venerdì 25 gennaio 2008

IL COMMENTO DEL GIORNO DI DOMENICO SAVIO SUGLI AVVENIMENTI NAZIONALI E INTERNAZIONALI

 
A proposito dei meritati “complimenti” di regime tra Don Carlo Candido, Giosi Ferrandino e altri. Il sistema capitalistico è generatore di mafia armata e dei colletti bianchi, è un potere corrotto e corruttore a tutti i livelli istituzionali e sociali e ovunque regna il mercato e la concorrenza.

POTERE POLITICO E POTERE CLERICALE SONO DUE FACCE
DELLA STESSA, INFAME SOCIETA’ CAPITALISTICA!

di Domenico Savio*

      Abbiamo letto sul quotidiano Il Golfo che Don Carlo Candido, parroco della parrocchia dello Spirito Santo a Ischia Ponte, ha dichiarato: “… la mafia è dappertutto: è raccomandazione, schiacciare il più debole, usare o applicare la legge per i propri interessi. E sull’isola mi pare che questa cultura imperi… Attenzione, questa cultura mafiosa può essere più pericolosa della mafia armata, perché dalle nostre parti opprime le persone”. A Don Carlo hanno replicato, tra le altre cose dette: Giosi Ferrandino - attuale sindaco di centrosinistra di Ischia, uno dei sei comuni dell’isola, dirigente del Partito Democratico in Campania, proveniente dal centrodestra e reduce da un recente accordo politico ed elettorale con lo stesso centrodestra nell’ambito di tre comuni dell’isola - che ha detto di non essere d’accordo con Don Carlo “quando si usa l’aggettivo mafioso” e il vice sindaco Luigi Boccanfuso, che ha aggiunto: “Ho sentito dire che Don Carlo sarebbe arrabbiato col sottoscritto perché avrei impedito che si organizzasse la salsicciata a Sant’Anna e per l’intera durata della festa di San Giovan Giuseppe. Ovviamente non voglio proprio credere che questo corrisponda al vero…”, mentre il sindaco di Forio Franco Regine, sempre di centrosinistra, ha intimato: “insomma, è stato un disguido, che però adesso deve andare in archivio e soprattutto nulla deve mutare nei rapporti tra le due parti in causa”, cioè tra il potere della chiesa e quello politico padronale fondato sullo sfruttamento della classe lavoratrice. Chiaramente è stato un confronto molto duro e appassionato tra gli interessi terreni di due poteri che si concorrono nell’egemonia e nel controllo del consenso popolare, d’altronde proprio come avviene da circa duemila anni a livello nazionale e internazionale.
      A livello nazionale, in base ai patti lateranensi e non solo, la chiesa cattolica beneficia di enormi  privilegi materiali a spese del popolo italiano, come: l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole; lo stipendio agli insegnanti di religione; il potente otto per mille dell’Irpef versato dagli italiani; l’esenzione prima ICI e ora IMU; la riduzione dell’imposta Ires al 50%; le esenzioni doganali e daziarie; i finanziamenti a chiese, scuole e università private cattoliche; eccetera. Si tratta di miliardi di euro che i governi borghesi e clericali italiani accordano alla chiesa. Anche a livello locale i contributi pubblici non sono trascurabili. Dunque, la materia del contendere tra potere politico e potere clericale non è poca.   
      Innanzi tutto vogliamo puntualizzare che le cose dette da Don Carlo sulla mafia e sul malgoverno politico dell’isola noi comunisti marxisti-leninisti del Partito Comunista Italiano M-L le andiamo scrivendo e dicendo da sempre, solo che non vengono riprese e diffuse come quando le dice un prete, evidentemente perché fanno più scalpore, eppure si tratta delle stesse questioni sociali e della medesima importanza. Ma, in particolare, delle accuse di Don Carlo perché la chiesa non ne fa una costante e consistente battaglia civile, culturale e sociale? Al contrario pare che anche l’attuale scontro sia già e convenientemente del tutto rientrato, in quanto la collaborazione tra i due poteri faccia comodo ad entrambi. Essi occasionalmente si scontrano quando certi interessi divergono, mentre lavorano a gomito stretto - sino a quando le masse popolari non capiranno che la loro liberazione sociale dipende unicamente dalla sconfitta rivoluzionaria di ambedue i poteri – all’interno e nel sostenimento del medesimo, dannato e disumano sistema sociale capitalistico. Potere politico e potere clericale sono due facce della stessa medaglia dello sfruttamento padronale dei lavoratori e del dominio sociale della minoranza dei ricchi sulla maggioranza dei poveri, ecco perché lo scontro tra i due poteri non convince nessuno e, come per il passato, non ne scaturirà nulla di nuovo e di buono per i cittadini.
      L’intero sistema economico, politico e istituzionale capitalistico è culturalmente e socialmente mafioso, è corrotto e corruttore a tutti i livelli della vita sociale e per averne la testimonianza diretta non c’è bisogno di andare molto lontano nel tempo, basta ricordarsi dei processi di tangentopoli e delle relative condanne, dei ministri, deputati e senatori accusati di corruzione dei passati governi e legislature e dei tanti amministratori di centrodestra e centrosinistra comunali, provinciali e regionali accusati e processati per gravi reati di corruzione. La mafia è il capitalismo stesso e vediamone alcuni aspetti essenziali. E’ mafia: lo sfruttamento, legalizzato dallo stesso potere politico e istituzionale capitalistico, dell’uomo sull’uomo; il profitto, rapinato dai padroni sul lavoro del proletariato; il potere economico, politico e sociale della minoranza dei ricchi sulla maggioranza dei poveri; la corruzione del potere politico borghese; la discriminazione sociale; la speculazione commerciale, finanziaria e borsistica; l’usurpazione della sovranità popolare da parte del potere dominante e di quella nazionale e livello europeo; il dominio capitalistico e imperialistico sulla Terra; la corruzione elettorale; il clientelismo e il favoritismo politico ed elettorale; le false promesse elettorali per carpire il voto allo scopo di conquistare o mantenere il potere; nell’attività amministrativa l’assegnazione di consulenze professionali ad amici, conoscenti e galoppini elettorali; le raccomandazioni a fini politici ed elettorali; le assunzioni dirette; gli affari in politica; la spartizione del potere tra i vincitori delle elezioni; eccetera. Tutto questo è la mafia armata o dei colletti bianchi, di questi ultimi anche nella nostra isola siamo accerchiati, vessati e schiacciati. E come definire la vergognosa eliminazione della fermata del servizio pubblico automobilistico da piazza Antica Reggia a Ischia – che era abbondantemente utilizzata da quanti non possono permettersi l’autovettura privata, dai lavoratori, dagli anziani, dai disabili e dai turisti – che ha favorito una determinata categoria sociale? Nemmeno su questa scellerata scelta politica e amministrativa di Giosi Ferrandino Don Carlo ha ritenuto opportuno prendere posizione, così pure come sul divieto di accesso, per lunghe fasce orarie, dei pullman a Ischia Ponte.   
      Questo è il sistema capitalistico e il suo potere economico e politico, con la sciagurata conseguenza che i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. La chiesa cattolica di Don Carlo e della quasi totalità del clero italiano è da sempre sostenitrice del potente potere padronale e quando i popoli hanno cercato di liberarsene, come in occasione della Comune di Parigi del 1871e della gloriosa Rivoluzione d’Ottobre del 1917, essa si è puntualmente schierata a sostegno del dominio dei potenti e dei ricchi demonizzando opportunisticamente il comunismo e i comunisti, così come attualmente è sostenitrice dell’infame sistema capitalistico, che dissemina il pianeta di guerre per il controllo e lo sfruttamento delle risorse minerarie e vegetali e affama i popoli. Oltretutto Don Carlo Candido, da quello che sappiamo di lui, non possiede la cultura che è stata dei preti partigiani nella lotta antinazifascista né quella di partecipare attivamente alla lotta di liberazione dei lavoratori dallo sfruttamento e dalla schiavitù padronale, a partire dall’isola d’Ischia. Ecco perché le cose dette o contestate da lui, da Ferrandino, da Boccanfuso, da Regine e da altri non sono convincenti e non servono per la liberazione, e la rinascita, sociale dell’isola dall’attuale e oppressivo potere politico dominante di centrodestra e di centrosinistra né tantomeno dai colletti bianchi della mafia..
      Tali abusi e ingiustizie sociali del potere politico capitalistico dominante di destra e della falsa sinistra  gli isolani e tutti gli italiani possono sconfiggere ed eliminare solo sostenendo la battaglia politica di classe e rivoluzionaria del Partito Comunista Italiano M-L, l’unico partito che in Italia lotta per la vera emancipazione sociale e per la conquista del potere alla classe lavoratrice operaia e intellettiva.
Forio (Napoli), 4 settembre 2012.
* Segretario generale del P.C.I.M-L.    
 

L’ABBATTIMENTO DELLE CASE DI NECESSITA’ E’ SOLO UNA QUESTIONE DI SCELTA POLITICA DA PARTE DEL GOVERNO E DEL PARLAMENTO!
E’ veramente molto triste e sconfortante, in tante riunioni, a partire da quelle sull’abbattimento delle case di necessità, sentir dire a tanti lavoratori sprovveduti “La politica non la vogliamo… Fuori la politica… Non vogliamo sentir parlare di politica… Vogliono fare politica… A noi la politica non interessa… e avanti con altre frasi del genere…”. Si tratta di espressioni che i poveri lavoratori, privi di una coscienza di classe, ripetono quasi pappagallescamente ciò che dicono loro i galoppini elettorali o i “potenti e spregiudicati” uomini politici dei partiti e delle istituzioni del potere politico dominante, che mettono in circolazione tali frasi allo scopo di discreditare gli avversari politici per preservarsi il consenso elettorale. Spesso si tratta anche di squallidi personaggi politici in odore di mafia, ‘ndrangheta, camorra o della sacra corona unita accusati dalla magistratura, o già condannati, per associazione a delinquere, che fanno politica per sé e non per la collettività e che sono responsabili delle sofferenze sociali delle masse lavoratrici e popolari.

di Domenico Savio*

La politica vera è l’arte della dialettica tra gli individui, che consente a un popolo di vivere umanamente e civilmente nel rispetto reciproco, di progredire e di conquistarsi la migliore forma di organizzazione e di convivenza sociale, ispirata ai principi dell’uguaglianza economica e sociale, dell’altruismo e del mutuo soccorso. A una simile superiore forma di società si arriva attraverso una millenaria lotta di classe tra sfruttatori e sfruttati, ladri e derubati, approfittatori e maltrattati, egoisti e altruisti, ingannatori e ingannati, mentitori e raggirati, prepotenti e democratici, egoisti e altruisti, una lotta fatta di scontri e con l’utilizzo, da parte di coloro che hanno interesse di classe e personale a mantenere il potere e l’ordinamento sociale esistente, di falsità, di prevaricazioni e di furbizie, pratica abietta e scellerata che nella odierna società borghese, cosiddetta democratica, soprintende e domina assoluta la propaganda politica ed elettorale, la politica e lo sporco mercato elettorale del voto di chi pretende di continuare a tenere le masse lavoratrici e sfruttate schiave, sottomesse e ubbidienti.
Dunque esiste la politica pulita, cioè quella che tende a essere imparziale e favorire gli interessi ugualitari dell’intera collettività e comunque dei più deboli socialmente, e quella sporca, melmosa, fatta di affarismo, prevaricazione, discriminazione, clientelismo, favoritismo, vendetta, delazione, spionaggio, tornaconto personale, familiare, di partito e della classe sociale di appartenenza, di utilizzo del ruolo istituzionale ricoperto per riconquistare e mantenere il potere e la poltrona occupata a tutti i costi ricorrendo pure alla concorrenza elettorale sleale, alla disonestà intellettuale, alla menzogna, all’inganno, eccetera. Questo scenario raccapricciante di mala politica lo ritroviamo in ogni scontro politico sociale e in ogni lotta di rivendicazione dei diritti sociali e della possibilità di vivere una esistenza dignitosa, come la disponibilità di una casa propria e decorosa. E’ la medesima situazione con la quale ci siamo trovati ad avere a che fare nell’organizzazione e nella conduzione del movimento di lotta per il diritto alla casa nell’intera provincia napoletana.
Innanzi tutto la tragedia della soggezione delle masse non emancipate socialmente, dal punto di vista di classe, verso il potere costituito e i suoi rappresentanti. Nella società borghese è una vera tragedia quando i cittadini subendo il fascino e i tanti condizionamenti dell’autorità insediata sono portati a credere più a quelli del potere che li maltrattano che a coloro che li difendono con lealtà, onestà e disinteresse. E’ la dolorosa conseguenza del dominio psicologico e materiale che il potere politico corrotto e corruttore, attraverso minacce di vario tipo e condizionamenti di diversa natura - come il secolare autoritarismo repressivo e l’utilizzo spregiudicato del diritto contrabbandato per favore - esercita sulla massa dei sudditi non ancora emancipata. Purtroppo siamo ancora a questo livello nel processo di evoluzione sociale della specie umana.
Quando circa tre anni fa abbiamo ripreso la battaglia a sostegno del diritto costituzionale alla casa di ogni nucleo familiare e conseguentemente a difesa dell’abusivismo edilizio di necessità realizzato sino ad oggi per sopperire alle vergognose e colpevoli inadempienze dello Stato, il potere dominante, responsabile di tali volute ed elettoralmente interessate inadempienze, si è messo subito in movimento per cercare di neutralizzare la rivendicazione e la collera popolare puntando, attraverso i suoi fedeli galoppini sul territorio, a incanalare la protesta su di un terreno politico controllabile e orientabile per evitare di perdere consensi elettorali e per continuare a far valere la sua volontà mediante il discredito di quanti sostenevano, e sostengono concretamente, il diritto alla casa. Il potere ha messo in moto tutte le strategie possibili per neutralizzare, dinanzi al movimento di lotta, chi effettivamente recepiva le istanze popolari e cercava di renderle realtà.
A questo punto tra le altre manovre il potere, con appositi galoppini provocatori e di mestiere mandati a presidiare le riunioni, insinuava che noi volessimo strumentalizzare il problema per fare politica e accattivarci il consenso elettorale. Nulla di più falso e strumentale e chi conosce la nostra storia di vita di comunisti combattenti per i diritti della collettività lo può testimoniare. Di qui il ripetere pappagallescamente di tanti cittadini: “La politica non la vogliamo… Fuori la politica… Non vogliamo sentir parlare di politica… Vogliono fare politica… A noi la politica non interessa… e avanti con altre frasi del genere…”. Il risultato ad oggi è che quei galoppini elettorali sono riusciti a fare la volontà e gli interessi del potere dominante, nel senso che le case della povera gente continuano ad essere abbattute e nel frattempo i colpiti dalla tragedia hanno pure continuato, ironia della sorte, a votare i responsabili dei loro abbattimenti e delle manganellate prese durante le proteste.
Quella del governo, dei partiti e degli eletti della maggioranza e dell’opposizione parlamentare è stata una chiara scelta politica, ovvero di mala politica e di selvaggia repressione di un fondamentale diritto costituzionale, di non consentire la sanatoria dell’abusivismo di necessità e di far reprimere con la forza dei manganelli i cittadini che rivendicavano il proprio giusto diritto alla casa. Cari cittadini, i mandanti politici degli abbattimenti e della repressione poliziesca si chiamano, al momento, governo di centrodestra e maggioranza e opposizione parlamentare coi loro partiti, eletti e i loro galoppini elettorali sguinzagliati sui territori e che hanno ignobilmente illuso e ingannato le oneste famiglie lavoratrici, che stanno vivendo il dramma della disperazione, sono questi i vostri veri nemici, quelli che vi stanno facendo piangere e che stanno distruggendo l’avvenire vostro e dei vostri figli.
Cari condannati da questo potere politico a un funerale, perché perdere la propria casa, costruita con tanti sacrifici e indebitamenti, provoca lo stesso dolore di quando si perde una persona cara, svegliatevi dal torpore dell’illusione e dell’inganno del potere politico dominante e dei suoi rappresentanti e inneggia tori, imboccate con noi la strada vincente della lotta di classe, cioè della lotta vera contro il reale nemico politico e di potere, per fermare gli abbattimenti delle case di necessità e conquistarci, finalmente, il diritto costituzionale, umano e civile alla casa per noi e i nostri figli.
Napoli, 4 luglio 2011.
* Segretario Generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org

LA VIOLENZA NELLA LOTTA DI CLASSE
NO TAV in Val di Susa, NO WAR a Vicenza, NO discariche in Campania, NO basi militari NATO E USA in Italia, NO G6, G8 e G20, iniziative di piazza e lotta di classe: lotta politica o militare e quando? Intanto utilizziamo bene e a fondo gli strumenti di lotta democratica che abbiamo a disposizione, compreso il voto!

di Domenico Savio*

Ritorniamo sulla questione che attiene direttamente alle forme di lotta di classe del proletariato nella società capitalistica per difendere i diritti sociali conquistati nel tempo, per migliorare le difficili condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari e per avanzare sulla strada che conduce alla rivoluzione proletaria e alla società socialista e lo facciamo dopo gli scontri violenti di domenica scorsa avvenuti in Val di Susa tra le forze dell’ordine e gruppi di cittadini, col risultato di circa 400 feriti, di cui 188, dicono, tra le forze dell’ordine. Lo Stato, come quasi sempre, ha represso con estrema ferocia l’opposizione popolare più agguerrita ristabilendo il suo imperio e la sua volontà, mentre la grande opera ferroviaria, produttrice di profitti capitalistici e distruttiva dell’ambiente naturale di un’intera Valle, prosegue sotto la protezione delle forze dell’ordine.
Innanzi tutto vogliamo esprimere una dura condanna politica dell’operato del governo, della maggioranza e dell’opposizione parlamentare che si sono complimentati con le forze dell’ordine per il lavoro di repressione compiuto. Condanniamo parimenti pure l’invito della presidenza della repubblica alle forze dello Stato a intervenire con la massima fermezza per ristabilire l’ordine in casi del genere. Il giudizio politico sugli scontri lo esprimiamo di seguito, ma qui vogliamo sottolineare la sproporzione gigantesca in uomini e strumenti di offesa esistenti tra i manifestanti e le forze dell’ordine, sproporzione che non giustifica per niente la reazione repressiva dello Stato che ha agito con una violenza inaudita e, appunto, sproporzionata all’offesa ricevuta e che ha prodotto danni fisici ai manifestanti inammissibili e intollerabili, disumani e incivili. Ai pestati a sangue dalle forze dell’ordine, ripetiamo indipendentemente dalla valutazione politica su quanto è accaduto, esprimiamo tutta la nostra solidarietà umana e di classe e l’augurio sincero di una pronta guarigione.
Il quadro politico e partitico esistente oggi in Italia è caotico e quasi totalmente di regime borghese, capitalistico e clericale e solo flebilmente di classe, nel senso che abbiamo partiti definiti di centrodestra, centro e centrosinistra, che sono tutti sostenitori e governanti degli interessi del capitalismo nazionale e delle multinazionali, dei partiti che da oltre un ventennio si compongono e scompongono, si uniscono e si dividono, nascono e muoiono della sinistra falsamente comunista, movimentista, revisionista, opportunista e che quando eletti nelle istituzioni rincorrono i privilegi che gli mette a disposizione il sistema borghese, e, ancora, esiste il modesto, ma coerente e rivoluzionario, Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, di cui ho l’onore di esserne il Segretario, che però stenta a crescere e che non ha ancora una sufficiente legittimazione da parte della classe operaia e degli intellettuali d’avanguardia, per cui non riesce a svolgere, per ora, il ruolo di un grande partito comunista marxista-leninista di organizzazione e di guida di un possente movimento di autentica lotta di classe.
Il compito storico di un vero partito comunista marxista-leninista è quello di unire, qualificare e indirizzare la lotta politica dei comunisti e della classe operaia verso la conquista di migliori condizioni di vita nella società di oggi e di creare le condizioni vincenti per un capovolgimento rivoluzionario dell’ordine sociale capitalistico esistente col minor danno possibile alle persone e alle cose. Solo un simile partito di classe e rivoluzionario può organizzare e orientare la lotta popolare verso risultati immediati positivi e verso la vittoria della rivoluzione e della società socialista. Un serio e responsabile partito comunista, quale è il P.C.I.M-L., agisce responsabilmente, non avventurosamente e non manda allo sbaraglio i propri militanti, la classe operaia e le più ampie masse popolari, non li manda a farsi massacrare inutilmente dalle forze dell’ordine o rinchiudere nelle patrie galere, ma li utilizza bene nelle lotte possibili e sfruttando pure tutte le occasioni di iniziative di lotta che la costituzione democratica borghese ci mette a disposizione, compreso l’arma del voto per portare veri rappresentanti comunisti e rivoluzionari dei lavoratori nelle assemblee elettive per utilizzarle come fronte di lotta di classe e ciò in attesa della possibile svolta storica rivoluzionaria. Chi ha dubbi sulla giustezza di questa linea politica vada a leggersi Lenin: “L’estremismo malattia infantile del comunismo”.
E’ proprio nel vuoto creato al momento dalla mancanza di una organizzazione e di una guida ideologica e politica adeguata di un forte partito comunista rivoluzionario che si inseriscono e svolgono la loro attività politica non di classe e quasi sempre anticomunista estremismi individuali, di gruppi e di diverse specie, forme di lotta inappropriate e inopportune che non possono raggiungere nessun risultato e che peggiorano ulteriormente la situazione per le masse popolari, violenze non di classe e rivoluzionarie fine a se stesse, esibizioniste e destinate al fallimento, personaggi borghesi che strumentalizzano l’opposizione popolare per fini di visibilità, elettoralismo e carrierismo politico e che parlano a vanvera di lotta e persino di guerra civile e di rivoluzione, figuri che strumentalizzano i disagi e le rivendicazioni popolari per propri interessi di immagine e di apparizione mediatica. Esclusivamente un autentico partito comunista marxista-leninista possiede l’autorità morale, politica e strategica per decidere, in una determinata circostanza, che tipo di lotta, compreso quella militare, mettere in campo e per il raggiungimento di quali obiettivi rivoluzionari.
Tante lotte, populistiche e movimentistiche, promosse e guidate da tali personaggi o loro aggregazioni, abbiamo visto nascere e morire, reprimere nel sangue dal potere politico capitalistico e con tanta sofferenza per le persone e le famiglie coinvolte, fallire con un arretramento pauroso delle posizioni di classe del movimento di lotta e spesso terminate col rafforzamento politico, sociale ed elettorale dei nostri avversari di classe, con tante teste e arti spaccati dalle manganellate dello Stato padrone, che possiede la forza repressiva necessaria per fermare la volontà e l’opposizione popolare, traguardi di cammino della civiltà umana che solo la rivoluzione socialista potrà condurre alla vittoria, stabilizzare e difendere con ogni mezzo, una rivoluzione da costruire nel fuoco della lotta possibile e che abbia il sostegno della classe operaia industriale, agricola e dei servizi.
Tante sono le sconfitte subite dal movimentismo detto dal basso, dal democraticismo piccolo- borghese, dall’estremismo rivoluzionaristico, dal populismo esibizionista, dal pacifismo borghese, da “rivoluzionari” improvvisati e parolai e da personaggi in cerca di visibilità e di carriera nella società e nelle istituzioni borghesi. Dagli scontri contro le discariche in Campania a quelli contro l’allargamento della base militare USA a Vicenza, contro le basi militari USA e NATO in Italia, contro la costruzione dell’alta velocità ferroviaria in Val di Susa, contro gli incontri periodici dei “grandi” della Terra, contro le controriforme sociali, contro le guerre imperialistiche e contro la povertà nel mondo, tutte battaglie condotte male politicamente e perse, perché condotte da falsi rivoluzionari, perché combattute dentro gli schemi e i confini della società borghese e perché non avvenute all’interno della battaglia più generale e universale per sconfiggere il capitalismo e l’imperialismo, e per conquistare il potere politico alla classe lavoratrice e costruire la società socialista. Sconfitte che per il futuro sembrano non aver insegnato nulla ai loro responsabili e che non sono stati ancora messi all’indice dalla classe lavoratrice operaia e intellettiva socialmente emancipata dal punto di vista di classe. Di quelle lotte politicamente sbagliate al proletariato sono rimaste solo le manganellate, le ferite, le sofferenze, gli arresti, i processi, la galera dello Stato capitalistico, i sacrifici e i tormenti delle famiglie interessate.
Anche per quanto è accaduto domenica in Val di Susa, è ora di spezzare questo schema di lotta perdente e senza prospettiva, che fa comodo al capitalismo e ai suoi governi di centrodestra, centro e centrosinistra, in quanto gli consente di sopravvivere, perché le forme di lotta denunciate non lo impressionano e gli permettono di controllarle e schiacciarle in ogni momento. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista rivolge un appello a tutte le forze coscienti del proletariato italiano, all’intellettualità d’avanguardia e a tutte le componenti progressive del nostro paese a contribuire alla sua crescita, a militare e lavorare in esso, ad abbandonare il movimentismo, il democraticismo, l’estremismo, l’opportunismo e il revisionismo e a sostenerlo, in quanto è il partito che può condurre alla vittoria la rivoluzione proletaria e il socialismo in Italia. A quanti sino ad oggi hanno seguito incoscientemente l’estremismo inconcludente - quale quello di forme di lotta violenta, allo stato delle cose presenti inutili e dannose per la soluzione dei problemi attuali e per la prospettiva del socialismo, dei cosiddetti black blok, dei centri protestatari anarcoidi, dei professionisti della violenza fine a se stessa, dell’anarchismo e dei cani sciolti del protestarismo borghese – e le manifestazioni politiche e sindacali proprie del regime sociale dominante e prive di qualunque prospettiva rivoluzionaria e socialista chiediamo di unirsi alle nostre bandiere e di diventare costruttori seri del socialismo ed edificatori del comunismo.
SENZA SOCIALISMO NON C’E’ POSSIBILITA’ DI LIBERAZIONE DEL GENERE UMANO
E DI CAMBIAMENTO DELL’ATTUALE SOCIETA’ BORGHESE E CLERICALE!
Napoli, 4 giugno 2011.
* Segretario Generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org









FUORI I NAZIFASCISTI DALLE MANIFESTAZIONI DEL MOVIMENTO DILOTTA PER IL DIRITTO ALLA CASA E FUORI DALLA SOCIETA’ CIVILE!



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di Domenico Savio



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Durante l’importante manifestazione popolare del 4 dicembre 2010, indetta dal Movimento di lotta per il diritto alla casa e contro l’abbattimento, da parte dello Stato e del potere politico capitalistico, della prima e unica casa di proprietà e di abitazione delle famiglie lavoratrici, si è verificato un episodio inquietante per il vivere civile e la vita politica della nostra isola quando in piazza Marina a Casamicciola, durante il concentramento, è comparsa “la bandiera di combattimento delle forze armate della repubblica sociale italiana”, cioè di Salò, formata dal tricolore della bandiera italiana con stampata al centro l’aquila imperiale col fascio tra i suoi artigli. La stessa aquila imperiale fu dal nazismo posta al di sopra della svastica facendone il simbolo del Terzo Reich e per tale motivo definiamo tale bandiera nazifascista. Questo simbolo nazifascista, grondante di sangue e di sterminii ancora freschi nella memoria dei popoli europei e del nord Africa, a Casamicciola è stato issato da un gruppetto di giovani, qualcuno spavaldo e semirasato. Ma è bastato poco per fare abbassare, arrotolare e allontanare il ferale simbolo degli anacronistici provocatori nazifascisti. Costoro, forti del vergognoso e ignobile cosiddetto sdoganamento dei repubblichini di Salò da parte della falsa sinistra comunista, revisionista, carrierista, opportunista e rinnegatrice dei valori e dell’alto significato storico dell’Antifascismo e della Resistenza, pretendevano persino che fosse allontanato pure lo striscione col simbolo glorioso del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista. Anche qui inneggiando all’eroica epopea e vittoria dell’Armata Rossa e di quelle Partigiane sul nazifascismo i provocatori sono stati zittiti e allontanati. E’ stato un episodio grave e preoccupante per la convivenza civile dell’intera isola. Vogliamo ricordare che appena due mesi fa a Forio degli sconosciuti nazifascisti di notte imbrattarono, probabilmente con una bomboletta spray di vernice nera, due tabelle del P.C.I.M-L., una più piccola e l’altra più grande e sotto quest’ultima scrissero l’ignobile locuzione “dux nobis”, “duce a noi”. Nel corso degli anni diverse sono state le minacce da noi ricevute e le denunce presentate all’autorità inquirente e speriamo che presto gli autori dei misfatti siano individuati, processati e condannati. Non dimentichiamo che la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana sancisce e ammonisce che “E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista” e che il simbolo dell’aquila imperiale col fascio tra i suoi artigli stampata al centro della bandiera italiana costituisce un oltraggio al nostro simbolo nazionale e per tanto deve essere denunciato e condannato dall’autorità giudiziaria. Altra raccapricciante sorpresa c’è stata quando giunto il corteo della manifestazione in piazza Santa Restituta a Lacco Ameno quella spregevole e luttuosa bandiera nazifascista è ricomparsa tra le mani di un gruppetto di ragazzi, probabilmente per farsi notare e riprendere dalle telecamere, ma l’indignata reazione popolare è stata immediata e ferma, mentre le forze dell’ordine presenti hanno provveduto a identificare i responsabili e sequestrare il simbolo nazifascista. Qualcuno in buona fede e semplicisticamente ha detto che si tratta di giovani che non sanno nemmeno loro di che si tratta e cosa fanno esibendo e inneggiando a quell’infame simbolo, ebbene è opportuno e urgente insegnarglielo denunciandoli, isolandoli e condannandoli nella società civile e rieducandoli nella scuola e nelle famiglie di appartenenza. Comunque, riteniamo che il rincrescioso episodio non debba essere sottovalutato neppure nella nostra isola, così come avviene altrove in Italia e in Europa, è necessaria la massima vigilanza da parte di tutte le forze politiche e sociali democratiche e antifasciste. Simili e scellerati episodi di evidente revanscismo nazifascista devono essere affrontati e sconfitti sul nascere per evitare che facciano proseliti e causino altre tragedie storiche.Isola d’Ischia, 6 dicembre 2010. * Segretario generale del P.C.I.M-L. e Coordinatore del Movimento di lotta unificato per il diritto alla casa. domenicosavio@pciml.org



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DAL P.C.I.M-L. AL REVISIONISTA NICOLA LAMONICA: IL REVISIONISMO DELLA DOTTRINA COMUNISTA E DELLA SUA STRATEGIA DI LOTTA NELL’INFAME SOCIETA’ CAPITALISTICA E’ IL PEGGIORE NEMICO DEGLI INTERESSI DI CLASSE PRESENTI E FUTURI DELLE MASSE LAVORATRICI E POPOLARI DI TUTTI I PAESI DELLA TERRA!

Risposta al suo messaggio anticomunista del 29 agosto 2010.



Caro Nicola,

le ragioni politiche e sociali della non partecipazione del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista alla manifestazione del 31 agosto 2010 sui trasporti marittimi nel golfo di Napoli sono chiaramente ed esaurientemente riportate nel documento allegato alla presente, oltre che nel messaggio inviatoti il 25 agosto scorso, che pure alleghiamo, e solo chi non vuole intendere non intende, al pari di quei finti sordi che non vogliono sentire. Noi, al contrario di te, ci sforziamo di essere comunisti marxisti-leninisti, cioè rivoluzionari che si richiamano ai principi del marxismo-leninismo di Marx, Engels, Lenin e Stalin e la cui fondamentale arma per distruggere il capitalismo, responsabile di tutti mali dell'umanità, e costruire il socialismo è e sarà la lotta di classe, contrapposta al tuo revisionismo e persino riformismo ideologico e politico che ti portano sempre a mediare tra potere politico ed economico padronale e i bisogni sociali della classe lavoratrice e delle più ampie masse popolari.
In quanto mediatore tra il bene e il male hai, assieme ai tuoi tanti sodali della falsa sinistra comunista, socialista e democratica, sempre e solo accumulato sconfitte e non poteva essere diversamente. I coerenti comunisti, cioè i veri rappresentanti e alleati di classe della classe lavoratrice, non danno mai credito ai loro avversari politici e di classe né li accreditano nell'opinione pubblica come possibili alleati su di una determinata questione politica e sociale, come i trasporti marittimi nel nostro golfo, perché possono esserti alleati, ma quasi sempre infedeli, su di una questione e nemici di classe su tutto il resto. La formazione ideologica e politica di natura piccolo-borghese di cui ti nutri sin dai tempi in cui ci confrontavano all'interno del P.C.I. - noi ne uscimmo e tu felicemente rimanesti, fin quando non divenne un partito totalmente borghese e capitalistico e da lì non potevi che passare a militare in altre organizzazioni falsamente comuniste che rincorrono, vergognosamente, la cogestione antioperaia dello stato e del potere politico capitalistico - non ti porta a distinguere tra lotta di classe per il socialismo, che un vero comunista conduce in ogni dove e circostanza, e lotta di convivenza col capitalismo e tra formazione della coscienza di classe delle masse lavoratrici per impegnarle nella lotta per il socialismo e l’esibirsi nella presente e infame società.
Sul problema del disastro storico che vivono i trasporti marittimi nel golfo di Napoli col potere responsabile delle privatizzazioni a tutti i livelli del governo capitalistico e imperialistico europeo e italiano non ci si può alleare, non lo si può accreditare a cospetto delle masse come associato credibile e non può essere fatto apparire come difensore degli interessi popolari, perché le sue totalizzanti responsabilità della presente e catastrofica situazione sono evidenti a tutti e né tantomeno ci si può collocare all’ombra della sua miserabile bandiera della privatizzazione, della difesa dei profitti dell'armamento privato e del sostegno al libero mercato degli affari sulla pelle dei lavoratori sfruttati e maltrattati.
I sindaci e le amministrazioni comunali delle isole del golfo appartengono a quei partiti del centrodestra e del centrosinistra di ieri e di oggi che nelle amministrazioni municipali, provinciali e regionali e nel governo e parlamento nazionale ed europeo sostengono la scellerata privatizzazione di ogni attività sociale, compreso la distribuzione dell'acqua. Questi sindaci, a cui l’insipido movimento che hai creato si è alleato, coi loro partiti ed eletti alla regione, a Roma e a Bruxelles sono i primi e i diretti responsabili della tragedia dei collegamenti marittimi tra le isole e la terraferma, sono politicamente complici degli interessi dell'armamento privato e in quanto tali possono buttare solo discredito sulla lotta delle masse popolari per rivendicare e conquistarsi collegamenti dignitosi e a bassissimo costo. Inoltre, dare credito a questo potere complice significa pure confondere le idee ai cittadini e distrarli dalla giusta e coerente lotta culturale e politica per conquistarsi un proprio potere politico di classe, radicalmente opposto a quello presente.
Col tipo di manifestazione che stai organizzando per il prossimo 31 agosto il potere responsabile sarà esaltato, rafforzato nei suoi consensi elettorali e osannato come possibile salvatore della situazione, quando nella realtà ciò non è vero e mentre nelle retrovie coi suoi partiti ed eletti alla regione e al parlamento sta tramando per privatizzare totalmente i collegamenti tra le isole e la terraferma con la scomparsa della compagnia pubblica e le gravissime ripercussioni sugli interessi e i bisogni di vita quotidiana delle popolazioni isolane. Ma evidentemente, caro Nicola, i limiti di classe della tua formazione ideologica e politica non ti consentono di vedere oltre, di avvalerti di alleanze e forme di lotta alternative e credibili e di guardare oltre l’attualità lavorando sin da oggi alla costruzione della futura società socialista.
Al contrario, noi che non amiamo metterci in evidenza e non rincorriamo necessariamente posizioni di rilievo sociale, preferiamo non illudere i cittadini, non fargli credere che questi sindaci e amministrazioni si battono veramente per loro, perché essi con la loro formazione politica e il loro modo di amministrare la cosa pubblica difendono gli interessi del capitale privato sino a diventarne finanche strenui sostenitori. Un movimento di lotta per avere delle possibilità di successo prima di badare alla quantità della protesta deve pensare alla sua qualità, diversamente la sconfitta è certa. Con questa tua forma di lotta piccolo-borghese e mediatrice, caro Nicola, minata da avverse e potenti complicità istituzionali e di potere, molto presto l’intero comparto marittimo partenopeo sarà privatizzato e le conseguenze per gli isolani e i pendolari saranno drammatiche, in termini di naviglio, di decoro e di costi e anche il tuo modo sbagliato di lottare ne sarà stato responsabile.
Già leggo la tua ripetitiva e possibile risposta a queste nostre osservazioni: “Ma fammi vedere tu cosa sai fare, quante persone porti in piazza, chi ti segue…..”. L’importante è che noi con coerenza e credibilità ci proviamo e qualche volta otteniamo pure dei risultati, ma tu già parti sbagliato e, pertanto, nessun risultato positivo è possibile ne a breve ne tantomeno a lungo termine. Alla base di ogni nostra iniziativa poniamo sempre la prospettiva di una svolta sociale vincente, invece tu rimani costantemente impaludato nel presente rendendoti complice delle responsabilità del potere dominante e diventandone spesso persino sostenitore.
Quello che tu chiami buonsenso in realtà sono le tue mediazioni e i tuoi cedimenti al potere antipopolare e in esse c’è la tua sconfitta politica prima di combattere, perché la tua lotta, così organizzata e condotta, è prima di mordente di classe e di ideali per la nuova società socialista. La rottura con gli interessi della classe lavoratrice e della sua prospettiva storica la crei proprio tu dando voce e visibilità agli avversari delle aspettative della collettività e attribuendo della credibilità politica e sociale ai responsabili istituzionali dei disservizi marittimi e probabilmente non ti rendi conto che così facendo rendi un grande servizio proprio a quell’armamento privato che dici di combattere e che già sta operando, col potere e nelle istituzioni competenti, per eliminare la presenza di ogni gestione pubblica nel settore.
Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista non ha mai deciso di partire con te così come hai deciso di partire affidando alle istituzioni responsabili la massima rappresentanza della manifestazione. La tua è stata una scelta politicamente suicida, che avrà gravissime conseguenze per le utenze marittime isolane. Noi in tempo ti abbiamo detto di non partire così, perché non ti avremmo seguito nell’avventura e nell’annunciato naufragio, ma evidentemente coi sindaci e le amministrazioni comunali in testa all’iniziativa hai subito pregustato la soddisfazione di una massiccia partecipazione popolare, che in ogni caso non servirebbe a niente, perché priva di quella tensione politica di classe che sola può impressionare chi governa in nome del capitale e dei profitti capitalistici da accumulare sulla pelle delle masse lavoratrici e popolari.
Qui chi sta veramente boicottando i veri interessi sociali delle popolazioni isolane è il modo sbagliato e complice di organizzare la protesta. Il P.C.I.M-L. non ha mai avuto né ha né avrà mai interessi politici particolari da difendere se non quelli presenti e futuri del movimento operaio locale, nazionale e internazionale, all’opposto delle tue mediazioni per una possibile grande partecipazione di massa alla manifestazione. Sì, proprio così, perché pur di poter sperare in una “grande partecipazione popolare” non hai sdegnato di allearti anche con gli avversari e non importa se poi l’iniziativa non inciderà sulle scelte antipopolare del potere come avrebbe dovuto. La forza di una manifestazione sta innanzitutto nella sua autonomia di classe e nella potenza di denuncia e di demolizione politica ed elettorale dei responsabili di una tragedia sociale, come lo sono i disservizi marittimi partenopei. Per ottenere dei risultati col potere capitalistico non ci si può andare a braccetto, come sarà nell’iniziativa di mercoledì 31 agosto prossimo, ma ci si può solo contrapporre combattendolo, perché diversi sono gli interessi in campo e da difendere.
Comunque, Nicola Lamonica, sinceri auguri di grande successo per il tuo tipo di iniziativa, il tempo dirà chi ha visto e agito bene. Noi, come per il passato, siamo pronti ad impegnarci per una vera battaglia sui trasporti marittimi, ma che sia innanzi tutto credibile e fedele agli interessi di classe delle popolazioni interessate. E’ fondamentale individuare bene il nemico politico e istituzionale da sconfiggere puntando al massimo risultato e non fermandoci mai dinanzi alle possibili sconfitte, che fanno parte del processo di liberazione del genere umano dallo sfruttamento del lavoro e dall’ignobile libero mercato.
Isola d’Ischia, 29 agosto 2010.

Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista



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MANIFESTO SULL’ABBATTIMENTO DELLE PRIME CASE DI ABITAZIONE: LA LINEA POLITICA DEL MOVIMENTO DI LOTTA!
Perché mercoledì 12 maggio 2010 non siamo andati all’iniziativa di Roma.

La proposta politica del “Movimento di lotta per il diritto alla casa e contro gli abbattimenti delle isole di Ischia e Procida” consiste nell’approvazione di una legge, da parte del governo e del parlamento, che consenta di regolarizzare l’intero abusivismo di necessità sociale esistente in Italia, consistente nella prima e unica casa di abitazione e di proprietà costruita per sé e per i propri familiari di primo grado realizzato sino all’entrata in vigore della nuova norma, il cui iter parlamentare deve essere avviato dall’approvazione di un urgente decreto-legge del governo.
Innanzi tutto il Movimenti di lotta dichiara che il diritto costituzionale alla casa di abitazione per ogni nucleo familiare non deve essere elemosinato al potere politico e istituzionale dominante, ma rivendicato con grande fermezza da una posizione autorevole e dignitosa di autonomia politica e organizzativa, in quanto è dovere del governo nazionale e regionale garantirlo. Possiamo affermare che l’abusivismo di necessità è stato istigato dallo Stato, che sino ad oggi non ha garantito, nella legalità, il diritto costituzionale alla casa a tutti i nuclei familiari.
Difendiamo l’abusivismo di necessità così come combattiamo duramente quello speculativo, affaristico e camorristico, che lo stesso Stato ha dimostrato di non voler o saper debellare con fermezza. Noi che difendiamo l’abusivismo di necessità e combattiamo da sempre quello speculativo consideriamo molto grave la circostanza che gli emendamenti presentati al senato per modificare il decreto-legge 28 aprile 2010 n.62 non si riferiscono esclusivamente all’abusivismo di necessità, che ripetiamo consiste nella prima e unica casa di abitazione e di proprietà costruita per sé e per i propri familiari di primo grado, ma prevedono, sciaguratamente, la sanatoria anche dell’abusivismo speculativo realizzato dai pasticcieri del cemento selvaggio, evidentemente le pressioni delle lobby economiche sono fortissime. Tale situazione, a nostro avviso, rende più difficile l’approvazione del decreto da parte del parlamento e con prevedibili e preoccupanti conseguenze per le famiglie minacciate di abbattimento dell’unica casa che hanno a disposizione.
Mercoledì 12 maggio 2010 alle ore 14,00 una delegazione dei sindaci della provincia di Napoli è stata ricevuta dalla XIII commissione ambiente, territorio e beni ambientali del senato della repubblica per ascoltare - e ci auguriamo che abbia accolto, però non siamo stupidi da farci troppe illusioni - l’invito dei primi cittadini a recepire e sostenere gli emendamenti presentati per la modifica del decreto-legge 28 aprile 2010 n.62, in modo da modificare il terzo condono edilizio, legge 24 novembre 2003 n.326, facendolo valere anche nelle aree sottoposte a vincolo paesistico con la riapertura dei termini per la presentazione della domanda di condono e l’acquisizione al patrimonio comunale degli abusi commessi successivamente al 31 marzo 2003. Noi diciamo no alle acquisizioni e sì alla regolarizzazione degli abusi di necessità.
Contestualmente al suddetto incontro c’è stata una presenza di cittadini a Roma colpiti dagli abbattimenti - o che potrebbero esserlo nei prossimi giorni, settimane, mesi e anni -, eseguiti dalla procura della repubblica o dalle amministrazioni comunali, per sostenere le richieste dei sindaci ai senatori. C’era stato detto che non si trattava di una manifestazione, per cui non ci sarebbero stati striscioni, bandiere e cartelli vari e nemmeno il consueto comizio finale di protesta. Probabilmente la nostra proposta di una grande manifestazione a piazza Navona, che si trova proprio accanto al senato e con la regolare comunicazione alla questura di Roma, è stata scartata per evitare che l’iniziativa potesse apparire come contrapposizione e non di sostegno al potere che dovrebbe modificare e approvare il decreto.
Forse coloro che hanno pensato a questo tipo di iniziativa non si sono resi ancora conto delle enormi difficoltà politiche da superare per modificare e approvare il decreto, il quale potrebbe non essere mai convertito dalle due camere del parlamento borghese.
A Roma a rappresentare la volontà popolare è stata la stessa cultura politica ed elettorale che prima delle elezioni regionali ha frequentato i comitati elettorali del centrodestra facendo poi votare la stessa coalizione alla regione Campania, una linea politica che sino a questo momento si è rivelata sbagliata, fallimentare e persino controproducente.
Quegli stessi rappresentanti di comitati per il diritto alla casa che hanno incontrato e sostenuto solo il centrodestra con quale coraggio sono andati a chiedere il sostegno alle modifiche del decreto pure all’opposizione parlamentare di centrosinistra, cosa che certamente bisognerà fare anche con quella presente nel consiglio regionale della Campania? Ciò da ragione a quella che è stata la nostra posizione politica ed elettorale, consistente nel mantenimento e nella difesa dell’autonomia politica e organizzativa del movimento di lotta popolare e nell’astensionismo elettorale nei confronti di tutti i candidati e coalizioni in competizione – come spinta politica affinché il governo prima e il parlamento dopo risolvessero il problema - in modo che nessuno potesse risentirsi per una campagna elettorale di parte.
Ora considerato che l’iniziativa popolare di Roma era ancora capeggiata da una linea politica che si è rivelata sbagliata, che era subordinata alla cultura politica di una parte del parlamento e che non era la linea politica del nostro Movimento, che non potevamo portare striscioni e intervenire in un comizio e che non ci era stato indicato un ruolo preciso da poter svolgere, cosa saremmo andati a fare se non sottostare alle scelte e ai convincimenti di altri? Neppure volevamo apparire subalterni a una parte politica e istituzionale rispetto ad altre presenti in parlamento, ciò per non aggravare l’opposizione parlamentare al decreto da modificare. Ecco perché non siamo andati all’iniziativa di Roma e non abbiamo assistito all’audizione concessa ai sindaci.
Noi sosteniamo una linea politica pienamente autonoma del Movimento di lotta per il diritto alla casa e contro l’abbattimento della prima e unica casa di proprietà e di abitazione delle famiglie lavoratrici costruita per sé o per i propri familiari di primo grado sino ad oggi, un movimento di lotta autonomo nelle scelte e nelle iniziative politiche in cui si possano riconoscere e aderire tutte le culture politiche democratiche e antifasciste del nostro paese. Chi ritiene di condividere queste nostre chiare e leali posizioni di lotta si unisca a noi in questa difficilissima battaglia per il riconoscimento di uno dei diritti sociali fondamentali dell’esistenza umana. Chi, invece, non è d’accordo continui a seguire quei percorsi politici e istituzionali che noi riteniamo sbagliati e perdenti e che già si sono dimostrati ampiamente tali.
Napoli, 14 maggio 2010.

Il Movimento di lotta per il diritto alla casa e
contro gli abbattimenti delle isole di Ischia e Procida



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IL DECRETO-LEGGE ANTIDEMOLIZIONI NON E’ VALIDO NELLE AREE VINCOLATE: GOVERNO, MINISTRI E CANDIDATI DEL CENTRODESTRA HANNO ILLUSO GLI SVENTURATI, VERGOGNA!



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Gravi sono le responsabilità politiche e sociali di quei presidenti di Comitati per il diritto alla casa, come Luigi Pisani di Ischia, che si sono prestati al gioco elettorale del centrodestra, ma sarebbe stata la stessa cosa se lo avessero fatto col centrosinistra, tradendo le sofferenze e le aspettative delle famiglie lavoratrici sulle quali pende il pericolo dell’abbattimento dell’unica casa di abitazione. Il Movimento di lotta per il diritto alla casa e contro gli abbattimenti, coordinato da Gennaro Savio, chiama tutti alla mobilitazione e alla lotta per iniziative e obiettivi dignitosi e credibili.

di Domenico Savio*

Ieri mattina il giudice della sezione distaccata di Ischia del Tribunale di Napoli ha respinto i primi ricorsi per incidente di esecuzione presentati dalle famiglie lavoratrici che corrono il pericolo di vedersi abbattere la prima e unica casa di abitazione, perché il decreto-legge approvato dal governo non è applicabile nelle aree sottoposte a vincolo paesistico. Purtroppo siamo all’epilogo di una triste e disumana vicenda politica cominciata alcuni mesi fa, quando nei vari Comitati per il diritto alla casa, sorti dopo i primi abbattimenti delle case di necessità da parte della procura della repubblica e di sindaci della provincia di Napoli, sostenemmo, ma inascoltati, di condurre una vigorosa campagna elettorale per l’astensionismo come elemento di forte rivendicazione politica e sociale nei confronti del governo, del parlamento e delle coalizioni di centrodestra e centrosinistra affinché il consiglio dei ministri approvasse urgentemente un decreto-legge, che nei 60 giorni successivi avrebbe dovuto essere ratificato dal parlamento, che modificando la legge del terzo condono edilizio, come già richiesto dal Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista sin dal 21 maggio 2008, consentisse la regolamentazione dell’abusivismo edilizio di necessità anche nelle aree sottoposte a vincolo paesistico.
La nostra proposta di lotta, politicamente autonoma, nel senso che non chiedeva favori a nessuno ma solo diritti costituzionalmente riconosciuti e garantiti, unica per possibilità di conseguire un risultato positivo in tempi brevi, autorevole e dignitosa che però non è stata accolta e seguita - da qualcuno è stata persino tradita e infangata, come ha fatto il presidente del Comitato per il diritto alla casa di Ischia e Procida Luigi Pisani, assecondato da qualche altro componente del Comitato - da larga parte dei presidenti dei Comitati per il diritto alla casa della provincia di Napoli, i quali per tutta la campagna elettorale hanno frequentato, con acquiescenza e obbedienza, i comitati elettorali del centrodestra lasciandosi illudere da candidati e rappresentanti del governo con promesse da marinaio, cioè che sino a questo momento non sono state mantenute. E’ una vergogna politica senza fine, degna solo di sprovveduti da una parte e di raccoglitori elettorali senza scrupoli dall’altra.
Lo stesso decreto-legge del governo del 28 aprile 2010 n.62 non serve a fermare gli abbattimenti, in quanto esso medesimo afferma che non si applica nelle aree soggette a “vincoli paesaggistici previsti dalla normativa nazionale vigente”, come i territori delle isole di Ischia e Procida e tanti altri della provincia di Napoli e della regione Campania, dunque un decreto al momento inutile e illusorio verso i cittadini minacciati di abbattimento. Ma perché il governo e i suoi ministri hanno approvato un decreto che così formulato non serve a lenire la disperazione di tante donne, uomini e bambini, come si fa a giocare sulla tragedia sociale della povera gente? Però non dimentichiamoci mai che viviamo nell’infame società capitalistica dove, si dice, chi ha la pancia piena - come lo sono ministri, senatori e deputati del potere politico borghese, clericale e capitalistico che percepiscono stipendi da nababbo - non crede al digiuno.
Adesso, dopo i vergognosi inganni, i tradimenti, le prese in giro, le vergognose illusioni e le riprovevoli esibizioni di arrivisti incapaci e indegni di assumere e di svolgere certi ruoli di rappresentanza, il Movimento di lotta per il diritto alla casa e contro gli abbattimenti, da noi costituito e coordinato da Gennaro Savio, chiede alla maggioranza parlamentare di governo e a tutte le forze politiche presenti in parlamento di modificare immediatamente, cioè nel giro di pochi giorni, il suddetto decreto-legge, nel senso di sancire chiaramente, o meglio senza ambiguità, la validità del terzo condono edilizio, unicamente per quanto attiene l’abusivismo di necessità, anche nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico e ciò per fermare subito gli abbattimenti e salvare la casa di tante povere famiglie lavoratrici. Inoltre, il Movimento di lotta chiede che sia ammessa la regolarizzazione dell’abusivismo di necessità realizzato sino ad oggi sull’intero territorio nazionale, compreso le aree vincolate, così come chiesto dal P.C.I.M-L. al governo con una proposta motivata di decreto-legge speciale e di emergenza il 27 aprile 2010.
Cari cittadini, direttamente o indirettamente colpiti dalla tragedia degli abbattimenti delle prime e uniche case di abitazione, a questo punto della situazione la battaglia politica è diventata ancora più difficile e dura, bisogna sconfiggere e superare la linea politica opportunista e perdente perseguita dai Comitati sino a questo momento e adottare una nuova e più incisiva strategia di lotta e a tal fine occorre una forte mobilitazione popolare nelle Isole, sul territorio provinciale e nella città di Roma, dove il potere risiede e decide della nostra sorte. Contattateci e seguiteci nelle iniziative da assumere, uniti e decisi questa battaglia di umanità e di civiltà sociale potremo vincerla.
Forio (Napoli), 7 maggio 2010.



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* Segretario generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.orgAffinché le popolazioni delle isole di Ischia e Procida conoscano la verità dei fatti e possano riflettere sulla coerenza, correttezza e fedeltà agli interessi popolari della nostra lotta politica e sociale. Sarà ulteriormente rafforzato l’impegno del nostro Partito contro l’abbattimento delle prime e uniche case di abitazione delle famiglie lavoratrici.

IL P.C.I.M-L. ESCE DAL COMITATO PER IL DIRITTO ALLA CASA A SEGUITO DEL TRADIMENTO DEL SUO PRESIDENTE LUIGI PISANI!
Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista esce ufficialmente e definitivamente dal “Comitato per il diritto alla casa delle popolazioni di Ischia e Procida” a seguito del tradimento delle decisioni collegiali assunte dal comitato stesso e dall’assemblea degli aderenti da parte del presidente Luigi Pisani e dopo che i rappresentanti del Partito nel comitato non sono stati neppure informati della riunione convocata per oggi all’Hotel Augusto di Lacco Ameno, nonostante essi abbiano dato un contributo consistente alla nascita e all’attività del medesimo comitato. E’ stata una scorrettezza politica, umana e civile degna di chi crede di essere il proprietario del comitato dimostrando, così, supponenza e lasciandosi persino a pettegolezzi nei nostri confronti, di cui parleremo pubblicamente in altra sede.
Prima all’interno del comitato e successivamente nell’assemblea all’Hotel Augusto di Lacco Ameno era stato deciso all’unanimità che durante questa campagna elettorale il comitato avrebbe difeso strenuamente la propria autonomia politica e di lotta, si sarebbe astenuto da incontri coi partiti e candidati del centrodestra e centrosinistra e che a costoro non sarebbe stata data la parola nelle iniziative di lotta e che sarebbe stata portata avanti una pressante campagna elettorale di astensionismo con la diffusione di un volantino dal titolo “Gli ‘abusivi’ della Campania non vi voteranno!” e di un manifestino titolato “La politica dominante è morta!”, cosa che con le iniziative personali del presidente ha perso di incisività, mentre noi del P.C.I.M-L. non abbiamo mai interrotto tale attività e continuiamo a farlo, anche con conferenze in alcuni comuni della Campania, con incessante attività sul territorio isolano e campano.
Invece il presidente Luigi Pisani, seguito e forse incoraggiato da qualche componente del comitato, calpestando le decisioni collegialmente assunte, considerandosi investito di un potere insindacabile ed improvvisandosi ed elevandosi a stratega infallibile ha deciso personalmente, parlandone solo col componente del comitato Giuseppe Trani, di cambiare linea e di cominciare un percorso di incontri coi partiti e candidati del centrodestra, il primo col ministro Mara Carfagna all’Hotel Vesuvio di Napoli il 10 marzo 2010, presente Giuseppe Trani e con foto di gruppo, il secondo in occasione della venuta a Napoli di Silvio Berlusconi alla Mostra d’Oltremare il 18 marzo 2010 e anche qui, ci hanno riferito, con nuova foto col ministro Mara Carfagna e il terzo il 22 marzo 2010 all’Hotel Mediterranea di Napoli con Stefano Caldoro e, anche qui, con foto a due e di gruppo. E’ chiaro che il centrodestra ha cercato di parare il colpo dell’astensionismo, che i presidenti dei comitati accorsi alle sirene del potere dominante si sono prestati a un triste gioco elettorale che, come facilmente prevedibile, non ha portato, e non poteva portare, a nulla di serio e di concreto sul fronte dell’ottenimento del decreto-legge e del blocco degli abbattimenti.
E’ stata semplicemente una scelta politica irresponsabile e scellerata che ha indebolito la posizione rivendicativa del comitato e del movimento di lotta nei confronti del potere responsabile degli abbattimenti e, cosa gravissima, si sono schierati apertamente dalla parte del centrodestra e qualora dovesse vincere il centrosinistra la posizione di quest’ultimo schieramento a favore degli abbattimenti potrebbe essere ancora più dura e repressiva dell’abusivismo di necessità. Dunque, Luigi Pisani e tutti gli altri che lo hanno seguito in questa scelta sconsiderata potrebbero portare la responsabilità delle maggiori tragedie che potrebbero abbattersi sulle famiglie lavoratrici in caso di vittoria del centrosinistra. Da questa triste esperienza abbiamo appreso che la guida di un movimento di lotta serio può essere affidata solo a persone indiscutibilmente esperte, provenienti da significative esperienze di lotta, rispettose delle scelte assunte collegialmente e libere da ogni forma di presunzione.
Per tali ragioni, secondo la nostra modesta analisi, Luigi Pisani non può essere più il presidente del comitato, perché vi arrecherebbe altri danni di immagine e di attività che si rivelerebbero dannosi alla battaglia per la salvaguardia del diritto alla casa e per giungere al più presto possibile al blocco degli abbattimenti da parte della procura della repubblica e dei comuni.
Per i suddetti motivi, per il rispetto del mandato ricevuto da tanti cittadini come rappresentanti del P.C.I.M-L. nel comitato, per salvaguardare la nostra moralità e lealtà politica e di classe a cui sono da sempre improntati le nostre battaglie sociali e i nostri rapporti coi cittadini, per la nostra coerenza di vita e onestà intellettuale dichiariamo che da questo momento i rappresentanti del nostro Partito non fanno più parte del comitato a suo tempo costituito e presieduto da Luigi Pisani. Nel contempo assicuriamo tutti i cittadini delle nostre isole, della Campania e dell’intero territorio nazionale che continueremo la battaglia che come Partito, e per primi in Italia, abbiamo intrapreso il 21 maggio 2008 - con la presentazione a tutti i gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione di centrodestra e centrosinistra della camera dei deputati e del senato, oltre che alla presidenza del consiglio dei ministri, della proposta di modifica del terzo condono edilizio, legge 24 novembre 2003 n.326 – per consentire la regolarizzazione dell’abusivismo di necessità anche nelle zone sottoposte a vincolo paesistico e sino ai giorni nostri. Un impegno che abbiamo già avviato con l’importante manifestazione del Partito di ieri sera sull’argomento svoltasi nella sala polifunzionale del comune di Forio.
Isola d’Ischia, 25 marzo 2010.
La Segreteria del P.C.I.M-L.



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Commento pubblicato lunedì 1 marzo 2010 alle ore 21.00



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ANTONIO SPATARO E GLI ALTRI, COI LORO PARTITI VOTATI E FATTI VOTARE, SONO POLITICAMENTE RESPONSABILI DEGLI ABBATTIMENTI!
Cittadini, questa volta aprite gli occhi, alle elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2010 non fatevi più ingannare, non date il voto ai partiti del centrodestra e centrosinistra che al governo e in parlamento sono responsabili delle vostre tragedie sociali e quotidiane.

di Domenico Savio*

Giovedì 25 febbraio 2010 a Napoli si è svolta la seconda e importante manifestazione popolare contro l’abbattimento della prima e unica casa di abitazione delle famiglie lavoratrici con la richiesta al governo di approvare immediatamente un decreto-legge che modificando la legge del terzo condono edilizio blocchi la tragedia degli abbattimenti.
Vogliamo subito precisare, per chiarezza coi cittadini e per onestà intellettuale, che gli abbattimenti in corso e quelli previsti per le prossime settimane e mesi possono essere bloccati solo da un decreto-legge approvato dal governo, perché l’attuale consiglio regionale, e quello che uscirà dalle imminenti elezioni, non può modificare una legge dello stato, che non consente di regolarizzare l’abusivismo di necessità nelle aree sottoposte a vincolo paesistico. Di conseguenza chi va chiedendo il voto promettendo che il nuovo consiglio regionale risolverà il problema in effetti sostiene il falso e inganna gli elettori. Così come il disegno di legge presentato al senato non serve a fermare subito gli abbattimenti, perché non sappiamo se, quando e come sarà approvato dai due rami del parlamento, troppi sono i disegni di legge che nascono e muoiono in parlamento, cioè che non vengono mai approvati.
La prescrizione dei reati edilizi o gli abusi che per varie ragioni non sono stati sanzionati non mettono al sicuro la casa dall’abbattimento, perché se non viene modificato il terzo condono in seguito dovrà provvedere il comune. La stessa richiesta, in fase di sottoscrizione, che l’ordine di demolizione delle costruzioni ricadenti in zone sismiche non avvenga, secondo la normativa vigente, da parte del pubblico ministero, bensì dell’ufficio tecnico della regione o dell’ufficio del genio civile, non evita definitivamente l’abbattimento, cosa che può avvenire solo con l’approvazione di una norma legislativa che modifichi la legge 24 novembre 2003 n.326.
Quando diciamo che il potere politico di centrodestra e centrosinistra è, nel suo insieme, responsabile dei tragici abbattimenti e delle conseguenti disgrazie che si stanno inesorabilmente abbattendo su tante famiglie lavoratrici vogliamo significare che lo sono tutti i partiti e gruppi politici presenti nel governo e nel parlamento, le amministrazioni comunali, che rappresentano territorialmente lo stato, i sindaci, gli assessori e i consiglieri comunali e i vari galoppini elettorali che in occasione delle diverse elezioni vanno chiedendo il voto ai cittadini per i loro partiti e gruppi politici, candidati ed eletti al senato, alla camera dei deputati e ai consigli regionali, provinciali e comunali. Questo è il potere che sta facendo piangere e disperare tante donne, uomini e bambini e che ancora non interviene per mettere fine alla tragedia.
Alla suddetta manifestazione si è presentato il delegato del sindaco di Forio Antonio Spataro con la fascia tricolore assieme ad altri che accompagnandolo si sono dimostrati anch’essi complici di quel potere politico di centrodestra e centrosinistra che al governo e in parlamento non è ancora intervenuto per mettere fine alla sciagura di tanti cittadini. Chi sostiene questo potere dominante a tutti i livelli della vita istituzionale, col voto o con altre forme di consenso, è complice degli abbattimenti e non può stare nel movimento di lotta per la casa che lo contesta, non è credibile e se qualcuno glielo consente tradisce i veri interessi sociali di coloro che sono colpiti dalla ferocia e dalla disumanità di tale potere.
A doveroso chiarimento e onore della verità del titolo riportato da Il Golfo di ieri a pag.8 “A Napoli scontro tra le ‘fazioni’ ischitane!” dobbiamo con vivo rammarico precisare che nella manifestazione di Napoli non c’è stato nessun scontro tra le due posizioni presenti, cioè una rappresentata dal potere politico dominante - politicamente responsabile delle lacrime che sta facendo versare a tanta povera gente lavoratrice, che viene abbattuta e repressa nel suo diritto costituzionale alla casa dallo stato capitalistico e repressivo, presenza che gli organizzatori della manifestazione hanno fatto male a tollerare – e l’altra orgogliosamente e onorevolmente rappresentativa del dramma umano e sociale a cui il potere politico e istituzionale sta sottoponendo cittadini disperati e abbandonati da una società malvagia. Certamente Il Golfo è stato informato male da qualcuno, mentre noi siamo impegnati a smascherare e isolare quanti hanno interesse a dividere e indebolire il movimento di lotta per il diritto alla casa.
La Federgeometri, in quanto presente alla manifestazione di Napoli col suo consigliere provinciale geom. Giuseppe Colella al fianco del rappresentante del potere dominante, nell’occasione rappresentato dal delegato del sindaco di Forio Antonio Spataro, e in quanto sostenitrice di un fronte comune tra il comitato per il diritto alla casa di Ischia e Procida e il potere politico dominante, quest’ultimo, ripetiamo, diretto responsabile degli abbattimenti, non è ammessa alle iniziative e alle manifestazioni del comitato di lotta, a partire dalla manifestazione in programma per il 2 marzo 2010.
Il fronte dei demoliti non può, e non deve, confondersi con quello dei demolitori, formato dallo stato e dal suo potere politico, diversamente e tragicamente sarebbe come se un condannato chiedesse al potere impositivo di espiare la propria pena. Inoltre, ci è stato riferito che qualche galoppino elettorale farabutto andrebbe girando chiedendo il voto per un candidato regionale a nome del Comitato per il diritto alla casa di Ischia e Procida. Sicuramente si tratterebbe di un millantatore, totalmente estraneo al Comitato, indegno di farne parte e persino di partecipare alle sue iniziative di lotta. Costui stia lontano dal Comitato, il quale qualora ne avesse le prove non esiterebbe a sporgere querela per difendere la propria onorabilità e autonomia politica e sociale. Per il 28 e 29 marzo 2010 la posizione elettorale del Comitato è e sarà l’astensione dal voto, in quanto ritiene che nessuno dei candidati meriti il voto del popolo degli abbattuti e di quanti esprimono loro solidarietà umana e civile.
Isola d’Ischia, 26 febbraio 2010.
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* Segretario generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org



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Commento pubblicato sabato 20 febbraio 2010 alle ore 7.00



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GOVERNO E PDL SONO I DIRETTI RESPONSABILI
DELLA TRAGEDIA DEGLI ABBATTIMENTI IN ATTO!
.Non da meno lo è l’opposizione parlamentare di centrosinistra, che non ha mai fatto distinzione tra abusivismo edilizio speculativo, affaristico e camorristico e quello di necessità sociale – cioè la costruzione abusiva della prima e unica casa di abitazione per colpa dello Stato e del potere politico capitalistico che non hanno garantito il diritto costituzionale alla disponibilità di un’abitazione propria a tutti i nuclei familiari e che non hanno consentito alle famiglie che ne avevano la possibilità di costruirsi nella legalità una casa per viverci - e che non ha assunto nessuna iniziativa politica per fermare la catastrofe in corso che sta distruggendo l’esistenza di tante famiglie lavoratrici. Anche per il dramma che stanno vivendo migliaia di famiglie i partiti e i candidati della maggioranza e dell’opposizione parlamentare alle prossime elezioni regionali non devono essere votati, la parola d’ordine è astensione!

di Domenico Savio*

Si avvicinano le elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2010 e i partiti e i candidati del centrodestra e del centrosinistra, accomunati dalla stessa politica padronale di negazione dei diritti sociali delle masse lavoratrici e popolari, invadono il territorio alla raccolta di voti diffondendo le solite chiacchiere, promesse e illusioni. Questa sera i due schieramenti aprono la campagna elettorale pure a Ischia porto, a poca distanza tra di loro, tanto le somiglianze politiche avanzano di molto le invisibili differenze. Ma le isole di Ischia e Procida, come l’intera Provincia di Napoli e altre vaste zone della regione Campania, in queste ore sono teatro di sconvolgenti e tragici abbattimenti, da parte della Procura della Repubblica o di Sindaci, di prime case di abitazione di una moltitudine di famiglie, buttate senza pietà sulla strada e distrutte per sempre nei loro averi e nella loro dignità esistenziale. Con quale coraggio questi politici, nemici dei fondamentali diritti del vivere civile di un popolo, si presentano ancora una volta a chiedere il voto è impossibile supporlo, ma si tratta solo di faccia tosta e di mancanza assoluta di rispetto per quanti soffrono le loro malefatte di governo locale e nazionale.
Abbiamo appreso che galoppini elettorali del centrodestra, e più precisamente del berlusconiano Partito della Libertà, girerebbero per le case delle famiglie sventurate, che hanno già avuto abbattuto la prima e unica casa di abitazione o che l’avranno demolita nelle prossime ore, settimane o mesi, chiedendo il voto vantando un disegno di legge presentato al Senato per la modifica del terzo condono edilizio. In effetti si tratta della solita promessa o illusione elettorale che non garantisce nulla di certo e che al momento non serve a fermare la tragedia degli abbattimenti. Al posto del decreto-legge, che avrebbe bloccato subito le demolizioni, questi signori per prendersi ancora il voto, e con esso il potere e i privilegi a nostre spese, cercano ancora una volta di convincere gli elettori con un disegno di legge che non sappiamo quando e se sarà approvato dal Parlamento e che, intanto, consente il proseguimento dei barbari e disumani abbattimenti e il pianto a dirotto di donne, uomini e bambini.
Cittadini, noi pensiamo che oramai bastano a quest’Italia 60 anni di inganni e di tradimenti elettorali da parte dei partiti, dei candidati e degli eletti della destra, del centro e della falsa sinistra borghese, capitalistica e revisionista e che è giunto il momento di aprire gli occhi, di far valere la ragione, di affermare le proprie idee e la libertà di giudizio e di scelta ideale e politica, di trovare il coraggio di dire no ai falsari della politica, a chi vive di politica sulle nostre spalle, curve per il peso del lavoro quotidiano, a chi si prende il voto e subito dopo ci volta le spalle e a chi col nostro voto corrompe e rapina le istituzioni. E’ giunto il momento di non fare più credito a nessun partito e candidato delle coalizioni di centrodestra e centrosinistra, di non rendersi, con voto dato a questi partiti e personaggi, persino responsabili del nuovo malgoverno regionale che uscirà prossimamente dalle urne e di riappropriarsi della propria libertà e autonomia politica. Meglio non votare che votare comunque e male. Almeno dopo ognuno potrà dire “non sono responsabile dei mali sociali che il nuovo governo della Regione mi sta scaraventando addosso”.
Certo, l’astensionismo - quando nella competizione elettorale non è presente il vero partito degli interessi presenti e futuri della classe lavoratrice e delle più vaste masse popolari a cui si può dare con fiducia il voto, come lo è il P.C.I.M-L. - non basta a liberare l’Italia da tanto malgoverno e corruzione istituzionale, però attualmente costituisce una presa di coscienza importante per poter più speditamente avanzare sulla strada della costruzione di una nuova società, in cui il rispetto della dignità e dei bisogni umani sia al di sopra di ogni altra cosa e questa si chiama società socialista. Oggi, nella catastrofe degli abbattimenti in cui ci hanno costretti a vivere drammaticamente e disperatamente, il disegno di legge esibito agli elettori dal centrodestra e dal PDL non serve assolutamente ad alleviare le nostre sofferenze, a farci tornare il sonno durante la notte e a ridare serenità ai nostri bambini violentemente allontanati e per sempre dalla propria abitazione, ma è solo utile a chi vuole continuare a gestire il potere per fini a noi avversi, perché solo un decreto-legge può liberarci dall’incubo dell’abbattimento. Almeno adesso, cari elettori, abbiate il coraggio e la dignità sociale di negare il voto ai responsabili delle vostre sciagure quotidiane, che oltre all’abbattimento dell’unica casa posseduta investono pure i problemi del lavoro e della sua precarietà, della scuola, dell’assistenza sanitaria, dei trasporti, del caro-vita, della pensione, dell’arretratezza sociale, eccetera.
Isola d’Ischia, 20 febbraio 2010.
.* Segretario generale del P.C.I.M-L.domenicosavio@pciml.org
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Commento pubblicato sabato 30 gennaio 2010 alle ore 21,25



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TUTTI RESPONSABILI, POLITICAMENTE ED ELETTORALMENTE, DELLA TRAGEDIA CHE HA COLPITO LA FAMIGLIA IMPAGLIAZZO!



