doveste ridarglielo esso si ritorcerebbe nuovamente contro di voi. Non fatevi ulteriormente ingannare, scegliete l’astensionismo come risposta orgogliosa, rivendicativa e di impegno di lotta contro uno Stato e un potere che, come classe sfruttata e maltrattata, non ci rappresentano!
Alcuni presidenti e loro sostenitori dei cosiddetti comitati per il diritto alla casa tradendo vergognosamente gli interessi degli abbattuti e di quelli che lo saranno nelle prossime ore, settimane e mesi, letteralmente incapaci di sviluppare un’analisi corretta della situazione e di definire una strategia di lotta vincente, anziché fare la campagna elettorale per l’astensionismo hanno subito risposto al richiamo seduttore del potere e sono andati a genuflettersi davanti ai responsabili delle vostre tragedie e con essi si sono largamente intrattenuti con scatti fotografici singoli e di gruppo: vergogna! Questi traditori e rinnegatori degli interessi politici e sociali delle famiglie abbattute e di quelle che lo saranno devono essere cacciati dall’organizzazione e dalla lotta per il diritto alla casa.
Quando in una competizione elettorale non ci sono candidati, per ragioni di forza organizzativa, dell’unico Partito che in Italia rappresenta coerentemente e in termini di classe gli interessi presenti e di prospettiva storica della classe lavoratrice operaia e intellettiva, cioè candidati del P.C.I.M-L., com’è in questa campagna elettorale, allora i lavoratori non hanno altra scelta che astenersi, cioè negare il voto a tutti i partiti e i candidati, perché sono espressione e sostenimento degli interessi dei potenti.












ELETTORI, ASTENETEVI, NEGATE IL VOTO AI RESPONSABILI DEI VOSTRI MALI SOCIALI QUATIDIANI E DELLA DEMOLIZIONE DELLE VOSTRE CASE!
Forio (Napoli), 26 marzo 2010.
Domenico Savio












Segretario generale del P.C.I.M-L












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Nel 57° anniversario della morte, che avvenne il 5 marzo 1953, quando la classe lavoratrice operaia e intellettiva di tutti i paesi della Terra si commosse profondamente e pianse per la grave perdita del grande Maestro del proletariato internazionale…..
ONORE E GLORIA IMPERITURI AL COMPAGNO STALIN!di Domenico Savio*

Oggi, proprio come 57 anni fa, i sinceri comunisti, i veri rivoluzionari, i coerenti marxisti-leninisti, la classe lavoratrice cosciente del proprio compito storico di dover liberare se stessa e l’umanità intera dal giogo assassino del capitalismo e dell’imperialismo e tutti quelli impegnati a lottare sul fronte della rivoluzione socialista per costruire la superiore e umana società socialista, prima di edificare quella comunista, si asciugano il volto rigato di lacrime ricordando quello straordinario Rivoluzionario, Condottiero delle armate proletarie, Liberatore dei popoli dalla millenaria schiavitù padronale, Costruttore della prima società socialista della storia dell’umanità ed Eroe dell’Unione Sovietica e della vittoria sul nazi-fascismo.
A 57 anni dalla sua scomparsa, quando la prima esperienza storica del socialismo realizzato nel ventesimo secolo è stata tragicamente interrotta dalla rivincita temporanea della dannata razza sfruttatrice e delle gerarchie del potere temporale e oscurantista delle chiese con la ignobile complicità dei nemici interni del socialismo, che portano l’appellativo disgraziato di riformisti, revisionisti, opportunisti e venduti al nemico di classe, quando tutta l’umanità ha subito un pauroso arretramento sul fronte dell’indipendenza, dell’autonomia e della libertà dei popoli, dell’emancipazione politica e sociale della classe lavoratrice dei vari paesi e quando il l’intero Pianeta rischia di implodersi per l’azione devastatrice dell’equilibrio ambientale da parte del capitalismo e dell’imperialismo, che per sopravvivere stanno distruggendo e inquinando l’habitat naturale, la sua perdita ci appare in tutta la sua mancanza e gravità.
Il compagno Josif Vissarionovic Giugascvili, meglio conosciuto come Giuseppe Stalin, dove Giuseppe sta per Josif e Stalin per acciaio, lo pseudonimo di combattente rivoluzionario che si diede durante la lotta politica clandestina, nacque il 21 dicembre 1879 a Gori in Georgia da una famiglia lavoratrice, padre calzolaio e madre lavandaia, “in una casupola di mattoni e di legno col tetto di assi”, ci racconta il suo grande biografo francese Henri Barbusse, frequentò il seminario teologico ortodosso di Tiflis, da dove fu presto espulso per le sue idee politiche e per propaganda marxista e rivoluzionaria, fu deportato in Siberia e arrestato cinque volte dalla polizia zarista, di cui da tre riuscì ad evadere. Giovanissimo abbracciò la causa del marxismo, studiò le opere di Marx ed Engels, approfondì la scienza del materialismo dialettico, contrapposta alle teorie dell’idealismo e anche dell’evoluzionismo – cioè la storia della trasformazione materiale costante della Natura che riguarda il nostro Pianeta e l’Universo intero – e quella del materialismo storico, che attiene all’emancipazione materialistica dell’umanità attraverso la ricerca scientifica e la lotta di classe sino alla sua scomparsa nella società comunista.
La vita rivoluzionaria di Stalin ha attraversato l’intero percorso storico della formazione e dell’attività rivoluzionaria del Partito Comunista bolscevico, del cammino rivoluzionario che ha portato alla sconfitta del capitalismo e alla vittoria del socialismo in Russia, della vittoria della gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre, della sconfitta delle forze controrivoluzionarie nella guerra civile 1918-1922, della costruzione dell’Unione Sovietica, dell’industrializzazione, dell’elettrificazione, della collettivizzazione e dello sviluppo tecnologico del primo paese socialista nella storia dell’umanità, dell’eroica difesa del paese dei Soviet e della sconfitta del nazi-fascismo in Europa e nel mondo, un percorso che ha abbracciato l’arco di tempo 1898-1953. Una vita esemplare di rivoluzionario interamente dedicata all’emancipazione sociale dell’umanità, alla sconfitta delle forze conservatrici e reazionarie politiche, economiche e idealistiche, alla conquista del potere politico da parte della classe lavoratrice operaia e intellettiva, all’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, alla costruzione della società socialista per l’edificazione di quella comunista e alla sconfitta del capitalismo e dell’imperialismo da conseguire su tutta la Terra.
Su Stalin è caduto l’enorme macigno di dover ereditare e completare l’opera del grande Lenin e lo ha fatto con impareggiabile impegno e capacità costruendo il socialismo in Unione Sovietica per circa il 95%, è il livello di collettivizzazione di tutte le attività sociali raggiunto col 19° Congresso del Partito Comunista bolscevico dell’URSS, svoltosi a Mosca dal 5 ottobre 1952. E’ stato l’erede più fedele e coerente del pensiero e l’opera imperituri di Lenin, ne ha seguito l’indicazione circa la possibilità di costruire il socialismo in un solo paese, da dove estenderlo su tutta la Terra, col Partito è riuscito a isolare e sconfiggere la linea perdente di Trotzki, Buckharin, Zinoviev e altri a favore della rivoluzione permanente e della progressività nel processo di collettivizzazione delle attività produttive, specialmente di quelle agricole.
La fermezza nel programma di trasformazione socialista del paese gli procurò maldicenze e nemici interni, tra i revisionisti nemici della costruzione del socialismo, ed esterni e costrinsero il Partito ad assumere le iniziative necessarie per neutralizzare l’azione apertamente di sabotaggio dell’attività socialista. Purtroppo questi nemici e sabotatori della costruzione del socialismo presero il sopravvento dopo la morte di Stalin e al ventesimo congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica del 1956 e col trozkista Nikita Krusciov fermarono la costruzione del socialismo e avviarono il processo del tragico ritorno al capitalismo, giunto a conclusione nel 1990. Questa sconfitta, e non fallimento come sostengono opportunisticamente i nemici del socialismo, voluta e perseguita dai revisionisti della natura autenticamente di classe e rivoluzionaria della dottrina comunista, elaborata da Marx, Engels, Lenin e dallo stesso Stalin, ha insegnato a noi marxisti-leninisti che nella fase di costruzione della società socialista, cioè di passaggio dal capitalismo al socialismo, la lotta di classe deve proseguire con estremo rigore e senza pietà alcuna verso gli opportunisti, i disfattisti e i traditori.
Stalin non è stato solo il grande stratega della costruzione del socialismo, della solidarietà internazionalistica verso i Partiti Comunisti fratelli, i popoli e i paesi in lotta per riscattarsi dal giogo della sottomissione e dello sfruttamento del capitalismo e dell’imperialismo economico e militare e della vittoria sul nazi-fascismo, ma anche un Maestro della scienza e della strategia politica del marxismo-leninismo, che ha ulteriormente arricchito, rispetto a Marx, Engels e Lenin, con scritti significativi come “I principi del leninismo”, “Le questioni del leninismo”, “La deviazione di destra nel Partito Comunista (bolscevico) dell’Unione Sovietica”, “Il Progetto di costituzione dell’U.R.S.S.”, “Materialismo dialettico e materialismo storico”, eccetera.
Nella ricorrenza del 57° anniversario della morte è dovere di ogni combattente per il socialismo ricordarlo, in modo particolare, per quanto ha rappresentato e fatto per la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre, per il socialismo realizzato nell’Unione Sovietica e in tanti altri paesi e continenti della Terra, a buon ragione indicato come “Il mondo socialista” contrapposto a quello infame capitalistico, per il processo di emancipazione sociale generale di cui ha beneficiato l’umanità intera e per i tratti profondamente umani e altruistici che lo hanno distinto da tutti i capi di Stato borghesi. Ogni ripresa del cammino dei popoli verso il socialismo non potrà non tener conto del percorso seguito dall’Unione Sovietica e delle direttive impartite dal suo Massimo Artefice e Comandante indiscusso, amato e stimato dal suo popolo e dalle masse lavoratrici di tutto il mondo. Stalin, proprio per essere stato il primo costruttore del socialismo nella storia dei popoli, perché Lenin, purtroppo, morì prematuramente, rimane e rimarrà l’unico riferimento certo per la costruzione delle prossime società socialiste.
Nessun uomo è più umano, affettuoso, semplice e altruista di un vero comunista. L’umanità più profonda, sensibile, leale e soccorrevole al bisogno altrui è principalmente nel comunista formatosi alla scuola superiore del marxismo-leninismo. L’umanità tutta per liberarsi dalle ingiustizie millenarie del dominio padronale ha bisogno dell’insegnamento di vita di Stalin e la sua eredità rivoluzionaria vivrà nei secoli avvenire e sarà eterna, come lo sono quella di Marx, Engels e Lenin.
Vogliamo chiudere questo ricordo con una testimonianza di vita di Stalin, scritta da Henri Barbusse: “Una piccola casa, che non si noterebbe neppure se qualcuno non ve la indicasse: nel passato era adibita ad abitazione dei domestici dello zar. Tre finestre con tendine di lino bianco: l’appartamento di Stalin (al Cremlino). In una piccola anticamera un mantello da soldato è appeso a un gancio con su un berretto (che noi abbiamo visto da vicino). Tre camere e una sala da pranzo. Ammobigliamento semplice da albergo di second’ordine. La sala da pranzo è ovale; i pasti vengono preparati da un ristorante: In un paese capitalista un modesto impiegato sdegnerebbe una stanza da pranzo simile e un simile pasto. Un ragazzotto accudisce alla pulizia. Il figlio anziano di Stalin, Jascheka, dorme su un divano-letto, nella sala da pranzo; il più giovane in una specie di piccola alcova. Appena dopo i pasti, Stalin, seduto su una seggiola dietro la finestra, fuma la sua pipa. Indossa sempre un vestito della medesima foggia. Non si tratta di una uniforme vera e propria, ma soltanto di una specie di uniforme, una divisa di soldato, ma resa più semplice: stivali, pantaloni e giubbotto cachi. Non lo si è visto mai vestito in altro modo; soltanto l’estate, in tela bianca. Il suo stipendio mensile si aggira intorno a qualche centinaio di rubli, uguale cioè al massimo del magro stipendio di un qualsiasi funzionario del partito comunista”.
E’ la dimostrazione più eloquente che Stalin visse con semplicità e modestia al pari di tutti gli altri cittadini dell’Unione Sovietica, ma fu amato e stimato, e lo è allo stesso modo anche oggi, da tutte le persone oneste di questo mondo.
Forio (Napoli), 5 marzo 2010.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org















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NESSUNA MINACCIA DI MORTE FERMERA’ MAI IL MIO IMPEGNO DI LOTTA POLITICA A DIFESA DEGLI INTERESSI DEI LAVORATORI!.












L’anonimo, o gli anonimi, vigliacco per l’ignobile gesto compiuto ha dimostrato solo di essere già moralmente, culturalmente e civilmente morto prima di nascere, è una persona insulsa indegna di vivere in un paese civile, è un rifiuto della società che non ha il coraggio di manifestare liberamente e pubblicamente le proprie idee e azioni e lo sarebbe ancor di più se si trattasse di un essere ricco e socialmente potente, è un uomo spregevole privo di qualsiasi valore esistenziale che impersona le peggiori infamie della vita dell’umanità.
.di Domenico Savio*
.Come oramai tutti sanno, nella notte tra venerdì 19 e sabato 20 febbraio 2010 sui muri del Comune di Forio, nell’isola d’Ischia della Provincia di Napoli, sono apparsi molti manifesti che hanno annunciato la mia morte e che altro non sono che una chiara e inequivocabile minaccia di morte. Sin dalle prime ore del giorno la mia casa è stata tempestato di telefonate di familiari, compagni, amici e conoscenti, ansiosi di sapere cosa era successo e con la speranza che fossi ancora vivo, li ringrazio tutti di cuore e li rassicuro sulla continuità del mio impegno politico e sociale. Ringrazio anche, con sincero e sentito affetto, tutte le persone che hanno voluto mandarmi un messaggio di solidarietà e di vicinanza attraverso facebook e le mail ricevute da ogni parte d’Italia.
E’ stata una vigliaccata messa meschinamente in atto con un intento ben preciso, minacciarmi di morte con la speranza di mettermi politicamente, intellettualmente e socialmente a tacere. Chi lo ha fatto, per interessi diretti o per mandato ricevuto, ha dimostrato di essere anche un grande ignorante e culturalmente limitato, lo si evince dal frasario usato e dalle cose ignorate. Insomma, roba da povero miserabile. Nei 57 anni di impegno di vita politica comunista e di lotta di classe e rivoluzionaria a difesa degli interessi sociali della classe lavoratrice e delle persone socialmente più deboli non è la prima volta che ricevo minacce di morte con telefonate, lettere e avvertimenti più o meno diretti, ma pare che oggi si stia alzando volutamente il tiro.
Certamente la minaccia di morte è collegata alla mia carica e attività politica di Segretario generale del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e alla mia intensa attività politica degli ultimi mesi, settimane e giorni contro l’abusivismo edilizio speculativo, affaristico e camorristico, contro il sacco del territorio nell’isola d’Ischia, nel Mezzogiorno e altrove, contro i poteri forti, contro le complicità del potere dominante, contro gli abbattimenti delle prime e uniche case di abitazione delle famiglie lavoratrici, a sostegno del diritto costituzionale alla casa di tutti i nuclei familiari e con la richiesta allo Stato, e per esso ai Comuni, di mettere immediatamente a disposizione delle povere famiglie abbattute un’abitazione alternativa e dignitosa.
Con l’incremento, finalmente, del controllo del territorio da parte delle istituzioni preposte e con le conseguenti iniziative di repressione di un certo abusivismo speculativo, con un decennale potere politico borghese e capitalistico complice del sacco del territorio e dell’asfissiante assedio sociale da parte dell’edilizia affaristica - che ha distrutto litorali, promontori, valli e colline sino ai contrafforti del monte Epomeo e che non ha proprio nulla a che vedere con la costruzione della prima e unica casa di abitazione delle famiglie lavoratrici, cioè le piccole abitazioni di carattere popolare -, con gli affari milionari che hanno girato e girano intorno all’edilizia speculativa e che investono vari settori della vita sociale e con il risveglio, infine, delle masse popolari, stanche di essere strumentalizzate, impoverite e negate nei loro diritti sociali, che prendono le distanze da un potere politico connivente con gli avvenimenti che hanno determinato gli accadimenti odierni, si è creata, nella società isolana, e specialmente in alcuni Comuni, una situazione pesante, dove chi teme di perdere certi poteri e certi privilegi reagisce in modo sconsiderato e grave. In momenti difficili come questo tocca alla società civile libera da sospetti, all’intellettualità pulita e alle forze politiche e sindacali democratiche e progressive contribuire a fare uscire in avanti l’organizzazione della società da una situazione di pesante e continua putrefazione dei valori del vivere civile e dignitoso.
Ma come per il passato, nella mia lunga vita di lotta di classe, anche questa volta la minaccia di morte non fermerà il mio impegno politico di comunista e di Segretario generale del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista a difesa degli interessi presenti e futuri della classe lavoratrice e contro i poteri forti e le complicità del potere politico ed economico dominante, complicità che soffocano i diritti sociali, la giustizia e le libertà democratiche borghesi e limitate, libertà parziali che però vanno difese fin quando non saranno sostituite da quelle superiori e reali rappresentate dalla democrazia socialista di tutto il popolo.
Grazie ancora a tutti quelli che in questa deprecabile circostanza hanno voluto, in vario modo, augurarmi lunga vita. A coloro che mi chiedono di non mollare e di continuare a lottare per una giustizia sociale superiore garantisco con l’impegno della mia vita vissuta che solo la morte fermerà la mia passione di lotta per contribuire a costruire, con modestia e semplicità umana, quella società nuova e superiore per la quale sin dalla rivolta degli schiavi romani si battone con coraggio e fierezza le masse lavoratrici di tutti i paesi della Terra.
Forio (Napoli), 20 febbraio 2010.
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* Segretario generale del P.C.I.M-L.domenicosavio@pciml.org












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DOMENICO SAVIO, EDUCATORE DEL MARXISMO-LENINISMO! 57 ANNI DEDICATI ALLA CAUSA DEL SOCIALISMO IN ITALIA E NEL MONDO. IL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA FESTEGGIA IL 70° COMPLEANNO DEL SUO AMATO SEGRETARIO GENERALE..












.L’incontro avverrà questa sera alle ore 18,00 nella Sala della Direzione Nazionale del Partito a Forio, in via Provinciale Panza n.31. I comunisti, i lavoratori, gli intellettuali d’avanguardia e gli studenti progressivi sono invitati a partecipare.
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Nell’occasione del suo 70° compleanno Domenico Savio ci ha dichiarato:
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“Ringrazio Madre Natura che mi ha concesso di vivere 70 anni in buona salute, Le esprimo somma gratitudine per due motivi fondamentali: primo, per avermi concesso di conoscere la gioia e il dolore dell’esperienza della vita vissuta su di un Pianeta dell’infinito Universo; secondo, per avermi consentito di dedicare l’intera esistenza adulta alla causa suprema del socialismo e del comunismo e di contribuire, con modestia, passione e dedizione assoluta, a costruire uno stadio superiore della coscienza e della civiltà umana, fondato sulla concezione materialistica del mondo e sui principi di uguaglianza e di altruismo della convivenza umana.
Certo, l’epoca della mia esistenza non è stata rivoluzionaria e non lo sarà, purtroppo, ancora per un poco, ma spero di aver ugualmente contribuito a preparare il momento storico dell’esplosione rivoluzionaria delle masse lavoratrici che seppellirà per sempre l’infame e terroristico sistema capitalismo e aprirà la strada al cammino della costruzione del socialismo e dell’edificazione del comunismo nei singoli paesi e nel mondo intero.
Nel divenire della storia nessun cambiamento epocale avviene improvvisamente, ce lo insegna l’esperienza della vita dell’umanità fin qui conosciuta, ma è sempre il risultato di un lungo periodo di preparazione, cioè è costruito a tappe ininterrotte sino all’assalto finale al vecchio potere, decrepito e maleodorante, per sostituirlo col nuovo, rappresentato dalla novella aurora che annuncia una nuova vita sociale. Così avvenne all’alba del 7 novembre 1917, con la caduta del sistema capitalistico in Russia e il trionfo del potere del proletariato, e così avverrà presto in tanti paesi della Terra sino a conoscere, le future generazioni, un mondo di vera giustizia e uguaglianza comunista.
Sono fiero di essere vissuto per questa causa superiore pagandone con orgoglio le vendette e le negazioni del potere borghese dominante. La fedeltà ai propri principi e la coerenza nello scontro col nemico di classe impongono sempre un prezzo da pagare, ma un comunista è tale solo se sa resistere alle persecuzioni e alle lusinghe. Sono grato al mio Partito che ha voluto affidarmi la Sua guida e sono riconoscente a tutti i compagni che hanno consentito la nascita e la crescita in corso del Partito della lotta di classe, della rivoluzione proletaria e della costruzione del socialismo nel nostro paese.
Come faccio da quando avevo 13 anni, cioè quando entrai a militare e lavorare nella allora Federazione Giovanile Comunista Italiana, continuerò, con ogni capacità fisica e intellettiva, a impegnarmi affinché il P.C.I.M-L. diventi presto quel grande Partito di classe e rivoluzionario di cui ha bisogno la classe lavoratrice italiana per fare e vincere la sua rivoluzione socialista e per affermare il suo potere di classe. Dopo la fine indecorosa dell’ex P.C.I. tocca proprio al P.C.I.M-L. assumere la guida della classe lavoratrice italiana per condurla alla rivoluzione e al socialismo.
Dedico questo compleanno all’impegno politico più caro e consistente della mia vita di combattente per il socialismo, cioè al Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, che ho, in modo particolare, contribuito a fondare il 3 dicembre 1999. Tutte le mie rimanenti energie sono dedicate ad Esso e alla lotta di emancipazione di classe del mondo del lavoro.
Grazie compagni militanti per aver percorso con me questo primo decennio di vita e di battaglie politiche del nostro ancor piccolo ma già glorioso Partito e sappiate che il Suo futuro e il Suo compito storico, cioè quello della rivoluzione e della costruzione del socialismo in Italia, dipendono dal vostro impegno quotidiano e dalla vostra fedeltà e coerenza verso i principi del marxismo-leninismo e gli insegnamenti ideali e di vita dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin. Viva il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, Viva il Socialismo, Viva il Comunismo”.
Forio (Napoli), 16 febbraio 2010.












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VERRA’ IL GIORNO DELLA RISCOSSA POPOLARE E DELLA GIUSTIZIA SOCIALE E ALLORA IL SACRIFICIO DI LUIGI, RAFFAELLA E LA PICCOLA ANNA NON SARA’ STATO INVANO!












