QUESTA E’ L’EPOCA PER PASSARE DALLA RESISTENZA ALLA RIVOLUZIONE PROLETARIA SOCIALISTA PER SEPPELLIRE IL CAPITALISMO,
SODDISFAR I BISOGNI DELLA CLASSE LAVORATRICE E COSTRUIRE IL SOCIALISMO!
25 Aprile 2015: manifestiamo anche contro la
trasformazione reazionaria e autoritaria dello
Stato e della società voluta dal governo oligarchico di Renzi
Compagni, lavoratori, antifascisti, sinceri democratici,
donne e giovani del popolo!
Il prolungarsi della crisi economica del
capitalismo si riflette in campo politico con il rafforzamento del processo di
trasformazione reazionaria dello Stato e della società. Battistrada di questo
disegno antioperaio e antipopolare è il governo Renzi, al servizio esclusivo
degli interessi dell’oligarchia finanziaria.
Le controriforme costituzionali e
politiche (nuova legge elettorale di stampo fascista, passaggio alla repubblica
autoritaria di tipo presidenziale), vanno di pari passo con le misure
antioperaie (Jobs Act, intensificazione dello sfruttamento, estensione della
precarietà, attacco ai diritti dei lavoratori, etc.). Entrambe sono
accompagnate dall’atteggiamento prepotente e arrogante del neoducetto
fiorentino, con cui maschera la continua perdita di consensi.
Obiettivo del governo Renzi, dei partiti e
delle forze internazionali che lo supportano (UE, BCE, FMI, NATO, Vaticano) è
riscrivere i rapporti di classe a favore del grande capitale, liquidare i
diritti democratici e smantellare l’impalcatura politico-istituzionale sorta
dalla Resistenza. Ancora una volta la classe dominante calpesta le conquiste
dei lavoratori, getta nel fango le libertà democratico-borghesi e svende la
sovranità nazionale se, in qualche modo, ostacolano i suoi rapaci interessi.
C’è una evidente continuità di Renzi con i
piani eversivi della P2 e i governi di Berlusconi. Ciò dimostra quanto sia
falso il presunto carattere progressista del “rottamatore” e del suo governo,
mai votato dal popolo. Contro questa offensiva reazionaria va sviluppata una
grande mobilitazione operaia e popolare, basata sulla chiarezza politica e
organizzata dal basso.
Il 70° anniversario della liberazione dal
nazifascismo dev’essere una grande giornata di lotta contro la trasformazione
reazionaria dello Stato e della società, contro l’offensiva capitalista e le
politiche di austerità, contro i pericoli di guerra imperialista; una giornata
legata alle più alte aspirazioni per cui hanno combattuto i nostri Partigiani! Sta ai comunisti e alla classe operaia risollevare la
bandiera vittoriosa della Resistenza!
Tutti in piazza per rafforzare
l’opposizione frontale al governo padronale di Renzi e ai suoi progetti
reazionari, contro la fiera dello sfruttamento dell’uomo e del pianeta chiamata
Expo 2015!
La lotta potrà essere vincente solo se si
svilupperà apertamente e direttamente contro le forze capitalistiche che
dirigono i disegni autoritari e antidemocratici, se avrà come scopo il
rovesciamento rivoluzionario del dominio borghese e la costruzione del socialismo
e se – ieri come oggi - sarà guidata dai
comunisti!
Costruiamo un grande Fronte popolare con
alla testa i marxisti-leninisti e la classe operaia, avanziamo
nell’organizzazione e nella lotta per costruire una società fondata sul potere
politico del proletariato e la proprietà sociale dei mezzi di produzione. Prepariamoci
a una nuova guerra di Liberazione dal capitalismo!
Rivolgiamo un appello ai sinceri comunisti
ed agli elementi più avanzati del proletariato a rompere definitivamente e
nettamente col revisionismo e l’opportunismo, a unirsi alla nostra attività per
costruire un forte e combattivo Partito comunista, strumento indispensabile per
difendere le libertà e le conquiste dei lavoratori, organizzare e fare la
rivoluzione, abbattere il capitalismo e costruire la nuova società. Prendete
contatto con noi, organizziamoci!
Roma, aprile 2014
Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
CON STALIN, CONTRO LA GUERRA IMPERIALISTA, PER LA RIVOLUZIONE E IL SOCIALISMO!
A 62 anni dalla sua morte Josif
Vissarionovic Stalin – Gori (Georgia) 21 dicembre 1879, Mosca 5 marzo 1953 – è
vivo più che mai nella coscienza e nell’azione dei marxisti-leninisti. Egli
rimane il terrore dei capitalisti, dei fascisti e dei revisionisti, l'amico fedele della classe
operaia e dei popoli oppressi del mondo intero che si battono per la libertà,
l'indipendenza, la democrazia, il socialismo e il comunismo.
Ogni anno,
nell’anniversario del 5 marzo, noi comunisti (marxisti-leninisti), sentiamo
l’esigenza di ricordare, valorizzare e attualizzare la figura, il
pensiero e l’opera rivoluzionaria di Giuseppe Stalin, mettendo in risalto il
loro significato di classe e rivoluzionario, la loro universale importanza per
la lotta contro il capitalismo e l’imperialismo, per il socialismo e il
comunismo.
Siamo infatti convinti che nella confusione attuale,
diffusa e mantenuta ad arte dalla borghesia e dai revisionisti, il proletariato
ha bisogno di chiarezza, di certezze, di corretti orientamenti ideologici e
politici. Abbiamo dunque il dovere di offrire ciò in maniera convinta,
difendendo la nostra storia gloriosa, il patrimonio teorico-pratico elaborato
dai maestri Marx, Engels, Lenin e Stalin, che è la bussola della nostra azione.
Il
compagno Stalin è un gigante del proletariato, amato dai lavoratori e dai
popoli di tutti i paesi perché alla sua figura è legata la storia gloriosa
della rivoluzione socialista, della classe operaia al potere, della costruzione
vittoriosa della nuova società socialista in marcia verso il comunismo.
Egli è stato un esempio
di dedizione rivoluzionaria alla causa dell’abolizione dello sfruttamento
dell’uomo sull’uomo, della liberazione dei popoli oppressi in Russia e nel
mondo.
In tutta la sua esistenza
ha dimostrato una volontà di acciaio e una fedeltà assoluta ai principi del
marxismo-leninismo e alla causa della classe operaia. Fu il nemico
spietato e irriducibile del capitalismo e dell’imperialismo e del mostro
nazifascista partorito da questo sistema. Combatté
con determinazione i nemici della rivoluzione e del socialismo e i
collaborazionisti della borghesia, vale a dire i revisionisti, gli
opportunisti, i socialdemocratici, gli economicisti, i trotzkisti e le altre
correnti e tendenze ostili al comunismo in seno al movimento operaio.
Nelle
condizioni odierne, desideriamo esporre in breve ed attualizzare l’insegnamento
di Stalin sulla questione della guerra e della lotta per distruggere le sue
cause.
Il
compagno Stalin fu un artefice della gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre,
della vittoria del proletariato russo e di altre nazionalità nella guerra
civile, scatenata dalle potenze imperialistiche sbarcate coi loro eserciti
sanguinari sul suolo del paese dei Soviet tra il 1918 e il 1920. In quel periodo
Stalin fu lanciato dal Partito bolscevico da un fronte di guerra civile
all'altro, lottando nei punti più pericolosi e decisivi per le sorti della
Rivoluzione socialista.
Stalin fu il comandante politico
e militare, lo stratega dell’Armata Rossa e del movimento partigiano, della
classe operaia e dei popoli sovietici in lotta per annientare il nazifascismo –
un’epopea di cui quest’anno ricorre il 70°
anniversario della gloriosa vittoria, che vide la Bandiera Rossa sventolare sul
Reichstag.
La vittoriosa guerra dei popoli
sovietici, diretta da Stalin, condusse alla liberazione di tutta una serie di
paesi e di popoli dalla schiavitù nazista e all’instaurazione della democrazia
popolare in diversi paesi dell'Europa. Grazie a ciò fu creato il campo
socialista e si stabilirono migliori rapporti di forza fra il proletariato e la
borghesia a livello internazionale.
Anche dopo la Seconda Guerra
mondiale, Stalin ha sempre difeso i popoli, la loro lotta di liberazione
nazionale e i loro diritti nazionali e sociali contro le mire
dell’imperialismo, della borghesia e delle forze reazionarie.
Nelle
condizioni della «guerra fredda», imposte dall'imperialismo statunitense e
britannico, l’URSS di Stalin fu il bastione di una pace stabile e democratica,
per consolidare la vittoria contro il fascismo. Stalin sostenne sempre con
fermezza gli interessi dei popoli del mondo, aiutò la loro lotta contro le mene
imperialiste e il colonialismo, smascherando e condannando le posizioni
revisioniste e le correnti controrivoluzionarie.
Grazie
alla sua lucidità teorica marxista-leninista e alla esperienza pratica
accumulata, il compagno Stalin ci ha lasciato insegnamenti strategici e tattici
di eccezionale importanza sulla questione della guerra.
Nel
suoi discorsi e scritti sulla guerra, nelle sue direttive e ordini del giorno,
negli indirizzi e nella corrispondenza, troviamo l’applicazione e lo sviluppo
della dottrina marxista-leninista sulle questioni della scienza militare,
comprendiamo il vero significato della pace e della guerra.
In una
delle sue ultime opere (“Problemi economici del socialismo nell’URSS”), il
compagno Stalin ha riaffermato la validità della tesi leninista secondo
cui l'imperialismo genera inevitabilmente le guerre. Il suo insegnamento
al riguardo è di straordinaria attualità.
La realtà dimostra che l’inevitabilità della guerra fra i
paesi imperialisti e capitalisti continua a sussistere.
Il mondo
attuale non è un “mondo unipolare”, è un mondo diviso, irto di contraddizioni tra
i paesi imperialisti e capitalisti, tra i monopoli internazionali, acuite dalla
prolungata crisi economica.
Lo sviluppo ineguale del
capitalismo nei diversi paesi, l’implacabile concorrenza per i mercati di
sbocco e le fonti di materie prime, il controllo delle fonti di energia e delle
sfere di influenza, il desiderio di scaricare sui propri concorrenti le
conseguenze della crisi, fanno sì che i rapporti fra i predoni imperialisti si
inaspriscano continuamente. Ciò ha come logica conseguenza un adattamento delle
strategie belliche delle potenze imperialiste, la preparazione e lo
scatenamento di nuove guerre.
Gli USA sono ancora la superpotenza imperialista dominante, ma la loro
egemonia è scossa alle fondamenta. La Cina, la Russia, la Germania e altri
paesi imperialisti e capitalisti sopportano sempre meno il dominio
statunitense, vogliono sottrarsi alla schiavitù a stelle e strisce, infrangere
il dominio del dollaro e affermare i loro interessi.
Sotto la spinta della politica di guerra e degli interessi
dei monopoli del settore militar-industriale, aumentano le spese militari e si accelera la corsa al
riarmo convenzionale e all’ammodernamento di quello nucleare. Gli USA occupano
di gran lunga il primo posto in questa folle corsa, con una spesa annuale di
640.000 milioni di dollari, seguiti dalla Cina e dalla Russia.
Anche la Germania e il Giappone, si stanno avventurando
pericolosamente nella corsa militarista e hanno cominciato ad inviare le loro
truppe all’estero. Israele e il sionismo sono la punta di lancia
dell'imperialismo nordamericano per aggredire la Palestina e minacciare altri
popoli della regione.
Vi è il concreto pericolo
di un conflitto per una nuova ripartizione del mondo. Le aggressioni militari e
le minacce di intervento diretto o indiretto in Europa (Ucraina, Balcani), in
Africa (Libia, Mali, Congo, Costa d’Avorio, Rep. Centrafricana, etc.), nel
Medio Oriente (Palestina, Siria, Iraq, Iran), in Asia (Afghanistan, Pakistan,
Corea del Nord. Mar della Cina), in Centro e Sudamerica (Haiti, Colombia,
Venezuela) sono manifestazioni di questa tendenza, così come lo sono la
costituzione e ricostituzione di blocchi economici e militari, l’installazione
di basi militari nei cinque continenti, la preparazione della guerra come
elemento fondamentale della politica estera e della diplomazia segreta dei
paesi imperialisti e capitalisti.
In questo scenario, si inquadra la grave decisione
USA/NATO di alzare un nuovo muro in Europa, con lo spiegamento di 30 mila
militari della «Forza di risposta» nei paesi dell’Europa orientale, la
creazione di nuove basi, il varo di una «Forza di punta» dispiegabile in pochi
giorni e l’assistenza militare diretta al governo reazionario e fascista
ucraino.
Nella corsa per il dominio contro i loro concorrenti i
briganti imperialisti incitano le opposizioni nazionali borghesi e reazionarie.
Emergono gruppi e sette religiose ultrareazionari appoggiati e finanziati dagli
USA e dai loro alleati nella regione mediorientale, i quali svolgono uno sporco
ruolo silurando la lotta nazionale progressista dei paesi arabi, imponendo il
terrore e preparando le condizioni per nuovi interventi imperialisti.
I crescenti pericoli di guerra riguardano chiaramente il
nostro paese, considerato dagli USA una piattaforma geostrategica e un tassello
fondamentale della loro strategia militare che punta a un aumento del confronto
militare con la Russia.
I piani aggressivi della NATO godono dell'appoggio del
governo Renzi - un governo imposto dall’oligarchia finanziaria, che prosegue la
politica borghese di vassallaggio e di sottomissione agli Stati Uniti e alla UE
dei monopoli - nonché dei partiti riformisti, socialdemocratici e reazionari
che sotto l’ipocrita bandiera della «difesa degli interessi nazionali»,
collaborano attivamente alla guerra imperialista.
A pagare le spese di questa disastrosa e criminale
politica sono gli operai, i disoccupati, i giovani, le donne degli strati
popolari. Per gli sfruttati e gli oppressi le missioni militari e le guerre
imperialiste si traducono in maggiori sacrifici e privazioni: riduzione dei
salari, altri tagli alle spese sociali e previdenziali, aumento delle tasse
antipopolari, etc.
Inoltre, la guerra di rapina condotta dalla borghesia
determina la soppressione graduale delle libertà e dei diritti democratici,
implica la militarizzazione della vita sociale, favorisce le forze scioviniste
e fasciste, e ci espone a grandi pericoli.
Il compagno Stalin riteneva una cosa ottima suscitare un
potente movimento per mantenere la pace, per scongiurare una guerra
determinata, per rinviarla per un certo tempo, per cacciare dal potere i
governi guerrafondai e sostituirli con dei governi disposti a salvaguardare per
un certo tempo la pace.
Questo è sicuramente un compito dei comunisti e di tutti i
sinceri rivoluzionari, che devono mettersi alla testa della lotta contro i
piani guerrafondai, favorendo la creazione di un ampio fronte antimperialista e
antifascista, diretto dalla classe operaia, che abbia fra i suoi obiettivi
l’uscita dell’Italia dalla NATO e dall’UE, il ritiro immediato di tutte le
missioni militari all’estero, la drastica riduzione delle spese militari e
l’aumento di quelle sociali, l’appoggio alle lotte di liberazione dei popoli,
etc.
Ma Stalin aggiungeva che tutto ciò non è sufficiente per
eliminare l'inevitabilità delle guerre fra i paesi capitalistici: “Per eliminare l'inevitabilità delle guerre,
è necessario distruggere l'imperialismo”!
Nella
fase presente di acutizzazione di tutte le contraddizioni del capitalismo, un
sistema avviato sul viale del tramonto, l’abbattimento dell’imperialismo
tramite la rivoluzione socialista è una questione posta e da risolvere.
I
concetti di rivoluzione e di socialismo devono risuonare sempre più nei luoghi
di lavoro e nelle lotte, negli scioperi, nelle manifestazioni di protesta e di
rivendicazione degli interessi proletari e popolari.
Gli
operai, i lavoratori sfruttati, i disoccupati, i giovani precari e studenti, le
donne oppresse e discriminate nei posti di lavoro e nella società, i pensionati
ridotti alla fame, gli strati popolari impoveriti dal capitalismo devono
liberarsi dalla sottocultura e dalla propaganda borghese, clericale e
riformista, acquisire la coscienza di classe e rivoluzionaria, diventare
soggetti attivi e protagonisti della nuova ondata della rivoluzione socialista
per distruggere il maledetto sistema capitalista-imperialista, realizzare il
potere proletario e costruire la futura società socialista.
Questa
prospettiva passa attraverso la ricostruzione, anche nel nostro paese, di un
forte Partito comunista marxista-leninista di natura bolscevica. A questo fine
lavora il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML) che rinnova
l’appello a tutti i sinceri comunisti, agli operai coscienti e combattivi per
separarsi definitivamente e nettamente dagli opportunisti e a unirsi alla sua
attività, sulla base del marxismo-leninismo e dei principi
dell’internazionalismo proletario.
Senza
organizzazione in un unico e forte Partito comunista il proletariato non va da
nessuna parte, non può trionfare nella lotta contro la borghesia imperialista
ed è facile preda degli artigli del nemico di classe. Anche questo ci ha
insegnato il compagno Stalin lavorando, assieme a Lenin, con passione e
dedizione alla costruzione del Partito bolscevico e alla sconfitta dei
revisionisti e degli opportunisti.
Impariamo
da Stalin la lotta contro l’imperialismo e per il socialismo, seguiamo i suoi
insegnamenti nella lotta contro la borghesia e l’imperialismo, per la vittoria
delle prossime rivoluzioni proletarie!
Roma, 5 marzo 2015.
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del
Proletariato d’Italia
Per contatti: conuml@libero.it Visitate il nostro Sito: www.conuml.weebly.com
A 94 ANNI DALLA FONDAZIONE DEL PARTITO COMUNISTA D’ITALIA (PCd’I), SEZIONE DELL’INTERNAZIONALE COMUNISTA, RIAFFERMIAMO LA PIENA VALIDITA’ E ATTUALITA’ DELLA SUA NATURA E FUNZIONE STORICA DI CLASSE E RIVOLUZIONARIA CONTRO I SUOI FALSIFICATORI REVISIONISTI E OPPORTUNISTI!
Il PCd’I fu fondato in una fase storica
di straordinario fervore rivoluzionario, che dilagava in tutta l’Europa dopo il
trionfo della gloriosa e imperitura Rivoluzione Socialista d’Ottobre in Russia
e dopo la fondazione della Terza Internazionale Comunista, avvenuta a Mosca
all’inizio del mese di marzo 1919 per volere di Lenin e Stalin. Compito storico
del PCd’I era quello di preparare e portare a termine la Rivoluzione Socialista
in Italia, appena dopo la grande esperienza di lotta del proletariato
industriale italiano, che in particolare nel nord del paese e più
specificamente in Piemonte nel biennio 1919-1920 dette luogo all’occupazione e
alla gestione operaia di importanti fabbriche, tra cui gli stabilimenti Fiat di
Torino.
Sotto la guida dell’Internazionale
Comunista fu fondato il Partito Comunista in vari paesi europei per organizzare
e guidare le lotte del proletariato verso l’esplosione e la vittoria della
rivoluzione socialista, con la conquista del potere politico da parte dei
lavoratori dell’industria, delle campagne e dei servizi. Circa un secolo fa le
condizioni di lavoro e di vita del proletariato di tutti i paesi non erano
sostanzialmente diverse da quelle attuali, con elevate percentuali di
disoccupati, sfruttamento disumano del lavoro e retribuzioni di fame; però
allora, in confronto ad oggi, vi era una più chiara coscienza di classe e una
più elevata propensione all’organizzazione, alla militanza e alla lotta di
classe e rivoluzionaria per la conquista del potere politico, la costruzione
della nuova e superiore società socialista e l’edificazione di quella
comunista.
Il PCd’I nacque dalla confluenza di
gruppi e correnti collocati sul terreno del marxismo rivoluzionario, che accettarono
le 21 condizioni di ammissione all’Internazionale Comunista, e dalla scissione
del partito socialista inquinato da socialdemocratici, revisionisti e
opportunisti. Come in tutti i Partiti Comunisti, compreso in quello bolscevico
dell’Unione Sovietica, vi furono le lotte interne tra i coerenti
marxisti-leninisti e i revisionisti-opportunisti di destra e di “sinistra”, per
la difesa dei principi e della strategia e della tattica vittoriosa del
marxismo-leninismo, per la costruzione del Partito quale reparto di avanguardia
della classe operaia, per la sua bolscevizzazione, per avvicinare l’obiettivo
della rivoluzione socialista e della costruzione della società socialista nel
nostro paese. Questo perché solo un partito di tale fattura politica e rivoluzionaria
può condurre la classe lavoratrice alla vittoria nella rivoluzione, alla
costruzione del socialismo e poi al comunismo.
Purtroppo anche nel PCd’I, con Togliatti
e altri traditori e rinnegatori della causa del socialismo, prevalse in seguito
la linea sciagurata del revisionismo, affermatosi ufficialmente col XX
congresso del PCUS – con la scellerata “via italiana al socialismo” e la
trasformazione del partito da classista a interclassista - dell’opportunismo,
del riformismo, della collaborazione di classe, e successivamente
dell’eurocomunismo e della sottomissione alla NATO e all’imperialismo americano
ed europeo. Sino a trasformarsi nell’attuale partito borghese liberale,
clericale, capitalistico e imperialistico cosiddetto democratico, guidato
dall’ex democristiano e uomo di fiducia del sistema bancario e finanziario
nazionale e internazionale Matteo Renzi. Un partito che
ha completamente rinnegato e
infangato il suo passato,
che ha disconosciuto la sua
origine, che ha tradito persino la lotta antifascista, la Resistenza, la Guerra di Liberazione e la
stessa Costituzione borghese del 1948, che pure contribuì a redigere e
approvare.
Con la modifica della stessa Costituzione
in modo presidenzialista e decisionista, l’abolizione del Senato elettivo,
l’introduzione del sistema elettorale di secondo grado, che si sostituisce al
voto dei cittadini, deputati eletti non dal voto popolare ma per nomina dei
partiti che detengono il potere, con la nuova legge elettorale che abolisce del
tutto il sistema proporzionale e che con lo sbarramento elettorale e il premio
di maggioranza nega ai partiti più piccoli di entrare con una propria
rappresentanza in parlamento, Renzi, d’accordo con Berlusconi, sta
letteralmente trascinando l’Italia verso un regime e un potere politico
istituzionale reazionario, che prepara l’avvento di un nuovo regime fascista,
in cui a decidere e a governare non è il popolo, ma i settori più reazionari,
più imperialisti e guerrafondai del capitale finanziario.
Una svolta autoritaria e reazionaria dove
vengono negati diritti e possibilità di vita dignitosa alle masse lavoratrici e
popolari, dove lo sfruttamento del lavoro nelle aziende diventa sempre più
violento e repressivo della personalità umana, dove si annulla d’imperio
finanche la funzione reale degli stessi sindacati borghesi e riformisti, dove
si riducono alla fame le masse lavoratrici e popolari per arricchire
ulteriormente la dannata classe capitalistica in nome di un debito di Stato
costruito ad arte per tale scopo e dove il potere, attraverso le proprie forze
eversive, diventa sempre più repressivo delle lotte e delle organizzazioni del
movimento operaio e comunista del nostro paese. Un partito, quello
“democratico”, che a partire dalla rinuncia alla via rivoluzionaria e
dall’affermazione del corso di destra, revisionista e opportunista seguito dal
gruppo dirigente togliattiano già nell’ultima fase della Guerra di Liberazione
antifascista, ha rinnegato la funzione storica del PCd’I trasformandosi, una
tappa dopo l’altra, in un nemico dichiarato degli interessi e della prospettiva
di liberazione dallo sfruttamento del proletariato italiano.
Altra infamia nei confronti del PCd’I è
la sua denominazione utilizzata arbitrariamente da decenni da organizzazioni
revisioniste e opportuniste per ingannare la classe lavoratrice e carpirne il
consenso politico ed elettorale, sicché sino ad oggi non è stato possibile
costruire in Italia un forte Partito Comunista di classe e rivoluzionario che
assolvesse il compito storico del PCd’I. La formazione oggi di un forte Partito
Comunista in Italia passa necessariamente attraverso la sconfitta proprio del
revisionismo e dell’opportunismo, che sciaguratamente abbondano nelle fila del
movimento operaio italiano. Tale obiettivo è possibile raggiungerlo solo
attraverso l’emancipazione di classe e rivoluzionaria, ovvero
marxista-leninista, della classe lavoratrice, la cui prevalenza oggi è
ideologicamente e politicamente prigioniera della cultura borghese-riformista,
clericale e capitalistica, mentre sindacalmente è intruppata nei sindacati
collaborazionisti e in numero minore nei sindacati di base, in genere privi di
una prospettiva politica di classe e rivoluzionaria.
Così come è determinante, con un adeguato
lavoro teorico e politico, far capire ai lavoratori operai e intellettivi dei
partiti revisionisti e opportunisti esistenti in Italia che se vogliono uscire
veramente dal disgraziato sistema capitalistico, costruire la prospettiva
rivoluzionaria socialista, conquistare il potere politico alla classe
proletaria e costruire la società socialista, devono rapidamente abbandonare
tali organizzazioni per unirsi ai marxisti-leninisti, militare e lottare
per un autentico e coerente partito
comunista di natura e strategia marxista-leninista. Per fare questo occorre
ritornare allo studio dei testi del marxismo-leninismo, del pensiero e l’opera
dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e
Stalin, occorre acquisire la coscienza delle lotte rivoluzionarie socialiste
condotte dal proletariato nazionale e internazionale a partire dalla
pubblicazione, nel 1848, del Manifesto del Partito Comunista, redatto da Marx
ed Engels, e occorre essere conseguenti nella pratica e imparare, finalmente, a
distinguere i coerenti dai falsi comunisti, questi ultimi sempre pronti a
collaborare per la sopravvivenza del decrepito sistema di sfruttamento e di
abbrutimento capitalistico.
Il Comitato Nazionale di Unità
Marxista-Leninista (CONUML), rigorosamente costituito sulla base dei
principi e della strategia del marxismo-leninismo, è
nato, con le prime adesioni del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e
Piattaforma Comunista, proprio con l’obiettivo di unire tutte le forze
sinceramente e coerentemente marxiste-leniniste oggi esistenti in Italia, allo
scopo di formare un unico e forte Partito Comunista di classe e rivoluzionario
per lavorare all’obiettivo della rivoluzione socialista e della costruzione
della società socialista nel nostro paese. Un appello che in questa ricorrenza
rivolgiamo nuovamente e con forza ai sinceri comunisti e all’intero
proletariato italiano per uscire dalle tragedie quotidiane dell’attuale ordine
sociale.
Il sistema capitalista-imperialista,
basato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sulla divisione della società in
classi contrapposte e in costante conflitto tra loro, sul carattere sociale
della produzione e sull’appropriazione privata della ricchezza prodotta, sulla
rovina e l’impoverimento delle masse lavoratrici e il saccheggio sistematico
dei popoli, sta vivendo una profonda e prolungata crisi di sovrapproduzione di
merci e capitali. E’ oramai decrepito e vive la sua fase storica di decadenza,
preludio della rivoluzione socialista.
E’ immerso in una crisi generale che procedendo nel suo continuo aggravamento
genera condizioni di vita popolare sempre più drammatiche e insopportabili,
crescenti pericoli di guerra, terrorismo, devastazioni ambientali, ignoranza e
oscurantismo. L’evoluzione della crisi dimostra che il capitalismo è maturo per
essere abbattuto e sostituito dal socialismo. Vi sono tutte le condizioni
materiali affinché ciò avvenga rapidamente, ma occorre la volontà soggettiva
della classe operaia, guidata da un forte e coerente Partito Comunista Marxista-Leninista
perché ciò avvenga attraverso la rottura rivoluzionaria col sistema economico e
con l’organizzazione statale esistenti.
Il CONUML è nato e lavora per questa
svolta storica. La rivoluzione socialista è una necessità del momento come lo
era nel 1921, quando fu fondato il PCd’I.
Solo con essa il proletariato italiano potrà liberarsi dalle catene
secolari dello sfruttamento padronale, dalla precarietà del lavoro e dalle
apprensioni sociali della vita quotidiana conquistandosi un’esistenza dignitosa
per la quale vale la pena vivere, libera da patemi e umiliazioni d’ogni genere.
Il CONUML, forte degli insegnamenti del marxismo-leninismo, continuerà il suo
lavoro politico sull’esperienza del PCd’I, della gloriosa Rivoluzione
Socialista d’Ottobre, della dittatura del proletariato, della costruzione del
socialismo in Unione Sovietica e in altri paesi, dell’internazionalismo
proletario, della lotta al nazifascismo condotta eroicamente dai popoli
dell’Unione Sovietica e dai Partiti Comunisti di tutto il mondo, della lotta
senza quartiere contro il trotskismo, il revisionismo di tutte le specie dei
principi del marxismo-leninismo, l’opportunismo, l’economicismo e tutte le
deviazioni socialdemocratiche, riformiste e borghesi dai principi di classe e rivoluzionari
della lotta comunista per il socialismo.
Il CONUML fa proprie le ragioni che
furono alla base della fondazione del PCd’I il 21 gennaio 1921 a Livorno e le addita
al proletariato italiano per la sua lotta rivoluzionaria di oggi. Denuncia e
condanna con estrema severità tutte quelle organizzazioni politiche italiane
che hanno sistematicamente usurpato e utilizzato opportunisticamente quel nome
glorioso e fa appello ai comunisti e a tutti i lavoratori emancipati a unirsi
presto in un unico, forte, coerente e rivoluzionario Partito Comunista,
rigorosamente fondato sui principi del marxismo-leninismo e sul pensiero e
l’opera di Marx, Engels, Lenin e Stalin, che con la sua ideologia
d’avanguardia, il suo programma rivoluzionario, la sua linea ed azione politica
tra le masse, prepari e guidi il proletariato e i suoi alleati alla rivoluzione
e alla conquista del potere politico.
E’ questo il modo migliore per ricordare la
fondazione del PCd’I e per recuperarla al lavoro rivoluzionario di oggi in vista
della Rivoluzione e della costruzione del Socialismo in Italia e nel mondo.
Roma, 21 gennaio
2015.
COMITATO
NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista – per il
Partito Comunista del Proletariato d’Italia
MESSAGGIO AUGURALE RIVOLUZIONARIO PER IL
2015
AL PROLETARIATO ITALIANO OPERAIO E
INTELLETTIVO IL PARTITO COMUNISTA ITALIANO
MARXISTA-LENINISTA E’ LA FIACCOLA DELLA
RIVOLUZIONE SOCIALISTA IN ITALIA!
Compagni comunisti, lavoratori
italiani dell’industria, delle campagne, dei servizi, della funzione pubblica e
quelli della coscienza progressista della sicurezza e delle forze armate,
ha inizio un nuovo anno di dominio del
capitalismo sul proletariato, del capitale sul lavoro e delle drammatiche
conseguenze sociali che ne derivano sulle masse lavoratrici e popolari del
nostro paese. La crisi del dannato sistema capitalistico – basato sullo
sfruttamento del lavoro altrui, sull’accentramento della ricchezza socialmente
prodotta nelle mani dell’esigua classe capitalistica e sul peggioramento
progressivo delle condizioni di vita dei lavoratori - che stiamo vivendo non ha
alcuna possibilità di superamento ed è condannata ad aggravarsi
progressivamente sino alla morte stessa del regime schiavistico e repressivo.
E’ la crisi, o l’agonia, finale del sistema di sfruttamento, che però il suo
seppellimento definitivo dipende dalla presa di coscienza della classe
lavoratrice italiana che esso può avvenire solo con la rivoluzione socialista,
che mette fine all’attuale dominio padronale e, con la dittatura del
proletariato, avvia la costruzione della società socialista, fondata sul potere
politico e sulla democrazia reale di tutto il popolo lavoratore.
Da anni abbiamo già sperimentato sulla
nostra pelle che man mano che la crisi avanza si aggravano le nostre già
pesanti condizioni di vita: disoccupazione dilagante, specialmente giovanile e
nel Mezzogiorno e più specificamente femminile; precarietà del lavoro, che
diventa sempre più schiavistico con la possibilità data dal governo borghese, clericale e
capitalistico dell’ex democristiano Matteo Renzi, del partito cosiddetto
democratico, ai padroni di poter licenziare i lavoratori senza giusta causa e a
proprio piacimento; salari, stipendi e pensioni sempre più di fame, in
particolare le pensioni di anzianità, vecchiaia e sociali basse e medie che dai
governi delle banche e delle multinazionali della finanza speculativa e
affaristica di centrodestra e centrosinistra non vengono più adeguate, ciò a
fronte di un costante aumento del costo della vita; il peggioramento continuo
dei servizi pubblici e l’aumento costante del loro costo; l’incremento delle
tasse comunali e regionali sui servizi erogati; la bolletta della luce da vera
rapina di Stato e sociale, con la conseguenza per le famiglie lavoratrici di
dover soffrire il freddo polare d’inverno e il caldo afoso d’estate; la
mancanza di prospettiva di lavoro e di sistemazione familiare per le nuove
generazioni; il diritto alla casa negato; la secolare Questione Meridionale
attende ancora una soluzione; eccetera.
Il potere politico dominante – presidenza
della repubblica, governo e parlamento – da anni ha avviato una svolta
istituzionale reazionaria di stampo fascista per il nostro paese affossando la
lotta antifascista e annullando d’imperio le conquiste democratiche e
progressiste, seppure borghesi, conquistate nel secolo scorso con la Resistenza, la Guerra di Liberazione, la
promulgazione della Costituzione nel 1948 e attraverso leggi elettorali sempre
più di natura fascista e persino peggiori, l’abolizione del voto popolare per
certe istituzioni, deputati non eletti dal popolo, ma imposti di autorità dai
partiti di governo del centrodestra e centrosinistra, leggi sempre più
antipopolari e a beneficio del potere economico capitalistico e imperialistico.
Insomma, governi del capitale che ci impongono un nuovo fascismo camuffato di
legalità e che, al contrario, è di una autentica dittatura. L’olio di ricino è
sostituito dall’esercizio autoritario, antidemocratico e antipopolare del
potere, che fa uso spregiudicato della delega ricevuta dagli elettori.
Negli ultimi anni il presidente della
repubblica ha consentito la formazione di tre governi non eletti dal popolo e
non ha avvertito il dovere costituzionale di sciogliere il parlamento per dare
agli italiani la possibilità di eleggerne uno nuovo con un nuovo governo,
laddove l’articolo 1. della Costituzione sancisce, senza ombra di dubbio, che
“La sovranità appartiene al popolo…”. Inoltre, uscendo dalle competenze istituzionali
di super partes delle istituzioni elettive e sociali ha criticato la posizione
persino dei sindacati borghesi contro la modifica reazionaria dell’articolo 18
dello Statuto dei Lavoratori, che abolisce la giusta causa nei licenziamenti,
elogiando la scelta padronale e dittatoriale del governo Renzi contro il
diritto alla riassunzione dei lavoratori licenziati per ingiusta causa.
Oramai l’Italia è soffocata dai suoi
governi capitalistici e imperialistici, asserviti agli interessi dell’imperialismo
americano ed europeo, la nostra sovranità nazionale è stata svenduta al governo
imperialistico europeo di Bruxelles, le istituzioni pubbliche del nostro paese
sono sempre maggiormente preda di eletti e non corrotti e corruttori dal centro
alla periferia della vita istituzionale e sociale, possiamo affermare di essere
già oltre la dittatura e il malaffare del fascismo del secolo scorso: vergogna
per tutti i protagonisti di questa svolta anticostituzionale e antidemocratica.
A questo stato di cose deprimenti della società italiana hanno contribuito
anche i partiti revisionisti e opportunisti della falsa sinistra comunista e vi
hanno contribuito collaborando, quando ne hanno avuto la possibilità, coi
governi borghesi e rinnegando la via rivoluzionaria al potere della classe
lavoratrice.
L’Italia di Spartacus, delle lotte
proletarie del Biennio Rosso 1919-1920, del PCd’I, fondato a Livorno il 21
gennaio 1921, della lotta Antifascista, della Resistenza e dei suoi Martiri,
della Guerra di Liberazione incompiuta dal fascismo, dal capitalismo e dalla
reazione politica, delle lotte e del sacrificio di tante vite umane avvenute
dalla proclamazione della Repubblica ai giorni nostri non può continuare a
soccombere sotto un dominio borghese e clericale che ha fatto il suo tempo e
che è marcio di ingiustizia e inciviltà, di disumanità e di barbarie. Occorre
passare al contrattacco e presto, dobbiamo liberarci di tanto vecchiume storico
e sociale, ne abbiamo la possibilità e la forza per cambiare il destino sociale
del nostro paese. Tale compito spetta innanzitutto alla classe operaia e alle
forze sinceramente progressiste del braccio e dell’intelletto.