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L’analisi severa, ma vera, del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista.
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di Domenico Savio
.La civile, pacifica e democratica battaglia sociale svoltasi in questi giorni per salvare dalle ruspe demolitrici di Stato la povera casetta popolare di appena 50 mq. della famiglia Impagliazzo è stata un’esperienza di portata storica per la nostra Isola a cui ha lavorato intensamente il “Comitato per il diritto alla casa delle popolazioni di Ischia e Procida”. La resistenza passiva, anch’essa pacifica, civile e democratica, allo Stato violento e repressivo e al potere politico dominante di centrodestra e centrosinistra per salvare la casetta di una povera famiglia di lavoratori è stata una iniziativa spontanea di quanti, sensibili al dramma di chi stava vivendo una ingiustificata violenza da parte di un potere lontanissimo dai bisogni di vita delle masse lavoratrici e popolari, hanno voluto portare solidarietà sociale e calore umano a una famiglia lavoratrice e disoccupata distrutta nella sua speranza di vita dignitosa. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista esprime la più viva solidarietà di classe e rivoluzionaria alla famiglia Impagliazzo colpita dall’abbattimento e ai feriti, contusi e denunciati per tale resistenza passiva.
La partecipazione di tanta gente, generosa e altruista, alle notti insonni sotto la pioggia e con l’esposizione al vento di tramontana e al freddo polare, però ha messo in evidenza la mancanza di un coordinamento e di una autorità riconosciuta che potesse evitare dolori e conseguire maggiori risultati all’azione di lotta, ma una tale funzione può efficacemente svolgerla solo il Partito della classe lavoratrice, cioè il P.C.I.M-L., che però abbia la forza militante e organizzativa necessaria. Sappiamo che lo spontaneismo e il populismo non servono a cambiare questa società infame e non sono strumenti di lotta organizzata e vittoriosa, ma danno luogo a spontanee fiammate, seppur di giusta protesta, che poi si spengono sino alle prossime occasioni, mentre i responsabili della negazione dei diritti e dei bisogni popolari continuano a sopravvivere e a realizzare i loro potenti e vergognosi affari.
Dell’abbattimento della prima e unica casa di abitazione della famiglia Impagliazzo e di quelle che sciaguratamente potranno esserlo nei prossimi giorni e settimane sono politicamente ed elettoralmente responsabili i lavoratori ancora privi di una coscienza di classe e le masse popolari sprovviste di idealità, militanza e impegno politico di classe e rivoluzionario, qualità che dovrebbero essere proprie della classe sociale sfruttata, affamata e repressa dalla classe capitalistica. In effetti, quasi tutti i partecipanti a quella manifestazione di solidarietà e di resistenza passiva per Luigi sono, in buona o cattiva fede, politicamente ed elettoralmente responsabili della tragedia sociale che lo Stato dei potenti ha vergognosamente consumato in via Borbonica a Casamicciola e lo sono con la loro appartenenza politica, militanza partitica, il voto e il consenso in generale che danno al potere politico dominante.
Ecco perché noi diciamo che il movimento di lotta della grande manifestazione di martedì 26 gennaio 2010, la resistenza passiva e la solidarietà umana e civile manifestata per la famiglia di Luigi Impagliazzo se vogliono veramente svolgere un ruolo sociale attivo ed evitare il persistere delle violenze e delle ingiustizie di Stato devono imboccare la via dell’organizzazione, della militanza e dell’attività politica consoni agli interessi sociali della propria classe e ciò può avvenire solo all’interno del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista. Quel movimento può incidere nelle trasformazioni sociali, può imporre i propri bisogni di vita alla classe capitalistica dominante e può impegnarsi per un avvenire superiore al presente solo se si trasforma in forza organizzata e militante. Solo il Partito della classe lavoratrice può esprimere l’autorità riconosciuta di cui sopra e rappresentata dal Partito stesso e dalla sua massima carica.
Scriveva Wladimir V. Majakovskij nel Poema di Lenin: “…..La disgrazia è sull’uomo quando è solo. La sciagura è nel cuore del solitario. L’uomo solo è fragile preda d’ogni potente e persino dei deboli purché si mettano in due. Ma se nel Partito tutti i deboli si sono riuniti, arrenditi, nemico, muori e giaci! Il Partito è una mano con milioni di dita, stretta in un solo minaccioso pugno. L’Uomo isolato non conta, anche se è forte non alzerà una semplice trave, né tanto meno una casa a cinque piani. Ma col Partito, reggendoci e alzandoci l’un l’altro, costruiremo sino al cielo. Il Partito è la spina dorsale della classe operaia. Il Partito è l’immortalità della nostra opera. Il Partito è l’unica cosa che non tradisce…..”.
La lotta vissuta in questi giorni, l’impegno per quella famiglia distrutta dallo Stato e dal suo potere politico e istituzionale, l’ansia di proseguire nella rivendicazione presente sui volti di ogni partecipante e la speranza di uscire dal malessere sociale che affligge l’esistenza di ognuno di noi – malessere generato dai problemi legati alla casa, al lavoro, alla pensione, alla sanità, ai trasporti, alla scuola, eccetera – non possono finire così semplicemente né tanto meno con la resa. Bisogna continuare nella lotta e che sia ancor più incisiva, produttiva e rivolta a una nuova dignità della vita e a un diverso, futuro ordine sociale, che trovi nel socialismo la sua realizzazione. Ciò richiede pure a ogni lavoratore cosciente e militante politico per la causa del socialismo di lavorare instancabilmente alla crescita del Partito tralasciando di perseguire impegni di effimera visibilità sia personale che organizzativa, perché quel che conta e resta è solo il Partito, in cui bisogna lavorare con umiltà, impegno e riservatezza.
Inoltre, si vergognino pure quei giornalisti e commentatori della stampa e delle televisivi che hanno definito villa o villetta la povera casa popolare della famiglia Impagliazzo allo scopo di attribuirle un significato speculativo e non di necessità sociale, che hanno messo sullo stesso piano di quello di necessità l’abusivismo speculativo, affaristico e camorristico e che hanno attribuito la responsabilità delle disgrazie naturali alla genericità dell’abusivismo edilizio, senza indagarne le vere responsabilità del potere politico locale, regionale e nazionale dimostrandosi, così, asserviti alla cultura e agli interessi del potere economico e politico dominante. Il giornalismo contribuisce a formare la coscienza collettiva e quando si schiera, in tutto o in parte, a difesa dei potenti di turno per carriera e privilegi diventa un feroce nemico del progresso civile e sociale dell’umanità.
.* Segretario generale del P.C.I.M-L.






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Commento pubblicato martedì 12 gennaio 2010 alle ore 21,00



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Rosarno (Calabria): disumanità, repressione, persecuzione e vergogna sociale del sistema economico e del potere politico capitalistico.






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DIRE SCHIAVI, BIANCHI O DI COLORE CHE SIANO, E’ POCO. PER GLI AGRARI E LA MALAVITA ORGANIZZATA SONO SOLO DEI FANTASMI VIVENTI DA SFRUTTARE E BUTTARE!



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Per liberarci dalle catene dello sfruttamento e dell’umiliazione umana e sociale dell’infame classe padronale dobbiamo mettere fine alla guerra fratricida tra poveri e uniti dobbiamo abbattere il nemico comune, che è l’abominevole sistema capitalistico, fondato sulla privatizzazione dei mezzi di produzione e sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. La rinascita civile dell’umanità sta solo nella sconfitta del capitalismo e nella costruzione del socialismo.



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di Domenico Savio*



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In questi tragici giorni di rivolta degli immigrati affamati, umiliati e offesi nella loro dignità di uomini, di disperazione sociale degli abitanti di Rosarno, un paese della piana di Gioia Tauro in Calabria, 15.000 abitanti, di totale assenza dello Stato, quale presidio di garanzia dei più elementari diritti sociali per residenti e lavoratori extracomunitari e di dominio assoluto delle cosche della ‘drangheta, della mafia e di ogni altra associazione della malavita organizzata nella vita economica, politica, amministrativa e sociale di quella realtà territoriale, l’informazione radio-televisiva e della carta stampata del regime capitalistico, che regna in Italia, ci ha parlato dei lavoratori di colore trattati come schiavi e abbandonati in uno stato di indigenza assoluta, mentre qualche verme di fogna, per insultarli e umiliarli, li ha chiamati negri.Per degli esseri umani, lavoratori dignitosi, nostri fratelli di altri continenti e paesi sfruttati disumanamente - 2 euro per ogni ora di lavoro massacrante nei campi e solo quando vengono chiamati dal caporale di turno -, costretti a vivere e dormire in dei luridi silos abbandonati o in altri luoghi malsani senza materasso, bagno, acqua, luce, cibo sufficiente e privi di ogni diritto sociale, come l’assistenza sanitaria e altro, non si può parlare neppure di schiavi, perché è riduttivo e non rappresenta la vera realtà, ma di “fantasmi viventi”, che la società capitalistica e il suo potere politico ignora completamente considerandoli esseri inferiori da sfruttare sino al midollo e da disfarsi quando non servono più allo scopo, proprio come è avvenuto a Rosarno.Dunque, servi dell’economia e del potere politico capitalistico non potete definirli neanche schiavi, perché questi, nell’era e nella società schiavistica, erano trattati più umanamente e avevano più dignità sociale e familiare dei “fantasmi viventi” della piana di Gioia Tauro. Gli schiavi nell’impero romano dalle famiglie patrizie erano trattati e rispettati più umanamente che come i padroni, lo Stato italiano, i caporali e la ‘drangheta tratta quegli sventurati della nostra epoca.Lo Stato e il potere economico e politico capitalistico del nostro paese, cioè il dominio della classe padronale su quella lavoratrice e il barbaro sistema di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, si servono di questi lavoratori solo per poterli sfruttare al massimo negandogli i più elementari diritti del vivere civile, non gli viene data nessuna garanzia sociale, vengono colpevolmente lasciati in balia degli affari e della violenza d’ogni genere, morale e materiale, messa in atto dalle cosche malavitose, a partire dalla ‘drangheta. Sì, lo Stato della classe padronale è complice delle sventure di questi poveri lavoratori, perché, tra l’altro, abolendo il collocamento pubblico della forza lavoro e istituendo le agenzie private del lavoro in effetti ha dato più forza al vergognoso e ignominioso mercato privato del lavoro - ovvero della forza-lavoro, considerata come una merce qualsiasi da usare e buttare –, gestito dai cosiddetti caporali, di antica e scellerata memoria, della ‘drangheta, della mafia e di tutte le altre organizzazioni criminali. Vergogna!Inoltre, questo stesso Stato e potere politico capitalistico trattano i lavoratori extracomunitari come esseri umani inferiori negandogli una dignitosa ospitalità e una vita sociale decente, utilizzando nei loro confronti politiche discriminatorie, razziste e persecutorie, chiudendoli per lunghi periodi nei cosiddetti “centri di accoglienza”, che sono vere prigioni o lager d’altri tempi, riaccompagnandoli con la forza nei loro paesi di origine - dove spesso sono perseguitati politici, vengono torturati e rischiano la condanna a morte – dopo che hanno rischiato la vita per raggiungere il nostro paese. Il governo italiano garantisca immediatamente agli immigrati trasferiti da Rosarno ad altri centri della Calabria e del Mezzogiorno un lavoro, un guadagno sicuro e una vita sociale finalmente dignitosa.A Rosarno, come potrà avvenire anche in altre realtà territoriali italiane, la contrapposizione tra nativi del posto e immigrati è nata ed è dilagata per le pessime condizioni di vita dei lavoratori stranieri, per i problemi di difficoltà sociale e di sopravvivenza economica dei residenti – problemi come i prepensionamenti, i licenziamenti, la mancanza e la precarietà del lavoro, le fabbriche che chiudono dal nord al sud dell’Italia, , gli stipendi, i salari e le pensioni di fame, le tasse e le tariffe insostenibili, la precarietà e l’alto costo dei trasporti, la sanità carente e costosa, il dilagare della malasanità e della corruzione pubblica che vi gira intorno, eccetera – e per il potere che le associazioni malavitose esercitano in assenza complice dello Stato e del governo centrale. L’esasperazione popolare nasce e si diffonde sempre per ragioni di malessere sociale, generato da un potere politico e istituzionale centrale e periferico che non corrisponde ai bisogni di vita civile e dignitosa dei cittadini e, in particolare, della classe lavoratrice sfruttata in tanti modi da quella padronale, nelle cui mani detiene, disgraziatamente, i mezzi di produzione e la ricchezza del paese prodotta dai lavoratori.Poca importa se la scintilla dei disordini sia partita dagli immigrati o dai residenti, perché a determinare i deprecabili scontri è stato solo il difficile contesto sociale in cui sono avvenuti, in una situazione sociale diversa – dove gli extracomunitari avessero avuto condizioni di vita economiche e sociali più dignitose, dove i residenti avessero potuto disporre di maggiori garanzie sociali e certezze di vita e dove la ‘drangheta non avesse avuto il potere che lo Stato gli consente sciaguratamente di avere – non si sarebbero verificati, perché è l’ambiente economico e sociale in cui la vita si svolge che determina i comportamenti delle persone.La vera tragedia di quanto è avvenuto sta nel fatto che mentre a Rosarno due realtà umane e sociali si confrontavano, anche duramente e tragicamente, aldilà del ruolo svolto dalle organizzazioni malavitose, lo Stato e il suo potere politico hanno continuato a prendersela coi “clandestini”, con la “troppa tolleranza” nei confronti degli “irregolari” e con la mancata espulsione di quegli immigrati sprovvisti di permesso di soggiorno. Tali istituzioni della Repubblica anziché comprendere e soccorrere con ogni mezzo possibile e necessario quegli sfortunati, anche nell’ora tragica hanno continuato a inveire contro le loro disgrazie umane e sociali.I lavoratori residenti di Rosarno e quelli venuti da lontano alla ricerca di migliori condizioni di vita per sé e per le loro famiglie lontane, portano la stessa responsabilità ideale, di classe e politica della dannata e feroce sopravvivenza dell’odierno, infame sistema capitalistico e della sua espansione imperialistica. Quest’ultima imperversa come un avvoltoio sul Pianeta intero rapinando il frutto del lavoro proletario sottomettendo e affamando i popoli col mercato finanziario o con le guerre di aggressione, di sterminio, di sottomissione e di furto delle ricchezze nazionali. E’ ora che i lavoratori residenti e immigrati d’ogni paese prendano coscienza di appartenere alla medesima classe sociale, sfruttata e rapinata dalla classe padronale, si rendano conto che sulle loro divisioni ingrassa ulteriormente la classe sfruttatrice e che la loro liberazione sociale nazionale e internazionale dipende dalla loro emancipazione e unità ideologica, politica, organizzativa e di lotta di classe.Il sistema e il potere politico capitalistico non perdono l’occasione per fomentare la divisione e la contrapposizione tra le masse lavoratrici dei vari continenti e paesi per meglio sottometterle, sfruttarle e ridurle all’obbedienza. I padroni continueranno ad averla vinta fin quando i lavoratori saranno divisi, di qui la necessità dell’unità di classe di tutti gli sfruttati della Terra per sconfiggere il comune nemico capitalistico e imperialistico, unitamente al suo potere politico e istituzionale. Dunque, non divisione, ma unione ferrea e perpetua tra i lavoratori e le loro organizzazioni politiche e sindacali di classe di tutte le nazioni della Terra. Non a caso il compagno Karl Marx, Maestro del proletariato internazionale, per sconfiggere il capitalismo proclamava: “Proletari di tutti i paesi, unitevi!”.Per evitare il ripetersi dei tragici avvenimenti di Rosarno in luoghi e tempi diversi occorre, e presto, abbattere l’infame sistema economico e sociale capitalistico e sulle sue ceneri costruire la nuova e superiore società socialista per edificare successivamente quella comunista, dove a decidere la sorte sociale delle masse lavoratrici e popolari non saranno più i padroni sfruttatori e assassini, bensì gli stessi lavoratori, attraverso l’autogoverno diretto e protagonista delle attività sociali. Per la costruzione di questo nuovo mondo, di riscatto dal tragico passato e di nuovo orgoglio esistenziale, lavora il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, che per tale obiettivo invita tutti i lavoratori italiani e immigrati ad aderirvi. La classe lavoratrice nativa e immigrata del nostro paese, sotto le gloriose bandiere di classe e rivoluzionarie del P.C.I.M-L., deve lottare accanitamente per sconfiggere il sistema e il potere politico capitalistico dominante e per costruire la nuova società socialista, mediante il potere dei Soviet, cioè dei Consigli dei lavoratori operai e intellettivi, in tutte le attività sociali e anche per aiutare, nell’ambito dell’internazionalismo proletario, la classe lavoratrice degli altri paesi a liberarsi dalla dittatura capitalistica e realizzare i nostri stessi obiettivi di nuova e superiore civiltà umana.Forio (Napoli), 10 gennaio 2010.



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* Segretario generale del P.C.I.M-L.






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Commento pubblicato martedì 10 novembre 2009 alle ore 9,00



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1815-2015: ritorna tragicamente l’assolutismo imperiale di 200 anni fa, ma con qualche esperienza in più del movimento operaio e comunista.



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LE POTENZE IMPERIALISTE SI STANNO RIDISTRIBUENDO I TERRITORI E LE RICCHEZZE DEL MONDO: E’ UN’ALTRA FEROCE “RESTAURAZIONE”, DA CUI, PERO’, SCATURIRA’ UNA NUOVA EPOCA DI RIVOLUZIONI PROLETARIE E DI PROGRESSO SOCIALE PIU’ STRAVOLGENTI DEL PASSATO!



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Nessuno potrà mai fermare il corso della storia dell’umanità fin quando non scompariranno le classi sociali e con esse tutti i mali sociali dell’esistenza del genere umano.di Domenico Savio*Dopo le epiche rivolte e battaglie di schiavi, capeggiate da valorosi rivoluzionari come Spartacus, Enno e Altri, contro gli imperatori romani per l’abolizione della schiavitù e la conquista di una esistenza libera e dignitosa, il periodo più rivoluzionario della storia dell’umanità è stato senza dubbio quello intercorso tra il 1815 e la fine del secondo millennio, considerato che il Medioevo è stato privo di significative rivolte e opposizioni popolari. In seguito alla rivoluzione borghese francese del 14 luglio 1789 - in cui la classe operaia francese ebbe un ruolo importante in termini di lotta di classe e di liberazione del proletariato dallo sfruttamento dell’aristocrazia feudale e del nascente sistema capitalistico, ruolo che poi risultò, purtroppo, progressivamente emarginato e represso dalla borghesia – e al dispotismo bonapartista le vecchie potenze reazionarie dell’Europa si coalizzarono nuovamente col congresso di Vienna del 1815, costituirono la cosiddetta Santa Alleanza, si spartirono nuovamente l’Europa, affermarono l’abietto, arbitrario e repressivo “principio di legittimità”, secondo cui i troni erano assegnati direttamente da Dio e, dunque, intangibili dagli uomini e soffocarono nel sangue ogni tentativo di democratizzare i rapporti tra regnanti e sudditi. Tale cambiamento reazionario e conservatore fu definito “restaurazione” del vecchio ordine monarchico e imperiale con l’imposizione del più ignobile oscurantismo politico, letterario e sociale, mantenuto con la feroce repressione di qualunque forma di opposizione. Restaurazione del vecchio ordine statale e sociale e dei vecchi privilegi della casta regnante e delle corporazioni aristocratiche.Con la “restaurazione” ha inizio quasi un bicentenario di lotte democratiche e di classe per abbattere il potere aristocratico, per favorire l’unità nazionale dei paesi suddivisi in tanti regni, ducati, principati, eccetera per soddisfare gli appetiti territoriali di re, duchi e principi – l’Italia fu suddivisa in nove piccoli e piccolissimi Stati -, per introdurre le Costituzioni democratiche, per abolire le repressioni degli oppositori da parte dei regnanti, per mettere fine alle orrende carneficine delle popolazioni insorte contro i poteri dispotici, per la sconfitta del sistema e dello sfruttamento capitalistico, per migliorare le condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari e per costruire nuovi ordini sociali. Si mette in moto un grande movimento di lotta di liberazione dal dispotismo regnante e si sviluppa un gigantesco fermento popolare intorno alla cultura progressiva e a quella della classe lavoratrice, ai principi di libertà, di democrazia, di indipendenza nazionale e repubblicani. Artefici fieri ed eroi di questo movimento, che si forma per la prima volta nella storia in Europa e nel nostro paese, prendono il nome di Carbonari, Cospiratori, Congiurati e Patrioti, che pagano un prezzo altissimo di fucilati, impiccati, assassinati e in vario modo massacrati dal potere dominante, compreso quello dello Stato Pontificio con a capo il Papa. Ma il progresso umano e sociale nessuno può fermarlo, il materialismo storico è un gigante inarrestabile, la lotta di classe non conosce ostacoli né confini e inizia il cammino verso la società comunista. Tutto questo in Italia prende il nome di Rinascimento e, a distanza di oltre un secolo, qualcuno attribuisce alla lotta di Resistenza, di Liberazione del paese dal nazi-fascismo e di proclamazione della Repubblica la definizione di secondo Risorgimento nazionale.Così dalle sette carbonare si passò ai movimenti di massa, arrivarono le rivoluzioni europee del 1848 e in Italia, per tutte, l’eroica Repubblica Romana. Si svilupparono feroci combattimenti tra i soldati, compreso le polizie, degli Stati assassini e le forze patriottiche, spinte dall’innato eroismo e dalla totale abnegazione nell’affrontare e combattere il nemico più potente e meglio armato. Tra l’altro, le truppe dello Stato pontificio eseguirono un’orrenda carneficina della popolazione inerme di Cesena e Pio IX in una proposizione del Syllabus arrivò a proclamare: “Sia maledetto chi afferma che il romano pontefice può e deve riconciliarsi e venire a composizione col progresso, col liberalismo e colla moderna civiltà”, una spietatezza che rappresenta bene anche la ferocia della santa romana inquisizione degli anni bui del Medioevo. Ma ovunque la crudeltà della repressione non ferma la determinazione di patrioti, lavoratori e masse popolari che lottano accanitamente per le libertà democratiche e l’indipendenza nazionale, che solo in minima parte arrivano con lo statuto albertino e l’Unità d’Italia.Ma la vera novità di portata universale per l’umanità è l’irrompere impetuoso sulla scena della storia della filosofia marxista, intendendo con essa il pensiero e l’opera filosofica e politica di Marx ed Engels, il materialismo dialettico e storico, il passaggio dal socialismo utopistico a quello scientifico, il Manifesto del Partito Comunista del 1848 e poi a seguire il Capitale - opera summa di Karl Marx, con la quale analizza e dimostra scientificamente il processo disumano di sfruttamento dei lavoratori da parte dei padroni -, la Prima Internazionale del movimento operaio e comunista, la gloriosa Comune di Parigi e la nascita e la crescita progressiva delle organizzazioni operaie, socialiste e comuniste, le associazioni operaie di mutuo soccorso, embrione del successivo sistema cooperativistico, la nascita del Partito Operaio Socialdemocratico di Russia nel 1898 a Minsk (P.O.S.D.R.), la sconfitta della Rivoluzione russa del 1905, nel 1912 i bolscevichi, con Lenin, Stalin e altri conquistano la maggioranza nel Partito, la gloriosa e vittoriosa Rivoluzione d’Ottobre, con la quale per la prima volta nella storia dell’umanità la classe lavoratrice operaia e intellettiva sconfigge la classe borghese e conquista il potere politico. E’ l’alba radiosa di una nuova era, quella del socialismo realizzato nel ventesimo secolo. L’Umanità lavoratrice, per millenni schiava, sfruttata e repressa dalla classe padronale aristocratica e borghese, raddrizza la schiena e si erge a protagonista della storia futura.Gli avvenimenti successivi dimostreranno che la costruzione della nuova e superiore società prima socialista e poi comunista non è impresa facile, non è una passeggiata e il cammino non è irreversibile, tutto dipende dalla lotta di classe vittoriosa del proletariato anche nella fase di costruzione della società socialista, perché il nemico ideologico e politico interno ed esterno al Partito e allo Stato socialista è sempre in agguato e pronto a riconquistare le posizioni perdute e a rimediare alle sconfitte subite e questo sino al consolidamento della società comunista. Il Partito bolscevico di Lenin e di Stalin con l’eroica Armata Rossa nel biennio 1918-1920 uscì vittorioso dalla guerra civile, scatenata dalle potenze imperialistiche e dai residui militari dello sconfitto zarismo, nel 1919 nacque la Terza Internazionale e sorsero i Partiti Comunisti nazionali marxisti-leninisti, nel dicembre del 1922 fu fondata la gloriosa Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, popolata da 100 popoli e formata da 15 Repubbliche federate, 20 Repubbliche autonome, 8 Regioni autonome e vari Circondari autonomi, venne avviata la collettivizzazione di ogni attività sociale e nel quinquennio 1941-1945 la valorosa e intrepida Unione Sovietica sconfisse il nazi-fascismo, sorto con la complicità diretta delle potenze imperialistiche dell’epoca.La Rivoluzione d’Ottobre, per la prima volta nella storia conosciuta dell’umanità, avviò per l’intero Pianeta un vasto processo di liberazione e di indipendenza nazionale per tanti popoli e consentì la costruzione del socialismo realizzato nel ventesimo secolo, mentre l’Unione Sovietica, la culla del socialismo mondiale, favorì la lotta di classe del proletariato di tutti i paesi nella prospettiva di costruzione del socialismo, nello spirito dell’internazionalismo proletario sostenne la nascita e lo sviluppo di nuovi Stati socialisti, dimostrò al mondo intero, col pensiero e l’opera dei grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, ch’era possibile sconfiggere il capitalismo e costruire il socialismo, che nella società socialista con il sistema economico pianificato e collettivo è possibile raggiungere uno sviluppo scientifico, tecnologico e sociale molto superiore a quello che si registra nei paesi capitalistici e che la formazione di una nuova coscienza collettiva, ugualitaria, altruistica e solidaristica nell’uomo è cosa fattibile, insomma è possibile costruire l’uomo nuovo quale fondamento della futura società comunista.Il 5 marzo 1953 morì il compagno Giuseppe Stalin, il continuatore dell’opera di Lenin e il primo costruttore del socialismo sulla Terra, Colui che fece tremare l’imperialismo mondiale, che sconfisse il nazi-fascismo e che sotto la Sua guida in Unione Sovietica, nel lavoro di costruzione del socialismo per passare all’edificazione del comunismo, la collettivizzazione di tutte le attività sociali superò il 90%, cioè mancava solo un ultimo sforzo per incamminarsi sulla via del comunismo. La morte di Giuseppe Stalin, il liberatore di gran parte del proletariato e dei popoli della Terra dalla schiavitù sociale dell’infame sistema capitalistico e dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, fu pianta da tutti gli uomini liberi e onesti, da tutta l’umanità progressiva e da tutti i popoli che speravano nella conquista del socialismo, Egli fu un grande Maestro e Dirigente del proletariato internazionale. Chi si riconosce nel Suo pensiero e nella Sua opera è un coerente comunista marxista-leninista, al contrario chi non vi si riconosce è un falso comunista, un traditore e un rinnegatore della causa del socialismo e del comunismo.Morto il Grande Stalin e sconfitta la sinistra marxista-leninista del Partito, che aveva fatto la Rivoluzione e costruito il socialismo, il ventesimo congresso del Partito Comunista dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche del 1956, sotto la guida del traditore, rinnegato e squallido uomo politico Nikita Krusciov e la lunga mano dell’imperialismo statunitense ed europeo utilizzando l’arma ignobile della calunnia e delle falsità verso Stalin, decretò la fine della costruzione del socialismo e l’avvio del ritorno al capitalismo, un percorso durato sino al 1990, quando l’altro traditore e rinnegato Gorbaciov sciolse persino il PCUS. Questa ingloriosa fine dell’ex Unione Sovietica e dell’intero mondo socialista, costruito nel secolo scorso con tanto sangue versato dal proletariato di tutto il mondo, ad opera scellerata e interessata di miserabili personaggi revisionisti, opportunisti, arrivisti e agenti del nemico di classe insegna chiaramente e inconfutabilmente alla classe lavoratrice di tutti i paesi che durante l’intera fase di costruzione del socialismo la lotta di classe interna ed esterna al Partito e nella società dev’essere spietata e la vigilanza rivoluzionaria non deve mai abbassare la guardia, perché l’avversario non ancora sconfitto nella coscienza di tutto il popolo è sempre vigliaccamente in agguato e pronto per approfittarne.Alla sconfitta della prima gloriosa e grandiosa esperienza storica di costruzione del socialismo sulla Terra è subentrato il ritorno del dominio assoluto e crudele del capitalismo e dell’imperialismo sull’intero Pianeta, con pochissime realtà sociali progressive e di socialismo revisionista e opportunista sopravvissute, almeno per il momento. Il ritorno del controllo assoluto dell’economia e delle risorse naturali mondiali da parte dell’imperialismo ha comportato l’annullamento di tutte le conquiste realizzate in passato dal movimento operaio a livello nazionale e internazionale, ha smantellato tutte le alleanze e le unioni di Stati che aveva faticosamente costruito il mondo socialista, ha affievolito nella coscienza del proletariato e dei popoli il fervore di lotta per il socialismo, ha aggravato i mali del razzismo, del fondamentalismo religioso e della povertà nel mondo, ha avviato una nuova epoca di efferate aggressioni a paesi e popoli non disposti a sottostare alle pretese egemoniche delle potenze imperialistiche più forti, ha scatenato nuove guerre per il controllo e lo sfruttamento delle risorse minerarie e vegetali e per il dominio e l’espansione dei mercati, ha promosso nuove crisi economiche per meglio sfruttare e affamare i popoli della Terra e ha disegnato un nuovo ordine di divisione e di dominio del Pianeta per il terzo millennio: questo almeno nei propositi dell’imperialismo, ma noi comunisti siamo sicuri che ha fatto i conti senza l’oste, cioè non ha tenuto conto della nuova è più possente e generalizzata ondata della Rivoluzione Socialista che ci sarà nel prossimo futuro.1815-2015, dalla restaurazione del 1815 alla restaurazione in corso dei giorni nostri, si chiude un periodo di circa 200 anni di rivoluzioni democratiche e proletarie, di conquiste di libertà, di democrazia e di progresso per il genere umano, di conquiste e di esperienze socialiste e di avanzamento della civiltà umana. Ma nonostante l’apparente forza del capitalismo e dell’imperialismo di oggi un’altra epoca di lotte di classe, di rivoluzioni e di socialismo s’appresta a decollare e questa potrebbe esse l’epoca della sconfitta definitiva del potere capitalistico e imperialistico sul mondo, l’epoca della fine storica dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, l’epoca del trionfo definitivo e assoluto del socialismo e dell’edificazione perpetua del comunismo sulla Terra e l’epoca di un nuovo mondo di uomini e donne veramente liberi e protagonisti della propria vita su di un Pianeta di pace e di progresso uguali per tutti. A questa futura e superiore umanità lavora l’ancora piccolo ma già glorioso Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista.Forio (Napoli), 8 agosto 2009.*Segretario generale del P.C.I.M-L.












Commento pubblicato sabato 10 ottobre 2009 alle ore 22,00



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NESSUNA ISTITUZIONE CAPITALISTICA POTRA’ MAI FERMARE LA CONQUISTA DEL COMUNISMO SULLA TERRA!
COMUNITA’ EUROPEA, CONSIGLIO D’EUROPA, OSCE E ALTRI ORGANISMI, FEDELI SOSTENITORI DEGLI SPORCHI INTERESSI DEL CAPITALISMO E DELL’IMPERIALISMO A DANNO DI QUELLI DELLA CLASSE LAVORATRICE E DI TUTTI I POPOLI DEL PIANETA, VORREBBERO CANCELLARE LA PROSPETTIVA DEL SOCIALISMO PRIMA E DEL COMUNISMO DOPO DALLA MEMORIA DELL’UMANITA’, MA NON POTRANNO MAI RIUSCIRCI, PERCHE’ LA DISTRUZIONE DEI LORO PROTETTI E’ CERTA COME LA LUCE DEL GIORNO E ANCHE PERCHE’ SONO ESSI STESSI, I PADRONI, GENERATORI DELLA LORO FINE!

di Domenico Savio*

La lotta tra le classi borghese e proletaria sarà sempre più spietata fin quando la seconda non distruggerà la prima costruendo il socialismo ed edificando la società comunista. Dopo la vittoria con la Rivoluzione francese, la borghesia - cioè la classe dei ricchi che gozzoviglia nella lussuria con lo sfruttamento dei lavoratori, ovvero il dannato sistema capitalistico che dal controllo del potere e dell’economia a livello nazionale è passato a dominare l’intero Pianeta con la sovrastruttura imperialistica della produzione, della finanza e del commercio - non avrebbe mai pensato di dover subire l’onta della vittoria della Rivoluzione d’Ottobre e la costruzione del primo socialismo realizzato nel ventesimo secolo ad opera eroica della classe proletaria, che per la prima volta nella storia dell’umanità si liberava dallo sfruttamento e dall’abbrutimento padronale elevandosi a governo della società e ad artefice del proprio avvenire.
Sciaguratamente l’opulenta borghesia, col sostegno degli apparati repressivi e di guerra dei suoi Stati capitalistici, con l’aiuto dell’oppio delle religioni - a partire dal potere temporale economico, politico e religioso dello Stato del Vaticano –, con aggressioni, sottomissioni, guerre, stermini di popoli e di etnie, persecuzioni, repressioni e assassinii d’ogni genere, carneficine da far rabbrividire e indignare persino le atrocità più spietate degli anni bui del Medioevo e della santa inquisizione della Chiesa cattolica, l’ha avuta vinta sul primo potere nella storia conquistato dalla classe lavoratrice, sulla ancor giovane democrazia socialista e sul mondo nuovo del potere dei Soviet, cioè dei Consigli degli operai, dei contadini, dei soldati e degli intellettuali d’avanguardia. Una vittoria che non è tanto dipesa dalla forza del nostro avversario di classe, seppur potente e massacratore, quanto dai rinnegati e traditori interni alla dottrina comunista e agli stati socialisti, traditori spietati che si sono rivelati peggiori dei nostri nemici di classe e che portano il marchio infame di revisionisti, opportunisti e venduti all’avversario.
La classe borghese, che non è stupida, che sa di essere odiata dalla classe lavoratrice perché la sfrutta, la abbrutisce, la sottomette, la schiavizza e la reprime nel diritto alla libertà, alla giustizia sociale e alla dignità della propria esistenza, che è consapevole, in quanto classe numericamente e infinitamente inferiore rispetta a quella proletaria, di poter dominare la classe lavoratrice solo con l’inganno, l’oppio delle religioni e la forza coercitiva del suo potere statale, che è a conoscenza del fatto storicamente inoppugnabile che la lotta di classe nasce con le classi sociali e morirà solo con la fine delle stesse nella società comunista, che è cosciente della circostanza incontestabile che la società socialista è in gestazione nel grembo di quella capitalistica è che vedrà la luce nel momento in cui esploderà con tutta la sua deflagrazione la contraddizione tra il carattere sociale della produzione e l’accaparramento privato della ricchezza prodotta, a causa della proprietà privata dei mezzi di produzione. Più semplicemente: i beni sociali vengono prodotti dall’intera collettività, mentre ad appropriarsene è una esigua minoranza di padroni ricconi e parassiti!
Da sempre la classe borghese, o meglio il sistema capitalistico, con l’ausilio del potere temporale delle Chiese combatte la dottrina comunista, il socialismo realizzato nel secolo scorso e la lotta attuale per il socialismo e lo fa utilizzando diverse armi: gli embarghi commerciali verso gli Stati che simpatizzano per il socialismo o che vorrebbero costruirlo, la guerra assassina di occupazione e di sfruttamento di popoli interi, la repressione poliziesca, la propaganda politica e religiosa, l’odio di classe per il comunismo e i comunisti, la calunnia, la falsificazione di avvenimenti storici, la menzogna elevata a metodo di informazione e di formazione dell’opinione pubblica, il controllo e l’orientamento dell’insegnamento scolastico dalla scuola primaria a l’università, l’insegnamento della religione nelle scuole, la funzione sociale dell’apparato clericale, eccetera. Inoltre, utilizza le sue istituzioni nazionali e internazionali e il suo potere legislativo per cercare di mettere fuorilegge i comunisti, le loro organizzazioni e la loro attività ideologica, politica e sociale per poterli arrestare, torturare, incarcerare e renderli inoffensivi e ininfluenti nello scontro di classe, o meglio per proibirgli, con la forza della repressione statale borghese, di svolgere il loro lavoro politico per la costruzione della prospettiva socialista.
E’ questo lo scopo semplice e inoppugnabile per il quale dopo la sconfitta della gloriosa Unione Sovietica e dell’intero socialismo realizzato nel ventesimo secolo, le istituzioni imperialistiche, operanti a livello internazionale, fanno a gara nel deliberare contro la cultura comunista, contro l’esperienza storica del socialismo realizzato, contro i grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, contro i comunisti in generale e mettendo sullo stesso piano, ignobilmente e miserabilmente, il comunismo e il nazismo e paragonando gli efferati crimini nazisti e fascisti alla lotta della classe lavoratrice e dei popoli per il socialismo, con lo scopo di confondere le idee nell’opinione pubblica e di alimentare l’odio anticomunista nelle masse non ancora emancipate dal punto di vista di classe e rivoluzionario. Obiettivo primario di tali calunnie e falsità sono il pensiero e l’opera del grande Stalin, cioè di Colui, dopo la morte prematura di Lenin, che per la prima volta nella storia dell’umanità è stato il costruttore della società socialista, a partire da quella della grandiosa e gloriosa Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste, che ha condotto l’eroica Armata Rossa, i popoli socialisti e le armate partigiane alla fulgida vittoria sul nazi-fascismo e possiamo affermare sull’intero mondo capitalistico e imperialistico, che aveva finanziato il nazismo e il fascismo e sperato, ma invano, che la Germania di Hitler annientasse la patria dei Soviet.
Così prima il Ministero dell’Interno della Repubblica Ceca borghese, capitalistica e imperialistica ha sciolto l’Unione della Gioventù Comunista della Repubblica Ceca (KSM) mettendola fuorilegge, poi il Consiglio d’Europa e a seguire il Parlamento Europeo che hanno approvato risoluzioni ignobili che equiparano il comunismo al nazismo e ultimamente, il 3 luglio 2009 a Vilnius in Lituania, l’assemblea parlamentare dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione capitalistica e imperialistica in Europa (OSCE) ha approvato una risoluzione anticomunista che accomuna fascismo e comunismo. E’ un’offesa tremenda e senza dignità alla memoria umana, alla verità ideale, politica, storica e culturale, alla ragione e all’intelligenza delle donne e degli uomini che vivono sulla Terra, alla lotta di liberazione e di indipendenza dei popoli e alla lotta eroica di quanti sono morti nel corso dei secoli per mettere fine alla barbarie della disuguaglianza sociale e dello sfruttamento e repressione padronale.
E’ evidente che le organizzazioni internazionali del potere economico, politico e militare dell’imperialismo e i governi e parlamenti nazionali degli Stati borghesi e capitalistici cerchino di sostenere, con ogni mezzo, il potere dominante da cui dipendono e prendono ordini – è quel potere lercio e squallido, moralmente e umanamente parlando, dei pochi super ricchi del mondo, che si sono impossessati dei mezzi di produzione, coi quali hanno accumunalo ricchezze immense sottomettendo e sfruttando ferocemente la classe lavoratrice e i popoli interi della Terra, che hanno il controllo dei mezzi di informazione pubblici e privati, della produzione, del sistema bancario e dei mercati nazionali, continentali e intercontinentali: purtroppo si tratta di un potere economico e sociale abietto che, disgraziatamente, il populismo qualunquista e incosciente, unitamente a masse di sottoproletariato, sostiene anche col voto -, potere repressivo e sanguinario che fin quando non si rimetterà in moto, e speriamo che ciò avvenga molto presto, la locomotiva rossa dell’ indignazione popolare, della lotta di classe generalizzata e della rivoluzione socialista diventerà, purtroppo, sempre più aggressivo, violento e repressivo.
Ma nessuna istituzione borghese, religiosa, capitalistica e imperialistica nazionale e internazionale, nessun potere nazionale coercitivo e nessuna guerra imperialistica potranno mai fermare le lancette della storia sull’ora dell’infame sistema capitalistico – com’è finita la società schiavistica e quella feudale così finirà anche quella capitalistica! -, né potranno giammai rendere eterno lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo né eliminare dalla coscienza delle masse sfruttate e affamate il desiderio e la passione della lotta per la liberazione e il riscatto sociale, né tanto meno potranno bloccare il corso del materialismo storico. Noi marxisti-leninisti, noi combattenti rivoluzionari per la conquista del comunismo sulla Terra, noi allievi di Marx, Engels, Lenin e Stalin ed educatori delle nuove generazioni al marxismo-leninismo non consentiamo a nessun sporco borghese, revisionista e opportunista, qualunque carica egli rivesti, di processare le nostre idee, la nostra storia e il nostro impegno di lotta per il comunismo e non permettiamo a nessuna assemblea elettiva borghese di metterci fuorilegge. E’ un impegno che qui assumiamo e riaffermiamo solennemente e che doverosamente lo dobbiamo anche alla memoria eroica di quanti comunisti e lavoratori sino ad oggi hanno sacrificato la propria vita e sono morti per la causa superiore del comunismo e per la quale attualmente noi continuiamo a combattere.
Noi non temiamo nessuna messa fuorilegge, nessuna condanna e nessuna repressione da parte del potere politico e sociale borghese e clericale, noi siamo quelli del Partito Comunista bolscevico di Lenin e Stalin, della Rivoluzione d’Ottobre, della costruzione della gloriosa Unione Sovietica e della sconfitta imposta al nazi-fascismo e adatteremo il tipo e la forma di lotta alle circostanze del momento storico e alla realtà dello scontro di classe in atto. Sbaglia totalmente chi pensa che il revisionismo e l’opportunismo siano inestinguibili dalle fila del movimento operaio e comunista nazionale e internazionale, perché anche la loro sconfitta è segnata e allora ai traditori e ai rinnegatori della causa della superiore civiltà del comunismo toccherà la stessa sorte dei nostri nemici di classe. Borghesi e clericali d’ogni specie, non dimenticate che come oggi voi processate noi così domani noi processeremo voi e lo faremo per rendere finalmente giustizia e dignità alla memoria di tutte le donne e di tutti gli uomini della Terra che nel corso dei secoli passati sono stati da voi sfruttati, schiavizzati, repressi e affamati. Presto o tardi comunque finirà l’epoca dannata del potere di pochi sulla massa degli uomini e allora sarà la nuova epoca del comunismo, in cui democrazia e libertà comunista saranno i principi superiori del vivere collettivo.
Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista esprime piena solidarietà di classe e rivoluzionaria a tutti i comunisti e i lavoratori di ogni paese perseguitati dal capitalismo e dall’imperialismo e dalle loro istituzioni politiche, economiche, sociali, militari, investigative e repressive nazionali e internazionali e qui dichiara di vendicarli, al momento opportuno, per tali persecuzioni. Inoltre, il P.C.I.M-L, rivolge un forte appello a tutti Partiti marxisti-leninisti e a tutti i Marxisti-Leninisti delle varie nazioni affinché sostengano e rafforzino tra loro i rapporti internazionalisti per meglio resistere e combattere la canaglia anticomunista dei giorni nostri e garantisce il proprio totale impegno per il raggiungimento di tale indispensabile obiettivo.