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di Domenico Savio*
.Oggi, 28 gennaio 2010, le pacifiche e democratiche popolazioni dell’isola d’Ischia, come altre in questi giorni in Campania, che stanno vivendo lo stesso dramma sociale, hanno vissuto una giornata di lutto, di disperazione e di rabbia verso uno Stato e un potere politico di centrodestra e centrosinistra che con le loro forze armate stanno reprimendo uno dei più elementari diritti dei cittadini, cioè la disponibilità di una casa per ripararsi dai rigori della natura.
Questo Stato dei potenti industriali, agrari, banchieri e multinazionali e il suo potere politico borghese e capitalistico sono indegni di rappresentare la Repubblica antifascista e la sua Costituzione, scaturita dall’eroica lotta antinazi-fascista e dalla Guerra di Liberazione del 1945.
Stanotte e stamattina lo Stato dei forti, che aggredisce e reprime i più deboli socialmente, sull’isola d’Ischia ha dato luogo a uno scenario raccapricciante, con centinaia di cittadini affrontati da agguerrite forze dell’ordine in assetto antisommossa, mandate dal potere statale, istituzionale e politico per debellare la solidarietà popolare e riuscire a demolire l’unica, piccola, umile e povera casetta di circa 50 mq. di una bisognosa famiglia lavoratrice disoccupata da un anno.
Lo Stato anziché abbattere il gigantesco abusivismo speculativo, affaristico e camorristico, che sull’Isola ha distrutto i litorali, le valli, le colline e parte dell’Epomeo, cioè della montagna, sta abbattendo l’unica casa posseduta dalla povera gente e questo perché i potenti politicamente ed elettoralmente sono dentro o vicino al potere dominante a tutti i livelli istituzionali.
La violenta aggressione dello Stato contro cittadini inermi e accorsi spontaneamente al capezzale dell’unico bene posseduto dalla famigliola Impagliazzo, cioè la sua piccola e unica casetta costruita con sacrifici inenarrabili, ha portato la nostra mente alle tragiche aggressioni che gli eserciti imperialisti occidentali e occupanti eseguono a Baghdad, Kabul e Gaza, con le tecniche militari d’ingaggio capaci di sopraffare la volontà e i diritti dei cittadini. Lo Stato e il potere politico italiano, borghese e clericale, hanno imparato bene dagli eserciti imperialisti le tecniche d’ingaggio, di opposizione e di repressione della volontà popolare.
E’ una vergogna e una disumanità civile e sociale senza fine. Purtroppo il potere economico e politico dominante sino ad oggi è riuscito persino a ottenere il consenso politico ed elettorale dalle masse popolari per le sue malefatte sociali, ma i tempi stanno cambiando e al momento opportuno i dittatori di oggi, del governo comunale, provinciale, regionale e nazionale cadranno come mele marce dalle loro comode poltrone di soldi e privilegi e allora dovranno anche rispondere dei feriti, dei contusi e dei fermati della solidarietà del popolo di Ischia alla famiglia lavoratrice Impagliazzo abbattuta con la forza e la violenza.
Per le masse popolari votare e sostenere il potere politico che domina l’Italia dal 1945 ad oggi, i presenti partiti di centrodestra e centrosinistra, che si presenteranno anche alle prossime elezioni regionali e chiederanno ancora il voto ai cittadini, e gli attuali senatori e deputati eletti al parlamento e i consiglieri nelle assemblee elettive territoriali, è stato un suicidio sociale di massa.
Ci incoraggia la certezza scientifica e storica che questo potere antipolare e repressivo nel tempo necessario sarà distrutto da una presa di coscienza collettiva e sulle sue ceneri sarà costruita una nuova società, la quale alla dittatura e alla violenza di oggi contrapporrà il potere e i bisogni di vita dell’intera collettività. Allora sarà il tempo della vera democrazia, giustizia sociale, uguaglianza e umana solidarietà tra tutte le persone.
Purtroppo il popolo italiano, e anche gran parte della classe lavoratrice, sino a questo momento si è dato uno Stato e un potere politico mostruosi, che rispondono con la violenza e la repressione alle esigenze di vita delle masse popolari. Che questi feroci e barbari abbattimenti dell’unica casa di abitazione da parte dello Stato e questa disumana e incivile repressione da parte del potere politico governativo e parlamentare servano almeno per una presa di coscienza generalizzata delle masse popolari, e in particolar modo della classe lavoratrice, per cambiare la storia sociale del nostro paese, così la tragedia politica e sociale che ha colpito e distrutto l’esistenza della famiglia Impagliazzo almeno non sarà avvenuta e vissuta invano.
Isola d’Ischia, 28 gennaio 2010.












.* Segretario generale del P.C.I.M-L.
























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AI COERENTI MARXISTI-LENINISTI E AL PROLETARIATO DI TUTTI I PAESI DELLA TERRA PER IL 2010 FORMULIAMO VIVISSIMI E AFFETTUOSI AUGURI DI CRESCITA DELLA COSCIENZA DI CLASSE NELLE MASSE LAVORATRICI E DI RAFFORZAMENTO DELLA LOTTA PER IL SOCIALISMO!
Le prossime Rivoluzioni Socialiste potranno esserci ed essere vittoriose solamente con l’applicazione coerente e rigorosa degli insegnamenti di Lenin e Stalin sulla conduzione della lotta rivoluzionaria per la conquista del potere politico da parte del proletariato e sulle modalità di costruzione della società socialista: l’esperienza dell’Unione Sovietica, 7 novembre 1917-5 marzo 1953, insegna!
LAVORATORI OPERAI E INTELLETTIVI, ENTRATE NEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA, AIUTATELO A CRESCERE E SIATE I PROTAGONISTI DELLA RIVOLUZIONE PROLETARIA E DELLA COSTRUZIONE DEL SOCIALISMO NEL NOSTRO PAESE!
di Domenico Savio*

E’ trascorso un altro anno di sfruttamento, di licenziamenti, di precarietà del lavoro, di impoverimento, di disperazione esistenziale e di repressione sociale della classe lavoratrice del braccio e dell’intelletto dell’Italia e di tutti i paesi della Terra da parte del sistema economico e del potere politico capitalistico. Le multinazionali del capitale bancario, finanziario e borsistico, della produzione industriale, agricola e dei servizi e del commercio hanno continuato ad arricchirsi pure in presenza della crisi da loro stessi prodotta e manovrata. Basta osservare che in Italia il 10% della popolazione detiene il 50% della ricchezza prodotta dai lavoratori sfruttati e sottoposti alle angherie dei padroni, il 20%, è ragionevole supporre, quasi il 30% e il 70% delle masse lavoratrici e popolari vivono con la residua miseria del 20%. La distribuzione della ricchezza nei paesi capitalistici avanzati è pressappoco uguale, mentre in quelli ancora sottosviluppati la situazione è di gran lunga peggiore. Di qui i flussi migratori, cosiddetti irregolari, di masse di proletari affamati – che durante i viaggi di spostamento da un continente, regione o paese all’altro sono esposti ad altro sfruttamento, maltrattamenti, assassinii e morti raccapriccianti – che, sopravvissuti alla tragedia del viaggio, giunti vivi nei paesi industrializzati vengono accolti e trattati come nuovi schiavi, senza diritti, perseguitati e riaccompagnati nei paesi d’origine. E’ il volto feroce, sanguinario e disumano del sistema capitalistico, che solo il socialismo può cancellare dalla faccia della Terra.
Nel sistema capitalistico le tasse le pagano i lavoratori e i pensionati e una gran parte di esse finiscono nelle tasche dei capitalisti sotto forma di incentivi vari o di sostegno alla produzione, insomma i padroni pubblicizzano le perdine e privatizzano i guadagni. In Italia negli ultimi tempi circa 300 miliardi di euro, prodotti dal lavoro proletario, sono stati sottratti al fisco ed esportati clandestinamente all’estero con la complicità diretta dello Stato e del potere politico capitalistico. Industriali, agrari e banchieri lucrano anche con l’evasione fiscale, sui prezzi imposti alle merci e sui servizi sociali da loro gestiti. Il dramma maggiore che stanno vivendo i lavoratori è la chiusura delle fabbriche, a causa della crisi o della delocalizzazione della produzione, che altrove consente di sfruttare meglio il lavoro proletario, considerato e trattato dai padroni come una merce qualsiasi da retribuire al prezzo più basso possibile. Abbiamo masse di diplomati e laureati senza prospettiva di lavoro e chi può affronta il dramma dell’emigrazione forzata. Nel 2010 in Italia il costo della vita aumenterà ulteriormente, per adesso si parla dei primi 650 euro a famiglia per tariffe ed energia. Sarà un altro anno di patimento, come lo è l’intera esistenza umana nel barbaro sistema capitalistico.
Dinanzi a tante tribolazioni che ci infligge il sistema e il potere politico borghese e clericale padronale è sconcertante osservare che la classe lavoratrice, nella stragrande maggioranza, al momento sembra rassegnata a voler risolvere i suoi problemi di vita all’interno dell’odierno ordine sociale capitalistico, protesta senza dare un significato di classe alla sua lotta, e per ciò si rivela perdente, senza capire che da questa situazione si può uscire solo uscendo dal capitalismo ed entrando nel socialismo, che è la fase storica di passaggio dal capitalismo al comunismo. E’ una classe lavoratrice piegata su se stessa, cioè è sciaguratamente ancora classe in sé e non per sé, che non guarda in avanti, che non studia i testi del marxismo-leninismo e che continua ad essere strumento di potere della falsa sinistra politica e dei sindacati di regime padronale. Sono lavoratori totalmente soggiogati, condizionati e bloccati nella lotta di classe sia dalla propaganda capitalistica e clericale e sia dalla loro incapacità intellettiva di pensare e di vedere oltre il triste presente e ciò nonostante la forte presenza e azione di orientamento di classe e rivoluzionario del nostro Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista.
Sicuramente nella fase attuale a determinare la debolezza, se non l’assenza, della formazione ideale, politica e sindacale di classe delle masse lavoratrici è la mancanza, nei singoli paesi, di un forte partito comunista marxista-leninista e di un sindacato di classe, che difendesse i diritti borghesi dei lavoratori all’interno della prospettiva di fuoriuscita dal capitalismo e di costruzione del socialismo. Ma questo tipo di forte partito e sindacato di classe non viene da solo, è indispensabile che i lavoratori prendano coscienza della necessità della militanza e del lavoro politico e sindacale all’interno delle proprie organizzazioni di classe. Innanzi tutto, a partire dai luoghi di lavoro, occorre ricostruire un’avanguardia della classe lavoratrice, che abbia il compito di formare la coscienza di classe e di dare valore di classe e rivoluzionario alle lotte dei lavoratori, sottraendole ai mali dell’egoismo, dell’economicismo, dell’opportunismo e della sudditanza al potere dominante. I lavoratori devono trovare la forza intellettiva di riflettere sulle cause sociali dei loro mali esistenziali, di rimettersi politicamente in gioco, di riacquistare la modestia e la passione di lotta rivoluzionaria di quanti nel secolo scorso condussero alla vittoria la prima, grandiosa ondata storica della rivoluzione socialista, alla sconfitta del capitalismo in tanti paesi della Terra e all’annientamento del nazifascismo in Europa.
Il nostro Pianeta sta morendo per l’ingordigia del capitalismo e della sua espansione imperialistica, per la corsa sfrenata e illimitata ai profitti delle multinazionali, che con l’emissione nell’atmosfera dei cosiddetti gas serra causa il surriscaldamento della superficie terrestre, che a sua volta provoca lo scioglimento dei ghiacciai, alluvioni e aumento del livello del mare che sommerge le coste basse, per la scelta dell’energia nucleare al posto di quella alternativa e pulita. Il capitalismo è una macchina infernale che produce la società divisa in classi contrapposte e in conflitto tra loro, che sta distruggendo la Terra sulla quale viviamo e che rappresenta un grave pericolo per la sopravvivenza della specie umana e del suo progresso civile. La salvezza del Pianeta passa necessariamente attraverso la morte del capitalismo, o i comunisti con le rivoluzioni proletarie e la costruzione del socialismo distruggeranno il capitalismo oppure quest’ultimo distruggerà l’umanità intera.
L’imperialismo americano, con quello europeo accodato, oramai ha esteso i suoi tentacoli sull’intera superficie del Pianeta, che domina coi capitali, in buona parte formati da cartastraccia, con le banche mondiali, coi commerci, le guerre, i potenti servizi segreti e governi-fantoccio. Esporta armi, crisi economiche e trame politiche internazionali, sostiene governi reazionari e aggressivi, come quello israeliano nei confronti del popolo martire palestinese e di altri, scatena guerre per mettere le mani sulle ricchezze minerarie e vegetali di altri paesi, massacra popoli interi, come quelli afghano e iracheno, e vuole ridurre all’ubbidienza quei paesi che rivendicano autonomia e indipendenza. Degli ultimi decenni lo fa in nome di una pretestuosa lotta al terrorismo, che altro non è che la eroica Resistenza al dominio assoluto e incontrastato che attualmente l’imperialismo statunitense dispiega, come un avvoltoio, su tutto il mondo conosciuto. Il “terrorismo” è il prodotto naturale dell’imperialismo, è figlio dell’occupazione economica, militare e politica degli Stati Uniti su quasi tutti i paesi della Terra, è la risposta povera e sbagliata all’invasione e alla violenza dell’imperialismo, perché l’unica offensiva ragionevole e storicamente vincente è la morte del capitalismo e dell’imperialismo per mano della rivoluzione proletaria, della costruzione del mondo socialista e dell’edificazione di quello comunista, un mondo scientificamente possibile e di estrema attualità, basta che il proletariato di tutti i paesi lo voglia.
Per sconfiggere la dittatura del capitalismo e dell’imperialismo sul mondo, per mettere fine ai massacri e allo sterminio di popoli interi con le guerre di espansione, di occupazione e di sfruttamento della forza-lavoro e delle risorse naturali, per sopprimere le disuguaglianze sociali, per rispondere al soddisfacimento dei bisogni di vita delle masse lavoratrici e popolari e per liberare il lavoro e la vita dallo sfruttamento altrui, insomma per eliminare il capitalismo e costruire il socialismo, non c’è bisogno di un partito e di una cultura politica qualsiasi, bensì della vera cultura comunista e di un autentico e forte Partito di classe e rivoluzionario, cioè coerentemente marxista-leninista, forgiato nella natura rivoluzionaria della dottrina, della strategia e della tattica comunista elaborate e propugnate da Marx, Engels, Lenin e Stalin e tale è il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista. Solo con questo Partito il proletariato italiano potrà avanzare sulla via del socialismo. Chi ancora si attarda a invocare la costruzione di un diverso partito comunista in Italia sta perdendo del tempo prezioso e alimenta la cultura controrivoluzionaria, come avvenne nell’ex Unione Sovietica al ventesimo congresso del PCUS nel 1956 e successivamente, diffusa all’interno della classe lavoratrice dai rinnegati e traditori revisionisti, opportunisti, movimentisti vari, anarchici ed estremisti delle diverse specie.
L’augurio più intenso che ci sentiamo di rivolgere ai marxisti-leninisti e a tutti i lavoratori, uomini e donne, dell’Italia e di ogni paese della Terra è quello di auspicare vivamente che nel 2010 vi siano segnali concreti di ripresa e sviluppo della coscienza di classe dei lavoratori, con l’impegno della militanza politica nel P.C.I.M-L.e nel Sindacato di Classe dei Lavoratori Italiani. Tali elementi di novità sono indispensabili per poter riprendere il cammino verso l’avvenire socialista. Ancora auguri marxisti-leninisti nel nome del pensiero e l’opera di Marx, Engels, Lenin e Stalin.

Forio (Napoli), 1 gennaio 2010.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.




























































PER USCIRE DALLA TRAGEDIA QUOTIDIANA DEL CAPITALISMO LA CLASSE LAVORATRICE DEL BRACCIO E DELL’INTELLETTO DEVE PASSARE DALLA LOTTA DI CLASSE IN SE’ A QUELLA PER SE’!
I lavoratori di tutti i paesi devono abbandonare la lotta istintiva e indistinta di compromesso, di cedimento e di accordo col padronato, con il potere politico e le istituzioni capitalistiche e coi loro sindacati borghesi e di regime padronale per una sopravvivenza sempre stentata e insicura e devono intraprendere quella coerentemente di classe e organizzata per il socialismo liberatore!

di Domenico Savio*

La grave crisi del sistema economico e sociale capitalistico dei giorni nostri, non molto dissimile da quelle che si susseguono periodicamente da circa tre secoli, cioè da quando l’ordine sociale capitalistico si è consolidato, continua a mietere vittime nella classe lavoratrice operaia e intellettiva con milioni di nuovi disoccupati, con altre e più spregiudicate forme di precarietà e di sfruttamento del lavoro, con un assistenzialismo umiliante e di fame – mantenuto unicamente e interessatamente allo scopo di prevenire rivolte popolari, che potrebbero mettere in pericolo il sistema capitalistico di sfruttamento delle masse lavoratrici e popolari - da parte degli Stati e del loro potere politico e istituzionale di centrodestra e centrosinistra, che sono al servizio e strenui difensori del sistema e degli affari capitalistici, con una situazione di miseria sociale che colpisce, in modo particolare, i senza lavoro, i giovani precari, i pensionati e quei milioni di famiglie il cui reddito non supera il limite di povertà e, ancora, con i giovani che non hanno alcuna prospettiva di vita sociale sicura e dignitosa. Questa è la tragica situazione in tutti i paesi capitalistici, dalle Americhe all’Europa, al Medio Oriente, all’Asia e all’Africa, compreso la Cina. Continenti e paesi tutti compromessi, sottomessi e condizionati dalle centrali del capitalismo e dell’imperialismo della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale, dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e delle varie aggregazioni di Stati, come la Comunità Europea.
Dinanzi a questo scenario allucinante di disoccupazione, di sfruttamento, di miseria, di precarietà e di totale incertezza di vita dei popoli, principalmente dei giovani, per il futuro, come reagisce il proletariato, cioè la classe lavoratrice del braccio e dell’intelletto? Purtroppo in modo sconcertante, avvilente e deprimente, anche a seguito della sconfitta subita dal socialismo realizzato nel ventesimo secolo, della scomparsa ignobile degli ex partiti comunisti nati dalla Terza Internazionale, del passaggio vergognoso dei sindacati dalla barricata del movimento operaio a quella della classe padronale. I lavoratori, uomini e donne assieme, nella quasi totalità hanno completamente smarrito la bussola della loro classe, dei loro interessi di classe e del loro compito storico di liberare l’umanità intera dalla schiavitù dello sfruttamento del lavoro altrui. Lo sappiamo che è doloroso constatare e parlare di questa grave situazione di decadenza di classe del movimento operaio nazionale e internazionale, ma purtroppo la verità è questa e bisogna partire proprio da essa per invertire la tendenza. Ciò è potuto accadere anche perché all’infame trasformazione revisionista, opportunista, riformista, borghese e capitalistica dei passati partiti comunisti in molti paesi non sono ancora subentrati nuovi, coerenti e forti partiti comunisti, cioè marxisti-leninisti, sul modello del glorioso Partito Comunista bolscevico, voluto e costruito da Lenin e Stalin in Russia, mentre in Italia speriamo che il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, il Partito della rivoluzione socialista e della costruzione della società prima socialista e poi comunista nel nostro paese, diventi presto un grande partito.
Di conseguenza assistiamo allo spettacolo deprimente dei lavoratori licenziati e di quelli in cassa integrazione che sono pronti per esserlo, dei disoccupati in disperata ricerca di un’occupazione che non trovano, dei pensionati che non riescono più a sopravvivere e dei giovani privi di qualsiasi prospettiva di vita che sono sprovvisti di una coscienza di classe e che non dimostrano alcuna volontà e impegno per acquisirla, che non si interrogano sulle cause sociali e di classe delle loro sventure quotidiane, che non dimostrano nessun interesse per lo studio e l’apprendimento della storia, delle lotte e dell’esperienza del movimento operaio e comunista nazionale e internazionale, che non si rendono conto, attualmente nella quasi totalità, di essere strumento, coi loro comportamenti politici e sociali, di sopravvivenza del regime capitalistico che li sfrutta, persegue e schiavizza, che rimangono prigionieri di scelte militanti, politiche, partitiche, elettorali e sindacali che sono responsabili dei loro stessi mali sociali, che non riescono a capire - perché non studiano i testi del marxismo-leninismo e perché non si sforzano di acquisire una capacità critica verso quanto li circonda e condiziona - di essere strumentalizzati e deviati dai loro interessi di classe dalla militanza politica e sindacale in organizzazioni movimentiste, populiste e del sindacalismo di base non di classe, che si autorganizzano, si mobilitano e conducono una lotta non di classe - cioè non per sé come classe sfruttata e perseguitata dalla classe padronale, bensì conducendo una lotta che possiamo definire piccolo-borghese istintiva e indistinta che non ha nulla di classe e rivoluzionario, ma che punta solo alla misera sopravvivenza quotidiana -, che non riescono a rendersi conto che solo abbattendo la società capitalistica e costruendo quella socialista possono liberare loro stessi e i loro discendenti dai mali esistenziali dell’infame sistema padronale, fondato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Ogni giorno vediamo, tristemente, come i lavoratori delle multinazionali nei vari paesi protestano privi di una coscienza e di una visione di classe dei loro problemi sociali e come esauriscono la loro azione all’interno della mediazione sindacale di natura borghese coi padroni e di partiti politici borghesi o falsamente comunisti, così come avviene all’interno della multinazionale Fiat in Italia, coi sindacati di regime borghese e capitalistico e con quelli di base che hanno anch’essi poco o nulla di classe, col potere politico e istituzionale borghese e capitalistico di centrodestra e centrosinistra che sono sostenitori degli interessi padronali, con la militanza di tanti lavoratori in partiti borghesi o che si definiscono comunisti solo per calcoli elettorali e per ingannare il mondo del lavoro. Assistiamo a manifestazioni, proteste, interviste e dichiarazioni di lavoratori sfruttati e maltrattati privi di ogni cultura e coscienza di classe, che non conoscono la parola socialismo e che neppure si sforzano di capirne il significato e l’importanza per loro e i loro figli. E’ uno squallore a cui, purtroppo, siamo costretti ad assistere ancora a lungo. Certo, c’è il lavaggio di cervello costante di giorno e di notte della stampa, della radio-televisione e del potere politico clerico-fascista degli Stati capitalistici, però ogni lavoratore ha un’intelligenza e una capacità di apprendimento che non dovrebbe mai mettere a tacere, naturalmente se agisce in buona fede e non egoisticamente ed opportunisticamente.
Qual’è la situazione sociale che dovrebbe spingere quanto meno la maggioranza della classe lavoratrice ad acquisire una coscienza di classe e rivoluzionaria e a capire la necessità storica, per liberarsi dalla schiavitù dello sfruttamento del lavoro e per diventare protagonista del proprio destino, di abbattere il capitalismo e costruire il socialismo? Sicuramente l’esplodere della contraddizione tra la natura sociale della produzione e l’accaparramento privato della ricchezza prodotta, le periodiche crisi economiche del sistema capitalistico e la sua implosione per impossibilità di continuare ad accumulare profitti, l’emancipazione della coscienza umana sui valori superiori dell’uguaglianza economica e sociale, dell’altruismo, della solidarietà e della fratellanza. Alcune di queste circostanze sono già presenti, solo che in questa fase non producono effetti di mobilitazione di classe e rivoluzionaria sulle masse lavoratrici. Tocca a noi comunisti, secondo gli insegnamenti ricevuti dai nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin e l’esperienza storica del movimento operaio e comunista nazionale e internazionale, lavorare per favorire la formazione di una coscienza di classe nel proletariato dei singoli paesi e a livello internazionale.
Indipendentemente dalle varie situazioni che potranno verificarsi a livello di ogni singolo paese, per noi comunisti - ciò vale per l’intero Pianeta e dobbiamo lavorare instancabilmente per farlo condividere e praticare dall’intera classe lavoratrice – la via maestra per abbattere il capitalismo e costruire il socialismo è la lotta di classe cosciente e rivoluzionaria da condurre senza compromessi e senza tentennamenti per preparare e realizzare la rivoluzione socialista, la conquista del potere politico alla classe lavoratrice e la costruzione della società socialista secondo gli insegnamenti teorici, politici, strategici e tattici ricevuti dai nostri quattro grandi Maestri. Per costruire tale prospettiva per l’umanità necessità in ogni paese l’esistenza di un coerente partito comunista marxista-leninista, come lo fu il già richiamato e glorioso Partito Comunista bolscevico, che oggi in Italia si chiama Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista.
Ai lavoratori oggi in lotta senza ancora una coscienza, una militanza e una strategia di classe dobbiamo con ogni mezzo possibile far capire che solo con la lotta di classe per sé è possibile uscire dall’inferno del capitalismo per entrare nell’aurora di una nuova epoca di democrazia socialista, di libertà concreta e di uguaglianza reale, condizione che dipende essenzialmente dalla disponibilità e sin dalla nascita del diritto comunque garantito ad ogni uomo e donna all’assistenza sanitaria e sociale necessaria, allo studio, al lavoro, alla casa, a una pensione adeguata ai bisogni della vita e al tempo libero, o meglio nella società socialista ciò si sintetizza nell’affermazione “Da ognuno secondo le sue capacità a ognuno secondo il proprio lavoro” e in quella comunista “Da ognuno secondo le sue capacità a ognuno secondo i suoi bisogni”. I lavoratori non devono mai dimenticare che l’avvenire di nuovi e superiori rapporti di produzione e sociali può essere costruito, e sin da subito, solamente con la militanza e l’impegno di lotta all’interno di un vero e coerente partito comunista di classe e rivoluzionario, ovvero marxista-leninista, come lo è il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista in Italia.
Forio (Napoli), 28 agosto 2009.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org