Parliamo della classe operaia in quanto
forza motrice più cosciente della lotta anticapitalistica, nata dal processo
produttivo disumano e repressivo del medesimo capitalismo all’interno delle sue
fabbriche, ove la vita lavorativa è soffocata da elevati e insopportabili ritmi
di lavoro, dalla negazione dei più elementari diritti di vita dignitosa, dalla sorveglianza
costante e dagli abusi dei capi servizio di fiducia del padrone, dai mancati o
miseri rinnovi contrattuali, dal vitto inadeguato, eccetera. La classe operaia
matura la sua coscienza politica e sindacale nel conflitto di classe quotidiano
in fabbrica tra lavoro e capitale. Però la lotta di classe degli operai in
fabbrica per essere vincente deve sapersi coniugarsi con la lotta di tutti gli
strati dei lavoratori sfruttati dal sistema capitalistico e deve avere la
capacità di rapportarsi alle energie di pensiero e di azione degli
intellettuali d’avanguardia. Le “filosofie” operaistiche sono di natura
borghese, estranee al marxismo-leninismo e nemiche della lotta di classe per
abbattere il capitalismo e costruire il socialismo.
La classe operaia se non si libera dai
lacci strangolatori del revisionismo e dell’opportunismo politico,
dell’economicismo delle sue lotte, dei condizionamenti nella lotta di classe
dei sindacati borghesi e dell’aristocrazia sindacale non è in grado di svolgere
il suo compito storico di liberare se stessa e l’intero proletariato dalla
schiavitù del dominio padronale. Essa se non è rivoluzionaria e se non dispone
di un forte partito comunista di classe e rivoluzionario non è nulla e non è in
grado di liberare se stessa e gli altri lavoratori dalle catene dello
sfruttamento e dell’abbrutimento del sistema capitalistico e della sua
espansione imperialistica. Insomma, deve passare da classe in sé, cioè
rassegnata nelle proprie disgrazie sociali, a classe per sé, ovvero con la
lotta di classe organizzata e rivoluzionaria deve agire e riscattarsi per
diventare essa medesima governo e costruttrice di una nuova e superiore
società, la società socialista in marcia verso l’edificazione di quella
comunista. Gli operai, come gli intellettuali d’avanguardia, devono attingere e
rafforzare la propria forza rivoluzionaria leggendo o rileggendo i testi del
marxismo-leninismo, a partire dal Manifesto del Partito Comunista di Marx ed
Engels, da Stato e Rivoluzione di Lenin, da Principi del Leninismo di Stalin,
eccetera.
Ma nessuna lotta di classe può essere
vincente se non organizzata e guidata da un autentico partito di classe e
rivoluzionario, di natura bolscevica, ovvero marxista-leninista. Senza il
proprio partito la classe operaia e l’intero proletariato in lotta sono
destinati ad essere sconfitti nella battaglia per seppellire il capitalismo e
far germogliare il socialismo. L’anarchia, il populismo, il qualunquismo, il
revisionismo della natura di classe e rivoluzionaria della dottrina comunista,
l’opportunismo, il riformismo e la socialdemocrazia sono forze che opponendosi
e combattendo i principi del marxismo-leninismo e l’esperienza storica della
costruzione del socialismo in Unione Sovietica favoriscono la sopravvivenza del
marcio e decrepito sistema capitalistico e la sua espansione imperialistica. I
lavoratori non devono farsi più ingannare e deviare da tali forze
anticomuniste.
All’inizio del Nuovo Anno il Comitato
Centrale del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista fa appello
all’intero proletariato italiano, emancipato dal punto di vista di classe,
affinché prenda coscienza della gravità della sua condizione sociale nazionale
e internazionale ed entri a militare e combattere nelle fila del proprio
partito di classe e rivoluzionario, che in Italia è rappresentato dal solo
PCIML. La rivoluzione socialista in Italia è possibile sin da subito, basta che
il proletariato lo voglia, a partire dal fare del P.C.I.M-L. un forte partito
per la rivoluzione e il socialismo nel nostro paese.
Forio, 1 gennaio 2015.
Il Comitato Centrale
del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
SCIOPERO GENERALE
PER BATTERE NELLE PIAZZE E NELLE FABBRICHE IL GOVERNO RENZI-BERLUSCONI. LA
CLASSE OPERAIA A PALAZZO CHIGI!
Compagni! Operai! Lavoratori!
Disoccupati! Studenti e donne del popolo!
La lotta contro le conseguenze della crisi
capitalistica e l’infame politica di austerità, imposta dai governi controllati
dalla troika UE-BCE-FMI, ha avuto negli ultimi mesi significativi sviluppi.
La manifestazione del 25 ottobre, la rivolta degli
operai di Terni, gli scioperi dei metalmeccanici, dei sindacati di base, la
grande partecipazione alle mobilitazioni dei precari, degli studenti, dei
migranti, dimostrano come il popolo dei “1000 euro al mese” sta opponendosi con
sempre più rabbia e determinazione ai signori “delle cene da 1000 euro”
rappresentati dal governo antioperaio e repressivo di Renzi e Berlusconi.
E’ evidente che la politica di questo
governo è reazionaria, di attacco frontale agli interessi e all’organizzazione
dei lavoratori, ad esclusivo beneficio dei monopoli capitalistici. E’ una
politica non emendabile, che non si può combattere con l’ipocrita astensione
parlamentare dei riformisti.
In questo scenario, mentre il Parlamento borghese ha
approvato il Jobs Act con la cancellazione dell’art.18, i vertici di CGIL e UIL
hanno indetto per il 12 dicembre lo
sciopero generale. Il colpevole ritardo nella sua proclamazione, che ha
bloccato la continuità e il processo di unificazione delle lotte, è una boccata
di ossigeno per il governo e il PD. I bonzi sindacali parlano di “politiche del
governo sbagliate ed inefficaci”, senza porsi l’obiettivo della sua caduta, ma
preoccupandosi solo di frenare la lotta operaia e recuperare un ruolo
concertativo.
Non
ci servono scioperi rituali, tanto per far vedere che si fa qualcosa. E’
l’attacco capitalistico che costringe a cercare un indirizzo diverso da quello
finora seguito dai capi riformisti e opportunisti. Ci vuole la mobilitazione
dura e coerente fino al ritiro delle misure antioperaie! L’ascesa della lotta
di massa conduce verso lo sciopero politico generale e continuato, per
infliggere seri colpi ai progetti dell’oligarchia finanziaria. Dobbiamo perciò
scioperare e scendere in piazza il 12 dicembre su parole d’ordine e obiettivi
chiari, rafforzando l’organizzazione operaia e preparandoci a cacciare il governo Renzi con la lotta!
NO
AI DIKTAT DEL GOVERNO E DELL’UE! NO AL JOBS ACT! BASTA PRECARIETA’! NESSUN
CEDIMENTO O SCAMBIO SULL’ARTICOLO 18, MA SUA ESTENSIONE A TUTTI I LAVORATORI!
STOP AI LICENZIAMENTI PER I PROFITTI! LAVORO PER TUTTI I DISOCCUPATI! GIU’ LE
MANI DAI CONTRATTI! ABOLIZIONE DELLA LEGGE FORNERO! SCONFIGGIAMO NELLE
FABBRICHE E NELLE PIAZZE LA POLITICA ANTIOPERAIA, REAZIONARIA E GUERRAFONDAIA
DEL GOVERNO RENZI-BERLUSCONI E CACCIAMOLO VIA!
Il
fronte unico di lotta della classe operaia è in grado di respingere l’offensiva
del capitale e di accelerare la fine inevitabile del sistema di sfruttamento
capitalista. Con la lotta, l’unità e l’organizzazione di classe, con la
direzione delle lotte nelle mani dell’avanguardia della classe operaia
vinceremo!
Per uscire dalla crisi e dal declino e
per dare un lavoro degno bisogna colpire i patrimoni, i profitti, le rendite, i
redditi, l’evasione di padroni, banche, ricchi e corrotti. Insomma, bisogna
farla finita col capitalismo, far diventare fabbriche e imprese di proprietà
sociale, ripudiare il debito nelle mani degli strozzini dell’alta finanza,
cancellare il Fiscal compact, uscire da UE, EURO e NATO.
Il solo governo che può adottare queste misure è un
Governo operaio e degli altri lavoratori sfruttati, che sia deciso a
sbaragliare l’oligarchia finanziaria, le forze reazionarie interne ed esterne,
ad abolire lo sfruttamento, a costruire il socialismo, la società dei
lavoratori.
Questo Governo può e deve sorgere dal
movimento rivoluzionario delle masse sfruttate e oppresse, basandosi sui loro
organismi (Consigli e Comitati operai e popolari, sindacati di classe, etc.).
Il tempo delle illusioni è finito.
Assistiamo alla bancarotta del sistema imperialista attanagliato da una profonda
crisi, che cerca di salvarsi intensificando lo sfruttamento del proletariato e
l’oppressione dei popoli, preparando nuove guerre di rapina.
La situazione attuale chiama la classe
operaia e i suoi alleati alla preparazione della rivoluzione proletaria, che è
la vera alternativa per liberarci dalla schiavitù e dallo sfruttamento
padronale, dalla miseria e dalla devastazione ambientale, dall’ignoranza, dalle
guerre di rapina.
Lottare contro i governi borghesi, per la rivoluzione e il socialismo
significa avvalersi dello strumento indispensabile per dirigere il processo di
emancipazione degli sfruttati: un forte e combattivo Partito comunista del
proletariato. E’ ora che gli operai più coscienti e combattivi rompano
nettamente e definitivamente con il riformismo e l’opportunismo politico e
sindacale, si uniscano ai marxisti-leninisti per disporre di questo vittorioso
Partito comunista.
Dicembre 2014.
COMITATO
NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista
LOTTA DI
CLASSE PER LA RIVOLUZIONE PROLETARIA E IL SOCIALISMO!
VENERDI’ 21 NOVEMBRE 2014 IL
P.C.I.M-L., NELLA SUA PIENA AUTONOMIA E STRATEGIA POLITICA E RIVOLUZIONARIA,
PARTECIPA ALLO SCIOPERO GENERALE E MANIFESTA IN PIAZZA NON PER CONDIVIDERE E
SOSTENERE LA POLITICA PADRONALE DEI SINDACATI BORGHESI DI REGIME NE’, TANTO
MENO, PER ASCOLTARE O APPLAUDIRE LE LORO AMMUFFITE RICETTE DI CONCERTAZIONE E
DI COMPROMESSO COL GOVERNO E IL PADRONATO, MA UNICAMENTE PER STARE TRA I
LAVORATORI ORIENTANDONE LA LOTTA DI CLASSE VERSO LA META DELLA RIVOLUZIONE
PROLETARIA E DEL SOCIALISMO!
La crisi economica e sociale dell’infame sistema capitalistico, con la
sua guerrafondaia, distruttiva e rapinatrice espansione imperialistica, si
acuisce progressivamente aggravando costantemente le già drammatiche condizioni
di vita delle masse lavoratrici e popolari. E’ il declino inarrestabile di un
sistema sociale disumano, fondato sullo sfruttamento, sulla proprietà privata
dei mezzi di produzione, sulla rapina del prodotto del lavoro altrui e sulla
schiavitù sociale degli individui, condannato a scomparire dall’emancipazione e
dalla lotta di classe del proletariato di tutti i paesi della Terra.
Conseguenze dell’aggravarsi della crisi del morente capitalismo sono: il
feroce attacco padronale e governativo alle conquiste e ai diritti dei
lavoratori; la disoccupazione dilagante, specialmente dei giovani; la
precarietà del lavoro; l’aumento impressionante dei ritmi di sfruttamento del
lavoro nelle aziende; l’espandersi della povertà sociale; i contratti di lavoro
non rinnovati e la perdita del potere d’acquisto dei già miseri salari e
stipendi; le pensioni di fame; l’attacco demolitore portato allo Statuto dei
Lavoratori, in particolare con l’abolizione della giusta causa nei
licenziamenti e del collocamento pubblico; la privatizzazione, l’aumento e il
peggioramento delle prestazioni dei servizi pubblici, tra cui la scuola, i
trasporti e la sanità; l’abbandono del Mezzogiorno; eccetera.
Strumento politico e braccio esecutore della volontà repressiva del
capitalismo industriale, bancario e finanziario nazionale e internazionale
verso le masse lavoratrici e popolari sono stati e rimangono i governi
borghesi, clericali e capitalistici di centrodestra, centro e centrosinistra e
ultimamente di alleanza e convergenza tra di loro, governi che portano i nomi
tragici di Berlusconi, Prodi, D’Alema, Monti, Letta e Renzi, gli ultimi tre
persino non eletti dal popolo. Governi antipopolari, reazionari e dittatoriali,
che per sostenere gli interessi del grande capitale hanno portato allo
stravolgimento della Costituzione democratica borghese del 1948, a un
sistema di governanti nominati e
non eletti dal popolo e ad una legge
elettorale peggiore di quella mussoliniana del 1923. Siamo già ritornati al
fascismo ed occorre nuovamente Resistere per liberarcene.
Non si esce da questa drammatica situazione politica e sociale senza
uscire dal sistema capitalistico, che ne è la causa e ne costituisce le
conseguenze. I lavoratori devono sapere, prendendone coscienza, che da questa
tragica realtà di vita sociale non si esce senza una dura e cosciente lotta di
classe e rivoluzionaria politica e sindacale, senza avere come obiettivo
l’abbattimento dell’odierno sistema economico e istituzionale, la conquista
rivoluzionaria del potere politico alla classe lavoratrice operaia e
intellettiva e la costruzione della nuova società socialista, dove a governare
non saranno più i padroni e i loro governanti ma i lavoratori: occorre conquistare tutto il potere alla
classe lavoratrice.
Per questo traguardo storico
manifestiamo e lottiamo con le seguenti parole d’ordine:
“DIMISSIONI IMMEDIATE DI
NAPOLITANO, RENZI E ALFANO; A CASA IL GOVERNO DEI PADRONI, DELLE BANCHE E DEL
VATICANO; FORMAZIONE DI UN NUOVO GOVERNO POPOLARE E PRONTA ELEZIONE DI
UN’ASSEMBLEA COSTITUENTE PER MODIFICARE LA NATURA BORGHESE, CLERICALE E
CAPITALISTICA DELLO STATO; TUTTO IL POTERE POLITICO AI CONSIGLI DEI LAVORATORI
ELETTI NELLE AZIENDE E SUL TERRITORIO; CONTROLLO OPERAIO SU TUTTE LE ATTIVITA’
PRODUTTIVE; PROPRIETÀ COLLETTIVA DEI MEZZI DI PRODUZIONE; COSTRUZIONE DELLA
SOCIETÀ SOCIALISTA”.
I lavoratori in lotta devono
anche sapere che per sconfiggere l’infame sistema capitalistico e il suo potere
politico e istituzionale, con tutti i mali sociali che li circondano e li
assillano quotidianamente rendendo tormentata e disperata la loro esistenza,
hanno bisogno dell’organizzazione e della guida del loro partito di classe e
rivoluzionario, ovvero di un autentico e coerente Partito Comunista di natura
bolscevica, cioè fondato sui principi del materialismo storico e dialettico e del
marxismo-leninismo ed avere come riferimento il pensiero e l’opera immortali
dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e
Stalin. Senza un simile Partito la classe lavoratrice non sarebbe mai in grado
di seppellire il dannato sistema padronale, di conquistare il potere politico e
di costruire la sua società socialista.
La natura ideologica e politica
coerentemente marxista-leninista di tale Partito è indispensabile per
sconfiggere preventivamente anche i falsi e ingannevoli partiti cosiddetti
comunisti di natura trotskista, revisionista, opportunista, economicistica e
socialdemocratica, di cui in Italia siamo circondati e che affollano
puntualmente le manifestazioni dei lavoratori, i cui dirigenti nazionali e
internazionali, tra l’altro, portano la pesante responsabilità della
trasformazione borghese, clericale e capitalistica dei Partiti Comunisti nati
dalla gloriosa Terza Internazionale Comunista, fondata nel 1919 da Lenin e
Stalin. Inoltre, scriveva Lenin, che “Senza
teoria rivoluzionaria non vi è movimento rivoluzionario”. La Rivoluzione
Socialista è più che mai necessaria e attuale.
Con tale analisi, compito storico e
prospettiva politica il Partito Comunista Italiano M-L oggi è tra i lavoratori
che lottano per difendere i diritti sindacali, conquistati con dure lotte nel
corso dei decenni passati, per opporsi alla modifica dello Statuto dei
Lavoratori, per sconfiggere il disegno sociale reazionario di stampo fascista
del governo in carica e per la conquista del nuovo ordine sociale, prima
socialista e poi comunista.
Napoli, 21 novembre 2014.
Partito Comunista
Italiano M-L Segretario
generale Domenico Savio
LA GLORIOSA
RIVOLUZIONE SOCIALISTA D’OTTOBRE (E’) UN EVENTO EPOCALE, DESTINATO A
CAMBIARE PER SEMPRE LA
STORIA E LE SORTI DEI POPPOLI: ATTUALIZZIAMOLA E PROSEGUIAMOLA SIN DA
SUBITO! CHE
NEL CENTENARIO SI RIVIVA L’EPOPEA DI LENINGRADO!
97 anni fa a Leningrado - la città
martire nella Resistenza all’occupazione nazifascista, che porta il nome,
perché ritornerà a chiamarsi Leningrado, del grande pensatore comunista,
rivoluzionario di professione, comandante delle armate proletarie nella
Rivoluzione e nella guerra civile e fondatore, con Stalin e altri dirigenti
bolscevichi, della gloriosa Unione Sovietica, che spezzò, per la prima volta
nella storia dell’umanità, le catene millenarie della schiavitù padronale –
operai, contadini poveri e soldati ammutinati, sotto la guida del Partito
Comunista bolscevico, guidato da Lenin e Stalin, dettero l’assalto al Palazzo
d’Inverno, che oggi ospita il Museo L’Ermitage, arrestarono il governo borghese
provvisorio e proclamarono la nascita del primo Stato socialista al mondo. Così
la classe lavoratrice operaia e intellettuale russa conquistò il potere
politico, si liberò della dittatura capitalistica e instaurò il potere
proletario, dichiarò la fine della guerra, nazionalizzò le terre - che furono
concesse gratuitamente ai contadini -, le industrie e le banche e avviò la
costruzione della società socialista, che affermava la volontà e il benessere
ugualitario di tutto il popolo.
Dinanzi a questa svolta epocale il
capitalismo e l’imperialismo mondiali, cioè l’attuale sistema sociale tirannico
di dominio e di sfruttamento del lavoro e dell’esistenza altrui, temettero la
scomparsa e scatenarono la guerra civile sul territorio della Russia, sconfitti
ricorsero all’aggressione nazifascista con la seconda guerra mondiale,
nuovamente soccombenti sotto l’avanzata della eroica Armata Rossa e per il
grande eroismo e patriottismo dimostrati dal popolo sovietico ricorsero, e
ancora ricorrono per sopravvivere, all’arma subdola, vile e vigliacca
dell’utilizzo dei traditori e rinnegati interni al movimento comunista e
operaio nazionale e internazionale e agli Stati socialisti, quali sono i
revisionisti e gli opportunisti passati al servizio del nemico di classe e
traditori degli interessi delle masse lavoratrici, revisionisti e opportunisti
d’ogni specie che hanno lavorato, inquinato e destabilizzato dall’interno il
Partito Comunista bolscevico, dopo la morte di Stalin, e i Partiti Comunisti
nati dalla Terza Internazionale Comunista. Sicché la classe padronale
sfruttatrice è tornata a dominare incontrastata sull’intero pianeta.
Ma il sistema della tirannia e del
dominio del capitale sul lavoro è condannato a scomparire dalla faccia della
Terra, ciò è incontestabilmente e
scientificamente dimostrato dalla natura sociale della produzione e
dall’accaparramento privato della ricchezza prodotta e attualmente dal
perdurare e dall’approfondirsi delle crisi economiche del sistema
capitalistico, dalle difficoltà progressive dei padroni ad accumulare sempre
maggiori e costanti profitti, dal dilagare della disoccupazione, specialmente
giovanile, e della povertà sociale, dall’accentuarsi dei conflitti di classe e
dalla presa di coscienza, seppur lenta e in ritardo rispetto all’incalzare
delle crisi sociali, delle masse lavoratrici e popolari di doversi e di potersi
liberare dalla schiavitù dello sfruttamento padronale e dalla sofferenza esistenziale,
che con l’avanzare della crisi capitalistica diventano sempre più repressive e
annullatrici della personalità umana.
Il capitalismo e l’imperialismo sanno di
dover scomparire, così come sono scomparse le precedenti epoche schiavistica e
feudale, e per sopravvivere quanto più a lungo possibile diventano
progressivamente più feroci e coercitivi attraverso il rafforzamento della
repressione poliziesca e dello scatenamento di guerre locali e continentali. Un
lavoratore dotato di coscienza di classe, seppur disoccupato e bisognoso, non
sceglie mai un lavoro di repressione
della lotta dei lavoratori, che rivendicano il diritto al lavoro e a una
vita dignitosa per sé,
la propria famiglia e i propri
compagni di lotta. Le forze dell’ordine, comandate dal governo padronale in
carica, sono schierate a difesa dell’ordinamento economico, istituzionale e
sociale dominante.
Il Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista afferma che la gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre è,
oggi e non domani, di estrema attualità, per tale fondato convincimento nel
titolo di questo breve scritto ha evidenziato che Essa (è), e non fu, un evento epocale destinato a cambiare
definitivamente le condizioni di vita dei popoli. Il progresso sociale
dell’umanità ha storicamente proceduto per gradi dalle condizioni individuali e
sociali più infime a quelle più elevate, che l’uomo vivrà nella società
comunista passando per quella socialista. Oggi il compito delle masse
proletarie non è quello di contribuire a riformare o democratizzare
l’esistente, ma di abbattere il presente per costruire un futuro nuovo,
totalmente alternativo. Insomma, dobbiamo seppellire il passato per costruire
un nuovo mondo di uomini veramente liberi e protagonisti della loro esistenza.
La rivoluzione socialista dobbiamo realizzarla oggi, il potere proletario
dobbiamo conquistarlo ora, ci sono tutte le condizioni sociali per poterlo
fare, basta trasformare le lotte addomesticate di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, altre
strutture sindacali di regime e di forze politiche revisioniste e opportuniste
in lotte per la conquista del potere socialista.
Dobbiamo chiedere ed ottenere le
dimissioni e subito del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, del
presidente del consiglio dei ministri Matteo Renzi, del ministro dell’interno
Angelino Alfano, anche per la repressione poliziesca delle lotte dei
lavoratori, e dell’intero governo delle banche e delle multinazionali della
finanza parassitaria per costituire un nuovo governo, formato dai Consigli degli
operai occupati e disoccupati, dei contadini, dei pensionati, della sanità, dei
trasporti, della scuola e delle forze armate, per disconoscere il debito
pubblico, che è di natura parassitaria e che sta affamando i popoli europei,
per fare uscire l’Italia dall’esperienza nefasta della comunità europea
capitalistica e imperialistica, dai fronti di guerra imperialistica, dall’euro
e dalla Nato, per liberare il nostro territorio nazionale dalle basi militari
convenzionali e nucleari statunitense e della Nato, per aprire le fabbriche
chiuse dai padroni e affidarle alla gestione diretta degli operai e degli
impiegati ed eliminare la disoccupazione per sempre, per garantire a tutti gli
italiani un presente e un futuro di esistenza dignitosa e senza afflizioni, per
eleggere un’Assemblea Costituente, che modifichi la natura dell’attuale Stato
capitalistico e imperialistico in Stato proletario di tutto il popolo che avvii
la costruzione della società socialista nel nostro paese.
Tutto questo è possibile farlo ora, in
Italia e in tutti gli altri paesi, basta che la parte migliore, più avanzata e
cosciente della classe lavoratrice operaia e intellettuale lo voglia, lo
rivendichi e lo persegui. Scendiamo in piazza, utilizziamo appieno le libertà
democratiche conquistateci e ciò fin quando il potere politico borghese,
clericale e capitalistico non tenti di sopprimerle con la repressione, ma
quella sarà un’altra storia, che i comunisti e la classe operaia, per la loro
esperienza storica e formazione rivoluzionaria, sanno bene come affrontarla e
scriverla per la vittoria del socialismo. Nelle manifestazioni di
rivendicazione popolare e in quelle di sciopero generale o parziale promosse
dai sindacati di base - od anche in quelle di protesta indette dai sindacati di
regime non per il superamento dell’attuale ordine sociale bensì solo per
mantenere, col consenso contributivo dei lavoratori e la politica scellerata
della concertazione e del compromesso col padronato, i loro apparati di potere
istituzionale e consentire al sistema di sfruttamento capitalistico di
sopravvivere – risuonino alte, possenti e costanti le parole d’ordine: “Fine della dittatura padronale; A casa il governo della
borghesia, delle banche e del clericalismo; Rivoluzione per il socialismo;
Potere politico ai Consigli eletti dai lavoratori operai e intellettivi;
Proprietà collettiva dei mezzi di produzione; Costruzione della società
socialista”.
Unicamente in questo modo possiamo
ricordare e attualizzare coerentemente e degnamente la Rivoluzione Socialista
d’Ottobre, che alla luce della situazione presente mostra tutta la sua vitalità
e straordinaria attualità. Il cammino della civiltà umana ha sempre proceduto
per gradi successivi e quello rivoluzionario di oggi altro non è che la
conseguenza e continuità di quella dirompente discontinuità rivoluzionaria del
7 novembre 1917. Il pensiero e l’opera dei nostri grandi Maestri del
proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, la scienza del
materialismo storico e dialettico, i principi del marxismo-leninismo, la
costruzione del socialismo e l’edificazione del comunismo, circa un secolo di
lotte per avanzare sulla strada aperta al cammino rivoluzionario e al progresso
dell’umanità dalla Rivoluzione Socialista d’Ottobre e la straordinaria esperienza
di lotte e di conquiste del movimento comunista e operaio nazionale e
internazionale non sono affatto morti, come disperatamente cercano di far
credere il morente capitalismo e il decadente clericalismo con in testa lo
Stato capitalistico del Vaticano, ma Essi sono di una vitalità impressionante e
molto presto i nostri nemici di classe lo sperimenteranno sulla propria pelle.
Il Partito Comunista Italiano M-L lavora
lungo la strada indicata da Marx, Engels, Lenin e Stalin e avanza lungo quella
aperta dall’aurora radiosa
del 7 novembre
1917, pronto ad
accogliere i proletari in lotta e ad
accompagnarli lungo il cammino
liberatore della rivoluzione proletaria socialista e della costruzione della
società socialista. Fra tre anni ricorre il centenario di quella memorabile
impresa vittoriosa. Che il 2017 sia un anno di rivoluzioni socialiste per
riprendere il cammino, momentaneamente interrotto, verso il socialismo e il
comunismo. L’umanità intera lavoratrice e progressista non si rassegnerà mai a
vivere e soffrire nell’inferno del capitalismo e sino alla vittoria finale
lotterà eroicamente per liberarsene. Il capitalismo con la sua espansione
imperialistica vive l’ultima fase della sua esistenza: avanti compagni e
lavoratori tutti, l’ultima spinta e lo seppelliremo per sempre.
Viva la gloriosa Rivoluzione
Socialista d’Ottobre, Viva le prossime Rivoluzioni Proletarie Socialiste, Viva
la sollevazione delle masse lavoratrici e popolari contro il capitalismo e per
il Socialismo, Viva la conquista e la costruzione del Socialismo lungo la
strada dell’edificazione del Comunismo!
Forio (Napoli) Italia, 7 novembre 2014.
Il Comitato Centrale del Partito Comunista Italiano M-L
Segretario
generale compagno Domenico Savio
Il Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista stamattina è qui a Roma non per
partecipare al corteo della manifestazione sindacale promossa dalla Cgil e
dalla Fiom né tantomeno per ascoltare i discorsi istituzionalizzati, di concertazione
e di compromesso col governo e padronato dei loro dirigenti in piazza San
Giovanni, bensì per approfittare della presenza dei lavoratori in piazza della
Repubblica e piazzale Termini e distribuire loro l’importante documento del
Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista dal titolo “Battere nelle
piazze e nelle fabbriche il governo antioperaio di Renzi e Berlusconi per
conquistare il potere politico alla classe lavoratrice!”.
Siamo qui,
come Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, con le nostre idee
politiche e la nostra strategia rivoluzionaria e non per condividere o sostenere
la posizione politica e sindacale della Cgil, che noi contestiamo e condanniamo
fermamente, in quanto riteniamo che dinanzi a questa svolta autoritaria,
reazionaria e dittatoriale del governo Renzi, che ci ricorda i tempi bui del
secolo scorso, la Cgil
di Giuseppe di Vittorio e Agostino Novella, il più grande sindacato italiano,
avrebbe già dovuto indire e attuare uno sciopero generale.
Non solo uno, ma più scioperi
generali per far capire a questo governo di dittatura padronale, capitalistica
e imperialistica che la classe lavoratrice non ci sta a veder massacrati i
propri diritti e le proprie conquiste sindacali realizzate con dure lotte a
partire dal secondo dopoguerra del secolo scorso ad oggi. Dinanzi all’arroganza
e alla determinazione dittatoriale del
governo borghese, clericale e capitalistico la Cgil avrebbe già dovuto bloccare l’attività delle
fabbriche per fermare la modifica dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, che
comporterà la totale schiavizzazione del lavoro, dove i padroni potranno
liberamente assumere e licenziare i lavoratori quando lo vorranno.
Oggi
ci troviamo dinanzi a un governo di dittatura falsamente democratico, una
dittatura politica e sociale esercitata dall’attuale governo di centrodestra e
centrosinistra che sta letteralmente calpestando i diritti e i bisogni dei
lavoratori occupati e disoccupati, dei pensionati e del mondo della scuola e
che sta massacrando i servizi sociali pubblici, a partire dalla sanità, i trasporti,
l’assistenza sociale, la trascuratezza e penalizzazione del Mezzogiorno, eccetera.
Quella di Renzi e il suo governo è una
politica scellerata e antipopolare, che da una parte rappresenta e sostiene gli
interessi del capitalismo nazionale e dell’imperialismo europeo e dall’altro
distrugge i diritti di dignità lavorativa e di vita del movimento operaio
italiano alimentando la precarietà del lavoro, la disoccupazione, il non
adeguamento dei salari all’aumento del costo della vita e l’attacco in atto allo
Statuto dei lavoratori, quello Statuto che nel 1970 i lavoratori si
conquistarono con durissime lotte.
Il governo Renzi del Partito Democratico,
in alleanza col centrodestra berlusconiano, riformando l’art.18, cioè il
licenziamento solo per giusta causa, darà ai padroni la libertà di licenziare a
proprio piacimento, cioè di umiliare e di schiavizzare totalmente i lavoratori.
Ebbene, noi questa mattina chiediamo con forza alla Cgil e a tutti i sindacati di
indire immediatamente un primo sciopero generale e se il governo non dovesse
cedere alla volontà e alle rivendicazioni dei lavoratori si continui a
scioperare e a bloccare la produzione nelle aziende, finché si smetta di
calpestare le conquiste e i bisogni di vita della classe lavoratrice italiana
operaia e intellettiva.. Basta con questa politica di rapina legalizzata delle
conquiste del movimento operaio.
Attualmente
al governo del paese c’è una falsa sinistra, quella del Partito Democratico,
che di sinistra, neppure progressista, non ha più niente oramai dalla fine
degli anni sessanta del secolo scorso, che ha tradito e rinnegato totalmente quella
che fu la storia gloriosa dell’ex Partito Comunista d’Italia. Attualmente
il Partito Democratico è un partito capitalistico al pari di Forza Italia e
degli altri partiti borghesi italiani, partiti e i loro governi che
devono essere sconfitti dalla lotta di classe e rivoluzionaria del movimento
operaio italiano e al più presto possibile.
Vogliamo rivolgere un appello al
movimento operaio italiano e in modo particolare alla classe operaia, ovvero alla
parte più cosciente del proletariato italiano, che possiede una maggiore
coscienza di classe: non basta partecipare a queste manifestazioni sindacali
che finiranno con un compromesso a perdere col governo e il padronato, ma
bisogna diventare protagonisti del proprio avvenire sociale. Attualmente l’Italia
ha bisogno di un grande e coerente partito comunista marxista-leninista e di un
sindacato di classe e rivoluzionario per preparare il passaggio rivoluzionario
dal capitalismo al socialismo. Il lavoro politico per tale prospettiva
ravvicinata può, e deve, essere svolto dal Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista, basta che ci sia l’adeguato sostegno militante e di lotta della
parte più avanzata del proletariato italiano.
Il Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista pone con forza la questione della rivoluzione
socialista all’ordine del giorno delle attuali lotte operaie, perché da questo
sistema infame di dittatura governativa e padronale, di affari
capitalistici e imperialistici e per conquistarci la dignità del lavoro e un’esistenza
migliore e degna di essere vissuta l’unica via è quella di uscire dal sistema
capitalistico e lo si può fare solo con una rivoluzione proletaria.
Lavoratori italiani, prendete coscienza
della gravità della situazione, centrodestra e centrosinistra ci hanno già tolto
tutto, ci stanno portando alla fame e alla disperazione, dobbiamo reagire e
presto.
Attualmente
ci sono tutte le condizioni materiali e sociali per poterci organizzare e
avviare il processo di una rivoluzione socialista per conquistare il potere
politico alla classe lavoratrice: questa è la soluzione storica in Italia per costruzione
di una nuova società, la società socialista della dignità del lavoro,
dell’uguaglianza economica e sociale e della democrazia proletaria, dove i
mezzi di produzione appartengano a tutto il popolo e dove, finalmente, non ci
sia più sfruttamento dell’uomo sull’uomo, disoccupazione e miseria.
Cari lavoratori italiani, organizziamoci,
rafforziamo il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, facciamo crescere
un autentico sindacato di classe e rivoluzionario per rispondere alle esigenze
di vita delle masse lavoratrici e popolari e per avanzare sulla strada della
liberazione del lavoro dallo sfruttamento padronale, avanziamo uniti sulla via
della rivoluzione proletaria per la costruzione, finalmente, nel nostro paese
del socialismo.
Ripetiamo,
le condizioni materiali e sociali per la conquista del socialismo ci sono
tutte, basta la volontà soggettiva della massa dei lavoratori e noi ci
auguriamo che tale presa di coscienza avvenga molto presto. Dalla lotta nelle
fabbriche e nelle piazze deve nascere il nuovo governo proletario, che
seppellisca l’odierno sistema e faccia nascere quello socialista. Dobbiamo
togliere il consenso a tutti i partiti del centrodestra e centrosinistra e ai
sindacati borghesi di regime Cgil, Cisl, Uil e Ugl, dobbiamo sconfiggere la
falsa sinistra revisionista, trotskista e opportunista e avanzare col Partito
Comunista Italiano M-L sulla via della rivoluzione proletaria e del socialismo.
Ogni altra scelta significherebbe solo sopravvivere nella tragedia sempre più
drammatica del capitalismo morente, una tragedia esistenziale che se non
sconfitta potrebbe durare ancora molto a lungo.
La rivoluzione proletaria non viene da
sola e non si improvvisa, ma bisogna costruirla giorno per giorno con la lotta
di classe e la militanza rivoluzionaria nel partito di natura leninista e
stalinista, che si nutre esclusivamente dei principi e della strategia del
marxismo-leninismo, ovvero del pensiero e l’opera immortali dei nostri grandi
Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin.
Cari
compagni del Comitato preparatorio della “Assemblea della Gioventù mondiale
Antimperialistica”,
abbiamo accolto con grande interesse
politico, di classe e rivoluzionario il vostro invito a partecipare alla
“Assemblea della Gioventù mondiale Antimperialistica”, che si svolgerà a
Istambul in Turchia dal 25 al 30 ottobre 2014, ma purtroppo fattori economici e
organizzativi per il momento non consentono al nostro Partito e alla
Federazione Giovanile Comunista Italiana Marxista-Leninista di partecipare.
Consideriamo di grande importanza
politica per la lotta del proletariato di tutti i paesi l’organizzazione della “Assemblea
della Gioventù mondiale Antimperialistica”, che si svolge in un momento storico
in cui l’imperialismo economico, militare e politico, pressato dalla lotta dei
popoli per la liberazione dallo sfruttamento e dalla schiavitù sociale, è
all’attacco su tutti i fronti per mantenere, difendere ed estendere il suo
potere.
E’ in corso una feroce lotta interimperialistica
per il controllo e l’espansione dei mercati e per l’accaparramento e lo
sfruttamento delle risorse energetiche presenti sul pianeta tra l’imperialismo
economico e militare degli Stati Uniti d’America ed europeo e quello russo,
cinese, indiano e giapponese. Tale confronto interimperialistico, che diventa
sempre più esteso e agguerrito, non esclude che possa passare dalle guerre
locali a un terzo conflitto mondiale.
Il capitalismo e la sua espansione
imperialistica con l’attuale crisi di sovrapproduzione di merci e capitali, crisi
che oramai dura da anni e peggiora progressivamente senza possibilità di
superamento, oramai vivono la loro inesorabile fase discendente, che li
condurrà alla scomparsa, è solo questione di tempo e della capacità di lotta di
classe e rivoluzionaria del proletariato di tutti i paesi.