VIVA LA LOTTA DEI POPOLI PER LA LIBERAZIONE DALL’OPPRESSIONE CAPITALISTICA E IMPERIALISTICA!
VIVA LA LOTTA DI CLASSE DEI LAVORATORI CONTRO LO SFRUTTAMENTO
E LA SCHIAVITU’ PADRONALE!
VIVA LA RIVOLUZIONE SOCIALISTA!
VIVA LA LOTTA DI CLASSE PER IL COMUNISMO!
VIVA LENIN E STALIN, I PRIMI COSTRUTTORI DEL SOCIALISMO NELLA STORIA!
VIVA IL COMUNISMO DI MARX, ENGELS, LENIN E STALIN!
VIVA LA SCONFITTA DELLA CANAGLIA ANTICOMUNISTA BORGHESE, CLERICALE, FASCISTA E NAZISTA DEI GIORNI NOSTRI!



Forio (Napoli), 9 ottobre 2009.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.

domenicosavio@pciml.org









Commento pubblicato venerdì 25 settembre 2009 alle ore 22,00



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Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista sostiene con tutte le sue forze ideali e politiche la lotta di sopravvivenza e di civiltà in atto dei “precari” della scuola a difesa del loro posto di lavoro, una lotta che ci auguriamo assuma presto il carattere di classe e rivoluzionario per vincere la dura battaglia in atto ma anche per costruire la prospettiva della nuova società socialista, affinché la vergogna e la disumanità della perdita del lavoro siano per sempre cancellate dalla storia dell’umanità.ACCONTENTATE LE GERARCHIE ECCLESIASTICHE,
UMILIATO LO STATO DI DIRITTO: VERGOGNA!


I professori di religione, nominati dal vaticano e pagati dal popolo italiano, sono stati riammessi di autorità agli scrutini nelle scuole calpestando i principi della democrazia laica, seppur borghese, dello Stato di diritto e neutralizzando una sentenza della Magistratura amministrativa. Il governo borghese, clericale e dittatoriale di Silvio Berlusconi, col consenso di centrodestra e centrosinistra e la firma del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - che da ex comunista è stato eletto Presidente della Repubblica italiana, la quale è di natura borghese, capitalistica e clericale - con un atto d’imperio, mediante un nuovo regolamento sulla valutazione degli studenti recepito da un D.P.R., ha ripristinato il volere e il potere della Chiesa cattolica nella scuola pubblica italiana.

di Domenico Savio*

Precedentemente con un lungo servizio, pubblicato il 14 agosto 2009 sul sito del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista all’indirizzo
www.pciml.org alla voce il Commento del giorno di Domenico Savio, abbiamo ampiamente parlato dei rapporti tra Stato e Chiesa cattolica in Italia e particolarmente della sentenza del Tribunale regionale amministrativo del Lazio che ha accolto la richiesta presentata da rappresentanti di altre religioni consistente nell’annullamento dell’attribuzione dei crediti formativi legati alla frequenza dell’ora di religione cattolica per gli esami di maturità e di non ammettere i docenti di religione cattolica a partecipare a pieno titolo alle deliberazioni del consiglio di classe concernenti l’attribuzione del credito scolastico agli alunni che si avvalgono di tale insegnamento.
Contro tale sentenza, rispettosa dei principi di laicità dello Stato italiano rispetto a qualsiasi confessione religiosa e del pluralismo religioso sanciti dalla nostra Costituzione Repubblicana, si sono scagliate violentemente le gerarchie ecclesiastiche d’oltre Tevere, i settori più conservatori del cattolicesimo italiano e rappresentanti del governo, del centrodestra e del centrosinistra. E’ semplicemente scandaloso che rappresentanti del governo della Repubblica critichino e vanifichino una sentenza di un potere costituzionale dello Stato, è la prova più evidente dell’arroganza e della prepotenza di un potere politico allergico alla pluralità dei poteri, che sono garanzia di democrazia e di libertà, e alla laicità della Stato italiano rispetto a quello del Vaticano.
Così il governo dittatoriale di Silvio Berlusconi, allergico alla laicità dello Stato e al pluralismo religioso previsti dalla Costituzione e ossequioso e riverente verso le richieste della Santa Sede, accogliendo le sollecitazioni dei conservatori e dei clericali del centrodestra e centrosinistra con un atto di autorità, degno dei tempi bui del nostro paese, e utilizzando il nuovo regolamento sulla valutazione degli studenti ha letteralmente capovolto la situazione, ha ripristinato la situazione precedente e ha neutralizzato, cioè resa inoperante, la sentenza del Tar del Lazio. Tale regolamento - recepito da un Decreto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che da ex comunista è stato eletto Presidente della Repubblica italiana, la quale è di natura borghese, capitalistica e clericale – ha reintrodotto l’attribuzione dei crediti formativi legati alla frequenza dell’ora di religione cattolica per gli esami di maturità e ha riammesso i docenti di religione cattolica a partecipare da subito a pieno titolo alle deliberazioni del consiglio di classe concernenti l’attribuzione del credito scolastico agli alunni che si avvalgono di tale insegnamento.
Così assistiamo a una sentenza della Magistratura amministrativa resa inefficace da un atto autoritario del governo; a una contrapposizione tra poteri dello Stato che mortifica e calpesta qualsiasi regola democratica e indipendenza tra le diverse magistrature statali; a uno Stato che ha rinunciato alla propria autonomia e indipendenza rispetto a una confessione religiosa e a uno Stato estero, rappresentato dallo Stato del Vaticano; a un parlamento che nella sua quasi totalità si inchina alle pretese di privilegi della Santa Sede accogliendole in atti legislativi; a una cultura preponderante della Stato di obbedienza e di asservimento al volere della Chiesa cattolica: tutto questo testimonia la tragica fine della dignità dell’indipendenza nazionale del popolo italiano!
Mentre il governo e il parlamento borghesi assecondano le sempre maggiori richieste di privilegi e di legislazione favorevole alle proprie posizioni dogmatiche e conservatrici della Santa Sede, nello stesso tempo in cui governo e ministero della pubblica istruzione non perdono tempo per ridare potere ai circa 15.000 insegnanti di religione che operano nel campo dell’istruzione pubblica e che vengono nominati dal Vaticano, cioè assunti senza concorso, e pagati con le tasche degli italiani e intanto che il ministero della pubblica istruzione nega la continuità del posto di lavoro a decine di migliaia di docenti, amministrativi e operatori vari, dal nord al sud e alle isole masse disperate di lavoratori precari della scuola senza prospettiva di lavoro assediano il ministero della pubblica istruzione, i provveditorati regionali e gli uffici scolastici provinciali rivendicando il diritto, dopo decenni di precariato, a poter continuare a lavorare per vivere assieme alle rispettive famiglie. Già il centrosinistra aveva previsto tagli giganteschi nella scuola, ora il centrodestra è passato all’opera indegna e disumana, quella di togliere il lavoro a cittadini senz’altra prospettiva e che per questo sono disperati e distrutti nella propria esistenza.
Cari lavoratori del braccio e dell’intelletto, ma vi rendete conto della crudeltà, brutalità e violenza inaudita dell’ordine economico e sociale e dello Stato capitalistico, dove il governo dei capitalisti industriali, agrari e finanziari e delle multinazionali decide tirannicamente di buttare letteralmente sulla strada decine di migliaia di lavoratori della scuola e quando questi protestano e rivendicano il diritto a poter continuare a lavorare e a vivere rischiano, come pare stia per avvenire in queste ore a Napoli, che lo stesso dispotico potere statale li denunci alla Magistratura per aver sollecitato il lavoro. Noi ci chiediamo se lo Stato di oggi, coi suoi poteri coercitivi, non sia tirannico e violento quanto lo fu quello fascista, d’altronde allora come oggi continua a dominare il potere politico capitalistico! E non è vero che lo Stato non ha i soldi per pagare questi lavoratori, la verità è che le tasse imposte alla collettività vengono sistematicamente utilizzate per sostenere in vario modo l’accumulazione dei profitti capitalistici!Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista è schierato con tutte le sue forze ideali, politiche e rivoluzionarie al fianco dei “precari” della scuola in lotta per difendere il proprio posto di lavoro. E’ una lotta coraggiosa e decisa che noi sosteniamo e che però deve investire tutto il potere politico borghese, clericale e capitalistico di centrodestra e centrosinistra, che deve attaccare l’insieme dei partiti politici e dei loro eletti complici della politica di impoverimento della scuola pubblica italiana a favore di quella privata cattolica e di parte, che deve sconfiggere e isolare i sindacati oramai tutti borghesi e di regime – si tenga conto che anche quelli di base non hanno una visione di classe e rivoluzionaria della situazione per mettere definitivamente e storicamente fine a tutte le forme di precariato del lavoro e in tutte le attività umane – togliendo loro innanzi tutto i sovvenzionamenti mensili e che deve trasformarsi in lotta di classe e rivoluzionaria per vincere meglio oggi e per costruire la prospettiva della nuova società socialista, dove ogni uomo e donna sin dalla nascita hanno garantito l’assistenza sanitaria ai massimi livelli raggiunti dalla scienza, lo studio gratuito sino al grado più alto dell’istruzione, il lavoro al completamento degli studi, la casa, il tempo libero e la serenità esistenziale, insomma una vita degna di essere vissuta. Questo è il nostro sincero impegno ideale e politico di coerenti marxisti-leninisti attualmente impegnati al fianco dei lavoratori della scuola italiana in lotta.Forio (Napoli), 2 settembre 2009.
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* Segretario generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org



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Commento pubblicato martedì 2 settembre 2009 alle ore 11,00



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Riflessione sulla lotta e sulle sconfitte annunciate di organizzazioni che impropriamente si richiamano alla sinistra di classe e comunista, che per come affrontano le questioni sociali e conducono le iniziative di lotta politica si manifestano chiaramente anticomuniste e senza alcuna seria valenza di classe e rivoluzionaria ed è per questa ragione che le loro lotte sostanzialmente non incidono sul cambiamento della situazione presente.SOLO UN PARTITO COMUNISTA RIVOLUZIONARIO DI NATURA
BOLSCEVICA, COME QUELLO COSTRUITO DA LENIN E STALIN,
HA L’AUTORITA’ E LA CAPACITA’ POLITICA DI GUIDARE LA
LOTTA DI CLASSE DEL PROLETARIATO ALLA VITTORIA
E AL SOCIALISMO. QUESTO PARTITO E’ OGGI IL P.C.I.M-L.!

La “guerriglia urbana” di certi gruppi oggi in Italia è solo folclore di origine culturale e sociale borghese, che non impressiona per niente il nemico di classe e che, anzi, gli da la possibilità di reprimere ancora più selvaggiamente la classe lavoratrice in lotta, gruppi che sono dichiaratamente anticomunisti e che puntualmente finiscono per fare il gioco dell’avversario di classe. La sconfitta di classe e politica dei “No dal Molin”, degli oppositori della riapertura della discarica di Chiaiano a Napoli, dei contestatori dei vari G8, della lotta contro la riforma conservatrice e reazionaria della scuola, dell’opposizione alla partecipazione dell’Italia alle guerre in atto nel Medio Oriente e altrove, della stessa sconfitta della lotta non autenticamente di classe e rivoluzionaria di settori importanti della classe operaia, eccetera, matura e si consuma tragicamente proprio all’interno di quel movimentismo piccolo borghese e anticomunista che inganna e devia la classe lavoratrice e le masse popolari dai veri obiettivi di conquiste immediate all’interno della battaglia principale di ribaltamento socialista della società capitalistica.

di Domenico Savio*

Quando la classe operaia italiana, e anche di altri paesi, dove esiste la medesima situazione, si renderà conto di essere ingannata e strumentalizzata da gruppi falsamente comunisti e che sono la causa delle loro sconfitte sarà sempre troppo tardi, nel senso che avrà perso tempo prezioso per liberarsi dallo sfruttamento e dalla repressione sociale del sistema capitalistico. Stiamo parlando di quei gruppi che si atteggiano a rivoluzionari, che dicono di contestare il presente senza indicare un futuro convincente, che danno l’immagine di rappresentare esigenze e aspettative popolari, che riescono a illudere molti giovani, specialmente universitari, che dicono di voler cambiare il mondo e di rappresentare il volere di larga parte della popolazione, che si organizzano e agiscono da autentici anticomunisti più o meno dichiarati o camuffati. Gruppi che costituiscono quell’alone di protestarismo che invade maleficamente il nostro paese e le nostre città, che ingannano i giovani e la classe operaia sulla possibilità di cambiare la società odierna con le loro iniziative di lotta, ma che in effetti favoriscono la sopravvivenza del sistema di sfruttamento padronale, in quanto costituiscono la strada sbagliata da percorrere, che agiscono e si comportano da veri anticomunisti se non da collusi coscienti o meno col nemico di classe.
Tutta la storia del movimento operaio e comunista nazionale e internazionale ci ha insegnato ampiamente che solo un vero partito comunista di classe e rivoluzionario - sul tipo di quel glorioso Partito Comunista bolscevico, costruito da Lenin e Stalin, cioè un partito di rivoluzionari di professione organizzato secondo il principio del centralismo democratico, che preparò, condusse e vinse l’eroica Rivoluzione d’Ottobre conquistando tutto il potere politico alla classe lavoratrice russa, l’unico partito comunista nella storia conosciuta che è stato in grado di promuovere e di sviluppare la grande epopea del socialismo realizzato nel ventesimo secolo sul nostro Pianeta – può avere la forza organizzata necessaria e l’autorità politica per guidare la classe lavoratrice nella lotta di classe, nella rivoluzione socialista e nella costruzione della nuova società prima socialista e poi comunista. Mentre il protestarismo di questi gruppi, che sono anche provocatori rispetto alla lotta di classe dei comunisti, costituisce solo una scimmiottatura della vera lotta di classe per costruire la nuova società.
Purtroppo spesso tale protestarismo riesce a ingannare certi settori popolari, specialmente quelli più colpiti dalla ferocia quotidiana del potere e del sistema economico e sociale capitalistico, ostacola l’avvicinamento dei lavoratori alla militanza e alla lotta comunista, diseduca il proletariato dalla coscienza di classe e indebolisce la prospettiva del socialismo. Ecco perché i coerenti marxisti-leninisti hanno il dovere, in ogni dove e circostanza, di smascherare e di condannare, agli occhi dell’opinione pubblica, questi nemici della classe lavoratrice e dell’avvenire comunista e camuffati provocatori della sopravvivenza dell’infame società capitalistica.
Tali gruppi di dichiarati anticomunisti – che in modo particolare si distinguono per individualismo, esibizionismo, arrivismo, avventurismo, fanatismo, autoesaltazione, propensioni opportunistiche coi partiti istituzionali borghesi o falsamente comunisti e che rappresentano un ostacolo serio e concreto al lavoro dei comunisti tra le masse lavoratrici e popolari - oramai costituiscono una vera ragnatela, che copre l’intero territorio nazionale e che è costituita da varie sigle movimentistiche, insurrezionalistiche e anarcoidi. Possiamo affermare che i gruppi dirigenti di questi gruppi, solo apparentemente rivoluzionari, sono i peggiori anticomunisti che i comunisti e la classe lavoratrice oggi si trovano ad affrontare sul terreno culturale e a combattere su quello di classe e sociale. In realtà si tratta di guastafeste, di populisti e falsi comunisti che li vediamo in azione ovunque sono in atto giuste proteste e rivendicazioni dei cittadini e che sono responsabili delle sonore sconfitte, perché non hanno l’autorità, la capacità, la giusta linea politica e la coscienza comunista per vincere le battaglie popolari. Bisogna osservare che il popolo in sé non è rivoluzionario, ma che lo può diventare militando e lottando all’interno di un vero partito comunista, qual’è il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista oggi esistente in Italia. Rivoluzionaria è l’avanguardia della classe operaia, che si ritrova nel suo Partito di classe e rivoluzionario e che da qui costruisce l’assalto al potere capitalistico che distrugge e seppellisce storicamente: a questo percorso ideale e politico per costruire il socialismo sulla Terra non vi sono alternative.
Sono “movimenti di lotta” senza storia credibile, che nascono e muoiono in un tempo limitato, che hanno la presunzione di fare la rivoluzione, ma certamente non quella socialista, che si atteggiano a sovvertitori dell’ordine esistente, che si camuffano con volti coperti da passamontagna, che utilizzano bastoni, spranghe, sampietrini, scudi, fumogeni, biglie di ferro, bottiglie e altro, che si scontrano con le forze di repressione dello Stato, che danno l’impressione di mettere in atto una “guerriglia urbana”, che espongono a pericoli inutili i cittadini manifestanti e che provocano il fallimento delle iniziative di lotta. In genere si tratta di autentici anticomunisti, borghesi e fannulloni che i coerenti comunisti e la classe operaia devono isolare e sconfiggere sul terreno ideale, culturale e politico. Le sigle di questo movimentismo e anarchismo piccolo borghese sono tante, tra cui aggregazioni di no global a livello cittadino, provinciale, regionale, nazionale e internazionale, anti G8, anarchici, black bloc vari, disobbedienti, movimentisti di taluni centri sociali, antimperialisti sui generis, antagonisti, eccetera. Tutti costoro sono i peggiori nemici della prospettiva socialista sulla Terra e in quanto tali vanno sistematicamente smascherati e combattuti in ogni momento.
E’ la loro natura organizzativa e politica borghese e anticomunista che ha portato alla sconfitta le lotte popolari di Vicenza, Napoli e altrove. Specialmente a Vicenza, dove gli organizzatori hanno gravemente e colpevolmente scambiato la lotta di classe con quella democratica borghese e si sono ingenuamente illusi ed hanno, ancor più irresponsabilmente, persino creduto in una svolta sulla politica di guerra degli Stati Uniti d’America del nuovo presidente Barack Obama. Senza prima fare del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista un grande e forte Partito del proletariato italiano, senza la forza ideale, organizzativa e politica dei suoi militanti e senza il conquistato consenso delle masse lavoratrici e popolari, insomma un Partito che abbia la forza di far tremare, per capacità di mobilitazione e di lotta popolare, il governo della borghesia, delle multinazionali e del Vaticano, è difficile imporre gli interessi presenti e futuri della classe lavoratrice e delle più ampie masse popolari. Gli scontri con le forze repressive dello Stato capitalistico non servono se dietro e a dirigerli non c’è il grande Partito della Rivoluzione e del Socialismo.
Qualcuno potrebbe ingenuamente obiettarci: “Ma nel frattempo cosa facciamo, aspettiamo?”. Il P.C.I.M-L., sulle orme degli insegnamenti organizzativi e di lotta di Lenin e Stalin sul Partito, non pensa neppure lontanamente e non dice di aspettare né tanto meno di rassegnarsi alla forza repressiva del nemico di classe oggi – anche perché la lotta di classe nella società capitalistica ha la funzione insostituibile di indebolire e di demolire progressivamente la roccaforte strutturale del potere economico e statale del capitalismo - ma di lavorare costantemente e instancabilmente per far crescere presto il Partito, per assumere le iniziative possibili con tale forza, senza mandare allo sbaraglio e alla repressione compagni, lavoratori e cittadini in lotta, e per preparare concretamente il momento della sollevazione popolare e dell’abbattimento del potere politico e del sistema sociale capitalistico. Solo questa, e non altra, è la strategia marxista-leninista della lotta di classe per conseguire attualmente importanti conquiste sociali e per lavorare alla prospettiva della rivoluzione socialista: coloro che perseguono vie diverse vanno incontro a sconfitte già scritte, arrecano danno politico irreparabile alle masse in lotta, ritardano la conquista del potere alla classe lavoratrice e si rivelano nemici del socialismo e del comunismo: ecco perché devono essere rapidamente isolati e allontanati dal movimento operaio e comunista nazionale e internazionale e da tale lavoro dipende il futuro politico e sociale del proletariato e dei popoli di tutti i paesi della Terra.
Forio (Napoli), 30 luglio 2009.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.
info@pciml.org



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Commento pubblicato martedì 1 settembre 2009 alle ore 10,00



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CONCORRENZA MOVIMENTISTA TRA “RETE CAMPANA NO-G8” E
“DISOBBEDIENTI” PER L’EGEMONIA SUL MOVIMENTISMO IN ITALIA!


Isoliamoli e facciamo crescere il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, il vero e unico Partito di classe della Rivoluzione Socialista oggi esistente nel nostro paese.

di Domenico Savio*

Nei giorni scorsi ci siamo trovati a leggere un lungo documento della Rete Campana NO-G8 che, partendo dal clamoroso fallimento della manifestazione movimentista del 10 luglio 2009 a L’Aquila contro il G8, attacca e critica duramente l’area movimentista dei Disobbedienti esistente in Italia, si tratta di una contrapposizione chiaramente concorrenziale per l’egemonia sul movimentismo politico nel nostro paese. Dobbiamo subito chiarire che i dirigenti e gli attivisti di questi movimenti territoriali e nazionali sono di estrazione culturale e politica revisionista, riformista, opportunista, esibizionista, protestataria e piccolo borghese, che fanno parte dei settori anticomunisti della società, che non hanno una formazione di classe e rivoluzionaria e che il loro agire politico e sociale non favorisce il miglioramento delle attuali condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari e che non ha nulla in comune con la lotta per il socialismo, anzi sono avversari di classe del movimento operaio nazionale e internazionale.
Costoro, facendo leva sui bisogni quotidiani delle masse, sfruttano sapientemente la cosiddetta paventata, strumentale e falsa tesi - sostenuta dalla cultura borghese e clericale, dai mezzi di informazione e di propaganda padronali e dal potere economico e politico capitalistico – della “caduta e superamento delle ideologie”, tesi che chiaramente si riferisce esclusivamente alla presunta caduta dell’ideologia comunista – perché quella borghese, idealistica, cattolica, liberale, razzista e fascista continuano a esistere, proliferare e dominare il mondo capitalistico e imperialistico -, la quale per i padroni, il clero e gli scribacchini borghesi bisogna fare tutto il possibile affinché non si diffonda nuovamente e ampiamente tra le masse popolari sfruttate e affamate. Essi sostengono ingannevolmente che l’organizzazione dei “vecchi” partiti comunisti della classe operaia non servono più a liberare i popoli dallo sfruttamento e dalla miseria e che bisogna lavorare a nuove forme di organizzazione e di lotta, come i movimenti dal basso, la spontaneità della protesta sociale, la democrazia diretta e altre idiozie del genere, tutto questo devia gravemente la lotta dalla giusta linea politica di classe e rivoluzionaria per rispondere alle esigenze presenti delle masse all’interno della prospettiva del socialismo, perché sappiamo chiaramente che senza abbattere il capitalismo non potrà esserci alcuna liberazione sociale dell’umanità sfruttata e schiava del potere padronale. Inoltre, la storia ci ha insegnato che nessuna liberazione del proletariato è possibile senza la presenza e la guida ideologica e politica di un coerente partito comunista fermamente di classe e rivoluzionario. Ecco perché gli organizzatori movimentisti sono dei manifesti anticomunisti che, in buona o cattiva fede, fanno il gioco della sopravvivenza del nemico di classe delle masse lavoratrici e popolari.
Il lungo documento della Rete Campana NO-G8, quasi un regolamento di conti coi concorrenti movimentisti, rinfaccia ai Disobbedienti: di aver fatto fallire la manifestazione nazionale de L’Aquila preferendo le iniziative territoriali del movimento a quelle generali, territorialità delle lotte che consentirebbe loro rapporti coi partiti istituzionali; di dare alle lotte territoriali del movimento, un po’ in contraddizione con quanto sostenuto prima, un carattere unificante e politico, carattere generale e unificante della lotta perseguito con forza dalla Rete; di inviare attivisti propagandisti, camuffati da cittadini, in tutte le occasioni di lotta; di agire come partito con tanto di funzionari presenti nelle situazioni di lotta cercando di monopolizzarle con la rappresentanza e l’agire politico; di avversare l’opzione comunista. Su quest’ultima, gratuita e opportunistica affermazione vogliamo mettere in guardia i movimentisti dei Disobbedienti e della Rete Campana NO-G8 di non utilizzare la parola comunista come “specchietto per le allodole” per ingannare i lavoratori e i cittadini che rivendicano migliori condizioni di vita, perché il movimentismo, al pari dell’anarchismo, del rivoluzionarismo e dell’estremismo, non ha proprio nulla in comune con gli ideali, la cultura, l’organizzazione, la politica, la strategia e la tattica nella lotta di classe della dottrina comunista, elaborata e affermata da Marx, Engels, Lenin e Stalin nelle loro opere e nella loro attività politica: la lotta per il socialismo e il comunismo può essere solo opera di un coerente Partito Comunista Rivoluzionario, quale fu il glorioso Partito Comunista bolscevico e attualmente in Italia il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista.
Noi comunisti siamo i teorizzatori e gli esecutori naturali della lotta di classe costante, incisiva e destabilizzante dell’ordine capitalistico precostituito delle masse lavoratrici e popolari, compito che non può credibilmente e proficuamente svolgere nessun movimento populista e nessun dirigente movimentista. E’ estremamente chiaro che la Rete e i Disobbedienti puntano a costruire in concorrenza un movimento nazionale organizzato simile a un partito, di natura opportunista e borghese e pronto a ogni forma di trasformismo politico. Utilizzano il movimento e non il partito perché in questa fase politica il primo riesce a coinvolgere più facilmente - a causa del fango, delle calunnie e delle menzogne che la borghesia e il clero sono riusciti a buttare sui partiti tradizionali della classe lavoratrice, cioè sui partiti comunisti – la parte priva di coscienza di classe del movimento operaio e progressivo. Costoro tentano scelleratamente di sostituire il Partito della classe operaia, il Partito della vittoria della rivoluzione socialista, il Partito della morte del capitalismo e della costruzione del socialismo, o meglio il Partito vittorioso del Grande Ottobre ideato e costruito da Lenin e Stalin, con un movimento di carattere generale nazionale interclassista, variopinto, populista e qualunquista che sarebbe la negazione della causa del socialismo, un buon alleato della società capitalistica e che al momento opportuno, se necessario, potrebbe anche trasformarsi in partito.
Qualche compagno o semplice cittadino potrebbe chiedersi perché abbiamo perso del tempo prezioso a osservare e contestare posizioni e obiettivi movimentisti della Rete Campana NO-G8 e dei Disobbedienti che non hanno alcuna possibilità di sviluppo serio né di incidere minimamente sul corso della storia presente, tant’è che i movimenti dal basso, privi di una coscienza di classe e di una struttura di partito, nascono e muoiono nel giro di poco tempo e non lasciano alcun segno durevole nel tempo, le loro iniziative e manifestazioni riescono e non riescono alternativamente e comunque non impressionano più di tanto il potere istituzionale politico e clericale, così è stato puntualmente per il movimentismo, tra l’altro prevalentemente maoista e trotschista, del ’68, degli anni ’70 e dell’opposizione ai vari G8 e così sarà pure per quelli attuali per i quali si scontrano e si contrappongono i Disobbedienti e la Re Campana. Lo abbiamo fatto, ed è un dovere politico e militante costante per noi marxisti-leninisti, per evitare che mestatori della politica continuino ad inquinare l’organizzazione e la lotta politica di classe delle masse lavoratrici e popolari, per impedire che la classe lavoratrice e i tanti disperati prodotti dalla società capitalistica possano essere tratti in inganno da culture politiche e proposte organizzative e operative contrarie ai veri interessi di classe presenti e futuri del mondo del lavoro e dell’intera società civile e per orientare sin da subito lavoratori e cittadini tutti a imboccare la strada giusta per vincere le battaglie sociali di oggi e per lavorare sin d’ora alla costruzione dell’avvenire socialista. La via maestra per conquistarci subito un’esistenza più dignitosa, per sconfiggere il capitalismo, per conquistare il potere politico al proletariato e per edificare la futura società comunista è quella della militanza e della lotta nell’ancora piccolo ma già grande Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista.
Forio (Napoli), 1 agosto 2009.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org






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Commento pubblicato venerdì 14 agosto 2009 alle ore 21,00



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A proposito della sentenza del Tribunale regionale amministrativo del Lazio che respinge il credito formativo scolastico per l’insegnamento dell’ora di religione cattolica nelle scuole pubbliche.



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IN ITALIA NEI FATTI IL CATTOLICESIMO E’ UNA RELIGIONE DI STATO! CI MANCA SOLO IL TRAGICO RITORNO DEL PAPA-RE! ANZI NO, ABBIAMO GIA’ I RE-PAPA SILVIO E DARIO!



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Dopo la forte ventata laicista di libertà e indipendenza dello Stato italiano legata alla lotta per l’Unità d’Italia e Roma Capitale, il nostro caro paese dal 11 febbraio 1929, con la santa alleanza prima tra il fascismo e la chiesa cattolica e poi tra quest’ultima e la democrazia cristiana, centrosinistra e centrodestra, è ritornato ad essere sciaguratamente confessionale, cioè che nella realtà professa e riconosce la religione cattolica come religione di Stato e che è diventato nuovamente suddito dello Stato del Vaticano!