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ONORE E GLORIA ALLA RESISTENZA AFGHANA CONTRO L’ASSASSINO IMPERIALISMO OCCIDENTALE. GLI ESERCITI SONO LI’ PER DIFENDERE GLI INTERESSI DELLE MULTINAZIONALI. LA LOTTA AL TERRORISMO RIMANE UN PRETESTO PER OCCUPARE E SFRUTTARE QUEI TERRITORI!I soldati volontari degli stati capitalistici vanno a combattere in Iraq e Afghanistan per difendere la “patria” delle multinazionali assassine e sfruttatrici e per guadagnare favolosi stipendi, la loro eventuale morte è il prezzo da pagare per tale scelta sbagliata: gli eroi non sono loro, ma i gloriosi Resistenti di quei popoli e qualunque siano le armi utilizzate, ognuno si difende con quello che può. Chi ci va per “lavoro” fa anche una scelta ideologica, politica e sociale totalmente estranea alla cultura, alla lotta di classe e alla prospettiva di liberazione dallo sfruttamento economico e militare della classe lavoratrice. A ognuno le sue responsabilità!
di Domenico Savio*

Premettiamo che come non ci appartengono le religioni cattolica, ebraica, ortodossa, eccetera così non ci appartiene quella islamica, allo stesso modo non ci appartiene e combattiamo qualsiasi fondamentalismo, estremismo e violenza religiosi. Inoltre, deploriamo e combattiamo tradizioni, costumi e comportamenti che proibiscono o limitano la libertà individuale, specialmente delle donne, che spesso sono costrette a subire imposizioni e restrizioni contrarie a qualsiasi principio di civiltà, di libertà, di democrazia e di dignità umana.
A suo tempo abbiamo già sostenuto, e non siamo stati i soli a farlo, che l’attacco del 11 settembre 2001 alle torri gemelle di New York non poteva essere di natura terroristica, considerata la potenza dei servizi di sicurezza e di difesa degli Stati Uniti d’America. Fu un tragico, efferato e premeditato attentato - con circa 3.000 morti e ingenti distruzioni, ma i piani di espansione, di sfruttamento di popoli e risorse e di accumulazione di nuova ricchezza da parte dell’imperialismo, sostenuto dai governi borghesi degli stati capitalistici, giustificano qualunque atrocità e disastro sociale, l’importante sono solo il mercato e i guadagni -, così poco dopo, col concorso della Nato, delle Nazioni Unite e della Comunità Europea, poteva iniziare l’aggressione, l’occupazione, la sottomissione, anche con l’imposizione e il sostegno di governi-fantoccio del posto, lo sfruttamento e la spartizione tra gli occupanti delle risorse petrolifere e minerarie in genere dell’Afghanistan e dell’Iraq.
Chi non ricorda i bombardamenti “intelligenti” americani e alleati che massacravano uomini, donne e bambini indistintamente, che distruggevano villaggi interi e che diffondevano morte, sangue, distruzioni, miseria e disperazione ovunque, bombardamenti e massacri che avvengono ancora oggi; chi non ricorda il pianto disperato delle donne sopravvissute ai bombardamenti a cui gli eserciti stranieri, in nome di una falsa democrazia americana e occidentale, cioè quella del terrore e del vigliacco annientamento dall’alto, avevano ucciso figli, mariti, fratelli, sorelle e parenti; chi non ricorda il bombardamento di asili, scuole e ospedali, con morti, feriti e sangue dappertutto, la distruzione di fabbriche e l’imposizione della volontà politica e sociale degli occupanti, tutto in nome della “democrazia” dello sfruttamento e degli affari capitalistici e imperialistici, democrazia dal volto insanguinato e fondata unicamente sulla superiorità della forza e della violenza spietata messa in campo. Gli U.S.A. e le altre potenze occidentali hanno contribuito alla sconfitta dell’ex Unione Sovietica proprio per imporre il loro dominio assoluto economico, militare e politico sull’intero Pianeta.
I governi capitalistici e imperialistici italiani, sia di centrodestra che di centrosinistra, si sono subito genuflessi alla volontà degli altri governi padronali occidentali, con quello degli Stati Uniti d’America a farla da padrone assoluto, hanno mandato grossi contingenti militari in quei paesi e per raggirare l’art.11 della Costituzione – L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali….. – hanno detto che essi venivano inviati in missione di pace, missione che, invece, garantiva all’imperialismo italiano di partecipare alla spartizione del bottino di guerra, consistente nello sfruttamento delle risorse minerarie, nelle commesse di ricostruzione delle opere distrutte dai bombardamenti e nello sfruttamento di quei mercati.
Ma anche i più sprovveduti degli italiani sapevano che lì si andava a combattere una guerra spietata tra gli occupanti occidentali e i popoli aggrediti e sottomessi, che la guerra non avrebbe conosciuto limiti nell’efferatezza, che quei popoli, attraverso le loro coraggiose avanguardie, avrebbero difeso con le unghie e a costo di qualsiasi sacrificio la loro autonomia e indipendenza nazionale e che contro gli eserciti stranieri, armati sino ai denti e con le armi, lecite e illecite, moderne più sofisticate, distruttive e asfissianti, avrebbero utilizzato qualsiasi tipo di arma “povera” disponibile, compreso gli attentati dei kamikaze. Che si trattasse di una guerra è dimostrato anche dal fatto che i soldati italiani hanno dovuto progressivamente adeguare i propri armamenti e le proprie strategie di difesa e di attacco militare. Chi continua a parlare di missione di pace dei nostri soldati in effetti continua a mentire per favorire e sostenere altri interessi.
Noi comunisti siamo fermamente contrari a qualsiasi forma di terrorismo sia per mantenere lo stato presente delle cose sia per costruire la società socialista, noi lavoriamo per costruire un grande partito comunista di classe e rivoluzionario, che con la lotta di classe quotidiana e il consenso delle masse popolari porterà a compimento vittorioso la rivoluzione socialista nel nostro paese e avvierà la costruzione della nuova e superiore società socialista lungo la strada dell’edificazione di quella comunista. Ma i popoli e i combattenti afghani e iracheni non fanno terrorismo, non sono terroristi, semplicemente si difendono con le poche armi che hanno a disposizione contro un nemico ferocemente agguerrito e potente e lo fanno per riconquistare la libertà e l’indipendenza che le sono state sottratte con la violenza distruttiva delle armi. Le forze combattenti della Resistenza afghana e irachena hanno il sostegno e l’aiuto delle popolazioni interessate, diversamente sarebbero isolate e verrebbero sconfitte facilmente dagli occidentali. Dunque, terroristi non sono i combattenti di quei popoli, ma coloro che per difendere sporchi e immorali affari sono andati a bombardarli, colpirli, occuparli e sottometterli.
Abbiamo avvertito la necessità di pubblicare questo servizio innanzi tutto per contestare e condannare con estrema fermezza tutta l’informazione di questi giorni, e quella di sempre, della carta stampata e delle radio-televisioni occidentali e del nostro paese, salvo poche e coraggiose eccezioni, informazione interessata, collusa, controllata e orientata nelle analisi e nelle cronache dai potenti gruppi editoriali con la miserabile complicità di giornalisti e scribacchini asserviti, ideologicamente, culturalmente, moralmente, politicamente e socialmente, agli interessi dei loro padroni pubblici e privati e che lo fanno senza scrupoli per arrivismo, carrierismo, soldi e privilegi vari economici e sociali: vergognatevi! La loro “verità” dell’informazione è solo quella che fa piacere e corrisponde ai vari e soli interessi dei capitalisti editori e viene spregiudicatamente utilizzata per disinformare ed imbonire le masse allo scopo di continuare a tenerle sottomesse e sfruttate.
In questi giorni di lutto, di dolore e di esequie in Italia, in seguito all’uccisione di ulteriori sei soldati italiani e al ferimento di altri da parte dell’eroica Resistenza afghana – ma noi piangiamo i lutti, i dolori, la disperazione, la miseria, la morte di uomini, donne e bambini di quei popoli caduti indifesi e disarmati sotto i bombardamenti e le armi automatiche degli eserciti occidentali, perché loro sono stati aggrediti e non hanno aggredito, sono stati bombardati e non hanno bombardato, sono stati sparati e non hanno sparato -, le radio e le televisioni padronali e di regime borghese e capitalistico ci inondano di messaggi utili al sistema sociale e al potere politico attuale, ci parlano di soldati eroi, di difensori e servitori della patria, ma di quale patria parlano!, di uomini valorosi, di esequie di stato, che dobbiamo pagare noi poveri lavoratori e pensionati contribuenti, di commozioni che fanno presa sulla coscienza umana e via di questo passo.
In Italia i governi degli interessi capitalistici di centrosinistra e centrodestra hanno eliminato la democratica e pluralistica leva popolare, per meglio difendere gli interessi capitalistici e imperialistici in Italia e nel mondo intero, hanno costruito un esercito di professionisti volontari e pronti a ubbidire, pagato profumatamente dal popolo lavoratore italiano, hanno addestrato i soldati per missioni speciali all’estero, tutto sotto lo sguardo supervisore dei governi degli Stati Uniti e all’interno della potente macchina da guerra della Nato e, quando necessario, sotto il protettorato delle imperialistiche Nazioni Unite. Gli ultimi soldati morti in Afghanistan erano dei professionisti volontari della guerra, ben pagati e rispondevano ai comandi militari e politici dei guerrafondai occidentali. Nessuno li ha obbligati ad andare, è stata una loro scelta autonoma e responsabile. Quando un soldato va in guerra, lui, la sua famiglia e i suoi amici cosa fanno, mettono innanzi tutto in conto la possibilità della morte, per tanto il dolore e le lacrime posteriori costituiscono una semplice presa d’atto di quanto era stato già previsto.
E non parliamo delle guardie del corpo private di potenti industriali, finanzieri, mercanti e amministratori di multinazionali, che sono calati su quelle terre al seguito degli eserciti della Nato, sostenuta dal consenso delle Nazioni Unite, per buttarsi a capofitto sui nuovi giganteschi affari alle spalle delle sofferenze inenarrabili di quelle popolazioni, i cosiddetti rambo, armati sino al collo e pronti a tutto per difendere i propri padroni in cambio di stipendi favolosi, che potrebbero raggiungere e superare i 30.000 euro al mese. Tutto e senza pietà sui massacri, sui morti e feriti, sulle disgrazie e sulle disumanità imposte con la forza della violenza armata a quei popoli.
La giustificazione di taluni, “ma è andato per sopperire alla mancanza di lavoro, specialmente nel Mezzogiorno d’Italia”, non regge alla scelta sociale e politica cosciente e responsabile di andare a servire la guerra imperialistica, la guerra dei padroni sfruttatori contro le masse lavoratrici di quei paesi. Noi comunisti non faremmo mai una scelta del genere, una scelta di guerra, a costo di sacrifici di vita disumani, prima perché lottiamo contro il capitalismo e l’imperialismo - responsabili assoluti della mancanza di lavoro, del dramma della disoccupazione e della miseria delle masse popolari - per costruire la nuova società socialista e poi perché riteniamo che il diritto al lavoro e ad un’esistenza dignitosa, che valga la pena di vivere, li si conquistano con la lotta di classe e non mettendosi al servizio del sistema sociale responsabile dei mali di vita delle masse lavoratrici dei vari paesi. In più, questi soldati dei contingenti della Nato, che operano sotto il mandato dell’ONU e, dunque, sotto la diretta responsabilità politica e militare dei paesi capitalistici che la compongono, vanno a guerreggiare contro quei popoli e la loro classe lavoratrice, insomma vanno a combattere, con un lavoro sporco e disumano, pure contro chi come loro nel proprio paese rivendica il diritto a un lavoro pulito e dignitoso.
Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista è schierato con tutte le sue forze ideali e politiche al fianco dei popoli afghano e iracheno - e di tutti quelli che sulla Terra soffrono le loro stesse sciagure sociali - nella loro lotta dura e impari contro l’aggressore, l’occupante e lo sfruttatore straniero per riconquistare l’autonomia e l’indipendenza nazionale, esprime fraterna solidarietà di classe e rivoluzionaria all’eroica Resistenza di quei popoli aggrediti e sottomessi, piange i morti di quelle nazioni bombardate e sterminate ed esprime l’auspicio che presto anche in quei paesi possa avviarsi la lotta per costruire la nuova e superiore società socialista, senza più aggressori né sfruttatori e dove ognuno sia veramente libero e protagonista del proprio avvenire.
Forio (Napoli), 23 settembre 2009.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org




































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A proposito della lotta non di classe dei lavoratori dell’INNSE di Milano, della CIM e dell’Istituto Urbe di Roma, dei precari della scuola di Benevento, Caserta e Palermo, eccetera.

LOTTA DI CLASSE E NON DI SOPRAVVIVENZA!
“LA LOTTA DEI LAVORATORI SCOLLEGATA DALLA PROSPETTIVA DEL SOCIALISMO NON E’ LOTTA DI CLASSE, MA SEMPLICEMENTE DI SCIAGURATA SOPRAVVIVENZA!”
Nella società capitalistica le continue crisi economiche, la delocalizzazione della produzione da una regione, un paese e un continente all’altro, la chiusura di aziende efficienti e produttive da parte del padrone, il dramma della disoccupazione, il disumano sfruttamento padronale del lavoro e la miseria dei salari e degli stipendi non possono essere eliminati, per noi e per le future generazioni, senza distruggere il sistema capitalistico dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Accontentarsi, nel migliore dei casi, di continuare a beneficiare dello stato di sfruttato, di precario a vita, di disoccupato, di affamato e di disperato in questa disumana società capitalistica è indice di miseria umana e intellettiva e di auto-annientamento.

di Domenico Savio*

Una cosa è la lotta di classe e un’altra è quella semplicemente di sopravvivenza. La lotta di classe viene combattuta dai lavoratori culturalmente, politicamente e socialmente emancipati che costituiscono la classe lavoratrice che lotta per sé, cioè che si batte per migliorare le sue condizioni di vita oggi però all’interno della battaglia generale per costruire la prospettiva della rivoluzione e della società socialista, allo scopo di mettere definitivamente termine all’odierna società capitalistica fondata sullo sfruttamento del lavoro altrui. Mentre la lotta per la semplice sopravvivenza, cioè che non mette in discussione e che non ha come obiettivo l’abbattimento della società capitalistica per costruire quella socialista, viene portata avanti da lavoratori operai e intellettivi appartenenti, nella situazione presente, a un vasto sottoproletariato non politicamente e socialmente emancipato, ovvero che non possiedono ancora una coscienza di classe e che esauriscono la loro protesta all’interno del sistema che li schiavizza e senza prospettiva di riscatto storico.
E’ questa la ragione per la quale i sottoproletari in lotta, siano essi operai o intellettuali, quando vengono intervistati dai mezzi di informazione e di formazione dell’opinione pubblica padronali pubblici e privati della carta stampata e della radio-televisione non parlano delle responsabilità politiche e partitiche della loro disperata condizione sociale, non legano la lotta attuale a quella per la prospettiva del socialismo, si accontentano di conquiste parziali e provvisorie e accettano, incoscientemente, di continuare ad essere sfruttati, disoccupati, precari e affamati dal loro padrone di turno. E’ una grave situazione di miseria e di squallore ideale e politico sociale che consente alla classe padronale di continuare a tenere sottomessi i lavoratori e di sfruttarli e usarli per accrescere sempre di più i propri profitti.
Purtroppo, in questi giorni, i lavoratori dell’INNSE di Milano, rimasti su di una gru per alcuni giorni, della CIM di Roma, insediatisi su di una torre della ditta, dell’Istituto Urbe di Roma, saliti sul terzo anello del Colosseo, i precari della scuola che stanno perdendo il posto di lavoro e che a Benevento hanno occupato la terrazza dell’ex provveditorato mentre a Napoli hanno dato luogo ad una vibrata protesta presso il provveditorato, quel marito e moglie senza lavoro che a Caserta hanno minacciato di buttarsi giù da una finestra dell’ufficio scolastico provinciale, i due assistenti tecnici che da giorni a Palermo stanno facendo lo sciopero della fame davanti, anche qui, all’ufficio scolastico provinciale, alcuni docenti precari che hanno minacciato di presentarsi in mutande dinanzi al provveditorato per le nomine a tempo determinato e tutti gli altri lavoratori impegnati in altre e varie forme di protesta non hanno ancora preso coscienza della necessità della lotta di classe per mettere definitivamente fine alla loro precaria e disperata esistenza. Senza battersi essenzialmente per sconfiggere questo sistema generalizzato e persistente di precarietà sociale i lavoratori non possono neppure sperare in una esistenza più umana e dignitosa.
A dimostrazione della giustezza della nostra analisi di comunisti e rivoluzionari vogliamo esplicitare alcune semplici e incontestabili riflessioni: la crisi economica dei giorni nostri, le cui drammatiche conseguenze vengono fatte ricadere esclusivamente e totalmente sulla classe lavoratrice e sugli interi popoli della Terra, è stata voluta e prodotta, per rincorrere l’accumulazione di sempre maggiori profitti da parte dei capitalisti industriali, agrari e finanziari e delle multinazionali, dal sistema capitalistico e dall’imperialismo, che oggi dominano incontrastati, salvo qualche ininfluente realtà, i poteri statali e le politiche economiche, di mercato e di guerra sull’intero Pianeta; la fabbrica INNSE di Milano non era in crisi, ma il padrone l’aveva chiusa per realizzarvi un gigantesco affare finanziario; la FIAT non è in crisi e mette in cassa integrazione – naturalmente a carico dello Stato, cioè delle tasche già vuote dei cittadini – o licenzia i lavoratori mettendo in crisi anche le attività indotte per sue scelte di maggiori guadagni legate alla delocalizzazione di alcune produzioni e all’espansione commerciale su nuovi mercati; lo Stato italiano non è in crisi e i precari della scuola vengono licenziati per una assurda controriforma scolastica che impoverisce e penalizza l’insegnamento pubblico a favore di quello privato e clericale; eccetera.
Come si vede il dramma della disoccupazione, della precarietà del lavoro, delle misere condizioni di vita dei lavoratori, dei pensionati e delle fasce sociali più deboli, della crisi finanziaria, della chiusura delle fabbriche e del carovita non sono disgrazie sconosciute, tragedie inevitabili e punizioni di poteri invisibili, ma sono il risultato luminoso dell’esistenza della società capitalistica e dei poteri statali capitalistici, sono la conseguenza evidente del carattere sociale della produzione e dell’accaparramento privato della ricchezza prodotta, sono la risultanza lampante del libero mercato opposto alla pianificazione collettiva della produzione e dei bisogni di sussistenza di tutti i membri della società. Senza liberare la nostra esistenza dall’ingombro perverso e repressivo del sistema economico e politico capitalistico non è neppure possibile liberare noi stessi dai mali sociali che ci soffocano e ci strangolano quotidianamente.
Tale verità scientifica elementare, che può essere recepita e sostenuta da qualunque lavoratore intellettualmente onesto e libero dalla morbosità dell’egoismo e dell’opportunismo, dev’essere assunta e diffusa da tutti quei prestatori d’opera del braccio e dell’intelletto che, purtroppo, in questi mesi e settimane non danno un significato di classe e rivoluzionario alla loro lotta di disperata sopravvivenza, perché senza cambiare l’attuale ordinamento sociale non è neppure possibile riscattare veramente e concretamente la nostra esistenza e quella dei nostri figli, nipoti e pronipoti. La lotta per il presente dev’essere trasformata in lotta di classe e rivoluzionaria anche per abbattere il mostro sanguinario e divoratore di uomini, donne e bambini del capitalismo e per costruire una nuova società a misura d’uomo, fondata sui principi dell’uguaglianza, dell’altruismo e della solidarietà reciproca, una società in cui il potere reale e autenticamente democratico viene esercitato da tutti i suoi componenti, una società degna di essere vissuta e trasmessa alle future generazioni, o meglio la società prima socialista e poi comunista.
La lotta odierna se intrisa di tale prospettiva è infinitamente superiore e maggiormente produttiva di conquiste sociali immediate e di una nuova dignità e autorevolezza della vita. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista è fortemente e concretamente impegnato a qualificare, in termini di classe e rivoluzionari, la lotta di semplice sopravvivenza dei lavoratori operai e intellettivi di questo periodo ed è pronto a sostenerla laddove sia recepita e sostenuta dai disperati in lotta e siamo pronti a parteciparvi con tutte le nostre forze politiche e organizzative: dobbiamo difendere coi denti il posto di lavoro, ma nello stesso tempo dobbiamo anche lottare per liberarlo presto e finalmente dallo sfruttamento e dall’arbitrio repressivo quotidiano della razza padrona!Forio (Napoli), 1 settembre 2009.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org
















































DAL G8 AL G20 PER MEGLIO DOMINARE E SFRUTTARE IL MONDO CONOSCIUTO!

