lunedì 24 settembre 2007

ARCHIVIO ULTIM’ORA (ANALISI E DISPOSIZIONI POLITICHE DEL GIORNO DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA)



QUESTA E’ L’EPOCA PER PASSARE DALLA RESISTENZA ALLA RIVOLUZIONE PROLETARIA SOCIALISTA PER SEPPELLIRE IL CAPITALISMO, SODDISFAR I BISOGNI DELLA CLASSE  LAVORATRICE E COSTRUIRE IL SOCIALISMO!

25 Aprile 2015: manifestiamo anche contro la trasformazione reazionaria e autoritaria dello Stato e della società voluta dal governo oligarchico di Renzi







Compagni, lavoratori, antifascisti, sinceri democratici, donne e giovani del popolo!

     Il prolungarsi della crisi economica del capitalismo si riflette in campo politico con il rafforzamento del processo di trasformazione reazionaria dello Stato e della società. Battistrada di questo disegno antioperaio e antipopolare è il governo Renzi, al servizio esclusivo degli interessi dell’oligarchia finanziaria.

     Le controriforme costituzionali e politiche (nuova legge elettorale di stampo fascista, passaggio alla repubblica autoritaria di tipo presidenziale), vanno di pari passo con le misure antioperaie (Jobs Act, intensificazione dello sfruttamento, estensione della precarietà, attacco ai diritti dei lavoratori, etc.). Entrambe sono accompagnate dall’atteggiamento prepotente e arrogante del neoducetto fiorentino, con cui maschera la continua perdita di consensi.

     Obiettivo del governo Renzi, dei partiti e delle forze internazionali che lo supportano (UE, BCE, FMI, NATO, Vaticano) è riscrivere i rapporti di classe a favore del grande capitale, liquidare i diritti democratici e smantellare l’impalcatura politico-istituzionale sorta dalla Resistenza. Ancora una volta la classe dominante calpesta le conquiste dei lavoratori, getta nel fango le libertà democratico-borghesi e svende la sovranità nazionale se, in qualche modo, ostacolano i suoi rapaci interessi.

     C’è una evidente continuità di Renzi con i piani eversivi della P2 e i governi di Berlusconi. Ciò dimostra quanto sia falso il presunto carattere progressista del “rottamatore” e del suo governo, mai votato dal popolo. Contro questa offensiva reazionaria va sviluppata una grande mobilitazione operaia e popolare, basata sulla chiarezza politica e organizzata dal basso.

     Il 70° anniversario della liberazione dal nazifascismo dev’essere una grande giornata di lotta contro la trasformazione reazionaria dello Stato e della società, contro l’offensiva capitalista e le politiche di austerità, contro i pericoli di guerra imperialista; una giornata legata alle più alte aspirazioni per cui hanno combattuto i nostri Partigiani! Sta ai comunisti e alla classe operaia risollevare la bandiera vittoriosa della Resistenza!

     Tutti in piazza per rafforzare l’opposizione frontale al governo padronale di Renzi e ai suoi progetti reazionari, contro la fiera dello sfruttamento dell’uomo e del pianeta chiamata Expo 2015! 

     La lotta potrà essere vincente solo se si svilupperà apertamente e direttamente contro le forze capitalistiche che dirigono i disegni autoritari e antidemocratici, se avrà come scopo il rovesciamento rivoluzionario del dominio borghese e la costruzione del socialismo e se – ieri come oggi  - sarà guidata dai comunisti!

      Costruiamo un grande Fronte popolare con alla testa i marxisti-leninisti e la classe operaia, avanziamo nell’organizzazione e nella lotta per costruire una società fondata sul potere politico del proletariato e la proprietà sociale dei mezzi di produzione. Prepariamoci a una nuova guerra di Liberazione dal capitalismo!

     Rivolgiamo un appello ai sinceri comunisti ed agli elementi più avanzati del proletariato a rompere definitivamente e nettamente col revisionismo e l’opportunismo, a unirsi alla nostra attività per costruire un forte e combattivo Partito comunista, strumento indispensabile per difendere le libertà e le conquiste dei lavoratori, organizzare e fare la rivoluzione, abbattere il capitalismo e costruire la nuova società. Prendete contatto con noi, organizziamoci!

Roma,  aprile 2014

Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista


Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia



Per contatti: conuml@libero.it - Visitate il nostro Sito: www.conuml.weebly.com

CON STALIN, CONTRO LA GUERRA IMPERIALISTA, PER LA RIVOLUZIONE E IL SOCIALISMO!

A 62 anni dalla sua morte Josif Vissarionovic Stalin – Gori (Georgia) 21 dicembre 1879, Mosca 5 marzo 1953 – è vivo più che mai nella coscienza e nell’azione dei marxisti-leninisti. Egli rimane il terrore dei capitalisti, dei fascisti e dei revisionisti, l'amico fedele della classe operaia e dei popoli oppressi del mondo intero che si battono per la libertà, l'indipendenza, la democrazia, il socialismo e il comunismo.

Ogni anno, nell’anniversario del 5 marzo, noi comunisti (marxisti-leninisti), sentiamo l’esigenza di ricordare, valorizzare e attualizzare la figura, il pensiero e l’opera rivoluzionaria di Giuseppe Stalin, mettendo in risalto il loro significato di classe e rivoluzionario, la loro universale importanza per la lotta contro il capitalismo e l’imperialismo, per il socialismo e il comunismo. 

Siamo infatti convinti che nella confusione attuale, diffusa e mantenuta ad arte dalla borghesia e dai revisionisti, il proletariato ha bisogno di chiarezza, di certezze, di corretti orientamenti ideologici e politici. Abbiamo dunque il dovere di offrire ciò in maniera convinta, difendendo la nostra storia gloriosa, il patrimonio teorico-pratico elaborato dai maestri Marx, Engels, Lenin e Stalin, che è la bussola della nostra azione.

Il compagno Stalin è un gigante del proletariato, amato dai lavoratori e dai popoli di tutti i paesi perché alla sua figura è legata la storia gloriosa della rivoluzione socialista, della classe operaia al potere, della costruzione vittoriosa della nuova società socialista in marcia verso il comunismo.

Egli è stato un esempio di dedizione rivoluzionaria alla causa dell’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, della liberazione dei popoli oppressi in Russia e nel mondo.

In tutta la sua esistenza ha dimostrato una volontà di acciaio e una fedeltà assoluta ai principi del marxismo-leninismo e alla causa della classe operaia. Fu il nemico spietato e irriducibile del capitalismo e dell’imperialismo e del mostro nazifascista partorito da questo sistema. Combatté con determinazione i nemici della rivoluzione e del socialismo e i collaborazionisti della borghesia, vale a dire i revisionisti, gli opportunisti, i socialdemocratici, gli economicisti, i trotzkisti e le altre correnti e tendenze ostili al comunismo in seno al movimento operaio.
Nelle condizioni odierne, desideriamo esporre in breve ed attualizzare l’insegnamento di Stalin sulla questione della guerra e della lotta per distruggere le sue cause.
Il compagno Stalin fu un artefice della gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre, della vittoria del proletariato russo e di altre nazionalità nella guerra civile, scatenata dalle potenze imperialistiche sbarcate coi loro eserciti sanguinari sul suolo del paese dei Soviet tra il 1918 e il 1920. In quel periodo Stalin fu lanciato dal Partito bolscevico da un fronte di guerra civile all'altro, lottando nei punti più pericolosi e decisivi per le sorti della Rivoluzione socialista.

Stalin fu il comandante politico e militare, lo stratega dell’Armata Rossa e del movimento partigiano, della classe operaia e dei popoli sovietici in lotta per annientare il nazifascismo – un’epopea di cui quest’anno ricorre il 70° anniversario della gloriosa vittoria, che vide la Bandiera Rossa sventolare sul Reichstag.

La vittoriosa guerra dei popoli sovietici, diretta da Stalin, condusse alla liberazione di tutta una serie di paesi e di popoli dalla schiavitù nazista e all’instaurazione della democrazia popolare in diversi paesi dell'Europa. Grazie a ciò fu creato il campo socialista e si stabilirono migliori rapporti di forza fra il proletariato e la borghesia a livello internazionale.

Anche dopo la Seconda Guerra mondiale, Stalin ha sempre difeso i popoli, la loro lotta di liberazione nazionale e i loro diritti nazionali e sociali contro le mire dell’imperialismo, della borghesia e delle forze reazionarie.

Nelle condizioni della «guerra fredda», imposte dall'imperialismo statunitense e britannico, l’URSS di Stalin fu il bastione di una pace stabile e democratica, per consolidare la vittoria contro il fascismo. Stalin sostenne sempre con fermezza gli interessi dei popoli del mondo, aiutò la loro lotta contro le mene imperialiste e il colonialismo, smascherando e condannando le posizioni revisioniste e le correnti controrivoluzionarie.

Grazie alla sua lucidità teorica marxista-leninista e alla esperienza pratica accumulata, il compagno Stalin ci ha lasciato insegnamenti strategici e tattici di eccezionale importanza sulla questione della guerra.

Nel suoi discorsi e scritti sulla guerra, nelle sue direttive e ordini del giorno, negli indirizzi e nella corrispondenza, troviamo l’applicazione e lo sviluppo della dottrina marxista-leninista sulle questioni della scienza militare, comprendiamo il vero significato della pace e della guerra.

In una delle sue ultime opere (“Problemi economici del socialismo nell’URSS”), il compagno Stalin ha riaffermato la validità della tesi leninista secondo cui l'imperialismo genera inevitabilmente le guerre.  Il suo insegnamento al riguardo è di straordinaria attualità.



La realtà dimostra che l’inevitabilità della guerra fra i paesi imperialisti e capitalisti continua a sussistere.

Il mondo attuale non è un “mondo unipolare”, è un mondo diviso, irto di contraddizioni tra i paesi imperialisti e capitalisti, tra i monopoli internazionali, acuite dalla prolungata crisi economica.

Lo sviluppo ineguale del capitalismo nei diversi paesi, l’implacabile concorrenza per i mercati di sbocco e le fonti di materie prime, il controllo delle fonti di energia e delle sfere di influenza, il desiderio di scaricare sui propri concorrenti le conseguenze della crisi, fanno sì che i rapporti fra i predoni imperialisti si inaspriscano continuamente. Ciò ha come logica conseguenza un adattamento delle strategie belliche delle potenze imperialiste, la preparazione e lo scatenamento di nuove guerre.