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di Domenico Savio *



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Dal primo concordato del 11 febbraio 1929 tra fascismo e cattolicesimo e tra lo Stato italiano e quello Vaticano l’Italia ha cessato di essere veramente laica e indipendente culturalmente, politicamente, socialmente e come nazione, con quella data muore anche, purtroppo, l’impronta laica lasciata al nostro paese dalla cultura risorgimentale e dall’orgoglio nazionale scaturiti dalla lotta per l’Unità d’Italia e Roma Capitale. Lo stesso primo comma dell’articolo 7 della Costituzione Repubblicana e Antifascista, che recita “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”, è stato tradito e infangato dai governi democristiani, di centrosinistra e centrodestra e dalla maggioranza del parlamento. Le ragioni di Stato sono state vergognosamente sacrificate alle ragioni di fede personale, di calcoli di potere e di ignobili strategie elettorali. Capi di Stato, di governo e di partito, accompagnati dalle rispettive famiglie, per opportunismo, carrierismo politico e visibilità hanno varcato il Tevere per andarsi a genuflettere davanti al Papa, baciargli la mano, o l’anello pontificio, e ascoltare le sue rivendicazioni verso lo Stato italiano, rivendicazioni di aiuti economici, di privilegi e di condizionamento delle scelte sociali e legislative che poi hanno trovato ascolto e accoglimento nelle decisioni governative e parlamentari. E’ ancora la nostra Costituzione Repubblica e Antifascista che al primo comma dell’art. 8 afferma che “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”, ma nella realtà non è così, perché la Chiesa cattolica beneficia di privilegi enormi e assoluti che le altre confessioni non hanno. Tali privilegi della Santa Sede, essenzialmente previsti dai Concordati del 1929 e 1984, consistono in varie attività che la Chiesa di Roma esercita sul territorio italiano, come aiuti per la costruzione di nuove chiese e la loro funzione liturgica, l’8 per mille del gettito Irpef dello Stato, agevolazioni fiscali sulle attività commerciali degli istituti religiosi, la contrazione di matrimoni religiosi, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, con circa 15.000 insegnanti di religione nominati dalla Santa Sede, cioè senza concorso, e pagati dallo Stato, ovvero dal popolo italiano – in proposito noi riteniamo che le religioni, in quanto fenomeno sociale e storico, debbano rientrare nelle materie di storia e archeologia -, contributi alle scuole cattoliche, mentre a quelle pubbliche vengono continuamente tagliati gli stanziamenti annui e diminuiti gli organici, la disponibilità sempre più massiccia della Radiotelevisione pubblica italiana, cioè pagata col canone degli italiani, verso l’attività del Papa e della Santa Sede in Italia e all’estero, servizi di sicurezza, mezzi di trasporto, eccetera. E non parliamo della sudditanza del governo e del parlamento borghesi e clericali in materia di legislazione che corrisponda alle richieste del Vaticano sui temi della ricerca scientifica bioetica, del controllo delle nascite, dell’aborto, del divorzio e così via. Sono tutte attività che permettono alla Chiesa cattolica di esercitare un’influenza religiosa, culturale e sociale sul popolo italiano da cui le deriva quel consenso popolare indispensabile alla sua sopravvivenza come istituzione religiosa e come Stato secolare. Concessioni non consentite allo stesso modo alle altre religioni operanti in Italia. Tanto è vero che recentemente 24 soggetti religiosi non cattolici, tra cui le Chiese Evangelica, Luterana, Valdese e Unione delle comunità ebraiche, che si ritengono discriminati nell’attribuzione di un punteggio scolastico alla frequenza dell’ora di religione da parte dei docenti della religione cattolica, sono ricorsi al Tribunale regionale amministrativo del Lazio per chiedere di annullare l’attribuzione dei crediti formativi legati alla frequenza dell’ora di religione cattolica per gli esami di maturità e di non ammettere i docenti di religione cattolica a partecipare a pieno titolo alle deliberazioni del consiglio di classe concernenti l’attribuzione del credito scolastico agli alunni che si avvalgono di tale insegnamento. Il Tar del Lazio affermando un principio di pluralismo, considerato che in Italia l’insegnamento dell’ora di religione cattolica è facoltativo – e non potrebbe essere diversamente visto il già richiamato art. 8 della Costituzione Repubblicana e Antifascista – e che tale credito formativo “nelle scuole pubbliche dà luogo ad una precisa forma di discriminazione, dato che lo Stato italiano non assicura identicamente la possibilità per tutti i cittadini di conseguire un credito formativo nelle proprie confessioni ovvero per chi dichiara di non professare alcuna religione”, ha dato pienamente ragione ai ricorrenti. La sentenza del Tar del Lazio ha scatenato una furibonda opposizione da parte del Vaticano - privilegiato nell’attività della scuola pubblica - del governo, della maggioranza e di una parte consistente dell’opposizione parlamentare, tutti gridano allo scandalo e alla lesa maestà dei privilegi della Santa Sede e del Papa che esercitano in Italia, tutti aggrediscono una sentenza pronunciata da un Tribunale amministrativo della Repubblica - in tutto questo si vede anche quanto rispetto coloro abbiano per le istituzioni e per l’autonomia della Magistratura - a tal punto che qualcuno ha già chiesto al ministro della pubblica istruzione Mariastella Gelmini di impugnare la sentenza, naturalmente per conto del governo e di tutti i consenzienti della maggioranza e dell’opposizione parlamentare, davanti al Consiglio di Stato. Quanto danno, in termini di libertà, di uguaglianza, di democrazia e di civiltà, questi democristiani vecchi e nuovi della maggioranza e dell’opposizione hanno in circa 65 anni arrecato alla storia e alla civiltà del nostro paese! Vergogna! L’Italia attraversa uno dei periodi più bui della sua storia, in termini di effettiva libertà religiosa, ovviamente solo per chi ci crede, sta ripiombando nell’oscurità del Medioevo e nella realtà sta ritornando al Papa-Re, dove c’è una religione di Stato e un dominio impressionante della religione cattolica e dello Stato del Vaticano sullo Stato italiano e sulle altre religioni, mentre ciò in uno Stato costituzionalmente laico, come dovrebbe essere quello italiano, non può essere tollerato né giustificato dal fatto che la maggioranza della popolazione sembra essere cattolica oppure che la parte prevalente degli studenti nella scuola dell’obbligo chieda l’ora di religione cattolica.Siamo in presenza di una vera deriva sociale, dipendente dall’influenza della Chiesa cattolica sulle scelte del governo e del parlamento; dall’autoritarismo di Stato; dall’omologazione della maggioranza e dell’opposizione parlamentare alle politiche economiche liberiste, capitalistiche e imperialistiche e alle scelte di guerra aggressive e repressive verso altri popoli in nome di una pretestuosa lotta al terrorismo e di un falso impegno per la pace per coprire le azioni assassine di guerra; dalla sgretolazione dell’Italia mediante il cosiddetto federalismo; da scelte politiche e legislative che contrappongono e dividono sempre di più il Nord dal Sud del paese; dalla rinascita della violenza fascista e senofoba; dal rifiuto e dalla persecuzione del diverso attraverso un razzismo imperante e sempre più violento; dai mezzi di formazione e di informazione stampa-radio-televisiva pubblica e privata dominati dai partiti e dai poteri forti; dall’utilizzo - da parte dei maggiori partiti che dominano e condizionano le scelte del parlamento - in proprio e programmato dell’elettorato, attraverso leggi elettorali di stampo fascista, dittatoriali, discriminatorie e antidemocratiche di parte ed esclusive con l’uso dello sbarramento elettorale, del premio di maggioranza, la monopolizzazione della radiotelevisione pubblica per la propaganda elettorale e altro; da una diseducazione sociale di regime impressionante da parte del potere economico, politico e sociale dominante per meglio controllare e asservire al proprio volere le masse popolari; da una violenza sociale generata e alimentata in vario modo dallo stesso sistema dominante; da una disoccupazione e miseria dilagante e generalizzata. Chi ha combattuto il fascismo e il nazismo e tutti quelli che hanno vissuto attivamente la Resistenza, la Guerra di Liberazione, la proclamazione della Repubblica e la promulgazione della Costituzione Repubblicana Antifascista mai avrebbero potuto immaginare di ritrovarsi nella situazione di oggi. Purtroppo quando le forze del progresso arretrano, quelle reazionarie avanzano e cancellano ogni conquista di progresso sociale passata. Tocca nuovamente all’avanguardia della classe operaia, all’intera classe lavoratrice operaia e intellettiva e a quanti onestamente, sinceramente e democraticamente professano una religione qualsiasi mobilitarsi, militare nel loro partito di classe e rivoluzionario – facendo crescere presto il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, l’unico partito autenticamente comunista attualmente esistente in Italia -, dare il proprio prezioso contributo per fermare quella deriva sociale pericolosa di cui abbiamo parlato sopra e per incamminare nuovamente l’Italia sulla strada di una libertà e di una democrazia vera, di un progresso sociale uguale per tutti e di una degna vita individuale, familiare e sociale che meriti veramente di essere vissuta, o meglio sulla strada dell’era superiore del socialismo prima e del comunismo dopo.



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Forio (Napoli), 14 agosto 2009.



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* Segretario generale del P.C.I.M-L. domenicosavio@pciml.org



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Commento pubblicato lunedì 3 agosto 2009 alle ore 13,00



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MINACCIATA LA SCOMUNICA PER TUTTI QUELLI CHE PRESCRIVONO, PRATICANO E BENEFICIANO DELLA PILLOLA RU486: POVERE DONNE!



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La Chiesa ritorna a praticare la santa inquisizione? E’ l’oscurantismo religioso, una forma di fondamentalismo cattolico, che riemerge dal buio della storia. Il progresso dell’umanità se non avanza arretra, come in questo periodo!



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di Domenico Savio*



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Le religioni sono sempre state l’oppio dei popoli, la rappresentazione idealistica e non materialistica del mondo e di ogni cosa ancora sconosciuta all’uomo, il nemico del progresso scientifico, perché di esse ne smaschera i dogmi e le immaginazioni strumentali, lo strumento di controllo, di condizionamento e di orientamento della coscienza degli uomini e il mezzo col quale il potere politico e sociale della classe padronale e quello del potere temporale delle chiese impongono il volere, il potere e lo sfruttamento dei potenti sulle masse lavoratrici e popolari: tutto in nome di un dio e di un oltretomba immaginari e sconosciuti alla ragione e alla razionalità dell’uomo. In tale visione oscurantista e retrograde del mondo e della storia dell’umanità la chiesa cattolica ha svolto un ruolo particolarmente conservatore e aggressivo verso le forze della conoscenza scientifica e del progresso culturale e sociale, essa, sempre in nome di dio e delle sue “verità rivelate” e dell’intangibilità della sua autorità spirituale e materiale, nei secoli ha consumato i più efferati delitti contro la scienza e l’umanità. Ciò è stato possibile col consenso di una parte consistente dell’umanità, che non è ancora riuscita ad affrancarsi dai timori del mondo sconosciuto, dalla paura inconscia della morte e dai turbamenti ingenerati dalla predicazione religiosa, però progressivamente che il materialismo dialettico della natura e quello storico dell’umanità e il cammino lento ma costante della scienza rendono sempre più tangibile l’origine e la trasformazione materiale del mondo circostante l’oscurantismo religioso arretra nella coscienza dell’uomo sino a dover scomparire del tutto in futuro e allora tutte le religioni cadranno nella polvere assieme a tutte le nefandezze commesse nel corso dei secoli. Naturalmente una cosa è l’eventuale, libera, personale e autonoma spiritualità che una persona può sentire e vivere individualmente e ben altra cosa è il potere economico, politico e sociale temporale che la chiesa esercita sulle masse e sui popoli da essa influenzati in nome di un immaginario dio. La chiesa cattolica ha sempre cercato di ostacolare il cammino della scienza, di frenare l’emancipazione materialistica della coscienza degli uomini, di condizionare il progresso sociale e ha avuto la pretesa di stabilire e di dettare le scelte e i comportamenti degli uomini sui temi della sessualità, della procreazione, del controllo delle nascite, della prevenzione della maternità, dell’inseminazione artificiale, dell’aborto e delle sue diverse forme per praticarlo, del divorzio, eccetera e lo ha fatto per esercitare un controllo costante sugli uomini dalla nascita alla morte e dalla cui pratica ne deriva un potere economico e sociale diversamente impossibile e che ne metterebbe in discussione la stessa esistenza secolare. Così ogni volta che l’uomo e la scienza si adoperano per migliorare lo svolgersi della vita e attutirne le sofferenze ecco che la chiesa vi si oppone coi vari mezzi di coercizione che nei secoli ha avuto a disposizione, come il peccato, la minaccia dell’inferno, la negazione dei sacramenti e delle indulgenze, la scomunica, la santa inquisizione, eccetera. Tale ingerenza nefasta delle gerarchie della chiesa cattolica sulla vita sociale degli uomini si manifesta in tutta la sua aggressione particolarmente in Italia, dove ha sede lo stato materiale, economico, politico e spirituale del Vaticano e della sua massima autorità, il Papa. E’ da circa 2000 anni che la chiesa di Roma condiziona la coscienza, i comportamenti e il pregresso sociale del popolo italiano. Più volte nei secoli ha cercato di allargare il territorio da essa dominato e lo ha fatto con guerre feroci e sterminatrici di uomini e cose delle terre occupate, sottomesse, dominate e sfruttate, stiamo parlando dello stato pontificio di funesta e terroristica memoria. Il popolo italiano nel corso dei secoli ha dovuto sostenere guerre e battaglie cruenti per contenere e sconfiggere i propositi espansionistici della chiesa di Roma, come la patriottica ed eroicaRepubblica Romana del 1848 e la Breccia di Porta Pia a Roma nel 1870. Dopo l’Unità d’Italia e Roma capitale la chiesa non si è mai rassegnata a dover rinunciare a condizionare la vita statale e sociale del popolo italiano e lo fatto attraverso la complicità di uomini e partiti politici – come il fascismo, la democrazia cristiana e oggi tutti i partiti del centrodestra e del centrosinistra – e del primo concordato tra stato e chiesa del 1929 con Benito Mussolini e del secondo del 1984 con Bettino Craxi. Enormi sono i privilegi che il potere politico borghese e capitalistico italiano ha accordato alla Santa Sede a danno delle condizioni di vita degli italiani, come: giganteschi finanziamenti, da parecchi anni con l’8 per mille del gettito Irpef; gli insegnanti di religione, ovvero preti, pagati dallo Stato italiano; l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole; le agevolazioni fiscali sulle attività commerciali della chiesa in Italia; la costruzione di chiese a carico dello stato italiano; i contributi per le chiese patronali comunali, eccetera. La fine della sudditanza dello stato italiano da quello vaticano potrà avvenire solo col trionfo del socialismo nel nostro paese! La maternità incontrollata e non programmata ha da sempre reso schiava la donna della volontà dell’uomo, del potere economico e sociale dominante, del sistema sociale padronale, che ha bisogno di continua, rinnovata e infinita forza-lavoro per realizzare i suoi profitti, e delle guerre di aggressione, di occupazione, di espansione e di sfruttamento delle risorse del mondo che per essere combattute hanno bisogno di abbondante carne umana da macello sui campi di battaglia. La schiavitù secolare della donna nella società è da collegarsi prevalentemente proprio all’impossibilità di un controllo sicuro e programmato della maternità, cioè del pericolo di rimanere gravida, situazione che da sempre ha condizionato l’attività sessuale della donna, che ne ha diminuito il piacere e la felicità della vita, che l’ha costretta ad aborti traumatici e pericolosi per la vita, che, in una percentuale altissima, l’ha costretta ad avvicinarsi e superare i dieci figli e che le ha imposto un’esistenza dannata, fatta di lavoro durissimo interno ed esterno alla famiglia, di mancanza di tempo libero e svago, di privazioni e miseria, di tormenti fisici e anche di morte. La liberazione della donna dalla schiavitù della vita e anche dall’affrancamento da certe credenze ancestrali, riti riparatori e condizionamenti religiosi dipendeva proprio dal liberare la sessualità da conseguenze impreviste e indesiderate. Finalmente, nell’età moderna, a tutto questo ha provveduto la ricerca scientifica, che ha messo a disposizione della donna anticoncezionali, la pillola che precede o segue il rapporto sessuale, l’aborto assistito e sicuro negli ospedali e a carico della sanità pubblica e, infine, l’aborto non invasivo e non traumatico che avviene con l’assunzione di una pillola entro la settima settimana di gravidanza, cosa che negli altri paesi d’Europa avviene da parecchi anni. Ma solo pochi giorni fa l’Agenzia italiana per il farmaco ha, alla fine, ammesso l’uso della pillola Ru486 anche in Italia, da assumere in ospedale e rigorosamente nel periodo dei 49 giorni di gravidanza. A questo nuovo passo della medicina sulla lunga strada di liberazione della donna dalla secolare schiavitù fisica e sociale si sono scagliati, con inaudita violenza, alcuni prelati della Santa Sede e giornali cattolici che hanno – come già avvenuto in passato in altre occasioni di avanzamento della civiltà umana – gridato allo scandalo, minacciato la scomunica per quanti prescrivono, praticano e beneficiano della pillola che libera la donna da altro dolore fisico. Insomma, una vera ed ennesima retriva campagna antiabortiva della chiesa che ci ricordano i tempi bui della chiesa medioevale, quando praticava la scomunica, la tortura, la detenzione più disumana, il rogo per gli eretici e la distruzione dei libri messi all’indice dalla santa inquisizione. La nuova crociata della Santa Sede ha subito ricevuto il sostegno del governo italiano, di partiti e rappresentanti sia del centrodestra che del centrosinistra che intendono, con paletti vari limitativi, rendere difficile l’utilizzo della Ru486. Però, al fine, i tempi sono e stanno cambiando, la coscienza degli uomini si è scrollata di dosso una parte consistente del secolare potere oscurantista e gli editti persecutori della chiesa, gli uomini e le donne non sono più disposti a far dipendere la propria esistenza dagli umori di uomini, apparati e predicatori che vivono di privilegi secolari col lavoro, la carità e le donazioni altrui, mentre le donne hanno tragicamente sperimentato sulla propria pelle l’accanimento strumentale e opportunistico della chiesa contro la loro emancipazione sociale e liberazione da dogmi e false verità rivelate e non sono più disposte a “ubbedir tacendo e subendo”, a tal punto che oggi sulle questioni della sessualità, della maternità, dell’aborto e del divorzio la chiesa è come se gridasse alla luna.Dinanzi alla nuova e intollerabile crociata della chiesa di Roma contro l’ulteriore liberazione del corpo della donna dalla sofferenza e dalla privazione, il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista chiede a tutte le donne e gli uomini liberi, emancipati e progressivi d’Italia e di tutti gli altri paesi della Terra di non lasciarsi nuovamente intimidire dalla minaccia della scomunica o da altre forme di condizionamento ecclesiastico e di proseguire lungo la strada della liberazione del pensiero e del vivere sociale del genere umano dal secolare potere temporale dello Stato del Vaticano e di tutti gli altri poteri religiosi che ancora esistono sul il Pianeta. La conquista del socialismo, per la quale si batte accanitamente il P.C.I.M-L., metterà definitivamente fine a ogni forma di schiavitù spirituale e materiale del genere umano.



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Forio (Napoli), 3 agosto 2009.



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* Segretario generale del P.C.I.M-L.






Commento pubblicato venerdì 3 luglio 2009 alle ore 22,00






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VIAREGGIO: PROFITTI ASSASSINI!
E’ stata una tragedia umana di dimensioni spaventose, che attribuiamo ai rapporti di produzione capitalistici, alla violenza sull’uomo esercitata dal libero mercato, all’accumulazione capitalistica dei profitti derivanti dallo sfruttamento disumano, violento e repressivo del lavoro altrui e alla contraddizione esistente tra la natura sociale della produzione e l’accaparramento privato della ricchezza prodotta. La gestione privata delle attività economiche, legata alla realizzazione del massimo profitto possibile e non ai bisogni reali delle masse popolari, considera il genere umano uno strumento di arricchimento e non il destinatario naturale del frutto del suo lavoro. Nel sistema economico capitalistico il lavoro dell’uomo è considerato una merce qualsiasi e non uno strumento di libero sostentamento, affermazione ed emancipazione sociale. Liberare l’umanità dai pericoli della mancata sicurezza sul lavoro significa solamente liberarla dal sistema e dallo sfruttamento capitalistico. La sicurezza del lavoro dipende unicamente dalla sua liberazione dallo sfruttamento padronale.

di Domenico Savio*

La immane tragedia ferroviaria che ha ferocemente colpito la popolazione di Viareggio, tutta la classe lavoratrice e l’intero popolo italiano ha un solo responsabile: il sistema di produzione capitalistico con il suo infame libero mercato. La catastrofe di Viareggio porta la firma inconfondibile del sistema economico capitalistico, che è attento a realizzare e accentrare i massimi profitti possibili e non a preoccuparsi della sicurezza della vita e di una esistenza dignitosa dei lavoratori e di tutti i cittadini. I capitalisti, pubblici o privati che siano, sono persone spregevoli, abbrutite dalla corsa insaziabile all’accumulazione di sempre maggiore ricchezza, non nutrono sentimenti umani nei confronti della classe lavoratrice e difendono con spietatezza e ogni forma di sopraffazione e di violenza i loro loschi affari. Ignorano il sentimento della fratellanza e del mutuo soccorso umano. Considerano i lavoratori una merce qualsiasi, al pari del metallo o del grano, da acquistare al minor prezzo possibile sul libero mercato della forza-lavoro e da sfruttare al massimo, sino a ridurli sfiniti e impossibilitati a ogni godimento del pur minimo tempo libero disponibile. Per i padroni la sicurezza sul lavoro e quella della popolazione residente sul territorio circostante è solo un peso, un costo da evitare o da ridurre al minimo, un semplice fastidio di cui farebbero volentieri a meno: tanto riguarda la salvaguardia di una “merce” che riescono facilmente a trovare sul mercato e a sostituire. La società capitalistica, con l’ordine economico che la sostiene, è la più feroce, violenta e disumana che la storia dell’umanità abbia conosciuto e tragicamente sperimentato.
In questo scenario allucinante della società capitalistica – dove, a livello nazionale e mondiale, pochi capitalisti, oggi anche multinazionali, dominano il mondo conosciuto con lo sfruttamento delle masse lavoratrici operaie e intellettive, con le aggressioni, i massacri, le guerre sterminatrici di popoli interi, le sottomissioni e la schiavitù economica e sociale generando miseria e morti per fame e malattie d’ogni genere – lunedì 29 giugno 2009 alle ore 23,45 alla stazione centrale di Viareggio, in Toscana, un treno merci, composto da 14 vagoni-cisterna che trasportavano gas propano liquido, il cosiddetto gpl, – ogni cisterna ne conteneva 35.000 litri – è deragliato, dal primo vagone-cisterna appena dietro la motrice si è riversato sui binari il contenuto del gas che a contatto con qualche scintilla è esploso dando luogo a uno scenario infernale, spettrale, raccapricciante, desolante con fiamme altissime che ricordavano scene cruenti di guerra e forse anche qualche immagine delle città martiri di Hiroshima e Nagasaki, colpite dalle bombe atomiche americane rispettivamente il 6 e 9 agosto 1945. Una scena straziante fatta di uomini, donne e bambini che bruciavano come torce umane, una temperatura altissima che tutto bruciava, case crollate ai lati della ferrovia e disperate invocazioni di aiuto. Un tragico bilancio: decine di morti bruciati vivi, decine di feriti gravissimi o meno gravi, palazzine crollare, dispersi, centinaia di sfollati, una città messa in ginocchio, tutto perché il profitto assassino deve prevalere sempre e in ogni dove sul diritto alla vita di lavoratori e cittadini in genere. La vita delle persone viene considerata priva di valore dinanzi al profitto criminale, alla sete di potere e di ricchezza della feroce classe capitalistica nazionale e multinazionale, al barbaro sistema di sfruttamento padronale, che considera l’uomo solo una merce da sfruttare e buttare via quando non gli occorre più oppure quando, per lo sfruttamento e i soprusi subiti nella vita lavorativa, non produce più secondo i calcoli e le aspettative padronali: tanto altra abbondante merce umana, giovane e in buona salute, è pronta per sostituire chi non può rendere più come a quando era giovane. Questi treni della morte potranno, e dovranno sin da subito, essere instradati su percorsi extraurbani, ma resteranno tali se tutte le norme e le necessità di sicurezza non saranno applicate con rigore e severità estremi.Pare che il deragliamento sia dipeso dalla rottura di un asse arrugginito del primo vagone-cisterna deragliato. Ma come è possibile che un asse del genere sia arrugginito e si rompa causando una tragedia umana e sociale di proporzioni gigantesche? Perché quell’asse arrugginito non è stato visto e sostituito? Forse perché si è risparmiato sulla manutenzione e di chi è la responsabilità umana, civile e penale? Già si annuncia difficile l’individuazione delle responsabilità tra le Ferrovie dello Stato italiano, i proprietari di altri Stati europei dei vagoni del treno deragliato e le multinazionali capitalistiche, che lucrano profitti nel settore dei trasporti petroliferi e pericolosi. Che si trattasse di una ennesima tragedia annunciata lo si è capito sin dal primo momento, anche se questa volta le conseguenze sono state immani, tragiche e devastanti. I Ferrovieri hanno più volte denunciato la mancanza o l’inadeguatezza della manutenzione su vagoni e treni, sui sistemi di sicurezza lungo i binari e tant’altro ancora. Alcuni di essi, a seguito delle proprie denunce sulle questioni della sicurezza, hanno pure subito richiami e licenziamenti da parte delle Ferrovie dello Stato. Insomma, anziché perseguire i responsabili di una manutenzione inadeguata si perseguono e si licenziano i lavoratori che tali inadeguatezze denunciano. Anche questo si spiega con l’imposizione del potere del capitale, privato o pubblico che sia, sul lavoro e sulla classe lavoratrice, è un’ingiustizia e una prevaricazione propria del sistema sociale di sfruttamento capitalistico.
Tutti sappiamo che lo Stato capitalistico è uno strumento di potere politico e istituzionale e di sfruttamento delle masse lavoratrici e popolari da parte della classe padronale e in quanto tale periodicamente esso acquista, a prezzi elevati, anziché requisire, dai capitalisti nazionali e multinazionali le loro aziende oramai vecchie e non più competitive, le ammoderna, investendo soldi della collettività, e poi al momento politico e sindacale opportuno, cioè quando la lotta di classe dei lavoratori è debole e non sostenuta dalla costruzione della prospettiva socialista, le svende per pochi soldi ai padroni consentendo loro di realizzare grossi guadagni tra la precedente vendita a prezzo elevato e il nuovo acquisto a basso prezzo e di continuare a sfruttare i lavoratori dipendenti. Inoltre, riacquistando le aziende di Stato o assumendo la gestione dei servizi sociali i padroni ridimensionano gli organici dei lavoratori dipendenti con cassa integrazione, licenziamenti e mobilità, oltre ad incrementare i ritmi di sfruttamento. Naturalmente pure la gestione capitalistica statale di aziende e servizi risponde ai rapporti di produzione capitalistica, però non può fare a meno di una maggiore attenzione ai problemi dell’attività lavorativa e dell’occupazione. Diversamente sulle questioni della difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini lo Stato-padrone si comporta allo stesso modo delle imprese private inquinando il territorio e compromettendo la salute di lavoratori e abitanti dell’area interessata, come dimostrano i tanti processi per inquinamento ambientale e per i decessi di poveri lavoratori e cittadini. Dalla fine degli anni ottanta del secolo scorso, con la definitiva trasformazione borghese e capitalistica dell’ex P.C.I. e della politica sindacale della Cgil, lo Stato capitalistico italiano ha avviato un gigantesco processo di privatizzazione del suo enorme patrimonio industriale, agrario, bancario, assicurativo, commerciale, dei trasporti, delle telecomunicazioni, eccetera, privatizzazione che ha prodotto cassa integrazione, mobilità, licenziamenti, precarietà e peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori interessati e sono peggiorate le condizioni di sicurezza sul lavoro, proprio come denunciano i lavoratori delle Ferrovie dello Stato, anch’esse avviate alla sciagura della privatizzazione.
La tragedia di Viareggio è la diretta conseguenza del sistema economico e sociale capitalistico, fondato sul libero mercato, sul profitto e sullo sfruttamento dei lavoratori da parte dei padroni, i quali per ricavare il massimo profitto possibile dal lavoro dei dipendenti non si fanno scrupolo di risparmiare pure e disumanamente
sugli adempimenti per garantire la piena sicurezza del lavoro. La carenza di manutenzione e di controlli che sta alla base della sciagura di Viareggio è di una mostruosità e crudeltà senza paragoni, perché ha messo a rischio non solo la vita dei Ferrovieri addetti, ma ha coinvolto un’intera città e colpito migliaia di persone. Qualche responsabile di tale catastrofe potrebbe farmi furbescamente osservare che anche a Chernobyl, nell’ex Unione Sovietica, avvenne la sciagura della centrale nucleare, ma volutamente e vigliaccamente dimenticando, costui, che, oramai, sin dal XX congresso revisionista, opportunista, rinnegatore e traditore del 1956 quella passata e gloriosa Unione di Stati Socialisti non era più socialista, bensì marciava a passo spedito verso l’infame sistema capitalistico, così com’è puntualmente avvenuto pochi decenni dopo. Al contrario, nel sistema socialista viene prima l’Uomo e poi il lavoro, prima la sicurezza della vita e dopo la produzione, prima la dignità umana e poi l’attività sociale, per cui le norme di sicurezza vengono applicate integralmente. Ma l’elemento fondamentale è che nei veri paesi socialisti, purtroppo attualmente inesistenti sull’intero Pianeta, non esiste la barbarie dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e, dunque, il profitto assassino. Questo, e solo questo, hanno realmente insegnato circa quarant’anni di costruendo socialismo nell’ex Unione Sovietica (1917-1956).
Forse ci siamo dilungati troppo e anche un po’ distanziati dal tema centrale della tragedia di Viareggio, ma lo abbiamo fatto di proposito per dare ai nostri lettori alcuni necessari elementi di riflessione di classe su quanto è accaduto e affinché essi abbiano la possibilità di individuare meglio i veri colpevoli della sciagura, colpevoli che, ripetiamo, per noi sono il sistema di sfruttamento capitalistico, il libero mercato e la libera concorrenza legati alla realizzazione del massimo profitto possibile, sono lo sfruttamento disumano dei lavoratori nelle varie fasi del processo produttivo, il risparmio padronale criminale sui vari elementi che devono garantire la sicurezza del lavoro e la salvaguardia delle popolazioni indirettamente coinvolte nei processi produttivi. La conquista del lavoro libero e sicuro passa necessariamente attraverso la distruzione del barbaro sistema di sfruttamento capitalistico e la costruzione della nuova e superiore società prima socialista e poi comunista. A questa prospettiva di nuova civiltà dell’umanità lavora il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista. Che la tragedia di Viareggio non resti senza insegnamento e che i morti, i feriti, i dispersi e gli sfollati della città martire siano sempre e degnamente ricordati come vittime illustri e annunciate di un sistema economico e sociale che disprezza l’uomo lavoratore ed esalta, in tutte le sue manifestazioni, il profitto assassino. Ai morti, ai feriti, ai dispersi e ai loro familiari, agli sfollati e all’intera popolazione di Viareggio esprimiamo la più viva, fraterna e umana solidarietà di classe e rivoluzionaria del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista.Forio (Napoli), 1 luglio 2009.


* Segretario generale del P.C.I.M-L.






Commento pubblicato mercoledì 17 giugno 2009 alle ore 23,30









CONTRO LE GRAVI E REAZIONARIE PROVOCAZIONI NEONAZIFASCISTE DI QUESTI GIORNI RAFFORZIAMO IL
PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTAE RICOSTITUIAMO LA “GUARDIA ROSSA” VOLONTARIA!






Signori traditori e rinnegatori della falsa sinistra, basta blaterare, parlarsi addosso, autocommiserarsi e invocare clemenza al potere padronale dominante, basta con le furbizie e le strumentalizzazioni opportunistiche, riformiste e revisioniste, basta con l’invocare conquiste e posizioni fatte colpevolmente smantellare dal nemico di classe con le vostre dirette e vergognose complicità politiche e istituzionali, complicità che stanno paurosamente favorendo il ritorno in Italia della reazione fascista e quadristica, e tutto questo squallore quando solo il ritorno all’organizzazione e alla lotta di classe del proletariato può evitare all’Italia, e non solo al nostro paese, una nuova tragedia sociale, come quella successiva alla prima guerra mondiale, una tragedia che certamente non avrà le medesime caratteristiche, ma i cui effetti potrebbero essere ancora più tragici ed efferati!


E’ triste, mortificante e offensivo per l’intelligenza umana vedere taluni squallidi personaggi della sinistra borghese e capitalistica, che hanno, purtroppo, il potere di controllare e di utilizzare i mezzi di informazione pubblici e privati, lamentarsi e strapparsi le vesti per la rinascente cultura fascista e per il pericolo del ritorno del potere e dello squadrismo fascista nel nostro paese, personaggi che per opportunismo, arrivismo e disponibilità di privilegi hanno tradito e rinnegato le passate posizioni ideali e politiche e che sono i diretti responsabili dei gravi pericoli di involuzione della situazione politica italiana. Nella paludosa e falsa sinistra italiana oramai esistono elementi inquinanti di tutte le specie, da quelli meno perversi e deviati a quelli più sfacciatamente corrotti e corruttori e disposti a tutto pur di mantenere le posizioni di potere acquisite con l’inganno e il tradimento, si tratta di un autentico fecciume politico e sindacale di cui il proletariato deve ritrovare la forza per liberarsene e presto e per evitare di ritrovarsi nuovamente manganellato e purgato.
Ci sono verità assolute e scientifiche che ogni persona intelligente, onesta e istruita non può negare: viviamo in una società divisa in classi contrapposte e in costante conflitto tra loro, ovvero la classe borghese sfruttatrice e quella proletaria sfruttata e schiavizzata, e quando una di queste classi arretra l’altra avanza; nella società divisa in classi la lotta di classe finirà solo con la scomparsa delle classi stesse. Lo Stato è di classe e rimarrà anch’esso tale sino all’estinzione delle classi sociali. L’esperienza storica ci insegna che quando il potere della classe lavoratrice si rafforza e avanza quello padronale è costretto ad arretrare e a fare nuove concessioni economiche e sociali, quando, invece, i lavoratori arretrano idealmente, politicamente e organizzativamente la classe padronale avanza e si riprende tutto quanto in passato è stata costretta a cedere. Tutta la storia dell’umanità è fatta di lotta di classe, di avanzate e di sconfitte per la classe lavoratrice e lo sarà sino all’edificazione della società comunista, la società infinitamente superiore e senza paragone rispetto all’attuale.
L’esistenza di un partito comunista non ancora totalmente svenduto agli interessi della borghesia, un sindacato che nella sua lotta aveva ancora degli elementi classisti e una classe lavoratrice in larga parte ancora

cosciente del proprio compito storico di liberare l’umanità dallo sfruttamento del lavoro, nel secolo scorso hanno consentito la lotta e la Resistenza antinazi-fascista, la conquista della Repubblica, di una Costituzione democratica e di consistenti miglioramenti delle condizioni di vita sociale quotidiana delle masse lavoratrici e popolari. Naturalmente tutto ciò in attesa della vittoria della rivoluzione socialista con la conquista del potere politico alla classe sino ad oggi sfruttata e sottomessa. Ma il vergognoso e ignobile tradimento ideologico e politico dei vertici imborghesiti dell’ex PCI - finiti persino a gestire diligentemente gli affari della borghesia nazionale e multinazionale – e la trasformazione padronale della politica sindacale della Cgil, hanno consentito alla borghesia, tramite il suo potere politico istituzionale, di riprendersi le concessioni costretta a fare in passato alla classe lavoratrice e alla cultura fascista di rialzare la testa, con la grave conseguenza di un pauroso impoverimento della classe lavoratrice e della rinascita dello squadrismo fascista, direttamente favorito da leggi dello Stato padronale.
In questi giorni e in queste ore si parla tanto del pericolo di un rinascente squadrismo fascista intorno alle istituende ronde, volute dal governo di centrodestra e non adeguatamente ostacolate dal centrosinistra borghese e capitalistico, del ritorno di un certo squadrismo fascista che potrebbe ricondurre l’Italia alla tragicità di un nuovo fascismo, aggiornato nella forma ma identico nei contenuti economici, sociali e comportamentali, e della nascita di organizzazioni che hanno molte somiglianze con i simboli, la cultura e i propositi del tragico passato nazi-fascista. Tali ronde populiste sono tanto più preoccupanti e inquietanti quanto più esaltano la cultura reazionaria della senofobia, del razzismo, della diversità e dell’avversione allo sconosciuto. Il pericolo del ritorno a un triste passato è reale e concreto, appartiene alla realtà storica della lotta di classe tra interessi e poteri differenti e opposti. Dinanzi a tali pericoli e realtà non servono i lamenti opportunistici e strumentali della falsa sinistra, sia essa democratica, riformista, revisionista, ambientalista, giustizialista e movimentista che i mezzi di informazione borghesi ci impongono di ascoltare in ogni ora del giorno, ma necessita la crescita immediata dell’autentico e unico partito di classe e rivoluzionario oggi esistente in Italia – cioè del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista (P.C.I.M-L.) – per la ripresa della lotta di classe nel nostro paese allo scopo di fermare la deriva di destra in atto e per ridare dignità e potere alla classe lavoratrice. Al di fuori del P.C.I.M-L. non esiste altro partito che per ideali, politica e strategia possa assolvere a tale compito storico.
Il P.C.I.M-L., interprete e sostenitore della natura di classe e rivoluzionaria della dottrina comunista, alle chiacchiere e alle strumentalizzazioni opportunistiche e interessate dei traditori, rinnegatori e nemici degli interessi di classe presenti e futuri della classe lavoratrice italiana risponde con la necessità storica del momento difficile che vive l’Italia di ricostituire la Guardia Rossa volontaria per difendere gli interessi, i bisogni e le aspettative della classe lavoratrice italiana del braccio e dell’intelletto, per sostenere la cultura dell’accoglienza e della solidarietà coi lavoratori provenienti da altri paesi in cerca di condizioni di vita più dignitose, per difendere le conquiste democratiche del nostro paese lungo la via della lotta di classe che condurrà alla rivoluzione socialista e alla conquista del potere politico alla classe lavoratrice, per difendere l’Italia dal pericolo del ritorno allo squadrismo nero e al fascismo e per garantire la sicurezza della vita delle masse lavoratrici nei luoghi di lavoro e nella convivenza civile. Siamo coscienti che la Guardia Rossa volontaria può essere ricostituita solo con la crescita organizzativa e operativa del P.C.I.M-L. sull’intero territorio nazionale ed è per questo che rivolgiamo un appello al proletariato italiano cosciente a chiedere l’iscrizione alla nostra Organizzazione di classe, cioè al Partito come l’hanno pensato e voluto Lenin e Stalin con la fondazione del Partito Comunista bolscevico e della Terza Internazionale Comunista, da dove nacque il nostro Partito Comunista d’Italia, che organizzò la prima Guardia Rossa in Italia.
Questa del P.C.I.M-L. è l’unica e convincente risposta politica e di lotta che si possa dare ai pericoli reali di un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari italiane – peggioramento imposto dalla classe padronale col suo potere politico e istituzionale di centrodestra e centrosinistra e con la complicità dei sindacati esistenti tutti di natura borghese – e di ritorno alla tragedia del fascismo, anche se mascherato sotto nuove sigle, personaggi e sembianze. Compagni, lavoratori tutti del braccio e dell’intelletto, questo è il momento del coraggio, della scelta e dell’impegno veramente comunista, è il momento di non stare più a guardare, di togliere la fiducia sino ad oggi accordata ai traditori e rinnegatori della causa comunista e di ritornare a militare in un vero Partico Comunista, cioè nel P.C.I.M-L.. Facciamo grande il P.C.I.M-L. per ricostituire anche la già gloriosa Guardia Rossa volontaria e per riprendere il cammino sulla strada indicataci da Marx, Engels, Lenin e Stalin, la strada maestra della rivoluzione socialista per costruire il Socialismo ed edificare il Comunismo nel nostro paese e nel mondo intero.
Forio, 15 giugno 2009. La Segreteria del P.C.I.M-L.