DAL LAUTO BANCHETTO DEI POTENTI A L’AQUILA E’ SCATURITA LA FEROCE CONTINUITA’ DELLO SFRUTTAMENTO DEGLI UOMINI E DEL PIANETA DA PARTE DELL’IMPERIALISMO ASSASSINO!
E’ stata solo un’altra intollerabile umiliazione per i terremotati e senza tetto de L’Aquila, per le masse di disoccupati dei vari Continenti, per la povertà che flagella i popoli della Terra e per l’agonia ambientale del Pianeta.

di Domenico Savio*

Dal 8 al 10 luglio 2009 nella città terremotata de L’Aquila in Abruzzo dell’Italia Meridionale si è svolto l’ennesimo incontro del cosiddetto G8, presenti i capi di Stato dei considerati otto paesi più industrializzati della Terra: Stati Uniti d’America, Canada, Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Giappone e Russia. Presto si passerà dal G8 al G14 e G20, includendovi la Cina, l’India, eccetera, insomma tutti i rappresentanti del mondo capitalistico e imperialistico, del sistema finanziario internazionale e delle strategie di guerra per il dominio e lo sfruttamento della forza-lavoro e delle risorse del Pianeta e oltre. Capi di Stato che per le politiche che presentano e decidono possiamo definire rappresentanti, messaggeri e dittatori fedeli delle strategie, degli affari e degli artigli sanguinari che avvolgono il Pianeta del sistema di sfruttamento e di oppressione dei popoli del capitalismo e dell’imperialismo. Si riuniscono periodicamente non per favorire le condizioni di vita delle masse sfruttate, ma per accordarsi sul modo migliore per continuarle a sfruttare-derubare del prodotto del proprio lavoro e per reprimerle, coi poteri coercitivi nazionali e con le aggressioni di guerra e i massacri pianificati in caso di ribellione.Gli incontri e le decisioni dei “grandi” - elevati al loro ruolo con culture propagandistiche e sistemi elettorali estranei a qualsiasi forma di autentica democrazia, la quale significa voto libero da ogni condizionamento sociale e governo diretto e reale delle masse lavoratrici e popolari, dove la ricchezza prodotta appartiene all’intera collettività e non più a una minoranza di ricchi sfruttatori del sangue umano – rispondono unicamente ai voleri e alle richieste dei potenti banchieri, industriali e affaristi vari dei singoli paesi e delle multinazionali. Lo abbiamo visto come in questa ennesima crisi del sistema finanziario e produttivo capitalistico – crisi determinata dalla corsa impazzita e incontrollata al profitto speculativo dello stesso capitale finanziario – tali capi di Stato si siano prodigati per uscire dalla crisi con montagne di soldi sottratti alle masse lavoratrici e popolari con tasse e prelievi vari e messi a disposizione di banchieri e industriali affinché si riprendessero dal baratro in cui erano caduti per continuare ad accumulare profitti speculando anche sulla moneta cartastraccia. Si tratta di incontri le cui decisioni sono state già assunte e comunicate dai comitati d’affari del sistema bancario, industriale e commerciale sovranazionale. Sono veri conclavi di sfruttamento e di spartizione delle risorse naturali e umane del Pianeta, intorno ai quali il sistema informativo e formativo dell’opinione pubblica, ovvero l’apparato stampa-radio-televisivo posseduto e orientato dagli stessi padroni, riesce persino a creare un’immagine di falsa umanità, di magnanimità e di consenso popolare.
L’incontro de L’Aquila non è stato diverso da quelli precedenti, svoltosi in altre parti e città del mondo, ma ne è stato il perfetto copione: “comprensione e solidarietà” per le sofferenze dei popoli; promesse ingannevoli e risibili per i paesi sottosviluppati, a partire dal continente africano; minacce di guerra verso i paesi che non si allineano ai voleri imperialistici rappresentati e imposti; sfacciate elemosine per le povere popolazioni terremotate dell’Abruzzo; la proclamazione, a parole naturalmente, di una “nuova etica” per un mercato capitalistico che da sempre, e non può essere diversamente, conosce solo la legge del massimo profitto, dello strozzinaggio e della rapina del prodotto del lavoro proletario; impegni sistematicamente solo appariscenti per la necessità di salvaguardare l’equilibrio ambientale del Pianeta, cioè di fermare la distruzione capitalistica e imperialistica dell’habitat naturale dell’uomo. Quando si dice che questi incontri non assumono nessuna decisione importante e definitiva rinviando continuamente le questioni a quelli successivi oppure che gli impegni assunti poi non vengono mantenuti è perché le centrali operative sono altrove, cioè nelle corporazioni di Stati e nei consigli di amministrazione delle multinazionali.Questi vertici servono anche agli attuali dominatori del mondo per dimostrare ai popoli la potenza e l’onnipotenza del sistema economico e sociale da loro rappresentato e governato e per cercare di dissuadere i sottomessi dal ribellarsi e tentare di abbattere questo sistema padronale di coercizione, di morte e di fame, per sperperare altri soldi della collettività e per bivaccare e gozzovigliare sulle miserie popolari umiliando e prendendosi gioco dei bisogni delle masse. Il G8 e G14 de L’Aquila, come tutti gli altri precedenti, in termini di trasporto, di rappresentanza, di sistemazione, di vitto e di regali sono costati una enormità di soldi ai popoli degli Stati interessati, particolarmente a quello italiano ospitante, e tutto questo alla faccia delle masse dei disoccupati e dei pensionati ridotti alla fame. Mentre i padroni del mondo nella loro reggia antisismica sperperavano ricchezza del popolo, banchettavano e buttavano qualche briciola agli affamati della Terra e si scambiavano regali favolosi, fuori dal palazzo e ai loro piedi vi erano i terremotati de L’Aquila e dell’Abruzzo senza casa, che vivono ancora nelle tende e aspettano di riavere un tetto e di rivivere una vita normale e dignitosa, naturalmente per quanto possibile in un paese a sfruttamento e schiavitù capitalistici. Senza ritegno per i regali si parla di parka di Belfstaff, di giacconi da 500,00 euro e di anelli d’oro per le first lady, quando la loro crisi ha ridotto alla fame e distrutto l’esistenza di gran parte della popolazione della Terra.Ogni persona normale, coscienziosa, di buon senso, sensibile al dramma della povertà mondiale e alle morti per malattie a causa della mancanza di assistenza sanitaria, aperta alla solidarietà verso chi ha bisogno e al mutuo soccorso tra i componenti della stessa specie, si sarebbe vergognata di tanto sfarzo e di tanto sperpero e non avrebbe dato un simile spettacolo di disumanità. Osservando lo svolgersi di questi conclavi al più alto livello degli odierni feroci dittatori e guerrafondai del mondo viene spontanea la riflessione storica che, purtroppo, sotto la dittatura del sistema economico e sociale padronale quasi nulla è cambiato dall’antichità ad oggi, salvo la breve e gloriosa esperienza del socialismo realizzato nel ventesimo secolo: sono cambiate le forme e il linguaggio, ma l’autorità repressiva e i mali del dominio padronale no.
Come nel passato anche adesso i potenti si muovono con famiglie, amanti e inservienti al seguito, sembrano in vacanza permanente, adulati dai loro potenti mezzi di comunicazione di massa e da scribacchini al soldo del padrone di turno. Così, mentre la stragrande maggioranza di ogni popolo della Terra soffre la fame e la schiavitù e il Pianeta rischia di diventare invivibile a causa della distruzione imperialistica delle risorse e dell’ambiente, le dinastie capitalistiche e imperialistiche continuano a banchettare e a ingrassare coi prodotti del lavoro proletario. La coscienza razionale, il progresso civile e la dignità esistenziale dell’uomo rivendicano ad alta voce dalla vetta del mondo la ripresa immediata del cammino verso la superiore società prima socialista e poi comunista e questo per dare dignità all’esistenza umana su questo Pianeta.
Risuonino presto le note dell’Internazionale, “palazzo Smolny” ritorni ad essere la guida della Rivoluzione socialista, l’incrociatore Aurora torni a bombardare il palazzo del potere capitalistico e imperialistico e la classe lavoratrice operaia e intellettiva riconquisti il suo potere politico per costruire il socialismo ed edificare la società comunista senza classi e senza differenze sociali tra gli uomini. A questa prospettiva di una umanità veramente libera e protagonista del proprio avvenire lavora il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista.
Forio (Napoli), 13 luglio 2009.
* Segretario generale del P.C.I.M-L.












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VIAREGGIO: PROFITTI ASSASSINI!












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E’ stata una tragedia umana di dimensioni spaventose, che attribuiamo ai rapporti di produzione capitalistici, alla violenza sull’uomo esercitata dal libero mercato, all’accumulazione capitalistica dei profitti derivanti dallo sfruttamento disumano, violento e repressivo del lavoro altrui e alla contraddizione esistente tra la natura sociale della produzione e l’accaparramento privato della ricchezza prodotta. La gestione privata delle attività economiche, legata alla realizzazione del massimo profitto possibile e non ai bisogni reali delle masse popolari, considera il genere umano uno strumento di arricchimento e non il destinatario naturale del frutto del suo lavoro. Nel sistema economico capitalistico il lavoro dell’uomo è considerato una merce qualsiasi e non uno strumento di libero sostentamento, affermazione ed emancipazione sociale. Liberare l’umanità dai pericoli della mancata sicurezza sul lavoro significa solamente liberarla dal sistema e dallo sfruttamento capitalistico. La sicurezza del lavoro dipende unicamente dalla sua liberazione dallo sfruttamento padronale.




































di Domenico Savio*

La immane tragedia ferroviaria che ha ferocemente colpito la popolazione di Viareggio, tutta la classe lavoratrice e l’intero popolo italiano ha un solo responsabile: il sistema di produzione capitalistico con il suo infame libero mercato. La catastrofe di Viareggio porta la firma inconfondibile del sistema economico capitalistico, che è attento a realizzare e accentrare i massimi profitti possibili e non a preoccuparsi della sicurezza della vita e di una esistenza dignitosa dei lavoratori e di tutti i cittadini. I capitalisti, pubblici o privati che siano, sono persone spregevoli, abbrutite dalla corsa insaziabile all’accumulazione di sempre maggiore ricchezza, non nutrono sentimenti umani nei confronti della classe lavoratrice e difendono con spietatezza e ogni forma di sopraffazione e di violenza i loro loschi affari. Ignorano il sentimento della fratellanza e del mutuo soccorso umano. Considerano i lavoratori una merce qualsiasi, al pari del metallo o del grano, da acquistare al minor prezzo possibile sul libero mercato della forza-lavoro e da sfruttare al massimo, sino a ridurli sfiniti e impossibilitati a ogni godimento del pur minimo tempo libero disponibile. Per i padroni la sicurezza sul lavoro e quella della popolazione residente sul territorio circostante è solo un peso, un costo da evitare o da ridurre al minimo, un semplice fastidio di cui farebbero volentieri a meno: tanto riguarda la salvaguardia di una “merce” che riescono facilmente a trovare sul mercato e a sostituire. La società capitalistica, con l’ordine economico che la sostiene, è la più feroce, violenta e disumana che la storia dell’umanità abbia conosciuto e tragicamente sperimentato.
In questo scenario allucinante della società capitalistica – dove, a livello nazionale e mondiale, pochi capitalisti, oggi anche multinazionali, dominano il mondo conosciuto con lo sfruttamento delle masse lavoratrici operaie e intellettive, con le aggressioni, i massacri, le guerre sterminatrici di popoli interi, le sottomissioni e la schiavitù economica e sociale generando miseria e morti per fame e malattie d’ogni genere – lunedì 29 giugno 2009 alle ore 23,45 alla stazione centrale di Viareggio, in Toscana, un treno merci, composto da 14 vagoni-cisterna che trasportavano gas propano liquido, il cosiddetto gpl, – ogni cisterna ne conteneva 35.000 litri – è deragliato, dal primo vagone-cisterna appena dietro la motrice si è riversato sui binari il contenuto del gas che a contatto con qualche scintilla è esploso dando luogo a uno scenario infernale, spettrale, raccapricciante, desolante con fiamme altissime che ricordavano scene cruenti di guerra e forse anche qualche immagine delle città martiri di Hiroshima e Nagasaki, colpite dalle bombe atomiche americane rispettivamente il 6 e 9 agosto 1945. Una scena straziante fatta di uomini, donne e bambini che bruciavano come torce umane, una temperatura altissima che tutto bruciava, case crollate ai lati della ferrovia e disperate invocazioni di aiuto. Un tragico bilancio: decine di morti bruciati vivi, decine di feriti gravissimi o meno gravi, palazzine crollare, dispersi, centinaia di sfollati, una città messa in ginocchio, tutto perché il profitto assassino deve prevalere sempre e in ogni dove sul diritto alla vita di lavoratori e cittadini in genere. La vita delle persone viene considerata priva di valore dinanzi al profitto criminale, alla sete di potere e di ricchezza della feroce classe capitalistica nazionale e multinazionale, al barbaro sistema di sfruttamento padronale, che considera l’uomo solo una merce da sfruttare e buttare via quando non gli occorre più oppure quando, per lo sfruttamento e i soprusi subiti nella vita lavorativa, non produce più secondo i calcoli e le aspettative padronali: tanto altra abbondante merce umana, giovane e in buona salute, è pronta per sostituire chi non può rendere più come a quando era giovane. Questi treni della morte potranno, e dovranno sin da subito, essere instradati su percorsi extraurbani, ma resteranno tali se tutte le norme e le necessità di sicurezza non saranno applicate con rigore e severità estremi.Pare che il deragliamento sia dipeso dalla rottura di un asse arrugginito del primo vagone-cisterna deragliato. Ma come è possibile che un asse del genere sia arrugginito e si rompa causando una tragedia umana e sociale di proporzioni gigantesche? Perché quell’asse arrugginito non è stato visto e sostituito? Forse perché si è risparmiato sulla manutenzione e di chi è la responsabilità umana, civile e penale? Già si annuncia difficile l’individuazione delle responsabilità tra le Ferrovie dello Stato italiano, i proprietari di altri Stati europei dei vagoni del treno deragliato e le multinazionali capitalistiche, che lucrano profitti nel settore dei trasporti petroliferi e pericolosi. Che si trattasse di una ennesima tragedia annunciata lo si è capito sin dal primo momento, anche se questa volta le conseguenze sono state immani, tragiche e devastanti. I Ferrovieri hanno più volte denunciato la mancanza o l’inadeguatezza della manutenzione su vagoni e treni, sui sistemi di sicurezza lungo i binari e tant’altro ancora. Alcuni di essi, a seguito delle proprie denunce sulle questioni della sicurezza, hanno pure subito richiami e licenziamenti da parte delle Ferrovie dello Stato. Insomma, anziché perseguire i responsabili di una manutenzione inadeguata si perseguono e si licenziano i lavoratori che tali inadeguatezze denunciano. Anche questo si spiega con l’imposizione del potere del capitale, privato o pubblico che sia, sul lavoro e sulla classe lavoratrice, è un’ingiustizia e una prevaricazione propria del sistema sociale di sfruttamento capitalistico.
Tutti sappiamo che lo Stato capitalistico è uno strumento di potere politico e istituzionale e di sfruttamento delle masse lavoratrici e popolari da parte della classe padronale e in quanto tale periodicamente esso acquista, a prezzi elevati, anziché requisire, dai capitalisti nazionali e multinazionali le loro aziende oramai vecchie e non più competitive, le ammoderna, investendo soldi della collettività, e poi al momento politico e sindacale opportuno, cioè quando la lotta di classe dei lavoratori è debole e non sostenuta dalla costruzione della prospettiva socialista, le svende per pochi soldi ai padroni consentendo loro di realizzare grossi guadagni tra la precedente vendita a prezzo elevato e il nuovo acquisto a basso prezzo e di continuare a sfruttare i lavoratori dipendenti. Inoltre, riacquistando le aziende di Stato o assumendo la gestione dei servizi sociali i padroni ridimensionano gli organici dei lavoratori dipendenti con cassa integrazione, licenziamenti e mobilità, oltre ad incrementare i ritmi di sfruttamento. Naturalmente pure la gestione capitalistica statale di aziende e servizi risponde ai rapporti di produzione capitalistica, però non può fare a meno di una maggiore attenzione ai problemi dell’attività lavorativa e dell’occupazione. Diversamente sulle questioni della difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini lo Stato-padrone si comporta allo stesso modo delle imprese private inquinando il territorio e compromettendo la salute di lavoratori e abitanti dell’area interessata, come dimostrano i tanti processi per inquinamento ambientale e per i decessi di poveri lavoratori e cittadini. Dalla fine degli anni ottanta del secolo scorso, con la definitiva trasformazione borghese e capitalistica dell’ex P.C.I. e della politica sindacale della Cgil, lo Stato capitalistico italiano ha avviato un gigantesco processo di privatizzazione del suo enorme patrimonio industriale, agrario, bancario, assicurativo, commerciale, dei trasporti, delle telecomunicazioni, eccetera, privatizzazione che ha prodotto cassa integrazione, mobilità, licenziamenti, precarietà e peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori interessati e sono peggiorate le condizioni di sicurezza sul lavoro, proprio come denunciano i lavoratori delle Ferrovie dello Stato, anch’esse avviate alla sciagura della privatizzazione.












La tragedia di Viareggio è la diretta conseguenza del sistema economico e sociale capitalistico, fondato sul libero mercato, sul profitto e sullo sfruttamento dei lavoratori da parte dei padroni, i quali per ricavare il massimo profitto possibile dal lavoro dei dipendenti non si fanno scrupolo di risparmiare pure e disumanamente
sugli adempimenti per garantire la piena sicurezza del lavoro. La carenza di manutenzione e di controlli che sta alla base della sciagura di Viareggio è di una mostruosità e crudeltà senza paragoni, perché ha messo a rischio non solo la vita dei Ferrovieri addetti, ma ha coinvolto un’intera città e colpito migliaia di persone. Qualche responsabile di tale catastrofe potrebbe farmi furbescamente osservare che anche a Chernobyl, nell’ex Unione Sovietica, avvenne la sciagura della centrale nucleare, ma volutamente e vigliaccamente dimenticando, costui, che, oramai, sin dal XX congresso revisionista, opportunista, rinnegatore e traditore del 1956 quella passata e gloriosa Unione di Stati Socialisti non era più socialista, bensì marciava a passo spedito verso l’infame sistema capitalistico, così com’è puntualmente avvenuto pochi decenni dopo. Al contrario, nel sistema socialista viene prima l’Uomo e poi il lavoro, prima la sicurezza della vita e dopo la produzione, prima la dignità umana e poi l’attività sociale, per cui le norme di sicurezza vengono applicate integralmente. Ma l’elemento fondamentale è che nei veri paesi socialisti, purtroppo attualmente inesistenti sull’intero Pianeta, non esiste la barbarie dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e, dunque, il profitto assassino. Questo, e solo questo, hanno realmente insegnato circa quarant’anni di costruendo socialismo nell’ex Unione Sovietica (1917-1956).
Forse ci siamo dilungati troppo e anche un po’ distanziati dal tema centrale della tragedia di Viareggio, ma lo abbiamo fatto di proposito per dare ai nostri lettori alcuni necessari elementi di riflessione di classe su quanto è accaduto e affinché essi abbiano la possibilità di individuare meglio i veri colpevoli della sciagura, colpevoli che, ripetiamo, per noi sono il sistema di sfruttamento capitalistico, il libero mercato e la libera concorrenza legati alla realizzazione del massimo profitto possibile, sono lo sfruttamento disumano dei lavoratori nelle varie fasi del processo produttivo, il risparmio padronale criminale sui vari elementi che devono garantire la sicurezza del lavoro e la salvaguardia delle popolazioni indirettamente coinvolte nei processi produttivi. La conquista del lavoro libero e sicuro passa necessariamente attraverso la distruzione del barbaro sistema di sfruttamento capitalistico e la costruzione della nuova e superiore società prima socialista e poi comunista. A questa prospettiva di nuova civiltà dell’umanità lavora il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista. Che la tragedia di Viareggio non resti senza insegnamento e che i morti, i feriti, i dispersi e gli sfollati della città martire siano sempre e degnamente ricordati come vittime illustri e annunciate di un sistema economico e sociale che disprezza l’uomo lavoratore ed esalta, in tutte le sue manifestazioni, il profitto assassino. Ai morti, ai feriti, ai dispersi e ai loro familiari, agli sfollati e all’intera popolazione di Viareggio esprimiamo la più viva, fraterna e umana solidarietà di classe e rivoluzionaria del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista.



Forio (Napoli), 1 luglio 2009.


* Segretario generale del P.C.I.M-L.






PER I REFERENDUM DISERTARE LE URNE!



Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista non è presente ai ballottaggi amministrativi, per tanto dove questi si svolgono i comunisti, i lavoratori emancipati del braccio e dell’intelletto e tutti gli elettori progressivi si recheranno al seggio e voteranno scheda bianca o nulla oppure l’annulleranno scrivendovi sopra “Voto per il Socialismo” e rifiutando, verbalizzandolo, le tre schede per i referendum. Nei Comuni e nelle Provincie, invece, dove non si vota per il ballottaggio gli stessi elettori diserteranno le urne.