Gli USA sono ancora la superpotenza imperialista dominante, ma la loro egemonia è scossa alle fondamenta. La Cina, la Russia, la Germania e altri paesi imperialisti e capitalisti sopportano sempre meno il dominio statunitense, vogliono sottrarsi alla schiavitù a stelle e strisce, infrangere il dominio del dollaro e affermare i loro interessi. 

Sotto la spinta della politica di guerra e degli interessi dei monopoli del settore militar-industriale, aumentano le  spese militari e si accelera la corsa al riarmo convenzionale e all’ammodernamento di quello nucleare. Gli USA occupano di gran lunga il primo posto in questa folle corsa, con una spesa annuale di 640.000 milioni di dollari, seguiti dalla Cina e dalla Russia.

Anche la Germania e il Giappone, si stanno avventurando pericolosamente nella corsa militarista e hanno cominciato ad inviare le loro truppe all’estero. Israele e il sionismo sono la punta di lancia dell'imperialismo nordamericano per aggredire la Palestina e minacciare altri popoli della regione.



Vi è il concreto pericolo di un conflitto per una nuova ripartizione del mondo. Le aggressioni militari e le minacce di intervento diretto o indiretto in Europa (Ucraina, Balcani), in Africa (Libia, Mali, Congo, Costa d’Avorio, Rep. Centrafricana, etc.), nel Medio Oriente (Palestina, Siria, Iraq, Iran), in Asia (Afghanistan, Pakistan, Corea del Nord. Mar della Cina), in Centro e Sudamerica (Haiti, Colombia, Venezuela) sono manifestazioni di questa tendenza, così come lo sono la costituzione e ricostituzione di blocchi economici e militari, l’installazione di basi militari nei cinque continenti, la preparazione della guerra come elemento fondamentale della politica estera e della diplomazia segreta dei paesi imperialisti e  capitalisti.

In questo scenario, si inquadra la grave decisione USA/NATO di alzare un nuovo muro in Europa, con lo spiegamento di 30 mila militari della «Forza di risposta» nei paesi dell’Europa orientale, la creazione di nuove basi, il varo di una «Forza di punta» dispiegabile in pochi giorni e l’assistenza militare diretta al governo reazionario e fascista ucraino.

Nella corsa per il dominio contro i loro concorrenti i briganti imperialisti incitano le opposizioni nazionali borghesi e reazionarie. Emergono gruppi e sette religiose ultrareazionari appoggiati e finanziati dagli USA e dai loro alleati nella regione mediorientale, i quali svolgono uno sporco ruolo silurando la lotta nazionale progressista dei paesi arabi, imponendo il terrore e preparando le condizioni per nuovi interventi imperialisti.

I crescenti pericoli di guerra riguardano chiaramente il nostro paese, considerato dagli USA una piattaforma geostrategica e un tassello fondamentale della loro strategia militare che punta a un aumento del confronto militare con la Russia.

I piani aggressivi della NATO godono dell'appoggio del governo Renzi - un governo imposto dall’oligarchia finanziaria, che prosegue la politica borghese di vassallaggio e di sottomissione agli Stati Uniti e alla UE dei monopoli - nonché dei partiti riformisti, socialdemocratici e reazionari che sotto l’ipocrita bandiera della «difesa degli interessi nazionali», collaborano attivamente alla guerra imperialista.

A pagare le spese di questa disastrosa e criminale politica sono gli operai, i disoccupati, i giovani, le donne degli strati popolari. Per gli sfruttati e gli oppressi le missioni militari e le guerre imperialiste si traducono in maggiori sacrifici e privazioni: riduzione dei salari, altri tagli alle spese sociali e previdenziali, aumento delle tasse antipopolari, etc.

Inoltre, la guerra di rapina condotta dalla borghesia determina la soppressione graduale delle libertà e dei diritti democratici, implica la militarizzazione della vita sociale, favorisce le forze scioviniste e fasciste, e ci espone a grandi pericoli.



Il compagno Stalin riteneva una cosa ottima suscitare un potente movimento per mantenere la pace, per scongiurare una guerra determinata, per rinviarla per un certo tempo, per cacciare dal potere i governi guerrafondai e sostituirli con dei governi disposti a salvaguardare per un certo tempo la pace.

Questo è sicuramente un compito dei comunisti e di tutti i sinceri rivoluzionari, che devono mettersi alla testa della lotta contro i piani guerrafondai, favorendo la creazione di un ampio fronte antimperialista e antifascista, diretto dalla classe operaia, che abbia fra i suoi obiettivi l’uscita dell’Italia dalla NATO e dall’UE, il ritiro immediato di tutte le missioni militari all’estero, la drastica riduzione delle spese militari e l’aumento di quelle sociali, l’appoggio alle lotte di liberazione dei popoli, etc. 

Ma Stalin aggiungeva che tutto ciò non è sufficiente per eliminare l'inevitabilità delle guerre fra i paesi capitalistici: “Per eliminare l'inevitabilità delle guerre, è necessario distruggere l'imperialismo”!

Nella fase presente di acutizzazione di tutte le contraddizioni del capitalismo, un sistema avviato sul viale del tramonto, l’abbattimento dell’imperialismo tramite la rivoluzione socialista è una questione posta e da risolvere.

I concetti di rivoluzione e di socialismo devono risuonare sempre più nei luoghi di lavoro e nelle lotte, negli scioperi, nelle manifestazioni di protesta e di rivendicazione degli interessi proletari e popolari.

Gli operai, i lavoratori sfruttati, i disoccupati, i giovani precari e studenti, le donne oppresse e discriminate nei posti di lavoro e nella società, i pensionati ridotti alla fame, gli strati popolari impoveriti dal capitalismo devono liberarsi dalla sottocultura e dalla propaganda borghese, clericale e riformista, acquisire la coscienza di classe e rivoluzionaria, diventare soggetti attivi e protagonisti della nuova ondata della rivoluzione socialista per distruggere il maledetto sistema capitalista-imperialista, realizzare il potere proletario e costruire la futura società socialista.



Questa prospettiva passa attraverso la ricostruzione, anche nel nostro paese, di un forte Partito comunista marxista-leninista di natura bolscevica. A questo fine lavora il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML) che rinnova l’appello a tutti i sinceri comunisti, agli operai coscienti e combattivi per separarsi definitivamente e nettamente dagli opportunisti e a unirsi alla sua attività, sulla base del marxismo-leninismo e dei principi dell’internazionalismo proletario.

Senza organizzazione in un unico e forte Partito comunista il proletariato non va da nessuna parte, non può trionfare nella lotta contro la borghesia imperialista ed è facile preda degli artigli del nemico di classe. Anche questo ci ha insegnato il compagno Stalin lavorando, assieme a Lenin, con passione e dedizione alla costruzione del Partito bolscevico e alla sconfitta dei revisionisti e degli opportunisti.

Impariamo da Stalin la lotta contro l’imperialismo e per il socialismo, seguiamo i suoi insegnamenti nella lotta contro la borghesia e l’imperialismo, per la vittoria delle prossime rivoluzioni proletarie!

Roma, 5 marzo 2015.

 COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA

Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista


Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

Per contatti: conuml@libero.it  Visitate il nostro Sito: www.conuml.weebly.com
 

A 94 ANNI DALLA FONDAZIONE DEL PARTITO COMUNISTA D’ITALIA (PCd’I), SEZIONE DELL’INTERNAZIONALE COMUNISTA, RIAFFERMIAMO LA PIENA VALIDITA’ E ATTUALITA’ DELLA SUA NATURA E FUNZIONE STORICA DI CLASSE E RIVOLUZIONARIA CONTRO I SUOI FALSIFICATORI REVISIONISTI E OPPORTUNISTI!
      Il PCd’I fu fondato in una fase storica di straordinario fervore rivoluzionario, che dilagava in tutta l’Europa dopo il trionfo della gloriosa e imperitura Rivoluzione Socialista d’Ottobre in Russia e dopo la fondazione della Terza Internazionale Comunista, avvenuta a Mosca all’inizio del mese di marzo 1919 per volere di Lenin e Stalin. Compito storico del PCd’I era quello di preparare e portare a termine la Rivoluzione Socialista in Italia, appena dopo la grande esperienza di lotta del proletariato industriale italiano, che in particolare nel nord del paese e più specificamente in Piemonte nel biennio 1919-1920 dette luogo all’occupazione e alla gestione operaia di importanti fabbriche, tra cui gli stabilimenti Fiat di Torino.

      Sotto la guida dell’Internazionale Comunista fu fondato il Partito Comunista in vari paesi europei per organizzare e guidare le lotte del proletariato verso l’esplosione e la vittoria della rivoluzione socialista, con la conquista del potere politico da parte dei lavoratori dell’industria, delle campagne e dei servizi. Circa un secolo fa le condizioni di lavoro e di vita del proletariato di tutti i paesi non erano sostanzialmente diverse da quelle attuali, con elevate percentuali di disoccupati, sfruttamento disumano del lavoro e retribuzioni di fame; però allora, in confronto ad oggi, vi era una più chiara coscienza di classe e una più elevata propensione all’organizzazione, alla militanza e alla lotta di classe e rivoluzionaria per la conquista del potere politico, la costruzione della nuova e superiore società socialista e l’edificazione di quella comunista.

      Il PCd’I nacque dalla confluenza di gruppi e correnti collocati sul terreno del marxismo rivoluzionario, che accettarono le 21 condizioni di ammissione all’Internazionale Comunista, e dalla scissione del partito socialista inquinato da socialdemocratici, revisionisti e opportunisti. Come in tutti i Partiti Comunisti, compreso in quello bolscevico dell’Unione Sovietica, vi furono le lotte interne tra i coerenti marxisti-leninisti e i revisionisti-opportunisti di destra e di “sinistra”, per la difesa dei principi e della strategia e della tattica vittoriosa del marxismo-leninismo, per la costruzione del Partito quale reparto di avanguardia della classe operaia, per la sua bolscevizzazione, per avvicinare l’obiettivo della rivoluzione socialista e della costruzione della società socialista nel nostro paese. Questo perché solo un partito di tale fattura politica e rivoluzionaria può condurre la classe lavoratrice alla vittoria nella rivoluzione, alla costruzione del socialismo e poi al comunismo.