Commento pubblicato sabato 16 maggio 2009 alle ore 15,00








IL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA, GUIDATO DAL SUO SEGRETARIO GENERALE DOMENICO SAVIO, SEGUENDO LE ORME DEL PARTITO COMUNISTA BOLSCEVICO E DEL PARTITO COMUNISTA D’ITALIA E’ PRESENTE ALLE ELEZIONI!








Lavoratori del braccio e dell’intelletto occupati e disoccupati, pensionati, casalinghe e studenti, il 6 e 7 giugno 2009 nella Provincia di Napoli votate per il P.C.I.M-L. per contribuire a migliorare sin da subito le drammatiche condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari e per lavorare alla prospettiva della Rivoluzione Socialista in Italia.


Nel 1912 il Partito Comunista bolscevico in Russia, guidato da Lenin e Stalin, si presentò alle elezioni per eleggere dei propri rivoluzionari alla Duma e per portare la lotta di classe e rivoluzionaria del proletariato russo anche all’interno del potere borghese e zarista. Furono eletti cinque operai candidati dal Partito che portarono all’interno della Duma le rivendicazioni sociali della classe lavoratrice russa e la lotta rivoluzionaria per la conquista del socialismo. Facendo propria l’esperienza del Partito Comunista bolscevico, nel 1924 il Partito Comunista d’Italia presentò una propria lista, guidata da Antonio Gramsci, per l’elezione del parlamento italiano ed ottenne diciotto candidati eletti, che portarono le rivendicazioni della classe lavoratrice italiana e la dura lotta antifascista pure all’interno dello Stato e del potere fascista, eletti che per il loro impegno rivoluzionario finirono presto in carcere, al confino o all’esilio.
I coerenti comunisti, cioè i sinceri marxisti-leninisti che si richiamano al pensiero e l’opera dei quattro grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, fanno tesoro dell’esperienza rivoluzionaria e degli insegnamenti dei propri Maestri e non temono il confronto di classe e rivoluzionario coi propri nemici di classe neppure all’interno delle istituzioni e del potere borghese per rappresentare e sostenere anche in quella sede gli attuali bisogni di vita della masse lavoratrici e popolari italiane e per creare un collegamento tra la lotta di classe e rivoluzione che si combatte nel sociale con quella condotta nelle istituzioni e ciò allo scopo di contribuire a migliorare le condizioni di vita degli sfruttati e di avvicinare il momento storico della Rivoluzione Socialista e del suo trionfo, con la conquista del potere politico alle masse lavoratrici e l’avvio della costruzione della nuova società.
Le crisi economiche, come quella attuale, e le condizioni di vita drammatiche e disperate della classe lavoratrice sfruttata e schiavizzata dipendono esclusivamente dall’esistenza del sistema capitalistico, basato sullo sfruttamento del lavoro altrui e sulla privatizzazione della ricchezza prodotta, e solo abbattendolo è possibile costruire la nuova società socialista e dare dignità e serenità all’esistenza umana. Gli eletti marxisti-leninisti neppure temono minimamente di essere corrotti dai privilegi che il sistema borghese mette a disposizione degli eletti per corromperli, condizionarli nelle scelte e indurli a sostenere gli interessi e la sopravvivenza del suo infame ordine sociale. Si fanno corrompere i falsi comunisti e anche quelli che opportunisticamente e senza pudore si definiscono finanche marxisti-leninisti per ingannare e carpire il voto alle masse popolari, ma noi militanti e candidati del P.C.I.M-L., forgiati nel pensiero e nell’eroica esperienza di vita di Lenin e Stalin, siamo fatti di un’altra tempra e possediamo una coscienza veramente rivoluzionaria di cui la classe lavoratrice operaia e intellettiva può fidarsi senza alcun dubbio.
Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista seguendo l’esempio del Partito Comunista bolscevico e del Partito Comunista d’Italia quando e dove ha le possibilità organizzative si presenta alle elezioni borghesi per dare alla classe lavoratrice la possibilità di esprimere un voto autenticamente rivoluzionario, per estendere la lotta di classe all’interno delle assemblee elettive al fine di sostenere anche in quella sede i bisogni e le aspettative presenti dei lavoratori con l’obiettivo di renderne meno drammatiche le dure condizioni di vita e pure per combattere il potere economico e politico padronale finanche da quella posizione per avvicinare il momento della Rivoluzione Socialista e della conquista del potere ai lavoratoti. Sono queste normali considerazioni per i marxisti-leninisti che hanno indotto il P.C.I.M-L., con non pochi sacrifici di vita per i compagni impegnati, a raccogliere le firme necessarie e a presentare una lista di candidati per l’elezione del Presidente della Provincia e del Consiglio provinciale di Napoli di sabato 6 e domenica 7 giugno 2009. Candidato alla carica di Presidente è il compagno Domenico Savio, Segretario generale del Partito, sostenuto da una lista di provati rivoluzionari marxisti-leninisti e da lavoratrici e lavoratori, pensionati e casalinghe di grande lealtà, onestà e capacità di lotta. Nel nuovo Consiglio provinciale il loro lavoro consisterà nell’applicazione del Programma elettorale che è stato presentato assieme alla lista e che tutti possono leggere sul Sito del Partito all’indirizzo
www.pciml.org in NOVITA’ e alla voce P.C.I.M-L. e sottovoce Elezioni.
Naturalmente tutti sappiamo che il potere politico borghese usa tutti gli strumenti possibili per tenere fuori dalle assemblee elettive, a partire dal parlamento nazionale ed europeo, il Partito di classe e rivoluzionario della classe lavoratrice attraverso l’imposizione di leggi di stampo fascista che impongono sbarramenti elettorali e premi di maggioranza per la lista che ottiene maggiori voti, ma il P.C.I.M-L. non rinuncia mai alle sue battaglie, anche nelle situazioni più difficili e lo fa sempre col massimo impegno ideologico e di lotta di classe. Riteniamo di possedere tutte le motivazioni ideali, storiche, culturali e politiche per chiedere e ottenere il voto degli operai occupati e disoccupati, degli intellettuali d’avanguardia, dei pensionati, delle casalinghe e degli studenti per portare la loro protesta e le loro rivendicazioni all’interno del Consiglio provinciale di Napoli e batterci accanitamente affinché vengano accolti e trasformati in atti deliberativi. Un voto al P.C.I.M-L. è un voto dato per cambiare la politica amministrativa della Provincia di Napoli da borghese e padronale che è attualmente a risposta risolutiva dei bisogni e delle aspettative delle masse lavoratrici amministrate. Lavoratori non più umiliati nei loro bisogni, ma protagonisti del loro presente e del loro nuovo futuro.
Terreno di lotta di classe nel Consiglio provinciale saranno, fondamentalmente, le questioni del lavoro o, comunque, del salario garantito dallo Stato, della scuola e della messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici, del trasporto pubblico automobilistico e marittimo, di uno sviluppo e di un governo del territorio concordato con le popolazioni interessate, della condonabilità anche della prima casa di abitazione realizzata senza permesso a costruire nelle aree sottoposte a vincolo paesistico, della raccolta differenziata porta a porta e contro ogni tipo di incenerimento dei rifiuti solidi urbani, del disinquinamento dei territori, del diritto alla casa e allo studio di ogni ordine e grado, della lotta al clientelismo e al favoritismo, della moralizzazione della vita amministrativa, del disinquinamento del mare, delle coste e del sottosuolo mediante la realizzazione e il funzionamento di depuratori efficienti, della modifica dei piani paesistici ricadenti nell’ambito della Provincia di Napoli che armonizzino lo sviluppo sociale con la difesa dell’ambientale, della difesa del patrimonio boschivo, della lotta contro il Comune unico dell’isola d’Ischia e contro la privatizzazione dell’approvvigionamento e della distribuzione dell’acqua, eccetera. Ogni giusta istanza popolare troverà massimo sostegno negli eletti del P.C.I.M-L.










Commento pubblicato venerdì 24 aprile 2009 alle ore 22,00





IL NOSTRO 25 APRILE PER IL SOCIALISMO!
IL NOSTRO 25 APRILE E’ QUELLO DI QUANTI COMBATTERONO E
MORIRONO PER COSTRUIRE IL SOCIALISMO NEL NOSTRO PAESE!
I MARXISTI-LENINISTI NON ENFATIZZANO IL 25 APRILE 1945, PERCHE’
RIAFFERMO’ IL POTERE POLITICO DELLA BORGHESIA E DEL CLERO!

Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, tutti i comunisti che si richiamano ai principi e alla strategia del marxismo-leninismo, gli intellettuali d’avanguardia, la gioventù comunista rivoluzionaria, l’avanguardia rivoluzionaria della classe lavoratrice e l’ insieme dei combattenti per la conquista del socialismo nel nostro paese nella ricorrenza del 64° anniversario della liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo non esaltano particolarmente il 25 Aprile 1945, perché esso, purtroppo, non liberò il nostro paese anche dall’infame sistema sociale capitalistico, ma fu solo un passo in avanti nella conquista di talune libertà democratiche e una tappa lungo il difficile cammino verso la conquista del socialismo. Enfatizzare il 25 Aprile 1945 significa attribuirgli una vittoria e un’importanza storica che per i comunisti non hanno alcun valore di classe e rivoluzionaria, in quanto col 25 Aprile non è stato costruito il socialismo in Italia, ma sono state conquistate semplicemente alcune libertà democratiche.
I coerenti comunisti che combatterono contro il fascismo, la monarchia e il nazismo lo fecero nella prospettiva di continuare a combattere sino alla vittoria della rivoluzione socialista, che avrebbe conquistato il potere politico alla classe lavoratrice italiana per avviare la costruzione della nuova e superiore società socialista anche in Italia, ma questa prospettiva fu tragicamente e ignobilmente tradita e repressa dai vertici revisionisti e opportunisti dell’ex Partito Comunista Italiano, allora guidato dal revisionista Palmiro Togliatti. Infatti il 25 Aprile 1945 il potere economico e politico italiano rimase saldamente nelle mani della classe borghese e del clero e ne scaturì una Repubblica e una Costituzione di natura esclusivamente borghese, mentre tanti gerarchi fascisti e monarchici si riciclarono prontamente in difensori del “nuovo” Stato e continuarono a gestire gli affari della borghesia nazionale.
A distanza di 64 anni da quel cambiamento istituzionale democratico-clerico-borghese non c’è rimasto quasi nulla: la Costituzione democratica viene tagliata progressivamente a pezzi, i fascisti rivestiti di democraticismo sono ritornati al potere, la religione cattolica è rimasta religione di Stato e lo Stato del Vaticano continua a condizionare la vita sociale della nazione, i morti della Resistenza vengono equiparati ai morti fascisti di Salò, la destra fascista si radica nuovamente e sempre di più nel paese, i comunisti e gli antifascisti sono nuovamente aggrediti e massacrati e le loro sedi prese d’assalto, il capitalismo nazionale e multinazionale si sta riprendendo tutte le passate conquiste sociali ch’era stato costretto a concedere ai lavoratori in lotta, la presente e drammatica crisi economica, drammatica solo per le masse lavoratrici e popolari, continua a diffondere miseria e disperazione sociale senza, sciaguratamente, un’apprezzabile resistenza di classe e rivoluzionaria da parte di una classe lavoratrice oramai in gran parte assuefatta dal revisionismo politico della falsa sinistra e dai sindacati di regime.
Ne consegue, con estrema chiarezza, che la questione della rivoluzione socialista in Italia, che è di grande attualità, si ripropone necessariamente nel suo autentico significato teorico e strategico, di classe e rivoluzionario marxista-leninista, secondo gli insegnamenti dei quattro grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin e della gloriosa esperienza del Partito Comunista bolscevico russo e della Rivoluzione d’Ottobre, così come occorre portare avanti una lotta senza quartiere contro tutte le forme di revisionismo che inquinano il movimento operaio italiano.
Quest’oggi anche il padrone, banchiere, anticomunista e calunniatore dei comunisti e del socialismo realizzato Silvio Berlusconi e l’ex fascista del MSI Gianfranco Fini festeggiano, per opportunità politica e di potere, il 25 Aprile, una ricorrenza che proprio non gli appartiene. Il 25 aprile di Berlusconi, Fini, Franceschini,


D’Alema, Fassino, Veltroni, Ferrero, Vendola, Diliberto, Bertinotti, Napolitano e tutti quelli che la pensano allo stesso modo non è quello per il quale decine di migliaia di Partigiani combatterono e morirono per una causa superiore, inoltre il loro non è assolutamente il nostro 25 Aprile e neppure di tutti quelli che si battono per la costruzione della Repubblica Socialista Sovietica Italiana. Al contrario il nostro 25 Aprile è quello di quanti combatterono e morirono con l’orgoglio e la passione di contribuire a costruire il socialismo nel nostro paese.
Nella giornata di oggi vedere nelle piazze e nelle strade certe facce indegne ricordare o festeggiare il 25 Aprile comunque ci disgusta e ci rattrista la coscienza per il fango che buttano sulla memoria di tanti martiri, in particolare di quegli eroi comunisti morti nella lotta e nella Resistenza antinazi-fascista. Eroi che dalla tomba gridano allo scandalo e rivendicano adeguata vendetta. E noi Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, noi ancora modesto Partito Comunista Bolscevico dell’Italia migliore di oggi e di quella che allora immolò i propri figli per liberare la propria Patria dalle nefandezze del fascismo e del nazismo e dalla ferocia dello sfruttamento degli agrari, degli industriali e dei banchieri e per costruire l’Italia socialista con la conquista del potere politico alla classe lavoratrice, in questo giorno di memorabili ricordi di eroismo e di abnegazione di classe e rivoluzionari solennemente promettiamo di vendicare la loro memoria tradita e infangata e lo faremo senza esitazione alcuna. Liberare l’Italia dal capitalismo significa pure liberarla perpetuamente dal pericolo del ritorno della tragedia del fascismo, perché esso è una creatura partorita e allevata dallo stesso sistema capitalistico.

VIVA LA RESISTENZA ANTINAZI-FASCISTA COMBATTUTA NELLA
PROSPETTIVA DELLA CONQUISTA DEL SOCIALISMO NEL NOSTRO PAESE!
VIVA IL 25 APRILE CHE CHIEDEVA E VOLEVA LA CONTINUAZIONE
DELLA LOTTA SINO ALLA CONQUISTA DEL SOCIALISMO!
VIVA LA RIVOLUZIONE SOCIALISTA IN ITALIA!
VIVA IL POTERE POLITICO DELLA CLASSE LAVORATRICE ITALIANA!
VIVA LA FUTURA REPUBBLICA SOCIALISTA SOVIETICA ITALIANA!


La Segreteria del P.C.I.M-L.






Commento pubblicato lunedì 31 marzo 2009 alle ore 20,00



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A ISCHIA PARTITI GLI ABBATTIMENTI DELLE CASE: NESSUNA ABITAZIONE DI NECESSITA' DEV'ESSERE ABBATTUTA, SI MOBILITINO LE COSCIENZE LIBERE!



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L’essere atei non ci impedisce di plaudire alla coraggiosa e altamente umana opposizione della Chiesa di Procida alla demolizione degli abusi edilizi di necessità, ci auguriamo che la Chiesa di Ischia, col Vescovo Filippo Strofaldi, faccia presto la stessa cosa. I sindaci delle due Isole hanno il dovere politico, morale e amministrativo di difendere l’abusivismo di bisogno sociale guidando e sostenendo l’opposizione popolare alle demolizioni.



di Domenico Savio*




Nel nostro ultra cinquantennale impegno politico e sociale di dirigenti comunisti al fianco delle masse lavoratrici e popolari in lotta per poter vivere un’esistenza umana e dignitosa abbiamo sempre sostenuto che la rivendicazione e l’ottenimento di un appartamento adeguato e decoroso per ogni nucleo familiare è una battaglia di civiltà e di umanità. Da sempre nella storia delle donne e degli uomini di questo Pianeta - al pari del diritto all’assistenza sanitaria gratuita, allo studio dall’infanzia all’università e ai corsi di specializzazione, al lavoro garantito e al godimento del tempo libero – la casa ha rappresentato una conquista primaria e fondamentale per poter vivere bene, nel decoro e nella tranquillità la propria vita da soli o in unione. L’abitazione è un diritto naturale inalienabile e nessuna legge convenzionale di nessun Stato può negarlo ed è comprensibile e giustificabile chi non avendola cerchi di procurarsela.Ogni persona vive la propria vita una sola volta ed è in quel tempo che la società nel suo insieme deve consentirle di viverla bene. Non a caso la Costituzione italiana sancisce il diritto alla casa per tutti, però, purtroppo, a 64 anni dalla proclamazione della Repubblica lo Stato, coi vari governi che si sino ad oggi si sono susseguiti alla sua guida, non ha garantito tale diritto a tutti gli italiani né attraverso l’edilizia economica e popolare né consentendo a chi ne aveva la possibilità economica di costruirsela nella legalità, come nel caso delle isole di Ischia e Procida. Attualmente oltre il 20% dei nuclei familiari italiani non possiede ancora un appartamento proprio ed è costretto a vivere in casa presa in affitto. Nella società capitalistica - che è la società dello sfruttamento del lavoro altrui, della disuguaglianza sociale, della negazione dei diritti fondamentali del vivere civile e delle discriminazioni e dove i bisogni popolari vengono sacrificati ai profitti e ai potenti interessi della classe padronale – per il popolo lavoratore e sfruttato esistono leggi buone e leggi cattive, ma quasi sempre cattive, come quelle sull’abbattimento dell’abusivismo edilizio di necessità.Viviamo in uno Stato che sulla “questione delle abitazioni” è vergognosamente fondato sull’ingiustizia e sulla discriminazione: i vari parlamenti borghesi continuano a mettere sullo stesso piano l’abusivismo speculativo e quello di necessità sociale; i primi due condoni edilizi consentono la sanatoria nelle aree sottoposte a vincolo paesistico mentre il terzo non lo prevede; molte case di necessità hanno avuto i sigilli e le condanne alla demolizione mentre tantissime altre per conoscenze o cecità dei responsabili sono riuscite a sottrarsi alla legge repressiva, che per quanto attiene l’abusivismo di bisogno noi consideriamo profondamente sbagliata, ingiusta e penalizzante nei confronti delle famiglie lavoratrici, mentre le potenti speculazioni del cemento speculativo e affaristico riescono quasi sempre ad aver ragione con la complicità delle istituzioni e del potere politico della loro stessa classe sociale; il governo capitalistico sta lavorando a un piano casa che non sarebbe applicabile nelle aree vincolate, come la nostra Isola; eccetera. Col cosiddetto federalismo l’Italia sta tristemente ritornando ai tanti piccoli stati del medioevo, l’Unità d’Italia sta nuovamente scomparendo!Ora uno Stato inadempiente verso il diritto alla casa di tante famiglie sta per riprendere gli abbattimenti distruggendo, così, l’esistenza di tanti uomini, donne e bambini, si tratta di uno Stato forte coi deboli e debole coi forti, uno Stato che non merita la stima delle coscienze libere e umane del popolo italiano. Alla famiglia di Barano, destinataria dell’abbattimento di questi giorni, va tutta la solidarietà umana e civile del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista. Dinanzi all’insensibilità sociale dello Stato-padrone e del suo potere politico, che è uno Stato totalmente e autoritariamente estraneo ai bisogni popolari e alle sue aspettative di vita e che ricorre alla forza repressiva per imporre la sua dittatura, beneha fatto la Chiesa di Procida a schierarsi a fianco delle povere famiglie minacciate di demolizione e a prevedere iniziative di forte opposizione popolare. In presenza di questa iniziativa il Prefetto di Napoli ha sospeso gli abbattimenti, cosa che deve fare subito anche per quelli previsti per l’isola d’Ischia, perché siamo cittadini della stessa nazione. Basta con le discriminazioni!L’essere atei non ci condiziona, per difendere la prima casa di abitazione di una moltitudine di famiglie lavoratrici e socialmente bisognose, nel chiedere alla Chiesa di Ischia, col suo Vescovo Filippo Strofaldi, di fare la stessa scelta di quella di Procida e di schierarsi apertamente e prontamente e con ogni strumento che ritiene utile a difesa di chi con l’abbattimento si troverebbe a vivere sulla strada: sia evitato il dramma esistenziale per tante famiglie. Ma, innanzi tutto, chiediamo ai Sindaci delle due Isole, rispondendo a un loro dovere politico, morale e amministrativo, di sollecitare le istituzioni preposte a sospendere ogni abbattimento e, se necessario, a difendere con ogni iniziativa possibile la prima casa di abitazione dei loro concittadini: abbiano il coraggio di far valere il potere che deriva loro dal voto popolare e lo affermino con ogni necessaria iniziativa istituzionale e popolare.




* Segretario generale del P.C.I.M-L.









* Commento pubblicato mercoledì 18 febbraio 2009 alle ore 23,00



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GOVERNO E SINDACI SAREBBERO RESPONSABILI DI
OGNI ABBATTIMENTO DELLA CASA DI ABITAZIONE!

Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, promotore della battaglia politica, sociale e di civiltà contro l’abbattimento dell’abusivismo edilizio di necessità, è stato escluso dagli incontri sull’argomento coi rappresentanti del governo, un’esclusione che indebolisce l’iniziativa verso il governo e il parlamento, mentre il presidente del consiglio dei ministri non ha ancora risposto a una lettera sulla questione, ma per il P.C.I.M-L. l’importante è che venga presto modificata la legge del terzo condono per venire incontro alla primaria esigenza di vita di una enormità di famiglie italiane, che è quella di poter continuare a vivere in una casa di propria e dignitosa!

di Domenico Savio*

Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista da sempre si batte affinché i vari governi nazionali di centrosinistra e centrodestra distinguessero l’abusivismo edilizio speculativo e affaristico dei palazzinari da quello di necessità, corrispondente alla realizzazione della prima casa di abitazione dinanzi alla grave e decennale inadempienza dello Stato capitalistico che non garantisce il diritto costituzionale alla casa a tutti i nuclei familiari. Distinzione volutamente ignorata dal parlamento borghese e padronale con la conseguenza drammatica che sino ad oggi la grande speculazione non è stata abbattuta ed ha continuato a distruggere il territorio e ad accumulare ricchezza parassitaria, mentre delle case di abitazione di poveri lavoratori sono state disumanamente abbattute. Si tratta di una indegna ingiustizia sociale aggravata ulteriormente dal fatto che mentre i primi due condoni edilizi consentono la sanatoria dell’abusivismo di bisogno nelle aree sottoposte a vincono paesistico il terzo condono non lo consente creando disparità di trattamento tra i cittadini residenti sullo stesso territorio e approvando una legge chiaramente incostituzionale.
Dinanzi al pericolo reale di abbattimento da parte della Magistratura dell’abusivismo di necessità condonato col terzo condono, il P.C.I.M-L. sin dall’inizio del 2008 e per primo ha promosso, con la collaborazione determinante dell’Illustre Avvocato e Amministrativista Bruno Molinaro, che ha redatto la relazione e il testo di modifica della legge che ha introdotto il terzo condono nella legislazione italiana, una iniziativa per ottenere dal parlamento la possibilità di condonare l’abusivismo di necessità anche col terzo condono. A tale scopo abbiamo presentato la proposta di modifica legislativa al presidente del consiglio dei ministri e a tutti i capogruppo di maggioranza e di opposizione del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, abbiamo chiesto e ottenuto l’approvazione di una delibera consiliare da parte di tutti i Comuni dell’Isola a sostegno dell’iniziativa di grande importanza sociale e in data 19 gennaio 2009 abbiamo chiesto un incontro con il presidente del consiglio o suo rappresentante per sollecitare la modifica della legge in discussione, richiesta che sino a questo momento è rimasta gravemente senza risposta.
Intanto la Magistratura preme sui Comuni per avere presto la disponibilità di fondi allo scopo di avviare gli abbattimenti e contemporaneamente cresce la preoccupazione e la disperazione di tante famiglie che corrono il pericolo reale di vedersi abbattuta la casa di abitazione e di essere letteralmente e disumanamente sbattute in mezzo alla strada. Mentre si avvicina sempre di più l’ora del dramma e della tragedia sociale, cioè degli abbattimenti, dal governo, dal parlamento e dai partiti politici del centrodestra e centrosinistra non c’è ancora nessuna risposta concreta e risolutiva del grave problema. Abbiamo saputo di alcuni incontri avvenuti sull’argomento tra i rappresentanti di alcune amministrazioni comunali, ma sino a questo momento non sarebbe emerso nulla di concreto, solo molte chiacchiere e ci sarebbero state persino delle indifferenze sul dramma che stanno vivendo moltissime famiglie.
Noi vogliamo dirlo con estrema chiarezza ai cittadini: per ogni eventuale e scellerato abbattimento che dovesse esserci saranno responsabili, in prima persona, il governo e il parlamento della repubblica capitalistica - cioè dello sfruttamento del lavoro, della miseria e dei bisogni collettivi – e i partiti che lo compongono, i sindaci e gli assessori comunali, che nelle varie campagne elettorali sono i raccoglitori di voti per i loro partiti e candidati. Dai sindaci basta con le chiacchiere e le mezze parole, non accettiamo che giochino sulla pelle dei cittadini, chiedano ai loro partiti in parlamento di modificare immediatamente la legge e se ciò non dovesse avvenire in tempi rapidi allora si dimettano dalla carica e dai loro partiti e si schierino apertamente, con sincerità e lealtà dalla parte delle famiglie colpite da questa autentica disgrazia di Stato. La proposta di acquisizione dell’abuso al patrimonio comunale sarebbe, sul piano sociale, morale e civile, un indegno esproprio di Stato dei duri sacrifici e delle privazioni sofferti da tanti uomini e donne per garantire un tetto dignitoso innanzitutto ai propri figli. Da coerenti comunisti e leali alleati della classe lavoratrice gridiamo: no all’acquisizione-esproprio, sì alla modifica della legge che, se c’è la volontà politica, il parlamento può effettuare in pochi giorni.
Noi abbiamo intrapreso questa battaglia di giustizia e di civiltà sociale in uno spirito di massima collaborazione con tutti e con il più elevato coinvolgimento delle forze interessate e disposte a collaborare escludendo ogni nostra volontà, peraltro del tutto estranea alla nostra cultura politica e di classe, di primogenitura sull’iniziativa. Al contrario abbiamo appreso dai mezzi di informazione che delle forze di maggioranza e di opposizione governativa hanno scelto di gestire gelosamente in proprio gli incontri sulla questione con dei rappresentanti del governo escludendo il nostro Partito, evidentemente per preservarsi ogni merito di partito, di potere politico e amministrativo locale e di propaganda elettorale, una esclusione che sicuramente indebolisce il confronto politico col governo e che si rivela negativa per le aspettative dei cittadini minacciati dall’abbattimento. Comunque, per noi l’importante è che la legge sul terzo condono venga rapidamente modificata nell’interesse della comunità.
Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista continuerà la sua convinta e appassionata battaglia sull’argomento, presserà i sindaci, le amministrazioni comunali e le forze politiche che le compongono affinché sollecitino governo e parlamento per una immediata modifica della legge e sta preparando nuove iniziative di lotta per smascherare i finti impegni sulla questione e per rivendicare la sanatoria della prima casa di abitazione da parte di tutte quelle famiglie italiane che vivono nel terrore del pericolo dell’abbattimento.
Forio, 13 febbraio 2009.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.






* Commento pubblicato mercoledì 18 febbraio 2009 alle ore 22,00



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TERRA DI PALESTINA: UNO STATO PER DUE POPOLI, MA E’ POSSIBILE SOLO CON LA CONQUISTA DEL SOCIALISMO! LA GLORIOSA UNIONE SOVIETICA INSEGNA!



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Lo Stato ebraico d’Israele, nato con una risoluzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 1948, che si è dato un regime sociale capitalistico e che svolge un ruolo di grande potenza imperialistica e militare in tutta l’area del Medio Oriente e non solo, è un fedele alleato degli Stati Uniti d’America e dell’Occidente capitalistico, è avido di espansione e di dominio territoriale e per 60 anni ha perseguitato e assassinato il popolo palestinese, che è originario e abitante di quelle terre. La Germania nazista e l’Italia fascista perseguitarono gli ebrei per alcuni anni, anche se con pianificata e inenarrabile efferatezza e un atroce sterminio razzista senza precedenti nella storia umana, ma Israele, con tecniche politiche, persecutorie, militari e sociali apprese proprio dal nazifascismo, sta perseguitando, massacrando e annientando il popolo palestinese da 60 anni con la complicità diretta degli Stati-padroni capitalistici del mondo. Israele, sotto la diretta copertura economico-militare degli USA, che utilizzano lo Stato ebraico come avamposto dei propri affari e dominio nell’area, da sempre cerca di cacciare i palestinesi dalla propria terra costringendoli a vagare per i tanti campi profughi disseminati in vari paesi mediorientali, sottomettendoli, privandoli della libertà e della dignità umana, ghettizzandoli, lagerizzandoli, affamandoli, sequestrandogli persino degli aiuti umanitari internazionali, rinchiudendoli come schiavi nelle proprie sacche di territorio, bombardandoli e assassinandoli ogni qualvolta rivendicano il diritto a poter vivere liberi sulla propria terra. I palestinesi sono un popolo prigioniero in casa propria e che viene braccato e incarcerato per reprimerne ogni loro anelito di libertà, di indipendenza e di dignità nazionale. L’ultima aggressione e carneficina di Israele nei confronti dell’eroico popolo palestinese nella Striscia di Gaza – ma l’ultima solo in ordine di tempo sino ad oggi, perché sciaguratamente e sicuramente altre ne seguiranno più o meno simili alle precedenti come atrocità – ha comportato e causato migliaia di morti e feriti, centinaia di bambini assassinati e case distrutte, il blocco dei viveri, dei medicinali e dell’energia elettrica che ha prodotto altre e atroci morti, l’utilizzo finanche delle bombe al fosforo bianco, che hanno sfigurato e bruciato il corpo di morti e feriti e che hanno lasciato segni indelebili per gli anni avvenire su di una parte consistente della popolazione, il bombardamento delle scuole dell’ONU con tanti bambini uccisi, i convogli umanitari bombardati e distrutti con l’uccisione di autisti e volontari internazionali, la chiusura militare di Gaza e l’assassinio casa per casa dei palestinesi ritenuti nemici di Israele, il blocco delle frontiere per non consentire l’evacuazione della popolazione bombardata e affamata verso l’Egitto, il bombardamento e la distruzione dei corridoi di fuga verso l’esterno e il bombardamento a tappeto di ogni luogo sospetto, insomma, un popolo braccato e ammazzato come animali e il compimento di una autentico sterminio che non ha nulla da invidiare a quello commesso dai nazisti nei confronti degli ebrei 60 anni addietro. Tutto è avvenuto, come per il passato, con il consenso dei “democratici” Stati Uniti d’America, con la complicità diretta degli Stati capitalistici e imperialisti della Comunità Europea e con le Nazioni Unite, condizionate dagli USA, che non hanno trovato, dinanzi a tanta ferocia e riprovazione umana, il tempo e la volontà di approvare una risoluzione di condanna di Israele: tutto questo è l’immagine atroce della bestialità sanguinaria del sistema economico e sociale capitalistico e del suo dominio imperialistico sul mondo di oggi! Gli Stati e i loro governi capitalistici e imperialistici - che sono strumenti del capitale per lo sfruttamento delle masse lavoratrici e popolari -, a cominciare dagli Stati Uniti d’America e da quelli della Comunità Europea, l’informazione stampa-radio-televisiva, di proprietà e di orientamento politico e statale del grande capitale, che pure con le guerre si ingrassa a dismisura, e la classe sociale borghese, cioè quella che come una sanguisuga si nutre della ricchezza prodotta dai lavoratori, in vario modo e da sempre sostengono il genocidio del popolo palestinese sostenendo che Israele deve difendersi dagli attacchi palestinesi e che deve garantirsi la sicurezza nazionale. Nulla di più falso, fazioso e spudorato, perché chi è stato cacciato dalla propria terra, rinchiuso in un ghetto a cielo aperto e privato di ogni libertà, autonomia e dignità umana e nazionale sono i palestinesi e non gli israeliani e perché le armi quasi inoffensive e di difesa delle proprie ragioni storiche e nazionali dei palestinesi sono come un cerino acceso e lanciato rispetto alla potenza di fuoco e di annientamento dello Stato ebraico e lo abbiamo visto nella recente massacro di migliaia di abitanti della Striscia di Gaza, un massacro che è riuscito a indignare anche dei sostenitori di Israele e del suo spietato sistema economico e militare capitalistico e imperialistico. Nulla può giustificare le atrocità dello Stato d’Israele nei confronti del popolo palestinese, che da 60 anni si trova a vivere la stessa tragedia che il popolo ebraico visse ad opera del boia fascista e nazista. I sostenitori e giustificatori delle atrocità israeliane sono privi di qualsiasi sensibilità umana e sono abbrutiti dalla nefasta cultura dello sfruttamento del lavoro e della difesa degli interessi capitalistici, ovvero padronali. Nella tragedia del popolo palestinese pesa la mancanza dell’Unione Sovietica, a partire dalla svolta revisionista, kruscioviana e trotschista del XX congresso del PCUS del 1956, dove, purtroppo, la sinistra marxista-leninista del partito, cioè quella che aveva fatto e vinto la gloriosa Rivoluzione d’Ottobre e costruito il socialismo realizzato sino a quel momento, fu sconfitta e annientata dai traditori e rinnegatori del socialismo e del comunismo. Proporre per la Palestina “un solo Stato per due popoli”, come propone con forza il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, significa immediatamente rifarsi all’esperienza del socialismo realizzato nel ventesimo secolo, o meglio alla creazione della grandiosa Unione Sovietica - formata da oltre 100 etnie, 15 Repubbliche socialiste sovietiche federate, 20 Repubbliche socialiste sovietiche autonome, 8 Regioni autonome e Circondari autonomi – dove circa 260 milioni di abitanti vivevano in totale armonia e uguaglianza economica e sociale e ogni diversità culturale e religiosa era reciprocamente compresa, stimata e rispettata nella piena libertà individuale e sociale. Solo la cultura e il sistema sociale socialista possono consentire una simile convivenza di civiltà superiore, di reciproca tolleranza e di mutuo soccorso all’interno di un’organizzazione sociale fondata sui principi dell’uguaglianza, dell’altruismo, della solidarietà e dell’interesse collettivo, dove i mali dell’egoismo, dello sfruttamento altrui e del profitto sono stati sconfitti e dove il potere politico e sociale e realmente nelle mani del popolo. Ecco come recita l’articolo 70 della Costituzione dell’ex URSS: “L’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche è uno Stato unitario federale plurinazionale formato sulla base del principio del federalismo socialista, in seguito alla libera autodeterminazione delle nazioni e alla volontaria associazione di Repubbliche Socialiste Sovietiche con parità di diritti. L’URSS incarna l’unità statale del popolo sovietico, riunisce tutte le nazioni e i gruppi etnici ai fini della comune edificazione del comunismo” e l’articolo 72 “Ogni repubblica federata conserva il diritto di libera separazione dall’URSS”. Dunque, solo con la conquista del socialismo, sulla strada dell’edificazione del comunismo, sulla Terra di Palestina sarà possibile la costituzione di “un solo Stato per due popoli”. Gli ebrei d’Israele provenienti dall’ex Unione Sovietica questa verità storica e sociale dovrebbero conoscerla bene. Ma nella situazione presente tale obiettivo non è facile da realizzare, perché il capitalismo e l’imperialismo dominano ancora incontrastati il Pianeta e, per tanto, rimane una conquista che la classe lavoratrice israeliana e palestinese deve realizzare unita, a cominciare dall’unità di lotta di classe dei rispettivi partiti rivoluzionari autenticamente marxisti-leninisti. Nei rapporti internazionalisti tra Partiti marxisti-leninisti fratelli il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista si adopererà per tale soluzione, anche se il traguardo finale sarà preceduto da una soluzione intermedia costituita da “due Stati per due popoli”. Sulla solidarietà politica col popolo palestinese il P.C.I.M-L. mette in guardia tutti i sinceri sostenitori della causa palestinese e della migliore soluzione da adottare per i rapporti di convivenza tra i due popoli l’attivismo gruppettario, movimentista, antipartito, revisionista e opportunista presente in Italia, perché l’unione dei due popoli in un unico Stato potrà scaturire solo dalla presenza e dal lavoro su quel territorio di un autentico partito di classe e rivoluzionario marxista-leninista, ogni diverso percorso vanificherebbe la soluzione sopra prospettata e prolungherebbe il dominio capitalistico e imperialistico su quei territori. Il P.C.I.M-L. invita la classe lavoratrice odierna israeliana e palestinese alla massima vigilanza contro ogni forma di organizzazione e di lotta politica populista, movimentista e di potere religioso temporale e di dedicare tutte le energie possibili a sostegno e per la crescita del partito marxista-leninista che lotta sin da questo momento per la prospettiva del socialismo e del comunismo. Forio (Napoli), 18 febbraio 2009.