Attualmente l’imperialismo americano ed
europeo sta concentrando i suoi attacchi, in particolare, contro l’imperialismo
russo e i paesi che esso sostiene utilizzando il veto all’Onu, come l’Iran e la Siria, mentre gli stessi
attacchi che conduce contro lo Stato Islamico dell’ISIS ha pure lo scopo di
avvicinarsi ulteriormente ai confini della Russia minacciandola direttamente e pensando
persino di poterla occupare militarmente, perché la Russia non si piega sulla
questione dell’Ucraina e perché in
Russia e nelle Repubbliche ex Sovietiche sopravvivono ancora, come sta
dimostrando la Resistenza
popolare armata nelle proclamate Repubbliche nell’est dell’Ucraina, in larga
parte della popolazione una memoria storica sovietica e una volontà di lotta di
classe e rivoluzionaria. Lo Stato Islamico è un nemico di classe del
proletariato e come tale deve essere combattuto all’interno della lotta al
capitalismo e all’imperialismo.
Nelle aree di guerra imperialistica i
comunisti e la classe operaia, col sostegno della gioventù comunista e
rivoluzionaria, devono combattere per trasformare la guerra in rivoluzione
proletaria per la costruzione del socialismo, così come avvenne in Russia nel
1917 sotto la guida suprema di Lenin e Stalin e dell’intero, glorioso Partito
Comunista bolscevico.
Gli scenari futuri di una possibile nuova
guerra interimperialistica, che potrà scaturire dal tentativo disperato delle
varie potenze imperialistiche di sopravvivere al loro inevitabile declino
economico, chiedono ai giovani comunisti, operai e progressisti di tutti i
paesi della Terra di rafforzare la propria organizzazione a livello
internazionale per sconfiggere le minacce e le violenze dell’imperialismo e per
sostenere la lotta rivoluzionaria del proletariato dei singoli paesi e del
mondo intero nel lavoro di preparazione e di compimento delle rivoluzioni
socialiste e di costruzione delle società socialiste.
Dobbiamo sempre ricordare che le potenze
imperialiste in caso di vittorie della rivoluzione socialista sono sempre
pronte a coalizzarsi per attaccarci e cercare di distruggerci, come fecero in
Russia durante la guerra civile del 1918-1920. Nella lotta per il socialismo
dobbiamo anche cercare di prevenire e neutralizzare questo pericolo.
Il futuro del socialismo cammina principalmente
sulle gambe dei giovani comunisti, che debbono fare tesoro costante del pensiero e dell’opera
immortali dei nostri Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels,
Lenin e Stalin e dell’esperienza storica delle lotte e dei combattimenti del
movimento operaio e comunista nazionale e internazionale. Oggi la gioventù
comunista deve schierarsi concretamente al fianco delle masse proletarie e dei
popoli in lotta contro l’imperialismo per salvaguardare la propria autonomia e
indipendenza nazionale, per liberarsi dalle sue catene e per sconfiggerlo prima
che possa fare altro male all’umanità. Tale impegno deve svilupparsi
all’interno dei principi dell’internazionalismo proletario e nello spirito del
soccorso internazionalista che i comunisti, come organizzazione e come singoli,
hanno sempre saputo affermare nelle tristi vicende della guerra antifascista di
Spagna e della seconda guerra mondiale.
Innanzi tutto dobbiamo tener presente che
la lotta antimperialistica può avere un concreto successo solo se si sviluppa
all’interno della lotta di classe e rivoluzionaria per la conquista e la
costruzione del socialismo. Il capitalismo e l’imperialismo, che sono causa di
povertà, di guerra e di morte, potranno morire solo per mano della rivoluzione
socialista. Dobbiamo lavorare per far capire questa verità scientifica e
universale a tutti gli antimperialisti non
ancora impegnati pure nella lotta per la conquista rivoluzionaria del
socialismo.
Noi attribuiamo grande importanza alla
vostra iniziativa e siamo certi che darà risultati importanti sul fronte della
lotta odierna ai mali universali del capitalismo e dell’imperialismo. Inviateci
i documenti che saranno approvati dall’Assemblea e teneteci informati sulle
successive iniziative.
Auguri di buon lavoro.
Saluti fraterni, comunisti e
rivoluzionari.
VIVA MARX, VIVA ENGELS, VIVA
LENIN, VIVA STALIN, NOSTRI MAESTRI E GUIDA!
Forio (Napoli) Italia, 18
settembre 2014.
Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista
Federazione Giovanile Comunista Italiana Marxista-Leninista
PER UN 7 NOVEMBRE DI UNITÀ E LOTTA COMUNISTA!
Il prossimo 7 novembre i
comunisti, i rivoluzionari, i proletari coscienti di tutto il mondo
ricorderanno e festeggeranno l’anniversario della immortale Rivoluzione
Socialista d’Ottobre. Ciò avverrà anche nel nostro paese.
In quanto comunisti
(marxisti-leninisti), riteniamo la
rivoluzione bolscevica non solo l'evento più importante della nostra epoca, che
ha radicalmente cambiato il corso della storia e il volto del mondo, ma anche
un evento profondamente attuale e colmo di preziosi insegnamenti per la lotta
odierna delle classi sfruttate ed oppresse contro gli sfruttatori e gli
oppressori.
Essa costituisce la dimostrazione concreta e valida a tutt’oggi, che è
non solo auspicabile, ma anche possibile e necessario abbattere il dominio
borghese e costruire la società socialista.
Nel periodo storico in cui
viviamo, a causa della prosecuzione e dell’approfondimento della attuale crisi
economica, le contraddizioni fondamentali e i mali incurabili del capitalismo si
sono aggravati.
.
Sfruttamento, disoccupazione,
precarietà dei rapporti di lavoro, fame, miseria, guerre imperialiste, reazione
politica, devastazione ambientale: l’agonizzante sistema dei padroni può
offrire solo questo alle masse lavoratrici, alle giovani generazioni del
pianeta.
L'imperialismo è capitalismo
morente, al tempo stesso è il preludio della rivoluzione proletaria. Nessuna
propaganda o manovra della borghesia può eliminare l’inconciliabile antagonismo
fra lavoro e capitale, può mistificare e annullare le leggi di sviluppo della
società. Fintanto che il modo di produzione capitalista continuerà ad esistere
esso sarà anche gravido di un nuovo modo di produzione.
La sconfitta subita dal
proletariato è dunque temporanea, la rivoluzione socialista ha solo sospeso la
sua marcia e sicuramente tornerà all'ordine del giorno. Essa si presenta come l’unica via attraverso la quale il proletariato, liquidando
la proprietà privata dei mezzi di produzione, può risolvere le contraddizioni intrinseche del capitalismo, abolire lo
sfruttamento e costruire una nuova società realmente a misura d’uomo, dei suoi
bisogni materiali e culturali.
La rivoluzione socialista, pur se
non immediatamente realizzabile nel nostro paese, costituisce dunque la
prospettiva concreta a cui dobbiamo prepararci sin da oggi all’interno dei
conflitti sociali in atto e tra i proletari in lotta. Questo è l’obiettivo
fondamentale che devono assumere con piena coscienza e responsabilità i sinceri
comunisti e le avanguardie del proletariato per farla finita con la barbarie
dell’imperialismo e sulle sue rovine edificare il socialismo, prima tappa della
società comunista.
La Rivoluzione Socialista d’Ottobre ha altresì dimostrato il ruolo
determinante del partito comunista, purché guidato dalla teoria
marxista-leninista. Senza un partito d’avanguardia del proletariato,
fondato sui principi del marxismo-leninismo e dell’internazionalismo
proletario, la vittoria nella rivoluzione sociale del proletariato e la
costruzione della società socialista sono praticamente impossibili.
L’Ottobre sovietico è dunque il fertile esempio che i proletari, i
lavoratori oppressi, i giovani rivoluzionari, le donne del popolo, devono fare
proprio e seguire, per dare un senso reale alle lotte di oggi, attingere nuove
forze e conquistare la futura società.
Per queste ragioni è importante ricordare degnamente la
Rivoluzione socialista d’Ottobre nel suo 97° anniversario, rilanciando e
mettendo in risalto tutto il suo significato, la sua importanza e la sua
profonda attualità.
Sappiamo che talune forze si stanno già organizzando per organizzare
proprie iniziative di celebrazione.
Questo è un fatto positivo. Tuttavia riteniamo che la modalità
prescelta, quella cioè delle celebrazioni separate, e spesso contrapposte, di
partito o di gruppo, sia inadeguata rispetto i compiti che abbiamo di
fronte.
Non è infatti possibile fare della Rivoluzione d’Ottobre un momento di
divisione fra comunisti o peggio ancora pensare di trarne qualche vantaggio
tattico. Chi antepone il “proprio orticello” agli interessi di sviluppo
dell’intero movimento comunista ed operaio dimostra una totale in incomprensione
della necessità dell'unità, che ci indebolisce e ci impedisce di avanzare. Commette perciò un imperdonabile errore.
Noi non ignoriamo le reali differenze e le divergenze esistenti, che
esistono e vanno trattate e discusse tra comunisti in modo adeguato. Proprio
per questo riteniamo importante che tutti coloro che hanno a cuore la
Rivoluzione d’Ottobre, che ne rivendicano la sua importanza storica ed attuale
– anche se purtroppo sono stati separati da mezzo secolo a causa del predominio
del revisionismo – si riapproprino in modo unitario della lezione dell’Ottobre.
Specialmente oggi, in un momento di dura offensiva capitalista, di
reazione politica, di minacce di una guerra imperialista, si dovrebbe ricordare
e festeggiare in modo unitario l’anniversario dell’Ottobre sovietico, in
un’ottica di confronto aperto, serrato e propositivo sulle principali questioni
all’ordine del giorno nel movimento comunista e operaio.
Dunque non una celebrazione retorica o storiografica, bensì un momento e
un aspetto del lavoro rivoluzionario da svolgere, soprattutto per favorire lo
sviluppo di una coscienza di classe e rivoluzionaria tra la gioventù
proletaria.
Proponiamo dunque a tutti i partiti e i gruppi che si richiamano al
marxismo-leninismo, a tutti i sinceri comunisti e rivoluzionari, di dar vita ad
una sola iniziativa pubblica su scala nazionale a Roma, l’8 oppure il 9
novembre 2014.
Una iniziativa unitaria di questo tipo potrà dare impulso al superamento
della frammentazione esistente, contribuirà a sviluppare la solidarietà
reciproca e il mutuo rispetto, a raggiungere un superiore livello di unità dei
comunisti, che naturalmente dev’essere forgiata sui principi del
marxismo-leninismo e dell'internazionalismo proletario, affinché sia reale e
solida.
Noi pensiamo che questo sia il
miglior modo di ricordare e festeggiare il 97° anniversario della Rivoluzione
Socialista d’Ottobre. Perciò invitiamo
tutte le forze che sono d’accordo a scriverci per organizzare in tempi stretti
una riunione, in modo da trovare una soluzione unitaria, eliminando gli
ostacoli di ogni tipo che impediscono la realizzazione di tale evento.
7 ottobre 2014
COMITATO
NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista
Per contatti: conuml@libero.it
CAPITALISMO PREOCCUPATO,
PROLETARIATO ADDORMENTATO!
Lavoratori occupati e disoccupati,
giovani in cerca di lavoro e di una vita migliore, pensionati ridotti alla fame
e studenti senza prospettiva di vita, svegliatevi, armatevi della militanza rivoluzionaria
del marxismo-leninismo e della lotta di classe per seppellire al più presto
possibile l’odierno infame sistema capitalistico e far nascere la nuova e superiore
società socialista dell’uguaglianza economica e sociale per vivere un’esistenza
umana libera dallo sfruttamento, dalla disoccupazione, dalla miseria e dai non
più sopportabili sacrifici!
di Domenico Savio*
L’ultima, devastante e generalizzata
crisi economica e finanziaria del sistema capitalistico e della sua espansione
imperialistica sta generando da una parte un ulteriore e gigantesco
accentramento e accrescimento della ricchezza immobiliare e finanziaria della
classe borghese capitalistica e dall’altra un impressionante impoverimento del
proletariato e aggravamento della prospettiva di vita per le nuove generazioni,
prive di lavoro e di sostentamento sociale. Oramai è storicamente chiaro anche
ai più scettici e ai meno avveduti che il capitalismo e la sua espansione
imperialistica stanno vivendo il loro inevitabile declino e l’ulteriore arricchimento
e accentramento della ricchezza, derivanti dalla stessa crisi, non serviranno a
fermare il loro lento ma inesorabile cammino verso la scomparsa, è solo
questione di tempo.
Il capitalismo, cioè il sistema economico
e i rapporti sociali basati sullo sfruttamento del lavoro proletario, sul
libero mercato e sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, nonostante le
apparenze e le rassicurazioni dei suoi propagandisti sta vivendo
l’irreversibile fase discendente che lo condurrà alla morte certa e che sulle
sue ceneri sorgerà la nuova e gioiosa aurora del socialismo. Questa è la crisi
della sua morte, allo stesso modo come in passato sono morti il sistema
schiavistico e quello feudale, che però può occupare anche un periodo più o
meno lungo producendo sempre maggiori disagi e sacrifici di vita per le masse
proletarie, sino a poterle trascinare persino nell’ecatombe di una terza e
devastante, per l’intero pianeta, terza guerra mondiale interimperialistica,
combattuta con armi convenzionali e nucleari, ma la sua fine è legata
indissolubilmente all’attuale paralisi dello sviluppo delle forze produttive.
E’ storicamente sperimentato che quando
una potenza economica e militare di dominio padronale, come lo furono i
decadenti e decrepiti sistemi schiavistico e feudale, sta per soccombere sotto
la pressione di un sistema sociale più avanzato e migliore essa per
sopravvivere mette in campo tutta la sua forza difensiva e offensiva per non
perire, così come è avvenuto con la potenza nazista, che, a differenza dell’odierno
capitalismo e per fortuna, non riuscì a costruire in tempo la bomba atomica. La
fase terminale deflagrante e distruttiva del marcio sistema capitalistico può
essere evitata solo se i comunisti, la classe operaia e l’intero proletariato
operaio e intellettivo si organizzano e militano sotto le bandiere
rivoluzionarie del marxismo-leninismo consentendo al partito della rivoluzione
socialista di anticipare la morte certa del turpe e disgraziato sistema
padronale conquistando il potere politico e instaurando la dittatura del
proletariato in alternativa a quella odierna del capitale.
Il capitalismo con la sua profonda crisi
produttiva e finanziaria, che avanza ininterrottamente da tanti anni - come conseguenza
della sovrapproduzione di merci e capitali, che a sua volta genera
disoccupazione e povertà -, in effetti sta creando le condizioni della sua
morte. Ecco cosa scriveva Marx nel 1859 nella storica prefazione alla sua
celebre opera Per la critica
dell’economia politica: “A un dato punto del loro sviluppo, le forze
produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di
produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà dentro dei quali esse
forze per l’innanzi s’erano mosse. Questi rapporti da forme di sviluppo delle
forze produttive si convertono in loro catene. E allora subentra un’epoca di
rivoluzione sociale”. Ovvero l’odierna società è già gravida della nuova
società socialista, ha solo bisogno della spallata finale, che è compito
esclusivo della classe proletaria, organizzata e guidata dal suo partito di
classe e rivoluzionario.
I cantori prezzolati della morente
società da anni vanno prevedendo e predicando l’uscita dalla crisi e la ripresa
dello sviluppo, ma la situazione si aggrava di anno in anno. Di fine della
crisi neppure a pensarci, la sovrapproduzione di merci e capitali cresce, la
produzione stagna con la chiusura di grandi e piccole aziende, nessuna crescita
appare all’orizzonte mentre aumentano disoccupazione, precarietà e fame sociale.
Siamo alla recessione della produzione e alla deflazione dei prezzi, la prima
volta dal 1959, dicono persino gli analisti borghesi al soldo dei padroni. La
disoccupazione ufficiale ha raggiunto il 12,6% della forza lavoro, quella reale
sarà il doppio, perché iscriversi alle liste dei disoccupati non serve più a
trovare lavoro. Ufficialmente i giovani disoccupati tra i 15 e i 24 anni senza
possibilità di trovare un’occupazione sono il 43% dell’intera forza lavoro
esistente in Italia.
L’ennesimo governo borghese, clericale e
capitalistico di Forza Italia e del Partito Democratico e degli altri partiti
minori che lo sostengono rispondendo alle direttive della classe capitalistica
nazionale e internazionale industriale, agraria, bancaria e commerciale e
utilizzando la mannaia debito pubblico e le imposizioni europee sta
distruggendo la
Costituzione repubblicana e antifascista nata dalla ventennale
lotta antifascista, dalla Resistenza e dalla guerra di Liberazione dal nazismo
e dal fascismo, si accinge alla controriforma dello Statuto dei Lavoratori, a
partire dall’articolo 18, liberalizzando il mercato del lavoro aumentandone la
precarietà e liberando i padroni sanguisughe dall’obbligo della riassunzione.
Con la spending review è già in atto il
disegno eversivo di un autentico massacro dei servizi sociali e di diritti
fondamentali del vivere civile delle masse lavoratrici e popolari.
Aumentano
incessantemente le tasse e i costi dei servizi pubblici, come sanità, scuola,
trasporti, nettezza urbana, energia, eccetera, e diminuiscono le prestazioni ai
cittadini, ciò a fronte di una disoccupazione dilagante. Il capitalista Matteo
Renzi del capitalista Partito Democratico lavora per tagliare ancora 20
miliardi di euro alla spesa pubblica e ai servizi sociali, mentre la classe
sfruttatrice sghignazza contenta. E’ stata avviata la privatizzazione pure dei
servizi sociali locali, che comporterà un aumento dei costi a carico degli
utenti e un peggioramento delle prestazioni, come ampiamente hanno dimostrato
le passate privatizzazioni. Il governo è intenzionato a svendere ai privati
capitalisti un altro pezzo importante del patrimonio pubblico infrastrutturale,
immobiliare, industriale e dei servizi del nostro paese. I governi di
centrodestra e centrosinistra da tempo lavorano per puntellare il sistema
capitalistico e imperialistico in crisi.
Lavoratori del braccio e dell’intelletto,
giovani oggi votati alla privazione e al sacrificio, questo è il vero volto del
capitalismo e della sua espansione imperialistica, che gli scribacchini
prezzolati chiamano opportunisticamente globalizzazione, questa è la loro crisi
con le sue funeste conseguenze e previsioni catastrofiche per l’umanità intera
e queste sono le nostre disastrose condizioni di vita e di disperazione
esistenziale, uscire da questa catastrofe sociale è possibile, basta che il
proletariato italiano si istruisca alla lotta di classe, si emancipi dal punto
di vista classista e diventi protagonista nella lotta rivoluzionaria per il
socialismo. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, che abbiamo
l’onore di rappresentare, è idealmente, filosoficamente, teoricamente,
politicamente e strategicamente preparato per tale compito storico, mentre
lavora affinché la classe lavoratrice del nostro paese si desti dall’attuale
abulia e sonnolenza, si sottragga alla soggezione padronale, opportunista,
revisionista, democratica borghese e movimentista e lotti per seppellire per
sempre il potere padronale e per far germogliare quello proletario sui principi
e la strategia del marxismo-leninismo e dei Maestri del proletariato
internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin. Ogni vero e credibile processo
rivoluzionario non può che ripartire da Stalin.
Forio (Napoli), 18 settembre
2014.
* Segretario generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org
L’ANTIMPERIALISMO SENZA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA NON PORTA AL SOCIALISMO!
Il capitalismo e l’imperialismo potranno
morire solo per mano della rivoluzione
socialista!
di Domenico Savio
La natura imperialistica del capitalismo
è insita nella sua genesi, nel senso che fonda il suo essere sulla necessità
dell’espansione dei mercati e sull’accumulo incessante dei profitti, senza
questi due elementi non esisterebbe e soccomberebbe. I mali dell’umanità –
sfruttamento, povertà, disuguaglianza e guerra – sono sempre dipesi
dall’accaparramento e dallo sfruttamento privato delle risorse naturali, dallo
sfruttamento del lavoro altrui e dalla proprietà privata dei mezzi di
produzione. L’imperialismo è la fase suprema del capitalismo ed è condannato
alla deflagrazione e all’implosione e man mano che raggiunge la sua massima
espansione e si avvicina alla scomparsa, per cedere il passo alla nuova era
prima del socialismo e poi del comunismo, diventa sempre più guerrafondaio,
feroce e distruttivo. Naturalmente esso non morirà per inerzia, ma per
l’incalzare della lotta proletaria che prepara la rivoluzione socialista.
Il capitalismo genera varie potenze
imperialistiche in lotta tra loro per il dominio dell’una sull’altra in termini
di accumulo di ricchezza, di controllo dei mercati, di egemonia politica e di
potenza militare, ma in caso di pericolo si coalizzano per battere il comune
nemico, cioè il proletariato in lotta per liberarsi dalla schiavitù economica e
sociale. La prima guerra mondiale, con milioni di proletari mandati a scannarsi
sui campi di battaglia, scoppiò per il tentativo di sopravvivenza dell’ormai
decrepito impero austro-umgarico e per l’allargamento del suo dominio
sull’intera Europa, la seconda per le ambizioni imperialistiche della Germania nazista,
con sessanta milioni di morti, e la prossima terza guerra mondiale, già
scatenata dai governi dell’imperialismo economico, finanziario e militare degli
Stati Uniti d’America, per dominare l’intero pianeta e diventare il più grande
impero che la storia conosca.
Sin dall’inizio le varie potenze
imperialiste hanno cercato di soffocare nel sangue lo sviluppo della gloriosa
Rivoluzione Socialista d’Ottobre sbarcando coi loro eserciti sul territorio
della Russia, poi inizialmente ci hanno provato con la Germania nazista per
annientare l’Unione Sovietica e successivamente ci sono riusciti con la
cosiddetta guerra fredda, le infiltrazioni e l’opera nefasta e demolitrice dei
rinnegati Krusciov e Gorbaciov. Purtroppo il progresso dell’umanità si è fermato
di nuovo in attesa di una nuova ondata della rivoluzione socialista. Come la
prima guerra mondiale favorì il trionfo della dittatura del proletariato in
Russia, la nascita dell’Unione Sovietica e la creazione del mondo socialista,
allo stesso modo dobbiamo lavorare affinché dalla terza guerra mondiale, già
cominciata, scaturisca l’inizio della nuova civiltà umana, basata sul potere
della classe lavoratrice e sull’affermazione del principio dell’uguaglianza economica e sociale
tra tutti i componenti della collettività.
Nell’attuale fase storica la potenza
imperialista più forte, agguerrita e minacciosa è quella americana, che ha
l’ambizione di dominare l’intero pianeta e per raggiungere tale obiettivo usa i
servizi segreti, lo spionaggio, l’ingerenza propagandistica, il controllo delle
telecomunicazioni, la diplomazia, il finanziamento di gruppi e azioni
destabilizzatrici nei paesi da aggredire e sottomettere, i governi fantoccio –
com’è avvenuto recentemente in Libia, Iraq, Afganistan e sta tentando in
Ucraina, Siria, Iran e altrove – e le azioni di guerra dal cielo, che,
vigliaccamente, comportano meno perdite per le proprie forze armate e maggiori
danni per le popolazioni aggredite e colpite senza umana pietà. L’Italia dei
governi capitalistici, borghesi e clericali di Forza Italia e del Partito
Democratico è, mediante l’Onu e la
Nato, uno stratega importante per la strategia di guerra
degli Stati Uniti.
Oggi l’imperialismo americano domina
l’economia del continente americano, coi governi europei e la Nato controlla e condiziona
quella dei continenti europeo ed africano, collabora da una posizione
privilegiata con l’imperialismo australiano, giapponese, cinese e dei paesi
arabi petroliferi e confligge con quello più indipendente della Russia. Per
avanzare verso l’Oriente l’America di Barack Obama e di quelli che gli
succederanno hanno bisogno di sbarazzarsi della potenza militare e nucleare
russa, mentre la Cina
sarà affrontata dopo. Sembra un disegno diabolico, ma ad una attenta analisi
appare reale, che sta nella strategia della sopravvivenza dell’imperialismo
americano sulle altre potenze, che si ritiene più forte, ineguagliabile e
imbattibile, ma si tratta pur sempre di una sicurezza che non ha fatto i conti
con le potenzialità delle rivoluzioni proletarie che potranno scatenarsi e
susseguirsi. In questi giorni Barack Obama ha detto: “Abbiamo una forza
militare ineguagliabile”.
E’ dalla finta fine della chiamata guerra
fredda che gli Stati Uniti d’America, con la complicità dell’Unione Europea,
che doveva servire anche a questo, della Nato e dell’Italia, stanno cercando di
arrivare ai confini della Russia per poi aggredirla nel modo più opportuno allo
scopo di liberarsi di un concorrente politico ed economico e mettere le mani
sull’ingente patrimonio energetico esistente nel sottosuolo russo. Di lì al
Giappone passando per la Cina
il cammino sarà meno arduo e se dovessero raggiungere un tale obiettivo senza
soccombere alle armate proletarie allora soccomberebbe come l’impero romano
duemila anni fa. L’assalto portato alle Repubbliche baltiche, a quelle
balcaniche e a quelle mediorientali ex sovietiche già da prima del 1989 ad oggi
e quello attuale all’Ucraina fanno parte di questa strategia espansiva
dell’imperialismo economico, finanziario e militare americano.
I comunisti marxisti-leninisti, votati
per la vita alla sconfitta del capitalismo e alla vittoria del socialismo e per
insegnamento particolare di Lenin, sono sempre e in ogni caso antimperialisti, perché tale impegno indebolisce
l’imperialismo e favorisce l’ascesa al potere delle masse proletarie,
attraverso la concreta possibilità di promuovere e condurre a vittoria le
rivoluzioni socialiste. Ne deriva che siamo senza se e senza ma al fianco della
Resistenza di uomini e donne delle costituite Repubbliche nell’est
dell’Ucraina, al fianco dei veterani in combattimento che già combatterono
nella Eroica Armata Rossa e al fianco di quanti lottano nel nome di Stalin e
del socialismo contro l’aggressione fascista americana ed europea: oggi contro
l’imperialista Barack Obama e domani contro il capitalista Vladimir Putin. Chi
proclama né con l’Ucraina né con la
Russia in effetti favorisce l’aggressione americana.
I comunisti, la classe operaia e l’intero
proletariato di tutti i paesi hanno le potenzialità ideali, di lotta di classe
e di giustizia storica per trasformare la guerra imperialistica in rivoluzione
socialista per fermare le tragedie della guerra e per aprire all’umanità l’era
superiore del socialismo e del comunismo. Questo messaggio di vita e di
speranza per un futuro migliore dobbiamo portare trai lavoratori, nelle masse
popolari, nelle lotte antimperialistiche e tra i Resistenti dell’Ucraina
costruendo e favorendo il trionfo della rivoluzione socialista. La lotta antimperialistica,
in Italia come in ogni altro paese della Terra, contro la guerra e la smilitarizzazione
dei territori, ha un significato e una prospettiva di vittoria solo se nasce e
si sviluppa dall’interno di un processo rivoluzionario per il socialismo, diversamente
diventa comprimaria dell’infame e assassino regime capitalistico e
imperialistico. Compagni, trasformiamo la guerra imperialistica in rivoluzione
socialista per seppellire il male secolare del capitalismo e dell’imperialismo
e per far nascere il socialismo.
Forio, 15 settembre 2014.
* Segretario generale del
P.C.I.M-L.
CAPITALISTI E IMPERIALISTI ASSASSINI DEL POPOLO MARTIRE PALESTINESE!
Il
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista esprime profonda solidarietà
umana, di classe e rivoluzionaria al fraterno popolo palestinese, in lotta per
difendere il proprio territorio, per essere rispettato come Stato indipendente
e sovrano e per consentire il rientro dei milioni di palestinesi costretti da
Israele a vivere nei campi profughi all’estero.
In questi tragici giorni il massacro di
Israele del popolo palestinese continua feroce e impietoso nella Striscia di
Gaza, un territorio limitato in cui i Palestinesi sono costretti a vivere come
in un campo di sterminio nazista, dove i servizi segreti e gli attacchi
militari israeliani la fanno da padrone con atti di terrorismo collettivo,
assassinii di dirigenti palestinesi, embarghi economici d’ogni genere e
massacro di intere famiglie. Gaza, come altri territori palestinesi, vive in un
perenne stato di aggressione armata, di distruzione delle infrastrutture civili
e di privazione di generi alimentari, industriali, energetici e farmaceutici da
parte del governo di Israele, che ha bene appreso e pratica spregiudicatamente il
sistema di repressione e di eliminazione fisica nazista.
Si tratta dell’ennesima aggressione armata,
da terra, da mare e dal cielo, dell’esercito israeliano, che sta avanzando per
occupare militarmente la
Striscia di Gaza, per annientare la difesa palestinese e
probabilmente per costringere il suo popolo a fuggire all’estero e completare,
così, il disegno eversivo della formazione del “grande Stato” d’Israele
privando i Palestinesi della propria terra e della propria nazione, un
obiettivo che lo Stato sionista persegue sin dal 14 maggio 1948, da quando fu
fondato lo Stato di Israele. Su quel territorio da ben 3.000 anni il popolo
palestinese ha dovuto difendersi da feroci colonialismi e dalle rivalità della
maggioranza del popolo ebraico. Per lo spietato e sanguinario attacco in atto già
a centinaia sono i Palestinesi morti sotto i bombardamenti e le uccisioni
dell’esercito israeliano, che avanza e distrugge tutto quanto vi si oppone.
Israele, anche se ha un sistema economico
cooperativistico molto sviluppato, con i kibbuz e i moshav, è un paese
capitalistico e imperialistico, sostenuto, nella sua politica di guerra, di
aggressione e di espansione verso il popolo palestinese e gli altri paesi
dell’area principalmente dal governo degli Stati Uniti d’America, della
Francia, dell’Inghilterra, della Germania, dell’Italia, eccetera e
dall’imperialismo economico e militare americano ed europeo. Israele, in
particolare, è armata e sostenuta sin dal 1948 dall’imperialismo americano, di
cui è un fedele avamposto militare e diplomatico in tutto lo scacchiere
mediorientale. I governi americano ed europei sono corresponsabili delle
aggressioni territoriali, economiche e militari di Israele verso il popolo
palestinese. Lo vediamo, con la propaganda e il sostegno diplomatico, oltre che
col rifornimento di armi e di tecnologie militari, anche in queste ore tragiche
del massacro in atto dei Palestinesi.
A differenza del passato oggi nel mondo
manca una forza statale, economica e militare di sincero e fraterno sostegno alla
causa territoriale dell’eroico popolo palestinese e manca da quando è scomparsa
l’Unione Sovietica, diretta dal Partito comunista bolscevico e dal compagno
Stalin. Da allora Israele ha avuto mano libera, nel consiglio di sicurezza
dell’ONU e sui campi di battaglia, nel reprimere e sottomettere con la forza il
popolo palestinese sulla propria terra e nei campi di concentramento
all’estero. Per tutte le stragi israeliane commesse dal 1948 ad oggi ricordiamo
quella efferata e più odiosa del 16 settembre 1982, quando le milizie cristiane
libanesi, appoggiate dall’esercito israeliano, guidato dal generale Sharon,
entrarono nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila, a Beirut in
Libano. Ne uscirono trenta ore dopo massacrando almeno 2200 Palestinesi,
compreso vecchi, donne e bambini. Un crimine peggiore di quelli effettuati dal
nazismo nei campi di concentramento disseminati in Europa.
L’URSS di Stalin avrebbe voluto la costituzione di uno “Stato unico
binazionale” arabo-ebraico, un solo Stato per due popoli, dove avrebbero potuto
integrarsi e convivere pacificamente per il bene e l’avvenire comune, ma
dovette, purtroppo, prendere atto che tale soluzione della “questione
palestinese” non era possibile a causa delle millenarie conflittualità
religiose e culturali esistenti tra le due etnie e perché in seno all’Assemblea
generale delle Nazioni Unite non vi era la maggioranza necessaria. Così dovette
accettare e votò la “Risoluzione 181”
del 29 novembre 1947, che venne approvata con la maggioranza necessaria dei due
terzi e che prevedeva:
“La revoca del mandato britannico e il
ritiro delle sue truppe "il più presto possibile, e in ogni caso non oltre
il 1° agosto 1948", la formazione di uno Stato ebraico sul 56 per cento
del territorio con una popolazione di 498mila ebrei e 497mila arabi; la
formazione di uno Stato arabo sul 43 per cento del territorio con una
popolazione di 725 mila arabi e 10 mila ebrei; un regime speciale
internazionale per la città di Gerusalemme e la zona limitrofa amministrata
dall'Onu, con una popolazione di 105 mila arabi e 100 mila ebrei. Inoltre la Risoluzione prevedeva
per ciascuno Stato la firma di "un impegno relativo all'Unione economica
palestinese" che "avrà come scopo: a) la creazione di una unione
doganale; b) la realizzazione di un sistema monetario comune con un unico tasso
di cambio; c) l'amministrazione, nell'interesse comune e su base non
discriminatoria, delle ferrovie, delle strade comuni ai due Stati, dei servizi
postali, telegrafici e dei porti ed aeroporti internazionali; d) lo sviluppo
economico comune, soprattutto nel campo dell'irrigazione, della messa a coltura
delle terre e della conservazione del suolo; e) la possibilità per i due Stati
e per la città di Gerusalemme di utilizzare su base non discriminatoria le
acque e le risorse energetiche". La Risoluzione affermava anche che "nessuna
soluzione del problema palestinese può essere considerata una soluzione per il
'problema ebraico' complessivo", cosicché la pretesa del sionismo di voler
creare lo Stato di Israele sulla base di reclamati, ma del tutto inesistenti,
"diritti storici".
La posizione
assunta dall'URSS di Stalin sulla "questione palestinese", sostenuta
con convinzione dal Partito Comunista Palestinese, fu, di conseguenza, molto
chiara e coerente. Per l'Unione Sovietica era quello il modo migliore per
arginare l'influenza dell'imperialismo britannico nella regione e per impedire che l'imperialismo americano imponesse la sua
egemonia su Israele e sull’intera area mediorientale.
Ma sconfitta L’URSS marxista-leninista
del Partito comunista bolscevico e di Stalin dal revisionismo, dall’opportunismo,
dal personalismo, dall’esibizionismo e dall’arrivismo trotskista, kruscioviano
e gorbacioviano, Israele, sostenuta più di prima dall’imperialismo americano ed
europeo rappresentandone e difendendone gli interessi economici, politici e
militari nella zona, ha cominciato a spadroneggiare nell’area, a calpestare la Risoluzione dell’ONU
181, ad allargare progressivamente i suoi confini, a massacrare il popolo
palestinese espellendolo dalla propria terra, sino ad arrivare all’odierno, ennesimo
massacro di uomini, donne e bambini nella Striscia di Gaza, senza che l’intero
mondo capitalistico e imperialistico, laico e religioso, si indignasse più di
tanto per continuare a difendere gli interessi e le mire espansive di Israele.
Il Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista, come l’URSS di Stalin, ritiene che ancora oggi la soluzione
della “questione palestinese” può, e deve, trovare attuazione solo nell’ambito
della Risoluzione 181 approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il
29 novembre 1947. Su questa base il P.C.I.M-L. rivolge un appello a tutte le
componenti marxiste-leniniste esistenti nei vari paesi a sostenere la giusta
lotta del popolo palestinese per ottenere la formazione e il riconoscimento di
un proprio Stato nazionale indipendente e sovrano, così come statuito dalla
sopra richiamata Risoluzione dell’ONU 181. Allo stato delle cose presenti non
vi è altra soluzione possibile e più utile per il popolo palestinese. Su tale
prospettiva occorre mobilitare e impegnare tutte le forze marxiste-leniniste e
rivoluzionarie attualmente disponibili e su tutti i fronti dell’azione.
Il P.C.I.M-L. è fortemente impegnato su
tale fronte di lotta e in questo momento tragico di sangue e di morte per la
popolazione di Gaza è schierato al fianco dell’intero e fraterno popolo
palestinese per ricacciare Israele nei confini stabiliti dall’ONU, per
sconfiggere l’imperialismo americano ed europeo e per ridare dignità nazionale
ed esistenziale a quel popolo martire.
VIVA LA LOTTA EROICA DEL POPOLO PALESTINESE!
Forio (Napoli) Italia, 20 luglio 2014.
Il
Comitato Centrale
del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Segretario
generale, compagno Domenico Savio
CRITICHE E PROPOSTE PER DARE IMPULSO
AL PROCESSO DI
UNITA’ DEI COMUNISTI
Un Convegno per confrontarci ed assumere possibili e
concrete iniziative unitarie
Nei mesi scorsi il Comitato Nazionale
di Unità Marxista-Leninista (CONUML) ha inviato una lettera a numerosi gruppi,
organizzazioni e circoli che si definiscono comunisti, in alcuni casi
marxisti-leninisti. Con questa lettera abbiamo posto all’attenzione di queste
forze i documenti da noi elaborati ed è stato chiesto un incontro per
approfondire la reciproca conoscenza, avviare il confronto e verificare
l’esistenza delle condizioni per avanzare nel processo di unità dei comunisti.