      Purtroppo anche nel PCd’I, con Togliatti e altri traditori e rinnegatori della causa del socialismo, prevalse in seguito la linea sciagurata del revisionismo, affermatosi ufficialmente col XX congresso del PCUS – con la scellerata “via italiana al socialismo” e la trasformazione del partito da classista a interclassista - dell’opportunismo, del riformismo, della collaborazione di classe, e successivamente dell’eurocomunismo e della sottomissione alla NATO e all’imperialismo americano ed europeo. Sino a trasformarsi nell’attuale partito borghese liberale, clericale, capitalistico e imperialistico cosiddetto democratico, guidato dall’ex democristiano e uomo di fiducia del sistema bancario e finanziario nazionale e internazionale Matteo Renzi. Un partito  che  ha  completamente rinnegato  e  infangato il suo passato,  che  ha disconosciuto la sua origine, che ha tradito persino la lotta antifascista, la Resistenza, la Guerra di Liberazione e la stessa Costituzione borghese del 1948, che pure contribuì a redigere e approvare.

      Con la modifica della stessa Costituzione in modo presidenzialista e decisionista, l’abolizione del Senato elettivo, l’introduzione del sistema elettorale di secondo grado, che si sostituisce al voto dei cittadini, deputati eletti non dal voto popolare ma per nomina dei partiti che detengono il potere, con la nuova legge elettorale che abolisce del tutto il sistema proporzionale e che con lo sbarramento elettorale e il premio di maggioranza nega ai partiti più piccoli di entrare con una propria rappresentanza in parlamento, Renzi, d’accordo con Berlusconi, sta letteralmente trascinando l’Italia verso un regime e un potere politico istituzionale reazionario, che prepara l’avvento di un nuovo regime fascista, in cui a decidere e a governare non è il popolo, ma i settori più reazionari, più imperialisti e guerrafondai del capitale finanziario.

      Una svolta autoritaria e reazionaria dove vengono negati diritti e possibilità di vita dignitosa alle masse lavoratrici e popolari, dove lo sfruttamento del lavoro nelle aziende diventa sempre più violento e repressivo della personalità umana, dove si annulla d’imperio finanche la funzione reale degli stessi sindacati borghesi e riformisti, dove si riducono alla fame le masse lavoratrici e popolari per arricchire ulteriormente la dannata classe capitalistica in nome di un debito di Stato costruito ad arte per tale scopo e dove il potere, attraverso le proprie forze eversive, diventa sempre più repressivo delle lotte e delle organizzazioni del movimento operaio e comunista del nostro paese. Un partito, quello “democratico”, che a partire dalla rinuncia alla via rivoluzionaria e dall’affermazione del corso di destra, revisionista e opportunista seguito dal gruppo dirigente togliattiano già nell’ultima fase della Guerra di Liberazione antifascista, ha rinnegato la funzione storica del PCd’I trasformandosi, una tappa dopo l’altra, in un nemico dichiarato degli interessi e della prospettiva di liberazione dallo sfruttamento del proletariato italiano.

      Altra infamia nei confronti del PCd’I è la sua denominazione utilizzata arbitrariamente da decenni da organizzazioni revisioniste e opportuniste per ingannare la classe lavoratrice e carpirne il consenso politico ed elettorale, sicché sino ad oggi non è stato possibile costruire in Italia un forte Partito Comunista di classe e rivoluzionario che assolvesse il compito storico del PCd’I. La formazione oggi di un forte Partito Comunista in Italia passa necessariamente attraverso la sconfitta proprio del revisionismo e dell’opportunismo, che sciaguratamente abbondano nelle fila del movimento operaio italiano. Tale obiettivo è possibile raggiungerlo solo attraverso l’emancipazione di classe e rivoluzionaria, ovvero marxista-leninista, della classe lavoratrice, la cui prevalenza oggi è ideologicamente e politicamente prigioniera della cultura borghese-riformista, clericale e capitalistica, mentre sindacalmente è intruppata nei sindacati collaborazionisti e in numero minore nei sindacati di base, in genere privi di una prospettiva politica di classe e rivoluzionaria.

      Così come è determinante, con un adeguato lavoro teorico e politico, far capire ai lavoratori operai e intellettivi dei partiti revisionisti e opportunisti esistenti in Italia che se vogliono uscire veramente dal disgraziato sistema capitalistico, costruire la prospettiva rivoluzionaria socialista, conquistare il potere politico alla classe proletaria e costruire la società socialista, devono rapidamente abbandonare tali organizzazioni per unirsi ai marxisti-leninisti, militare e lottare per  un autentico e coerente partito comunista di natura e strategia marxista-leninista. Per fare questo occorre ritornare allo studio dei testi del marxismo-leninismo, del pensiero e l’opera dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, occorre acquisire la coscienza delle lotte rivoluzionarie socialiste condotte dal proletariato nazionale e internazionale a partire dalla pubblicazione, nel 1848, del Manifesto del Partito Comunista, redatto da Marx ed Engels, e occorre essere conseguenti nella pratica e imparare, finalmente, a distinguere i coerenti dai falsi comunisti, questi ultimi sempre pronti a collaborare per la sopravvivenza del decrepito sistema di sfruttamento e di abbrutimento capitalistico.

      Il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML), rigorosamente costituito sulla base dei principi  e  della strategia del marxismo-leninismo, è nato, con le prime adesioni del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e Piattaforma Comunista, proprio con l’obiettivo di unire tutte le forze sinceramente e coerentemente marxiste-leniniste oggi esistenti in Italia, allo scopo di formare un unico e forte Partito Comunista di classe e rivoluzionario per lavorare all’obiettivo della rivoluzione socialista e della costruzione della società socialista nel nostro paese. Un appello che in questa ricorrenza rivolgiamo nuovamente e con forza ai sinceri comunisti e all’intero proletariato italiano per uscire dalle tragedie quotidiane dell’attuale ordine sociale.

      Il sistema capitalista-imperialista, basato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sulla divisione della società in classi contrapposte e in costante conflitto tra loro, sul carattere sociale della produzione e sull’appropriazione privata della ricchezza prodotta, sulla rovina e l’impoverimento delle masse lavoratrici e il saccheggio sistematico dei popoli, sta vivendo una profonda e prolungata crisi di sovrapproduzione di merci e capitali. E’ oramai decrepito e vive la sua fase storica di decadenza, preludio  della rivoluzione socialista. E’ immerso in una crisi generale che procedendo nel suo continuo aggravamento genera condizioni di vita popolare sempre più drammatiche e insopportabili, crescenti pericoli di guerra, terrorismo, devastazioni ambientali, ignoranza e oscurantismo. L’evoluzione della crisi dimostra che il capitalismo è maturo per essere abbattuto e sostituito dal socialismo. Vi sono tutte le condizioni materiali affinché ciò avvenga rapidamente, ma occorre la volontà soggettiva della classe operaia, guidata da un forte e coerente Partito Comunista Marxista-Leninista perché ciò avvenga attraverso la rottura rivoluzionaria col sistema economico e con l’organizzazione statale esistenti.

      Il CONUML è nato e lavora per questa svolta storica. La rivoluzione socialista è una necessità del momento come lo era nel 1921, quando fu fondato il PCd’I.  Solo con essa il proletariato italiano potrà liberarsi dalle catene secolari dello sfruttamento padronale, dalla precarietà del lavoro e dalle apprensioni sociali della vita quotidiana conquistandosi un’esistenza dignitosa per la quale vale la pena vivere, libera da patemi e umiliazioni d’ogni genere. Il CONUML, forte degli insegnamenti del marxismo-leninismo, continuerà il suo lavoro politico sull’esperienza del PCd’I, della gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre, della dittatura del proletariato, della costruzione del socialismo in Unione Sovietica e in altri paesi, dell’internazionalismo proletario, della lotta al nazifascismo condotta eroicamente dai popoli dell’Unione Sovietica e dai Partiti Comunisti di tutto il mondo, della lotta senza quartiere contro il trotskismo, il revisionismo di tutte le specie dei principi del marxismo-leninismo, l’opportunismo, l’economicismo e tutte le deviazioni socialdemocratiche, riformiste e borghesi dai principi di classe e rivoluzionari della lotta comunista per il socialismo.

      Il CONUML fa proprie le ragioni che furono alla base della fondazione del PCd’I il 21 gennaio 1921 a Livorno e le addita al proletariato italiano per la sua lotta rivoluzionaria di oggi. Denuncia e condanna con estrema severità tutte quelle organizzazioni politiche italiane che hanno sistematicamente usurpato e utilizzato opportunisticamente quel nome glorioso e fa appello ai comunisti e a tutti i lavoratori emancipati a unirsi presto in un unico, forte, coerente e rivoluzionario Partito Comunista, rigorosamente fondato sui principi del marxismo-leninismo e sul pensiero e l’opera di Marx, Engels, Lenin e Stalin, che con la sua ideologia d’avanguardia, il suo programma rivoluzionario, la sua linea ed azione politica tra le masse, prepari e guidi il proletariato e i suoi alleati alla rivoluzione e alla conquista del potere politico.

E’ questo il modo migliore per ricordare la fondazione del PCd’I e per recuperarla al lavoro rivoluzionario di oggi in vista della Rivoluzione e della costruzione del Socialismo in Italia e nel mondo.

Roma, 21 gennaio 2015.
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA

Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia  


MESSAGGIO AUGURALE RIVOLUZIONARIO PER IL 2015

AL PROLETARIATO ITALIANO OPERAIO E INTELLETTIVO IL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA E’ LA FIACCOLA DELLA RIVOLUZIONE SOCIALISTA IN ITALIA!
Compagni comunisti, lavoratori italiani dell’industria, delle campagne, dei servizi, della funzione pubblica e quelli della coscienza progressista della sicurezza e delle forze armate,

      ha inizio un nuovo anno di dominio del capitalismo sul proletariato, del capitale sul lavoro e delle drammatiche conseguenze sociali che ne derivano sulle masse lavoratrici e popolari del nostro paese. La crisi del dannato sistema capitalistico – basato sullo sfruttamento del lavoro altrui, sull’accentramento della ricchezza socialmente prodotta nelle mani dell’esigua classe capitalistica e sul peggioramento progressivo delle condizioni di vita dei lavoratori - che stiamo vivendo non ha alcuna possibilità di superamento ed è condannata ad aggravarsi progressivamente sino alla morte stessa del regime schiavistico e repressivo. E’ la crisi, o l’agonia, finale del sistema di sfruttamento, che però il suo seppellimento definitivo dipende dalla presa di coscienza della classe lavoratrice italiana che esso può avvenire solo con la rivoluzione socialista, che mette fine all’attuale dominio padronale e, con la dittatura del proletariato, avvia la costruzione della società socialista, fondata sul potere politico e sulla democrazia reale di tutto il popolo lavoratore.