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* Commento pubblicato sabato 14 gennaio 2009 alle ore 21,00



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La repressione clerico-fascista su Eluana Englaro e la dura lotta di classe contro l’odierna dittatura politica neofascista, dittatura che, purtroppo, è consentita pure dalla Costituzione di natura capitalistica e borghese italiana, che rimane antifascista, del 1948!






QUANDO LE FORZE PROGRESSIVE ARRETRANO QUELLE CONSERVATRICI E REAZIONARIE AVANZANO!






Nessuno può negare che, purtroppo, le forze progressive culturali e politiche italiane – rappresentate prevalentemente e fondamentalmente dalla cultura e dagli ideali comunisti e da forti elementi di lotta sindacale e sociale di classe -, che irruppero nella società italiana a partire dal biennio rosso 1919-1920 con l’occupazione delle fabbriche da parte della classe operaia, con la lotta antifascista, la Resistenza al nazifascismo, la Guerra di Liberazione e la promulgazione della Costituzione antifascista, ma borghese, clericale e capitalistica, nel 1948 e con sprazzi coscienti ininterrotti di lotta di classe per la conquista del socialismo nel nostro paese, anziché rafforzarsi progressivamente sino alla vittoria finale su quelle conservatrici e reazionarie sono andate pesantemente esaurendosi con la trasformazione borghese e capitalistica dell’ex Partito Comunista Italiano, col trasformismo revisionista, opportunista e borghese dei partiti e dirigenti eredi dell’ex PCI, con la Cgil che ha abbandonato ogni riferimento di classe facendo propria la scellerata politica sindacale del compromesso e della concertazione con la classe padronale, lo Stato e il potere politico capitalistico e con il dilagare di una forma di protesta di natura movimentista e qualunquista che ha pesantemente indebolito il fronte della lotta di classe delle forze autenticamente progressive, impegnate a costruire la prospettiva del socialismo nel nostro paese. A nessuna mente pensante può sfuggire che nella società a dominio padronale l’unica e reale dialettica sociale è la lotta di classe tra borghesia e proletariato, tra capitale e lavoro e tra scienza e dogmi religiosi. Questi ultimi hanno la funzione di alimentare e sostenere un terzo potere secolare, rispetto a quelli delle classi borghese e proletaria, che fa leva sul consenso delle masse scientificamente inemancipate e ancora legate ai pregiudizi religiosi di ancestrale memoria, un potere ancora più autoritario e insidioso che utilizza l’inconscio per sottomettere e condizionare la vita degli uomini e per sostenere il potere politico e sociale della classe padronale nell’esercizio millenario, feroce e disumano di sottomissione e sfruttamento delle masse lavoratrici. Quanto più forte e ampia è la lotta di classe del proletariato tanto più contenuta e arrendevole è la resistenza e l’avanzata della classe borghese e del potere temporale delle chiese. La dimostrazione scientifica e storica di questa tesi è data dall’analisi dello scontro di classe degli ultimi due secoli. E’ dalla prima metà dell’ottocento che le forze del progresso sociale hanno accelerato il proprio corso storico con l’affermazione della dottrina comunista – cioè di una concezione superiore, rispetto al passato, della vita e dei rapporti sociali tra gli uomini, rapporti non più basati sulla schiavitù, sulla disuguaglianza, sulla sottomissione, l’alienazione e lo sfruttamento, ma sulla parità sociale, la liberazione dell’uomo dal possesso e dal dominio padronale, la fine dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e la libertà, intesa innanzi tutto come affrancamento dal bisogno e dalla dipendenza altrui –, col diffondersi della scienza del materialismo dialettico e storico, con la lotta di classe delle masse proletarie, la nascita e la crescita dei partiti comunisti marxisti-leninisti, la gloriosa ed eroica Rivoluzione d’Ottobre, la costruzione del mondo socialista, la vittoria dell’Unione Sovietica sul nazifascismo, l’esplorazione dell’universo da parte dell’URSS e l’avanzata tra i popoli della Terra di quello straordinario edificio del sapere umano rappresentato dal pensiero e l’opera dei grandi maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin. Dunque, nell’era dell’imperialismo e delle rivoluzioni proletarie ogni progresso dipende dalla lotta di classe del proletariato, quando questo tipo di lotta scema e si snatura – a causa dell’abbandono della coscienza di classe, del mancato arricchimento individuale con la cultura comunista e rivoluzionaria e con la deriva, indotta dalla propaganda e dall’informazione interessata del potere borghese ed ecclesiastico dominante, verso la cultura e i comportamenti egoisti, individualisti e qualunquisti, alimentati pure dal tradimento opportunista e revisionista dei falsi partiti e dirigenti comunisti – la classe borghese, col suo Stato e potere capitalistico, ricomincia ad avanzare riprendendosi tutto quanto in passato era stata costretta a cedere, in termini di miglioramento delle condizioni di vita delle masse popolari, sull’onda dell’avanzata della lotta di classe dei lavoratori. E’ la legge naturale della contrapposizione tra interessi e prospettive diverse e del più forte socialmente. Nasce da tali considerazioni ideali e storiche la ripresa e l’avanzata in Italia, a partire dalla fine degli anni sessanta del secolo scorso e in un continuo ed ininterrotto crescendo sino ai giorni nostri, delle forze della reazione e della conservazione borghese, dell’influenza e del potere clericale dello Stato del Vaticano – che pretende di condizionare, se non di dominare, la cultura, lo sviluppo scientifico, le scelte sanitarie, l’insegnamento e il potere legislativo, di governo e amministrativo, dello Stato italiano –, del superamento delle differenze e delle contrapposizioni ideali e storiche tra fascismo e antifascismo, dell’aristocrazia, della monarchia, del rinascente fascismo e della modifica liberista, presidenzialista e autoritaria della pur borghese e capitalistica Costituzione del 1948. Alla luce di tutto questo non deve meravigliare quanto di triste e di pericoloso sta avvenendo nel nostro paese per la libertà individuale e la democrazia. Il centrodestra - formato da settori dell’ex Democrazia Cristiana, dell’ex Partito Socialista Italiano, di vari altri ex del centro e della falsa sinistra, dagli ex fascisti del Movimento Sociale Italiano, dalla razzista Lega Nord e da altri gruppi dell’estrema destra - ha potuto riconquistare il potere grazie allo squallido trasformismo opportunista e borghese della falsa sinistra, erede di tutti i trasformismi revisionisti e opportunisti dell’ex PCI e di quanti indegnamente proclamavano di collocarsi a sinistra ingannando e tradendo gli interessi presenti e futuri delle masse lavoratrici e popolari italiane. Adesso, le pesanti e condizionanti ingerenze delle gerarchie vaticane sulla umana e dolorosa vicenda di Eluana Englaro e sulla sovranità del governo e del parlamento italiano - prima perché si approvasse un decreto-legge per prolungare la tormentata agonia senza speranza della povera Eluana, oramai ridotta in uno stato fisico di totale negazione e mortificazione della vita, e poi, in questi giorni, per l’approvazione di una legge sul cosiddetto testamento biologico che, per come stanno procedendo i lavori parlamentari, attenta deliberatamente e fascistamente alla libertà individuale di decidere, in caso di grave malattia e sofferenza, di mettere fine al calvario del dolore, a una vita che non è più vita vissuta e all’umiliazione derivante dalla totale dipendenza altrui – stanno riportando l’Italia indietro di secoli passando per il primo e secondo concordato tra Stato e Chiesa, che di fatto consentono allo Stato del Vaticano di operare in settori vitali della società, come la scuola, la sanità, il patrimonio immobiliare, l’attività imprenditoriale e di incidere negativamente sulla libertà religiosa, sulla ricerca scientifica, sulla libertà di procreazione, sul controllo delle nascite, sui rapporti tra gli individui, eccetera e letteralmente calpestando la sovranità e l’indipendenza nazionale del nostro paese. Questo è possibile perché le forze di governo della destra e della sinistra capitalistica hanno scelto di utilizzare l’influenza religiosa e sociale della Chiesa sul popolo italiano per fini elettorali e di conquista e gestione del potere politico capitalistico. Oramai vediamo come di continuo il governo italiano si genuflette dinanzi all’autorità e alla volontà del Papa e del Vaticano. Occorre uno scatto d’orgoglio nazionale per riconquistare all’Italia l’Autorità statale e legislativa che le spetta, ma ciò sarà possibile solo con l’insediamento al Quirinale e a palazzo Chigi di un governo di socialismo reale. Fatta volutamente cadere la discriminante tra fascismo e antifascismo, annullate le differenze ideali e politiche tra la destra e la sinistra capitalistica, decisa la riforma presidenzialista del sistema elettorale e istituzionale italiano, concordata tra destra e sinistra parlamentare padronale l’esclusione dal parlamento nazionale ed europeo e dalle assemblee elettive territoriali - attraverso l’odioso, autoritario e fascista strumento dello sbarramento elettorale - i partiti minori che possono frapporre ostacoli al potere accentratore e dittatoriale presidenzialista e dell’alternanza di governo tra destra e sinistra padronale, legata l’Italia al carro politico, economico e militare dell’imperialismo statunitense, della Nato e della comunità europea diventa normale che il presidente del consiglio si comporti autoritariamente e invochi la modifica della Costituzione antifascista, seppur di natura borghese e capitalistica, laddove la trova di ostacolo alla sua dittatura politica. Ipocrite e corresponsabili sono le lamentele opportuniste ed elettoralmente interessate di quella ex falsa sinistra, diventata vergognosamente sostenitrice e governatrice dell’infame sistema capitalistico, che solo a parole invoca il rispetto della Costituzione antifascista, falsa sinistra che quando ha governato l’Italia ha difeso gli stessi interessi della classe padronale che attualmente difende il centrodestra. E nessuno dimentichi, a futura memoria, il viaggio in Vaticano e il devoto inchino davanti al Pontefice dei rappresentanti dei governi capitalistici della falsa sinistra. Quanto inganno e quanto tradimento ideale e politico per appagare l’ambizione e i privilegi che il potere borghese mette a disposizione di certi commiserevoli personaggi: vergogna! L’Italia come nazione e come unione delle tante etnie che la compongono, come classe lavoratrice che aspira a liberarsi da tanta discriminazione e vergogna sociale e come avanguardia operaia e intellettiva che ambisce a costruire una nuova e superiore convivenza sociale, anche alla luce dei deprecabili avvenimenti politici di potere degli ultimi mesi e giorni, deve trovare la forza e l’orgoglio di porre con determinazione la questione storica non più rinviabile di costruire una vera alternativa politica e sociale per il nostro paese, oramai troppo a lungo vituperato e mortificato nei suoi propositi rivoluzionari da partiti e personaggi indegni della storia eroica del nostro popolo, delle lotte e dei sacrifici di vita del movimento operaio e comunista, della lotta e della Resistenza antifascista e della Guerra civile di Liberazione dell’Italia dal fascismo e dal nazismo. Urge riprendere il cammino rivoluzionario verso la prospettiva della rivoluzione socialista, della conquista del potere proletario e della costruzione della nuova, superiore e dignitosa società socialista. Per avanzare vittoriosamente lungo la strada che conduce alla rivoluzione c’è bisogno che l’intera classe lavoratrice operaia e intellettiva italiana si riconosca, militi e lotti nell’unico partito veramente comunista, cioè autenticamente marxista-leninista, attualmente esistente in Italia e che è il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, il Partito della classe lavoratrice italiana fondato col compito di organizzare la conquista del potere socialista nel nostro paese, quel potere di classe e rivoluzionario che abolendo lo stato di cose presenti costruirà un nuovo ordine sociale fatto di uguaglianza, di libertà concreta, di giustizia uguale per tutti e di felicità esistenziale, un sistema collettivo dove dalla nascita alla morte tutti gli uomini e le donne hanno garantito ogni necessità di vita, dall’assistenza sanitaria alla scuola sino ai massimi livelli, al lavoro, alla casa e al tempo libero. Questo è il socialismo prima dell’edificazione del comunismo, dove ogni differenza sociale scomparirà e vigerà l’autogoverno di ognuno, mentre quello attuale è l’infame e violento sistema capitalistico.



Forio (Napoli), 14 febbraio 2009.












* Commento pubblicato lunedì 27 ottobre 2008 alle ore 21,30



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L’ILLUSIONE INCOSCIENTE CHE PAOLO FERRERO POSSA FARE DI RIFONDAZIONE UN COERENTE PARTITO COMUNISTA!



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Già negli anni passati una componente del Partito della Rifondazione cosiddetta Comunista, definitasi marxista-leninista senza possederne le qualità ideologiche e politiche autenticamente di classe e rivoluzionarie, giustificava la propria permanenza nel partito revisionista, opportunista, elettoralistico, istituzionale e antimarxista-leninista con l’illusione di poterne fare un vero partito di classe e rivoluzionario che lavorasse alla prospettiva della rivoluzione proletaria e del socialismo. Però questi compagni, per la loro militanza e proposta politica, erano e sono rimasti essi stessi dei revisioni e prima di tentare di cambiare il partito avrebbero dovuto modificare le loro idee politiche. Poi, col passare degli anni, molti di essi si sono resi conto dell’impossibilità di cambiare il partito, a partire dai gruppi dirigenti, e hanno cominciato a meditare sulla possibilità di uscirne per seguire altri percorsi di vita politica, più coerenti con la lotta della loro classe sociale di appartenenza. Ultimamente è sopraggiunta la meritata sconfitta elettorale e a seguire il congresso straordinario, dove i passati dirigenti revisionisti e anticomunisti sono stati messi in minoranza per pochi voti e la componente definitasi “marxista-leninista” ha sostenuto l’altrettanto revisionista ed ex gestore dell’infame sistema capitalistico Paolo Ferrero, eletto segretario del partito. Naturalmente Ferrero, per le sue posizioni ideali e politiche, non rappresenta nessuna svolta comunista, né tantomeno marxista-leninista nel partito della Rifondazione, ma semplicemente il recupero di una minima autonomia politica del partito per favorire una nuova alleanza elettorale che gli permettesse di rientrare in parlamento. Insomma, una nuova strategia elettoralistica rispetto al precedente appiattimento sull’alleanza di centrosinistra capitalistico.La vittoria congressuale di Ferrero ha prodotto in quei compagni che avrebbero potuto abbandonare Rifondazione l’illusione di un cambiamento di classe e rivoluzionario del partito, con la conseguenza che hanno abbandonato l’idea di poterne uscire. Appena dopo la sconfitta elettorale ho avuto l’impressione fondata, parlando con alcuni compagni, che parecchi di essi avrebbero potuto abbandonare Rifondazione per iniziare una nuova militanza coerentemente marxista-leninista, semmai col nostro Partito, ma è bastato che al revisionista Franco Giordano subentrasse il revisionista Paolo Ferrero per fermarli e continuare a ingannarsi che Rifondazione possa diventare un vero partito comunista. Si tratta di illusioni vecchie e nuove generate nei compagni da una scarsa conoscenza della dottrina comunista, a partire dallo studio e dall’assimilazione del pensiero e l’opera di Marx, Engels, Lenin e Stalin. E’ una carenza antica quanto la storia del movimento comunista nazionale e internazionale. Ovviamente senza sconfiggere questi abbagli di tanti compagni e lavoratori, oltre ai revisionisti di professione che operano con sicura malafede, non sarà possibile l’esistenza di un grande partito di classe e rivoluzionario per la ripresa del cammino verso il socialismo.La revisione, o modificazione, della natura esclusivamente rivoluzionaria dei principi comunisti e della lotta di classe per il socialismo ha origini borghesi e opportuniste e si è infiltrata nelle file del movimento comunista e operaio nazionale e internazionale sin dalle origini e senza la sua sconfitta non è neppure pensabile costruire l’avvenire socialista. Nella storia del socialismo realizzato nel ventesimo secolo un esempio fedele di coerente lotta marxista-leninista, l’unica vincente contro il capitalismo, lo troviamo e lo esaltiamo nel Partito Comunista bolscevico dal 1912 al 1956, quando i marxisti-leninisti, conquistata la maggioranza nel Partito, sconfissero il capitalismo e costruirono il socialismo sotto la guida ideologica e politica di Lenin e Stalin. In Italia alla fine indegna dell’ex PCI revisionista è subentrata prima la Rifondazione, poi i Comunisti Italiani e a seguire altre organizzazioni, tutte revisioniste, antistaliniste, antimarxiste-leniniste e talune persino antileniniste, mentre la classe operaia, che in parte costituisce la base di questi partiti, si rivela sempre più incapace di orientarsi sulla via maestra del marxismo-leninismo e questo consente ai capi revisionisti di tradire e rinnegare i principi comunisti e gli interessi presenti e futuri della classe lavoratrice. La ragione ideologica e politica della troppo lenta crescita del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista sta tutta qui, cioè nell’inganno perpetrato dai revisionisti di ieri e di oggi e nell’incapacità del proletariato di liberarsene.Molti compagni si chiedono: ma sarà mai possibile sconfiggere il revisionismo e riaffermare la guida marxista-leninista nella lotta delle masse lavoratrici? E’ possibile, perché in una fase rivoluzionaria i revisionisti saranno spazzati via come foglie nella tempesta e le disastrose condizioni della vita sociale nella crisi dilagante del sistema capitalistico faciliteranno una rapida acquisizione della coscienza di classe da parte delle masse lavoratrici e il potere socialista si imporrà su quello decrepito capitalistico. I compagni marxisti-leninisti, dando fondo ai principi del marxismo-leninismo, non devono avvilirsi dinanzi alle difficoltà di lotta attuali e all’apparente incrollabilità del sistema di sfruttamento e di rapina capitalistico, perché la sua contraddizione fondamentale tra la natura sociale della produzione e il suo accaparramento privato è sempre in agguato e pronta ad esplodere e seppellire i suoi aguzzini. Questa è la fase di lavorare ai fianchi il nemico di classe e in un momento solo apparentemente inatteso esso crollerà sotto i colpi vigorosi di milioni di braccia che si sveglieranno dal torpore di oggi. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, pur nelle dure difficoltà attuali della lotta di classe, lavora a questa sicura prospettiva di liberazione del genere umano dalle catene dello sfruttamento e dall’abbrutimento padronale.



Forio (Napoli), 27 ottobre 2008.



Domenico Savio, Segretario generale del P.C.I.M-L.



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* Commento pubblicato domenica 12 ottobre 2008 alle ore 21,00



*NON SEMPRE LA MAGGIORANZA,
O IL MAGGIOR CONSENSO, HA RAGIONE!



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I dirigenti della manifestazione di ieri della cosiddetta “sinistra radicale” a Roma possono invocare e diffondere solo uno squallido e deplorevole anticomunismo!



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Quest’oggi un lavoratore, che ieri sera ha visto la televisione, incontrandomi mi ha detto: “Domenico, hai visto quanti ‘compagni’ (le virgolette sono mie) hanno partecipato alla manifestazione di Roma, mentre alle iniziative del tuo partito se ne vedono pochi? Perché?” Ecco la mia risposta, che mi auguro leggano molti di quei partecipanti:



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“Innanzi tutto quella di ieri non è stata una manifestazione comunista, nel senso che tra le sue motivazioni non aveva anche la prospettiva della costruzione del socialismo nel nostro paese, ma possiamo definirla, nei contenuti e negli obiettivi, inconfutabilmente anticomunista. Occorre, in particolare, separare il giudizio sui partiti – Rifondazione, Comunisti Italiani, Comunisti dei Lavoratori, Verdi, Sinistra democratica e qualche altra sigla - e i loro gruppi dirigenti che l’hanno promossa e i lavoratori partecipanti. I primi, cioè Fausto Bertinotti, Paolo Ferrero, Nichi Vendola, Franco Giordano, Claudio Fava, Oliviero Diliberto, Grazia Francescato, Gennaro Migliore, Marco Ferrando, Achille Occhetto, Livia Turco, Vincenzo Vita e altri, per le dichiarazioni fatte nella circostanza, per la linea politica sostenuta e perseguita, tutta interna e collusa col sistema capitalistico, e per gli obiettivi proclamati non possono essere definiti per nessuna ragione ideologica, teorica e strategica comunisti, perché si tratta di un gruppo di revisionisti, di riformisti, di opportunisti, di trotskisti, di economicisti e di puntellatori diretti o indiretti dell’infame sistema e potere politico della classe capitalistica italiana.



Nel corso dell’iniziativa nessuno di loro ha parlato di socialismo e di comunismo né tanto meno della costruzione, sin da questo momento, della prospettiva della rivoluzione proletaria, della conquista del potere politico da parte della classe lavoratrice e della costruzione del socialismo nel nostro paese e non l’hanno fatto, e non potevano farlo, perché, nel migliore dei casi, non sono dei coerenti e conseguenti comunisti. Difatti non hanno sostenuto, come avrebbero fatto i veri comunisti marxisti-leninisti, che la giusta lotta per migliorare le attuali e drammatiche condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari per essere vincente oggi e domani deve svolgersi necessariamente all’interno della battaglia più generale, di classe e rivoluzionaria, per la conquista del socialismo, quale unica possibilità per mettere fine alla tragedia della dittatura e del potere economico e politico padronale che da millenni opprime e schiavizza il genere umano.



Questi personaggi non mettono paura né al governo Berlusconi né alla confindustria, perché nei loro piani di dirigenti non c’è la prospettiva dell’abbattimento rivoluzionario del sistema capitalistico, bensì la voglia di ritornare presto ad occupare poltrone istituzionali borghesi nel parlamento e nelle assemblee e poteri territoriali e godere dei privilegi del feroce sistema dominante. Per tale obiettivo essi puntano ad un’altra coalizione elettorale, insomma un’autentica ammucchiata di culture borghesi, democratizzanti, socialisteggianti e comunisteggianti, ma non importa, perché il fine giustifica i mezzi, ovvero il ritorno ad ogni costo nelle istituzioni del nostro nemico di classe. Dare del comunista a taluni di essi si correrebbe persino il pericolo di prendersi una querela per diffamazione!



Per quanto sopra i coerenti comunisti non erano e non potevano essere presenti a quella manifestazione per non essere portatori d’acqua a posizioni politiche anticomuniste e antipopolari, che favoriscono la sopravvivenza dell’attuale tragedia sociale capitalistica. A chi sostiene, ingenuamente o per carenza di conoscenza della dottrina comunista, la necessità dell’unità indistinta di tutti quelli che si definiscono comunisti io rispondo con le parole del più grande rivoluzionario della storia, Lenin: “Prima di unirsi bisogna delimitarsi e bene”! La storia del movimento operaio e comunista nazionale e internazionale ci ha insegnato che la classe lavoratrice senza far proprio questo grande e fondamentale insegnamento di Lenin non potrà mai conquistare il suo potere politico e costruire la società socialista!



Circa i partecipanti alla manifestazione, cioè la base dei partiti presenti, bisogna subito sottolineare la loro buona fede in un contesto di scarso se non di totale non conoscenza della dottrina comunista, o meglio del marxismo-leninismo, per potersi difendere dagli inganni e dai tradimenti dei gruppi dirigenti e per orientarsi bene nella giusta lotta per costruire una società nuova, in cui tutti gli uomini siano veramente liberi e protagonisti del proprio destino esistenziale. Un determinato livello di inemancipazione di classe e rivoluzionaria della classe lavoratrice produce, purtroppo, conseguenti scelte politiche, militanze e partecipazioni alle manifestazioni di piazza non sempre coerenti con la difesa dei propri interessi di classe presenti e futuri. La buona adesione di ieri risentiva ampiamente e vistosamente di tali limini nella formazione della propria coscienza di classe. Per i lavoratori e i compagni che hanno aderito al corteo bastava chiedersi perché non aveva aderito e partecipato il vero e unico partito della rivoluzione proletaria e della costruzione del socialismo nel nostro paese oggi esistente in Italia, cioè il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, per decidere di non partecipare e non sostenere una iniziativa non rispondente agli interessi veri e di classe del proletariato italiano.



E’ ora che i lavoratori, istruendosi sui testi del marxismo-leninismo, assimilando il pensiero e l’opera dei nostri e unici quattro grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin e facendo buon uso dell’insegnamento dell’esperienza storica del movimento comunista nazionale e internazionale, imparino a distinguere i veri dai falsi comunisti, a militare e lottare nel vero partito della rivoluzione e del socialismo, che attualmente in Italia è il P.C.I.M-L., e a partecipare solamente a quelle lotte che sono veramente di classe e rivoluzionarie e che servono concretamente a migliorare le condizioni di vita attuali e a preparare la fase della rivoluzione per la conquista del socialismo in Italia”.



Dopo tali osservazioni quel lavoratore mi ha pressappoco detto: “La tua risposta ha sollecitato in me molte riflessioni, alle quali cercherò di dare una risposta responsabile e degna della classe sfruttata a cui appartengo e del suo compito storico di liberare l’umanità intera dalla barbarie dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo”.



Forio (Napoli), 12 ottobre 2008.






Domenico Savio, Segretario generale del P.C.I.M-L.
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* Commento pubblicato mercoledì 20 agosto 2008 alle ore 20,00



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LA CLASSE LAVORATRICE SI OPPONGA DECISAMENTE ALLA CONTRORIFORMA DELLA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA DEL LAVORO E RICONQUISTI UNA PIENA AUTONOMIA DI CLASSE DAI PADRONI E DAI SINDACATI DI REGIME!



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Se c’è recessione economica, inflazione galoppante e aumento inarrestabile del costo della vita è perché i padroni dell’industria, del commercio e della finanza hanno voluto strafare nell’accumulazione dei profitti distribuendo meno ricchezza prodotta ai lavoratori e ciò avviene, in particolare, da circa vent’anni, durante i quali - grazie anche alla controriforma del salario e alla definitiva abolizione della scala mobili nel 1993, alla privatizzazione dei beni collettivi e all’introduzione dell’euro - i profitti sono volati alle stelle e i salari e le pensioni sono quasi scomparsi come capacità di potere d’acquisto. La recessione e la crisi che ne segue sono il risultato della natura capitalistica dell’ordinamento economico dominante e della sua contraddizione di fondo, dovuta al carattere sociale della produzione, nel senso che l’intera società vi concorre, e all’accaparramento privato della ricchezza prodotta da parte dei soli padroni. Se le masse popolari muoiono di fame e non possono comprare le merci necessarie per sopravvivere – da cui dipende la sovrapproduzione delle merci, il blocco parziale o totale della produzione e la paralisi del commercio – la colpa non è loro, ma dei padroni del vapore che non gli corrispondono le retribuzioni necessarie per comprare la merce occorrente per non morire di fame. Da sempre la razza padrona cerca di scaricare sui lavoratori e sulle masse popolari le conseguenze delle sue crisi di sistema, proprio come oggi che tenta, con la collaborazione dei propri governi borghesi e la complicità dei sindacati di regime, di riversare gli effetti della recessione in atto sui lavoratori, attraverso la demolizione del carattere ugualitario, naturalmente per categorie e livelli, della struttura del salario prevista dall’attuale contrattazione collettiva nazionale, territoriale e aziendale dando, così, la possibilità ai padroni, e ai loro sbirri, di diversificare il salario individuale a secondo del rendimento e della fedeltà agli interessi degli sfruttatori. I padroni, partendo dalla controriforma del contratto collettivo nazionale di lavoro, vogliono arrivare a contrattare il salario direttamente coi lavoratori raggiungendo, in tal modo, obiettivi di risparmio sulla loro pelle impensabili sino alla metà degli anni ’70 del secolo scorso, cioè tentano di eliminare o rendere ininfluente la contrattazione collettiva ai vari livelli, di diminuire il potere contrattuale dei lavoratori, che dipende dalla loro unità di classe e di lotta, e di ridurre le libertà individuali dei lavoratori nell’azienda: quando il lavoratore per il suo salario e le sue prestazioni lavorative dipende direttamente dal suo sfruttatore allora ha perso ogni libertà e ogni dignità di classe! Così la classe capitalistica italiana aziendale e di governo anziché distribuire alle masse popolari una parte dell’immensa ricchezza accumulata con lo sfruttamento del lavoro nelle aziende, col gonfiare il valore commerciale delle merci, con l’introduzione dell’euro e con il mancato adeguamento dei salari, degli stipendi e delle pensioni all’inflazione reale, ha deciso, con la complicità dei sindacati di regime, di continuare a scaricare sui lavoratori il costo della sua crisi. Questa volta per imporre nuovi e più organici e duraturi sacrifici al proletariato italiano è stato scelto l’attacco all’impianto contrattuale collettivo ancora vigente. Il contratto collettivo nazionale di lavoro dovrebbe diventare una sorte di scheletro vuoto di precisi contenuti normativi e salariali o, tutt’al più, dovrebbe indicare elementi minimi insignificanti, quello territoriale continuerebbe a non avere molta incidenza sulla composizione del salario mentre quello aziendale costituirebbe il vero regolatore, principalmente economico, dei rapporti tra gruppi o singoli lavoratori e il padrone, che, dopo 60 anni dalla caduta del fascismo, tornerebbe ad essere il ras della situazione disponendo della buona e cattiva sorte degli sfruttati, oramai divisi e in conflitto tra loro. Confindustria e governo, sostenuti dall’opposizione parlamentare borghese e capitalistica cosiddetta democratica, spingono per aggravare maggiormente le condizioni di vita dei lavoratori, mentre i sindacati di regime, a cominciare dalla triplice Cgil-Cisl-Uil, sono d’accordo a rivedere la struttura contrattuale, per loro l’importanza è continuare a mantenere il controllo organizzativo sul mondo del lavoro italiano. Noi riteniamo che già da alcuni decenni i lavoratori del nostro paese avrebbe dovuto interrompere il flusso delle quote sindacali mensili a dei sindacati che non ne rappresentano più gli interessi di classe presenti e futuri e se ciò non è ancora avvenuto è perché, purtroppo, questi nostri lavoratori e sfruttati hanno smarrito ogni elemento di classe e rivoluzionario, ovvero sono ancora classe in sé e non per sé. Un detto popolare dice “che non è mai troppo tardi” e noi vogliamo sperare, ma senza alcuna illusione, che questa volta i lavoratori non si facciano più ingannare e imbocchino, finalmente, la strada dell’autonomia politica e sindacale di classe dicendo no alla Confindustria, al governo borghese e capitalistico e ai sindacati di regime e rivendichino ad alta voce, nelle aziende e nelle piazze, e dando luogo ad un autunno di lotta veramente di fuoco:1. L’intangibilità degli attuali tre livelli di contrattazione collettiva, così come sono attualmente a livello nazionale, territoriale e aziendale. Ogni livello contrattuale, normativo e salariale, dev’essere di natura collettivo, cioè uguale per tutti i lavoratori occupati nell’azienda, ovviamente in base alle categorie, ai livelli e ai parametri salariali contrattualmente stabiliti. 2. Rinnovo immediato dei contratti scaduti e non ancora rinnovati.3. Adeguamento dei salari, degli stipendi e delle pensioni alla svalutazione reale e non a quella truffaldina programmata, con recupero del potere d’acquisto perso nell’ultimo quindicennio.4. Reintroduzione della scala mobile a scadenza mensile e detassazione degli aumenti salariali e pensionistici derivanti dall’inflazione.5. Recupero delle pause adeguate di lavoro e di altri diritti aziendali tolti ai lavoratori negli ultimi vent’anni. Su tale piattaforma rivendicativa minima, verificabile e integrabile da parte della classe lavoratrice a livello contrattuale collettivo nazionale, territoriale e aziendale, c’è la totale solidarietà e sostegno di classe nella lotta del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista. Proletariato d’Italia, solo rialzando la schiena, abbandonando i sindacati padronali e i partiti politici borghesi e capitalistici e quelli falsi comunisti e riprendendo a lottare con la coscienza e la determinazione di classe potrai riconquistarti una vita lavorativa, sociale e familiare libera e dignitosa. Il P.C.I.M-L. è al tuo fianco!



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* Commento pubblicato martedì 19 agosto 2008 alle ore 22,00



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LA RAI, RADIO TELEVISIONE ITALIANA, E’ UNO STRUMENTO INFORMATIVO E FORMATIVO DELLA CULTURA BORGHESE E DEL REGIME CAPITALISTICO DOMINANTE! COI SOLDI DEI CITTADINI E’ AL SERVIZIO DEI POTENTI: LA CHIESA E IL CAPITALE! NATURALMENTE E’ VISCERALMENTE ANTICOMUNISTA!



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Che Mediaset e le altre televisioni, radio e giornali privati pratichino un’informazione e una formazione dell’opinione pubblica di parte, o meglio rispondente agli interessi storici, religiosi, culturali, ideologici, economici, politici e sociali della classe borghese e del sistema sociale capitalistico dominante è inammissibile – perché la formazione della coscienza umana dovrebbe essere improntata alla massima pluralità del sapere conosciuto – ma con qualche attenuante, perché avviene con finanziamenti privati da parte dei capitalisti, anche se si tratta di soldi provenienti dallo sfruttamento del lavoro altrui. Però che la stessa cosa faccia la Rai, la Radio Televisione Italiana, pagata col canone degli italiani, è scandaloso e intollerabile. Tutta l’informazione storica e di attualità e il sapere letterario, artistico, scolastico e cinematografico che quotidianamente irradia o è faziosamente e dichiaratamente anticomunista oppure omissiva del coerente punto di vista comunista. Così il telespettatore viene vergognosamente veicolato verso il sapere e il consenso politico alla classe padronale dominante. Per non parlare, poi, dello spazio costante e smisurato dedicato alla predicazione borghese e capitalistica del Papa e dello Stato del Vaticano e quando raramente c’è qualche sprazzo di confronto sulla dottrina comunista e sull’esperienza storica del socialismo realizzato allora i dirigenti di regime dell’azienda pubblica - ma ignobilmente privatizzata e stabilmente occupata dai partiti borghesi o da quelli falsi comunisti quando siedono nel parlamento – stanno bene attenti a non invitare al confronto i coerenti comunisti, i veri rivoluzionari, ovvero i marxisti-leninisti, e si garantiscono la presenza di falsi comunisti, di imbroglioni revisionisti e opportunisti della cultura comunista che finiscono, proprio per questa loro posizione anticomunista, per confondere e spostare ulteriormente il consenso politico e sociale dei telespettatori verso i partiti borghesi e anticomunisti.Fatta questa necessaria premessa di conoscenza del tipo di informazione che trasmette la Rai, veniamo alla ragione del Commento odierno. Alle ore 16,00 circa di oggi il canale di “RAINEWS24” ha, come la Rai fa in varie circostanze sulle questioni del socialismo realizzato nel ventesimo secolo, anticipatamente deliziato i suoi telespettatori di un servizio, con commento scandalosamente anticomunista, sulla ricorrenza annuale dell’entrata delle truppe del Patto di Varsavia – Patto sottoscritto proprio a Varsavia, la capitale della Polonia, il 14 maggio 1955 dai paesi socialisti dell’est europeo per contrastare l’ingerenza della Nato capitalistica e imperialistica istituita nel 1949 tra i paesi capitalistici occidentali – a Budapest, capitale dell’Ungheria, il 23 ottobre 1956 e a Praga, capitale della Cecoslovacchia, nella notte tra il 20 e 21 agosto 1968 allo scopo di fermare il sostegno dell’occidente capitalistico e della Nato ai governi riformisti e antisocialisti che si erano insediati al potere di quei paesi e che operavano per fermare la costruzione del socialismo e per ritornare all’infame sistema capitalistico, proprio com’è avvenuto dopo la sconfitta dell’Unione Sovietica all’inizio del 1991. Bisogna precisare che il Patto di Varsavia era un patto di mutuo soccorso militare tra i paesi sottoscrittori, che le truppe alleate avevano il dovere di difendere l’ordinamento socialista di quelle nazioni e che le stesse truppe furono chiamate a intervenire dai governi legittimi del momento dell’Ungheria e della Cecoslovacchia, il resto sono solo deliberate e interessate falsificazioni della storia. Tutto il servizio dedicato da “RAINEWS24” alla vicenda, per come è stato presentato e commentato, è risultato intriso di odio anticomunista e di vergognosa faziosità verso la cultura e gli interessi storici dei vincitori, cioè del sistema economico, politico e sociale capitalistico e imperialistico occidentale. Ma si tratta di una vittoria dal fiato corto, lungo lo scorrere dei tempi della storia, che presto la ripresa della rivoluzione socialista ricaccerà nella polvere assieme ai suoi propagandisti attuali.Tutta la storia fin qui conosciuta del progresso dell’Umanità è fatta di vittorie e di sconfitte, di avanzamenti, arretramenti e nuove avanzate sino all’edificazione della nuova società comunista. La sconfitta che abbiamo subito già porta in se i germi della ripresa dell’avanzata e della vittoria comunista finale. Compagni e lavoratori tutti, dalla sconfitta traiamo la forza ideale, politica, di classe e rivoluzionaria per la vittoria definitiva, che non tarderà a venire, perché il sistema capitalistico è marcio e può crollare prima di quando possiamo immaginare.