I riscontri ricevuti non sono stati
soddisfacenti. Tranne alcune risposte positive, da parte di realtà con cui sono
già stati avviati i contatti, ci siamo trovati di fronte ad un panorama
negativo, riflesso dell’attuale realtà del movimento comunista nel nostro paese
e dei suoi limiti storici e attuali.
Riteniamo un dovere dei comunisti parlare
chiaro, e criticare in modo aperto i vari atteggiamenti e fattori, oggettivi e
soggettivi, che ostacolano il processo di unità dei comunisti nel nostro paese.
Riteniamo altresì dover ribadire il
nostro concetto di unità e chiarire ruolo e funzione della struttura di lavoro
che ci siamo dati.
Allo stesso tempo, avanziamo nella
parte finale di questo documento una proposta politica che speriamo possa
costituire un terreno di incontro, dibattito e iniziativa comune dei comunisti.
Per quanto riguarda gli aspetti
critici, abbiamo registrato alcuni tipi fondamentali di atteggiamenti che ora
ci accingiamo ad esaminare e criticare.
Due
vecchi mali
Cominciamo da due tipiche deviazioni:
il settarismo ed il localismo, mali che conducono alla passività, all’isolamento
o alla politica riformista dei “piccoli passi”, senza effettiva valenza.
Ecco in breve alcune posizioni
riscontrate:
1.
I
sostenitori della c.d. autonomia organizzativa
Un primo atteggiamento negativo
è quello delle realtà che vogliono mantenere una propria “autonomia
organizzativa”.
Diciamo innanzitutto, che nella fase attuale essa non viene da noi posta in
discussione, e dunque ciò si rivela soltanto un pretesto su cui si arroccano
alcuni compagni.
Premesso ciò, vogliamo sottolineare che per i marxisti-leninisti
la rivendicazione della ”autonomia organizzativa” non può comunque significare
estraniarsi dall’unità di azione, da una comune organizzazione di classe, dai
processi che si dirigono verso l’unità strategica.
L’arroccarsi
dietro l’autonomia organizzativa, che il più delle volte è una frase vuota per
nascondere l’assenza di una reale attività politica, denota profonde carenze
teoriche e un atteggiamento che conduce sempre al settarismo.
Si
tratta di un male che si nasconde sotto diverse forme e pretesti, ma che agisce
sempre a favore della frammentazione, per impedire la formazione di un centro
di attrazione marxista-leninista che inneschi un positivo processo di
concentrazione e accumulo di forze.
2. I sostenitori del localismo
In alcuni
casi il settarismo si accompagna al
localismo, ossia alla sopravvalutazione della politica in un ambito determinato
e particolare, che di fatto conduce alla forte limitazione (se non alla
negazione) del ruolo dei comunisti quali forza politica organizzata di
carattere nazionale, sottomettendo il proprio ruolo alle esigenze particolari
(territoriali, regionali, etc.).
La base
di classe del localismo spesso sta nell’influenza della borghesia (in alcuni
casi di settori “autonomistici”) e della piccola borghesia, e si accompagna a
una difettosa comprensione del rapporto tra lavoro politico “generale” e
“particolare”.
In
realtà, opponendosi o eludendo la questione dell’unità di azione dei comunisti
nella classe operaia e nelle masse popolari su base ampia, non sviluppando
un’adeguata azione politica sul piano generale, questi gruppi ostacolano lo
sviluppo della lotta di classe e il processo di formazione di un solo, forte
partito di avanguardia del proletariato.
Sofismi e princìpi
Una
delle tattiche adoperate dal settarismo e dal localismo è quello di mettere
costantemente in primo piano differenze secondarie, di aggrapparsi ai sofismi,
di creare “distinguo” a tutti i costi, per boicottare il lavoro collettivo e
perpetuare le divisioni.
Al
contrario dei settari e dei localisti, va assolutamente sostenuta la tendenza a
unirci sulla base dei principi fondamentali del comunismo e della loro
applicazione nella realtà concreta, seguendo l'insegnamento leninista.
Dobbiamo
aiutare i sinceri comunisti a rompere con queste deviazioni e con chi le
sostiene, perché i marxisti-leninisti senza organizzazione su base nazionale,
senza Partito non vanno da nessuna parte.
"Definirsi
per unirsi" significa stabilire le questioni fondamentali, essere fermi
sui principi rivoluzionari e duttili nella tattica, ponendosi alla testa della
classe operaia grazie alla attività politica quotidiana, che deriva
dall’acquisizione della nostra teoria d' avanguardia.
La
lotta contro il settarismo e il localismo è una battaglia che va affrontata e
vincere per andare verso un unico Partito. E’ una cartina di tornasole per
capire chi si limita a proclamarsi comunista e chi svolge effettivamente una funzione
rivoluzionaria.
La
discriminante oggi passa fra chi si esprime e lavora concretamente per l'unità
dei marxisti-leninisti, per un forte e unico Partito, e chi non lo fa,
avanzando pretesti o peggio ancora convergendo nei fatti con i revisionisti.
I taciturni
Un altro atteggiamento purtroppo
riscontato è quello di un riprovevole silenzio, cioè della assenza di qualsiasi
risposta. Lo possiamo dividere in tre sottotipi.
a.
Il
silenzio degli indifferenti.
Un
tipico errore in cui incorrono taluni gruppi è quello di concepire un proprio
sviluppo “autocentrato”. Questa convinzione, consiste in una sorta di
presunzione politica per cui il Partito viene visto nascere esclusivamente dallo sviluppo della
propria organizzazione, oppure nell’agitare la questione del Partito solo per
la sopravvivenza del proprio orticello. Ciò finisce per escludere a priori il
confronto con le altre forze comuniste, e si traduce spesso
nell’indifferentismo reciproco. Il risultato è noto: mantenere un alto tasso di
spezzettamento tra i sinceri comunisti e restare ai margini della lotta
politica.
Questo
atteggiamento è irresponsabile e controproducente, perciò da condannare
fermamente. Invitiamo questi compagni ad uscire dal loro riserbo (nel caso
migliore) e dal loro disinteresse (nel caso peggiore) e di esprimersi.
Chiediamo loro: vi sono carenze e limiti
nel nostro progetto? Bene, criticateli apertamente! Vi sono altri progetti più
avanzati per l’unità dei comunisti? Ebbene, che vengano allo scoperto! I
sinceri comunisti hanno il dovere di offrire il loro contributo in questo
senso, invece di nascondersi dietro un vergognoso silenzio. Da parte nostra
saremo ben disposti a confrontarci con ogni proposta concreta sul
terreno del marxismo-leninismo.
b. Il silenzio
degli eclettici. Costoro non vogliono prendere pozione per non scontentare
questo o quel sottogruppo, questa o quella tendenza, questo o quella forza
opportunista. Vorrebbero tutti uniti, senza distinzione, senza capire che
quello dell’unità è un processo che si basa sulla lotta contro tutte le
deviazioni e le tendenze opportuniste e borghesi dentro il movimento comunista,
senza comprendere che la costruzione di un unico Partito non può prescindere
dalla rottura irrevocabile e definitiva con ogni forma di opportunismo. Ciò
porta queste realtà a negare la partecipazione al dibattito per la
ricostruzione di una sola organizzazione su corrette basi di principio.
Sia chiaro. Noi non intendiamo porre sullo stesso piano e
combinare assieme determinate organizzazioni, gruppi e singoli compagni a
prescindere dai loro presupposti ideologici, dalla loro linea politica, dal
contenuto del loro lavoro, dal loro atteggiamento verso il revisionismo ed il
riformismo. Combattiamo apertamente l’eclettismo e il conciliatorismo con le
diverse espressioni del revisionismo, nella convinzione che servono solo ad
aumentare la confusione e il travisamento del marxismo-leninismo.
L'esperienza, ci ha già resi abbastanza accorti per evitare
"coordinamenti" che mettono insieme gli elementi più discordi
provocando solo attriti, delusioni, danni ulteriori.
Non si
può unire tutto e tutti. Non è realistico, in quanto ci sono posizioni giuste e
posizione sbagliate, c'è chi all'interno
di ciascuna forza e di ciascuna corrente aspira sinceramente all'unità e chi
rema sistematicamente contro, con i più svariati motivi. Ovvero gli incalliti
nemici del marxismo-leninismo e dell'estensione del legami politici con la classe operaia, gli opportunisti,
molti dei quali per decenni hanno bivaccato
dentro Rifondazione e PdCI.
Allo stesso tempo diciamo che non si può condannare il
revisionismo a giorni alterni, occasionalmente o in modo superficiale, di
facciata. Fare questo significa non aver compreso che esso è una manifestazione
dell'ideologia borghese, un suo sottoprodotto che serve per combattere la
classe operaia dal suo interno.
Auspichiamo
quindi lo sviluppo di una lotta a fondo contro queste tendenze e i loro
rappresentanti, condizione per avanzare nell’unità comunista.
c. Il silenzio dei morti.
E’ il silenzio di chi pur non
esistendo più politicamente, continua a mantenere un’esistenza fittizia. Un
fenomeno tipico nella attuale situazione del movimento comunista nel nostro
paese è la permanenza soltanto “virtuale” o “nominale” – fino a prova
contraria, di alcuni circoli e gruppi. E’
questa un’amara realtà sulla quale non è il caso di dilungarci oltre.
La
concezione leninista dell’unità
Contro
le deviazioni e le posizioni erronee, ribadiamo la concezione leninista
dell'unificazione dei comunisti.
Secondo
tale concezione numerose cause, profonde e oggettive, producono
costantemente nel movimento comunista
dei mutamenti che creano le basi della unità, generano la sua piattaforma
ideologica ed organizzativa, talvolta nonostante e contro determinate
organizzazioni, gruppi e singoli compagni ed anche senza che questi se ne
rendano conto.
Queste
condizioni oggettive oggi si rafforzano nelle particolarità di un periodo di
prolungata crisi economica e di offensiva borghese a tutto campo, di sfacelo
della socialdemocrazia, di rifiuto delle illusioni, dei miti e dei vecchi e
corrotti partiti borghesi-riformisti, di graduale ripresa del movimento operaio
e comunista.
L'unificazione
può avvenire attraverso passaggi e strutturazioni diversi, ma un suo requisito
indispensabile è che essa si costruisca a partire da giusti fondamenti ideologici, politici, programmatici
ed organizzativi, attraverso il lavoro pratico in comune, nel vivo della lotta
di classe intransigente contro la borghesia, il revisionismo ed il riformismo.
Questo
significa sviluppare una costante critica politica contro quelle
organizzazioni, gruppi e singoli compagni che frenano il processo di lotta per
il Partito e oscillano costantemente verso tendenze e posizioni conciliatrici.
Occorre
dunque, con una decisa e intransigente politica proletaria, provocare
mutamenti, spostamenti, schieramenti all'interno delle vecchie tendenze o
frazioni, gruppi e sottogruppi; promuovere e fare partecipare al lavoro comune
elementi nuovi che non appartengano all'ambito di questa o quella
organizzazione; sostenere l'unione con i
giovani operai, con gli intellettuali rivoluzionari che rompono con l'ideologia borghese e si legano alle masse accettando di
militare disciplinatamente nelle fila del Partito del proletariato.
L’unità di cui abbiamo bisogno come l’aria è quella che ci fa
compiere passi avanti verso il Partito unico, su salde basi teorico-pratiche e
nella completa indipendenza nei confronti degli opportunisti e della borghesia.
Se invece questa unità è un’unità senza principi
significa una sola cosa: non rompere la catena che lega alla socialdemocrazia e
al revisionismo, non unirsi sulla base dei principi del comunismo, ma rimanere
nelle varie parrocchie e coordinarsi sulla base del pragmatismo,
dell’utilitarismo, dell’elettoralismo e dei compromessi di principio.
Per noi questa è un’unità inutile, che dura poco e serve
ancora meno, è una forma di passività e di subalternità all’ala sinistra della
borghesia.
Dunque,
il processo di unità dei comunisti e di costruzione di un Partito unico è
sempre connesso alla lotta contro le deviazioni, le degenerazioni, le
deformazioni del marxismo-leninismo, che sono altrettante manifestazioni dell'influenza borghese e
piccolo-borghese sul proletariato e che
in ogni momento possono aprirsi una strada.
L'unità
leninista viene allora a configurarsi
come l'obiettivo e l'oggetto di una lotta accanita e risoluta fra l'ideologia
proletaria e tutte le altre tendenze non-proletarie, contro tutti gli atteggiamenti, i comportamenti, le
tendenze, le posizioni sbagliate che si frappongono all’unità dei comunisti.
La
disunione, la frammentazione, la disgregazione, hanno le loro cause profonde
nei difetti ideologici e nelle deviazioni verso il revisionismo e
l'opportunismo, nel basso livello e nella confusione ideologica che dobbiamo
registrare nel nostro paese. Contro
questa situazione, che deriva da ragioni storiche, dobbiamo continuare a
sviluppare la battaglia, convinti che nel
movimento comunista senza una comune base ideologica non ha alcun senso parlare
di unificazione organizzativa.
Il requisito indispensabile per l’unificazione dei
comunisti sta nel ritrovarsi in tutto e
per tutto sul terreno della teoria di Marx, Engels, Lenin e Stalin, i quali
hanno posto le pietre angolari della teoria di avanguardia che esprime le esigenze di sviluppo della vita materiale
della società; nel rifiuto più deciso,
nella lotta più determinata contro qualsiasi manifestazione di revisionismo e
di opportunismo, particolarmente quelle forme assai diffuse in Italia come il
revisionismo togliattiano, il radical-opportunismo, il movimentismo, l’economicismo,
l’anarcosindacalismo, l’ultrasinistrismo, etc.
Ancora
sul CONUML e il suo ruolo
Il CONUML si è costituito lo scorso
settembre come momento di un processo di coerente unificazione dei comunisti su
coerenti presupposti marxisti-leninisti e sta sviluppando la sua azione
politica ed ideologica, in modo totalmente indipendente dalle correnti
borghesi, riformiste e revisioniste.
Le basi su cui è sorto sono:
a. la definizione chiara dei requisiti indispensabili, di
quelle discriminanti, di quelle posizioni fondamentali e di principio senza le
quali non ha senso parlare di unificazione
dei veri comunisti;
b. l’assoluta, netta ed aperta rottura con il revisionismo,
l’opportunismo, la socialdemocrazia, la
totale indipendenza del proletariato su ogni
piano;
c. l’elaborazione e la pratica comune
delle organizzazioni e dei loro compagni che ne fanno parte, che si sostanzia
nella produzione e diffusione di documenti, comunicati, volantini,
partecipazione a manifestazioni, iniziative pubbliche, inchieste, convegni,
attività di formazione, etc.
Riteniamo che la linea giusta sia oggi quella che esige
l'unione militante dei marxisti-leninisti in un’unica organizzazione e con un
unico programma, in stretto legame e a
sostegno delle lotte operaie attuali, cimentandosi nei fatti alla
soluzione di tale questione.
Gli autentici comunisti sono quelli che oggi si battono
instancabilmente per l'unità su giuste
basi e per il loro rapporto con il movimento operaio, misurandosi
quotidianamente con le questioni poste dall’inasprimento delle principali
contraddizioni della nostra epoca: la contraddizione fra il lavoro e il
capitale, fra i diversi gruppi del capitale finanziario e le diverse potenze
imperialiste, tra le potenze imperialiste dominanti e i popoli e i paesi
dipendenti.
I compagni che riconoscono la validità di queste posizioni,
hanno il dovere di raggrupparsi e
lavorare assieme, immediatamente, dato che non c'è ragione valida per mantenere
la separatezza.
Malgrado
si mantengano dei disaccordi non di principio e su alcune questioni tattiche,
sulla valutazione di questo o quel processo o fenomeno, malgrado persistano - e
persisteranno per qualche tempo - sfumature diverse che vanno discusse e
ricomposte ad unità, noi dobbiamo
assolutamente metterci alla prova e dar vita ad un lavoro in comune, a un
intervento e a una iniziativa politica nella classe operaia, preparando le
condizioni per l’unità strategica.
Solo
ponendoci seriamente i fini socialisti e i compiti politici del proletariato,
solo realizzando un lavoro pratico fra le masse sfruttate e oppresse, tramite
una effettiva unità di azione, potremo giungere ad una posizione politica
realmente unificata e completare la fusione in tutti i suoi aspetti.
E’ per
mezzo di un lavoro sistematico e consistente nella classe operaia, nel vivo
della lotta di classe, che potremo
conquistare influenza dentro la classe operaia e compiere quei decisivi passi
in avanti e raggiungere una unità superiore: il Partito unico del proletariato
italiano.
Comunista
è chi lavora per portare il socialismo
scientifico e proletario nelle lotte di tutti i giorni; chi organizza gli operai non mettendosi alla loro coda, ma
elevando la loro coscienza; chi li dirige nei fatti legandosi ad essi nel corso della lotta; chi
prepara ogni giorno alla rivoluzione il movimento operaio, stabilendo con esso
un rapporto aperto e diretto, accumulando forze rivoluzionarie.
La profondità
della crisi del barbaro sistema capitalistico esige che si rafforzi sempre più
l’unità dei marxisti-leninisti e la loro unione con il movimento operaio e
popolare, per consolidare entrambi.
Non serve a
questo scopo l’indifferenza, il silenzio, la disgregazione, l’atteggiamento
settario che taluni gruppi mantengono; non serve l’organizzazione dei comunisti
in differenti circoli, perché tutto ciò porta solo a mantenere la distanza, il
distacco fra socialismo scientifico e movimento della classe.
Il nostro
compito di comunisti è di rappresentare gli interessi del movimento proletario
nel suo complesso, di difendere il suo futuro indicandone il fine ultimo e i
compiti politici rivoluzionari, salvaguardandone l’indipendenza ideologica e
politica.
Di qui deriva
la responsabilità a cui ora siamo chiamati: unirsi per portare la vera
coscienza di classe nella massa degli sfruttati e degli oppressi dal
capitalismo, contribuire allo sviluppo politico e all’organizzazione politica
rivoluzionaria della classe operaia, che chiamiamo Partito comunista, strumento
imprescindibile per conquistare il potere politico e trasformare radicalmente
tutta la società.
Un terreno di incontro, elaborazione, iniziativa
comune
E’ necessario
compiere ogni sforzo per uscire da una situazione di frazionamento,
autoreferenzialità, debolezza e mancanza di ruolo politico degno di tale nome
da parte dei comunisti.
La crisi
economica che non conosce sosta, l’offensiva dell’oligarchia finanziaria contro
classe operaia e le masse popolari, la crescita del rifiuto di massa e della
resistenza alle politiche dell’oligarchia finanziaria in diversi paesi, fra cui
il nostro, richiedono che si proceda senza indugi lungo il processo di
unificazione dei comunisti.
La stessa
deriva autoritaria e antipopolare seguita dai partiti revisionisti,
socialdemocratici e riformisti, che sostengono senza più ritegno le politiche
neoliberiste antipopolari e si spostano sempre più a destra nella loro funzione
di puntello sociale del capitalismo, ci spingono sempre più sul piano
dell’unità di lotta e dell’unità dei sinceri comunisti.
Nella
situazione attuale, che vede una dura offensiva capitalistica, la
trasformazione reazionaria dello Stato e della società, la graduale
liquidazione dei diritti e delle libertà democratiche dei lavoratori, le
minacce di guerra - processi che avvengono sotto la spinta del capitale
finanziario e delle sue istituzioni nazionali e internazionali - riteniamo
necessario e urgente che le varie, oggi sparse, realtà marxiste-leniniste, e
tutte le forze autenticamente comuniste e rivoluzionarie, avviino, per favorire
il processo di unità dei comunisti, un serio e franco confronto, per trovare un
comune terreno politico di iniziativa e intervento politica di massa e di
organizzazione rivoluzionaria.
Avanziamo
dunque, come concreta proposta alle forze comuniste e rivoluzionarie, la
realizzazione di un convegno nazionale sul seguente tema di esplicita e
fondamentale attualità politica, da realizzare nel prossimo autunno:
“L’offensiva capitalista, le minacce di
guerra imperialista, la trasformazione reazionaria dello Stato e la repressione dei diritti e dei bisogni sociali
della classe operaia e delle masse popolari: quale risposta organizzativa e di
lotta rivoluzionaria del proletariato per l’abbattimento del barbaro sistema
capitalista e la costruzione del socialismo?”.
E’
nostro desiderio costruire e realizzare unitariamente questo evento con tutte
le realtà comuniste che ne condividono il carattere e che comprendono
l’importanza di approfondire l’analisi della realtà sulla base degli
insegnamenti dei nostri maestri Marx,Engels, Lenin e Stalin, di dare una risposta ideologica e politica
all’offensiva borghese, rilanciando le ragioni del socialismo e dando battaglia
al revisionismo e al riformismo nella teoria e nella pratica.
Chiamiamo perciò tutti i partiti, le organizzazioni e i
singoli compagni comunisti, gli operai
avanzati, i giovani rivoluzionari, gli antifascisti, gli
anticapitalisti, a esprimersi in tal senso.
Viva l’unità dei sinceri comunisti!
Il capitalismo è scosso da contraddizioni irresolubili
nell’ambito di questo barbaro sistema. E’ assediato dagli operai e dai
lavoratori che accrescono la loro forza nei cinque continenti. Il mondo attuale
è gravido di rivoluzione, le premesse materiali del socialismo sono ampiamente
sviluppate. Ma sono le condizioni soggettive ad essere arretrate, a causa della
grave sconfitta subita dal proletariato a livello internazionale.
Di conseguenza il proletariato lotta senza coscienza
politica, senza un’organizzazione e senza un programma che esprima i propri
interessi di classe. In queste condizioni si trova ad essere un’appendice di
altre classi sociali, invece che il dirigente nella lotta di tutti gli
sfruttati e gli oppressi contro gli sfruttatori e gli oppressori.
Ciò richiede
una risposta da parte dei sinceri comunisti, la cui principale responsabilità
sta nell’unirsi assieme ai migliori elementi del proletariato in un partito
unico della classe operaia, basato sulla teoria d’avanguardia che esprime le
esigenze di sviluppo della vita materiale della società, per sviluppare la
propria azione nel movimento operaio e popolare.
Noi ci
atteniamo al concetto basilare che in ogni paese deve esistere un solo
autentico Partito come reparto di avanguardia, organizzato e cosciente, della
classe operaia, perché identici sono gli interessi della classe operaia in ogni
paese e una sola è la sua ideologia, il marxismo-leninismo.
Autentico partito della classe
operaia è solo quello che applica coerentemente nella situazione concreta
l’ideologia rivoluzionaria del proletariato; che resiste con determinazione a
tutti i partiti borghesi e revisionisti; che segue un’intransigente politica di
classe, chiama alla mobilitazione e guida audacemente il proletariato nelle
battaglie quotidiane di classe; che lo prepara incessantemente alla battaglia
decisiva, al fine di abbattere la dittatura borghese e instaurare la dittatura
del proletariato; che si adopera ad attrarre in questa lotta, attorno alla
classe operaia, tutti gli strati popolari vittime del capitale.
Questo è il Partito unico che
vogliamo formare, solo questo partito potrà essere lo stato maggiore
rivoluzionario del proletariato,
l’incarnazione dei suoi interessi, delle sue aspirazioni e dei suoi ideali
rivoluzionari.
Il proletariato ha bisogno più che mai dell’unità dei sinceri comunisti,
ha bisogno di un solo Partito politico rivoluzionario e completamente
indipendente dalla borghesia, non dell’unità tra i comunisti ed i nemici del
socialismo.
Abbiamo
dunque il dovere di gettare le fondamenta di questo tipo di Partito comunista
del proletariato del nostro paese superando il frazionismo, il
"campanilismo" e l'immaturità politica dei vari gruppi, facendo
convergere tutti gli sforzi verso la costruzione di una sola organizzazione
nazionale che, colmando le gravi lacune
esistenti, realizzi i presupposti per la effettiva edificazione del
Partito unico, possa adempiere fin da
subito al suo ruolo dirigente, respingendo tutti i tentativi di introdurre
l’opportunismo nella lotta di classe.
La
classe operaia non può aspettare che le
beghe tra i vari gruppi la privino della sua
organizzazione di avanguardia, della sua funzione politica autonoma. Di
fronte all'offensiva sempre più minacciosa del capitale, di fronte alla
caporetto riformista, dobbiamo convogliare
tutte le energie sane per ridare alla classe operaia una guida all'altezza
della situazione, organicamente inserita
nei ranghi del Movimento Comunista Internazionale.
Ciò è
quanto il CONUML si sforza di fare con convinzione ed impegno.
Rilanciamo dunque, a tutti i
partiti, le organizzazioni e i gruppi marxisti-leninisti, a tutte le forze
autenticamente rivoluzionarie, l’appello alla più netta, completa e definitiva
rottura col revisionismo e l’opportunismo, a farla finita con il settarismo, il
localismo, l’eclettismo, l’entrismo e le altre tendenze nocive, e a comportarsi
da coerenti comunisti.
Chiamiamo di nuovo queste forze
a partecipare al confronto, sottoponendoci eventuali critiche e, se d’accordo
con i principi marxisti-leninisti e le direttrici del nostro percorso, a
manifestare la volontà di unirsi nel CONUML per rafforzare il processo di unità
dei comunisti e gettare le basi di un solo, forte Partito comunista!
Luglio 2014
Comitato Nazionale
di Unità Marxista-Leninista (CONUML)
Per contatti: conuml@libero.it
BOICOTTIAMO L’UNIONE EUROPEA CAPITALISTICA, IMPERIALISTICA, GUERRAFONDAIA E XENOFOBA: LOTTIAMO PER IL SOCIALISMO IN EUROPA E NEL MONDO!
La
UE è un’organizzazione di carattere imperialista,
neoliberista, reazionaria, guerrafondaia e antidemocratica nella sua essenza,
basata su un accordo voluto dagli Stati europei più ricchi e potenti, dai
monopoli capitalistici per intervenire nella spartizione delle ricchezze del
mondo e delle “sfere di influenza” politica e militare.
La UE è l’artefice e il garante delle politiche di
austerità, del Fiscal compact, del pareggio di bilancio, delle direttive contro
gli operai, le donne, i giovani, i migranti.
E’ la promotrice del taglio
delle pensioni e dei servizi pubblici, delle privatizzazioni dei beni della
collettività per pagare il debito-truffa “pubblico” in mano a banche e
investitori finanziari, della liberalizzazione dei movimenti di capitale con
cui si ingrassano fondi speculativi e mafie.
E’ dunque uno strumento
voluto dall’oligarchia finanziaria per imporre duri sacrifici alla classe
operaia e ai popoli, installare governi di rapina e sopprimere una dopo l’altra
le conquiste ottenute con decenni di lotte.
La natura reazionaria e
guerrafondaia della UE è dimostrata dalle ingerenze e dalle aggressioni
militari ai danni di paesi indipendenti, compiute assieme alla NATO, dal
sostegno a forze fasciste e ultranazionaliste, mentre si criminalizza la
protesta sociale e si rafforza la repressione poliziesca e militare contro i
movimenti che resistono alle misure antipopolari.
I trattati e le politiche
voluti da Bruxelles sono incompatibili con la Costituzione
italiana. L’adesione a questi trattati e l’applicazione di queste politiche è
un tradimento dei principi e dei
contenuti democratici in essa introdotti a seguito della Resistenza. E’ un
delitto commesso dalla classe dominante che, a forza di inganni, menzogne e
modifiche legislative, liquida i nostri diritti, a partire da quello al lavoro.
E’ in atto un processo di
crescente trasformazione autoritaria e reazionaria dell’apparato statale,
voluto dal grande capitale e attuato dai suoi governi in nome dell’UE.
Oggi il governo Renzi,
insediato con una manovra di palazzo orchestrata dai gruppi dominanti del
capitalismo, intende portare avanti questo processo con le controriforme del
lavoro, politiche e istituzionali.
Quale modello di società si
vuole realizzare sotto la bandiera dell’UE? Una società soffocata dalla legge
del massimo profitto, rapinata da fameliche oligarchie economiche e
finanziarie, oppressa da tecnocrati che distruggono le conquiste dei
lavoratori, la libertà, la sovranità e l’indipendenza dei popoli.
Dalla adesione allo SME,
cioè all’euro, dal trattato di Maastricht a quello di Lisbona, fino ad oggi, la
musica è sempre stata la stessa: crescita della speculazione finanziaria,
deindustrializzazione, intensificazione dello sfruttamento, aumento della
disoccupazione, della precarietà, smantellamento dello stato sociale,
impoverimento di larghe masse lavoratrici e popolari.
La politica della troika
UE-BCE-FMI (Unione Europea-Banca Centrale Europea- Fondo Monetario
Internazionale) ha aggravato e prolungato la crisi economica del capitalismo
scaricando sui lavoratori e sui popoli tutte le sue conseguenze, spingendoli
alla disperazione, distruggendo la loro dignità esistenziale.
Padroni, parassiti e politicanti corrotti mentre si arricchiscono
a dismisura, ci raccontano che è la
povera gente a vivere sopra le sue possibilità!
Continuano a chiederci sacrifici per un domani migliore quando è
proprio l’UE a far girare all’indietro la ruota del progresso e dello sviluppo!
Ribellarsi e opporsi è
giusto! Gli sfruttati e gli oppressi devono indebolire e spezzare le catene
della UE, togliere consenso e delegittimare l’inutile, dannoso e costoso
europarlamento, foglia di fico della dittatura del capitale finanziario.
Rialziamo la testa e avanziamo
nell’organizzazione e nella lotta per costruire una società fondata sul potere
politico della classe lavoratrice e sulla proprietà comune dei mezzi di
produzione. E’ impellente la formazione
di un Fronte popolare, con alla sua testa la classe operaia. Un’ampia
coalizione che sviluppi e organizzi la mobilitazione contro le politiche del grande
capitale e dei suoi partiti, in primo luogo il PD, con un chiaro programma di
rottura con la UE
e i suoi trattati, con la dittatura dei monopoli capitalistici. Le condizioni
politiche generate dalle elezioni europee rendono inderogabile questa risposta
pratica. Il ritardo della sua realizzazione, dovuto principalmente alla
funzione svolta dalle diverse correnti opportuniste, fa si che la classe
operaia e le masse popolari siano sotto l’egemonia politica dei gruppi borghesi
e piccolo borghesi e che le soluzioni allo sfacelo capitalistica si trovino sul
terreno conservatore, populista e reazionario.
Questo Fronte, per la sua natura e i suoi
obiettivi rivoluzionari, non potrà sorgere attorno alla sinistra istituzionale
e elettoralistica, ma dovrà nascere sulla base degli organismi formati dalla
classe operaia e dalle masse popolari. I prossimi mesi saranno importanti. Il
tempo degli indugi è scaduto. Bisogna lavorare in piena indipendenza politica e
ideologica per l’alternativa rivoluzionaria, socialista, facendola finita con
la passività, l’opportunismo, il movimentismo. Lottare per questa prospettiva
significa dotarsi dello strumento indispensabile per dirigere il processo di
emancipazione degli sfruttati. E’ sempre più necessaria e urgente l’unità dei
sinceri comunisti e degli elementi di avanguardia della classe operaia sui
principi marxisti-leninisti e dell’internazionalismo proletario, per
organizzarsi e agire uniti così da avanzare nel processo di formazione di un
unico e combattivo Partito comunista, reparto d’avanguardia, organizzato e
cosciente, del proletariato del nostro paese.
Rinnoviamo perciò l’appello a rompere
nettamente e definitivamente con gli opportunisti e a concretizzare stretti
legami con i marxisti-leninisti.
Chiamiamo le forze del
movimento comunista ed operaio, la gioventù rivoluzionaria, gli intellettuali
d’avanguardia, gli antifascisti, gli organismi sindacali e popolari di classe,
gli antimperialisti, i sinceri progressisti e democratici a fare proprie queste
posizioni fondamentali. Realizziamo l’unità d’azione nei singoli paesi per
costruire, attraverso la lotta di classe e la rivoluzione proletaria, il
socialismo in Europa e nel mondo!
Roma, 20
giugno 2014
Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista
Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista
Per contatti: conuml@libero.it
Campeggio Internazionale
della Gioventù Antifascista e
Antimperialista
Il
24° Campeggio Internazionale della Gioventù Antifascista e Antimperialista si svolgerà dal 2 al 10 agosto 2014 in
Turchia, nei pressi di Dikili (provincia di Izmir), sul Mare Egeo. Vi
parteciperanno migliaia di giovani dall’Europa al Medio Oriente, dal Nordafrica
al Sudamerica.
Il
campeggio di quest’anno si svolgerà sotto lo slogan “La gioventù del mondo si
incontra per il futuro e la pace”.
Sono
centinaia di milioni in tutto il mondo i giovani che soffrono la
disoccupazione, la precarietà, la mancanza di istruzione.
Una
condizione che le classi dominanti presentano alle nuove generazioni come “
destino ineluttabile ”, mentre incombono minacce di guerre nelle quali i
capitalisti vorrebbero far scannare fra di loro giovani di vari paesi.
I
giovani “senza futuro” si riuniranno dunque per esigere un futuro migliore,
lottando per i propri interessi e
aspirazioni. Si incontreranno per spargere di nuovo in tutto il mondo il loro
grido di ribellione e organizzarsi sempre meglio.
Il
24° Campeggio Internazionale combinerà l’esperienza della protesta di Gezi
Park, la rabbia per il massacro di Soma, con le esperienze, l‘entusiasmo e il
fuoco delle lotte dei gioventù di tanti paesi.
Vi
saranno concerti, teatro, produzioni collettive, sport, seminari per discutere
i problemi comuni.
Migliaia
di giovani studenti e lavoratori nei quattro angoli del mondo si stanno già
preparando per il Campeggio.
Invitiamo
i giovani comunisti, rivoluzionari, antifascisti e antimperialisti italiani a
fare altrettanto!
Per
informazioni e condizioni di partecipazione visitate il sito internet (in
inglese): http://internationalyouthcamp.net/
Scrivete
in tempo utile, per stabilire gli opportuni contatti, al seguente indirizzo
email:
8 giugno 2014
COMITATO NAZIONALE DI UNITÀ MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista
Manifesto per il XX
anniversario della
Conferenza
Internazionale di Partiti e
Organizzazioni
Marxisti-Leninisti (CIPOML)
Il mondo nel XXI
secolo continua ad essere un mondo diviso! La
contraddizione
tra il lavoro e il capitale sussiste e s’inasprisce in tutti i settori; in essa
si
riflette
l'antagonismo tra il carattere sociale della produzione, da un lato, e la forma
capitalistica
privata dell'appropriazione, che si concentra sempre più in un pugno di
usurpatori,
dall’altro.
Sono apparse
forze produttive e scientifiche inimmaginabili fino a 50 anni fa. La
produzione si è
meccanizzata in modo straordinario, la tecnologia della comunicazione
e l’informatica
si sono largamente diffuse nei loro impieghi sociali ed individuali. Ma
ogni cosa ha in
sè il suo opposto: la disperazione provocata dal capitalismo ha raggiunto
livelli
gravissimi, i segni del disfacimento che si sviluppa parallelamente si sono
accumulati a un
punto tale da superare quelli dell’ultima fase dell’impero romano.
Durante la crisi
mondiale del capitalismo scoppiata nel 2008, che numerosi paesi
stanno ancora
soffrendo, le ampie masse sfruttate, sulle quali è stato gettato il fardello
della crisi,
hanno potuto constatare che il capitalismo è un'organizzazione sociale
caratterizzata
dalla "povertà nella ricchezza". Far pagare la crisi agli strati
popolari ha
significato
l’aggravamento di tutte le nefaste conseguenze del capitalismo: non solo la
meccanizzazione
del processo produttivo non ha ridotto il tempo di lavoro, ma si è
estesa la
disoccupazione, è aumentata la precarietà della forza-lavoro, si è
intensificato
lo sfruttamento;
allo stesso tempo abbiamo visto la diminuzione dei salari reali, la
diffusione della
povertà e della miseria, della fame, dell'ingiustizia e delle
disuguaglianze,
dell’indigenza, della droga, della prostituzione.
Diventa sempre
più difficile accettare e sopportare, ma anche solo ignorare, questa
divisione del
mondo, il malcontento e la crescente esasperazione che spingono le masse
sfruttate di un
certo numero di paesi a sollevarsi. Ecco la Grecia e il Portogallo, ecco la
Tunisia e
l'Egitto, la Turchia ed il Brasile...