      Da anni abbiamo già sperimentato sulla nostra pelle che man mano che la crisi avanza si aggravano le nostre già pesanti condizioni di vita: disoccupazione dilagante, specialmente giovanile e nel Mezzogiorno e più specificamente femminile; precarietà del lavoro, che diventa sempre più schiavistico con la possibilità data  dal governo borghese, clericale e capitalistico dell’ex democristiano Matteo Renzi, del partito cosiddetto democratico, ai padroni di poter licenziare i lavoratori senza giusta causa e a proprio piacimento; salari, stipendi e pensioni sempre più di fame, in particolare le pensioni di anzianità, vecchiaia e sociali basse e medie che dai governi delle banche e delle multinazionali della finanza speculativa e affaristica di centrodestra e centrosinistra non vengono più adeguate, ciò a fronte di un costante aumento del costo della vita; il peggioramento continuo dei servizi pubblici e l’aumento costante del loro costo; l’incremento delle tasse comunali e regionali sui servizi erogati; la bolletta della luce da vera rapina di Stato e sociale, con la conseguenza per le famiglie lavoratrici di dover soffrire il freddo polare d’inverno e il caldo afoso d’estate; la mancanza di prospettiva di lavoro e di sistemazione familiare per le nuove generazioni; il diritto alla casa negato; la secolare Questione Meridionale attende ancora una soluzione; eccetera.

      Il potere politico dominante – presidenza della repubblica, governo e parlamento – da anni ha avviato una svolta istituzionale reazionaria di stampo fascista per il nostro paese affossando la lotta antifascista e annullando d’imperio le conquiste democratiche e progressiste, seppure borghesi, conquistate nel secolo scorso con la Resistenza, la Guerra di Liberazione, la promulgazione della Costituzione nel 1948 e attraverso leggi elettorali sempre più di natura fascista e persino peggiori, l’abolizione del voto popolare per certe istituzioni, deputati non eletti dal popolo, ma imposti di autorità dai partiti di governo del centrodestra e centrosinistra, leggi sempre più antipopolari e a beneficio del potere economico capitalistico e imperialistico. Insomma, governi del capitale che ci impongono un nuovo fascismo camuffato di legalità e che, al contrario, è di una autentica dittatura. L’olio di ricino è sostituito dall’esercizio autoritario, antidemocratico e antipopolare del potere, che fa uso spregiudicato della delega ricevuta dagli elettori.

      Negli ultimi anni il presidente della repubblica ha consentito la formazione di tre governi non eletti dal popolo e non ha avvertito il dovere costituzionale di sciogliere il parlamento per dare agli italiani la possibilità di eleggerne uno nuovo con un nuovo governo, laddove l’articolo 1. della Costituzione sancisce, senza ombra di dubbio, che “La sovranità appartiene al popolo…”. Inoltre, uscendo dalle competenze istituzionali di super partes delle istituzioni elettive e sociali ha criticato la posizione persino dei sindacati borghesi contro la modifica reazionaria dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, che abolisce la giusta causa nei licenziamenti, elogiando la scelta padronale e dittatoriale del governo Renzi contro il diritto alla riassunzione dei lavoratori licenziati per ingiusta causa.

      Oramai l’Italia è soffocata dai suoi governi capitalistici e imperialistici, asserviti agli interessi dell’imperialismo americano ed europeo, la nostra sovranità nazionale è stata svenduta al governo imperialistico europeo di Bruxelles, le istituzioni pubbliche del nostro paese sono sempre maggiormente preda di eletti e non corrotti e corruttori dal centro alla periferia della vita istituzionale e sociale, possiamo affermare di essere già oltre la dittatura e il malaffare del fascismo del secolo scorso: vergogna per tutti i protagonisti di questa svolta anticostituzionale e antidemocratica. A questo stato di cose deprimenti della società italiana hanno contribuito anche i partiti revisionisti e opportunisti della falsa sinistra comunista e vi hanno contribuito collaborando, quando ne hanno avuto la possibilità, coi governi borghesi e rinnegando la via rivoluzionaria al potere della classe lavoratrice.

      L’Italia di Spartacus, delle lotte proletarie del Biennio Rosso 1919-1920, del PCd’I, fondato a Livorno il 21 gennaio 1921, della lotta Antifascista, della Resistenza e dei suoi Martiri, della Guerra di Liberazione incompiuta dal fascismo, dal capitalismo e dalla reazione politica, delle lotte e del sacrificio di tante vite umane avvenute dalla proclamazione della Repubblica ai giorni nostri non può continuare a soccombere sotto un dominio borghese e clericale che ha fatto il suo tempo e che è marcio di ingiustizia e inciviltà, di disumanità e di barbarie. Occorre passare al contrattacco e presto, dobbiamo liberarci di tanto vecchiume storico e sociale, ne abbiamo la possibilità e la forza per cambiare il destino sociale del nostro paese. Tale compito spetta innanzitutto alla classe operaia e alle forze sinceramente progressiste del braccio e dell’intelletto.

      Parliamo della classe operaia in quanto forza motrice più cosciente della lotta anticapitalistica, nata dal processo produttivo disumano e repressivo del medesimo capitalismo all’interno delle sue fabbriche, ove la vita lavorativa è soffocata da elevati e insopportabili ritmi di lavoro, dalla negazione dei più elementari diritti di vita dignitosa, dalla sorveglianza costante e dagli abusi dei capi servizio di fiducia del padrone, dai mancati o miseri rinnovi contrattuali, dal vitto inadeguato, eccetera. La classe operaia matura la sua coscienza politica e sindacale nel conflitto di classe quotidiano in fabbrica tra lavoro e capitale. Però la lotta di classe degli operai in fabbrica per essere vincente deve sapersi coniugarsi con la lotta di tutti gli strati dei lavoratori sfruttati dal sistema capitalistico e deve avere la capacità di rapportarsi alle energie di pensiero e di azione degli intellettuali d’avanguardia. Le “filosofie” operaistiche sono di natura borghese, estranee al marxismo-leninismo e nemiche della lotta di classe per abbattere il capitalismo e costruire il socialismo.

      La classe operaia se non si libera dai lacci strangolatori del revisionismo e dell’opportunismo politico, dell’economicismo delle sue lotte, dei condizionamenti nella lotta di classe dei sindacati borghesi e dell’aristocrazia sindacale non è in grado di svolgere il suo compito storico di liberare se stessa e l’intero proletariato dalla schiavitù del dominio padronale. Essa se non è rivoluzionaria e se non dispone di un forte partito comunista di classe e rivoluzionario non è nulla e non è in grado di liberare se stessa e gli altri lavoratori dalle catene dello sfruttamento e dell’abbrutimento del sistema capitalistico e della sua espansione imperialistica. Insomma, deve passare da classe in sé, cioè rassegnata nelle proprie disgrazie sociali, a classe per sé, ovvero con la lotta di classe organizzata e rivoluzionaria deve agire e riscattarsi per diventare essa medesima governo e costruttrice di una nuova e superiore società, la società socialista in marcia verso l’edificazione di quella comunista. Gli operai, come gli intellettuali d’avanguardia, devono attingere e rafforzare la propria forza rivoluzionaria leggendo o rileggendo i testi del marxismo-leninismo, a partire dal Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Engels, da Stato e Rivoluzione di Lenin, da Principi del Leninismo di Stalin, eccetera.

      Ma nessuna lotta di classe può essere vincente se non organizzata e guidata da un autentico partito di classe e rivoluzionario, di natura bolscevica, ovvero marxista-leninista. Senza il proprio partito la classe operaia e l’intero proletariato in lotta sono destinati ad essere sconfitti nella battaglia per seppellire il capitalismo e far germogliare il socialismo. L’anarchia, il populismo, il qualunquismo, il revisionismo della natura di classe e rivoluzionaria della dottrina comunista, l’opportunismo, il riformismo e la socialdemocrazia sono forze che opponendosi e combattendo i principi del marxismo-leninismo e l’esperienza storica della costruzione del socialismo in Unione Sovietica favoriscono la sopravvivenza del marcio e decrepito sistema capitalistico e la sua espansione imperialistica. I lavoratori non devono farsi più ingannare e deviare da tali forze anticomuniste.

      All’inizio del Nuovo Anno il Comitato Centrale del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista fa appello all’intero proletariato italiano, emancipato dal punto di vista di classe, affinché prenda coscienza della gravità della sua condizione sociale nazionale e internazionale ed entri a militare e combattere nelle fila del proprio partito di classe e rivoluzionario, che in Italia è rappresentato dal solo PCIML. La rivoluzione socialista in Italia è possibile sin da subito, basta che il proletariato lo voglia, a partire dal fare del P.C.I.M-L. un forte partito per la rivoluzione e il socialismo nel nostro paese.

Forio, 1 gennaio 2015.

                                                                                                      Il Comitato Centrale

                                                                               del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista   


SCIOPERO GENERALE PER BATTERE NELLE PIAZZE E NELLE FABBRICHE IL GOVERNO RENZI-BERLUSCONI. LA CLASSE OPERAIA A PALAZZO CHIGI!





Compagni! Operai! Lavoratori! Disoccupati! Studenti e donne del popolo!

La lotta contro le conseguenze della crisi capitalistica e l’infame politica di austerità, imposta dai governi controllati dalla troika UE-BCE-FMI, ha avuto negli ultimi mesi significativi sviluppi.

La manifestazione del 25 ottobre, la rivolta degli operai di Terni, gli scioperi dei metalmeccanici, dei sindacati di base, la grande partecipazione alle mobilitazioni dei precari, degli studenti, dei migranti, dimostrano come il popolo dei “1000 euro al mese” sta opponendosi con sempre più rabbia e determinazione ai signori “delle cene da 1000 euro” rappresentati dal governo antioperaio e repressivo di Renzi e Berlusconi.

       E’ evidente che la politica di questo governo è reazionaria, di attacco frontale agli interessi e all’organizzazione dei lavoratori, ad esclusivo beneficio dei monopoli capitalistici. E’ una politica non emendabile, che non si può combattere con l’ipocrita astensione parlamentare dei riformisti.