Da quando in Italia è venuta a mancare nelle istituzioni e nella società una forte opposizione comunista e sindacale, a causa dei tradimenti ideologici, politici e sindacali e del trasformismo borghese dell’ex PCI e della Cgil, il potere economico e politico capitalistico e la destra fascista e reazionaria hanno avviato un preoccupante e inquietante processo di cambiamento della Costituzione Repubblicana e del sistema elettorale fondato sul proporzionale puro, il sistema elettorale democratico borghese, adottato dalla proclamazione della Repubblica il 2 giugno 1946 e dalla promulgazione della Costituzione il 1 gennaio 1948, più rappresentativo e partecipativo delle masse popolari nelle assemblee elettive ai vari livelli istituzionali. Un cambiamento che comporta un maggiore accentramento del potere e delle decisioni per meglio corrispondere alle richieste e agli interessi della classe capitalistica nazionale e delle multinazionali dominanti sul piano economico e sociale. Si tratta di modifiche che restringono le agibilità democratiche, che allontanano i cittadini dai centri di potere decisionali locali e nazionali e che comportano il passaggio dal precedente sistema elettorale proporzionale a quello maggioritario, bipartitico e presidenzialistico.
E’ vergognoso e squallido osservare che quando l’ex PCI non era ancora partito di governo della borghesia nazionale e multinazionale si opponeva fermamente alla modifica del sistema elettorale proporzionale puro, come nel 1953, quando si batté duramente contro la cosiddetta legge elettorale truffa, voluta dal governo De Gasperi, che introduceva un premio di maggioranza per la coalizione che avesse avuto i maggiori consensi, mentre da parecchi anni i suoi discendenti, oggi del partito democratico, sostengono la trasformazione maggioritaria e presidenzialista del nostro sistema elettorale.
Con vari referendum e leggi del parlamento, volute e approvate sia dai partiti e dalle coalizioni di centrodestra che di centrosinistra, oggi il sistema elettorale italiano non è più del proporzionale pure, è maggioritario e presidenzialista, con sindaci e presidenti delle provincie e delle regioni che vengono eletti direttamente dai cittadini e non più dalle assemblee elettive, mentre le forze politiche e sociali conservatrici e reazionarie puntano a far eleggere direttamente dal popolo anche il presidente del consiglio dei ministri e della Repubblica. L’elezione diretta dei capi delle amministrazioni pubbliche ai vari livelli istituzionali non significa per niente maggiore democrazia, perché non passa attraverso il confronto qualificato tra partiti ed eletti ma che scaturisce da un voto populista e qualunquista veicolato dai possessori e dagli utilizzatori dei potenti mezzi di informazione borghesi e capitalistici, dove l’elettore viene facilmente ingannato e spogliato della sua coscienza critica. Così passa facilmente il messaggio di chi sa meglio ammaliare gli elettori e non di chi propone reali cambiamenti in favore delle condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari.
Il sistema elettorale maggioritario e presidenzialista produce piccoli e grandi dittatori senza neppure la possibilità popolare di revocarli prima della scadenza del mandato, rappresenta un serio pericolo per la democrazia, seppur borghese, e apre la strada a nuove dittature e a nuovi regimi repressivi fascisti. I due attuali maggiori partiti italiani, cioè il partito della libertà e quello democratico, costituiti da forze ideologiche, politiche e culturali di diversa provenienza ma di uguale cultura e politica capitalistica, avvalendosi della loro
forza numerica in parlamento hanno deciso, autoritariamente e con scelte dittatoriali, che devono essere solo loro a governare alternativamente l’Italia e lo hanno fatto con l’approvazione di una serie di leggi che hanno determinato: un premio di maggioranza, sino al 60% della composizione delle assemblee elettive, per chi prende più voti; l’esclusione dal parlamento nazionale e da quello europeo per quelle liste o coalizioni che non superano lo sbarramento del 4%, sbarramento che vorrebbero elevare persino al 5 o 6%!; sbarramenti introdotti anche per provincie e regioni; contributi elettorali solo per chi supera un certo sbarramento elettorale; monopolizzazione dei mezzi di informazione radio-televisivi pubblici e privati da parte dei partiti e coalizioni che già detengono il potere e che risultano, così, favoriti nel rioccuparlo.
Tali autoritarie e dittatoriali modificazioni al sistema elettorale italiano, che passano attraverso strumenti solo apparentemente e ingannevolmente democratici, come leggi del parlamento e referendum popolari, comportano l’esclusione di milioni di italiani dalla vita istituzionale, amministrativa e governativa e costituiscono un pericolo serio di involuzione politica per il nostro paese, dove le istanze sociali della classe lavoratrice e delle più ampie masse popolari vengono sempre più violentemente ignorate e represse, finanche con il ricorso alla repressione delle forze dell’ordine. Passaggio dal proporzionale al maggioritario e al presidenzialismo che definire fascista è poco, è oramai riduttivo e non rende la portata del cambiamento reazionario in atto e i pericoli per il ritorno a una vera dittatura, inizialmente mascherata di populismo e di democraticismo ma che presto si rivelerebbe peggiore di quella mussoliniana. E’ da circa un ventennio che sono in atto continue modifiche al sistema elettorale ancor più autoritarie e repressive di quelle introdotte nel periodo della dittatura fascista. Ci riferiamo alla famigerata legge fascista - detta legge Acerbo dal nome del deputato che la scrisse e la presentò al parlamento - 18 novembre 1923 n.2444, voluta da Mussolini per garantirsi la maggioranza assoluta in parlamento, ma che, comunque, garantiva un terzo degli eletti all’opposizione, anche se non avevano avuto i voti necessari. Ecco perché affermiamo che oggi in Italia già vige un sistema elettorale maggioritario e presidenzialista peggiore di quello imposto dal regime fascista.
Coi proposti tre referendum ulteriormente modificativi - in senso maggioritario, bipartitico e presidenzialista - della legge elettorale italiana, per i quali gli elettori sono chiamati a votare domenica e lunedì prossimi, si vuole maggiormente accentrare il potere politico e istituzionale nelle mani del partito e del suo candidato presidente che avranno più consensi e non più in quelle della coalizione di partiti. Difatti i promotori borghesi e anticomunisti dei referendum chiedono di votare per assegnare il premio di maggioranza non più alla coalizione vincente ma al partito della coalizione che avrà preso più voti. Se vincessero i quesiti referendari proposti il sistema elettorale maggioritario, bipartitico e presidenzialista nel nostro paese farebbe un altro grave passo in avanti sulla strada del ritorno a una vera dittatura politica e sociale, gestita, con riferimento alla situazione presente, alternativamente dal partito della libertà e dal partito democratico, ovvero da Berlusconi oppure da Franceschini, con gravissime conseguenze economiche e sociali per la classe lavoratrice e le masse popolari italiane, dal momento che lor signori hanno ampiamente dimostrato di essere buoni governatori degli interessi nazionali e multinazionali della classe padronale.
Per queste ragioni politiche, di classe e rivoluzionarie, il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista - che non è presente in nessun ballottaggio amministrativo e che è impegnato a far fallire il disegno politico e di classe borghese che sta dietro l’iniziativa dei tre referendum – chiede ai comunisti, alla classe lavoratrice operaia e intellettiva, alle casalinghe, ai pensionati e ai giovani studenti, laddove sabato 20 e domenica 21 giugno 2009 si vota per il ballottaggio comunale o provinciale, di recarsi alle urne e di votare scheda bianca o nulla oppure annullandola scrivendovi sopra “Voto per il Socialismo” e rifiutando, facendolo verbalizzare dal presidente del seggio, le tre schede dei referendum. Nei Comuni e nelle Provincie, invece, dove non si vota per il ballottaggio il Partito chiede agli stessi elettori di disertare le urne. Compagni e lavoratori tutti, è evidente che si tratta di una iniziativa quasi insignificante dinanzi alla grande battaglia per la conquista del socialismo nel nostro paese, ma è pur sempre un momento importante di scelta e di lotta politica che la classe lavoratrice non può ignorare o delegare ad altri e che deve ugualmente combattere con impegno e determinazione di classe.
Forio, 18 giugno 2009.

La Segreteria del P.C.I.M-L.



IL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA, GUIDATO DAL SUO SEGRETARIO GENERALE DOMENICO SAVIO, SEGUENDO LE ORME DEL PARTITO COMUNISTA BOLSCEVICO E DEL PARTITO COMUNISTA D’ITALIA E’ PRESENTE ALLE ELEZIONI!


Lavoratori del braccio e dell’intelletto occupati e disoccupati, pensionati, casalinghe e studenti, il 6 e 7 giugno 2009 nella Provincia di Napoli votate per il P.C.I.M-L. per contribuire a migliorare sin da subito le drammatiche condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari e per lavorare alla prospettiva della Rivoluzione Socialista in Italia.

Nel 1912 il Partito Comunista bolscevico in Russia, guidato da Lenin e Stalin, si presentò alle elezioni per eleggere dei propri rivoluzionari alla Duma e per portare la lotta di classe e rivoluzionaria del proletariato russo anche all’interno del potere borghese e zarista. Furono eletti cinque operai candidati dal Partito che portarono all’interno della Duma le rivendicazioni sociali della classe lavoratrice russa e la lotta rivoluzionaria per la conquista del socialismo. Facendo propria l’esperienza del Partito Comunista bolscevico, nel 1924 il Partito Comunista d’Italia presentò una propria lista, guidata da Antonio Gramsci, per l’elezione del parlamento italiano ed ottenne diciotto candidati eletti, che portarono le rivendicazioni della classe lavoratrice italiana e la dura lotta antifascista pure all’interno dello Stato e del potere fascista, eletti che per il loro impegno rivoluzionario finirono presto in carcere, al confino o all’esilio.
I coerenti comunisti, cioè i sinceri marxisti-leninisti che si richiamano al pensiero e l’opera dei quattro grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, fanno tesoro dell’esperienza rivoluzionaria e degli insegnamenti dei propri Maestri e non temono il confronto di classe e rivoluzionario coi propri nemici di classe neppure all’interno delle istituzioni e del potere borghese per rappresentare e sostenere anche in quella sede gli attuali bisogni di vita della masse lavoratrici e popolari italiane e per creare un collegamento tra la lotta di classe e rivoluzione che si combatte nel sociale con quella condotta nelle istituzioni e ciò allo scopo di contribuire a migliorare le condizioni di vita degli sfruttati e di avvicinare il momento storico della Rivoluzione Socialista e del suo trionfo, con la conquista del potere politico alle masse lavoratrici e l’avvio della costruzione della nuova società.
Le crisi economiche, come quella attuale, e le condizioni di vita drammatiche e disperate della classe lavoratrice sfruttata e schiavizzata dipendono esclusivamente dall’esistenza del sistema capitalistico, basato sullo sfruttamento del lavoro altrui e sulla privatizzazione della ricchezza prodotta, e solo abbattendolo è possibile costruire la nuova società socialista e dare dignità e serenità all’esistenza umana. Gli eletti marxisti-leninisti neppure temono minimamente di essere corrotti dai privilegi che il sistema borghese mette a disposizione degli eletti per corromperli, condizionarli nelle scelte e indurli a sostenere gli interessi e la sopravvivenza del suo infame ordine sociale. Si fanno corrompere i falsi comunisti e anche quelli che opportunisticamente e senza pudore si definiscono finanche marxisti-leninisti per ingannare e carpire il voto alle masse popolari, ma noi militanti e candidati del P.C.I.M-L., forgiati nel pensiero e nell’eroica esperienza di vita di Lenin e Stalin, siamo fatti di un’altra tempra e possediamo una coscienza veramente rivoluzionaria di cui la classe lavoratrice operaia e intellettiva può fidarsi senza alcun dubbio.
Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista seguendo l’esempio del Partito Comunista bolscevico e del Partito Comunista d’Italia quando e dove ha le possibilità organizzative si presenta alle elezioni borghesi per dare alla classe lavoratrice la possibilità di esprimere un voto autenticamente rivoluzionario, per estendere la lotta di classe all’interno delle assemblee elettive al fine di sostenere anche in quella sede i bisogni e le aspettative presenti dei lavoratori con l’obiettivo di renderne meno drammatiche le dure condizioni di vita e pure per combattere il potere economico e politico padronale finanche da quella posizione per avvicinare il momento della Rivoluzione Socialista e della conquista del potere ai lavoratoti. Sono queste normali considerazioni per i marxisti-leninisti che hanno indotto il P.C.I.M-L., con non pochi sacrifici di vita per i compagni impegnati, a raccogliere le firme necessarie e a presentare una lista di candidati per l’elezione del Presidente della Provincia e del Consiglio provinciale di Napoli di sabato 6 e domenica 7 giugno 2009. Candidato alla carica di Presidente è il compagno Domenico Savio, Segretario generale del Partito, sostenuto da una lista di provati rivoluzionari marxisti-leninisti e da lavoratrici e lavoratori, pensionati e casalinghe di grande lealtà, onestà e capacità di lotta. Nel nuovo Consiglio provinciale il loro lavoro consisterà nell’applicazione del Programma elettorale che è stato presentato assieme alla lista e che tutti possono leggere sul Sito del Partito all’indirizzo
www.pciml.org in NOVITA’ e alla voce P.C.I.M-L. e sottovoce Elezioni.
Naturalmente tutti sappiamo che il potere politico borghese usa tutti gli strumenti possibili per tenere fuori dalle assemblee elettive, a partire dal parlamento nazionale ed europeo, il Partito di classe e rivoluzionario della classe lavoratrice attraverso l’imposizione di leggi di stampo fascista che impongono sbarramenti elettorali e premi di maggioranza per la lista che ottiene maggiori voti, ma il P.C.I.M-L. non rinuncia mai alle sue battaglie, anche nelle situazioni più difficili e lo fa sempre col massimo impegno ideologico e di lotta di classe. Riteniamo di possedere tutte le motivazioni ideali, storiche, culturali e politiche per chiedere e ottenere il voto degli operai occupati e disoccupati, degli intellettuali d’avanguardia, dei pensionati, delle casalinghe e degli studenti per portare la loro protesta e le loro rivendicazioni all’interno del Consiglio provinciale di Napoli e batterci accanitamente affinché vengano accolti e trasformati in atti deliberativi. Un voto al P.C.I.M-L. è un voto dato per cambiare la politica amministrativa della Provincia di Napoli da borghese e padronale che è attualmente a risposta risolutiva dei bisogni e delle aspettative delle masse lavoratrici amministrate. Lavoratori non più umiliati nei loro bisogni, ma protagonisti del loro presente e del loro nuovo futuro.
Terreno di lotta di classe nel Consiglio provinciale saranno, fondamentalmente, le questioni del lavoro o, comunque, del salario garantito dallo Stato, della scuola e della messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici, del trasporto pubblico automobilistico e marittimo, di uno sviluppo e di un governo del territorio concordato con le popolazioni interessate, della condonabilità anche della prima casa di abitazione realizzata senza permesso a costruire nelle aree sottoposte a vincolo paesistico, della raccolta differenziata porta a porta e contro ogni tipo di incenerimento dei rifiuti solidi urbani, del disinquinamento dei territori, del diritto alla casa e allo studio di ogni ordine e grado, della lotta al clientelismo e al favoritismo, della moralizzazione della vita amministrativa, del disinquinamento del mare, delle coste e del sottosuolo mediante la realizzazione e il funzionamento di depuratori efficienti, della modifica dei piani paesistici ricadenti nell’ambito della Provincia di Napoli che armonizzino lo sviluppo sociale con la difesa dell’ambientale, della difesa del patrimonio boschivo, della lotta contro il Comune unico dell’isola d’Ischia e contro la privatizzazione dell’approvvigionamento e della distribuzione dell’acqua, eccetera. Ogni giusta istanza popolare troverà massimo sostegno negli eletti del P.C.I.M-L.


















Presentata la lista del PCIML, Domenico Savio è candidato alla Presidenza della Provincia di Napoli: le sue prime dichiarazioni rilasciate a PCIML-TV



Non avendo il coraggio civico, politico e amministrativo di opporsi e resistere, sulla difesa della prima casa i sei sindaci si sono“ sbracati” dinanzi al braccio violento e repressivo dello Stato tradendo le attese dei loro elettori, che potranno ricordarsene alle prossime elezioni.


I SINDACI DELL'ISOLA D'ISCHIA SAREBBERO RESPONSABILI DEI PROSSIMI ABBATTIMENTI DELLE CASE DI NECESSITA'!


Grazie alla loro proposta la Procura della Repubblica sarebbe facilitata nel continuare gli abbattimenti indiscriminati e potrebbero salvarsi solo “le case ultimate e abitate, con condono edilizio e non ricadenti in zone sottoposte a vincolo assoluto”. Perché costoro non si battono per modificare la legge sul terzo condono, come proposto dal Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista? Noi chiediamo che venga abbattuto l’abusivismo speculativo e affaristico e salvato quello di necessità sociale!Qualche giorno fa leggendo il quotidiano Il Golfo abbiamo appreso, con sorpresa e profonda amarezza, che i sei sindaci della nostra isola - dinanzi alla fermezza, incoscienza, irresponsabilità e mancanza assoluta di rispetto da parte dello Stato borghese e capitalistico verso il diritto costituzionale alla prima casa di abitazione di milioni di italiani - si sono riuniti e hanno deciso di sostenere l’iniziativa della Procura della Repubblica di Napoli di proseguire indiscriminatamente negli abbattimenti delle opere edilizie costruite abusivamente, compreso quelle che hanno pagato gli oneri per il terzo condono edilizio e quelle che costituiscono la prima e unica casa di proprietà e di abitazione di migliaia di famiglie isolane, casa realizzata con enormi sacrifici di vita sopperendo, tra l’altro, alle inadempienze dello Stato nel settore.I sindaci hanno deciso di proporre alla Procura della Repubblica un ordine prioritario degli abbattimenti, da cui potrebbero salvarsi unicamente “le case ultimate e abitate, con condono edilizio e non ricadenti in zone sottoposte a vincolo assoluto”, quello dei sindaci e delle loro amministrazioni è un vero e grave cambiamento di posizione sulla questione ed è un autentico tradimento delle giuste aspettative dei loro elettori. Questi sindaci - dinanzi alle minacce di uno Stato, di un potere politico e di un parlamento totalmente estranei ai veri e fondamentali bisogni di vita quotidiana e sociale delle masse lavoratrici e popolari, qual è, appunto, il diritto alla casa, e che con leggi e disposizioni varie ingiuste e disuguali favoriscono i potenti interessi della minoritaria classe padronale bancaria, industriale e agraria e reprimono quelli popolari – non hanno avuto il coraggio civico, politico e amministrativo di opporsi e di resistere alle pressioni per difendere gli interessi di tanta parte dei loro amministrati, ai quali docilmente hanno chiesto il voto e che per il negato diritto alla casa si è rivelato completamente immeritato.Di questa loro incapacità politica e amministrativa di resistere e del loro tradimento gli elettori, interessati e non agli abbattimenti indiscriminati, possono tenerne conto alle imminenti elezioni europee e provinciali. Inoltre, non dimentichiamo mai che il potere politico e legislativo parlamentare si forma anche coi voti che i sindaci e i loro assessori, consiglieri comunali e partiti o movimenti vanno chiedendo ai cittadini durante la campagna elettorale per le elezioni politiche. Ma ci chiediamo, perché questi sindaci, che tristemente stanno dimostrando di saper navigare solo in acque dolci e tranquille, non sostengono con determinazione e, se necessario, ricorrendo pure alla mobilitazione e al sostegno popolare la proposta - che rimane unica, insostituibile e risolutiva della questione del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, presentata con l’umiltà sociale che è propria dei sinceri e leali comunisti e senza ambizioni di parte – di modifica legislativa del terzo condono edilizio per dare la possibilità di condonare solo le prime case di proprietà e di abitazione anche nelle zone sottoposte a vincolo paesistico eliminando, nello stesso tempo, anche l’incostituzionalità e la discriminazione sociale oggi esistente tra i primi due e il terzo condono? Perché non fanno valere la forza della loro carica istituzionale e il loro consenso elettorale verso i loro partiti presenti nel governo nazionale e regionale e in parlamento? Non lo fanno per incapacità o per opportunismo od anche perché, come si dice da noi, il sazio non crede al digiuno? Noi riteniamo che si tratti di tutte queste categorie comportamentali messe assieme. E’ triste osservarlo, ma purtroppo è così ed è il deprecabile risultato di un voto popolare profondamente sbagliato.Negli ultimi giorni i mezzi di informazione ci hanno informato che mercoledì 15 aprile 2009 alle ore 11,00 i sei sindaci isolani avranno un incontro in Procura per proporre le loro priorità negli abbattimenti, secondo tale proposta potrebbero salvarsi dalla tragedia delle demolizioni indiscriminate solo “le case ultimate e abitate, con condono edilizio e non ricadenti in zone sottoposte a vincolo assoluto”, così migliaia di famiglie isolane si troverebbero in breve tempo le ruspe sulla propria testa. In tal caso i sindaci sarebbero i veri responsabili dell’abbattimento di migliaia di case di famiglie lavoratrici, composte da uomini, donne e bambini senza altra dimora e gettati letteralmente sulla strada. Quella dei sindaci è una scelta politica e amministrativa scellerata, irrispettosa dei propri elettori, amministrativamente irresponsabile e di una violenza umana inaudita.Noi chiediamo ai sindaci e alle loro amministrazioni di rendersi protagonisti di un gesto di umiltà, di rinunciare a quelle proposte demolitrici di una esistenza dignitosa di tante famiglie, di abbandonare la strada repressiva dello Stato, di riappropriarsi del vero significato della politica, che vuol dire schierarsi senza timore da parte dei più deboli socialmente, di difendere l’autonomia politica e amministrativa degli enti locali, di affrontare con tutte le loro possibilità e risolvere la questione intervenendo sul governo, sul parlamento e sui loro partiti o movimenti nazionali per ottenere rapidamente, qui sì con l’urgenza di un decreto-legge, la modifica della legge del terzo condono edilizio. Una tale scelta, politicamente dignitosa e autorevole, avrebbe anche, e meritatamente, la mobilitazione e il sostegno popolare non solo nell’isola, ma anche a Roma se opportuno.Tale è l’appello accorato che il P.C.I.M-L. rivolge ai sindaci e alle sei amministrazioni isolane, appello sul quale impegna tutta la sua organizzazione e la sua capacità di mobilitazione e di lotta popolare e la stessa cosa chiede di fare a tutte le altre forze politiche, sindacali e sociali progressive presenti sul nostro territorio. Questo è il momento della scelta e a ognuno le sue responsabilità, affinché le ruspe dello Stato non abbattano indiscriminatamente salvando le prime case di proprietà e di abitazione della nostra gente. Che venga abbattuto l’abusivismo speculativo e affaristico e salvato quello di necessità sociale! Su questa battaglia di giustizia sociale, di civiltà e di umanità chiediamo alla parte più attiva e migliore delle popolazioni isolane di mobilitarsi intorno al P.C.I.M-L. per contribuire alla soluzione che abbiamo proposto e anche per favorire una soluzione legislativa per le prime case di proprietà e di abitazione realizzate dopo il terzo condono e fin quando lo Stato, le Regioni e i Comuni non garantiscano a tutti i nuclei familiari la disponibilità di una casa adeguata e dignitosa.

Segretario generale del P.C.I.M-L.









SULL’ABUSIVISMO EDILIZIO OCCORRE FARE CHIAREZZA SINO IN FONDO, AFFINCHE’ NON VENGANO ABBATTUTE SOLO LE CASE DELLA POVERA GENTE!Per affermare e dimostrare compiutamente il principio che “la legge è uguale per tutti” è necessario che le amministrazioni comunali delle isole di Ischia e Procida e le altre autorità competenti avviino un’indagine amministrativa per verificare quanti funzionari pubblici dello Stato d’ogni ordine e grado e altri potentati della finanza e dell’industria o loro familiari si sono costruito la villa sulle due Isole, quanti l’hanno realizzata o ristrutturata con regolare permesso a costruire, quanti e per quali motivi, casomai, sono sfuggiti ai sigilli, ai processi, alle condanne e all’ordine di abbattimento, quanti l’hanno condonata col primo e secondo condono edilizio e quanti, eventualmente, devono procedere all’abbattimento o essere abbattuti dallo Stato.
di Domenico Savio

Con l’avvio sciagurato dell’abbattimento, da parte dello Stato, delle prime case di proprietà e di abitazione realizzate per sé o per i propri familiari nell’ambito del cosiddetto abusivismo di necessità o di bisogno sociale, tra le popolazioni delle due Isole diventa sempre più pressante la richiesta di fare chiarezza sino in fondo su tutti i responsabili del sacco edilizio realizzato nell’ultimo cinquantennio partendo dal presupposto che viviamo, purtroppo, in una società disgraziata di poveri e di ricchi, di deboli e di forti socialmente, di privilegiati e di discriminati, di raccomandati e di penalizzati, di favoriti e di esclusi. In un paese civile e democratico è una rivendicazione legittima, che serve a fugare ogni eventuale e possibile dubbio di discrezionalità e di discriminazione. In uno Stato dominato da un vergognoso clientelismo e favoritismo nella vita istituzionale la trasparenza non è mai troppa.
E’ largamente risaputo che sul territorio delle due Isole hanno realizzato o ristrutturato le loro ricche e sfarzose ville moltissimi funzionari dello Stato, appartenenti al potere istituzionale d’ogni ordine e grado, e altri potentati della finanza e dell’industria o loro familiari. Questi influenti e potenti personaggi hanno tutti edificato o ristrutturato nella legalità e come hanno fatto a superare i rigori dell’inedificabilità assoluta previsti dai vincoli paesistici? E’ una domanda legittima che merita una risposta certa e rassicurante che possa fugare ogni pur minimo sospetto di favoritismo. La gente normale, e ancor più chi in questi giorni è oggetto di demolizione da parte dello Stato, si chiede sconcertata: ma com’è possibile che mentre noi non potevamo realizzare nulla nella legalità, neppure modificare il vano di una finestra oppure allargare di poco il vecchio bagnetto o il cucinino, i potenti sbarcati sulle Isole hanno potuto realizzare o ristrutturare ville sontuose? E ancora, perché certi lavori hanno potuto immediatamente riprendere e altri no e perché troppi sono sfuggiti ai sigilli? Sono tutte domande che i semplici cittadini si pongono e a cui le autorità preposte sono tenute a dare una risposta attraverso un monitoraggio storico e completo sulla realtà territoriale di cui stiamo trattando, non farlo significherebbe aumentare i sospetti e coprire eventuali, gravi responsabilità.
Per tali ragioni di giustizia sociale, di uguale trattamento nei confronti dei componenti la società e di certezza del diritto, oltre che di affermazione di semplici principi democratici borghesi, il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista chiede, con ferma determinazione, alle amministrazioni comunali delle isole di Ischia e Procida e alle altre autorità amministrative e giudiziarie competenti di avviare un’approfondita indagine conoscitiva per verificare quanti dei tanti alti funzionari dello Stato e magnati della finanza e dell’industria o loro familiari si sono costruito o ristrutturato la villa sulle due Isole con regolare permesso a costruire, quanti e per quali motivi sono, casomai, sfuggiti ai sigilli, ai processi, alle condanne e all’ordine di abbattimento, quanti l’hanno condonata col primo e secondo condono edilizio e quanti, eventualmente, devono procedere all’abbattimento o essere abbattuti dallo Stato.
Tale indagine è indispensabile per garantire un principio di equità sociale e per rispondere, eventualmente, a quei falsi moralizzatori che in questa circostanza si ergono a difensori e predicatori della legalità trasgredita e ferita, si dimostrano autoritari e inflessibili nei confronti dei bisogni di vita delle masse lavoratrici e popolari, manifestano una mancanza di sensibilità umana verso chi ha bisogno socialmente e dall’alto delle loro possibilità sociali e delle loro agiate condizioni economiche dimostrano un’incomprensibile ostilità verso i più deboli socialmente. Falsi moralizzatori che troviamo pure e sempre più spesso tra quelli che potenti non sono ma che si consolano infierendo in vario modo sulle disgrazie di vita altrui.
* Segretario generale del P.C.I.M-L.