Ma l’antagonismo
tra il lavoro e il capitale non è la sola ragione della frattura del
mondo. Vediamo
quotidianamente che esiste una profonda divisione tra una minoranza
di grandi e
ricchi paesi imperialisti e capitalisti, e i popoli dei paesi arretrati e
sottosviluppati,
oppressi e sfruttati politicamente, economicamente e finanziariamente,
che
rappresentano la maggioranza. I grandi Stati imperialisti che hanno formato
organizzazioni
internazionali come l'Unione Europea e il Trattato per il Libero
Scambio, la NATO
e l’ONU, si presentano come "la comunità internazionale",
saccheggiano le
ricchezze naturali dei popoli oppressi e non tollerano la possibilità che
questi ultimi si
autodeterminino. Ecco l'Africa che hanno prosciugato, ecco la foresta
amazzonica che
vogliono distruggere, ecco le occupazioni dell'Afghanistan e dell'Iraq,
ecco la Libia e
la Siria...
Un altro terreno
di contraddizioni e di scontro è quello tra i paesi imperialisti e i
monopoli
internazionali, che si esprime principalmente nella costituzione e
ricostituzione
di blocchi economici e militari, nell’installazione di basi militari nei
cinque
continenti. "Il mondo unipolare", in cui gli Stati Uniti detenevano
la
"leadership",
è ormai al capolinea. Nella disputa per sapere chi dominerà nelle regioni
da saccheggiare,
i grandi paesi imperialisti hanno cominciato ad affrontarsi duramente.
Nella corsa per
il dominio contro i loro concorrenti incitano le opposizioni nazionali,
per ottenere il
sostegno dei popoli oppressi. Questi conflitti interni che si esasperano
fino a diventare
conflitti militari, come abbiamo visto in Siria e poi in Ucraina,
dimostrano che
le contraddizioni fra gli imperialisti continuano ad aggravarsi.
Fino a qualche
decennio fa, i capitalisti ed i loro adulatori proclamavano "la fine
della
storia", "l'eternità del capitalismo". "Il nuovo ordine
mondiale", allora
solennemente
dichiarato, preconizzava una società prospera, pacifica e senza crisi,
costruita su un
"capitalismo che si autorigenera", su una "mondializzazione
capitalista"
che si sarebbe
realizzata "superando le classi e il contrasto fra di esse". Ora
vediamo che
non la
prosperità, bensì la miseria si è aggravata. Al posto della pace, ci sono le
guerre e
i colpi di
Stato, c’è e la perdita di credibilità delle menzognere dittature che abbiamo
visto all’opera
negli ultimi decenni.
No, il
capitalismo non può assicurare ai lavoratori che sopravvivono con la loro
fatica nelle
fabbriche, nelle imprese, nei campi e negli uffici, ai disoccupati, ai poveri
delle città e
delle campagne, né un lavoro decente, né un salario dignitoso, né condizioni
di lavoro
sopportabili, né la pace, né la prosperità, e tanto meno la sicurezza di un
avvenire. Al
contrario, per ottenere tutto ciò dobbiamo incoraggiare tutti gli operai e i
lavoratori a
ribellarsi e rovesciare il potere del capitale.
Dai tempi della
lotta degli schiavi contro i loro padroni, in tutte le società divise in
classi, teatro
delle lotte fra queste classi, la lotta per il potere ha sempre portato alla
sua
conquista da
parte di una classe di oppressori a scapito di un'altra. Solo il capitalismo
ha sviluppato le
forze produttive a tal punto che non possono più essere contenute
nell’involucro
dei rapporti di proprietà. Inoltre, il capitalismo ha incessantemente
sviluppato la
classe operaia con la socializzazione sempre più spinta. Di
conseuguenza,
ha creato le
condizioni sociali nelle quali il potere di una classe sfruttata può ormai
sostituirsi al
potere di una classe sfruttatrice. Questa evoluzione storico-sociale ha
consegnato alla
classe operaia una missione storica, quella di prendere il potere per
edificare
attraverso un periodo di transizione il socialismo, espropriando gli
espropriatori,
abolendo i rapporti di sfruttamento fra le classi e con ciò le stesse classi.
Contro la
tirannia capitalista, la classe operaia si è manifestata per la prima volta nel
XIX secolo,
nelle rivolte che hanno attraversato tutto il continente europeo, ed ha preso
il potere per un
breve periodo nel 1871 a Parigi. Ha poi rovesciato il potere della classe
dei capitalisti
in Russia con la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, si è organizzata come
classe dominante
edificando l'Unione Sovietica, ha compiuto dei passi da gigante
durante quasi
mezzo secolo sulla via dell'abolizione dello sfruttamento dell'uomo
sull’uomo.
Noi, Partiti e
Organizzazioni Marxisti-Leninisti dei quattro angoli del mondo riuniti
in una
Conferenza Internazionale (CIPOML), chiamiamo, in occasione del XX
anniversario (*)
della nostra unità, la classe operaia del mondo ed i popoli oppressi, la
gioventù, ad
unirsi contro la borghesia internazionale e l'imperialismo ed a rafforzare di
nuovo la lotta
di liberazione.
Proletari di
tutti i paesi, lavoratori!
Il mondo diviso
tra sfruttatori e masse sfruttate, tra imperialisti e popoli oppressi va
verso un nuovo
periodo di sconvolgimenti e di rivoluzioni.
Il capitalismo,
che non ha più nulla da offrire alle masse sfruttate, ha maturato a un
tal grado, più
di ogni altro momento della storia, le premesse del socialismo. E quando
parliamo di
maturità dobbiamo considerare sia in termini quantitativi, sia in termini
qualitativi la
classe operaia e i lavoratori che consolidano le loro posizioni e rafforzano
le loro
organizzazioni in numerosi paesi, traendo lezioni dalle loro stesse esperienze
di
lotta a livello
sindacale e politico, soprattutto dalle grandi lotte di massa che si
sviluppano in
questi paesi.
Anche se le loro
rivoluzioni sono state manipolate in paesi come la Tunisia e
l'Egitto, il
futuro appartiene alla classe operaia ed ai lavoratori del mondo che
accumulano una
ricca esperienza per andare sempre più lontano.
I successi e le
esperienze acquisiti nelle grandi ondate rivoluzionarie delle lotte
nazionali e
sociali di tutti i paesi del mondo, dimostrano che possiamo avanzare di
nuovo verso la
vittoria, e questa volta con più forza e in maniera più completa. Le nostre
lotte di
liberazione nazionale e sociale assumeranno forme particolari e seguiranno il
proprio cammino,
a seconda dei paesi; quanto ai loro contenuti prenderanno un carattere
internazionalista,
essendo componenti del processo unico della rivoluzione proletaria
mondiale.
Di qui la
responsabilità di consolidare e rafforzare la nostra unità ed organizzazione
a livello
nazionale ed internazionale.
Il socialismo
vincerà!
Viva
l'internazionalismo!
Proletari di
tutti i paesi e popoli oppressi, unitevi!
Conferenza
Internazionale di Partiti e Organizzazioni
Marxisti-Leninisti
(CIPOML)
1945 – 25 APRILE – 2014: IL NOSTRO 25
APRILE DI RIVOLUZIONARI PER IL SOCIALISMO!
di Domenico Savio*
Oggi 25 Aprile 2014 è la ricorrenza più
bella e viva della storia del nostro paese e delle generazioni che l’hanno
vissuta, è la ricorrenza più eroica ed esaltante dell’Italia moderna e
rappresenta il punto più alto dell’emancipazione storica, culturale e sociale
del nostro popolo dall’antichità ad oggi, è la ricorrenza della Liberazione
dell’Italia dal fascismo, dall’occupazione nazista e, non di minore importanza,
dalla monarchia per approdare allo status istituzionale attuale di Repubblica
democratica e antifascista, però rimane ancora borghese, clericale e
capitalistica, fondata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla società
barbaramente divisa in classi sociali contrapposte e in conflitto tra loro,
questo fin quando
la civiltà superiore dell’uguaglianza
economica e sociale tra tutti i componenti la collettività e del potere
politico del proletariato trionfi sulla barbarie del dominio padronale.
Noi comunisti marxisti-leninisti, noi
rivoluzionari di professione, noi avanguardia della classe operaia, che è il
reparto più avanzato impegnato nella lotta di classe, in questo giorno ricordiamo
la tappa più avanzata del nostro cammino rivoluzionario per la conquista del socialismo
in Italia. Per noi il 25 Aprile significa solo questo, cioè la conquista di una
tappa importante sul lungo cammino di lotte e di sacrifici per raggiungere la
meta ultima prima del socialismo e poi del comunismo.
Una tappa di grande importanza storica,
di eroismo e di abnegazione nell’impegno per il riscatto sociale, che nel
periodo 1922-1945 è costata al proletariato italiano centinaia di migliaia di
morti in combattimento o di assassinati dalla monarchia, dal fascismo e dal
nazismo, un sacrificio di vite umane immane che ha consentito al nostro popolo
di vivere l’attuale fase, provvisoria e transitoria, di avanzamento verso la
battaglia decisiva per la conquista della democrazia e della civiltà socialista,
ovvero di una dimensione superiore ed esaltante dell’esistenza umana, dove
tutti gli uomini e tutte le donne si saranno liberati dal bisogno e dal dominio
di un proprio simile.
Per noi, miliziani della rivoluzione
proletaria, che non tramandiamo ai posteri ma che viviamo quotidianamente l’impegno
militante e di lotta di classe per il cambiamento rivoluzionario del nostro
paese, il 25 Aprile 1945 non è stato un punto di arrivo, ma di partenza per il traguardo
storico più avanzato del socialismo. Viviamo questo giorno non di esaltazione e
di festa secondo il significato della coscienza e della cultura borghese,
clericale, qualunquista e populista, ma semplicemente di rallegramento per
quella vittoria transitoria di 69 anni fa e di apprensione per la lotta di
Resistenza e di sopravvivenza all’infamia del capitalismo morente - che nella
sua fase discendente diventa sempre di più aggressivo e repressivo - e per la
prova decisiva dello scontro rivoluzionario che ci attende. Però la formazione
materialistica e marxista-leninista della nostra coscienza ci mette in uno
stato di serenità, di tranquillità, di soave attesa, di certezza nella vittoria
e ci predispone ad ogni prova pur difficile che dovesse essere.
Tra l’altro, Marx ci ha spiegato e
insegnato che la lotta, il travaglio sono la levatrice di ogni vecchia società,
gravida di una società nuova. Nell’ordine sociale dello sfruttamento padronale
senza lotta non c’è cambiamento, non c’è speranza di miglioramento, non c’è
possibilità di vita nuova, non c’è futuro diverso e non c’è neppure motivazione
esistenziale, tutto ciò sino al raggiungimento di una vita dignitosa e
piacevole nel comunismo, dove la lotta cambia e diventa impegno collettivo per
il raggiungimento di un comune livello sempre più elevato di godimento e di
felicità dell’esistenza. Questo è il materialismo dialettico applicato alla
storia dell’umanità, che procede per gradi dalle piccole alle grandi conquiste
e dall’inferiore al superiore, che Engels ci ha scientificamente e
magistralmente rivelato. Senza moto non c’è cambiamento, ma solo permanenza
nello stagno putrescente dell’infame e disumana società capitalistica.
Queste riflessioni affollano, esaltano e
spronano la nostra mente nella ricorrenza del 25 Aprile 1945, giorno di
passaggio dalla lotta alla monarchia, al fascismo e al nazismo alla lotta più
avanzata ed appassionante per la conquista del socialismo e tali sono stati i
convincimenti che in qual giorno hanno invaso la coscienza della classe operaia
- che occupava e difendeva le fabbriche dalle distruzioni nazifasciste -, delle
forze antifasciste e progressive che invadevano le piazze in un sussulto di
gioia, di Liberazione e di speranza per una vita nuova e degli eroi combattenti
Partigiani armati che scendevano dalle montagne, dopo aver sconfitto il nemico
nazifascista, e venivano trionfalmente accolti e festeggiati dalle popolazioni nei
villaggi, nei paesi e nelle città, specialmente del nord Italia, dove la lotta
armata antinazifascista era stata più cruenta e devastante.
I coerenti comunisti e tutti i
rivoluzionari morti durante la lotta antifascista, la Resistenza e la Guerra di Liberazione dalla
monarchia e dal nazifascismo lo hanno fatto non tanto e solo per approdare alla
Repubblica e alla sua Costituzione borghese, clericale e capitalistica, ma
essenzialmente per continuare la lotta lunga la strada che conduce al
socialismo, per proseguire la lotta di Liberazione dal sistema sociale
schiavistico del capitalismo e dell’imperialismo, quella lotta e quella
prospettiva allora vergognosamente tradita dal gruppo dirigente revisionista e
opportunista dell’ex Partito Comunista Italiano, miseramente finito nelle
braccia del potere e dei privilegi della società borghese.
Tocca a noi marxisti-leninisti e
rivoluzionari di professione, a noi classe operaia emancipata, Resistente e
inflessibile agli inganni e alle seduzioni del capitale, a noi intellettualità
d’avanguardia e all’intera società progressiva raccogliere l’eredità del
martirio, del sacrificio e dei combattimenti intrepidi di quanti perirono nella
cruente battaglia, sopravvissero alla tragedia e scesero in piazza quel giorno
del 25 Aprile 1945, tocca a noi raccogliere e rilanciare la passione, il
desiderio e la speranza di socialismo allora ignobilmente svenduti da
personaggi indegni della storia del movimento comunista e operaio italiano.
Compagni di pensiero e di lotta, è bello
ricordare così quel memorabile giorno di 69 anni fa, ma è ancor più bello ed
entusiasmante apprestarci a vivere, con la militanza e la battaglia politica e
sociale tattica e strategica del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista,
il prossimo “25 Aprile” della Liberazione dell’Italia dal capitalismo e della
sua entrata nell’era del socialismo, che prepara l’edificazione di quella
comunista.
Forio (Napoli), 25 Aprile 2014.
* Segretario generale del
P.C.I.M-L.
25 APRILE: IN PIAZZA CONTRO LA TRASFORMAZIONE
REAZIONARIA DELLO STATO E DELLA SOCIETA’ IMPOSTA DAL GOVERNO
RENZI E DALL’UNIONE EUROPEA IMPERIALISTA
1945 – 25 APRILE – 2014: PREPARIAMO UNA
NUOVA “GUERRA DI LIBERAZIONE” DAL CAPITALISMO E PER
IL SOCIALISMO!
Compagni, lavoratori, antifascisti,
sinceri democratici,
il prolungarsi della crisi economica del
capitalismo si sta traducendo in un rafforzamento della reazione politica. Le
controriforme costituzionali e politiche (marcata tendenza alla repubblica
autoritaria di tipo presidenziale, legge elettorale di
stampo fascista, soppressione del bicameralismo perfetto, rafforzamento
dell’esecutivo), vanno di pari passo con le misure antioperaie (estensione
della precarietà, attacco al diritto di sciopero e alle libertà sindacali,
ecc.), alla criminalizzazione e alla repressione dei movimenti di lotta che si
oppongono all’offensiva capitalista.
Obiettivo del governo Renzi, ch’è la continuità perfetta
di quelli berlusconiani, è quello di riscrivere i rapporti di classe a
favore del grande capitale, liquidare gradualmente le libertà democratiche e
smantellare l’impalcatura politico-istituzionale sorta dalla Resistenza, in
nome degli interessi dell’oligarchia finanziaria. L’intesa politica fra Renzi e
il delinquente piduista di Arcore la dice lunga sul falso carattere
progressista di “rottamatore” e del suo governo. Contro questo disegno reazionario va
sviluppata una grande mobilitazione operaia e popolare, che necessita di
chiarezza politica.
La lotta potrà essere vincente solo se la
mobilitazione si svilupperà apertamente e direttamente contro le forze che
dirigono tale disegno dittatoriale. Perciò
bisogna denunciare a chiare lettere che il processo autoritario e antidemocratico in corso è
ispirato e portato avanti dal grande capitale, dalle sue istituzioni
sovranazionali, tra le quali spiccano l’U.E. imperialista e la NATO, artefici della politica
di austerità e di guerra. I trattati e le politiche voluti da Bruxelles e da
Washington sono incompatibili con la Costituzione italiana, seppur
di natura borghese. L’adesione a questi trattati e l’applicazione di
queste politiche è un tradimento dei principi e dei contenuti democratici in
essa contenuti.
Facciamo del 25 aprile una vera giornata
di lotta! Tutti in piazza contro la trasformazione reazionaria dello Stato e
della società, contro le politiche di miseria e i pericoli di guerra! Rafforziamo
l’opposizione frontale al governo padronale di Renzi! Esprimiamo la nostra
protesta contro l’euro-farsa elettorale del 25 maggio con l’astensione
militante e protagonista. Nessun voto alla
U.E. delle banche e dei padroni, dell’austerità, del Fiscal compact, delle
missioni di guerra! Fuori l’Italia dalla U.E., dall’euro e dalla NATO! Costruiamo
un grande Fronte proletario e popolare con
alla testa la classe operaia, avanziamo
nell’organizzazione e nella lotta per costruire una società fondata sul potere
politico della classe operaia e sulla proprietà comune dei mezzi di produzione.
Rivolgiamo un appello ai sinceri
comunisti e agli elementi più avanzati del proletariato a rompere
definitivamente e nettamente col revisionismo e l’opportunismo, a unirsi alla
nostra attività politica per costruire un forte e combattivo Partito comunista,
strumento indispensabile per abbattere il capitalismo e l’imperialismo e
costruire la nuova società. Prendete contatto con noi,
organizziamoci!
PREPARIAMOCI
PER UNA NUOVA “GUERRA DI LIBERAZIONE” DAL CAPITALISMO E PER IL SOCIALISMO!
25 Aprile 2014
COMITATO
NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista
Per contatti: conuml@libero.it - www.conuml.weebly.com
Visitate il Sito del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista www.pciml.org
BOICOTTIAMO LE ELEZIONI EUROPEE 2014
NESSUN VOTO ALL’UNIONE EUROPEA
DELLE BANCHE E DEI PADRONI, RIFIUTIAMO LA POLITICA DI AUSTERITA’
E DI GUERRA!
Il prossimo 25 maggio saremo chiamati a votare
per il parlamento dell’Unione Europea (UE). Che cosa è la UE? Quali interessi difende?
La
UE è
un’organizzazione di carattere imperialista, neoliberista, reazionaria,
guerrafondaia e antidemocratica nella sua essenza, basata su un accordo voluto
dagli Stati europei più ricchi e potenti, dai monopoli capitalistici per
intervenire nella spartizione delle ricchezze del mondo e delle “sfere di
influenza” politica e militare.
La UE è l’artefice e il garante delle politiche di austerità, del
Fiscal compact, del pareggio di bilancio, delle direttive contro gli operai, le
donne, i giovani, i migranti.
E’ la promotrice del taglio delle pensioni e dei servizi
pubblici, delle privatizzazioni delle aziende statali
e municipalizzate per pagare il debito-truffa “pubblico” in mano a
banche e investitori finanziari, della liberalizzazione dei movimenti di
capitale con cui si ingrassano fondi speculativi e mafie.
E’ dunque uno strumento voluto dall’oligarchia finanziaria
per imporre duri sacrifici alla classe operaia e ai popoli, installare governi
di rapina e sopprimere una dopo l’altra le conquiste ottenute con decenni di
lotte.
La natura reazionaria e guerrafondaia della UE è dimostrata
dalle ingerenze e dalle aggressioni militari ai danni di paesi indipendenti,
compiute assieme alla NATO, dal sostegno a forze fasciste e ultranazionaliste,
mentre si criminalizza la protesta sociale e si rafforza la repressione
poliziesca e militare contro i movimenti che resistono alle misure
antipopolari.
I trattati e le politiche voluti da Bruxelles sono
incompatibili con la
Costituzione italiana. L’adesione a questi trattati e
l’applicazione di queste politiche è un tradimento dei principi e dei contenuti democratici in essa
introdotti a seguito della Resistenza. E’ un delitto commesso dalla classe dominante
che, a forza di inganni, menzogne e modifiche legislative, liquida i nostri
diritti, a partire da quello al lavoro.
E’ in atto un processo di crescente trasformazione
autoritaria e reazionaria dell’apparato statale, voluto dal grande capitale e
attuato dai suoi governi in nome dell’UE.
Oggi il governo Renzi, insediato con una manovra di palazzo,
senza alcun mandato popolare, intende portare avanti questo processo con le
controriforme del lavoro, politiche e istituzionali.
Quale modello di società si vuole realizzare sotto la
bandiera dell’UE? Una società soffocata dalla legge del massimo profitto,
rapinata da fameliche oligarchie economiche e finanziarie, oppressa da
tecnocrati che distruggono le conquiste dei lavoratori, la libertà, la
sovranità e l’indipendenza dei popoli.
Dalla adesione allo SME e all’euro,
dal trattato di Maastricht a quello di Lisbona, fino ad oggi, la musica è
sempre stata la stessa: crescita della speculazione finanziaria,
deindustrializzazione, intensificazione dello sfruttamento, aumento della
disoccupazione, della precarietà, smantellamento dello stato sociale,
impoverimento di larghe masse lavoratrici e popolari.
La politica della troika UE-BCE-FMI (Unione Europea-Banca
Centrale Europea- Fondo Monetario Internazionale) ha aggravato e prolungato la
crisi economica del capitalismo scaricando sui lavoratori e sui popoli tutte le
sue conseguenze, spingendoli alla disperazione, distruggendo la loro dignità
esistenziale.
Padroni, parassiti e politicanti
corrotti mentre si arricchiscono a dismisura, ci raccontano che è la povera gente a vivere
sopra le sue possibilità!
Continuano a chiederci sacrifici per un
domani migliore quando è proprio l’UE a far girare all’indietro la ruota del
progresso e dello sviluppo!
Ribellarsi e opporsi è giusto! Gli sfruttati e gli oppressi
devono indebolire e spezzare le catene della UE, togliere consenso e
delegittimare l’inutile, dannoso e costoso europarlamento, foglia di fico della
dittatura del capitale finanziario.
Noi non siamo astensionisti per principio. Siamo per utilizzare,
laddove ve ne sono le condizioni, le
elezioni e la tribuna parlamentare per sostenere gli interessi operai e
popolari, per combattere il capitalismo anche dall’interno delle sue
istituzioni – come fecero il partito bolscevico
con Lenin prima della gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre del 1917 e il
Partito Comunista d’Italia con Gramsci nel 1924 – dimostrando nel contempo ai
settori più arretrati del proletariato che il parlamentarismo borghese
dev’essere superato e presto per via
rivoluzionaria.
Queste condizioni nelle elezioni
europee oggi non vi sono, a causa di leggi elettorali e soglie di sbarramento
antidemocratiche e di stampo fascista, di costi proibitivi, della
disinformazione dei principali mezzi di comunicazione. Purtroppo la classe operaia
e le masse popolari non possono ancora contare sulla presenza di un forte e
combattivo Partito comunista di tipo leninista e di un ampio Fronte popolare
che siano in grado di superare questi ostacoli.
Mentre lottiamo per forgiare questi
indispensabili strumenti, l’unica scelta valida nell’attuale situazione è
quella di negare il voto a partiti reazionari, neoliberisti, populisti,
riformisti e a quelli socialdemocratici, revisionisti e opportunisti della
falsa e ingannevole sinistra che strumentalmente si definisce comunista e a
volte persino sfacciatamente marxista-leninista, che
tentino con nuovi espedienti e manovre di ingannare la classe
lavoratrice operaia e intellettiva e carpirne il voto, partiti che in vario modo fungono da puntello sociale e istituzionale
della UE dei monopoli capitalistici e del capitale finanziario.
Tanto meno è possibile appoggiare
carrozzoni elettorali zeppi di intellettuali
borghesi radical chic, social-liberisti
e opportunisti di tutte le risme che spargono micidiali illusioni sulla riforma
della UE favorendo divisioni nel campo popolare.
Pertanto nessun
voto alla UE delle banche e dei padroni, dell’austerità, del Fiscal compact, delle missioni di guerra!
Fuori l’Italia dalla UE, dall’euro e dalla NATO! Rifiutiamoci di pagare il
debito! Solidarietà internazionalista ai lavoratori e ai popoli che lottano e
resistono all’offensiva capitalista e imperialista!
La protesta
operaia e popolare si esprima nelle elezioni europee del 25 maggio 2014 con
l’astensione protagonista e militante di massa! Manifestiamo in questo modo la
nostra ribellione e opposizione di classe e rivoluzionaria alle imposizioni e
alle politiche criminali della UE!
Rialziamo la
testa e avanziamo nell’organizzazione e nella lotta per costruire una società
fondata sul potere politico della classe lavoratrice e sulla proprietà comune
dei mezzi di produzione.
Chiamiamo le forze del movimento comunista ed operaio, la
gioventù rivoluzionaria, gli intellettuali d’avanguardia, gli antifascisti, gli
organismi di classe, sindacali e popolari, gli
antimperialisti, i sinceri progressisti e democratici ad aderire a questo
appello. Realizziamo l’unità d’azione per boicottare le elezioni europee e
lavoriamo per una manifestazione nazionale unitaria in campagna elettorale.
Roma, 30 marzo 2014
Comitato
Nazionale di Unità Marxista-Leninista
Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista
Per
adesioni: conuml@libero.it
STALIN, LA GUIDA DI IERI E DI OGGI NELLA LOTTA PER IL SOCIALISMO!
Josif
Vissarionovic Stalin a 61 anni dalla morte – Gori (Georgia) 21 dicembre 1879,
Mosca 5 marzo 1953 - rivive più che mai nella coscienza e nell’azione di tutti
i sinceri rivoluzionari in lotta per la conquista del socialismo e rimane il
terrore dei capitalisti, dei neofascisti e dei revisionisti e l’amico fraterno
dei popoli in lotta per affrancarsi dallo sfruttamento capitalistico e
imperialistico!
Oggi ancor di più la figura e l’opera del
grande e universale condottiero del proletariato in lotta brillano sui vessilli
della rivoluzione per seppellire il capitalismo e costruire il socialismo.
Egli, erede e continuatore dell’opera e del pensiero di Lenin, morto
prematuramente, esaltando ed arricchendo la dottrina comunista, elaborata da
Marx ed Engels, affermando ed applicando alla lotta politica e alla costruzione
del primo Stato Socialista nella storia dell’umanità i principi del
marxismo-leninismo è stato un artefice della gloriosa Rivoluzione Socialista
d’Ottobre, della vittoria del proletariato russo e di altre nazionalità nella
guerra civile, scatenata dalle potenze imperialistiche sbarcate coi loro eserciti
sanguinari sul suolo della Russia tra il 1918 e il 1920, il costruttore del
socialismo nell’Unione Sovietica, il condottiero dell’Armata Rossa
nell’annientamento del nazifascismo in Europa e la guida indiscussa dei popoli
in lotta per la conquista del socialismo.
Alla sua morte fu pianto dai proletari di
tutti i paesi della Terra. Nacque e morì povero donando la sua intera esistenza
alla causa superiore e universale del socialismo. Un esempio fulgido ed
insuperabile di abnegazione nella lotta per il riscatto dell’umanità dallo
sfruttamento e dalla schiavitù padronale, una tempra d’acciaio – in russo
Stalin significa proprio acciaio –, una determinazione intaccabile e una
fedeltà assoluta ai principi del marxismo-leninismo e alla causa del socialismo.
Fu sette volte arrestato e rinchiuso nelle prigioni zariste o esiliato in
Siberia e cinque volte evase, l’ultima volta fu liberato nel 1917 dalla
rivoluzione di febbraio. Combatté con determinazione i nemici della rivoluzione
e del socialismo e i collaborazionisti del nemico di classe, cioè i
revisionisti, gli opportunisti, gli economicisti e più tardi i trotschisti
presenti all’interno del movimento operaio e comunista nazionale e
internazionale.
Oggi noi marxisti-leninisti, a 61 anni
dalla morte, non vogliamo solo ricordare ed esaltare il pensiero e l’opera
immortali del grande rivoluzionario georgiano, del protagonista della
costruzione del socialismo inizialmente in un solo paese, ma intendiamo
attualizzare l’esperienza di vita politica e militare del compagno Stalin,
perché egli ci sia di guida nella lotta attuale per abbattere il capitalismo e
costruire la società socialista. Nella fase presente di acutizzazione e
prolungamento della crisi economica del capitalismo, oramai avviato sul viale
del tramonto dalla sua stessa crisi generale, la rivoluzione socialista rimane
prepotentemente di estrema attualità, la sua esplosione va costruita sin da
questo momento all’interno delle forze proletarie in lotta per il diritto al
lavoro, a salari dignitosi, alla scuola, alla salute, al trasporto pubblico,
alla casa, alla pensione, contro le politiche di rapina imposte da UE-BCE-FMI.
Le parole rivoluzione e socialismo devono risuonare incessanti nei luoghi di
lavoro e durante gli scioperi, i cortei e le manifestazioni di rivendicazione
di quanto necessita per la sopravvivenza in questa infame e disumana società
capitalistica.
I lavoratori sfruttati, i disoccupati, i
lavoratori precari, i giovani studenti e operai senza prospettiva di lavoro e,
dunque, di dignità esistenziale, le donne discriminate nei posti di lavoro e
nella società e sacrificate nei lavori domestici, i pensionati ridotti alla
fame e gli strati popolari più poveri devono liberarsi dalla cultura e dalla
propaganda borghese e clericale, acquisire la coscienza di classe e
rivoluzionaria, diventare soggetti non più passivi ma attivi e protagonisti
della nuova ondata della rivoluzione socialista per seppellire per sempre il
dannato sistema capitalistico, conquistare il potere politico alla classe
lavoratrice operaia e intellettiva e costruire la nuova società socialista,
fondata sull’uguaglianza dei diritti e dei doveri e sulla dignità umana. O noi
distruggeremo il dominio del capitale o esso distruggerà noi tutti, con lo
sfruttamento dissennato della natura e del lavoro umano, come già sta avvenendo
con l’inquinamento dell’ambiente, le malattie mortali e la miseria che affligge
le masse popolari.
Con la rivoluzione socialista i popoli
vivranno un passaggio epocale dal sistema capitalistico di sfruttamento e di
privazione d’ogni genere a quello del pieno soddisfacimento dei bisogni della
vita, dalla liberazione dalla schiavitù del lavoro salariato e
dall’oscurantismo culturale clerico-borghese-fascista alla luce del sapere
scientifico e materialistico. Sicuramente sarà una impresa ardua, ma possibile
e ravvicinata nel tempo necessario a costruire nelle masse lavoratrici e
popolari le condizioni soggettive per la sollevazione rivoluzionaria. Ci
incoraggia la circostanza che non partiamo dal nulla avendo come riferimento
concreto e vittorioso il patrimonio ideale e politico, strategico e tattico del
marxismo-leninismo, il pensiero e l’opera immortali dei nostri grandi Maestri
del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, la luminosa
esperienza di oltre 150 anni di lotte e di successi del movimento operaio e
comunista di tutti i paesi, l’eroica lotta del proletariato francese
nell’epopea della Comune di Parigi del 1871, la vittoriosa e gloriosa
Rivoluzione Socialista d’Ottobre del 1917 e il socialismo realizzato nel
ventesimo secolo in Unione Sovietica e in tanti altri paesi della Terra, che
sebbene temporaneamente sconfitto ad opera dei revisionisti è la sola
alternativa sicura al caos, alla decadenza e alla barbarie del capitalismo.
Ma, in particolare, disponiamo dell’esempio di vita, di
sacrificio, di attaccamento al difficile lavoro politico di preparazione della
sollevazione rivoluzionaria delle masse popolari, della capacità di
organizzazione e direzione della lotta politica e ideologica e del Partito
Comunista bolscevico, della guida del movimento comunista internazionale, della
conduzione della guerra patriottica antinazifascista e della semplicità e
modestia nei rapporti coi compagni e i lavoratori tutti del compagno Stalin.
Egli è stato un vero gigante nell’arte della resistenza alle persecuzioni del
nemico di classe, della lotta di classe, della dialettica e dell’indebolimento
e demolizione dei sabotaggi e delle offensive nemiche militari e politiche. Per
rilanciare concretamente l’iniziativa rivoluzionaria dobbiamo prendere esempio
e ripartire proprio dall’esperienza di vita vissuta del compagno Stalin. Nella
storia del genere umano la personalità politica e di statista di Stalin spicca
tra le più eminenti ed è sicuramente quella più amata dai lavoratori di tutti i
continenti perché alla sua figura è legata la storia gloriosa dei proletari al
potere.
Nella fase storica presente ogni
comunista coerente coi principi del marxismo-leninismo, ogni lavoratore e ogni
proletario per costruire la nuova società prima socialista e poi comunista deve
attingere al sapere, al sacrificio, alla resistenza e all’azione rivoluzionaria
di Stalin, a partire dalla formazione della propria coscienza di classe e
rivoluzionaria, affinché l’intero proletariato realizzi il passaggio decisivo
da classe in sé a classe per sé. Naturalmente questo passaggio, propedeutico a
qualsiasi azione rivoluzionaria, passa attraverso la ricostruzione nel nostro
paese di un forte Partito Comunista marxista-leninista di natura bolscevica. A
questa prospettiva lavora il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista
(CONUML) e chiama tutti i sinceri comunisti e gli operai coscienti e combattivi
a separarsi definitivamente e nettamente dagli opportunisti e a raccogliersi
per l’azione comune contro i governi e lo Stato borghesi, clericali e
capitalistici per la difesa e l’estensione dei diritti sociali sin qui
conquistati dal proletariato italiano, con dure lotte e sacrifici, e per la
prospettiva socialista.
Senza organizzazione in un unico e forte
Partito Comunista il proletariato non va da nessuna parte, non può avere
ambizioni di vittoria ed è facile preda degli artigli del nemico di classe. Il
proletario solo va incontro a sicura sconfitta, ma unito agli altri lavoratori
la vittoria nella lotta è sicura. Anche questo ci ha insegnato il compagno
Stalin lavorando, assieme a Lenin, con passione e dedizione all’isolamento e
alla sconfitta dei revisionisti e degli opportunisti per costruire quel Partito
Comunista bolscevico che condusse il proletariato russo alla vittoria e al
trionfo della Rivoluzione Socialista d’Ottobre. Impariamo da Stalin la lotta
per il socialismo e seguiamo le sue orme per la vittoria delle prossime
rivoluzioni proletarie.
Viva il marxismo-leninismo, Viva la
rivoluzione proletaria, Viva la conquista del potere politico da parte della
classe operaia e dei lavoratori suoi alleati, Viva la costruzione del
socialismo e l’edificazione del comunismo, Viva Stalin!
Roma, 5
marzo 2014.
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Piattaforma Comunista
Per
contatti: conuml@libero.it
Visitate il nostro Sito: www.conuml.weebly.com
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
21 Gennaio: l’anniversario
della fondazione del Partito
Comunista d’Italia e i suoi insegnamenti per l’oggi
Il 21 Gennaio di
novantatre anni fa, a Livorno, sull’onda della Grande Rivoluzione Socialista
d’Ottobre, in un momento di crisi dell’intera società italiana, venne fondato
il Partito Comunista d’Italia (PCd’I). Il significato
fondamentale della costituzione del PCd’I fu la rottura aperta della parte
migliore della classe operaia con il riformismo e l’opportunismo, con la
degenerazione socialdemocratica dei partiti della Seconda Internazionale e
l’adesione ai principi della Terza
Internazionale comunista. Solo con quella scelta
fu possibile porre le basi di un partito rivoluzionario e di classe in Italia,
che negli anni seguenti avviò la lotta per la bolscevizzazione, per attuare in
pieno la sua funzione. L’anniversario del 21
Gennaio segna uno spartiacque nelle vicende del movimento comunista e operaio
del nostro paese e mantiene per intero la sua importanza e la sua validità. Anche oggi il mondo
capitalista è immerso in una crisi profonda e multiforme. In Italia è
particolarmente acuta e coinvolge tutte le classi sociali. Le conseguenze
economiche e sociali dello sfacelo capitalista sono drammatiche. Lo
sfruttamento, la disoccupazione e la miseria si aggravano, la corruzione
dilaga. All’offensiva padronale
si accompagnano una crescente reazione
politica e nuove minacce di guerra imperialista. La classe operaia e le
masse popolari, che pure lottano coraggiosamente, sono divise e frenate dai capi riformisti e
opportunisti.I vecchi partiti della
sinistra borghese, riformisti e socialdemocratici, si sono trasformati in
partiti di tipo liberale, sfrenati sostenitori del barbaro sistema
capitalistico. Assieme ai vertici e
alla burocrazia sindacale formano un’ agenzia dell’imperialismo in seno alla
classe operaia e alle masse popolari. Il revisionismo, nelle varie forme che
oggi assume, ne è il complemento teorico e politico. Anche oggi lo
smascheramento, il distacco e la rottura aperta e definitiva, ideologica e
organizzativa, dei comunisti nei confronti del riformismo e dell’opportunismo, malanni cronici del movimento operaio, così come
della pesante eredità del revisionismo e della propensione all’economismo, al
populismo e alle altre tendenze non comuniste, si presentano come una
necessità assoluta per riprendere la via della lotta rivoluzionaria. Una
separazione da portare avanti senza equivoci e tergiversazioni, condizione
imprescindibile per una conseguente azione di classe volta a spazzare via il moribondo
ordine borghese e costruirne uno nuovo, in marcia verso il comunismo. Nella situazione italiana a
questa condizione, se ne deve accompagnare obbligatoriamente una seconda. Stante l’attuale frammentazione
delle forze comuniste, la ripresa e la riorganizzazione devono necessariamente
realizzarsi dentro un processo unitario di partiti, organizzazioni e gruppi che
si sono mantenuti fedeli ai principi del marxismo-leninismo e
dell’internazionalismo proletario, nel vivo della lotta di classe. Per dare soluzione a questo
compito vitale ed urgente è stato costituito il Comitato Nazionale di Unità
Marxista-Leninista (CONUML). Esso è una risposta alla
dispersione, alla confusione ed alla debolezza ideologica e politica del
movimento comunista del nostro paese, un passo avanti per realizzare l’unità
tattica e strategica di cui abbiamo bisogno. Nell’anniversario
del 21 Gennaio facciamo nuovamente appello a tutti i partiti, le organizzazioni
e i gruppi autenticamente comunisti, ai nuclei di operai coscienti e
combattivi, ai giovani rivoluzionari, a unirsi al nostro lavoro con slancio e
determinazione. Dobbiamo
approfondire l’analisi della realtà e realizzare un intervento e un’iniziativa
politica più ampi nella classe operaia e nelle masse lavoratrici, fra i
giovani, negli strati popolari vittime della crisi capitalistica, sostenendo e
unificando le loro lotte, sviluppando la coscienza di classe del proletariato. Il proletariato
rivoluzionario non può e non deve rassegnarsi a rimanere sotto la direzione
degli opportunisti, né sottomettersi alla teoria della “spontaneità”. La
formazione di un unico, forte e combattivo Partito comunista marxista-leninista
è il compito fondamentale e decisivo nella lotta per il potere politico. Oggi vi sono le condizioni
favorevoli per affermare le nostre convinzioni e i nostri propositi socialisti,
perciò è ora di rompere gli indugi e assumersi ognuno le proprie
responsabilità. Uniamoci, organizziamoci e lottiamo assieme per la rivoluzione
e la società socialista! Siamo ovviamente disponibili a partecipare, su un
piano di parità, a iniziative e
manifestazioni comuniste volte a celebrare unitariamente il 93° anniversario della fondazione del Partito Comunista d’Italia.