In questo scenario, mentre il Parlamento borghese ha approvato il Jobs Act con la cancellazione dell’art.18, i vertici di CGIL e UIL hanno indetto per  il 12 dicembre lo sciopero generale. Il colpevole ritardo nella sua proclamazione, che ha bloccato la continuità e il processo di unificazione delle lotte, è una boccata di ossigeno per il governo e il PD. I bonzi sindacali parlano di “politiche del governo sbagliate ed inefficaci”, senza porsi l’obiettivo della sua caduta, ma preoccupandosi solo di frenare la lotta operaia e recuperare un ruolo concertativo.

Non ci servono scioperi rituali, tanto per far vedere che si fa qualcosa. E’ l’attacco capitalistico che costringe a cercare un indirizzo diverso da quello finora seguito dai capi riformisti e opportunisti. Ci vuole la mobilitazione dura e coerente fino al ritiro delle misure antioperaie! L’ascesa della lotta di massa conduce verso lo sciopero politico generale e continuato, per infliggere seri colpi ai progetti dell’oligarchia finanziaria. Dobbiamo perciò scioperare e scendere in piazza il 12 dicembre su parole d’ordine e obiettivi chiari, rafforzando l’organizzazione operaia e preparandoci a  cacciare il governo Renzi con la lotta!

NO AI DIKTAT DEL GOVERNO E DELL’UE! NO AL JOBS ACT! BASTA PRECARIETA’! NESSUN CEDIMENTO O SCAMBIO SULL’ARTICOLO 18, MA SUA ESTENSIONE A TUTTI I LAVORATORI! STOP AI LICENZIAMENTI PER I PROFITTI! LAVORO PER TUTTI I DISOCCUPATI! GIU’ LE MANI DAI CONTRATTI! ABOLIZIONE DELLA LEGGE FORNERO! SCONFIGGIAMO NELLE FABBRICHE E NELLE PIAZZE LA POLITICA ANTIOPERAIA, REAZIONARIA E GUERRAFONDAIA DEL GOVERNO RENZI-BERLUSCONI E CACCIAMOLO VIA!

Il fronte unico di lotta della classe operaia è in grado di respingere l’offensiva del capitale e di accelerare la fine inevitabile del sistema di sfruttamento capitalista. Con la lotta, l’unità e l’organizzazione di classe, con la direzione delle lotte nelle mani dell’avanguardia della classe operaia vinceremo!

Per uscire dalla crisi e dal declino e per dare un lavoro degno bisogna colpire i patrimoni, i profitti, le rendite, i redditi, l’evasione di padroni, banche, ricchi e corrotti. Insomma, bisogna farla finita col capitalismo, far diventare fabbriche e imprese di proprietà sociale, ripudiare il debito nelle mani degli strozzini dell’alta finanza, cancellare il Fiscal compact, uscire da UE, EURO e NATO.

Il solo governo che può adottare queste misure è un Governo operaio e degli altri lavoratori sfruttati, che sia deciso a sbaragliare l’oligarchia finanziaria, le forze reazionarie interne ed esterne, ad abolire lo sfruttamento, a costruire il socialismo, la società dei lavoratori.

Questo Governo può e deve sorgere dal movimento rivoluzionario delle masse sfruttate e oppresse, basandosi sui loro organismi (Consigli e Comitati operai e popolari, sindacati di classe, etc.).

Il tempo delle illusioni è finito. Assistiamo alla bancarotta del sistema imperialista attanagliato da una profonda crisi, che cerca di salvarsi intensificando lo sfruttamento del proletariato e l’oppressione dei popoli, preparando nuove guerre di rapina.

La situazione attuale chiama la classe operaia e i suoi alleati alla preparazione della rivoluzione proletaria, che è la vera alternativa per liberarci dalla schiavitù e dallo sfruttamento padronale, dalla miseria e dalla devastazione ambientale, dall’ignoranza, dalle guerre di rapina.

      Lottare contro i governi borghesi, per la rivoluzione e il socialismo significa avvalersi dello strumento indispensabile per dirigere il processo di emancipazione degli sfruttati: un forte e combattivo Partito comunista del proletariato. E’ ora che gli operai più coscienti e combattivi rompano nettamente e definitivamente con il riformismo e l’opportunismo politico e sindacale, si uniscano ai marxisti-leninisti per disporre di questo vittorioso Partito comunista.

Dicembre 2014.                             COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
                                                          Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
                                                          Piattaforma Comunista                           

LOTTA DI CLASSE PER LA RIVOLUZIONE PROLETARIA E IL SOCIALISMO!



VENERDI’ 21 NOVEMBRE 2014 IL P.C.I.M-L., NELLA SUA PIENA AUTONOMIA E STRATEGIA POLITICA E RIVOLUZIONARIA, PARTECIPA ALLO SCIOPERO GENERALE E MANIFESTA IN PIAZZA NON PER CONDIVIDERE E SOSTENERE LA POLITICA PADRONALE DEI SINDACATI BORGHESI DI REGIME NE’, TANTO MENO, PER ASCOLTARE O APPLAUDIRE LE LORO AMMUFFITE RICETTE DI CONCERTAZIONE E DI COMPROMESSO COL GOVERNO E IL PADRONATO, MA UNICAMENTE PER STARE TRA I LAVORATORI ORIENTANDONE LA LOTTA DI CLASSE VERSO LA META DELLA RIVOLUZIONE PROLETARIA E DEL SOCIALISMO!





      La crisi economica e sociale dell’infame sistema capitalistico, con la sua guerrafondaia, distruttiva e rapinatrice espansione imperialistica, si acuisce progressivamente aggravando costantemente le già drammatiche condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari. E’ il declino inarrestabile di un sistema sociale disumano, fondato sullo sfruttamento, sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, sulla rapina del prodotto del lavoro altrui e sulla schiavitù sociale degli individui, condannato a scomparire dall’emancipazione e dalla lotta di classe del proletariato di tutti i paesi della Terra.

      Conseguenze dell’aggravarsi della crisi del morente capitalismo sono: il feroce attacco padronale e governativo alle conquiste e ai diritti dei lavoratori; la disoccupazione dilagante, specialmente dei giovani; la precarietà del lavoro; l’aumento impressionante dei ritmi di sfruttamento del lavoro nelle aziende; l’espandersi della povertà sociale; i contratti di lavoro non rinnovati e la perdita del potere d’acquisto dei già miseri salari e stipendi; le pensioni di fame; l’attacco demolitore portato allo Statuto dei Lavoratori, in particolare con l’abolizione della giusta causa nei licenziamenti e del collocamento pubblico; la privatizzazione, l’aumento e il peggioramento delle prestazioni dei servizi pubblici, tra cui la scuola, i trasporti e la sanità; l’abbandono del Mezzogiorno; eccetera.

      Strumento politico e braccio esecutore della volontà repressiva del capitalismo industriale, bancario e finanziario nazionale e internazionale verso le masse lavoratrici e popolari sono stati e rimangono i governi borghesi, clericali e capitalistici di centrodestra, centro e centrosinistra e ultimamente di alleanza e convergenza tra di loro, governi che portano i nomi tragici di Berlusconi, Prodi, D’Alema, Monti, Letta e Renzi, gli ultimi tre persino non eletti dal popolo. Governi antipopolari, reazionari e dittatoriali, che per sostenere gli interessi del grande capitale hanno portato allo stravolgimento della Costituzione democratica borghese del 1948,  a  un sistema di governanti nominati  e



non eletti dal popolo e ad una legge elettorale peggiore di quella mussoliniana del 1923. Siamo già ritornati al fascismo ed occorre nuovamente Resistere per liberarcene.

      Non si esce da questa drammatica situazione politica e sociale senza uscire dal sistema capitalistico, che ne è la causa e ne costituisce le conseguenze. I lavoratori devono sapere, prendendone coscienza, che da questa tragica realtà di vita sociale non si esce senza una dura e cosciente lotta di classe e rivoluzionaria politica e sindacale, senza avere come obiettivo l’abbattimento dell’odierno sistema economico e istituzionale, la conquista rivoluzionaria del potere politico alla classe lavoratrice operaia e intellettiva e la costruzione della nuova società socialista, dove a governare non saranno più i padroni e i loro governanti ma i lavoratori:  occorre conquistare tutto il potere alla classe lavoratrice.





Per questo traguardo storico manifestiamo e lottiamo con le seguenti parole d’ordine:





“DIMISSIONI IMMEDIATE DI NAPOLITANO, RENZI E ALFANO; A CASA IL GOVERNO DEI PADRONI, DELLE BANCHE E DEL VATICANO; FORMAZIONE DI UN NUOVO GOVERNO POPOLARE E PRONTA ELEZIONE DI UN’ASSEMBLEA COSTITUENTE PER MODIFICARE LA NATURA BORGHESE, CLERICALE E CAPITALISTICA DELLO STATO; TUTTO IL POTERE POLITICO AI CONSIGLI DEI LAVORATORI ELETTI NELLE AZIENDE E SUL TERRITORIO; CONTROLLO OPERAIO SU TUTTE LE ATTIVITA’ PRODUTTIVE; PROPRIETÀ COLLETTIVA DEI MEZZI DI PRODUZIONE; COSTRUZIONE DELLA SOCIETÀ SOCIALISTA”.





      I lavoratori in lotta devono anche sapere che per sconfiggere l’infame sistema capitalistico e il suo potere politico e istituzionale, con tutti i mali sociali che li circondano e li assillano quotidianamente rendendo tormentata e disperata la loro esistenza, hanno bisogno dell’organizzazione e della guida del loro partito di classe e rivoluzionario, ovvero di un autentico e coerente Partito Comunista di natura bolscevica, cioè fondato sui principi del materialismo storico e dialettico e del marxismo-leninismo ed avere come riferimento il pensiero e l’opera immortali dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin. Senza un simile Partito la classe lavoratrice non sarebbe mai in grado di seppellire il dannato sistema padronale, di conquistare il potere politico e di costruire la sua società socialista.