SU PCIML-TV, DOMENICO SAVIO HA DEGNAMENTE RICORDATO GIUSEPPE STALIN A 56 ANNI DALLA MORTE






















L’ILLUSIONE CHE Il MOVIMENTISMO POTESSE CAMBIARE IL MONDO E’ GIA’ FALLITA DA TEMPO!

Il movimentismo, che è populismo, qualunquismo e antipartitismo, ha origine nella cultura e nei comportamenti sociali borghesi, fonda il suo essere sul protestarismo e sul rivoluzionarismo, seppure a volte tali forme di lotta sono utilizzate per giuste battaglie sociali rivendicative, non oltrepassa i confini del sistema economico e istituzionale capitalistico, di cui ne è uno strumento di sopravvivenza, è l’illusione del rinnovamento sociale progressivo, è anticomunista ed è storicamente sempre fallito nelle iniziative. Le lotte del ’68, del ’77, del 2008, di Chiaiano e No Dal Molin lo hanno dimostrano ampiamente. La via maestra per la conquista di una convivenza umana superiore nei singoli paesi e sull’intero Pianeta è solo quella della lotta di classe e rivoluzionaria per la costruzione del socialismo e l’edificazione del comunismo, tutto il resto è semplicemente inganno e fallimento.
Il movimentismo è un fenomeno di lotta culturale e sociale interclassista e, per tanto, svolge ed esaurisce la sua attività all’interno del sistema economico, sociale e istituzionale capitalistico; per ottenere la massima partecipazione popolare possibile alle sue iniziative non ammette o emargina i simboli e i contributi dei partiti politici asserendo che la loro partecipazione potrebbe essere strumentalizzata comportando una minore presenza di cittadini; asserisce, ingannando, di costituire la migliore forma di democrazia partecipata e rappresentativa dal basso; dichiara, presuntuosamente, di essere capace di conquiste sociali altrimenti irrealizzabili; svolge un ruolo deleterio e qualunquistico di diseducazione ideale e politica tra le masse; risponde all’ambizione e all’esibizione individualista di improvvisati capi e capetti; emerge e scompare dalla scena sociale come l’arcobaleno; per la sua natura non di classe svolge un ruolo molto importante per il sistema sociale precostituito in quanto contiene e neutralizza le spinte antisistema più radicali; i suoi capi, per convincimenti e comportamenti, sono chiaramente o sostanzialmente anticomunisti; costituisce un ostacolo all’allargamento della lotta di classe e rivoluzionaria per abbattere il capitalismo, origine e causa di tutti i mali sociali delle masse lavoratrici e popolari, e per costruire il socialismo.Il movimentismo, forma di sfogo popolare alle sofferenze patite a causa dell’imperare della dittatura sociale capitalistica, al pari dell’estremismo, del rivoluzionarismo, dell’anarchismo, dell’opportunismo, dell’economicismo, dell’interclassismo, del pacifismo, del riformismo e del revisionismo è, a livello nazionale e internazionale, un buon alleato del potere borghese e un dichiarato avversario del partito di classe del proletariato e della lotta per il socialismo. E’ un nemico dichiarato della dottrina comunista e ancor più ferocemente lo è del marxismo-leninismo e del pensiero e l’opera dei quattro grandi maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin. Esso ostacola la formazione della coscienza di classe nelle masse lavoratrici e si oppone alla necessità della rivoluzione proletaria per conquistare il potere alla classe lavoratrice e per avviare la costruzione della società socialista. Per tali ragioni la cultura e l’attività sociale del qualunquismo vanno combattute come nemiche della lotta di classe per il socialismo. Il movimentismo fa leva sulla rabbia e sulla disperazione sociale delle masse popolari - a causa delle scelte politiche antipopolari dei governi capitalistici nazionali e territoriali - imbrigliandone e orientandone la protesta verso obiettivi fallimentari nel medio e lungo termine. Insomma, il movimentismo è un’altra spina nel fianco del cammino dell’umanità verso il comunismo.Ogni forma di movimentismo, esaurita la sua funzione periodica di deviazione delle masse dai suoi giusti obiettivi di classe all’interno della società capitalistica, si esaurisce, si spegne, implode e sparisce con la fortuna dei capi che intanto il sistema padronale dominante a provveduto a metabolizzare al suo interno con sistemazioni di prestigio e privilegi di vita invidiabili: questo è accaduto coi capi dei movimenti studenteschi e popolari dalla seconda metà del secolo scorso ai giorni nostri. Prima il movimento studentesco di portata internazionale del 1968, che riuscì a lambire e deviare anche una parte del movimento operaio in vari paesi, che non aveva contenuti e prospettive di classe, che non metteva in discussione l’esistenza del sistema capitalistico e che, di conseguenza, non aveva come obiettivo la rivoluzione proletaria e la costruzione della società socialista, poi l’altra ondata di movimento studentesco e populista del 1977 e, ultimo, in ordine di tempo, quello della cosiddetta Onda del 2008 contro la riforma della scuola voluta dal ministro dell’istruzione, università e ricerca Mariastella Gelmini del governo di centrodestra Berlusconi, un movimento più di tutti volutamente spoliticizzato e qualunquista, proprio come lo voleva il governo della borghesia nazionale e internazionale. Movimenti tutti miseramente falliti e scomparsi nel nulla, anche se esaltati dall’informazione stampa-radiotelevisiva del potere borghese proprio perché innocui al sistema dominante di sfruttamento padronale. Quello che preoccupa e fa veramente male al sistema capitalistico è unicamente la lotta di classe per il socialismo!Nell’ultimo biennio abbiamo conosciuto due forti movimenti di lotta populista e qualunquista impegnati su altrettanti grossi problemi sociali: la lotta contro la riapertura della discarica dei rifiuti solidi urbani a Chiaiano a Napoli e la lotta contro l’allargamento della base militare statunitense a Vicenza. Si è trattato di due imponenti lotte per due problemi sociali di grande e giusta sensibilità popolare. Anche questi due fronti di lotta sono stati organizzati e condotti con metodo movimentista e antipartito, con l’illusione che la giusta protesta popolare e la mancanza di un’analisi e di una strategia di classe bastassero per sconfiggere le scelte fatte dal governo capitalistico e multinazionale contro gli interessi delle popolazioni di quei territori. Purtroppo anche queste due lotte sono state tragicamente sconfitte con l’uso repressivo delle forze armate da parte dello Stato padronale, diciamo purtroppo perché comunque si e trattato di una eroica lotta di popolo, indipendentemente dalla direzione movimentista e qualunquista che i gruppi dirigenti le hanno imposto. Nella sconfitta è stata determinante l’esclusione di un’analisi di classe della situazione e di una direzione altrettanto di classe e rivoluzionaria della lotta. Qualche sconfitto dei gruppi dirigenti della protesta potrebbe accusarci di non aver fatto nulla per orientare la lotta su di un terreno di classe, ma chi ci conosce sa bene che, sciaguratamente, in tali contesti movimentistici le nostre posizioni non trovano accoglimento e spesso neppure la possibilità di essere presentate. Comunque, non abbiamo la presunzione di sostenere che la nostra impostazione di classe di quelle lotte avesse portato a un sicuro successo, però non è stata sconfitta sul campo e tuttavia sarebbe rimasto un patrimonio di coscienza di classe acquisito che avrebbe potuto servire per altre occasioni di lotta, invece adesso sul terreno sono rimaste solo macerie, disillusione, sfiducia nell’impegno di lotta e visione qualunquista del conflitto di classe per conseguire delle conquiste sociali.L’analisi qui sviluppata costituisce uno strumento di conoscenza reale del danno che il movimentismo da sempre arreca alla lotta di classe del proletariato di tutti i paesi. La sconfitta del capitalismo e dei suoi mali passa anche attraverso la sconfitta del movimentismo e della sua cultura di lotta diseducante delle masse popolari. Dalle esperienze di lotta fallimentari di cui abbiamo parlato emerge con grande chiarezza e convincimento che il proletariato per vincere i suoi conflitti di oggi con la classe e il governo padronale o, in ogni caso, per conseguirne il massimo vantaggio possibile, deve collocarli necessariamente all’interno della battaglia più generale e fondamentale della morte del capitalismo e della nascita del socialismo. Al sistema capitalistico e al suo dominio imperialistico sul mondo il movimentismo, generato, allevato e sostenuto dalla cultura borghese, populista, qualunquista e clericale, non mette paura, perché è sicuro di poterlo controllare, condizionare e al limite soffocarlo con la forza militare del suo Stato senza conseguenze rivoluzionarie per il futuro. Al contrario teme la lotta di classe e la prospettiva del socialismo, perché queste già gli stanno scavando la fossa e li condurranno a morte certa. Però anche qui dobbiamo ricordare che la costruzione della prospettiva del socialismo passa obbligatoriamente attraverso la crescita dell’unico partito di classe e rivoluzionario, ossia marxista-leninista, oggi esistente in Italia, ovvero il partito della rivoluzione proletaria, della conquista del potere politico da parte della classe lavoratrice, della dittatura del proletariato e della costruzione del socialismo nel nostro paese che è il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista.Forio (Napoli), 20 febbraio 2009.
La Segreteria del P.C.I.M-L.






















































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PARTECIPIAMO ALLO SCIOTERO GENERALE, MA













NON SOSTENIAMO IL SINDACATO INTERCLASSISTA!

I dirigenti, militanti e simpatizzanti del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista oggi 13 febbraio 2009 partecipano allo sciopero generale di 8 ore indetto dalla Fiom-Cgil e dalla Fp-Cgil contro l’attacco del governo e del padronato alla contrattazione nazionale del lavoro, la devastante crisi economica originata e causata dalla classe padronale, i licenziamenti, le pesanti responsabilità del governo e la miseria dilagante, uno sciopero per rivendicare il diritto alla sopravvivenza di milioni di italiani. Partecipiamo allo sciopero per sostenere le ragioni e i bisogni dei lavoratori metalmeccanici, del pubblico impiego e dell’intera classe lavoratrice italiana e perché i comunisti sono sempre tra i lavoratori in lotta, ma è una partecipazione che non significa affatto sostegno alle scelte di politica sindacale interclassiste, di compromesso e di concertazione della Cgil con governo e padronato. Partecipiamo a questa giornata di lotta perché organizzata da una organizzazione dei lavoratori, seppur non di classe, e non dalle solite forze movimentiste, qualunquiste e protestatarie che non hanno una visione di classe e rivoluzionaria della lotta dei lavoratori e che non lottano per la prospettiva del socialismo.
La causa della crisi, con le drammatiche conseguenze che stanno vivendo le masse lavoratrici e popolari dell’Italia e dell’intero mondo capitalistico, è l’infame sistema economico e sociale capitalistico, senza distruggere il capitalismo non è neppure pensabile uscire definitivamente dalla crisi, perché nel sistema capitalistico le crisi si susseguono ininterrottamente sino a quando la classe proletaria non seppellirà per sempre il nefasto sistema padronale, fondato sullo sfruttamento del lavoro altrui, sulla miseria delle famiglie lavoratrici, sull’insicurezza e sulla disperazione della vita. I rapporti di produzione e di distribuzione della ricchezza prodotta devono muovere dal bisogno degli uomini e non più dalla rapina padronale, costituita dai profitti realizzati con lo sfruttamento del lavoro.
Purtroppo attualmente con grande amarezza dobbiamo constatare che la classe lavoratrice non possiede una coscienza di classe, che le consenta di essere classe per sé e non in sé, per combattere il sistema e il potere capitalistico sul terreno politico e sindacale per costruire l’alternativa al capitalismo, cioè il nuovo e superiore sistema socialista. Sono lavoratori che confusi ideologicamente, ingannati e traditi da partiti e sindacati anticomunisti finiscono per militare e sostenere forze politiche e sindacali schierate a difesa del sistema responsabile dei mali contro cui scioperano. Senza teoria rivoluzionaria non può esserci lotta rivoluzionaria e senza un grande partito di classe e rivoluzionario non può esistere nessuna prospettiva di liberazione dei popoli dalle crisi e dai bisogni della vita. Necessita costruire un vero sindacato di classe, così come occorre sostenere la crescita dell’unico e vero Partito politico di classe e rivoluzionario oggi esistente nel nostro paese, cioè il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista. Il movimento operaio italiano, a partire dall’avanguardia operaia, deve mobilitarsi e lottare intorno alla prospettiva reale della rivoluzione socialista per abbattere il potere padronale e instaurare quello dei lavoratori e per distruggere l’ordine capitalistico e costruire quello socialista.
Diamo a questa giornata di sciopero generale il significato di lotta di classe non solo per rivendicare il diritto al lavoro e a un salario o stipendio dignitoso, ma anche per incamminarci, finalmente, lungo la strada della liberazione e della dignità socialista. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista è quotidianamente impegnato per la costruzione di tale alternativa e chiede all’intero proletariato italiano di sostenerlo da protagonista in questa battaglia di importanza storica.Forio (Napoli), 13 febbraio 2009.

La Segreteria del P.C.I.M-L.


























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IL P.C.I.M-L. E’ ANCORA PICCOLO ORGANIZZATIVAMENTE, MA GIA’ GRANDE COME PATRIMONIO IDEALE E POLITICO E COME GUIDA MARXISTA-LENINISTA DEL PROLETARIATO: NON E’ SUBALTERNO A NESSUNO E NELL’ATTIVITA’ DIFENDE LA PROPRIA AUTONOMIA POLITICA E RIVOLUZIONARIA!













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Come Partito partecipa alle iniziative unitarie sempre e solo da protagonista, al pari degli altri promotori e aderenti!













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Molto spesso pervengono al nostro caro e amato Partito dei messaggi di compagni e lavoratori che ci chiedono rammaricati perché non eravamo presenti a una determinata riunione o manifestazione per portare il nostro sostegno e contributo politico. Ad essi vogliamo ricordare che un Partito Comunista serio, di classe e rivoluzionario, che svolge una funzione di guida nella lotta e che ha il compito storico di guidare la classe lavoratrice verso la rivoluzione proletaria e il socialismo, qual’è il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, partecipa alle iniziative unitarie solo quando queste sono state promosse assieme e concordate nel loro svolgimento e solo quando esse garantiscono a tutti gli organizzatori pari dignità politica e possibilità di rappresentare, in piena autonomia, la propria posizione e proposta politica sull’argomento ch’è alla base dell’azione comune. Il Partito guida della classe lavoratrice non partecipa mai a una iniziativa di lotta senza avere la possibilità di rappresentare, nel corso del dibattito o del comizio finale, la propria posizione e diversità ideologica e politica rispetto agli altri e senza potersi distinguere nell’analisi della situazione e nella proposta del percorso da seguire per raggiungere il comune obiettivo. Quando tali condizioni non ci sono è doveroso da parte del P.C.I.M-L. non aderire e non partecipare, perché non può, e non deve, delegare a nessuno la propria rappresentanza e la propria linea politica, non può farsi carico dei contenuti di una protesta o di una solidarietà senza essere stato invitato direttamente, cioè specificamente, a partecipare alla fase di studio, di promozione e di organizzazione della manifestazione. Un partito non è una individualità che partecipa a livello personale, ma è un’organizzazione che rappresenta la volontà unanime di una moltitudine, piccola o grande che sia, di donne e uomini da affermare e far valere in ogni circostanza pubblica.













Altre volte qualcuno ci ha detto: “Se foste venuti nessuno vi avrebbe cacciato, anzi sareste stati i benvenuti”. Innanzi tutto è buon costume non presentarsi mai dove non si è esplicitamente invitati e poi, specialmente nei rapporti politici, dove non si è invitati si è esclusi a buon diritto da chi assume l’iniziativa. Presentarsi senza invito specifico è sempre una intrusione, un disturbare la piena autonomia dell’altrui attività politica e sociale: questo principio di rispetto reciproco dell’autonomia di ognuno vale per tutti, oltre ad essere una questione di buona educazione sociale. Il P.C.I.M.L. si attiene rigorosamente a tale comportamento e non partecipa assolutamente a iniziative dove non è stato chiaramente e direttamente invitato, anche perché la rivendicazione della pari dignità partecipativa a un consesso deriva prioritariamente proprio dall’invito esplicito.













Tutti i giorni riceviamo per posta elettronica comunicazioni di iniziative non intestate e inviate direttamente al nostro Partito, ma contenute indistintamente in contenitori onnicomprensivi dove è impossibile capire se si tratta di un invito specifico oppure no. Sono comunicazioni e inviti provenienti da una moltitudine di associazioni, movimenti, centri sociali e aggregazioni varie che, prevalentemente, fondano il loro essere e agire su contenuti culturali, politici e sociali anarcoidi, movimentisti e protestatari e anche di revisione della dottrina comunista marxista-leninista, che hanno poco o nulla in comune con la lotta di classe e rivoluzionaria dei lavoratori che si battono per obiettivi immediati e di prospettiva, come la sconfitta del capitalismo e la costruzione del socialismo. La stessa lotta alle guerre capitalistiche e imperialistiche di aggressione, di espansione territoriale e dei mercati e di sterminio di popoli interi, come quello eroico e martire palestinese che proprio in questi giorni viene ferocemente massacrato da Israele, non può avere un risultato positivo se non ha come obiettivo finale la distruzione del capitalismo che le genera e se non prende le distanze da movimenti religiosi fondamentalisti e da forze reazionarie e conservatrici.













Il Partito di Marx, Engels, Lenin e Stalin, il Partito della lotta di classe per il socialismo e il comunismo, il Partito della rivoluzione socialista e della dittature, ossia del potere politico, del proletariato per costruire il socialismo e il Partito della liberazione della classe lavoratrice dallo sfruttamento, dalla dittatura e dalla schiavitù padronale millenari non può, e non deve, mai unirsi a iniziative che non hanno come obiettivo finale la morte del capitalismo, che nell’era presente è l’origine di tutti i mali dell’umanità. Le stesse lotte per conquiste parziali e interlocutorie in attesa del socialismo sono tanto più efficaci e produttive quanto più sono chiaramente anticapitalistiche e antimperialistiche. La lotta rivoluzionaria per il socialismo, quale unica forza liberatrice dai mali sociali che affliggono il proletariato e le più ampie masse popolari, è unicamente una lotta di classe, cioè è la lotta della classe lavoratrice contro la classe padronale, non è una lotta interclassista né multiculturale, bensì è solamente una lotta rivoluzionaria che attinge la propria forza ideale e politica solo dal sapere marxista-leninista. Ecco perché il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista fa bene a custodire e a far valere in ogni circostanza della sua azione la propria coerenza e autonomia ideale e politica, perché da essa dipende la vittoria del proletariato sulla borghesia. L’interclassismo, l’antipartitismo, il democraticismo, il populismo, il rivoluzionarismo, l’estremismo, l’anarchismo, il movimentismo, il pacifismo, il protagonismo, l’individualismo e altre similitudini del genere sono espressioni e comportamenti della cultura idealista e borghese e, per tanto, strumenti della sopravvivenza del capitalismo e, dunque, delle sue guerre, massacri e rapine. Sono categorie di pensiero e di azione che anche nell’odierna realtà non producono una concreta e fruttuosa opposizione allo sterminio del popolo palestinese da parte dell’imperialismo israeliano.













I combattenti per il socialismo devono arruolarsi solo nel partito del socialismo, devono lottare solo nel nome del socialismo e devono far crescere solo l’esercito che combatte per il socialismo. Chi dice di voler lottare in nome di altri obiettivi è un nemico del socialismo e un alleato del capitalismo, anche se usa parole e comportamenti ribellistici, perché lo fa solo strumentalmente per apparire credibile e per mascherare la sua vera natura culturale e politica anticomunista. I veri nemici del sistema e del potere capitalistico militano e lottano esclusivamente nel partito della lotta di classe e della rivoluzione socialista, che in Italia porta il nome di Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, che con orgoglio e fedeltà ai principi e alla strategia del marxismo-leninismo ha il dovere di salvaguardare in ogni circostanza la sua autonomia di classe e politica dal ribellismo borghese, qualunquista e opportunista. Solo coloro, come i militanti del P.C.I.M-L., che lavorano quotidianamente, con passione e sacrificio, per costruire l’avvenire socialista contribuiscono anche e concretamente a realizzare il migliore risultato possibile della lotta sui problemi del momento che affliggono la vita delle masse lavoratrici e popolari.













Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista per avvicinare il momento storico della rivoluzione socialista e della conquista del potere politico da parte della classe lavoratrice sta nei movimenti di lotta popolare spontanei od organizzati che siano, sta ovunque c’è la classe lavoratrice in lotta, sta in ogni movimento di lotta anticapitalistica e antimperialistica, sta in ogni lotta di natura sindacale e sta in qualsiasi lotta di opposizione e di demolizione del sistema sociale padronale dominante, ma ci sta con la propria autonomia ideologica, di classe e politica per sostenere e qualificare la stessa lotta dal punto di vista di classe e rivoluzionario e per orientarla nella battaglia di annientamento del capitalismo dell’imperialismo e, ancora, ci sta nella misura in cui e sino a quando può affermare e far valere tale autonomia ideale e politica, perché la permanenza indistinta nel mucchio non servirebbe alla causa superiore e per noi unica della conquista del socialismo.













Compito primario e ordinario del P.C.I.M-L. è quello di far conoscere il proprio programma politico alla classe operaia e alle più ampie masse lavoratrici e popolari, di essere presente con proprie decisioni e proposte su tutti i problemi sociali locali, nazionali e internazionali del momento, di capire e sostenere i bisogni e le aspettative delle masse popolari, di essere sempre e tassativamente coerente coi principi, la strategia e la tattica del marxismo-leninismo, di richiamarsi costantemente al pensiero e l’opera dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, di accrescere il consenso delle masse popolari alla propria attività politica e di meritarsi sempre di più la stima e la fiducia della classe lavoratrice. Questa è la strada lungo la quale è possibile avanzare verso la Rivoluzione proletaria e la conquista del Socialismo.