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*Commento pubblicato lunedì 18 agosto 2008 alle ore 22,00



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STATI UNITI D’AMERICA, COMUNITA’ EUROPEA E NATO: AUTORI DI UNA CARNEFICINA SENZA LIMITI IN KOSOVO, IRAQ, AFGHANISTAN, OSSEZIA MERIDIONALE E ALTROVE E CON IL PRETESO DIRITTO DI PROCESSARE E CONDANNARE I VINTI!



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Si sa che il corso della storia è regolato dai vincitori e che gli sconfitti – ciò vale quando per il loro livello di umanità, di civiltà e di giustizia sociale raggiunto si sono dimostrati superiori ai vincitori del momento -, idealmente, culturalmente, politicamente e socialmente, subiscono calunnie, maltrattamenti, accuse infamanti quanto strumentali, processi, condanne ed eliminazioni fisiche, ma ogni cosa dovrebbe avere un limite imposto dalla ragione e dal grado di civiltà raggiunto dall’umanità. Particolarmente odiose sono le menzogne costruite e diffuse ad arte dai vincitori per giustificare le loro efferate persecuzioni e condanne degli sconfitti, una efferatezza che trova spiegazione solo nella cultura borghese del dominio e della repressione della società capitalistica. Vinta la prima esperienza storica del socialismo realizzato nel ventesimo secolo, l’imperialismo economico e militare degli Stati Uniti d’America, sostenuto dai suoi fedeli alleati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, della Comunità Europea, della Nato e di Israele, si è buttato a capofitto nello smembramento delle nazioni che avevano fatto parte dell’ex Patto di Varsavia, già Cominform e Comintern, e della Federazione Jugoslava. Chi non ricorda, in particolare, il massacro per la imposta indipendenza del Kosovo, da sempre parte integrante della Serbia. Su questo territorio nel 1999 gli aerei statunitensi e della Nato, sostenuti dall’allora governo di centrosinistra guidato dall’ex falso comunista Massimo D’Alema, compirono un massacro di proporzioni spaventose in nome della “democrazia” e del nuovo dominio del potere economico e militare occidentale. Dopo la carneficina i vincitori hanno proceduto, con accuse strumentali per una situazione di guerra, a processare e condannare chi si opponeva all’occupazione e alla rapina economica di quei popoli e lo hanno fatto mediante l’utilizzo del tribunale penale internazionale imperialistico dell’Aia, costituito per l’occorrenza. Stesso genocidio stanno ancora consumando in Afghanistan e Iraq – oltre a minacciare di attaccare anche l’Iran, come hanno fatto in passato con la Siria - e sempre in nome della “democrazia” e della lotta al terrorismo, che in realtà significa sfruttamento e rapina della ricchezza mineraria di quei popoli. Anche qui processi e condanne al tribunale penale internazionale del capitale dell’Aia. Costoro cercano di ingannare i popoli - per ottenere il consenso o attenuare le ostilità alle loro carneficine di uomini, donne e bambini - parlando di lotta al terrorismo, ma noi sappiamo che il terrorismo non si combatte con un terrorismo ancora più efferato e distruttivo di popoli interi! E poi, quante volte il super terrorista del mondo ha affermato: “Dobbiamo difendere i nostri interessi nazionali all’estero”. Dunque, il nemico vero degli interessi dell’imperialismo statunitense ed europeo non è il terrorismo, bensì la giustamente rivendicata e difesa indipendenza nazionale di tanti popoli dall’occupazione, sottomissione e sfruttamento dell’imperialismo occidentale! Ora questi stessi nuovi colonizzatori della Terra hanno incoraggiato il loro governo fantoccio della Georgia a tentare di occupare militarmente l’Ossezia Meridionale - già Regione autonoma, assieme alle Repubbliche Socialiste Sovietiche Autonome dell’Abkhasia e dell’Aggiaria - ma sono stati fermati dalla Russia imperialistica. Durante l’attacco a sorpresa i governanti georgiani hanno attuato gli stessi metodi di carneficina usati dai loro maestri in Kosovo, Afghanistan e Iraq e già, con una spudoratezza senza limiti, parlano di denunciare al tribunale penale internazionale dell’Aia, organismo repressivo dell’imperialismo occidentale, i responsabili dell’intervento russo, però qui le cose potrebbero andare diversamente. Riprendiamo dal quotidiano “la Repubblica” del 17 agosto 2008 alcune testimonianze dirette di cittadini dell’Ossezia Meridionale che hanno denunciato al mondo intero il massacro di uomini, donne e bambini effettuato dalle truppe georgiane durante la breve occupazione:Roman Alanskij, vescovo metropolita di Tskhinvali, capitale dell’Ossezia Meridionale: “Alle 23,45 del 7 agosto scorso le forze georgiane hanno attaccato la capitale dell’Ossezia del Sud con lanciarazzi a testata multipla e bombardato al città sino alle 9 del mattino seguente, la mia chiesa è andata distrutta sotto le macerie. Sono morti decine di fedeli che credevano di avervi trovato rifugio. Non ho voluto benedire le salme dei soldati georgiani uccisi in Ossezia. Perché sono cristiani che hanno trucidato altri cristiani”. Beteeva Hza, una donna di una trentina d’anni: “Quando sono cadute le prime bombe mi sono nascosta nel rifugio del mio condominio e lì sono rimasta per due giorni. Poi i georgiani hanno cominciato a spararci contro e sono dovuta fuggire anch’io. Sotto i colpi di mortaio sono morti mio padre e mia marito”. Valieva Dzerassa: “I georgiani hanno prima bombardato dal cielo, poi, alle prime luci dell’alba, hanno fatto intervenire i carri armati. Hanno allora circondato la città e cominciato a sparare da ogni parte. Senza risparmiare nulla. Quando sono scappata ho visto cadaveri ovunque”. Bella Kochiev: “L’8 mattina, una maestra elementare era riuscita a convincere l’autista del pullman della scuola a fare il solito giro per recuperare gli alunni e farli fuggire verso l’Ossezia del Nord. Una volta raccolto l’ultimo piccolo il pulmino è stato centrato da un razzo. Deliberatamente. Sono morti tutti”. Il dottor Karaev, chirurgo: “Ho visto raramente ferite di guerra così profonde e devastanti. Soprattutto, in così tanti pazienti. Sono tutti gravi, gravissimi, con amputazioni importanti e ustioni di secondo o terzo grado. Non so proprio che tipo di proiettili siano stati usati”. Bisognerebbe chiederlo agli Stati Uniti d’America, all’Europa e alla Nato! Non è mai esistito al mondo un animale più feroce del capitalismo e dell’imperialismo, dei loro eserciti e delle loro devastazioni. La corsa al profitto – che per il sistema capitalistico rappresenta il sangue che gli consente di vivere – non conosce nessuna regola etica, morale e civile, nessun limite nell’aggressione e nella sottomissione della preda, o meglio dei popoli da sfruttare. I capitalisti e gli imperialisti sono privi di qualsiasi sentimento umano e conoscono solo la forza del dominio e dello sfruttamento dell’uomo. Insomma, non sono uomini, ma animali feroci peggiori di qualunque sciagura naturale e da sempre costituiscono il male maggiore dell’umanità. I capitalisti sono ubriachi di profitto e non distinguono il bene dal male, conoscono solo la regola della sopraffazione e della rapina e la praticano attraverso lo strumento repressivo dello Stato, governato dal potere politico di natura capitalistica. La certezza dell’Umanità emancipata di liberarsi dalla repressione economica, politica, militare e sociale quotidiana della classe padronale sta solo nella prospettiva di costruire la nuova società socialista, unico modello sociale dove si esalta l’uomo libero e appagato d’ogni necessità di vita. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista lavora per tale prospettiva di civiltà superiore del genere umano.






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* Commento pubblicato domenica 17 agosto 2008 alle ore 21,00



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A proposito dei divieti imposti ai cittadini, specialmente dopo il cosiddetto “decreto sicurezza” approvato dal governo capitalistico di centrodestra, decreto che con l’assegnazione di super poteri ai sindaci è diventato repressivo persino di certe fondamentali libertà costituzionali, come la possibilità di incontrarsi e discutere tra più persone in luogo pubblico.



LA CLASSE CAPITALISTICA E’ RAZZISTA DI PER SE’ E QUANDO GOVERNA SI COMPORTA COME TALE!



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In questi mesi estivi gli italiani si son visti sommergere da divieti di diversa natura dal nord al sud e da sindaci incoraggiati dai super poteri ricevuti dal governo capitalistico di centrodestra per garantire la cosiddetta “sicurezza sociale”. Noi riteniamo che oggi la prima emergenza sociale nazionale in Italia sia proprio l’esistenza del governo padronale guidato dal capitalista Silvio Berlusconi, un governo che sta affamando gli italiani – con l’inflazione inarrestabile, la disoccupazione e la precarietà del lavoro, i salari e le pensioni di fame, l’aumento incontrollato del costo della vita, la recessione economica, eccetera – e che con la lotta di classe avrebbe già dovuto essere rimosso. Invece - dinanzi alla drammatica incapacità ideale, politica e sociale di classe di reagire da parte della classe lavoratrice, che attualmente è letteralmente schiava della cultura politica e sociale di destra, revisionista e opportunista della falsa sinistra istituzionale impropriamente definita democratica e persino comunista - il governo degli interessi della classe capitalistica italiana e delle multinazionali si permette pure l’arroganza, attraverso l’approvazione del cosiddetto “decreto sicurezza” che ha attribuito poteri straordinari ai sindaci, di perseguitare i cittadini italiani e stranieri consentendo anche iniziative anticostituzionali. Diecine sono i divieti decretati dalle amministrazioni locali e abbracciano tutti i settori della vita sociale, compreso quello di riunirsi in più di due persone, e violarli comporta una sanzione che oscilla da 25 a 1.500 euro. Non bastava la dilagante miseria sociale, hanno voluto crocifiggerci anche con l’ulteriore rapina legalizzata delle multe. A pagarne le conseguenze sono in particolare gli extracomunitari, che vengono perseguitati, arrestati, trattenuti dalle forze dell’ordine ed espulsi; le lavoratrici del sesso, a cui lo Stato capitalistico non offre nulla di più umano e dignitoso da fare se non la schiavitù e la vergogna della prostituzione; i poveri, a cui dopo essere stati affamati e privati di ogni bene viene pure negata la possibilità di rovistare tra i rifiuti per mangiare qualcosa buttata dagli altri e, in tal modo, dal potere padronale sono stati condannati a morire di denutrizione. I poveri possono anche chiedere l’elemosina, ma devono farlo discretamente, di nascosto, come i ladri e se con la loro attività di sopravvivenza compromettono l’immagine di buonismo e di perbenismo del possidente allora rischiano di non poterlo più fare, di essere multati e di morire affamati. Mille volte vergogna: questo è il sistema sociale più barbaro e repressivo che l’umanità abbia mai conosciuto!Naturalmente chi viene in Italia per delinquere dev’essere immediatamente fermato, arrestato, processato, condannato ed espulso, ma chi entra nel nostro paese per lavorare e viverci pacificamente e civilmente dev’essere aiutato nel suo sforzo: anche questo è l’internazionalismo proletario! La classe capitalistica è razzista di per sé e quando governa lo dimostra con la pratica del potere politico disumano e nulla cambia se tale potere viene esercitato sul popolo lavoratore dai governi di centrodestra o da quelli di centrosinistra, ugualmente borghesi e anticomunisti e anche quando sono sostenuti dalla falsa sinistra revisionista e opportunista e dai falsi partiti comunisti. Il razzismo affonda le sue radici nella società divisa in classi, nel potere politico padronale, nell’economia capitalistica, nello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e nella possibilità di sottomettere gli altri con la forza del danaro e del potere. E ancora, il razzismo viene generato e alimentato dalla cultura borghese del profitto, dell’egoismo, dello strafare, del dominio sul proprio simile, dell’odio verso il diverso di classe, di etnia, di colore e di cultura. Insomma. il razzista è l’animale vivente più disgustoso che la specie umana abbia mai conosciuto. Il razzismo appartiene maggiormente alla cultura di destra, perché questa è direttamente legata alla pratica disumana e incivile del profitto, della rendita parassitaria, dello strozzinaggio e della rapina legalizzata del prodotto del lavoro proletario. Infatti, dal ritorno al potere del governo di centrodestra la repressione del “diverso” si è inasprita e la tomba del Mediterraneo continua a inghiottire migliaia di poveri emigrati provenienti dall’Africa in cerca di sopravvivenza. Complessivamente non diversa era la situazione col governo di centrosinistra e comunque l’uno vale esattamente l’altro in tema di repressione dei diritti e dei bisogni di vita delle masse lavoratrici. Il razzismo, come lo sfruttamento del lavoro, la povertà sociale, la repressione della Stato borghese, la mafia, eccetera, è uno dei mali della società capitalistica e senza eliminare quest’ultima non è neppure possibile eliminare il primo. Lottare il razzismo significa pure lottare contro il capitalismo per costruire la nuova società socialista senza più differenze di classe e di possibilità sociali di vita. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista lotta per questo obiettivo storico di civiltà e di umanità superiore.






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* Commento pubblicato sabato 16 agosto 2008 alle ore 19,00






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LA RUSSIA NON E’ L’UNIONE SOVIETICA, MA LA DIFESA DELL’AUTONOMIA DELL’OSSEZIA MERIDIONALE E DELL’ABKHAZIA DEV’ESSERE SOSTENUTA!



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In prima e a tutta pagina del quotidiano “la Repubblica” del 15 agosto 2008 campeggia il grande titolo “Mosca sfida l’America”. La lettura di questo titolo nei lettori suscita immediatamente due sensazioni: la prima che gli USA sarebbero intoccabili, incontrastabili nei loro piani di espansione, onnipotenti per la loro potenza e innominabili per la repressione di cui sono capaci; la seconda che la Russia, per la sua potenza, autorità e credibilità politica, potesse essere assimilata alla passata gloriosa Unione Sovietica. Ambedue le sensazioni sono profondamente sbagliate: la prima perché nessuna potenza, come ci insegna il materialismo storico, è eterna, essa crolla col venir meno della sua capacità espansiva sul piano economico, sociale, militare e territoriale; la seconda perché la forza dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e sino al XX congresso del PCUS del 1956, a differenza della Russia capitalistica e imperialistica di oggi, stava non solo nella solidità del sistema economico collettivo e nel potere politico delle masse lavoratrici, quanto nella sua missione storica di sostenere i popoli impegnati nella lotta di liberazione nazionale dallo sfruttamento, dalla dittatura e dalla repressione del sistema capitalistico e per la costruzione della nuova società socialista. Il mondo imperialistico tremava dinanzi alla forza delle ragioni ideali, umane e sociali dei popoli socialisti dell’Unione Sovietica, mentre con la Russia fa la voce alta e minaccia, anche perché, a differenza di allora, può far valere sanzioni economiche che sono molto sensibili per l’ordinamento capitalistico russo. La Russia di Putin è veramente poca cosa di fronte all’Unione Sovietica del Grande Stalin. Vi immaginate un pò, cari compagni, quale sarebbe stata la risposta di Stalin a eventuali minacce dell’imperialismo USA, la stessa con la quale sconfisse, alla guida del Partito, dello Stato e dei gloriosi popoli sovietici, il nazi-fascismo e concluse le trattative per lo status post-bellico in Europa e nel mondo e ciò nella prospettiva di costruire il socialismo su tutta la Terra, naturalmente se al XX congresso non avessero preso il sopravvento i traditori e i rinnegatori revisionisti e opportunisti. I trotskisti che continuano ad accusare l’ex Unione Sovietica di socialimperialismo, in effetti non hanno mai smesso di essere agenti provocatori dell’imperialismo e non solo americano, perché l’URSS non aveva e non perseguiva interessi imperialistici nel mondo, ma unicamente prestava aiuto disinteressato ai popoli in lotta per il socialismo. Comunque, come comunisti siamo chiamati a esprimere la nostra posizione sull’odierno conflitto tra l’imperialismo degli Stati Uniti d’America e quello della Russia in atto nella regione del Caucaso tenendo ben presente l’insegnamento di Lenin di sostenere ogni lotta antimperialistica a difesa dell’autonomia politica e dell’indipendenza nazionale dei popoli. I territori oggetti della contesa sono l’Ossezia Meridionale e l’Abkhasia, nell’Unione Sovietica la prima già era una repubblica socialista sovietica autonoma e la seconda una regione autonoma, seppure facenti parte della repubblica socialista sovietica federata della Georgia, repubblica e regione autonome che con libere elezioni hanno rivendicato l’autonomia dalla Georgia, oggi alleata dell’imperialismo USA e della Comunità Europea, richiesta di autonomia che va rispettata e difesa ed è per questa ragione che sosteniamo l’impegno della Russia contro gli Stati Uniti d’America e l’Europa, che dalla sconfitta dell’Unione Sovietica hanno avviato, economicamente e militarmente, un processo di smembramento dell’ex federazione jugoslava, dell’unione delle ex repubbliche sovietiche e di avvicinamento alle potenze imperialistiche della Russia e della Cina. Devono preoccupare non poco tutti i popoli amanti della pace le decisioni guerrafondaie degli USA e dell’Europa di installare uno scudo spaziale antimissilistico, che nello stesso tempo potrebbe essere anche missilistico di attacco, in Polonia contro le repubbliche ex socialiste dell’attuale comunità degli stati indipendenti rappresentati dalla Russia e la pressione militare alle porte della stessa Russia nella regione del Caucaso col sostegno della Georgia e dell’Ucraina. Tutti sanno che per tali operazioni di espansione militare ed economica gli Stati Uniti d’America e l’alleata Europa, unite nella Nato, distribuiscono ogni sorta di aiuto a chi li sostiene, dai soldi, agli armamenti ai servizi investigativi. Bastano queste poche osservazioni per indurre il Partito Comunista Italiano marxista-Leninista, e tutti i coerenti comunisti, a sostenere, nell’ambito dell’internazionalismo proletario, la lotta di autonomia politica e di indipendenza nazionale dei popoli dell’Ossezia Meridionale e dell’Abkhasia.



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* Commento pubblicato venerdì 15 agosto 2008 alle ore 20,30






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FERRAGOSTO DEI MAGNATI!



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Ma nell’Unione Sovietica di Lenin e Stalin tutti i lavoratori e le loro famiglie, a turno e alternativamente nel corso dell’anno, andavano in ferie nelle località balneari del Mar Nero, Mar Caspio, Mar d’Azov, Lago Aral e altrove oppure nelle zone di montagna attrezzate per il riposo estivo o invernale.






Oggi è Ferragosto, 15 agosto 2008. Ad ascoltare radio e televisioni o a leggere i quotidiani, cioè gli strumenti di propaganda ingannevoli e illusovi del sistema di sfruttamento capitalistico, sembra che tutti gli italiani, o quasi, stiano in ferie, sdraiati in riva al mare oppure rilassati all’ombra di un albero in montagna. Questo per trasmettere al popolo una falsa sensazione di benessere e di divertimento che tutti sappiamo non esistere, specialmente nella situazione presente in cui generalmente domina la fame e la disperazione di milioni di lavoratori, occupati e disoccupati, e di pensionati ridotti all’elemosina dallo strafogarsi della razza padrona. Raccontano le statistiche ufficiali che negli anni passati in media andavano in ferie circa il 40% della popolazione, cioè i ricchi sfondati, la media e alta borghesia, l’aristocrazia operaia e intellettiva dei vari settori produttivi del paese e i pensionati appartenenti a tali aree sociali. Nel sistema capitalistico hanno la possibilità di godersi le ferie solo gli appartenenti alla classe dei ricchi e del vasto parassitismo sociale, legato alle libere professioni intellettuali, alle attività di borsa, alle intermediazioni commerciali, alla rendita parassitaria, ai vip (very important person - persona molto importante!?) del cinema e dello spettacolo, eccetera, mentre gli sfruttati, i senza lavoro, i precari e i pensionati di fame le ferie non le hanno mai viste e mai le vedranno nel corso della loro magra e disperata esistenza.I ricconi, con la ricchezza sfruttata e rapita alla classe lavoratrice, si godono beati, dondolati, vezzeggiati e viziati le ferie senza limiti nelle ville sfarzose con piscine nelle migliori località di villeggiatura balneari e montane o sui lussuosi yachts (panfili). E’ la disumana conseguenza della società divisa in classi, della proprietà privata dei mezzi di produzione, del furto del prodotto altrui - legalizzato dal potere politico e dallo Stato capitalistico - e della dittatura sociale del capitale sul lavoro. Nella società capitalistica i rapporti sociali tra gli uomini sono fatti valere dalla classe padronale, che esercita il potere, su quella dei lavoratori, potere che viene imposto attraverso la dittatura del capitale, che, spudoratamente e ingannevolmente, definiscono pure democratica.Il diritto naturale delle ferie per tutti i cittadini e il godimento di Ferragosto per tutte le persone non impegnate in mansioni sociali insopprimibili sono possibili unicamente nella società socialista, in cui è stato abolito lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dove la ricchezza prodotta viene distribuita in parti uguali tra tutti i componenti della società. Nell’ex Unione Sovietica, dove la costruzione del socialismo, cioè il livello di collettivizzazione di tutte le attività sociali, aveva raggiunto circa il 95% e avanzava verso l’edificazione della società comunista, tutti i cittadini dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche andavano in ferie, a turno e alternativamente nel corso dell’anno, nelle località balneari del Mar Nero, Mar Caspio, Mar d’Azov, Lago d’Aral e altrove oppure nelle zone di montagna attrezzate per il riposo estivo o invernale. Per la classe lavoratrice della società capitalistica, come quella italiana, anchele ferie per tutti sono un diritto da conquistare con la lotta di classe, la rivoluzione socialista e la costruzione della società socialista. Le ferie, come il godimento quotidiano del tempo libero, sono un diritto naturale che appartiene al vivere civile e progredito di ogni popolo e di ogni continente della Terra.






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* Commento pubblicato giovedì 14 agosto 2008 alle ore 20,30






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IL PROFITTO AI CAPITALISTI E L’INFLAZIONE AI LAVORATORI!






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La classe capitalistica, dopo che nell’ultimo trentennio col suo potere politico e con il collaborazionismo della falsa sinistra comunista e sindacale ha demolito tutte le conquiste sociali – relative alle pensioni, al collocamento pubblico, allo statuto dei lavoratori, alla scala mobile, alla contrattazione nazionale di primo, secondo e terzo livello, ad aumenti salariali più consistenti, alla lotta alla precarietà del lavoro, al diritto alla casa, alla scuola di massa e ad un’assistenza sanitaria più efficiente, a nuovi e più economici servizi sociali, eccetera - realizzate in precedenza dalla classe lavoratrice italiana con dure lotte; ha privatizzato un patrimonio sociale inestimabile – industrie, banche, assicurazioni, trasporti terrestri e aerei, servizio postale, reti commerciali, energia, comunicazioni, eccetera, mentre si accinge a privatizzare persino l’acqua e i servizi locali -; ha realizzato montagne di nuovi profitti, anche attraverso il prestito pubblico, cresciuto paurosamente a causa degli interessi da strozzinaggio e diventato una vera sanguisuga che ogni anno pompa ricchezza, con tasse e abolizione di fondamentali servizi sociali gratuiti, dalle masse popolari ai già gonfi portafogli di banchieri ed industriali: oggi, coi suoi mezzi di propaganda, rivendica nuovi sacrifici da parte della classe lavoratrice – a fronte di una stagnazione della produzione, prossima alla recessione, che essa stessa ha determinato ad arte e alla libera corsa dell’inflazione - per accumulare maggiori profitti e ricchezze d’ogni genere. L’inflazione, veicolata di proposito, costituisce un ulteriore strumento di rapina sociale. Con l’aumento incontenibile del costo della vita - sostenuto dal potere politico di centrosinistra e centrodestra col mancato intervento di controllo sulla rete commerciale del paese e non eliminando speculazioni ed eccessivi passaggi nella distribuzione e rendendosi, così, complice della classe padronale - si è creata pure una nuova schiera di ricchi nel settore della distribuzione, mentre i produttori e i consumatori fanno la fame. La crisi economica in atto, una crisi manovrata dal grande capitale nazionale e multinazionale, porterà ad un aggravamento delle condizioni di vita delle masse popolari a causa di prevedibili licenziamenti e inasprimento della precarietà dei rapporti di lavoro. Dalla fine della seconda guerra mondiale il popolo lavoratore italiano non è stato mai così povero e preoccupato per l’avvenire, viviamo una situazione di miseria dilagane, dove i lavoratori e i pensionati non riescono più a fare la spesa quotidiana, perdono ore per trovare il prezzo più basso e alla fine devono rinunciare a molte cose essenziali per un’esistenza dignitosa.Mentre la razza padrona si culla sulle montagne di profitti accumulati, il popolo soffre la fame e i governi capitalistici non intervengono per non disturbare i rapinatori. E’ una vera vergogna della civiltà e dell’intelligenza umana! Nell’ultimo decennio il potere d’acquisto dei salari e delle pensioni, con l’introduzione dell’euro imperialistico e dell’inflazione guidata, si è ridotto di circa il 50%. Negli ultimi giorni persino l’Istat, l’istituto di statistica ufficiale del capitalismo italiano, s’è accorta della galoppante e incontenibile inflazione con aumenti impressionanti della spesa quotidiana delle famiglie, che oramai non arrivano più alla seconda settimana del mese. Eppure non c’è nessuna rivolta, nessuna pubblica indignazione, nessuna presa di coscienza di classe da parte del proletariato, tanto e in profondità è stato lo svuotamento della coscienza di classe che le masse soffrono in solitudine nello squallore dell’incoscienza dei propri mali sociali, della rassegnazione e della rinuncia alla lotta e alla rivendicazione del diritto umano e civile alla vita. Forse la fame deve ancora aumentare per una reazione cosciente e ragionata? Certo è che in presenza di un livello così basso della coscienza di classe dei lavoratori super sfruttati e affamati al momento non esiste alcuna possibilità di rivolta di classe, anzi c’è il pericolo di una nuova avanzata della destra politica e sociale. Sono tempi duri per noi coerenti comunisti, ma com’è nella nostra formazione rivoluzionaria e nel nostro compito storico di liberatori dell’umanità dallo sfruttamento e dalla schiavitù capitalistica dobbiamo essere pronti a raccogliere ogni elemento di contrapposizione e di lotta al disumano sistema capitalistico. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista per la sua ancora limitata consistenza non ha finora assunto una iniziativa di lotta di classe a livello nazionale temendo uno scarso risultato dell’iniziativa, ma se ci saranno segnali incoraggianti e di partecipazione da parte della classe lavoratrice proporrà immediatamente un’ adeguata mobilitazione di lotta proletaria innanzi tutto contro l’inerzia del governo sull’aumento del costo della vita, per il recupero immediato dell’inflazione sui salari e le pensioni e per una migliore dignità del lavoro sui luoghi della produzione materiale e intellettiva. Il P.C.I.M-L. è l’unico partito di classe e rivoluzionario esistente in Italia di cui la classe lavoratrice può fidarsi, con la militanza e la lotta politica, per difendere i suoi interessi di classe presenti e futuri.






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* Commento pubblicato mercoledì 13 agosto 2008 alle ore 22,30






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A proposito della sostituzione della targa stradale dedicata a Giuseppe



Garibaldi in Sicilia nella provincia di Messina.



E’ COMPRENSIBILE CHE I VINCITORI IMPONGANO IL LORO POTERE E I LORO SIMBOLI, IL PROBLEMA PER I COMUNISTI E LA CLASSE OPERAIA E’ COME VINCERE E NON ESSERE NUOVAMENTE SCONFITTI, MENTRE IL PATRIMONIO STORICO UNIVERSALE DEV’ESSERE SALVAGUARDATO E CUSTODITO DA TUTTI I VINCITORI.



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n questi giorni la stampa nazionale ha riportato la notizia della decisione del Comune di Capo d’Orlando in Sicilia nella provincia di Messina di sostituire una targa stradale con inciso il nome dell’eroe del Risorgimento Giuseppe Garibaldi con un’altra. Il cambiamento è stato imposto dal nuovo potere politico autonomistico siciliano alleato con la Lega Nord nella coalizione elettorale del Partito della Libertà, che ha vinto le ultime elezioni politiche in Italia e nella regione Sicilia. Il cambio di targa ha indotto molti a gridare allo scandalo, eppure l’accaduto non dovrebbe meravigliare più di tanto, perché è normale che i vincitori impongano il loro potere e i loro simboli affini. Nella storia è sempre stato così, i simboli dei vincitori hanno sistematicamente sostituito quelli degli sconfitti. E’ anche vero che un valido ordinamento sociale non si misura dalle strade e piazze intitolate ai suoi protagonisti, ma dalla sua corrispondenza agli interessi della collettività, così come la decapitazione di tantissime sculture dedicate ai Maestri e ai Martiri del socialismo realizzato nel ventesimo secolo, dopo la sua sconfitta temporanea, non ha sminuito minimamente né compromesso la prospettiva della futura conquista del socialismo sulla Terra. Noi coerenti comunisti sosteniamo l’unità intangibile del nostro paese e difendiamo lo Stato centralizzato – contro il federalismo borghese disgregatore dell’unità nazionale e portatore di nuove e feroci disuguaglianze sociali tra le diverse regioni e aree territoriali -, perché nella disumane disuguaglianze della società capitalistica esso è garanzia di minori disuguaglianze tra i cittadini in tutti i settori della vita sociale. Abbiamo duramente combattuto, sul piano teorico e pratico, il socialismo utopistico e criticato quello riformista di Garibaldi e la sua resa alla monarchia sabauda, ma nessuna demolizione della sua immagine da targhe e sculture potrà mai cancellarne l’eroico contributo dato all’Unità d’Italia. La storia della società divisa in classi e basata sul barbaro sfruttamento della classe lavoratrice da parte di quella padronale è contraddistinta dalla lotta di classe e quando il mondo del lavoro arretra politicamente e sindacalmente quello padronale avanza velocemente e con esso il fascismo e la destra in genere.Dopo il trionfo dell’Antifascismo sul fascismo, la vittoria della Repubblica e la proclamazione della nuova Costituzione borghese, tanta falsa sinistra, compreso tanti falsi comunisti, per scandalosa moda, esibizionismo e carrierismo politico e istituzionale ha cominciato a legittimare la destra fascista, a “sdoganarla”, com’è stato detto, a partire da quei cosiddetti “poveri” ragazzi della Repubblica di Salò, che assassinarono partigiani e civili, e accomunando vergognosamente e ignobilmente gli eroi partigiani morti per liberare l’Italia dal nazi-fascismo ai giovani morti di Salò. Fatte cadere certe differenze politiche e comportamentali tra i caduti fascisti e antifascisti per la destra è stato facile vincere e attaccare i simboli non solo del comunismo ma anche degli eroi del Risorgimento italiano. Ora non resta che ripartire dalle passate conquiste politiche, sociali e culturali della sinistra comunista e antifascista di classe per riconquistare il terreno perduto. Per noi marxisti-leninisti e per l’intera classe operaia il problema fondamentale non è quanti monumenti di Marx, Engels, Lenin, Stalin e di tanti Eroi sono caduti o continuano a cadere sotto la scure della rivincita del capitalismo sull’ex mondo socialista, monumenti che al momento opportuno erigeremo nuovamente e ancor più imponenti, ma come ci organizziamo per la riconquista rivoluzionaria del socialismo nei vari paesi e sull’intero Pianeta. Oggi in Italia la questione centrale è come salvaguardiamo l’indipendenza nazionale dalle ingerenze imperialistiche economiche e militari esterne, come ci prepariamo a difendere l’unità nazionale compromessa dal governo di destra e come riusciremo a riconquistare la coscienza di classe nel proletariato italiano per riprendere ad avanzare sulla via del socialismo. Queste sono le preoccupazioni organizzative e politiche del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, a cui la classe lavoratrice del nostro paese può, e deve, rispondere scegliendo di militare e svolgere attività politica al suo interno.






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* Commento pubblicato martedì 12 agosto 2008









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GEORGIA-OSSEZIA DEL SUD: SCONTRO
INTERIMPERIALISTICO USA-RUSSIA!



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Nell’Unione Sovietica di Lenin e Stalin - dove governava la classe lavoratrice operaia e intellettiva, dove operava la democrazia socialista e dove tutti i sovietici avevano quanto necessario per vivere una vita veramente libera e dignitosa – vivevano pacificamente ed altruisticamente 100 etnie, 15 Repubbliche Socialiste Sovietiche Federate, 20 Repubbliche Socialiste Sovietiche Autonome, 8 Regioni Autonome e Circondari Autonomi. La Costituzione dell’Unione Sovietica sanciva il seguente ordinamento statale e nazionale: “ L’URSS è uno Stato federale. Articolo 70: L’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche è uno Stato unitario federale plurinazionale formato sulla base del principio del federalismo socialista, in seguito alla libera autodeterminazione delle nazioni e alla volontaria associazione di Repubbliche Socialiste Sovietiche con parità di diritti. Articolo 72: Ogni repubblica federata conserva il diritto di libera separazione dall’URSS”. Poi è venuta la sconfitta dell’Unione Sovietica da parte dei revisionisti e degli opportunisti – si tratta di imbroglioni anticomunisti abbondantemente esistenti, sin dai tempi di Marx ed Engels, all’interno del movimento operaio e comunista nazionale e internazionale che lavorano per la sopravvivenza dell’infame sistema capitalistico di sfruttamento dell’uomo sull’uomo –, dell’imperialismo e del potere temporale delle chiese. Scomparsa tragicamente l’URSS l’imperialismo degli Stati Uniti d’America si è illuso di poter controllare da solo le risorse, l’economia e i mercati dell’intero Pianeta per un lungo periodo storico, ignorando la circostanza che le guerre sono state, e rimangono, di esclusiva natura interimperialistica. Nel secolo scorso l’esistenza dell’URSS ha garantito un lungo periodo di pace all’umanità intera, escluse, purtroppo, molteplici e feroci guerre locali che l’imperialismo americano ha scatenato sfidando la ragione e la coscienza civile e umana di tanti popoli e disseminando distruzioni, morti e rapine. Fin quando il mondo sarà governato dall’imperialismo le guerre economiche e commerciali resteranno una tragedia per tutti i popoli e nazioni della Terra e la Terza Guerra Mondiale - tra l’imperialismo degli Stati Uniti d’America, della Comunità Europea, della Russia, della Cina, dell’India, del Giappone e di altri potenziali paesi e aree del globo – rimane all’ordine del giorno della storia.In questi giorni abbiamo assistito allo scontro armato tra la Russia e la Georgia che ha tentato di occupare con le armi l’Ossezia del sud, che in passato attraverso il voto popolare ha proclamato la propria indipendenza territoriale ed espresso l’auspicio di unirsi all’Ossezia del nord alleata della Russia all’interno della Comunità degli Stati Indipendenti formatasi dopo la disintegrazione dell’URSS. Gli Stati Uniti d’America si appellano al voto popolare quando ciò corrisponde ai loro piani di dominio, diversamente lo ignorano, come nel caso dell’aggressione militare della Georgia contro l’Ossezia del sud. Gli USA utilizzando l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il sostegno di ieri e di oggi dell’imperialistica Comunità Europea dopo aver disgregato con la forza delle armi e con pretestuosi processi politici nei confronti degli sconfitti l’ex Federazione Jugoslava, oggi lavora, con finanziamenti, aiuti vari e militari, per disgregare quanto più possibile ciò che resta dell’ex Unione Sovietica e per avvicinarsi sempre di più all’attuale potenza imperialistica russa allo scopo di controllarla e condizionarne lo sviluppo economico e militare. La Russia ha accusato - e pure dimostrato - pubblicamente gli USA di sostenere in vario modo l’aggressione della Georgia all’Ossezia del sud. Si tratta chiaramente di uno scontro interimperialistico tra gli USA e la Russia avvenuto sul campo di battaglia dell’Ossezia del sud e della Georgia. Al momento pare che l’imperialismo russo abbia imposto i suoi interessi e le sue condizioni, ma il confronto diplomatico e militare continua nell’area del Caucaso e altrove, perché lo impone l’esistenza stessa del capitalismo con le sue regole aggressive e repressive economiche e commerciali.Povero popolo georgiano che, nella presente situazione, anziché rivendicare e imporre la propria autonomia politica e indipendenza nazionale tra i vari imperialismi che infestano il mondo, ha irresponsabilmente scelto, seguendo le indicazioni di interessati e occidentalizzati governanti borghesi e anticomunisti, di legarsi al carro degli interessi imperialistici degli Stati Uniti d’America nell’area. Ma la lotta per il socialismo non è tramontata e il popolo georgiano, che sulla propria terra vanta la nascita e la formazione politica e rivoluzionaria del grande Maestro del proletariato internazionale Giuseppe Stalin, può ritornare a conquistarsi la dignità e la sicurezza sociale che aveva nell’ex Unione Sovietica.