      La natura ideologica e politica coerentemente marxista-leninista di tale Partito è indispensabile per sconfiggere preventivamente anche i falsi e ingannevoli partiti cosiddetti comunisti di natura trotskista, revisionista, opportunista, economicistica e socialdemocratica, di cui in Italia siamo circondati e che affollano puntualmente le manifestazioni dei lavoratori, i cui dirigenti nazionali e internazionali, tra l’altro, portano la pesante responsabilità della trasformazione borghese, clericale e capitalistica dei Partiti Comunisti nati dalla gloriosa Terza Internazionale Comunista, fondata nel 1919 da Lenin e Stalin. Inoltre, scriveva Lenin, che Senza teoria rivoluzionaria non vi è movimento rivoluzionario”. La Rivoluzione Socialista è più che mai necessaria e attuale.  

      Con tale analisi, compito storico e prospettiva politica il Partito Comunista Italiano M-L oggi è tra i lavoratori che lottano per difendere i diritti sindacali, conquistati con dure lotte nel corso dei decenni passati, per opporsi alla modifica dello Statuto dei Lavoratori, per sconfiggere il disegno sociale reazionario di stampo fascista del governo in carica e per la conquista del nuovo ordine sociale, prima socialista e poi comunista.

Napoli, 21 novembre 2014.
                              Partito Comunista Italiano M-L                                                  Segretario generale Domenico Savio 




LA GLORIOSA RIVOLUZIONE SOCIALISTA D’OTTOBRE (E’) UN EVENTO EPOCALE, DESTINATO A CAMBIARE PER SEMPRE LA STORIA E LE SORTI DEI POPPOLI: ATTUALIZZIAMOLA E PROSEGUIAMOLA SIN DA SUBITO! CHE NEL CENTENARIO SI RIVIVA L’EPOPEA DI LENINGRADO!


      97 anni fa a Leningrado - la città martire nella Resistenza all’occupazione nazifascista, che porta il nome, perché ritornerà a chiamarsi Leningrado, del grande pensatore comunista, rivoluzionario di professione, comandante delle armate proletarie nella Rivoluzione e nella guerra civile e fondatore, con Stalin e altri dirigenti bolscevichi, della gloriosa Unione Sovietica, che spezzò, per la prima volta nella storia dell’umanità, le catene millenarie della schiavitù padronale – operai, contadini poveri e soldati ammutinati, sotto la guida del Partito Comunista bolscevico, guidato da Lenin e Stalin, dettero l’assalto al Palazzo d’Inverno, che oggi ospita il Museo L’Ermitage, arrestarono il governo borghese provvisorio e proclamarono la nascita del primo Stato socialista al mondo. Così la classe lavoratrice operaia e intellettuale russa conquistò il potere politico, si liberò della dittatura capitalistica e instaurò il potere proletario, dichiarò la fine della guerra, nazionalizzò le terre - che furono concesse gratuitamente ai contadini -, le industrie e le banche e avviò la costruzione della società socialista, che affermava la volontà e il benessere ugualitario di tutto il popolo.

      Dinanzi a questa svolta epocale il capitalismo e l’imperialismo mondiali, cioè l’attuale sistema sociale tirannico di dominio e di sfruttamento del lavoro e dell’esistenza altrui, temettero la scomparsa e scatenarono la guerra civile sul territorio della Russia, sconfitti ricorsero all’aggressione nazifascista con la seconda guerra mondiale, nuovamente soccombenti sotto l’avanzata della eroica Armata Rossa e per il grande eroismo e patriottismo dimostrati dal popolo sovietico ricorsero, e ancora ricorrono per sopravvivere, all’arma subdola, vile e vigliacca dell’utilizzo dei traditori e rinnegati interni al movimento comunista e operaio nazionale e internazionale e agli Stati socialisti, quali sono i revisionisti e gli opportunisti passati al servizio del nemico di classe e traditori degli interessi delle masse lavoratrici, revisionisti e opportunisti d’ogni specie che hanno lavorato, inquinato e destabilizzato dall’interno il Partito Comunista bolscevico, dopo la morte di Stalin, e i Partiti Comunisti nati dalla Terza Internazionale Comunista. Sicché la classe padronale sfruttatrice è tornata a dominare incontrastata sull’intero pianeta.

      Ma il sistema della tirannia e del dominio del capitale sul lavoro è condannato a scomparire dalla faccia della Terra, ciò è incontestabilmente  e scientificamente dimostrato dalla natura sociale della produzione e dall’accaparramento privato della ricchezza prodotta e attualmente dal perdurare e dall’approfondirsi delle crisi economiche del sistema capitalistico, dalle difficoltà progressive dei padroni ad accumulare sempre maggiori e costanti profitti, dal dilagare della disoccupazione, specialmente giovanile, e della povertà sociale, dall’accentuarsi dei conflitti di classe e dalla presa di coscienza, seppur lenta e in ritardo rispetto all’incalzare delle crisi sociali, delle masse lavoratrici e popolari di doversi e di potersi liberare dalla schiavitù dello sfruttamento padronale e dalla sofferenza esistenziale, che con l’avanzare della crisi capitalistica diventano sempre più repressive e annullatrici della personalità umana.

      Il capitalismo e l’imperialismo sanno di dover scomparire, così come sono scomparse le precedenti epoche schiavistica e feudale, e per sopravvivere quanto più a lungo possibile diventano progressivamente più feroci e coercitivi attraverso il rafforzamento della repressione poliziesca e dello scatenamento di guerre locali e continentali. Un lavoratore dotato di coscienza di classe, seppur disoccupato e bisognoso, non sceglie mai un lavoro  di  repressione  della lotta dei lavoratori, che rivendicano il diritto al lavoro e a una vita dignitosa per sé,





la propria famiglia e i propri compagni di lotta. Le forze dell’ordine, comandate dal governo padronale in carica, sono schierate a difesa dell’ordinamento economico, istituzionale e sociale dominante.

      Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista afferma che la gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre è, oggi e non domani, di estrema attualità, per tale fondato convincimento nel titolo di questo breve scritto ha evidenziato che Essa (è), e non fu, un evento epocale destinato a cambiare definitivamente le condizioni di vita dei popoli. Il progresso sociale dell’umanità ha storicamente proceduto per gradi dalle condizioni individuali e sociali più infime a quelle più elevate, che l’uomo vivrà nella società comunista passando per quella socialista. Oggi il compito delle masse proletarie non è quello di contribuire a riformare o democratizzare l’esistente, ma di abbattere il presente per costruire un futuro nuovo, totalmente alternativo. Insomma, dobbiamo seppellire il passato per costruire un nuovo mondo di uomini veramente liberi e protagonisti della loro esistenza. La rivoluzione socialista dobbiamo realizzarla oggi, il potere proletario dobbiamo conquistarlo ora, ci sono tutte le condizioni sociali per poterlo fare, basta trasformare le lotte addomesticate di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, altre strutture sindacali di regime e di forze politiche revisioniste e opportuniste in lotte per la conquista del potere socialista.

      Dobbiamo chiedere ed ottenere le dimissioni e subito del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, del presidente del consiglio dei ministri Matteo Renzi, del ministro dell’interno Angelino Alfano, anche per la repressione poliziesca delle lotte dei lavoratori, e dell’intero governo delle banche e delle multinazionali della finanza parassitaria per costituire un nuovo governo, formato dai Consigli degli operai occupati e disoccupati, dei contadini, dei pensionati, della sanità, dei trasporti, della scuola e delle forze armate, per disconoscere il debito pubblico, che è di natura parassitaria e che sta affamando i popoli europei, per fare uscire l’Italia dall’esperienza nefasta della comunità europea capitalistica e imperialistica, dai fronti di guerra imperialistica, dall’euro e dalla Nato, per liberare il nostro territorio nazionale dalle basi militari convenzionali e nucleari statunitense e della Nato, per aprire le fabbriche chiuse dai padroni e affidarle alla gestione diretta degli operai e degli impiegati ed eliminare la disoccupazione per sempre, per garantire a tutti gli italiani un presente e un futuro di esistenza dignitosa e senza afflizioni, per eleggere un’Assemblea Costituente, che modifichi la natura dell’attuale Stato capitalistico e imperialistico in Stato proletario di tutto il popolo che avvii la costruzione della società socialista nel nostro paese.

      Tutto questo è possibile farlo ora, in Italia e in tutti gli altri paesi, basta che la parte migliore, più avanzata e cosciente della classe lavoratrice operaia e intellettuale lo voglia, lo rivendichi e lo persegui. Scendiamo in piazza, utilizziamo appieno le libertà democratiche conquistateci e ciò fin quando il potere politico borghese, clericale e capitalistico non tenti di sopprimerle con la repressione, ma quella sarà un’altra storia, che i comunisti e la classe operaia, per la loro esperienza storica e formazione rivoluzionaria, sanno bene come affrontarla e scriverla per la vittoria del socialismo. Nelle manifestazioni di rivendicazione popolare e in quelle di sciopero generale o parziale promosse dai sindacati di base - od anche in quelle di protesta indette dai sindacati di regime non per il superamento dell’attuale ordine sociale bensì solo per mantenere, col consenso contributivo dei lavoratori e la politica scellerata della concertazione e del compromesso col padronato, i loro apparati di potere istituzionale e consentire al sistema di sfruttamento capitalistico di sopravvivere – risuonino alte, possenti e costanti le parole d’ordine: “Fine della dittatura padronale; A casa il governo della borghesia, delle banche e del clericalismo; Rivoluzione per il socialismo; Potere politico ai Consigli eletti dai lavoratori operai e intellettivi; Proprietà collettiva dei mezzi di produzione; Costruzione della società socialista”.
      Unicamente in questo modo possiamo ricordare e attualizzare coerentemente e degnamente la Rivoluzione Socialista d’Ottobre, che alla luce della situazione presente mostra tutta la sua vitalità e straordinaria attualità. Il cammino della civiltà umana ha sempre proceduto per gradi successivi e quello rivoluzionario di oggi altro non è che la conseguenza e continuità di quella dirompente discontinuità rivoluzionaria del 7 novembre 1917. Il pensiero e l’opera dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, la scienza del materialismo storico e dialettico, i principi del marxismo-leninismo, la costruzione del socialismo e l’edificazione del comunismo, circa un secolo di lotte per avanzare sulla strada aperta al cammino rivoluzionario e al progresso dell’umanità dalla Rivoluzione Socialista d’Ottobre e la straordinaria esperienza di lotte e di conquiste del movimento comunista e operaio nazionale e internazionale non sono affatto morti, come disperatamente cercano di far credere il morente capitalismo e il decadente clericalismo con in testa lo Stato capitalistico del Vaticano, ma Essi sono di una vitalità impressionante e molto presto i nostri nemici di classe lo sperimenteranno sulla propria pelle.
      Il Partito Comunista Italiano M-L lavora lungo la strada indicata da Marx, Engels, Lenin e Stalin e avanza lungo  quella  aperta  dall’aurora  radiosa  del  7  novembre  1917,  pronto  ad  accogliere i proletari in lotta e ad

accompagnarli lungo il cammino liberatore della rivoluzione proletaria socialista e della costruzione della società socialista. Fra tre anni ricorre il centenario di quella memorabile impresa vittoriosa. Che il 2017 sia un anno di rivoluzioni socialiste per riprendere il cammino, momentaneamente interrotto, verso il socialismo e il comunismo. L’umanità intera lavoratrice e progressista non si rassegnerà mai a vivere e soffrire nell’inferno del capitalismo e sino alla vittoria finale lotterà eroicamente per liberarsene. Il capitalismo con la sua espansione imperialistica vive l’ultima fase della sua esistenza: avanti compagni e lavoratori tutti, l’ultima spinta e lo seppelliremo per sempre.
Viva la gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre, Viva le prossime Rivoluzioni Proletarie Socialiste, Viva la sollevazione delle masse lavoratrici e popolari contro il capitalismo e per il Socialismo, Viva la conquista e la costruzione del Socialismo lungo la strada dell’edificazione del Comunismo!
Forio (Napoli) Italia, 7 novembre 2014. 
         Il Comitato Centrale del Partito Comunista Italiano M-L
      Segretario generale compagno Domenico Savio    