Forio (Napoli), 16 gennaio 2009.













Domenico Savio













Segretario generale del P.C.I.M-L.



























ONORE E GLORIA ALL’EROICO POPOLO PALESTINESE:

















L’AVVENIRE SOCIALISTA FARA’ GIUSTIZIA STORICA


























DEGLI ATTUALI CARNEFICI D’ISRAELE, COME DEL


























CAPITALISMO E DELL’IMPERIALISMO ASSASSINI!













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I MARXISTI-LENINISTI ITALIANI E D’OGNI ALTRO PAESE SONO AL FIANCO DELLA RESISTENZA PALESTINESE, MA NON DI HAMAS!













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L’ennesima carneficina che in questi giorni l’imperialismo, il capitalismo e lo Stato ebraico d’Israele, sostenuto economicamente e politicamente dagli Stati Uniti d’America, dalla Comunità Europea e dall’Italia, stanno consumando contro l’eroico e martire popolo palestinese - coi bombardamenti sulle città e i villaggi della striscia di Gaza, con l’occupazione militare dello stesso territorio, con l’uccisione deliberata di migliaia di uomini, donne e bambini palestinesi e con altrettanti feriti gravi e meno gravi, con l’accerchiamento armato di quella parte della Palestina per proibire a chiunque di allontanarsi dall’inferno dei combattimenti e con il blocco dei rifornimenti alimentari e dei medicinali - sarà scritta nella storia della barbarie umana e dei crimini commessi contro l’umanità e al sorgere della nuova era della superiore civiltà comunista verrà esemplarmente vendicata e giustizia di classe e rivoluzionaria sarà resa alla memoria dei caduti per la liberazione dall’occupazione israeliana e per l’indipendenza nazionale della propria terra. Sono oramai 60 anni che il popolo palestinese è costretto a vivere in una situazione di schiavitù e di repressione permanente a causa della politica militare di aggressione e di espansione territoriale di Israele.













Il sistema sociale disumano e barbaro di sfruttamento e di annientamento capitalistico delle masse lavoratrici e l’odierno dominio imperialistico globale sono politicamente e militarmente uguali in ogni parte della Terra, compreso nei paesi ex socialisti, sfruttano allo stesso modo la classe lavoratrice dei vari paesi e solidarizzano coi loro Stati e regimi sociali borghesi e reazionari. E’ questa la ragione per la quale gli Stati e l’informazione stampa-radio-televisiva capitalistici sostengono la carneficina del loro Stato capitalistico amico di Israele. Così i “petardi” dei palestinesi assediati, bombardati, affamati e decimati, che difficilmente uccidono qualcuno, diventano attacchi criminali e terroristici e i missili e le bombe lanciati da Israele, che causano migliaia di morti e feriti, vengono giustificati e definiti di legittima difesa. Vergognatevi operatori di una tale falsa e tendenziosa informazione diffusa a piene mani per servilismo verso i potenti del momento e per trarne un lauto tornaconto economico professionale e ciò mentre tante persone vengono assassinate anche per colpa delle vostre menzogne. Tale orrore dimostra che la disumanità degli assoldati dalla razza padrona non ha limiti!













In quest’ora di estrema gravità per il popolo palestinese, il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista è vicino all’eroica resistenza palestinese, esprime tutto il sostegno politico di classe e rivoluzionario alla lotta di resistenza di quel popolo martire, è vicino alle famiglie degli eroi caduti e dei feriti e manifesta i più vivi sentimenti di solidarietà per le inenarrabili sofferenze a cui sono sottoposti i militari e i civili palestinesi, in particolare gli anziani, le donne e i bambini, tra l’altro privi di cibo e di medicinali. Ma la solidarietà del P.C.I.M-L. e di tutti i marxisti-leninisti italiani e di ogni altro paese della Terra al popolo palestinese non riguarda per niente il Movimento di Resistenza Islamica (Hamas), perché il suo statuto, programma e linea politica sono totalmente estranei al marxismo-leninismo e alla lotta per la conquista del socialismo e del comunismo e non aiutano i palestinesi a trovare e sostenere la giusta soluzione politica del problema. Hamas è un movimento religioso, nazionalista, borghese e di natura sociale capitalistica lontano anni luce dalle esigenze di un vero progresso sociale e dalla lotta di classe del proletariato palestinese, arabo e mondiale. Solo la rivoluzione socialista, la costruzione della società socialista e l’edificazione di quella comunista possono liberare dalle guerre capitalistiche e imperialistiche, dallo sfruttamento e dalla miseria i popoli che abitano il Pianeta.













Sulla questione specifica dei rapporti tra ebrei e palestinesi sulla terra di Palestina, il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista concorda con la posizione dei comunisti palestinesi che vedono la soluzione del conflitto nella formazione di un unico Stato democratico e multietnico, dove i due popoli possano convivere in pace e concordia, in un sistema di uguaglianza sociale e in un clima di rispetto e di tolleranza reciproci. Se tale soluzione non è ancora matura, allora, e in attesa di rapporti migliori, si possono creare due Stati per due popoli con reciproco riconoscimento e rispetto nazionale. Naturalmente per i comunisti palestinesi tali soluzioni hanno carattere temporaneo sino alla conquista della società socialista, l’unica che potrà garantire a quei popoli una vera libertà, democrazia e uguaglianza sociale.













Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista – che sulla questione ritiene di avere una coerente posizione politica marxista-leninista, che non ha nulla a che fare con la politica e la strategia di Hamas, che sull’argomento non condivide la linea politica di talune organizzazioni promotrici delle iniziative di lotta contro Israele e che, per tanto, avverte l’esigenza di chiarire in ogni circostanza la propria posizione politica e la propria proposta risolutiva – non sosterrà quelle iniziative che non prenderanno le distanze politiche da Hamas e in cui non essendoci interventi concordati non avrà la possibilità di esprimere la propria linea politica marxista-leninista.













Contro lo Stato e il governo ebraico d’Israele - che nei confronti del popolo palestinese si stanno comportando allo stesso modo di come il nazismo si comportò contro il popolo ebraico, che stanno imprimendo al popolo palestinese le stesse atrocità imposte dal nazismo agli ebrei nei campi di sterminio, che per vendicare le sofferenze subite sembrerebbero scagliarsi contro gli abitanti di Gaza allo stesso modo come i nazisti si avventarono come belve assetate di sangue contro gli ebrei del Ghetto di Varsavia e di altri sparsi per l’Europa, solo che adesso la vittima è un popolo innocente che rivendica il diritto naturale di vivere sulla propria terra d’origine, e che stanno ferocemente attuando verso il popolo palestinese lo stesso genocidio di massa che Hitler mise in atto verso il popolo ebraico negli ultimi anni della seconda guerra mondiale - si levi assordante la condanna inappellabile di tutte le forze progressiste del mondo e in modo particolare della classe operaia e dell’intero proletariato affinché cessi immediatamente la carneficina in atto e i carnefici israeliani siano deferiti a un Tribunale speciale internazionale, come quello di Norimberga, per essere processati e condannati per i crimini commessi contro l’umanità.













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VIVA L’EROICO E MARTIRE POPOLO PALESTINESE!













VIVA LA LOTTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE DEL POPOLO PALESTINESE!













VIVA L’AVVENIRE SOCIALISTA DEL POPOLO PALESTINESE!













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Forio (Napoli) Italia, 6 gennaio 2009.


























Il Comitato Centrale del P.C.I.M-L.



AUGURI MARXISTI-LENINISTI PER IL 2009,

NEL NOME DI MARX, ENGELS, LENIN E STALIN!


















Iscritti e simpatizzanti del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, compagni di base dei falsi partiti comunisti revisionisti, opportunisti e gestori interessati dello Stato borghese e capitalistico, lavoratori del braccio e dell’intelletto dell’Italia e dell’Europa, proletari di tutti i paesi della Terra, il 2008 è stato un altro terribile anno di schiavitù padronale, di barbaro sfruttamento del lavoro proletario da parte della classe capitalistica, di aumento della miseria collettiva, di ulteriore rapina e distruzione delle risorse del Pianeta da parte dell’imperialismo e di impressionante estensione delle guerre imperialistiche di occupazione, di sterminio, di sfruttamento e di rapina di tanti popoli. L’ultima, infame tragedia imperialistica di quest’anno è rappresentata dal genocidio che in queste tragiche ore il governo imperialistico dello Stato d’Israele sta impunemente consumando, col sostegno concreto degli Stati Uniti d’America, dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e della Comunità Europea, nei confronti dell’eroico popolo palestinese, che vive prigioniero, assediato, affamato e bombardato nella striscia di Gaza e sull’intera nazione palestinese da oltre 50 anni. A questo popolo martire, che Israele vuole cacciare dalla propria terra millenaria, il P.C.I.M-L. esprime tutta la propria solidarietà umana e fraterna, ideale, di classe e rivoluzionaria con l’auspicio che presto una nuova e superiore ondata di rivoluzioni proletarie possano attaccare e demolire l’attuale dominio imperialistico in Medio Oriente e sull’intero Pianeta e conseguentemente consentire al popolo palestinese di poter continuare a vivere nella libertà e nel socialismo sulla propria terra d’origine.
Il 2008 è stato l’anno dell’acuirsi dell’ennesima crisi del disumano sistema capitalistico, è una crisi strutturale che scaturisce dalla natura sociale della produzione e dall’accaparramento privato, cioè capitalistico, della ricchezza prodotta dalla classe lavoratrice operaia e intellettiva, è una crisi di sovrapproduzione delle merci, che le masse popolari non hanno la possibilità di acquistare per soddisfare le proprie esigenze primarie di vita, sicché da una parte le merci giacciono dei depositi della classe capitalistica sfruttatrice e dall’altra le masse sfruttate soffrono la fame e le privazioni d’ogni genere. Una crisi che è nata dalla spregiudicatezza finanziaria del capitale alla ricerca di sempre maggiori profitti per sopravvivere e continuare a dominare l’economia mondiale e che, com’era prevedibile, presto si è estesa alle aziende e alla produzione, ma il suo epicentro è costituito dall’impoverimento massiccio delle masse lavoratrici che non hanno più potuto pagare i debiti accumulati e acquistare le merci prodotte per soddisfare le più elementari esigenze di vita quotidiana. E’ la tragica e ripetuta crisi del sistema produttivo e distributivo capitalistico che sta causando la caduta della produzione, il ricorso alla cassa integrazione guadagni, licenziamenti in massa e chiusura delle fabbriche. I più penalizzati sono i lavoratori precari, mentre cassintegrati, pensionati, salariati e stipendiati, chi di più e chi di meno, soffrono tutti povertà generalizzata e mancanza assoluta di prospettive in questo regime di dittatura capitalistica.
Lo Stato e il governo capitalistico mentre soccorrono, coi soldi della collettività, le banche e le aziende in crisi loro amiche e alleate di classe ignorano sostanzialmente le proibitive condizioni di vita delle masse popolari. L’informazione capitalistica, interamente posseduta e controllata dai padroni o dallo Stato borghese cerca di far passare l’idea che si tratti di una crisi normale, che non investe e non mette in discussione il sistema sociale capitalistico, il quale continuerà a sopravvivere, e che presto sarà superata. Al contrario, questa è solo una delle infinite crisi che si susseguono nel sistema capitalistico, fondato sulla disuguaglianza sociale e sulla dittatura economica e sociale che la classe padronale esercita sull’intera società. Esiste un solo modo per mettere fine alle crisi e alle sue nefaste conseguenze sulla classe lavoratrice: sopprimere il modo di produzione e di distribuzione capitalistica sostituendolo con quello socialista, perché nella società socialista le forze produttive, cioè il lavoro intellettivo e materiale dell’uomo, sono pienamente sviluppate e soddisfano appieno i bisogni di vita di tutti gli uomini, perché la produzione è organizzata in base ai bisogni popolari e non ai profitti padronali derivanti dallo sfruttamento del lavoro e perché i mezzi di produzione sono di proprietà di tutto il popolo. Il proletariato può uscire dal dramma delle crisi capitalistiche che si ripetono senza fine solo abbattendo il capitalismo e costruendo il socialismo.
Purtroppo la crisi economica in atto non segnerà ancora la fine del capitalismo sulla Terra, perché oggi il proletariato non è nuovamente maturo dal punto di vista di classe e rivoluzionario, non ha riacquistato la propria coscienza e autonomia di classe, non costituisce ancora classe per sé e nella stragrande maggioranza è dominato e condizionato dalla cultura politica revisionista e opportunista e dal sindacalismo borghese e di regime padronale. Pure negli ultimi tempi talune organizzazioni politiche e sociali della sinistra cosiddetta di “classe” nel loro furore revisionista e movimentista hanno diffuso una falsa immagine della realtà sociale dando ad intendere che da questa crisi la classe proletaria può uscire vincente verso la conquista del socialismo. Con grande dolore dobbiamo constatare che disgraziatamente non è così, che la realtà è negativamente diversa e che nel rapporto dialettico con le masse popolari i comunisti devono essere sempre sinceri e leali, perché il facile ottimismo parolaio non serve a costruire una fase rivoluzionaria e la disillusione ha lo stesso tragico significato dell’approssimazione nell’analisi e del tradimento. Nessuna fase rivoluzionaria può essere ricostruita senza la presenza di un forte partito di classe e rivoluzionario, che possa organizzare e guidare le masse verso la loro rivoluzione socialista. Il P.C.I.M-L. deve ancora rafforzare la propria struttura organizzativa ed ottenere il riconoscimento e il sostegno necessario della classe operaia per poter lanciare la parola d’ordine della rivoluzione socialista e della conquista del potere proletario nel nostro paese. Piuttosto i lavoratori e i pensionati che stanno pagando, e che pagheranno ancor di più nel corso del 2009 e oltre, il duro prezzo della crisi capitalistica devono riflettere sulle cause e sulla natura della crisi che li affama e li induce alla disperazione ed effettuare, finalmente, quella scelta di classe politica e rivoluzionaria indispensabile che li induca a militare e lavorare nell’unico partito della rivoluzione socialista e del socialismo che esiste in Italia e che si chiama P.C.I.M-L. e ciò per avvicinare il momento della rivoluzione socialista, della fine del capitalismo e della costruzione della nuova società socialista.
Per il 2009 il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista non a caso formula auguri marxisti-leninisti alla classe lavoratrice e lo fa nel nome dei quattro e unici grandi maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin. Tutta la storia passata del proletariato del mondo ci ha insegnato che solo la dottrina del marxismo-leninismo, cioè libera da ogni condizionamento revisionista, opportunista ed economicistico e unitamente all’esistenza di un vero e forte partito di classe e rivoluzionario, può condurre alla vittoria il socialismo prima e il comunismo dopo. A questa certezza non vi sono alternative e la conferma ci viene dall’esistenza e dall’attività del Partito Comunista bolscevico e dalla vittoria della gloriosa Rivoluzione d’Ottobre. Per i marxisti-leninisti seguire quel percorso vincente è un obbligo ed è l’unica possibilità per abbattere il capitalismo e costruire il socialismo, per condurre alla vittoria la classe proletaria su quella borghese e per mettere fine al potere religioso temporale sul mondo, potere da sempre alleato dei ricchi sfruttatori, del capitalismo e dell’imperialismo e attivamente impegnato contro la conquista del potere politico da parte della classe lavoratrice e la prospettiva della costruzione della società socialista, potere millenario che alla lotta di liberazione dei popoli dallo sfruttamento padronale nazionale e internazionale contrappone l’umiliante e schiavizzante pratica dell’elemosina e dell’ingannevole e deviante proposta di umanizzazione del sistema di sfruttamento capitalistico, sistema disumano e disumanizzante di cui ci si può liberare solo abbattendolo con la rivoluzione socialista.
L’internazionalizzazione dello sfruttamento capitalistico della forza-lavoro, cioè la cosiddetta economia globalizzata, o meglio il dominio economico e politico imperialistico sul mondo, richiedono urgentemente la riorganizzazione internazionale dei coerenti partiti marxisti-leninisti in base alla gloriosa esperienza vissuta della Terza Internazionale, fondata da Lenin e Stalin del 1919. I partiti marxisti-leninisti e il proletariato di tutti i paesi della Terra hanno immediato bisogno di riavere una guida e un aiuto internazionalista. Che il 2009 possa essere l’anno di avvio della riorganizzazione internazionale dei coerenti partiti marxisti-leninisti oggi esistenti nei vari paesi, a partire dalla costituzione di un coordinamento internazionale capace di analizzare gli avvenimenti e di orientare la lotta di classe e rivoluzionaria delle forze che operano per la rivoluzione socialista e l’avvenire comunista secondo la dottrina e la strategia del marxismo-leninismo, costituito unicamente dal pensiero e l’opera inseparabili e imperituri di Marx, Engels, Lenin e Stalin. Un augurio comunista è tanto più apprezzato e
recepito dalle avanguardie operaie e dalle masse sfruttate e schiavizzate dal capitalismo quanto più si richiama all’attualità della rivoluzione socialista e del socialismo e quanto più coerente e credibile è il percorso indicato per raggiungere la vittoria finale. Tali sono l’augurio e l’impegno ideologico e politico del P.C.I.M-L..

AUGURI DI CLASSE E RIVOLUZIONARI PER IL 2009!
AUGURI DI AVANZAMENTO E DI VITTORIE PER IL MARXISMO-LENINISMO!
AUGURI DI UNITA’ INTERNAZIONALISTA DEI PARTITI MARXISTI-LENINISTI!
AUGURI PER LA MORTE DEL CAPITALISMO E LA VITTORIA DEL SOCIALISMO!
AUGURI DI SUCCESSO PER IL 2° CONGRESSO NAZIONALE DEL P.C.I.M-L. DEL 2009!
VIVA I NOSTRI GRANDI MAESTRI MARX, ENGELS, LENIN E STALIN!
VIVA IL MARXISMO-LENINISMO!
VIVA L’AVVENIRE SOCIALISTA E COMUNISTA!
VIVA LA LOTTA DI CLASSE CONTRO IL REVISIONISMO E L’OPPORTUNISMO!
VIVA I COERENTI PARTITI COMUNISTI MARXISTI-LENINISTI DI TUTTO IL MONDO!
VIVA IL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA!

Forio (Napoli) Italia, 1 gennaio 2009.

Il Comitato Centrale del P.C.I.M-L.




















UN’AUTOREVOLE DELEGAZIONE DEL PARTITO DEL LAVORO D’ALBANIA E’ AD ISCHIA PER CONSULTAZIONI COL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA.

SALUTO DI BENVENUTO ALLA DELEGAZIONE
DEL PARTITO, FRATELLO, DEL LAVORO D’ALBANIA,
GUIDATA DAL PRIMO SEGRETARIO MARKO DAJTI

In questi giorni un’autorevole Delegazione del Partito del Lavoro d’Albania (Riorganizzato), guidata dal Primo Segretario del Partito compagno Marko Dajti, è a Ischia ospite del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista per consultazioni tra i due Partiti fratelli marxisti-leninisti.
Il Partito del Lavoro d’Albania avviò la propria attività il 22 novembre del 1948 e il compagno Enver Hoxha – eminente uomo politico e rivoluzionario di professione, che fu condannato a morte dal tribunale fascista per il suo impegno nella lotta all’occupazione nazifascista e per la conquista del socialismo in Albania, che guidò la lotta di liberazione dell’Albania dal nazifascismo, che costruì l’Albania socialista, che conquistò l’indipendenza e la dignità nazionale al suo paese e al suo popolo dopo secoli di occupazione e di dominio da parte delle potenze coloniali e che condusse una dura lotta teorica e politica contro il revisionismo e l’opportunismo nelle fila del movimento comunista internazionale, revisionismo e opportunismo che hanno portato alla tragica sconfitta del socialismo realizzato nel ventesimo secolo, alla scomparsa della gloriosa Unione Sovietica di Lenin e Stalin e alla fine ingloriosa dei tanti partiti comunisti nati nell’ambito della Terza Internazionale e dei principi del marxismo-leninismo - ne fu il Segretario generale sino alla morte, avvenuta l’11 aprile 1985, era nato a Gjirokaster il 16 ottobre 1908.
Il Partito fondato da Enver Hoxha ha cessato di esistere nel 1991, in seguito all’opera revisionista e opportunista scellerata di Ramiz Alia e dei suoi complici. Ora quel Partito è stato Riorganizzato dai compagni marxisti-leninisti d’Albania e lotta per la ricostruzione del socialismo in quel paese, così come il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, guidato dal suo Segretario generale compagno Domenico Savio, lotta per costruire il socialismo in Italia.
Il Comitato Centrale del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista rivolge un fraterno e affettuoso saluto di benvenuto all’autorevole Delegazione del Partito del Lavoro d’Albania, col vivo auspicio di una buona permanenza in Italia e convinto che le consultazioni rafforzeranno i legami di fraterna amicizia tra i due Partiti impegnati nel comune lavoro di costruire la superiore società socialista nei rispettivi paesi e di contribuire alla vittoria del socialismo prima e del comunismo dopo su tutta la Terra.
Forio (Napoli) Italia, 5 dicembre 2008.

La Segreteria del P.C.I.M-L.
