Gennaio
2014.
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista
Per contatti: conuml@libero.it
Visitate il nostro Sito: www.conuml.weebly.com
Messaggio augurale per il 2014 del compagno Domenico Savio Segretario generale del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
SOLO LA RIVOLUZIONE SOCIALISTA
PUO’ SALVARE IL MONDO DALLA CATASTROFE AMBIENTALE, ECONOMICA E
SOCIALE E DARE DIGNITA’ ALL’ESISTENZA UMANA!
Ai sinceri e coerenti
marxisti-leninisti, all’intellettualità d’avanguardia, alla classe operaia
emancipata dal punto di vista classista e all’intero proletariato del mondo che
aspira a liberarsi dalle catene millenarie dello sfruttamento padronale, del
bisogno e dell’alienazione esistenziale.
Dopo l’ennesimo anno di vita tribolata per le masse
lavoratrici e popolari oggi il genere umano inizia a vivere un nuovo anno sociale
- il 2014 dell’era cosiddetta cristiana e il 5514 della storia scritta (5514
s.s.) - con la solita e ingenua speranza che sia migliore di quelli fin qui
vissuti, ma oramai tutti sanno che il cambiamento non basta invocarlo e non
viene da solo, perché esso può essere partorito solamente da un moto
rivoluzionario che seppellisca l’odierno sistema sociale capitalistico e faccia
nascere e avanzare un nuovo ordine sociale, prima socialista e poi comunista,
fondato sulla proprietà collettiva dei mezzi di produzione e sull’equa
distribuzione della ricchezza prodotta tra tutti i componenti della
collettività ovvero sulla fine dello sfruttamento del lavoro altrui e
sull’abolizione della rapina padronale della ricchezza socialmente prodotta.
Attualmente le statistiche ufficiali
dicono che il Italia il 10% della popolazione – cioè i capitalisti sfruttatori
e rapinatori della ricchezza sociale prodotta dalla classe lavoratrice -
possiede oltre il 50% della ricchezza nazionale, mentre negli Stati Uniti
d’America quel 10% scende persino e vergognosamente all’1%. Abbiamo pochi
ricchi sfondati da una parte e una moltitudine di poveri che stenta a
sopravvivere dall’altra e che invoca giustizia. E’ così da millenni, da quando
gli uomini più furbi e spregiudicati imposero la legge disumana del più forte
che schiaccia il più debole socialmente diventando i padroni della vita altrui,
delle attività umane, dei beni prodotti e dell’organizzazione della vita
sociale. Così nacquero le classi sociali, quella borghese e quella proletaria,
con la prima che si appropriava del potere economico, politico e sociale col
quale ancora oggi continua a tenere schiava la classe lavoratrice, produttrice
di ogni bene sociale.
Sin
dall’origine della storia umana la classe lavoratrice ha ambito liberarsi dalle
catene dello sfruttamento e della dipendenza padronali per assicurarsi
un’esistenza vivibile e dignitosa, lo ha fatto con durissime lotte ed enormi
perdite di vite umane, ma solo col marxismo-leninismo, cioè col passaggio dal
socialismo utopistico a quello scientifico elaborato da Marx ed Engels, ha
trovato la forza ideale, l’organizzazione di classe e rivoluzionaria e la
strategia per sconfiggere il nemico di classe. Così abbiamo vissuto la grande
epopea liberatrice della Comune di Parigi del 1871, della vittoriosa
Rivoluzione Socialista d’Ottobre in Russia del 7 novembre 1917 e della
costruzione del socialismo realizzato nel ventesimo secolo, un’epopea,
purtroppo, sconfitta dalla ferocia secolare della dittatura politica e militare
padronale e dai tradimenti e rinnegamenti interni all’organizzazione politica
del proletariato.
Intanto il bisogno di liberazione delle
masse proletarie dal giogo infame del potere capitalistico e imperialistico
diventa sempre più pressante e cosciente, mentre la previsione di Engels “O i
comunisti seppelliranno il capitalismo oppure questo distruggerà l’umanità
intera” ci appare sempre di più attuale e di incitamento alla ripresa della
lotta rivoluzionaria per abbattere il capitalismo e costruire il socialismo. L’avvio
della seconda ondata della rivoluzione proletaria nella storia dell’umanità,
dopo la sconfitta della prima nel secolo scorso, appare sempre più urgente e
possibile. Nella fase che viviamo ci sono tutte le condizioni sociali oggettive
affinché il proletariato, organizzato sotto le proprie bandiere del
marxismo-leninismo, realizzi la propria rivoluzione socialista per instaurare
il potere economico e politico della classe lavoratrice nei singoli paesi. Però
disgraziatamente mancano ancora le condizioni soggettive degli sfruttati, che
stentano a capire, sotto la pressione nefasta del sapere e della propaganda
borghese e clericale, che l’ora della loro liberazione e della rivoluzione
socialista è già suonata da tempo e che manca solo la loro volontà di
ribellarsi e liberarsi.
In Italia il Partito comunista Italiano
Marxista-Leninista già chiama a raccolta le forze sane della rivoluzione
socialista per orientarle nella battaglia e verso la conquista del proprio
potere sociale.
La crisi di sovrapproduzione del sistema
capitalistico e della sua espansione imperialistica è di natura strutturale e
mortale, è irreversibile e diventa sempre più profonda, mentre la sua
inevitabile fine è già nella realtà sociale e come mela marcia aspetta il colpo
finale della rivoluzione socialista per crollare e seppellirsi per sempre sotto
il peso di millenni di ignobile dominio sulle masse lavoratrici e popolari. Il
ritardo di tale crollo sta gettando nella miseria e nella disperazione il
proletariato di tutti i paesi.
In Italia: l’Euro ha letteralmente
dimezzato il potere d’acquisto della Lira ovvero dei salari, degli stipendi e
delle pensioni dei lavoratori e per loro diventa sempre più difficile
sopravvivere; la disoccupazione e la precarietà del lavoro hanno raggiunto
limiti non più tollerabili; i giovani non hanno alcuna prospettiva di lavoro e
di vita dignitosi; il Sud continua ad arretrare sotto il peso schiacciante
della colonizzazione e dello sfruttamento dei capitali del Nord; i servizi
sociali - dalla sanità alla scuola, ai trasporti, alla vivibilità
dell’ambiente, al diritto alla casa, eccetera –, che vengono sempre più
privatizzati, peggiorano progressivamente le prestazioni e aumentano i loro
costi per i cittadini; il popolo italiano è economicamente schiavo della
imperialistica Comunità Europea e del suo sistema bancario e finanziario ed
oramai ha perso ogni sovranità e indipendenza nazionale; l’Italia è
militarmente occupata dagli USA e dalla Nato ed è stata ridotta a strumento di
guerra al servizio degli interessi strategici dell’imperialismo americano ed
europeo nel mondo.
Insomma, la situazione economica, sociale
e politica è matura per realizzare una svolta storica rivoluzionaria per
avviare la costruzione della società socialista, ma manca ancora l’essenziale,
cioè la volontà soggettiva e di riscatto innanzi tutto della parte più avanzata,
dal punto di vista di classista, della classe operaia, manca l’emancipazione di
classe della maggioranza del proletariato – che continua a farsi condizionare e
immobilizzare nella lotta dalla politica borghese revisionista, riformista,
opportunista, economicista, pacifista, movimentista ed estremista – e manca
ancora la comprensione che il nuovo passa solo attraverso la fine del presente.
All’alba del nuovo anno al proletariato
italiano e di tutti i paesi della Terra non possiamo che augurare un risveglio
rivoluzionario, una presa di coscienza che è possibile vivere meglio nel socialismo
prima e nel comunismo dopo e che si tratta di un obiettivo realizzabile sin da
questo momento. Importante è capire che la situazione attuale di crisi e di
arretramento sociale peggiorerà progressivamente la vita sociale dei popoli. Il
socialismo serve a salvare l’umanità prima che il capitalismo la distrugga
irreparabilmente. La descrizione più adatta della situazione presente è “Socialismo
o morte del genere umano”.
I governi borghesi, strenui difensori
degli interessi della dannata classe capitalistica e massacratori di quelli
delle masse lavoratrici e popolari, a partire da quello attuale Letta-Alfano, potrebbero
essere spazzati via in brevissimo tempo, solo che le masse proletarie lo
vogliano. Che il 2014 sia almeno l’inizio della costruzione di una nuova epopea
storica, quella superiore del socialismo. Il Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista lavorerà a questa prospettiva e per essa chiama a raccolta e
alla lotta tutti i sinceri e coerenti comunisti e la classe lavoratrice operaia
e intellettiva del nostro paese. Il proletariato italiano, ispirandosi ai
momenti più alti della sua storia di classe, come la lotta e la Resistenza
antinazi-fascista, la guerra di Liberazione nazionale dalla monarchia e dal
nazi-fascismo e le eroiche lotte antifasciste condotte sino ai giorni nostri, deve
riprendere il cammino verso la conquista del suo potere politico e la
costruzione della sua società prima socialista e poi comunista per realizzare
la propria liberazione dalla schiavitù del lavoro e dello sfruttamento padronale.
Deve smascherare e combattere il movimentismo, il qualunquismo e il populismo
di quelle forze politiche borghesi che approfittano della disperazione sociale
delle masse popolari per conquistare consensi elettorali e sostenere la
sopravvivenza dell’infame sistema capitalistico. La via della salvezza del
popolo italiano sta solo nella lotta di classe e nella rivoluzione socialista.
Viva la lotta di classe, Viva la
rivoluzione socialista, Viva il Socialismo, Viva il Comunismo!
Forio (NA) Italia, 1 gennaio
2014.
Messaggio augurale per il 2014 del compagno Domenico Savio
Segretario generale del Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista
PER UNA SVOLTA RIVOLUZIONARIA E DI CLASSE NEL MOVIMENTO OPERAIO
La crisi continua, ma non per tutti
Mentre la propaganda della borghesia sfruttatrice cerca di
convincerci che la ripresa economica è iniziata, la realtà che viviamo è ben
diversa. La recessione continua e le condizioni di vita e di lavoro di milioni
di operai e di larghe fasce popolari si fanno sempre più dure. La chiusura
delle fabbriche e i licenziamenti continuano. Per chi lavora la situazione è
critica, fra riduzioni salariali, aumento dei carichi, dei ritmi e degli orari
di lavoro e dei ricatti padronali. Il tasso di disoccupazione ufficiale ha sfondato il 12,5%
e crescerà ancora nel prossimo anno. Quello giovanile è al 40%, con cifre
maggiori al sud e fra le donne. 9,2 milioni di persone oggi sono
“ufficialmente” povere, tra cui un milione di bambini in povertà assoluta. La
miseria si abbatte su nuovi strati di lavoratori che non riescono più a
curarsi, a pagare le bollette, a scaldare la casa.
All’altro polo della società, un 10% di borghesi possiede
oltre il 50% della ricchezza nazionale, vivendo nel lusso e nello spreco,
beneficiando della crisi di cui sono responsabili.
Decomposizione
del sistema politico borghese e offensiva reazionaria
Alla profonda e prolungata crisi economica del capitalismo
- un sistema agonizzante che vede acuirsi tutte le sue principali
contraddizioni - si accompagna la decomposizione del sistema politico borghese
e dei suoi vecchi e corrotti partiti, che perdono continuamente consensi. La decadenza di Berlusconi ha segnato l’epilogo del
governo di “larghe intese”. Invece di dimettersi il governo Letta-Alfano – mai
votato dal popolo italiano – continua nella sua nefasta azione. La legge di
stabilità, le privatizzazioni, le sovvenzioni a grandi imprese e banche, il
continuo taglio alle spese sociali, l’aumento delle tasse per i lavoratori e il
blocco contrattuale comportano costi sociali tremendi. Attraverso queste misure
prosegue la politica di austerità e di guerra, di saccheggio sociale imposta
dall’oligarchia finanziaria e dalla troika UE-BCE-FMI, di cui il governo
Letta-Alfano è espressione. Assieme alle misure antipopolari va avanti il piano di
trasformazioni reazionarie a livello politico e istituzionale. L’obiettivo
attuale del governo e di gran parte delle forze parlamentari è la modifica
dell’art. 138 della Costituzione. In tal modo si punta a una Repubblica
presidenziale di tipo autoritario, antidemocratica, che estenderà la reazione
politica a macchia d’olio. I fatti dimostrano che nel contesto dell’aggravamento
della crisi generale del capitalismo la borghesia, per salvaguardare i suoi
interessi e il suo dominio di classe, getta nel fango le libertà conquistate
dalla classe operaia, diventa più aggressiva, non esita a disfarsi dello stesso
ordinamento costituzionale, divenuto incompatibile con le fameliche esigenze
del capitale finanziario.
Il
ruolo dei riformisti e degli opportunisti
In questo scenario il ruolo dei riformisti e degli
opportunisti e dei vertici sindacali è di appoggio servile al capitalismo, di
affossamento delle istanze di cambiamento operaie e popolari. Questi traditori
della classe operaia svolgono un ruolo di freno e divisione delle lotte.
Isolano i settori operai più combattivi. Sostengono l’inutilità dello sciopero
generale (come hanno affermato recentemente Camusso, Fassina e altri) e
organizzano scioperetti che servono a
dimostrare che i lavoratori non hanno voglia di lottare. Criminalizzano
la protesta sociale.
La collaborazione dei capi revisionisti, riformisti e
opportunisti e la politica di immobilizzazione delle masse contro le misure
economiche e politiche sempre più gravi della borghesia aprono spazi alle
destre neofasciste che utilizzano un linguaggio “sociale”. Questa tendenza si acutizzerà con
la segreteria del PD in mano al ciarlatano liberista e democristiano Renzi,
appoggiato dai Marchionne, dai Montezemolo e dai finanzieri delle isole Cayman.
Il PD sarà ancor più moderato e antioperaio, si sgancerà dalla rappresentanza
dei suoi tradizionali settori sociali di riferimento. Ma così facendo sarà
oggetto di contraddizioni ancor più profonde, di cui dobbiamo approfittare.
La resistenza operaia e popolare: ripresa e limiti
Negli ultimi mesi la
classe operaia e alcuni settori popolari hanno ripreso il cammino di lotta
contro le conseguenze della crisi economica, l’offensiva capitalista, le
manovre reazionarie.
La momentanea paralisi
post-elettorale è stata infranta, si è aperta una nuova fase di mobilitazione
ascendente, in cui si moltiplicano le proteste e le mobilitazioni di massa su
diversi terreni: lavoro, salario, casa, ambiente, lotta alle privatizzazioni,
alle tasse, ecc. Dagli operai ai tranvieri, dagli studenti alle donne del
popolo, dai senza casa agli immigrati, da Genova a Napoli, dalla Val Susa alla
Sicilia la resistenza e le mobilitazioni si sviluppano riempiendo le strade. La
classe operaia, specie quella delle fabbriche investite dalle dismissioni e
dalle ristrutturazioni, esige soluzioni dignitose per il lavoro, il salario e
le pensioni a spese dei capitalisti e dei ricchi. Altri settori sociali,
vittime della crisi, impoveriti e declassati, si sono messi in movimento. All’interno di queste mobilitazioni osserviamo un
più netto rifiuto delle logiche istituzionali e parlamentari, una maggiore
radicalizzazione delle forme di lotta. Ma dobbiamo anche riconoscerne i profondi limiti esistenti: la
dispersione del movimento di lotta, la scarsa continuità, la mancata
unificazione su contenuti anticapitalisti, l’economicismo, l’assenza di
progettualità e prospettive politiche rivoluzionarie. Ciò è dovuto al prevalere e alla
deleteria influenza degli opportunisti di destra e di sinistra nel movimento
operaio e comunista, al basso livello di coscienza di classe esistente. Ciò
favorisce le manipolazioni delle masse da parte della borghesia e dei suoi
demagoghi servi populisti e fascisti.
Per una svolta radicale, per
l’alternativa di potere
Occorre
dunque superare questi limiti. Come? Nell’immediato è importante lavorare per
sviluppare e unificare politicamente i numerosi torrenti di lotta contro il
governo antipopolare Letta-Alfano, chiamando a manifestare in ogni occasione
fino allo sciopero politico generale per provocarne la caduta nelle piazze e
nelle fabbriche. L’azione
delle masse è un fattore risolutivo, che assume una crescente rilevanza nella
situazione attuale. Perciò va dato impulso dal basso a una maggiore
partecipazione attiva e unitaria alle lotte, agli scioperi. Occorre rafforzare
il protagonismo, la mobilitazione e l’organizzazione delle masse, con la
formazione di organismi di fronte unico dal basso (consigli di fabbrica,
comitati di sciopero e di lotta, commissioni operaie, assemblee di Rsu,
delegati, organizzazioni territoriali di lotta su specifici problemi sociali e
altri organi di lotta) che attuino la democrazia proletaria e prendano in mano
l’organizzazione delle lotte contro il potere costituito e il regime
capitalistico. Lo
sviluppo di un fronte unico anticapitalistico e antimperialistico di lotta del
proletariato, imperniato su una piattaforma di difesa intransigente degli
interessi economici e politici degli sfruttati, con rivendicazioni frontalmente
dirette contro il capitale monopolistico e le sue istituzioni, come l’Unione
Europea, è essenziale nelle condizioni attuali. La creazione di una combattiva
opposizione sindacale di classe dentro e fuori i sindacati confederali,
embrione di un vero Sindacato di classe, è un aspetto di questo processo di
riorganizzazione politica del proletariato e di conquista delle masse. Su tali basi va formata un’ampia
alleanza di forze e organismi politici, sindacali e sociali del movimento
operaio e dei settori popolari colpiti dalla crisi. Un vero Fronte popolare –
dove i marxisti-leninisti svolgeranno un ruolo di formazione e di orientamento
verso la rivoluzione socialista e il Socialismo -, diretto dalla classe operaia, un’alternativa politica unitaria e popolare per abbattere un regime di
parassiti, di speculatori, di ladri e di corrotti e aprire la via a un Governo
rivoluzionario che sia espressione del potere della classe operaia e di tutti
gli sfruttati, che sorga dalla loro lotta. Il contrasto crescente fra forze produttive e rapporti
borghesi di produzione, gli sviluppi della crisi capitalistica e le misure
predatorie adottate dalla borghesia impongono dunque di farla finita una volta
per tutte col cretinismo parlamentare – mentre va sostenuta, laddove ve ne sono
le condizioni, la partecipazione alle elezioni e la lotta dalla tribuna
parlamentare e nelle assemblee elettive per sostenere gli interessi del
proletariato e delle masse lavoratrici e combattere il nemico di classe anche
dall’interno del suo potere istituzionale - con il riformismo illusorio, con
l’opportunismo imbelle, con i partiti che predicano la conciliazione di classe
e sono un pericoloso ostacolo per l’unità del proletariato. E’ necessaria una radicale svolta di classe e
rivoluzionaria, nelle forme di lotta e di organizzazione, nel programma e nelle
parole d’ordine, nell’educazione dei proletari, nello spirito della lotta
rivoluzionaria per il potere, nel lavoro internazionalista, nell’azione
politica e nelle alleanze che corrispondono alle condizioni concrete della
lotta di classe, per poter affrontare il periodo di burrascosi conflitti di
classe che è davanti a noi. Senza questa svolta il malcontento rischia di
essere intercettato dalle forze reazionarie che agiscono come strumenti del
grande capitale per recuperare la collera montante contro l’UE e i governi
dell’austerità dividendo la classe operaia e le masse popolari.
Unità
e lotta dei comunisti per un forte Partito!
Di qui la decisiva importanza di una direzione comunista
ferma nei principi, che conosca le leggi della rivoluzione, che abbia
sufficiente esperienza ed audacia, che sappia fissare, nelle diverse tappe
della rivoluzione, la direzione del colpo principale del proletariato, in grado
di assumere una chiara posizione politica e sia agile nella tattica, tenendo
ben saldo l’obiettivo dell’abbattimento del dominio borghese. Nell’attuale situazione,
oggettivamente favorevole allo sviluppo di lotte di massa rivoluzionarie,
aumentano i compiti e le responsabilità dei comunisti e si rafforza la spinta
alla loro unità, in funzione della
costruzione di un forte e combattivo Partito comunista nel nostro paese, quale
reparto di avanguardia del proletariato. La recente costituzione del
Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML) è una risposta alla dispersione, alla confusione ed
alla debolezza ideologica e politica del movimento comunista del nostro paese,
un passo avanti per una migliore
organizzazione della lotta di classe, basata sui principi del
marxismo-leninismo e dell’internazionalismo proletario. I marxisti-leninisti chiamano
tutti i partiti, le organizzazioni e i gruppi autenticamente comunisti e i nuclei di operai coscienti e combattivi a
rompere nettamente, apertamente e definitivamente con le varie tendenze
revisioniste, opportuniste e socialdemocratiche ed a unirsi nel CONUML. Ciò per
dar vita a un intervento e ad un’iniziativa
politica rivoluzionaria più ampia e coesa nella classe operaia e nelle masse
popolari, spingendole alla lotta contro la borghesia e per il socialismo. Non c’è altro tempo da
perdere con tatticismi e attendismi, con la passività, con il localismo. Il
proletariato non può e non deve rassegnarsi a rimanere sotto la direzione degli
opportunisti, con la quale si andrà incontro alla sconfitta. E’ ora di rompere gli indugi e assumersi
le proprie responsabilità. Prendete
contatto con noi, organizziamoci, uniamoci!
Roma, 14 dicembre 2013.
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista
Per
contatti: conuml@libero.it
Visitate
il nostro Sito: www.conuml.weebly.com
RELAZIONE POLITICA DI DOMENICO SAVIO,
SEGRETARIO GENERALE DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA, AL 3°
CONGRESSO NAZIONALE DEL P.C.I.M-L., CHE SI E’ SVOLTO NEI GIORNI 16 E 17
NOVEMBRE 2013 NELLA SEDE NAZIONALE DEL PARTITIO A FORIO (NA) ITALIA IN VIA
PROVINCIALE PANZA N. 37.
Care
compagne e cari compagni, lavoratrici e lavoratori, simpatizzanti del P.C.I.M-L.,
intellettuali d’avanguardia, anticapitalisti e antimperialisti, progressisti
tutti,
vi portiamo il saluto fraterno, di classe
e rivoluzionario del Comitato Centrale uscente del Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista e vi esprimiamo tutta la nostra stima per aver partecipato
all’Assemblea di apertura del 3° Congresso nazionale del nostro Partito, Assemblea
aperta alla partecipazione e al contributo prezioso di idee e di proposte anche
di singoli compagni e simpatizzanti, di delegazioni delle organizzazioni
marxiste-leniniste e della sinistra di classe italiana. Un saluto particolare
rivolgiamo ai singoli compagni e delegazioni provenienti dall’esterno
dell’isola d’Ischia per i costi e i maggiori disagi che hanno dovuto affrontare
per essere qui presenti. Esprimiamo particolare riconoscenza ai partiti e
organizzazioni marxiste-leniniste di altri paesi che non hanno potuto
partecipare a questa nostra assise, per altri impegni politici e di lotta di
classe, e ci hanno fatto pervenire un messaggio scritto che leggeremo
all’inizio del dibattito che seguirà la lettura della presente relazione
congressuale. Un saluto affettuoso e rivoluzionario rivolgiamo ai nostri
compagni militanti e dirigenti di altre
regioni italiane che per ragioni economiche e di lontananza non hanno potuto
essere tra noi. Salutiamo calorosamente la delegazione di Piattaforma
Comunista, che col nostro Partito è impegnata all’interno del Comitato
Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML) per costruire l’unità di tutti i
marxisti-leninisti italiani all’interno di un unico, grande partito di classe e
rivoluzionario per preparare e compiere la Rivoluzione
Socialista nel nostro paese. Un saluto particolare, fraterno,
internazionalista, rivoluzionario e di grandi successi per la causa del
socialismo e del comunismo rivolgiamo ai partiti e organizzazioni
marxisti-leninisti uniti nella Conferenza Internazionale dei Partiti e
Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML), di cui Piattaforma Comunista è
parte integrante e a cui il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
partecipa, in attesa dell’ammissione ufficiale, come membro osservatore.
Anche questo nostro 3° Congresso, come lo
è stato per il 1° e il 2° e lo sarà fin quando il disumano, violento e infame
sistema capitalistico non sarà seppellito per sempre dalla rivoluzione
socialista compiuta dalle masse lavoratrici e popolari, si svolge nell’epoca
“dell’imperialismo e delle rivoluzioni proletarie”, della lotta di classe - che
diventa sempre più cosciente e determinata per abbattere il vecchio e decrepito
potere padronale, borghese e clericale e costruire il nuovo ordine sociale del
potere socialista - e della sofferenza esistenziale delle masse proletarie che
peggiora progressivamente con l’aggravarsi inevitabile e inarrestabile della
crisi del capitalismo e della sua espansione imperialistica. Si acuisce la
lotta di classe tra borghesi e proletari, sfruttatori e sfruttati, produttori e
rapinatori, sazi e affamati. Il plurisecolare sistema capitalistico, fondato
sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sul sistema della produzione sociale
della ricchezza e dell’appropriazione capitalistica di essa e sulla povertà
crescente delle masse popolari che la ricchezza producono in un ordine sociale
di schiavitù e repressione, è irreversibilmente sul viale del tramonto, la sua
morte è insita nel suo stesso sistema economico, dove la fase recessiva della
crisi alimenta e fa esplodere tale contraddizione prevista e descritta
magistralmente da Marx e Lenin. Quella attuale è una crisi inarrestabile del
sistema economico e sociale capitalistico, che, tra fase espansiva, depressiva
e recessiva, dura da circa un secolo ed è destinata ad aggravarsi sempre di più
e ad avvicinare la possibilità della rivoluzione socialista e della conquista
del potere politico da parte della classe lavoratrice operaia e intellettiva.
Col procedere della sua crisi, perché si tratta di una crisi economica e
finanziaria prodotta e alimentata dallo stesso sistema dominante, il
capitalismo, che già intravede all’orizzonte il suo tramonto e la sua morte
storica, rafforza le sue difese di potere, istituzionali e militari attraverso
governi reazionari e repressivi, politiche economiche liberticide e affamatrici
dei popoli, accentramento del potere imperialistico continentale e mondiale,
spionaggio e controllo della vita sociale e dei singoli individui, guerre
regionali e locali di controllo politico e di sfruttamento delle risorse
naturali, preparandosi a una nuova guerra interimperialistica, e inasprendo la
repressione di classe sulle masse lavoratrici e popolari che lottano, al
momento tra limiti e disorganizzazione di classe e rivoluzionaria, per la
propria liberazione dalla schiavitù e dallo sfruttamento padronale lungo la
strada che condurrà alla rivoluzione socialista e al socialismo.
Il capitalismo fonda il suo essere
sull’accumulazione costante e progressiva del profitto, costituito da una parte
consistente della giornata lavorativa non pagata ai lavoratori e che attraverso
la produzione delle merci e la loro commercializzazione diventa tale e si
trasforma nella disponibilità di ricchezza per i capitalisti. Il capitalismo
per sopravvivere ha bisogno di alimentarsi continuamente di nuovi profitti,
diversamente esaurisce quelli posseduti e muore. Storicamente il capitalismo si
è nutrito, come una sanguisuga che ha succhiato il sangue dalle vene di
miliardi di uomini e donne dalla loro nascita alla morte, dello sfruttamento
della forza lavoro nelle attività
agricole, industriali e mercantili,
delle risorse naturali minerarie e faunistiche, delle guerre cicliche, della
speculazione finanziaria, dell’espansione e dominio imperialistico sul pianeta
e attualmente, con la complicità e collaborazione dei suoi governi nazionali e
di aree, del debito pubblico, che è una nuova fonte inesauribile di profitti
per decenni e persino secoli, che costituisce uno strumento straordinario -
attraverso le manovre economiche sanguisughe dei governi padronali, borghesi e
clericali di centrodestra e di centrosinistra e di tutta l’accozzaglia
revisionista, socialdemocratica, riformista, opportunista e movimentista della
falsa sinistra – per prelevare ricchezza, con tasse, tagli e aumenti di servizi
sociali e diminuzione di salari, stipendi e pensioni, dalle masse popolari e
trasferirla nei forzieri delle banche e delle multinazionali della finanza
affaristica e speculativa del capitalismo nazionale e globalizzato. Il debito
pubblico, oramai rappresentato unicamente da montagne di profitti che crescono
a ritmo impressionante, perché sicuramente il prestito nominale è stato estinto
già da tempo, oramai soffoca sempre più pressantemente le già difficili condizioni
di vita dei popoli della Terra. Tale debito, dalle origini ai giorni nostri
dell’epoca capitalistica, è uno dei più abusati strumenti azionati per rapinare
i popoli del loro lavoro e della loro ricchezza prodotta con immani sacrifici
di vita.
Nella fase attuale lottare per
l’azzeramento, ovvero il disconoscimento, del debito pubblico significa lottare
contro le possibilità di sopravvivenza del morente sistema capitalismo, perché il
debito cosiddetto sovrano costituisce un suo consistente foraggiamento di
profitti senza i rischi collegati alla
produzione reale, alla sua commercializzazione e alle crisi di sovrapproduzione
delle merci e dei capitali. Certo, anche l’accumulo stratosferico dei profitti
provenienti dal debito pubblico può determinare la sovrapproduzione esponenziale
di capitali che non trovano collocazione nel sazio mercato finanziario mondiale,
però si tratta di ricchezza capitalistica accumulata meno esposta rispetto alle
crisi di produzione e di smercio. Comunque, noi marxisti-leninisti siamo
scientificamente certi della morte per crisi del capitalismo, questo processo
autodistruttivo dall’interno del sistema capitalistico lo hanno magistralmente
analizzato e definito i Maestri del marxismo-leninismo, in particolare Marx.
Engels e Lenin. L’economia capitalistica vive un periodo di crisi di circa un
secolo, a partire dal 1929, con alterne fasi di crescita, stagnazione e
recessione e questa crisi va progressivamente aggravandosi senza possibilità di
fuoriuscirne, il suo cancro inestirpabile è, appunto, la produzione sociale
della ricchezza e la sua appropriazione capitalistica, che determina la società
divisa in classi, le disuguaglianze sociali e la drammaticità dell’esistenza
delle masse lavoratrici e popolari, costrette a vivere di precarietà e di
povertà sino al sacrificio in molti casi persino della morte prematura. E
comunque il capitalismo non muore da solo, pure se in crisi profonda ha bisogna
dell’ultima spallata rivoluzionaria delle masse proletarie. Dobbiamo anche
avere coscienza che più si aggrava la crisi del sistema capitalistico e più
questo reagisce con violenza e repressione, mediante governi reazionari,
sanguinari, fascisti e persino nazisti e, vedendosi perduti, possono ricorrere
alla guerra distruttiva di ogni cosa, insomma, “muoia Sansone con tutti i
filistei”. Ecco perché il proletariato rivoluzionario, col suo partito di
classe e rivoluzionario marxista-leninista, deve essere sempre pronto a
trasformare la repressione e la guerra imperialistica in rivoluzione socialista
- come avvenne in Russia il 7 novembre 1917 con la gloriosa Rivoluzione
Socialista d’Ottobre, guidata da Lenin e Stalin, che avviò quella prima
grandiosa epopea del socialismo realizzato nel secolo scorso - per dare il
colpo finale all’infame sistema dello sfruttamento padronale e aprire la strada
all’avvenire socialista e comunista.
Senza ombra di dubbio possiamo affermare
che già oggi vi sono tutte le condizioni materiali per abbattere il capitalismo
con la rivoluzione socialista e prima che questo arrechi altri e irreparabili
danni all’umanità. Non dimentichiamo mai che il capitalismo, specialmente nella
sua fase di espansione imperialistica o detta impropriamente di globalizzazione
della produzione e del commercio, sfrutta ogni risorsa umana e naturale
esistente sul pianeta, dalla forza lavoro degli uomini alle risorse minerarie e
ambientali, senza risparmiare l’utilizzo selvaggio dell’atmosfera e dello
spazio sovrastante producendo inquinamento e distruzione di ambienti naturali,
come le foreste tropicali, e specie animali, sino a compromettere la stessa
sopravvivenza della specie umana. E’ questa reale tragedia che corre l’umanità
che circa 150 anni fa faceva dire pressappoco al compagno e scienziato Engels
che “O i comunisti distruggeranno il capitalismo oppure questo distruggerà
l’umanità intera”. Cari compagni, oggi siamo sul precipizio di questa verità
scientifica e storica, o il proletariato organizzato e in lotta riuscirà a
seppellire per sempre il capitalismo, nella sua attuale più spregiudicata fase
imperialistica, oppure esso continuerà a trascinarci nel baratro della
invivibilità del pianeta e della distruzione della vita. Lenin diceva che
“L’imperialismo è la fase suprema del capitalismo e l’epoca della lotta di
classe e delle rivoluzioni proletarie” per passare al nuovo e superiore ordine
prima socialista e poi comunista. Se il nemico di classe si agita tanto e
investe ingenti risorse nello spionaggio, nella corruzione e nella repressione
poliziesca e bellica per prevenire e combattere il “pericolo” comunista, cioè
la prospettiva della società prima socialista e poi comunista, significa che il
comunismo non è morto, come strumentalmente affermano e propagandano i nostri
avversari sfruttatori e imbonitori delle varie religioni, ma che, anzi, esso,
come scienza sociale, sapere del divenire, idealità e prospettiva
dell’organizzazione sociale dell’uomo, è più che mai vivo e vegeto e infonde paura
e sgomento alla classe borghese, che sa di dover morire per mano della
rivoluzione sociale del proletariato. La prima ondata della rivoluzione
proletaria, che nel secolo scorso ebbe inizio con la vittoriosa e gloriosa
Rivoluzione Socialista d’Ottobre, ha dimostrato alle masse proletarie di tutti
i paesi della Terra che con l’organizzazione politica, la lotta di classe e il
capovolgimento rivoluzionario della situazione esistente è possibile costruire
la società socialista e avanzare verso l’edificazione di quella comunista.
Quell’esperienza, unica e nuova nella
storia dell’umanità, ha dimostrato inconfutabilmente che il secolare potere
padronale dello sfruttamento e dell’alienazione delle masse popolari può essere
annientato e sostituito da un nuovo ordine sociale, quale è quello prima
socialista e poi comunista, fondato sulla liberazione dallo sfruttamento e
sull’uguaglianza sociale di tutti gli individui, che è possibile garantire la
dignità e la liberazione dal bisogno del genere umano. Tale esperienza non è
finita per l’esaurimento della forza propulsiva della Rivoluzione Socialista
d’Ottobre, come affermò il traditore e rinnegatore degli ideali socialisti
Enrico Berlinguer, o dello sviluppo dell’economia socialista – come, al
contrario, avviene nella società capitalistica, dove la sovrapproduzione di
merci e capitali e le conseguenti crisi bloccano l’ulteriore sviluppo delle
forze produttive, cioè la possibilità reale e concreta per tutti di poter
lavorare per affrancarsi dalla schiavitù e dalla sofferenza del bisogno -, ma
per la sopravvivenza e l’affermazione nel Partito Comunista dell’Unione
Sovietica di personaggi, come Trotskij, Krusciov e altri, che ancora
condizionati dalla cultura borghese e schierati al servizio dei nemici
capitalisti riescono a conquistare la maggioranza nel Partito e a bloccare
l’ulteriore avanzamento verso il socialismo avviando un processo di burocratizzazione
e di corruzione borghese delle istituzioni statali e di ritorno al capitalismo.