 
ROMA, PIAZZA DELLA REPUBBLICA: INTERVISTA A DOMENICO SAVIO, SEGRETARIO GENERALE DEL P.C.I.M-L.



      Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista  stamattina  è qui a Roma non per partecipare al corteo della manifestazione sindacale promossa dalla Cgil e dalla Fiom né tantomeno per ascoltare i discorsi istituzionalizzati, di concertazione e di compromesso col governo e padronato dei loro dirigenti in piazza San Giovanni, bensì per approfittare della presenza dei lavoratori in piazza della Repubblica e piazzale Termini e distribuire loro l’importante documento del Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista dal titolo Battere nelle piazze e nelle fabbriche il governo antioperaio di Renzi e Berlusconi per conquistare il potere politico alla classe lavoratrice!”.

      Siamo qui, come Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, con le nostre idee politiche e la nostra strategia rivoluzionaria e non per condividere o sostenere la posizione politica e sindacale della Cgil, che noi contestiamo e condanniamo fermamente, in quanto riteniamo che dinanzi a questa svolta autoritaria, reazionaria e dittatoriale del governo Renzi, che ci ricorda i tempi bui del secolo scorso, la Cgil di Giuseppe di Vittorio e Agostino Novella, il più grande sindacato italiano, avrebbe già dovuto indire e attuare uno sciopero generale.

      Non solo uno, ma più scioperi generali per far capire a questo governo di dittatura padronale, capitalistica e imperialistica che la classe lavoratrice non ci sta a veder massacrati i propri diritti e le proprie conquiste sindacali realizzate con dure lotte a partire dal secondo dopoguerra del secolo scorso ad oggi. Dinanzi all’arroganza e alla determinazione dittatoriale  del governo borghese, clericale e capitalistico la Cgil avrebbe già dovuto bloccare l’attività delle fabbriche per fermare la modifica dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, che comporterà la totale schiavizzazione del lavoro, dove i padroni potranno liberamente assumere e licenziare i lavoratori quando lo vorranno.

      Oggi ci troviamo dinanzi a un governo di dittatura falsamente democratico, una dittatura politica e sociale esercitata dall’attuale governo di centrodestra e centrosinistra che sta letteralmente calpestando i diritti e i bisogni dei lavoratori occupati e disoccupati, dei pensionati e del mondo della scuola e che sta massacrando i servizi sociali pubblici, a partire dalla sanità, i trasporti, l’assistenza sociale, la trascuratezza e penalizzazione del Mezzogiorno, eccetera.

     Quella di Renzi e il suo governo è una politica scellerata e antipopolare, che da una parte rappresenta e sostiene gli interessi del capitalismo nazionale e dell’imperialismo europeo e dall’altro distrugge i diritti di dignità lavorativa e di vita del movimento operaio italiano alimentando la precarietà del lavoro, la disoccupazione, il non adeguamento dei salari all’aumento del costo della vita e l’attacco in atto allo Statuto dei lavoratori, quello Statuto che nel 1970 i lavoratori si conquistarono con durissime lotte.

      Il governo Renzi del Partito Democratico, in alleanza col centrodestra berlusconiano, riformando l’art.18, cioè il licenziamento solo per giusta causa, darà ai padroni la libertà di licenziare a proprio piacimento, cioè di umiliare e di schiavizzare totalmente i lavoratori. Ebbene, noi questa mattina chiediamo con forza alla Cgil e a tutti i sindacati di indire immediatamente un primo sciopero generale e se il governo non dovesse cedere alla volontà e alle rivendicazioni dei lavoratori si continui a scioperare e a bloccare la produzione nelle aziende, finché si smetta di calpestare le conquiste e i bisogni di vita della classe lavoratrice italiana operaia e intellettiva.. Basta con questa politica di rapina legalizzata delle conquiste del movimento operaio.

      Attualmente al governo del paese c’è una falsa sinistra, quella del Partito Democratico, che di sinistra, neppure progressista, non ha più niente oramai dalla fine degli anni sessanta del secolo scorso, che ha tradito e rinnegato totalmente quella che fu la storia gloriosa dell’ex Partito Comunista d’Italia. Attualmente il Partito Democratico è un partito capitalistico al pari di Forza Italia e degli altri partiti borghesi italiani, partiti e i loro governi che  devono essere sconfitti dalla lotta di classe e rivoluzionaria del movimento operaio italiano e al più presto  possibile.

      Vogliamo rivolgere un appello al movimento operaio italiano e in modo particolare alla classe operaia, ovvero alla parte più cosciente del proletariato italiano, che possiede una maggiore coscienza di classe: non basta partecipare a queste manifestazioni sindacali che finiranno con un compromesso a perdere col governo e il padronato, ma bisogna diventare protagonisti del proprio avvenire sociale. Attualmente l’Italia ha bisogno di un grande e coerente partito comunista marxista-leninista e di un sindacato di classe e rivoluzionario per preparare il passaggio rivoluzionario dal capitalismo al socialismo. Il lavoro politico per tale prospettiva ravvicinata può, e deve, essere svolto dal Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, basta che ci sia l’adeguato sostegno militante e di lotta della parte più avanzata del proletariato italiano.

      Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista  pone con forza la questione della rivoluzione socialista all’ordine del giorno delle attuali lotte operaie, perché da questo sistema  infame di dittatura governativa e padronale, di affari capitalistici e imperialistici e per conquistarci la dignità del lavoro e un’esistenza migliore e degna di essere vissuta l’unica via è quella di uscire dal sistema capitalistico e lo si può fare solo con una rivoluzione proletaria.

      Lavoratori italiani, prendete coscienza della gravità della situazione, centrodestra e centrosinistra ci hanno già tolto tutto, ci stanno portando alla fame e alla disperazione, dobbiamo reagire e presto.

Attualmente ci sono tutte le condizioni materiali e sociali per poterci organizzare e avviare il processo di una rivoluzione socialista per conquistare il potere politico alla classe lavoratrice: questa è la soluzione storica in Italia per costruzione di una nuova società, la società socialista della dignità del lavoro, dell’uguaglianza economica e sociale e della democrazia proletaria, dove i mezzi di produzione appartengano a tutto il popolo e dove, finalmente, non ci sia più sfruttamento dell’uomo sull’uomo, disoccupazione e miseria.
      Cari lavoratori italiani, organizziamoci, rafforziamo il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, facciamo crescere un autentico sindacato di classe e rivoluzionario per rispondere alle esigenze di vita delle masse lavoratrici e popolari e per avanzare sulla strada della liberazione del lavoro dallo sfruttamento padronale, avanziamo uniti sulla via della rivoluzione proletaria per la costruzione, finalmente, nel nostro paese del socialismo.
Ripetiamo, le condizioni materiali e sociali per la conquista del socialismo ci sono tutte, basta la volontà soggettiva della massa dei lavoratori e noi ci auguriamo che tale presa di coscienza avvenga molto presto. Dalla lotta nelle fabbriche e nelle piazze deve nascere il nuovo governo proletario, che seppellisca l’odierno sistema e faccia nascere quello socialista. Dobbiamo togliere il consenso a tutti i partiti del centrodestra e centrosinistra e ai sindacati borghesi di regime Cgil, Cisl, Uil e Ugl, dobbiamo sconfiggere la falsa sinistra revisionista, trotskista e opportunista e avanzare col Partito Comunista Italiano M-L sulla via della rivoluzione proletaria e del socialismo. Ogni altra scelta significherebbe solo sopravvivere nella tragedia sempre più drammatica del capitalismo morente, una tragedia esistenziale che se non sconfitta potrebbe durare ancora molto a lungo.
      La rivoluzione proletaria non viene da sola e non si improvvisa, ma bisogna costruirla giorno per giorno con la lotta di classe e la militanza rivoluzionaria nel partito di natura leninista e stalinista, che si nutre esclusivamente dei principi e della strategia del marxismo-leninismo, ovvero del pensiero e l’opera immortali dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin.
 
Cari compagni del Comitato preparatorio della “Assemblea della Gioventù mondiale Antimperialistica”,



      abbiamo accolto con grande interesse politico, di classe e rivoluzionario il vostro invito a partecipare alla “Assemblea della Gioventù mondiale Antimperialistica”, che si svolgerà a Istambul in Turchia dal 25 al 30 ottobre 2014, ma purtroppo fattori economici e organizzativi per il momento non consentono al nostro Partito e alla Federazione Giovanile Comunista Italiana Marxista-Leninista di partecipare.

      Consideriamo di grande importanza politica per la lotta del proletariato di tutti i paesi l’organizzazione della “Assemblea della Gioventù mondiale Antimperialistica”, che si svolge in un momento storico in cui l’imperialismo economico, militare e politico, pressato dalla lotta dei popoli per la liberazione dallo sfruttamento e dalla schiavitù sociale, è all’attacco su tutti i fronti per mantenere, difendere ed estendere il suo potere.