Documento pubblicato mercoledì 29 ottobre 2008 alle ore 22,00

IL P.C.I.M-L. E’ AL FIANCO DEI LAVORATORI DELLA SCUOLA IN SCIOPERO E IN LOTTA PER OPPORSI ALLA CONTRORIFORMA CONSERVATRICE E REAZIONARIA DEL GOVERNO BERLUSCONI E NEL CONTEMPO COMBATTE LE CORRESPONSABILITA’ DEI SINDACATI BORGHESI E DI REGIME CAPITALISTICO, A PARTIRE DA QUELLI DELLA CGIL, DELLA UIL, DELLA CISL E DELL’UGL: OCCORRE DARE FORZA ORGANIZZATIVA AL SINDACATO DI
CLASSE DEI LAVORATORI ITALIANI (S.C.L.I.), CHE SI BATTE PURE PER LA CONQUISTA DEL SOCIALISMO NEL NOSTRO PAESE!
Oggi, giovedì 30 ottobre 2008, si svolge lo sciopero nazionale dei lavoratori della scuola in opposizione alla controriforma della scuola pubblica italiana approvata dal governo conservatore, reazionario e dittatoriale del capitalista Silvio Berlusconi, una controriforma che ha lo scopo – attraverso il taglio progressivo dei finanziamenti, il licenziamento o la non immissione in ruolo di decine di migliaia di docenti precari, la riduzione dell’orario d’insegnamento, la chiusura di classi e plessi della scuola primaria che non raggiungono un determinato numero di alunni, il ritorno al maestro unico e la privatizzazione delle attività didattiche e della ricerca - di smantellare progressivamente la scuola statale per incrementare quella privata con finanziamenti pubblici della collettività e sostegni vari.In questa giornata di sciopero e di lotta il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista – l’unico coerente Partito di classe e rivoluzionario oggi esistente in Italia e che contemporaneamente lotta per il miglioramento immediato delle drammatiche condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari, per preparare la rivoluzione proletaria e conquistare il potere politico alla classe lavoratrice italiana e per costruire la società socialista nel nostro paese – è al fianco dei lavoratori della scuola, cioè di tutti i maestri, presidi, rettori e studenti in lotta, per condividere e sostenere la loro battaglia a difesa della scuola pubblica, dell’ uguaglianza nell’insegnamento, del pluralismo del sapere e delle conquiste scientifiche e delle libertà acquisite nel tempo con dure lotte e sacrifici di vita.Nello stesso tempo il P.C.I.M-L. prende le distanze dalla Cgil, dalla Cisl, dalla Uil, dall’Ugl e da qualche altro sindacato loro simile che hanno proclamato questa giornata di sciopero ma che in effetti – in quanto sindacati borghesi e di regime capitalistico, che con la loro scellerata politica sindacale di concertazione, di compromesso e di cedimenti coscienti e complici con la classe padronale e il suo Stato borghese e capitalistico hanno contribuito direttamente a limitare il diritto di sciopero, a contenere l’aumento di salari e stipendi, a peggiorare le condizioni di lavoro, ad aggravare lo stato di precarietà per tanta parte del personale docente, a clericalizzare l’insegnamento e ad avviare il processo di privatizzazione dalla scuola dell’infanzia all’università – sono direttamente corresponsabili dei tragici cambiamenti introdotti e introducibili dai governi borghesi e di regime capitalistico di centrosinistra e di centrodestra nell’ultimo ventennio.
Il personale docente e non della scuola sbaglia completamente a continuare a sostenere i suddetti sindacati, che oramai non rappresentano più, semmai lo abbiano fatto nei decenni passati, gli interessi lavorativi e professionali dei lavoratori della scuola e degli altri settori della vita lavorativa italiana. Anche per i lavoratori della scuola si pone con forza la necessità di iscriversi al vero sindacato di classe e rivoluzionario attualmente esistente in Italia, cioè al Sindaco di Classe dei Lavoratori italiani (S.C.L.I.), ovvero il Sindacato intercategoriale che combatte ogni forma di concertazione e di compromesso con la classe e lo Stato padronale e con la forza ideale, politica e sociale della lotta di classe punta a difendere veramente gli interessi economici e sociali della classe lavoratrice italiana all’interno della battaglia più generale e fondamentale per costruire l’avvenire socialista nel nostro paese, perché solo costruendo la nuova società socialista sarà possibile liberare il lavoro e il sapere dalla rapina e dalla schiavitù del profitto.Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista invita le decine di migliaia di studenti superiori e universitari di destra e di sinistra – che semplicisticamente rivendicano l’apoliticità della lotta, che appaiono privi di una coscienza di classe e rivoluzionaria, che si oppongono alla controriforma ma che si rifiutano di indagare sulla causa che l’ha prodotta (causa consistente nell’esistenza del potere e dello Stato capitalistico che hanno generato, sostenuto e trasformato in legge la controriforma per favorire l’attività disumana del profitto derivante dall’impresa didattica dei privati, profitto che viene prodotto dallo sfruttamento del lavoro altrui e dal trasferimento di ricchezza, nel caso specifico attraverso il finanziamento pubblico della scuola privata da parte dello Stato coi soldi provenienti dalle tasse imposte alle masse lavoratrici e popolari, che impoverisce ulteriormente la vita, il sapere e il godimento dell’esistenza dei cittadini), che non si rendono ancora conto che il libero sapere e la libera ricerca è possibile solo in una società socialista, dove il male del profitto è stato estirpato – che in questi giorni con occupazioni di scuole e manifestazioni di piazza, a volte anche dure, si oppongono giustamente e ragionevolmente alla controriforma Gelmini a riflettere sulle cause di classe padronale che hanno generato la controriforma e a impegnarsi, come militanza e comportamento di vita, a rimuovere tale causa, ossia l’ordine sociale capitalistico, lungo la strada che porta alla sconfitta del capitalismo e alla costruzione del socialismo, strada che col P.C.I.M-L. è possibile imboccare sin da subito e percorrere sino alla sicura vittoria finale.Forio (Napoli), 30 ottobre 2008.

La Segreteria del P.C.I.M-L.














































































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ULTIM'ORA PUBBLICATA DOMENICA 26 OTTOBRE 2008 ALLE ORE 20,30


























Valutazione politica sulle manifestazioni studentesche in corso in opposizione alla controriforma della scuola da parte del governo reazionario e dittatoriale di Silvio Berlusconi.PURTROPPO E’ UN MOVIMENTO STUDENTESCO POLITICAMENTE BORGHESE E QUALUNQUISTICO PEGGIORE DI QUELLO DEL ‘68: IL SUO NEMICO E’ SOLO LA CONTRORIFORMA GELMINI E NON IL SISTEMA DEL PROFITTO CAPITALISTICO CHE L’HA PARTORITA!Per noi comunisti – che siamo comunque pienamente impegnati nella dura lotta di classe e rivoluzionaria per sconfiggere la controriforma della scuola pubblica italiana portata avanti dal governo capitalistico di centrodestra e di polizia degli industriali e dei banchieri, così come ieri ci siamo opposti alle controriforme del suo omologo di centrosinistra - e’ veramente difficile sostenere un movimento di tal fatta che si dichiara apolitico, quando il problema è tutto politico ed è stato prodotto dai partiti di governo per conto degli interessi della classe capitalistica italiana con l’avvio della privatizzazione della scuola pubblica.
Il fatto nuovo di questi giorni è l’opposizione di studenti, presidi e rettori alla controriforma della scuola pubblica italiana, presentata dal ministro della pubblica istruzione Mariastella Gelmini in nome e per conto del suo governo reazionario e dittatoriale di centrodestra e in fase di approvazione parlamentare, una controriforma che prevede una drastica diminuzione del finanziamento statale alla scuola pubblica, il licenziamento o la non immissione in ruolo dei precari per decine di migliaia di docenti, maestri e personale amministrativo, il maestro unico nella scuola elementare a partire dall’anno scolastico 2009 e l’avvio della privatizzazione della scuola pubblica italiana a favore di quella cattolica e privata tanto invocata dal potere ecclesiastico, per ragioni di egemonia culturale religiosa, e dalla classe borghese e capitalistica nazionale per avere la possibilità di lucrare anche sulla scuola. E’ una controriforma che contrasta sonoramente persino con la Costituzione borghese vigente, che demolisce ulteriormente, dopo la sciagura dei due concordati tra lo Stato del Vaticano e quello italiano, la laicità tutta borghese della scuola italiana e che orienta l’insegnamento delle nuove generazioni verso un sapere unico di cattolicità e di dominio sociale capitalistico, dove il libero pensiero e la libera coscienza sarebbero maggiormente condizionati e più difficile diventerebbe il lavoro di costruzione di una nuova coscienza di classe nelle masse lavoratrici e popolari per abbattere la tragedia sociale del capitalismo e costruire il socialismo. Opporsi con estrema fermezza alla controriforma della scuola è un dovere di classe e di civiltà sociale principalmente di tutti i comunisti, i progressisti e gli intellettuali d’avanguardia.
Studenti superiori e universitari, presidi e rettori sono prontamente insorti contro il pericolo reale di un progressivo smantellamento della scuola pubblica nel nostro paese e a favore di quella privata cattolica e imprenditoriale, si è formato un movimento studentesco indistinto tra destra e sinistra capitalistica di governo, revisionista, movimentista, borghese e anticomunista tutto interno al sistema capitalistico e alla cultura politica dominante di centrodestra e di centrosinistra e ciò quando il problema è chiaramente di classe. E’ avvilente e preoccupante sentire degli studenti affermare che il movimento è apolitico e che alle manifestazioni non vogliono la presenza dei partiti politici, compreso quelli inequivocabilmente alternativi al potere e al sistema economico e sociale padronale. Questa posizione incosciente, o corresponsabile, del movimento indebolisce la sua lotta e il suo obiettivo e non impressiona più di tanto il governo padronale e sostenitore delle pretese del Papa e del suo Stato. Diciamo questo in piena cognizione di causa, perché con tale controriforma il governo di Silvio Berlusconi - anticomunista viscerale, reazionario e dittatoriale, espressione anche dell’ex destra fascista e di settori xenofobi della politica italiana, rappresentativo degli interessi del capitalismo e dell’imperialismo più agguerriti e accondiscendente alle pressioni e richieste provenienti da oltretevere – punta a rafforzare in Italia il potere e gli interessi della classe capitalistica contro quella lavoratrice e le più vaste masse popolari, tanto è vero che nel corso della presente ennesima e periodica cristi del sistema dello sfruttamento padronale dell’uomo sull’uomo ha trovato centinaia di miliardi per aiutare industriali e banchieri e si rifiuta di reperire pochi miliardi per alleviare le sofferenze di vita delle famiglie dei lavoratori e dei pensionati che non riescono più a mangiare. Con questo variegato movimento studentesco del 2008 stanno cercando di rifarsi l’attuale sinistra borghese parlamentare ed extraparlamentare sconfitte alle ultime elezioni politiche, ma con scarso risultato, vista la natura indefinita del movimento di opposizione alla controriforma.
Qualcuno, a partire dalla sua formazione politica e culturale borghese, revisionista e di sistema dominante, azzarda, stupidamente, paragoni coi movimenti studenteschi degli anni ’68-’77 e lo fa o per timore di difficoltà in cui potrebbe trovarsi l’attuale dittatura di governo oppure auspicando di poterne trarre profitto partitico, a secondo della collocazione di maggioranza o di opposizione dell’interessato. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, a partire da un’analisi di classe del movimento in atto, sostiene che si tratta di una protesta tutta interna al sistema dominante e che di conseguenza otterrà scarsi risultati, proprio perché non mette in discussione e non ha come obiettivo pure la demolizione del potere e dell’ordine sociale che tale controriforma ha prodotto, sostiene e favorisce. In termini di analisi di classe è un movimento più scialbo e debole di quelli dei decenni passati, quando al loro interno - pur dominando la cultura politica borghese, revisionista, opportunista, carrierista, movimentista, rivoluzionarista e protestataria – vi erano, seppure in misura estremamente limitata, anche elementi di lotta di classe per il socialismo e una presenza della classe e della lotta operaia, cosa che non vediamo oggi e che dubitiamo possa esserci in prosieguo. In tale magma culturale, ideologico e politico è veramente difficile per i coerenti comunisti sostenere questo movimento totalmente privo di coscienza e di obiettivi di classe, gli unici elementi che potrebbero qualificare e dare un senso, una possibilità di vittoria e di prospettiva alla lotta. La vera alternativa è la lotta per il socialismo, solo nel socialismo è possibile avere una scuola veramente pubblica, uguale per tutti e che risponda agli interessi di tutto il popolo. Naturalmente in attesa dell’abbattimento dell’infame sistema capitalistico dobbiamo batterci per difendere le conquiste democratiche, costate sacrifici immani alla classe lavoratrice e alla lotta dei comunisti, opponendoci con ogni sforzo possibile al loro smantellamento da parte dello Stato padronale, ma questa nostra lotta ha tanto più possibilità di vittoria quanto più la inglobiamo nella battaglia più generale e fondamentale della conquista del socialismo attraverso la rivoluzione proletaria, che dobbiamo preparare sin da questo momento.
E’ con questa analisi e predisposizione che il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, i suoi iscritti e simpatizzanti e facendo appello all’intellettualità d’avanguardia e a tutti i sinceri progressisti, è impegnato a combattere con tutte le sue energie per sconfiggere il disegno culturale e politico reazionario e conservatore rappresentato dalla controriforma della scuola pubblica italiana voluta, presentata e sostenuta dal governo di centrodestra. Oltre alle possibili iniziative di Partito parteciperemo a quelle iniziative di lotta che hanno anche un interesse per la classe lavoratrice e per la prospettiva del socialismo in Italia e dove potremo partecipare coi simboli e le parole d’ordine del nostro Partito.
Forio (Napoli), 26 ottobre 2008.
La Segreteria nazionale del P.C.I.M-L.
IN DIRETTA TELEVISIVA SU PCIML-TV DOMENICO SAVIO HA COMMENTATO LE GRAVI DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SILVIO BERLUSCONI A RIGUARDO DELLA LOTTA DEGLI STUDENTI E DELL'OCCUPAZIONE DELLE UNIVERSITA? "IN ITALIA LA DEMOCRAZIA E' IN PERICOLO"





























APPELLO DI DOMENICO SAVIO IN DIRETTA TELEVISIVA SU PCIML-TV: "COSTITUIAMO UN FRONTE UNITO CONTRO IL FINANZIAMENTO PUBBLICO AI BANCHIERI"






























IL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA PROPONE LA COSTITUZIONE DI UN FRONTE UNITO CONTRO IL FINANZIAMENTO PUBBLICO DEI BANCHIERI E DEL SISTEMA CAPITALISTICO IN CRISI!


























Alle Segreterie dei partiti e movimenti impegnati a costruire il socialismo in Italia con la lotta di classe e la rivoluzione proletaria.



























Il dannato sistema capitalistico per accumulare sempre maggiori profitti non solo con lo sfruttamento del lavoro ma anche col truffaldino sistema della finanza borsistica e dei cosiddetti “prodotti bancari derivati o strutturati” sta vivendo una delle sue più gravi crisi periodiche che dall’economia finanziaria si sta estendendo a quella reale producendo disoccupazione e povertà generalizzata. Dinanzi alla vastità e profondità della crisi, con possibili sviluppi catastrofici a livello nazionale e mondiale, gli Stati capitalistici, strumenti del potere e del sistema di sfruttamento padronale delle masse lavoratrici e popolari, hanno deciso di soccorre le banche e le aziende in fallimento con una montagna di soldi della collettività dando luogo ad un nuovo, ulteriore e gigantesco trasferimento di ricchezza dalle masse popolari alla classe padronale rapinatrice avallando, così, il sospetto fondato che la crisi sia stata studiata e decisa a tavolino dalle sanguisughe del capitale per consentire ai loro Stati di effettuare l’operazione salvataggio coi soldi dei cittadini.
Purtroppo oggi in Italia non è ancora presente un forte partito di classe e rivoluzionario che possa promuovere e orientare la necessaria lotta della classe lavoratrice per opporsi e sconfiggere il piano in atto di ulteriore arricchimento della borghesia sulla pelle dei proletari. I momenti di crisi del sistema capitalistico dovrebbero essere sfruttati dalla classe lavoratrice per aggravarne la portata e per cercare, con la lotta di classe e rivoluzionaria, di sconfiggere il potere dominante per avviare la costruzione della società socialista, invece mancando la forza, l’autorità e la credibilità di un grande partito marxista-leninista si corre persino il rischio di una nuova involuzione sociale di destra e fascista.
Queste brevissime considerazioni e la gravità della situazione per i lavoratori, che potrebbe peggiorare progressivamente, inducono il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista a rivolgere un appello a tutti i partiti e movimenti che in Italia sono impegnati a costruire il percorso della rivoluzione proletaria e della conquista del socialismo per la creazione immediata di un Fronte Unito, capace di assumere la guida della lotta proletaria:
1. contro il finanziamento pubblico della crisi capitalistica in atto: quei soldi, frutto del lavoro e delle tasse imposte ai lavoratori e alle loro famiglie, siano impegnati per aumentare cospicuamente i salari, gli stipendi e le pensioni di fame e per diminuire drasticamente le tasse statali, regionali e comunali sui redditi da lavoro e pensionistici per alleviare le drammatiche condizioni di vita delle masse popolari;
2. per imporre la gestione operaia della produzione e delle attività collegate nelle aziende fallite e, qui sì, col necessario sostegno pubblico.
Ogni partito o movimento che partecipa al Fronte Unito conserva la propria autonomia ideologica, politica e strategica, perché il Fronte si costituisce e lavora unicamente sul tema della crisi in atto e su tutti quei problemi che potranno, eventualmente, essere deliberati collegialmente e all’unanimità dall’organismo rappresentativo. Il Fronte conduce la propria attività attraverso un coordinamento nazionale, formato da un rappresentante designato da ogni partito o movimento aderente e decide all’unanimità sulle iniziative da assumere e condurre. Potranno essere costituiti anche coordinamenti territoriali con le stesse procedure e funzioni di quello nazionale. Tutte le organizzazioni partecipanti al Fronte avranno, attraverso i loro rappresentanti nel coordinamento, pari forza e dignità nelle decisioni politiche, indipendentemente dalla loro consistenza.
In questo momento difficile per la vita delle masse lavoratrici e popolari italiane il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista rivolge un appello a tutte le forze della rivoluzione proletaria e del socialismo esistenti in Italia affinché avvertano l’esigenza di una unità di classe e rivoluzionaria per combattere e sconfiggere i responsabili della crisi e delle sue drammatiche conseguenze sociali.
Forio (Napoli), 13 ottobre 2008.

La Segreteria nazionale del P.C.I.M-L.

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DOMENICO SAVIO ATTACCA: "IL GOVERNO BERLUSCONI E' DITTATORIALE. VERGOGNOSA E' L'IMMUNITA' CHE I GOVERNANTI SI SONO GARANTITI!"


































































LA RUSSA E ALEMANNO: NON SIETE COMPATIBILI
CON LA REPUBBLICA PARTIGIANA E ANTIFASCISTA!

IL FASCISMO IN ITALIA STA RIALZANDO LA TESTA RINCORRENDO UNA RIVINCITA PER LA DURA SCONFITTA SUBITA NEL 1945. IL P.C.I.M-L. CHIEDE ALLA CLASSE LAVORATRICE OPERAIA E INTELLETTIVA ITALIANA DI SVEGLIARSI DAL TORPORE PER RICCIARLO NELLA FOGNA DA DOVE STA TENTANDO DI RIEMERGERE!
Abbiamo sempre detto e dimostrato che il fascismo, sistema politico di gestione violenta e antidemocratica dello Stato padronale, è espressione e strumento del potere capitalistico e, pertanto, senza distruggere il capitalismo non è neppure possibile distruggere il fascismo. Alla vittoria dell’Antifascismo, della Resistenza e della Guerra di Liberazione e alla proclamazione della Repubblica e della Costituzione borghese i fascisti non furono adeguatamente sradicati dalle istituzioni pubbliche, a causa dei compromessi revisionisti e opportunisti dell’ex PCI di allora con Togliatti e della sopravvivenza, appunto, del dannato sistema capitalistico. Dalla dura sconfitta subita il 25 aprile 1945 dai comunisti, dai partigiani e da tutti gli antifascisti il fascismo in Italia ha sempre tentato di rialzare la testa, prima con l’esistenza dell’ex MSI, erede naturale dell’ex PNF, e poi, nell’ultimo quindicennio, con trasformismi e camuffamenti, solo apparentemente democratici, sino ad arrivare al governo del paese, anche grazie all’irresponsabile e scellerato cosiddetto sdoganamento storico della memoria degli assassini – definiti i “ragazzi di Salò” - appartenenti alla repubblichetta nazi-fascista di Salò da parte di traditori, rinnegatori e falsi comunisti dell’ex PCI.
L’8 settembre 2008 nel 65° anniversario della difesa di Roma, dopo l’armistizio, da parte di soldati e partigiani - che eroicamente combatterono contro l’occupazione e i rastrellamenti, basta ricordare quello efferato delle Fosse Ardeatine, dell’esercito nazista, coadiuvato dai fascisti che si ribellarono all’armistizio sottoscritto dall’Italia coi paesi che combattevano contro il nazi-fascismo in Europa – a Porta San Paolo a Roma l’attuale ministro della difesa Ignazio La Russa, dirigente di Alleanza Nazionale e già militante e dirigente dell’ex MSI, fondato e guidato dal persecutore e nemico dei partigiani Giorgio Almirante, davanti al Presidente della Repubblica ha voluto ricordare pure i soldati assassini caduti della repubblichetta di Salò, che ignobilmente guerreggiarono contro l’Italia che combatteva il nazi-fascismo, che assassinarono partigiani, antifascisti e quanti sostenevano la lotta al nazi-fascismo, oltre ad essere stati complici dei nazisti nelle retate e nel trasferimento nei campi di concentramento tedeschi in Europa di circa 600.000 italiani. Il riconoscimento di La Russa ai caduti di Salò è stata una grave e intollerabile sfida lanciata a tutte le forze antifasciste italiane, sfida che al momento opportuno sarà raccolta e sconfitta come nel passato.
E ancora, Gianni Alemanno, altro ex militante e dirigente del MSI e attualmente anche lui dirigente di Alleanza Nazionale, nella funzione di sindaco di Roma ha dichiarato, pressappoco, che le leggi razziali del 1938 furono una cosa diversa dal fascismo accreditando l’idea di un fascismo differente, ciò quando è evidente ed incontestabile che fascismo e leggi razziali furono la medesima cosa nei contenuti e nei conseguenti comportamenti politici e militari. Insomma, i due massimi dirigenti di Alleanza Nazionale, partito subentrato al MSI che a sua volta fu erede del PNF, arrivati al governo del paese cercano di rivalutare la cultura e la funzione storica dell’assassinio regime fascista mussoliniano. Le dichiarazioni di La Russa e Alemanno sono di una gravità estrema, di un attacco senza precedenti alla Repubblica e alla Costituzione antifascista ed è apologia del fascismo, cioè un reato perseguibile a norma di legge, dichiarazioni che hanno offeso e coperto di vergogna la Repubblica, la Costituzione, la lotta antifascista e i morti della Resistenza antinazi-fascista.
La Russa e Alemanno per quanto hanno affermato, il primo come ministro della Repubblica e il secondo come sindaco di Roma, e anche per i loro trascorsi politici e militanti, sono incompatibili con la natura partigiana e antifascista della nostra Repubblica e il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista chiede le loro dimissioni immediate dalla carica istituzionale che rivestono o, in mancanza, la loro rimozione. La Russa e Alemanno, come pure Fini, presidente della Camera dei deputati, e altri che siedono nel governo del paese non possono governare e rappresentare l’Italia del 25 aprile 1945, dei sette fratelli Cervi, comunisti ed eroi della Resistenza assassinati dai nazisti con la collaborazione dei fascisti, e di tutti i martiri della lotta antifascista, a partire dagli antifascisti Giacomo Matteotti, i fratelli Rosselli e Antonio Gramsci.
Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, estremamente preoccupato per le crescenti manifestazioni di rigurgiti fascisti che si verificano sul territorio nazionale – come bande e repressioni neonazi-fasciste, spedizioni punitive di stampo razzista, apertura di centri neonazi-fascisti con la protezione dello Stato borghese e capitalistico, eccetera – rivolge un appello accorato a tutti i coerenti comunisti, ai sinceri antifascisti, ai progressisti, all’intellettualità d’avanguardia e all’intera classe lavoratrice italiana affinché si uniscano alla mobilitazione e alla lotta del Partito per ricacciare il rinascente fascismo nella fogna della storia dalla quale sta cercando di riemergere e per riprendere il cammino verso la Rivoluzione proletaria e la costruzione della società Socialista, anche perché solo distruggendo l’infame e violento sistema sociale capitalistico potremo sconfiggere per sempre il pericolo del fascismo, invocato e foraggiato da sempre dagli agrari, dagli industriali, dai banchieri e dalle multinazionali. Dobbiamo ricostruire l’antifascismo di classe e rivoluzionario, cioè quell’antifascismo che combatteva il fascismo sulla strada della Rivoluzione Socialista e della costruzione del Socialismo nel nostro paese.Forio (Napoli) Italia, 11 settembre 2008.

Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista















DOMENICO SAVIO CONDANNA L'INAUGURAZIONE DEL RITROVO NEOFASCISTA "CUORE NERO" E SOLIDARIZZA CON GLI ANTIFASCISTI DI MILANO. NEL VIDEO POTETE VEDERE LE IMMAGINI DEI VIOLENTI SCONTRI TRA POLIZIA E ANTIFASCISTI