Nella sconfitta temporanea del socialismo realizzato nel ventesimo secolo non
ci sono altre motivazioni se non quelle del tradimento e del servilismo
culturale e opportunista di detti personaggi verso il sistema capitalistico.
Quell’incidente di percorso nella lotta del proletariato per la conquista del
socialismo e la tragedia che ne è seguita – in tema di peggioramento delle
condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari in tutti i paesi della
Terra, di riaffermazione del dominio assoluto del capitalismo e
dell’imperialismo sul pianeta e sugli spazi extraterrestri, di ritorno al
peggiore idealismo e oscurantismo religioso, di rinascita dei pericoli
nazi-fascisti e di quelli di nuove guerre interimperialistiche – ci insegna
inappellabilmente che sino all’edificazione della società comunista lo
strumento della lotta di classe tra vecchio e nuovo, tra progresso e regresso non
deve mai affievolirsi, perché il capitalismo, con la ricchezza usurpata e
disponibile, col sopravvivere di secolari convincimenti e consuetudini, con gli
strumenti della cultura reazionaria, delle credenze e dei dogmi soprannaturali,
della struttura economia padronale non ancora debellata sull’intero pianeta,
del controllo dei mezzi di comunicazione e formazione dell’opinione pubblica,
della sua scuola di classe e del dominio sociale non cesserà mai di tentare la
rivincita sino a quando non sarà definitivamente estirpato dalla coscienza dei
popoli e sin quando il comunismo non avrà conquistato l’intera umanità.
Ieri come oggi i peggiori nemici del
partito di classe e rivoluzionario, della rivoluzione socialista e della
costruzione della società socialista sono – ancor più dello stesso capitalismo,
che la rivoluzione d’Ottobre, la dittatura del proletariato, l’economia
pianificata e la costruzione dello stato socialista spazzarono via - le
peculiarità borghesi, controrivoluzionarie e reazionarie del revisionismo
teorico, ideologico e politico della dottrina comunista, dell’opportunismo,
dell’egoismo, dell’esibizionismo, dell’economicismo, del pacifismo, del
movimentismo, dell’estremismo, dell’anarchismo e altro che storicamente hanno
contribuito a rendere difficile il cammino rivoluzionario delle masse
proletarie e a demolire le conquiste socialiste. Questa zavorra di pensiero deteriore
della specie umana e di azione controrivoluzionaria costituisce un vero cancro
all’interno del movimento operaio e comunista internazionale e senza una sua
sconfitta radicale sarà difficile riprendere il cammino verso il socialismo. E’
un vero nemico interno, più insidioso e pericoloso di quello esterno,
foraggiato culturalmente e materialmente dal nemico di classe e che noi, armati
dei principi del marxismo-leninismo,
dobbiamo affrontare e smascherare a testa alta e in campo aperto senza
timore alcuno, perché ogni esitazione gioverebbe al suo ruolo di cane da presa
posto a guardia della sopravvivenza del capitalismo.
Queste verità oramai sperimentate dai
sinceri e coerenti comunisti negli ultimi due secoli oggi ci inducono a
riflettere sugli strumenti da approntare per condurre vittoriosamente a termine
la lotta di classe e il capovolgimento rivoluzionario della situazione
presente. I nostri Maestri ci hanno insegnato “Che senza teoria rivoluzionaria
non vi può essere movimento rivoluzionario”, che “Il proletariato non ha altra
arma che l’organizzazione nella lotta per il potere”, cioè la disponibilità di “Un
Partito rivoluzionario marxista-leninista incardinato sui fondamenti teorici,
politici e organizzativi del Bolscevismo”, e che “Senza un tale partito non si
può nemmeno pensare di rovesciare il capitalismo e l’imperialismo, di
conquistare il potere politico alla classe lavoratrice operaia e intellettiva”.
Noi riteniamo che oggi in Italia il Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista - fondato il 3 dicembre 1999 sulla piattaforma granitica del
marxismo-leninismo, sul pensiero e l’opera immortali di Marx, Engels, Lenin e
Stalin, sull’esperienza della migliore e superiore tradizione rivoluzionaria
della Comune di Parigi del 1871, della Rivoluzione russa del 1905, della
immortale e gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre del 7 novembre 1917, di
cui appena dieci giorni fa ne abbiamo ricordato il 96° anniversario mentre ci
prepariamo a organizzare l’avvenimento memorabile del 100° anniversario nel
2017, della fondazione e dell’attività del Partito Comunista d’Italia nel
periodo buio del fascismo e del nazismo, della Resistenza comunista
antinazi-fascista, del ruolo della classe operaia e dei comunisti italiani
nella Guerra di Liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo e dalla monarchia e
della coraggiosa lotta di classe condotta nell’ultimo sessantennio da una parte
importante della classe operaia italiana lungo la difficile strada che condurrà
al socialismo – è il Partito dei fedeli insegnamenti di classe e rivoluzionari dei
nostri Maestri, del marxismo-leninismo in Italia, dell’organizzazione e della
guida dell’avanguardia della classe operaia e dell’intellettualità progressiva,
della preparazione e del compimento della rivoluzione socialista e della costruzione
del socialismo nel nostro paese.
Nelle difficili condizioni odierne della
lotta di classe per il socialismo, accerchiati e pressati come siamo in ogni
parte nella realtà sociale dai nemici revisionisti e opportunisti, quali sono Sinistra
Ecologia e Libertà, Rifondazione Comunista, I Comunisti Italiani, Partito
Comunista dei Lavoratori, Partito di Alternativa Comunista e altre sigle che utilizzano
opportunisticamente la parola comunista e persino un frasario
marxista-leninista per ingannare e accattivarsi il consenso di lavoratori ancora
ideologicamente e politicamente sprovveduti e raggirati da autentici mestieranti
della politica il cui scopo è solo quello di beneficiare dei privilegi
istituzionali e di vita che la società borghese mette istituzionalmente a loro disposizione,
il nostro è ancora un piccolo partito, orgoglioso della sua natura
marxista-leninista e della sua funzione di classe e rivoluzionaria che svolge
nella società italiana e nei rapporti internazionali ed è destinato a crescere
man mano che si infiammerà la lotta di classe e le masse lavoratrici e popolari
prenderanno coscienza della propria condizione di classe derubata della propria
ricchezza lavorativa e che l’unica alternativa possibile per uscire dalle
tragedie quotidiane del capitalismo è la rivoluzione sociale per il socialismo.
Questa in cui siamo è la sede nazionale
del P.C.I.M-L., dove in passato ha vissuto il compagno Gennaro Savio, dirigente
comunista morto il 13 febbraio 1997.
In Italia non abbiamo ancora altre sedi, che presto
avremo, bensì la presenza di varie realtà di Partito che operano in diretto
contatto con la Direzione
nazionale. Il P.C.I.M-L. non è il partito delle tessere, procediamo con estrema
prudenza nel tesseramento e ogni iscrizione avviene in base alle rigidissime
norme sancite nello Statuto, perché il partito della rivoluzione socialista,
secondo l’insegnamento e l’esperienza storica del marxismo-leninismo, deve
essere un’organizzazione di quadri rivoluzionari, fondata sul centralismo
democratico e sulla sottomissione dell’istanza inferiore a quella superiore,
dove non sono ammesse né tollerate le frazioni interne e dove le scelte della
maggioranza impegnano parimenti l’interro partito. Ma dopo il 1° e il 2° questo
3° Congresso segna un importante passo in avanti sulla via della crescita
territoriale del Partito e della sua attività politica nel sociale.
In Italia siamo impegnati su tutte le
questioni sociali – sul diritto al lavoro, al salario e allo stipendio
garantiti, alla casa, alla pensione sicura e dignitosa, all’assistenza
sanitaria piena, pubblica e gratuita, al trasporto pubblico, alla scuola
pubblica, di massa e gratuita per tutti, sulla gestione pubblica dei servizi
sociali, contro la privatizzazione dei beni pubblici della collettività e il
caro-vita, sulla diminuzione progressiva delle tasse nazionali e locali alla
classe lavoratrice e alle masse popolari, sulla tassazione adeguata dei
profitti, delle rendite parassitarie e dei patrimoni della classe capitalista e
dello Stato del Vaticano che opera sul territorio nazionale, sulla questione storica
mai risolta dell’arretratezza infrastrutturale del Mezzogiorno, che è un
problema nazionale e in quanto tale deve
essere risolto, perché con l’Unità d’Italia il Sud fu annesso dal ricco e
sviluppato capitalismo del Nord e l’Unità non avvenne su basi paritarie, ma di
sudditanza. Ancora oggi il sistema bancario del Mezzogiorno, specialmente dopo
le sciagurate privatizzazioni dello Stato centrale, è nelle mani del capitale privato
del Nord, oltre ad aver sofferto il Sud, nel corso dei decenni dell’epoca
monarchica e repubblicana, di minori investimenti pubblici per lo sviluppo e
l’adeguamento delle strutture sociali, come ferrovie, strade, scuole, case
economiche e popolari, trasporti, ospedali, mercati, eccetera. Siamo pure
impegnati sul problema della difesa dell’ambiente, contro l’inquinamento dei
territori, le discariche abusive e infrastrutture civili e militari, che
servono solo all’accumulo di profitti capitalistici e che danneggiano la vivibilità delle popolazioni
sui territori interessati, come l’Alta Velocità in Val di Susa e l’allargamento
delle basi militari degli USA e della Nato, come la base militare americana di
Vicenza. Per fronteggiare il dramma della disoccupazione e dare qualche
possibilità di lavoro ai giovani il P.C.I.M-L. rivendica che ogni azienda
chiusa dai padroni venga requisita dallo Stato e affidata alla gestione dei
lavoratori licenziati e supportati dagli aiuti necessari. In più occorre
abbassare l’età pensionabile degli uomini e delle donne. Insomma, il P.C.I.M-L.
è fortemente impegnato sul fronte delle lotte sociali nazionali e locali per
migliorare sin da subito le condizioni di vita delle masse lavoratrici e
popolari e per avanzare sulla strada della conquista del socialismo.
Quest’anno nel Comune di Forio, dove ci
troviamo, il Partito ha conseguito un importante successo eleggendo un proprio
consigliere nel Consiglio comunale col glorioso simbolo della falce, martello e
stella di colore giallo su fondo rosso. Stiamo portando avanti, col contributo
di molti cittadini, un buon lavoro di controllo e di denuncia delle malefatte
amministrative dell’attuale potere politico borghese comunale e nel contempo la
nostra è un’opposizione propositiva e costruttiva a difesa degli interessi e
delle aspettative dei lavoratori e dell’intero popolo di Forio. Chiaramente il
P.C.I.M-L. non è un partito elettoralistico né istituzionalizzato e utilizza le
elezioni borghesi per portare la lotta di classe pure nelle istituzioni
capitalistiche per favorire il miglioramento economico e sociale delle
difficili condizioni di vita dei lavoratori dell’industria, dell’agricoltura,
della pesca, dell’artigianato, del piccolo commercio, della ristorazione e
delle attività familiari, del terziario, del pubblico impiego e di tutte quelle
attività che non lucrano sul lavoro altrui e per fare avanzare, anche con la
lotta di classe nelle istituzioni borghesi, la causa del socialismo. Essere
presenti nelle istituzioni significa avere la possibilità di conoscere e
combattere meglio le scelte politiche, amministrative e di governo contrarie agli
interessi della classe lavoratrice. Possiamo dire che attualmente, oltre
l’isola d’Ischia, il Partito è ramificato sul territorio nazionale mediante
piccole e medie cellule organizzative che puntano ad aggregarsi in sezioni. Il
lavoro politico di analisi della situazione presente e di indirizzo
dell’iniziativa politica lo svolge il Comitato Centrale consultandosi
costantemente coi compagni organizzati in cellule. Siamo presenti nelle varie
realtà di lotta di classe sociale rimanendo ancorati alla nostra autonomia
ideologica e politica portando avanti con fermezza la linea marxista-leninista
e contribuendo allo sviluppo della coscienza di classe delle masse lavoratrici
e popolari italiane. Siamo convinti che senza rivoluzione socialista nessun
governo operaio e popolare sia possibile e consideriamo le diverse posizioni
sull’argomento di natura revisionista e opportunista. Bene il Fronte popolare
anticapitalistico e antimperialistico, come Resistenza alle politiche
economiche di rapina delle masse lavoratrici e popolari da parte dei governi di
centrodestra e centrosinistra o di unità nazionale tra i due schieramenti e
come strumento di lotta ideologica e politica per avvicinare il tempo della
rivoluzione socialista e del governo proletario.
Intanto avvertiamo la necessità di
unire, su obiettivi e percorsi di lotta di classe condivisi, tutte le realtà
coerentemente marxiste-leniniste esistenti in Italia, pur mantenendo al momento
ognuna la propria autonomia e indipendenza ideologica, politica e di
iniziativa. Una unità che potrà vedere tutti i veri e sinceri
marxisti-leninisti del nostro paese uniti in un unico partito della rivoluzione
socialista, della conquista del potere politico da parte del proletariato
italiano, della dittatura del proletariato, che sostituirà l’attuale infame
dittatura capitalistica, della democrazia socialista, dell’economia
collettivizzata, della costruzione dello Stato socialista e
dell’internazionalismo proletario per aiutare e favorire la conquista del socialismo
e del comunismo in tutti i paesi della Terra. Un processo unitario che è partito
da un Manifesto comune sottoscritto da Piattaforma Comunista e dal Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista, che dovrà approvare e sottoscrivere ogni
altra organizzazione di provata fede marxista-leninista che vorrà aderire al
processo unitario. Allo scopo è stato costituito il Comitato Nazionale di Unità
Marxista-Leninista (CONUML), che ha già assunto importanti iniziative unitarie
nelle lotte dei disoccupati e lavoratori precari che si sono svolte nel mese di
ottobre a Roma mediante la stesura e la distribuzione di volantini, oltre a un
documento sulla ricorrenza del 96° anniversario della Rivoluzione Socialista
d’Ottobre, che abbiamo diffuso sui nostri siti e blog di partito, sul periodico
Scintilla edito da Piattaforma Comunista e spedendolo attraverso le rispettive
liste di indirizzi. E’ un lavoro unitario destinato a svilupparsi sempre di più
e a integrarsi con l’attività complessiva delle rispettive organizzazioni
politiche. Conseguentemente alla costituzione del CONUML, il Partito Comunista
Italiano Marxista-Leninista ha chiesto di aderire alla Conferenza
Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML),
adesione al momento impossibile, perché per l’Italia già vi aderisce
Piattaforma Comunista, potendovi giustamente partecipare un’unica
organizzazione marxista-Leninista per ogni paese. Però attualmente il nostro
Partito aderisce alla Conferenza Internazionale come membro osservatore. Colgo
l’occasione per salutare ancora fraternamente il rappresentante di Piattaforma
Comunista presente a questo nostro 3° Congresso nazionale.
Contemporaneamente siamo impegnati a
sviluppare relazioni politiche internazionaliste con altri partiti comunisti
fratelli che si trovano sulle nostre stesse posizioni coerentemente
marxiste-leniniste. L’unità internazionale della classe operaia attraverso le
sue organizzazioni politiche nazionali di classe e rivoluzionarie è di estrema
importanza nell’epoca dell’imperialismo e delle rivoluzioni proletarie per
poter combattere concordemente e proficuamente su più fronti il nemico di
classe. L’epoca della cosiddetta globalizzazione deve essere anche l’epoca
dell’organizzazione politica del proletariato a livello mondiale e quanto più
avanzata sarà questa organizzazione tanto più avrà da temere il nemico
imperialista. L’internazionalizzazione della lotta di classe del proletariato
oggi acquista un’importanza particolare dinanzi alla crescita esponenziale del
movimento migratorio dai paesi sottosviluppati a quelli industrializzati del
nord del mondo. E’ un’emigrazione di massa che coinvolge parti consistenti di
intere popolazioni, che si ribellano alla sottomissione e allo sfruttamento
imperialistico delle proprie risorse minerarie e faunistiche nazionali, in
cambio solo di miseria, malattie e decessi, e che, comunque, tale ribellione è
la conseguenza di una presa di coscienza di classe anche se ancora sprovvista
di una teoria e di uno sbocco rivoluzionario della situazione, un’emigrazione
che coinvolge interi continenti e che sta mettendo a dura prova il sistema
capitalistico e le potenze imperialistiche dall’oriente all’occidente.
Tocca ai partiti marxisti-leninisti e
alla loro ragnatela organizzativa internazionale elevare la coscienza di classe
di queste masse migratorie, saperle difendere dalle violenze senofobe e dalle
legislazioni repressive degli stati di approdo e integrarle nelle
organizzazioni politiche di classe e rivoluzionarie per perseguire e raggiungere
l’obiettivo comune della rivoluzione e della società socialista. Tra
proletariato dei paesi industrializzati e sottosviluppati comuni sono lo stato
di sfruttamento, di povertà e di schiavitù sociale e comuni sono le ambizioni
di liberazione e di dignità socialista. Tutti i proletariati d’ogni continente
e paese formano un unico gigantesco esercito proletario che quando avrà
forgiato la propria coscienza di classe nei principi del marxismo-leninismo
demolirà come un castello di sabbia i fortilizi economici, militari e sociali
del capitalismo e dell’imperialismo. Questa visione universalistica della
rivoluzione proletaria non esclude, anzi la prevede e stimola, la possibilità,
come è stato con l’Unione Sovietica, che il mondo socialista e comunista possa
svilupparsi per gradi a partire dalla costruzione del socialismo in un solo
paese, come sostenevano e realizzarono Lenin e Stalin. Una cosa è certa,
compagni e lavoratori tutti, che per scienza ed esperienza storica il destino
dell’umanità sono il socialismo e il comunismo, perché realizzano la conquista e
l’affermazione di una civiltà di umanità e di fratellanza superiore da sempre anelata
dalla parte migliore della specie umana, cioè dalla classe lavoratrice del
braccio e dell’intelletto che liberando se stessa libererà l’intera
collettività dal male dello sfruttamento e della società divisa in classi tra
ricchi e poveri.
VIVA
I NOSTRI GRANDI MAESTRI DEL PROLETARIATO INTERNAZIONALE MARX, ENGELS, LENIN E
STALIN!
VIVA
LA COMUNE DI
PARIGI, LA RIVOLUZIONE
SOCIALISTA D’OTTOBRE E IL SOCIALISMO REALIZZATO NEL VENTESIMO
SECOLO!
VIVA
IL MARXISMO-LENINISMO E MORTE AL REVISIONISMO, AL TROTSKISMO E
ALL’OPPORTUNISMO!
VIVA
LA PROSSIMA ONDATA
DELLA RIVOLUZIONE SOCIALISTA!
VIVA
IL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA!
Forio
(NA) Italia, 16 novembre 2013.
La Rivoluzione Socialista d’Ottobre indica al proletariato ed alle masse
popolari l’unica via per la propria salvezza
Il capitalismo e le sue tragedie
sociali possono essere seppelliti solo dalla Rivoluzione Socialista,
prepariamola con la lotta e la militanza di classe. Gloria eterna ai Maestri
della Rivoluzione Socialista Marx, Engels, Lenin e Stalin! Il 7 novembre i
comunisti, i rivoluzionari, la classe operaia di tutto il mondo ricordano e
festeggiano l’anniversario della immortale Rivoluzione Socialista d’Ottobre.
La borghesia e i loro portaborse
revisionisti e socialdemocratici faranno, come al solito, di tutto per oscurare
e infangare tale data, o cercheranno di alterarne contenuto e lezioni, magari
dedicandole qualche insignificante articolo o convegno di tipo storico in cui
la falsificazione e la denigrazione sono l’aspetto principale. In quanto
marxisti-leninisti, riteniamo all’opposto la rivoluzione bolscevica un evento profondamente
attuale e colmo di preziosi insegnamenti per la lotta odierna delle classi
sfruttate ed oppresse. Nell’epoca dell’imperialismo in cui viviamo, con la
continuazione e l’approfondimento della crisi economica, le contraddizioni
fondamentali e i mali incurabili del capitalismo si sono aggravati, a tal punto
che esso pone oggi materialmente in pericolo la stessa sopravvivenza fisica
delle masse proletarie. Sfruttamento, disoccupazione, precarietà dei rapporti
di lavoro, fame, miseria, guerre imperialiste, reazione politica, devastazione
ambientale: questi sono i soli regali che l’imperialismo può offrire alle masse
lavoratrici del pianeta. In queste condizioni, le forze rivoluzionarie della
classe operaia e dei popoli sono oggettivamente cresciute su scala
internazionale. Stiamo assistendo ad un importante risveglio delle lotte e
della mobilitazione della classe operaia e di vasti strati sociali su scala
internazionale e nel nostro paese. I popoli oppressi si confrontano sempre più
duramente con l’imperialismo. Tutto il sistema è maturo per la rivoluzione
sociale del proletariato, la cui idea oggi torna di nuovo all’ordine del
giorno. Non solo: la rivoluzione proletaria ha dimostrato e si dimostra ancora
oggi, al proletariato ed alle masse popolari, la sola via d’uscita dalla crisi
generale del capitalismo. “Terze vie” e progetti riformistici assortiti hanno dimostrato
soltanto la loro fallacia e complicità con gli sfruttatori. La rivoluzione
socialista, pur se oggi non di immediata fattibilità nel nostro paese,
costituisce l’unica prospettiva concreta, cui dobbiamo prepararci. Questo è il compito
che devono assumere con piena responsabilità le avanguardie del proletariato
per farla finita col dominio del capitalismo e sulle sue rovine edificare un nuovo
mondo, libero dallo sfruttamento e dall’oppressione capitalista. La rivoluzione
delle classi sfruttate non si costruisce però dal nulla. La Rivoluzione Socialista
d’Ottobre ha altresì dimostrato il ruolo determinante del partito comunista, anche
se inizialmente di piccole dimensioni, purché armato della teoria marxista-leninista
e ben radicato nella classe operaia. Senza un forte partito d’avanguardia del
proletariato, fondato sui principi del marxismo-leninismo e
dell’internazionalismo proletario, la rivoluzione sociale e la costruzione
della società socialista sono impossibili. Nel nostro paese, in particolare, è
però fortemente arretrato, a fronte delle condizioni oggettive, proprio il
fattore soggettivo della rivoluzione. Dobbiamo dunque risolvere, in primo
luogo, la questione urgente ed improrogabile dell’unità dei comunisti e della costruzione
di un grande partito. Occorre dunque sviluppare il lavoro su questo fronte fondamentale.
La costituzione del Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista, oggi ai
primi passi, è un importante passaggio di questo percorso. Il CONUML può dare
impulso al superamento della frammentazione esistente fra le vere forze comuniste
italiane e a raggiungere un superiore livello di unità organica dei comunisti
volto alla formazione del partito rivoluzionario della classe operaia, basato
sui principi del comunismo e dell’internazionalismo proletario. Esso si pone
oggi come uno strumento cui tutte le realtà autenticamente comuniste, i migliori
elementi del proletariato, i giovani rivoluzionari devono fare proprio e rafforzare,
se vogliono veramente offrire il loro apporto alla costruzione di un grande Partito
comunista. Oggi vi sono condizioni importanti per avanzare con questo
proposito, perciò dobbiamo avanzare nell’unità e nell’organizzazione. Questo è
senza dubbio il miglior modo di ricordare e festeggiare l’anniversario della Rivoluzione
Socialista d’Ottobre.
Novembre 2013
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista
Per contatti e informazioni:
info@pciml.org
teoriaeprassi@yahoo.it
COMUNICATO
DEL COMITATO NAZIONALE
COSTRUIAMO IL COMITATO NAZIONALE
DI
UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Si è svolta nel mese di settembre 2013 la prima riunione del Comitato Nazionale di
Unità Marxista-Leninista (CONUML).
Durante l’incontro, svolto in un clima fraterno e
combattivo, si è fatto il punto della situazione riguardo l’attività
finora svolta a sostegno del CONUML e si sono
esaminati i contatti avuti e i consensi ricevuti.
Di fronte alla difficile situazione in cui versa il
movimento comunista del nostro paese, caratterizzata da confusione ideologica e
politica, frammentazione delle forze, difficoltà a sviluppare livelli di
militanza adeguati alle necessità che lo scontro di classe impone, si è
convenuto sul carattere strategico dell’iniziativa presa, che va portata avanti
con forza e determinazione per favorire la costruzione di un forte e combattivo
Partito comunista, che è la nostra priorità e la nostra principale
responsabilità.
Oggi il CONUML costituisce l’embrione
del futuro, unico e grande partito comunista marxista-leninista a cui spetterà
il compito di compiere la rivoluzione socialista, di conquistare tutto il
potere al proletariato italiano e di costruire la società socialista.
Attualmente il CONUML rappresenta in
Italia l’unica organizzazione unitaria di classe e rivoluzionaria
marxista-leninista di riferimento per tutti i sinceri e coerenti comunisti e
per i lavoratori emancipati che vogliono impegnarsi concretamente e
credibilmente nella lotta per seppellire l’infame sistema capitalistico, con
tutte le tragedie umane e sociali che genera, e costruire il socialismo.
Dopo aver analizzato la realtà economica e politica
a livello nazionale e internazionale - caratterizzata dal perdurare della crisi
capitalistica, dalla tendenza alla guerra imperialista, dalla decomposizione dei
vecchi partiti liberali e riformisti e dalla trasformazione reazionaria dello
Stato borghese, così come dalla positiva dinamica che sta assumendo la lotta di
classe in numerosi paesi - sono state discusse e approvate le linee generali e
i principali momenti di intervento del CONUML nel movimento operaio e popolare
in Italia.
Essi serviranno per accrescere i legami con gli
elementi avanzati del proletariato e delle altre classi
che soffrono l’offensiva capitalista, cooperando
all’organizzazione delle lotte ed elevando il loro livello di coscienza.
Di conseguenza sono state prese decisioni pratiche
che verranno attuate a partire dalle prossime settimane, intensificando e
moltiplicando l’iniziativa unitaria nelle principali manifestazioni di protesta
operaia e sociale.
Sono state altresì prese significative decisioni
riguardo l’attività del CONUML in occasione delle scadenze politiche e nelle
ricorrenze del movimento comunista ed operaio, nonché sul terreno
dell’internazionalismo proletario.
In prospettiva, il CONUML si doterà di nuovi ed
incisivi strumenti di battaglia politica e ideologica per far conoscere e
sviluppare il dibattito fra comunisti.
Usciamo dalla riunione più compatti e decisi ad
avanzare sotto le bandiere del marxismo-leninismo, decisi ad accelerare sulla
via dell’unità dei comunisti, da forgiare nel vivo dello scontro di classe.
Rilanciamo l’appello a tutti i partiti, le organizzazioni e i gruppi
marxisti-leninisti, a tutti i compagni coerentemente comunisti, a tutte le
forze autenticamente rivoluzionarie, a rompere nettamente, completamente e
definitivamente col revisionismo e l’opportunismo in tutte le loro forme ed a
manifestare la volontà di unirsi nel CONUML per rafforzare il processo di unità
dei comunisti e gettare le basi di un solo, forte Partito comunista
marxista-leninista.
Settembre 2013
Comitato Nazionale di Unità Marxista Leninista
Partito Comunista
Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista
Per
informazioni e contatti:
teoriaeprassi@yahoo.it
COSTRUIAMO IL COMITATO NAZIONALE
DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA!
Ai marxisti-leninisti, alla classe
operaia, alle masse lavoratrici, alle donne e ai giovani degli strati popolari
e a tutte le forze autenticamente rivoluzionarie.
La profonda e prolungata crisi economica del capitalismo, la
decomposizione del sistema borghese – che oramai è sul viale del tramonto e
quanto prima lo abbatteremo meglio sarà per il genere umano - da cui origina un
processo di trasformazioni reazionarie a livello politico e istituzionale, la
dittatura sempre più aperta e violenta dell’oligarchia finanziaria, l’offensiva
padronale in fabbrica e fuori, la corruzione dilagante, il tradimento da parte
del riformismo, della socialdemocrazia e dei vertici sindacali –
riposizionatisi apertamente e sfacciatamente a difesa degli interessi della
sopravvivenza e sopraffazione del capitalismo finanziario e industriale
nazionale e multinazionale - degli interessi e delle aspirazioni operaie e
popolari, spingono i comunisti all’unità.
Essa è indispensabile per accrescere i legami con il movimento operaio e
popolare, accumulare forze ed esperienze necessarie a dirigere le masse
sfruttate e oppresse verso la via di uscita rivoluzionaria dal capitalismo, che
è un modo di produzione morente che deve essere abbattuto e sostituito dal
socialismo, prima tappa del comunismo.
La lotta di classe si
acutizza e la classe operaia ha più che mai bisogno di una adeguata guida
ideologica, politica e organizzativa, che orienti e dia una direzione alle sue
lotte. Questa guida non può essere che la costruzione di un unico e grande
Partito comunista marxista-leninista, presente in campo con la sua battaglia di
classe e rivoluzionaria, visibile, riconoscibile dagli operai e dalle masse
lavoratrici.
La
costruzione di un grande Partito comunista di natura bolscevica ha la priorità
rispetto a ogni altra questione politica ed è determinante per avanzare sulla
via dell’Ottobre e del socialismo. I marxisti-leninisti hanno il compito di
promuovere e portare avanti il processo di bolscevizzazione del proletariato
italiano. Non solo in Italia, ma in tutti i paesi della Terra senza la presenza
di un forte Partito bolscevico, costruito secondo le direttive di Lenin e
Stalin, non sarebbe possibile nessun’altra
rivoluzione proletaria vittoriosa come quella del grande e glorioso
Ottobre e, dunque, nessuna prospettiva concreta per il socialismo.
Le
alleanze di classe e rivoluzionarie da costruire devono essere finalizzate alla
conquista del socialismo nel nostro paese. Siamo coscienti che l’insediamento
di un governo rivoluzionario per la costruzione del socialismo può nascere solo
dalla vittoriosa rivoluzione socialista e dalla conquista del potere politico,
economico e sociale da parte del proletariato. Ogni alleanza strategica deve
scaturire da tale metodo di lavoro e
prospettiva e ogni alleanza tattica non deve mai offuscare o limitare quella
strategica.
Purtroppo nel nostro paese, mentre le condizioni obiettive sono
favorevoli allo sviluppo dell’iniziativa e dell’intervento comunista, il
fattore soggettivo rimane debole. Le ragioni sono numerose. Fra di esse la
pesante eredità del revisionismo (in Italia agiva il maggiore partito
revisionista occidentale, cioè il PCI, e ne sono ancora presenti i suoi
frammenti), la debolezza teorica e il permanere di pratiche erronee, il
localismo, il settarismo, l’ultrasinistrismo, l’aristocrazia sindacale e altro.
Bisogna dunque lavorare per ridurre la forbice
fra condizioni oggettive e fattore soggettivo, poggiando su una base corretta
ed avanzando verso l’unità dei comunisti, verso un unico Partito
comunista del proletariato.
Tale Partito comunista marxista-leninista si forgia all’interno di un
processo determinato dagli sviluppi della lotta di classe sul piano nazionale e
internazionale, man mano che si pongono all’ordine del giorno le questioni
fondamentali. Prende forma nel dibattito e nel lavoro in comune fra i comunisti
e i migliori elementi del proletariato, attraverso una battaglia sul terreno
teorico, politico e organizzativo, in cui si determinano spostamenti e
aggregazioni, si affermano concezioni e pratiche rispondenti ai compiti
strategici e tattici che il proletariato deve affrontare nella situazione
concreta.
Per
avanzare su questa strada, il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e
Piattaforma Comunista decidono di costituire il Comitato
Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML).
Esso si basa su alcuni
principi fondamentali del comunismo:
· La natura di classe, rivoluzionaria e bolscevica del
Partito, organizzato sulla base di un rigoroso centralismo democratico, con
l’elettività di tutti gli organi dirigenti del Partito dall’alto al basso, con
il rendiconto periodico dell’attività degli organi dirigenti, con la ferrea
disciplina unica di Partito e la sottomissione della minoranza alla
maggioranza, con l’obbligo incondizionato di applicare le decisioni degli
organi superiori da parte degli organi inferiori e di tutti i membri del
Partito, e l’incompatibilità con l’esistenza di frazioni.
· Il riconoscimento della dittatura del
proletariato, che è il contenuto essenziale della rivoluzione proletaria.
·
L’affermazione della natura rivoluzionaria della
conquista del potere politico da parte del proletariato, e nella fase di
costruzione della società socialista, l’abolizione
della proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio, la loro
socializzazione, la liquidazione di ogni sfruttamento dell’uomo
sull’uomo, la pianificazione economica e il controllo operaio, al fine di
soddisfare le crescenti esigenze materiali e culturali dell’intera società.
·
La condanna senza appello del rovesciamento della
dittatura del proletariato e della restaurazione del capitalismo, ad opera dei
revisionisti, dei trotschisti e di tutti i nemici del socialismo.
·
La lotta per la sconfitta ideologica e politica
del revisionismo, dell’opportunismo, dell’economicismo, del
socialdemocraticismo, del movimentismo, del pacifismo e dell’estremismo.
·
L’internazionalismo proletario.
Il CONUML è composto dai
rappresentanti dei partiti e delle altre organizzazioni di classe e
rivoluzionarie che saranno ammessi a farne parte. In una prima fase il CONUML
avrà come suoi compiti:
a) creare un quadro stabile di
consultazione, scambio di esperienze e di informazioni tra le organizzazioni
marxiste-leniniste;
b) realizzare l’unità d’azione
dei marxisti-leninisti nella classe operaia e nelle masse lavoratrici, tra i
giovani e le masse popolari, dando vita a iniziative e interventi unitari
all’interno delle lotte politiche, sindacali e sociali, nelle ricorrenze del
movimento comunista ed operaio, a livello nazionale e locale, sulla base di
analisi e proposte condivise.
Nella situazione presente
riteniamo come compito urgente lo sviluppo di un’azione di sostegno alle lotte
operaie e popolari che si dirigono contro le criminali politiche imposte dal
capitale finanziario, che lungi dal risolvere la crisi economica sono dirette a
salvaguardare i profitti e i privilegi di una minoranza di sfruttatori e di
parassiti.
Svilupperemo pertanto una
multiforme attività politica di unità e di lotta, di indispensabile azione
comune degli operai e degli altri lavoratori sfruttati contro la classe dei
capitalisti e i loro governi borghesi e clericali, coopereremo alla loro
organizzazione e allo sviluppo della coscienza di classe, ci sforzeremo di
precisare le rivendicazioni economiche e politiche parziali e complessive a
favore degli operai, in stretta connessione con gli scopi di questa lotta: il passaggio rivoluzionario del potere
nelle mani del proletariato e dei mezzi di produzione in proprietà
sociale.
Per quanto riguarda l’attività
editoriale e l’approfondimento di problemi teorici e storici relativi al
movimento operaio e comunista, al marxismo-leninismo e all'attuale situazione
italiana e internazionale, il CONUML riconoscendone l’importanza in stretto
rapporto con la prassi rivoluzionaria e i compiti di lotta in campo ideologico
e politico darà vita a specifiche iniziative in questo campo.
I compiti del
CONUML si basano sulle condizioni oggettive oggi esistenti e rispondono a una
necessità: l’unificazione e la riorganizzazione dei comunisti, che si
concretizzano in modo particolare nel vivo dello scontro di classe, nella
mobilitazione della classe operaia e delle masse lavoratrici e negli strati
popolari, legando i nostri scopi strategici alle lotte quotidiane.
Con la sua attività il CONUML
esprimerà, dunque, coscientemente la necessità dell’unità e dell’organizzazione
nella lotta del proletariato per la conquista rivoluzionaria del potere
politico e la costruzione del socialismo. Ciò significa che la nostra unità
viene a costituirsi su una precisa base di classe e rivoluzionaria e la nostra
attività volta all’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo dovrà
essere fusa con il movimento operaio e popolare che sorge dalle contraddizioni
create dal capitalismo.
Il CONUML si misurerà con
l’esigenza insopprimibile dell’unione dei comunisti in un unico e forte Partito
comunista che sorga sulle granitiche basi del marxismo-leninismo e
dell’internazionalismo proletario. Perciò lavorerà per chiarire e precisare le
premesse ideologiche, organizzative e programmatiche del futuro Partito
unitario indipendente e rivoluzionario del proletariato, spingendo alla rottura
ideologica, politica e organizzativa con i partiti e i gruppi revisionisti
e opportunisti e favorendo l’aggregazione delle realtà comuniste e degli
elementi avanzati della classe operaia per farlo crescere.
Il
CONUML che oggi costituiamo sarà composto dai rappresentanti dei partiti e
delle altre organizzazioni di classe e rivoluzionarie che vogliono farne parte
aderendo alla presente dichiarazione, lavorando regolarmente al suo interno, attuando le sue deliberazioni
e svolgendo propaganda per il suo sviluppo.
Il CONUML è aperto al
dibattito e all’aggregazione di altre forze marxiste-leniniste e allo sviluppo
di un vero e proprio grande Partito comunista marxista-leninista organizzato, a
condizione che le realtà organizzative che vi aderiranno non abbiano nel loro
programma posizioni contrarie o divergenti dalla base ideologica che ci siamo
dati e non pratichino una politica in contrasto coi principi del
marxismo-leninismo.
I singoli compagni
comunisti potranno partecipare al CONUML per il tramite delle forze che ne
faranno parte.
Per quanto riguarda il
metodo di lavoro esso si baserà sulla collegialità, sulla discussione
rispettosa delle diverse posizioni, cercando di raggiungere l’unanimità e solo
in ultima analisi applicando il principio guida della maggioranza e della
minoranza. Chi non si troverà d’accordo su talune decisioni avrà il diritto di
non applicarle, poiché il CONUML non è un’organizzazione politica unica.
In altre parole, i
partiti e le altre organizzazioni aderenti al CONUML sino al raggiungimento
dell’unità ideologica e politica organica continueranno a mantenere la propria
indipendenza e autonomia, vincolandosi unicamente alle iniziative e alle azioni
unitarie assunte ed accordandosi piena e reciproca solidarietà.
Il lavoro del CONUML
servirà, nelle condizioni attuali, a dare ulteriore impulso al processo di unità
dei marxisti-leninisti ed a segnare in modo più incisivo la nostra presenza
nelle lotte che si sviluppano nel nostro paese, sviluppando allo stesso tempo
un rapporto più consistente e maturo con il movimento comunista ed operaio
internazionale, in particolare con la sua espressione più elevata e coerente: la Conferenza Internazionale
di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti.
Chiamiamo
tutti i partiti, le organizzazioni e i gruppi marxisti-leninisti, tutte le
forze autenticamente rivoluzionarie alla più netta, completa e definitiva
rottura col revisionismo e l’opportunismo, a farla finita con il settarismo e
il localismo e a manifestare la volontà di unirsi nel CONUML per rafforzare il
processo di unità dei comunisti e gettare le basi di un solo, forte Partito
comunista marxista-leninista, strumento nelle mani del proletariato per la
conquista della società comunista!
Settembre 2013
Partito Comunista
Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma
Comunista
Per contatti e informazioni:
teoriaeprassi@yahoo.it
MALTESE, IL NOSTRO DANTE!
Gli
eredi del potere politico, economico e amministrativo del tempo contro
cui lottò impietosamente il nostro grande poeta e scultore Giovanni Maltese
oggi lo celebrano edulcorando la sua ribellione sociale e le sue idee di classe
e rivoluzionarie e non rendendogli meritata postuma giustizia. Negata la parola
a Domenico Savio, che solo, per vicinanza di idee e lotta di riscatto sociale,
avrebbe potuto rendere giustizia al suo
impegno di vita sociale.
di Domenico Savio*
Quest’anno ricorre il centenario della
morte del poeta e scultore foriano Giovanni Maltese, Forio 1852-1913. Tutti
sanno che, purtroppo, ancora oggi siamo costretti a vivere nello stesso infame
sistema economico e sociale di allora, in cui pochi padroni dominano la
situazione sociale e sfruttano il lavoro della stragrande maggioranza del
popolo e dove il potere politico e amministrativo borghese e clericale è garante
di tali ingiustizie, privilegi, prepotenze e discriminazioni. Sono
intollerabili le sopravvissute ingiustizie sociali contro cui ferocemente
combatté Giovanni Maltese con l’arte e gli scritti. Per questo fu perseguitato
e messo all’indice dal potere padronale dominante, ma egli seppe orgogliosamente
resistere e contrattaccare, con la penna vergatrice di libelli, le ingiustizie
sociali e di potere del suo tempo. Egli anelava, e per questo lottò, a un mondo
migliore di giustizia e di uguaglianza sociale, che, purtroppo è ancora da
conquistare e da venire.
Il torto maggiore che si potesse fare a
Maltese era proprio quello che gli eredi di oggi di quel sistema economico e
sociale e di quel potere politico e amministrativo borghese e clericale lo
ricordasse e per la parte che meno contrastasse con le ingiustizie sociali
ingenerate o tollerate dall’attuale potere amministrativo e, malauguratamente,
così è stato mortificandone la memoria e l’opera. Giovanni Maltese da
adolescente conobbe la durezza del lavoro nei campi, lo sfruttamento del lavoro
altrui, l’avarizia e la crudeltà del padrone terriero, che si arricchisce col
sudore e il sangue dei propri agricoltori, l’arroganza del figlio del ricco
proprietario terriero che pretende la disponibilità della figlia del proprio
sfruttato, il prete, complice del padrone. Egli rese giustizia alla funzione sociale
della donna, al suo sacrificio di vita in una società disuguale e aggressiva
esaltandone la volontà di lotta per il riscatto e la rinascita sociale.
La sua arte ribelle è il riflesso della
società del tempo, rimasta sciaguratamente quasi intatta ai giorni nostri per
quanto attiene la contrapposizione e conflittualità tra ricchezza e povertà, tra
sfruttatore e sfruttato, tra privilegi e discriminazioni, tra arroganze e
prepotenze dei più forti contro i più deboli socialmente. Maltese, coscienza
libera e fiera del proprio pensiero, della propria vocazione artistica e della
propria libertà nella dissacrazione del potere economico e politico padronale,
unì l’arte e la letteratura all’azione sociale, alla lotta per l’emancipazione
della società in cui viveva e lavorava, non si rinchiuse mai nel suo studio né
si incollò al suo tavolo di lavoro, ma integrò pensiero e azione al fianco
della lotta popolare di emancipazione e liberazione dalla schiavitù padronale.
Tutta l’Opera del Maltese, per chi non è
condizionato da pregiudizi e non ha i paraocchi della cultura clericale,
borghese, destroide e reazionaria, è intrisa di elementi materialistici, di
verismo sociale e di riscatto e giustizia sociale del marxismo-leninismo. Le
sue immagini del duro lavoro, della crudeltà dello sfruttamento, dell’abbrutimento
dei lavoratori sfruttati e schiavizzati e delle donne umiliate nella loro
dignità esistenziale rappresentano una dura condanna ideale e storica della
società capitalistica e clericale disuguale e selvaggia, condannano le cause
della sofferenza umana ed esaltano l’aspirazione dell’umanità alla libertà e
all’uguaglianza sociale. Non di meno è stata la sua lotta per la libertà di
pensiero e di espressione. Sicuramente la sua opera scultorea maggiore è la Solfatrice, simbolo del
duro lavoro e dei sacrifici delle donne nelle campagne.
Si tratta di valori ideali, esistenziali,
di altruismo e di abnegazione verso la costruzione di una società superiore a
quella attuale che troviamo magistralmente scolpiti nel “Trittico del divenire
sociale”, dove sono rappresentate le tre fasi della lotta di classe del
proletariato: il lavoratore abbrutito e rassegnato, la reazione violenta ad
ogni sfruttamento e il lavoratore vittorioso sul passato sociale della schiavitù:
è il trionfo della sua lotta e della conquista del suo potere politico. E oggi,
nella ricorrenza del centenario della morte, troppi indegni, per cultura,
formazione e appartenenza politica notiamo tra gli esaltatori opportunisti
della figura e dell’opera di Maltese, personaggi politici che dobbiamo trovare
il coraggio, anche se potenti come i potenti di allora, di smascherare e
isolare per evitare che come i loro antenati politici infanghino la memoria e
l’opera del nostro illustre Concittadino.
La prima istituzione deputata,
in quanto rappresentante dell’intero popolo di Forio, a commemorare Giovanni
Maltese nel centenario della sua morte, avrebbe dovuto essere il Consiglio
comunale, convocato in seduta straordinaria. Invece l’amministrazione comunale
ha avuto la presunzione di fare tutto da sé e di ignorare, almeno per ora, la
massima assise comunale e la povertà dei risultati sono sotto gli occhi di
tutti. L’opposizione consiliare non è stata coinvolta nella programmazione
dell’evento, ma solo invitata alla conferenza di presentazione per accettare
quello che era stato già deciso: vergogna!
A Domenico Savio, consigliere comunale di
opposizione, segretario generale del Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista e interprete fedele della coscienza ribelle e rivoluzionaria
di Maltese esistendo tra i due molte convergenze politiche e sociali, non è
stata data la possibilità di intervenire per cinque minuti nella serata di
commemorazione sotto il Torrione: vergogna!
La presentatrice della serata, signora
Maria D’Ascia, ignora che a Forio esiste pure una biblioteca aperta al pubblico
di circa 5.000 volumi, molti dei quali difficilmente reperibili anche nelle
biblioteche nazionali, è la gloriosa biblioteca “Marx-Engels-Lenin-Stalin” del
Centro Studi e d’Azione del Marxismo-Leninismo, che, in quanto a testi
presenti, eccelle, in modo particolare, nella dottrina filosofica, dialettica,
scientifica e materialistica del marxismo-leninismo e nella storia della lotta di
classe e rivoluzionaria del movimento operaio e comunista nazionale e
internazionale.
Prima della fine dell’anno il
CE.S.A.M-L., con una propria iniziativa, ricorderà degnamente il pensiero e
l’opera di Giovanni Maltese e lì sarà pienamente esaltata la figura artistica,
letteraria e sociale del nostro grande poeta e scultore. Maltese è e rimane il
nostro Dante e la sua memoria deve essere degnamente ricordata e tramandata
alle future generazione di Forio. Chiederemo all’illustre storico Nino D’Ambra
di intrattenersi, nell’occasione, sugli elementi marxisti del pensiero e
l’opera di Maltese.
Il gruppo consiliare di Forio del Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista chiede all’amministrazione comunale di
dare, nella presente ricorrenza, una più degna sepoltura al nostro Dante nella
parte storica del cimitero comunale erigendogli un meritato e degno monumento
sepolcrale.
Forio (Napoli), 24 agosto 2013.
* Consigliere comunale di Forio
e Segretario generale del P.C.I.M-L.
RELAZIONE INTEGRALE TENUTA DAL COMPAGNO DOMENICO SAVIO,
SEGRETARIO GENERALE DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA, AL
CONVEGNO NAZIONALE SVOLTOSI A FIRENZE IL 17 MARZO 2013 IN OCCASIONE DEL 60°
ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL COMPAGNO
STALIN, MAESTRO E DIRIGENTE DEL PROLETARIATO INTERNAZIONALE.
Care compagne e
cari compagni,
Innanzi tutto portiamo a questo
importante convegno, di cui siamo tra i promotori, il saluto e l’augurio di
buon lavoro del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista. Il titolo di
questo nostro intervento è “Lotta spietata e senza frontiere al revisionismo
del principio fondamentale del marxismo, e cioè la dottrina della lotta di
classe, e fedeltà assoluta ai principi del marxismo leninismo, condizione
essenziale per vincere nella rivoluzione e nella costruzione della società
socialista”.
Il revisionismo del principio fondamentale
del marxismo, e cioè la dottrina della lotta di classe, è opera scellerata
intellettuale e politica dei revisionisti che favorisce la sopravvivenza
dell’infame sistema capitalistico. I revisionisti sono i peggiori nemici
ideologici e politici della lotta di classe del proletariato e lo sono ancor di
più dei borghesi, perché con le loro idee e proposte controrivoluzionarie
svolgono opera di persuasione e di deviazione direttamente all’interno del
movimento operaio e comunista. Di conseguenza, senza sconfiggere il
revisionismo e i revisionisti è impossibile portare a termine la costruzione
della società socialista ed edificare quella comunista.
Infatti Stalin affermava: “E’ impossibile
finirla col capitalismo, senza aver posto fine al socialdemocratismo nel
movimento operaio”. Oggi per noi marxisti-leninisti la lotta di classe per il
socialismo è ardua, perché, come diceva Enver Hoxha: "Il
revisionismo è in ascesa, noi siamo in minoranza, ma andremo avanti, non ci
arrenderemo mai. Noi siamo dalla parte del giusto, con noi è il
marxismo-leninismo e vinceremo, vinceremo senz'altro. La nostra lotta è
difficile, impari, ma giusta e gloriosa". Dunque, non scoraggiamoci per
nessuna ragione e puntiamo alla vittoria finale e questo convegno, titolato “Con
Stalin per il socialismo”, vuole contribuire a meglio orientare il cammino
della nostra lotta di classe e rivoluzionaria.
Il revisionismo
della lotta di classe del marxismo è nato e si è sviluppato quasi
parallelamente al marxismo, sicché Marx ed Engels sono stati i primi a
individuarne i pericoli controrivoluzionari ideologici e politici e lo hanno
combattuto con scritti e attività politica. Basta ricordare la critica di Marx
al programma di Gotha della socialdemocrazia tedesca. Marx ed Engels hanno
condotto una dura lotta ideologica e politica contro il revisionismo, che ha
consentito grandi battaglie rivoluzionarie del proletariato alla fine del XIX
secolo. La lotta al revisionismo è continuata senza tregua con Lenin e Stalin,
ma, purtroppo, non è stato ancora sconfitto ed anzi si è rafforzato dopo la
morte del compagno Stalin, il XX
congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica e la caduta della gloriosa Unione delle
Repubbliche Socialiste Sovietiche e attualmente ne siamo tragicamente
accerchiati. Il nostro lavoro ideologico e politico di smascheramento e
condanna del revisionismo è reso ancora più difficile dagli inganni che i
revisionisti generano nella classe lavoratrice utilizzando, solo apparentemente,
un frasario rivoluzionario e i simboli storici del movimento comunista e
operaio.
Il revisionismo
rivede la dottrina della lotta di classe del marxismo snaturandola della sua
funzione di classe e trasformandola in politica collaborazionista col nemico di
classe, cioè con la classe borghese e il suo sistema di sfruttamento sociale,
mediante le politiche economiche del cosiddetto welfare o dello stato sociale,
della mediazione tra capitale e lavoro, della cogestione tra padroni e
dipendenti, del compromesso istituzionale e della concertazione
politico-sindacale tra sfruttatori e sfruttati. Tutto questo attutisce e
neutralizza la lotta di classe e fa dormire sonni tranquilli al sistema
capitalistico e al potere politico borghese e clericale. I revisionisti per
appagare il loro schifoso opportunismo, individualismo, esibizionismo e il
godere dei privilegi che la società borghese mette loro a disposizione per
ostacolare o contenere la lotta di classe rivoluzionaria del proletariato
operano politicamente e programmaticamente alla giornata, nel senso che “Il
fine non è nulla, il movimento è tutto”, come affermava il revisionista
Bernstein. Come senza teoria rivoluzionaria non può esserci lotta
rivoluzionaria così senza lotta di classe rivoluzionaria non può esserci
prospettiva per il socialismo.
La formazione
revisionista degli individui dipende da vari elementi, che vanno affrontati ed
esaminati dialetticamente. Karl Marx scriveva: “Non è la coscienza degli uomini
che determina il loro essere, ma è al contrario il loro essere sociale che
determina la loro coscienza”. Dunque, sulla formazione della coscienza e dei
comportamenti revisionisti delle persone possono incidere vari fattori con un impatto
diverso sulle persone della stessa provenienza di classe e dello stesso stato
sociale, ecco perché il disastroso fenomeno deve essere valutato dialetticamente
da persona a persona, da situazione a situazione. Tuttavia talune cause
scatenanti della formazione revisionista possono essere rappresentate dalle
conseguenze negative dell’idealismo, della religione, dell’egoismo, dell’individualismo,
dell’ambizione, dell’esibizionismo, dell’arrivismo, della sete di potere, del
desiderio di disporre di privilegi diversamente impossibili, dell’origine di
classe, della formazione scolastica e culturale, eccetera, tutti elementi
propri della cultura comportamentale della società borghese.
Vediamo cosa ha
scritto Lenin in “Marxismo e revisionismo” a proposito dell’agire dei
revisionisti: “Determinare la propria condotta caso per caso; adattarsi agli
avvenimenti del giorno, alle svolte provocate da piccoli fatti politici,
dimenticare gli interessi vitali del proletariato e i tratti fondamentali di
tutto il regime capitalista, di tutta l’evoluzione del capitalismo; sacrificare
questi interessi vitali a un vantaggio reale o supposto del momento, tale è la
politica revisionista. Dall’essenza stessa di questa politica risulta
chiaramente che essa può assumere forme infinitamente varie e che ogni problema
più o meno “nuovo”, ogni svolta più o
meno inattesa e imprevista – anche se mutano il corso essenziale degli
avvenimenti in una misura infima per un brevissimo periodo di tempo – devono
portare inevitabilmente all’una o all’altra varietà di revisionismo. Ciò che
rende inevitabile il revisionismo sono le sue radici di classe nella società
moderna. Il revisionismo è fenomeno internazionale”.
Lenin continua: “Che
cosa rende inevitabile il revisionismo nella società capitalista? Perché il
revisionismo è più profondo delle particolarità nazionali e dei gradi di
sviluppo del capitalismo? Perché in ogni paese capitalista esistono sempre,
accanto al proletariato, larghi strati di piccola borghesia, di piccoli
proprietari. Il capitalismo è nato e nasce continuamente dalla piccola
produzione. Nuovi numerosi “strati medi” vengono inevitabilmente creati dal
capitalismo (appendici della fabbrica, lavoro a domicilio, piccoli laboratori
che sorgono in tutto il paese per sovvenire alla necessità della grande
industria, come quella delle biciclette e dell’automobile, per esempio). Questi
nuovi piccoli produttori sono essi pure in modo inevitabile respinti nuovamente
nelle file del proletariato. E’ del tutto naturale quindi che le concezioni
piccolo-borghesi penetrino nuovamente nelle file dei grandi partiti operai. E’
del tutto naturale che debba essere così e sarà così sempre, sino allo sviluppo
della rivoluzione proletaria (Noi del PCIML, alla luce dell’esperienza storica
vissuta, diciamo sino al completamento della costruzione della società
socialista.), perché sarebbe un grave errore pensare che per compiere questa
rivoluzione sia necessaria la proletarizzazione “completa” della maggioranza
della popolazione”.
Noi aggiungiamo
che il parlamentarismo della società borghese, definito da Lenin “cretinismo
parlamentare”, è un’altra perla borghese dei revisionisti, che, quando hanno la
possibilità, sostituiscono la lotta di classe del proletariato con la
vergognosa gestione istituzionale degli affari della borghesia. Ma possiamo
essere certi che il revisionismo, che è una dolorosa spina nel fianco della
lotta di liberazione del proletariato dall’oppressione e dalla schiavitù
capitalistica e che è una variante politica del sistema istituzionale borghese,
morirà e sarà seppellito per sempre con il completamento della costruzione
della società socialista, allora i revisionisti di tutte le specie e di tutti i
tempi saranno chiamati a risponderne, processati
e condannati dalla storia. Qui è bene precisare che quando il nostro Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista si presenta alle elezioni borghesi non lo
fa per andare a gestire, come fanno i revisionisti, le istituzioni
capitalistiche che lotta per abbattere, ma esclusivamente per portare la lotta
di classe rivoluzionaria e rivendicativa del proletariato italiano anche
all’interno delle istituzioni nemiche.
Ma sino ad oggi
chi sono stati e chi sono i revisionisti italiani? La revisione in Italia della
lotta di classe del marxismo nasce pressappoco con la nascita del partito socialista
italiano nel 1892 ed è causa della scissione di Livorno del 1921, da cui nasce
il Partito Comunista d’Italia. Prosegue durante la lotta antifascista e segue
la sorte della definitiva capitolazione borghese e imperialistica del suddetto partito
socialista italiano, mentre si ravviva con Palmiro Togliatti nel 1943-1944 con
la trasformazione del PCd’I da partito di classe e rivoluzionario in partito
interclassista, che abbandona la via rivoluzionaria al socialismo, che elabora
la strategia suicida della via italiana al socialismo e che decide di cogestire
le istituzioni borghesi italiane. Da quel momento la fine ingloriosa del
partito comunista italiano è segnata a morte e a passaggi progressivi sempre
più di natura borghese, clericale e capitalistica giunge alla sua miserabile
scomparsa il 3 febbraio 1991.
Ma il revisionismo
italiano non muore col partito comunista italiano, anzi, ancora una volta, si
rinvigorisce e prosegue il suo cammino umiliante per la lotta di classe
rivoluzionaria del proletariato del nostro paese col nascente partito della
rifondazione comunista, guidato prima da Sergio Garavini, poi da Fausto Bertinotti
e ultimamente da Paolo Ferrero, da cui nascerà il partito dei comunisti
italiani, guidato da Oliviero Diliberto, e anche sinistra ecologia e libertà di
Nichi Vendola, tutti campioni del revisionismo italiano più scadente e
deprecabile che farebbero impallidire i loro predecessori trotschisti e
kruscioviani.
Ma più che
revisionisti è meglio definirli liquidazionisti del marxismo, come il loro
predecessore Gorbaciov, visto anche che alle ultime elezioni politiche per
conquistare un posto al sole nel parlamento borghese si sono letteralmente
mascherati nella coalizione di Pier Luigi Bersani del partito democratico o
nella lista, altrettanto borghese e capitalistica, di rivoluzione civile,
guidata da Antonio Ingroia: che vergogna! E poi vi sono molti altri cancrenosi revisionismi
e revisionisti, come quello del partito comunista dei lavoratori, guidato dal
trotschista Marco Ferrando, anch’egli, con altri campioni del neorevisionismo
italiano, proveniente da rifondazione comunista. E non parliamo della galassia
trotschista, che a livello sovranazionale si ritrova nella quarta
internazionale. Inoltre, non tutti quelli che si definiscono marxisti-leninisti
lo sono effettivamente. Purtroppo i revisionisti fanno presa su molti compagni
e lavoratori che non hanno ancora un’adeguata formazione ideologica e politica
marxista-leninista.
Nessun borghese e
nessun revisionista s’illuda, perché la dottrina marxista della lotta di
classe, che è di natura esclusivamente rivoluzionaria, presto riprenderà il
sopravvento, interrotto con la morte del compagno Stalin, e percorrerà un lungo
e vittorioso cammino sino all’edificazione della società comunista pulendo
l’umanità intera da tutte le scorie lasciate nel corso dei secoli
dall’oscurantismo idealistico e religioso e dal dominio padronale.
Così come non
esiste una “terza e superiore fase del marxismo-leninismo”, presuntuosamente elaborata da taluni e collegata al pensiero di
Mao Tse Tung, perché i principi e la strategia rivoluzionaria del
marxismo-leninismo sono unici e legati indissolubilmente al pensiero e l’opera
di Marx, Engels, Lenin e Stalin e all’esperienza storica del bolscevismo,
questa è la sola strada possibile che consente la vittoria della rivoluzione
proletaria, la costruzione della società socialista e l’edificazione di quella
comunista.
Insomma, la teoria rivoluzionaria e
la lotta di classe rivoluzionaria del marxismo e del marxismo-leninismo attualmente
sono accerchiate e combattute da tutte le parti, da nemici interni ed esterni
al movimento operaio e comunista nazionale e internazionale. Spetta a noi il
compito di spezzare l’accerchiamento del revisionismo e dobbiamo farlo innanzi
tutto nel nome di Stalin, così come lui e il Partito Comunista bolscevico si
liberarono del trotschismo e dei suoi sabotatori della costruzione del
socialismo.
Però la
preparazione e il trionfo della rivoluzione socialista possono avvenire solo
avanzando rigorosamente nell’alveo del marxismo-leninismo, tracciato dai nostri
grandi maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin.
Innanzi tutto dobbiamo lavorare, sul piano ideologico e politico e a viso
aperto e senza timore alcuno, per la sconfitta dell’influenza nefasta sulle
masse lavoratrici e popolari del revisionismo e del neorevisionismo, cioè
quello di nuova fattura, che tra sentimentalismi, infatuazioni e movimentismi penetra
più facilmente tra i giovani, che il potere dominante del sistema borghese,
clericale e capitalistico ha de-ideologizzato, ridotto alla fame e precluso
ogni possibilità di vita dignitosa. Bisogna procedere con fedeltà assoluta ai
principi del marxismo-leninismo, alla scienza del materialismo dialettico e del
materialismo storico e alla lotta di classe e rivoluzionaria del proletariato.
I capisaldi di
questa lotta sono la crescita del partito di classe e rivoluzionario, che in
Italia, secondo la nostra analisi e valutazione ideologica e politica della situazione
attuale, corrisponde al Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, la lotta
di classe rivoluzionaria, la conquista rivoluzionaria del potere politico alla
classe lavoratrice, la dittatura del proletariato, come unica e potente arma di
costruzione del socialismo, la distruzione dello stato borghese e la
costruzione di quello proletario, la collettivizzazione di tutte le attività
sociali, la pianificazione economica e la creazione delle condizioni che
consentono il passaggio all’edificazione della società comunista e l’affermazione del principio nella società
socialista “da ognuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo il suo lavoro”
e in quella comunista “da ognuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo il
suo bisogno”.
Nel tempo presente la grave, profonda e
prolungata crisi di sovrapproduzione di merci e capitali del sistema capitalistico,
con la sua espansione imperialistica sull’intero globo terrestre, a causa della
principale contraddizione della società capitalistica consistente nella natura
sociale della produzione e nell’accaparramento privato della ricchezza prodotta
e nella proprietà privata dei mezzi di produzione, sta determinando conseguenze
sociali devastanti per tutti i popoli della Terra, dove le forze produttive sono
bloccate per l’esistenza di masse ingenti di disoccupati da una parte e
l’esigenza crescente dall’altra di generi alimentari e di prodotti industriali.
Da questa situazione di degrado
complessivo dell’esistenza delle masse lavoratrici e popolari discende il
nostro convincimento che oramai esistono le condizioni oggettive per la
rivoluzione socialista, ma, purtroppo, per varie ragioni mancano ancora quelle
soggettive, a causa, principalmente, proprio dell’accerchiamento e del
condizionamento della cultura disastrosa del revisionismo, dell’opportunismo,
dell’economicismo, del movimentismo, del pacifismo, dello spontaneismo e, non
ultimo, dell’estremismo, malattia infantile del comunismo. Come l’era
schiavistica e quella feudale anche l’infame sistema capitalistico - sfruttatore, schiavizzatore e
massacratore delle masse lavoratrici e popolari - è destinato a scomparire
dalla faccia della Terra ed è già sul viale del tramonto, dobbiamo accelerare
la sua morte ed evitare di trovarci nel vortice distruttivo della sua
definitiva implosione.
Quest’anno ricorre il 60°
anniversario della morte del compagno Stalin, maestro del proletariato
internazionale, educatore del marxismo-leninismo, esempio di abnegazione
rivoluzionaria per la conquista del socialismo e del comunismo sulla Terra, costruttore
della gloriosa Unione Sovietica e del socialismo realizzato nel ventesimo
secolo, continuatore dell’opera di Lenin, trionfatore sul nazifascismo, nemico
feroce e irriducibile del capitalismo e dell’imperialismo e demolitore delle
tesi revisioniste, opportuniste ed economiciste dei principi del
marxismo-leninismo. La sola circostanza che oggi siamo qui a ricordare
umilmente la grandiosità del suo pensiero e della sua opera immortali, oltre
che la sua immensa umanità e vicinanza al proletariato di tutti i paesi, ci riempie di gioia, ci inorgoglisce e ci
sprona ad andare avanti sulla via maestra della rivoluzione e della costruzione
del socialismo in Italia e nel mondo intero.
Il compagno Stalin si è cimentato
particolarmente sulla costruzione vittoriosa del primo stato socialista al
mondo e sui problemi nuovi che tale lavoro comportava, dopo la dolorosa
sconfitta della Comune di Parigi del 1871 e delle rivoluzioni del 1905 e del
febbraio 1917 in
Russia. Egli è stato un esempio perfetto del rivoluzionario comunista, della
dedizione esistenziale assoluta alla causa del comunismo, dell’organizzatore
politico straordinario delle masse proletarie e stratega impareggiabile nella
conduzione della lotta di classe e a capo dell’eroica e gloriosa Armata Rossa.
Formatosi alla scuola del marxismo e
condividendo il pensiero e la strategia di Lenin, artefice della Rivoluzione
d’Ottobre, condottiero instancabile delle armate proletarie nella guerra civile
contro l’aggressione imperialistica portata alla vittoriosa Rivoluzione
d’Ottobre, studioso della “Questione nazionale” e cofondatore con Lenin della
Terza Internazionale nel 1919 e dell’Unione delle Repubbliche Socialiste
Sovietiche nel 1922 e relatore sul progetto di Costituzione dell’U.R.S.S. del
1936, Stalin dal 1902 al 1917 venne arrestato sette volte dal regime zarista
con altrettante evasioni dal carcere e dalla deportazione in Siberia. Il suo
nome di nascita è Josif Vissarionovic Giugasvili, ma scelse il soprannome di
Stalin, che in russo significa “Acciaio” e con il quale è meglio conosciuto,
stimato e amato in tutto il mondo, un soprannome che più di ogni altro si
addice alla sua personalità di irriducibile combattente per il socialismo e il
comunismo.
Stalin eccelse, con Lenin, nella
definizione della natura di classe e rivoluzionaria del partito di classe per
poter condurre alla vittoria qualsiasi rivoluzione socialista: il Partito come
avanguardia e come reparto organizzato della classe operaia, come forza suprema
dell’organizzazione di classe del proletariato, come forza epuratrice dagli
elementi opportunisti, come strumento della dittatura del proletariato e come
traghettatore dal socialismo al comunismo. Ossia un Partito di natura
bolscevica, forgiato dai principi del marxismo-leninismo, fondato sul principio
del centralismo democratico e della subalternità dell’istanza inferiore a
quella superiore.
L’esperienza storica del movimento
operaio e comunista ci hanno ampiamente dimostrato che solo un Partito di
siffatta fattura ideologica e organizzativa può condurre alla vittoria una
rivoluzione socialista. Oggi per lavorare alle future rivoluzioni socialiste e
per riprendere il cammino verso il socialismo in ogni paese c’è bisogno di un
simile Partito, che in Italia, come abbiamo già detto, per noi corrisponde al
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, di cui ho l’onore di essere il segretario
generale.
A proposito della natura del partito
Stalin afferma: “Il partito deve porsi alla testa della classe operaia, deve
condurre dietro di sé il proletariato e non trascinarsi alla coda del movimento
spontaneo”, come fanno i revisionisti, aggiungiamo noi. E ancora: “Il partito è
la forma suprema dell’organizzazione di classe del proletariato”, senza un tale
partito il proletariato non può fare e vincere la propria rivoluzione sociale
né tantomeno può costruire la sua società socialista. Stalin ha dedicato tutto
se stesso alla causa del socialismo e rispondendo a un compagno ha detto: “Può
essere certo, compagno, che anche per l’avvenire sono pronto a sacrificare per
la causa della classe lavoratrice, per la causa della rivoluzione proletaria e
del comunismo universale, tutte le mie forze, le mie capacità e, se necessario,
tutto il mio sangue, goccia a goccia” (dalla
“Pravda” del dicembre 1929): di compagni di tale tempra abbiamo bisogno
oggi.
Ecco, all’interno di un importante
discorso, cosa disse Stalin al XIX congresso del PCUS: “… E’ necessario
raggiungere un tale sviluppo culturale della società che assicuri a tutti i
membri della società uno sviluppo completo delle loro capacità fisiche e
intellettuali, affinché i membri della società possano ricevere un’istruzione
sufficiente per diventare attivi fattori dello sviluppo sociale, abbiano la
possibilità di scegliere liberamente una professione, non siano inchiodati per
tutta la vita, in seguito alla sussistente divisione del lavoro, a una
professione qualsiasi… Per questo occorre prima di tutto diminuire la giornata
lavorativa per lo meno sino a sei e poi a cinque ore. Ciò è necessario affinché
i membri della società abbiano abbastanza tempo libero per ricevere
un’istruzione completa” (da “Problemi economici del socialismo” del 1952). Qui
Stalin indica la strada maestra che libera l’umanità dalla schiavitù del
lavoro.
Stalin ha detto ancora: "So che dopo
la mia morte sulla mia tomba sarà deposta molta immondizia. Ma il vento della
storia la disperderà senza pietà". In queste poche parole Stalin ha
previsto tutte le menzogne, calunnie e maldicenze che i nemici di classe –
quali l’imperialismo, il capitalismo, il cattolicesimo e il revisionismo che
egli per difendere la costruzione del socialismo aveva combattuto e sconfitto
clamorosamente - gli avrebbero versato addosso per dissuadere il proletariato
di tutti i paesi dall’organizzare e condurre la lotta di classe per seppellire
il capitalismo e costruire il socialismo. E così è stato da subito dopo la sua
morte sino ai giorni nostri. Noi oggi siamo qui anche per fare giustizia delle
infamie dei nostri nemici di classe e per farlo abbiamo voluto trattare la
questione di estrema attualità dello scellerato revisionismo e degli infami
revisionisti.
Le nuove generazioni di comunisti, le
nuove leve di marxisti-leninisti e le organizzazioni giovanili comuniste
nazionali e internazionali per percorrere la via maestra marxista-leninista
verso la rivoluzione e la costruzione della società socialista devono assumere
integralmente il pensiero e l’opera rivoluzionari del compagno Stalin, così come
quelli di Marx, Engels e Lenin. La via per il socialismo non è una passeggiata,
non è debolezza, non è sentimentalismo né tanto meno compassione per il nemico
di classe, che ha usato, sta usando e utilizzerà tutta la sua forza distruttiva
per sopravvivere e annientarci, ma è lotta di classe dura, impietosa,
determinata e accanita contro il nemico di classe come lo è stata quella del
compagno Stalin nell’intero corso della sua vita politica e rivoluzionaria, da
lui dobbiamo imparare ad essere comunisti coerenti e combattenti instancabili
per il socialismo. Dobbiamo imitarne il coraggio, la fermezza, l’umanità,
l’onestà, l’orgoglio e la semplicità di vita.
La rivoluzione socialista e la
costruzione della società socialista se necessario vanno difese con ogni mezzo
necessario, diversamente non avrebbe senso fare una rivoluzione e poi farcela
scippare dalla decaduta borghesia. Puliamo costantemente la tomba di Stalin
dalle immondizie che il nostro nemico di classe, a partire dalla falsa sinistra
comunista revisionista, opportunista, socialdemocratica ed economicistica, gli
riversa quotidianamente sopra. Nel suo nome svolgiamo l’arduo lavoro di
educatori del marxismo-leninismo e avanziamo sulla strada maestra della
rivoluzione e della costruzione della società socialista. Stalin rappresenta la
discriminante, nel senso che chi è contro Stalin è contro il comunismo, è un
anticomunista e favorisce il revisionismo che riconduce al capitalismo, così
come è tragicamente avvenuto nell’ex Unione Sovietica e nei paesi ex socialisti
dell’est europeo e non solo.
Ecco cosa ha scritto di Stalin il
compagno Gheorghi Dimitrov, segretario dell’Internazionale Comunista: “Imparare
da Stalin il marxismo creativo, imparare da Stalin a costruire il Partito
bolscevico, imparare da Stalin a rafforzare i legami con le masse di tutte le
condizioni, imparare da Stalin a lottare contro la socialdemocrazia, imparare
da Stalin l’audacia rivoluzionaria e il realismo rivoluzionario, imparare da
Stalin a essere impavidi nel combattimento e spietati verso il nemico di
classe, imparare da Stalin a superare con volontà inflessibile tutte le
difficoltà e a vincere il nemico, imparare da Stalin a essere fedeli sino in
fondo alla causa dell’internazionalismo proletario: ecco le condizioni principali
per preparare e conquistare la vittoria della classe operaia”.
Compagno Stalin, nostro Maestro, a 60
anni dalla tua dolorosa e insostituibile perdita qui riaffermiamo solennemente
che mai i nemici di classe, interni ed esterni al movimento comunista e operaio
nazionale e internazionale, riusciranno a cancellare la tua memoria e la tua
opera dalla coscienza del proletariato del mondo di tutti i tempi, mentre il
tuo insegnamento di vita continuerà ad essere una guida sicura verso la
rivoluzione, il socialismo e il comunismo per tutti i popoli della Terra e le
future generazioni di combattenti comunisti e sino a quando il sole del
comunismo non illuminerà l’intero Pianeta e oltre. Noi comunisti abbiamo il
dovere di distruggere il capitalismo prima che questo distrugga l’umanità
intera!
Viva Stalin, Viva il suo
insegnamento di lotta e di vita!
Firenze, 3 marzo 2013.
Domenico Savio
Segretario generale del
P.C.I.M-L.