      E’ in corso una feroce lotta interimperialistica per il controllo e l’espansione dei mercati e per l’accaparramento e lo sfruttamento delle risorse energetiche presenti sul pianeta tra l’imperialismo economico e militare degli Stati Uniti d’America ed europeo e quello russo, cinese, indiano e giapponese. Tale confronto interimperialistico, che diventa sempre più esteso e agguerrito, non esclude che possa passare dalle guerre locali a un terzo conflitto mondiale.

      Il capitalismo e la sua espansione imperialistica con l’attuale crisi di sovrapproduzione di merci e capitali, crisi che oramai dura da anni e peggiora progressivamente senza possibilità di superamento, oramai vivono la loro inesorabile fase discendente, che li condurrà alla scomparsa, è solo questione di tempo e della capacità di lotta di classe e rivoluzionaria del proletariato di tutti i paesi.

      Attualmente l’imperialismo americano ed europeo sta concentrando i suoi attacchi, in particolare, contro l’imperialismo russo e i paesi che esso sostiene utilizzando il veto all’Onu, come l’Iran e la Siria, mentre gli stessi attacchi che conduce contro lo Stato Islamico dell’ISIS ha pure lo scopo di avvicinarsi ulteriormente ai confini della Russia minacciandola direttamente e pensando persino di poterla occupare militarmente, perché la Russia non si piega sulla questione  dell’Ucraina e perché in Russia e nelle Repubbliche ex Sovietiche sopravvivono ancora, come sta dimostrando la Resistenza popolare armata nelle proclamate Repubbliche nell’est dell’Ucraina, in larga parte della popolazione una memoria storica sovietica e una volontà di lotta di classe e rivoluzionaria. Lo Stato Islamico è un nemico di classe del proletariato e come tale deve essere combattuto all’interno della lotta al capitalismo e all’imperialismo.

      Nelle aree di guerra imperialistica i comunisti e la classe operaia, col sostegno della gioventù comunista e rivoluzionaria, devono combattere per trasformare la guerra in rivoluzione proletaria per la costruzione del socialismo, così come avvenne in Russia nel 1917 sotto la guida suprema di Lenin e Stalin e dell’intero, glorioso Partito Comunista bolscevico.

      Gli scenari futuri di una possibile nuova guerra interimperialistica, che potrà scaturire dal tentativo disperato delle varie potenze imperialistiche di sopravvivere al loro inevitabile declino economico, chiedono ai giovani comunisti, operai e progressisti di tutti i paesi della Terra di rafforzare la propria organizzazione a livello internazionale per sconfiggere le minacce e le violenze dell’imperialismo e per sostenere la lotta rivoluzionaria del proletariato dei singoli paesi e del mondo intero nel lavoro di preparazione e di compimento delle rivoluzioni socialiste e di costruzione delle società socialiste.

      Dobbiamo sempre ricordare che le potenze imperialiste in caso di vittorie della rivoluzione socialista sono sempre pronte a coalizzarsi per attaccarci e cercare di distruggerci, come fecero in Russia durante la guerra civile del 1918-1920. Nella lotta per il socialismo dobbiamo anche cercare di prevenire e neutralizzare questo pericolo.

      Il futuro del socialismo cammina principalmente sulle gambe dei giovani comunisti, che debbono fare  tesoro costante del pensiero e dell’opera immortali dei nostri Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin e dell’esperienza storica delle lotte e dei combattimenti del movimento operaio e comunista nazionale e internazionale. Oggi la gioventù comunista deve schierarsi concretamente al fianco delle masse proletarie e dei popoli in lotta contro l’imperialismo per salvaguardare la propria autonomia e indipendenza nazionale, per liberarsi dalle sue catene e per sconfiggerlo prima che possa fare altro male all’umanità. Tale impegno deve svilupparsi all’interno dei principi dell’internazionalismo proletario e nello spirito del soccorso internazionalista che i comunisti, come organizzazione e come singoli, hanno sempre saputo affermare nelle tristi vicende della guerra antifascista di Spagna e della seconda guerra mondiale.

      Innanzi tutto dobbiamo tener presente che la lotta antimperialistica può avere un concreto successo solo se si sviluppa all’interno della lotta di classe e rivoluzionaria per la conquista e la costruzione del socialismo. Il capitalismo e l’imperialismo, che sono causa di povertà, di guerra e di morte, potranno morire solo per mano della rivoluzione socialista. Dobbiamo lavorare per far capire questa verità scientifica e universale a tutti gli  antimperialisti non ancora impegnati pure nella lotta per la conquista rivoluzionaria del socialismo.

      Noi attribuiamo grande importanza alla vostra iniziativa e siamo certi che darà risultati importanti sul fronte della lotta odierna ai mali universali del capitalismo e dell’imperialismo. Inviateci i documenti che saranno approvati dall’Assemblea e teneteci informati sulle successive iniziative.

      Auguri di buon lavoro.

      Saluti fraterni, comunisti e rivoluzionari.
VIVA MARX, VIVA ENGELS, VIVA LENIN, VIVA STALIN, NOSTRI MAESTRI E GUIDA!
Forio (Napoli) Italia, 18 settembre 2014.

                                                                                 
                             Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
                    Federazione Giovanile Comunista Italiana Marxista-Leninista

     
 

PER UN 7 NOVEMBRE DI UNITÀ E LOTTA COMUNISTA!


Il prossimo 7 novembre i comunisti, i rivoluzionari, i proletari coscienti di tutto il mondo ricorderanno e festeggeranno l’anniversario della immortale Rivoluzione Socialista d’Ottobre. Ciò avverrà anche nel nostro paese.



In quanto comunisti (marxisti-leninisti), riteniamo  la rivoluzione bolscevica non solo l'evento più importante della nostra epoca, che ha radicalmente cambiato il corso della storia e il volto del mondo, ma anche un evento profondamente attuale e colmo di preziosi insegnamenti per la lotta odierna delle classi sfruttate ed oppresse contro gli sfruttatori e gli oppressori.



Essa costituisce la dimostrazione concreta e valida a tutt’oggi, che è non solo auspicabile, ma anche possibile e necessario abbattere il dominio borghese e costruire la società socialista.



Nel periodo storico in cui viviamo, a causa della prosecuzione e dell’approfondimento della attuale crisi economica, le contraddizioni fondamentali e i mali incurabili del capitalismo si sono aggravati.

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Sfruttamento, disoccupazione, precarietà dei rapporti di lavoro, fame, miseria, guerre imperialiste, reazione politica, devastazione ambientale: l’agonizzante sistema dei padroni può offrire solo questo alle masse lavoratrici, alle giovani generazioni del pianeta.



L'imperialismo è capitalismo morente, al tempo stesso è il preludio della rivoluzione proletaria. Nessuna propaganda o manovra della borghesia può eliminare l’inconciliabile antagonismo fra lavoro e capitale, può mistificare e annullare le leggi di sviluppo della società. Fintanto che il modo di produzione capitalista continuerà ad esistere esso sarà anche gravido di un nuovo modo di produzione.



La sconfitta subita dal proletariato è dunque temporanea, la rivoluzione socialista ha solo sospeso la sua marcia e sicuramente tornerà all'ordine del giorno. Essa si presenta come l’unica via attraverso la quale il proletariato, liquidando la proprietà privata dei mezzi di produzione, può risolvere le contraddizioni intrinseche del capitalismo, abolire lo sfruttamento e costruire una nuova società realmente a misura d’uomo, dei suoi bisogni materiali e culturali.



La rivoluzione socialista, pur se non immediatamente realizzabile nel nostro paese, costituisce dunque la prospettiva concreta a cui dobbiamo prepararci sin da oggi all’interno dei conflitti sociali in atto e tra i proletari in lotta. Questo è l’obiettivo fondamentale che devono assumere con piena coscienza e responsabilità i sinceri comunisti e le avanguardie del proletariato per farla finita con la barbarie dell’imperialismo e sulle sue rovine edificare il socialismo, prima tappa della società comunista.



La Rivoluzione Socialista d’Ottobre ha altresì dimostrato il ruolo determinante del partito comunista, purché guidato dalla teoria marxista-leninista. Senza un partito d’avanguardia del proletariato, fondato sui principi del marxismo-leninismo e dell’internazionalismo proletario, la vittoria nella rivoluzione sociale del proletariato e la costruzione della società socialista sono praticamente impossibili.



L’Ottobre sovietico è dunque il fertile esempio che i proletari, i lavoratori oppressi, i giovani rivoluzionari, le donne del popolo, devono fare proprio e seguire, per dare un senso reale alle lotte di oggi, attingere nuove forze e conquistare la futura società.



Per queste ragioni è importante ricordare degnamente la Rivoluzione socialista d’Ottobre nel suo 97° anniversario, rilanciando e mettendo in risalto tutto il suo significato, la sua importanza e la sua profonda attualità.



Sappiamo che talune forze si stanno già organizzando per organizzare proprie iniziative di celebrazione.  Questo è un fatto positivo. Tuttavia riteniamo che la modalità prescelta, quella cioè delle celebrazioni separate, e spesso contrapposte, di partito o di gruppo, sia inadeguata rispetto i compiti che abbiamo di fronte.  



Non è infatti possibile fare della Rivoluzione d’Ottobre un momento di divisione fra comunisti o peggio ancora pensare di trarne qualche vantaggio tattico. Chi antepone il “proprio orticello” agli interessi di sviluppo dell’intero movimento comunista ed operaio dimostra una totale in incomprensione della necessità dell'unità, che ci indebolisce e ci impedisce di avanzare. Commette perciò un imperdonabile errore.



Noi non ignoriamo le reali differenze e le divergenze esistenti, che esistono e vanno trattate e discusse tra comunisti in modo adeguato. Proprio per questo riteniamo importante che tutti coloro che hanno a cuore la Rivoluzione d’Ottobre, che ne rivendicano la sua importanza storica ed attuale – anche se purtroppo sono stati separati da mezzo secolo a causa del predominio del revisionismo – si riapproprino in modo unitario della lezione dell’Ottobre.



Specialmente oggi, in un momento di dura offensiva capitalista, di reazione politica, di minacce di una guerra imperialista, si dovrebbe ricordare e festeggiare in modo unitario l’anniversario dell’Ottobre sovietico, in un’ottica di confronto aperto, serrato e propositivo sulle principali questioni all’ordine del giorno nel movimento comunista e operaio.



Dunque non una celebrazione retorica o storiografica, bensì un momento e un aspetto del lavoro rivoluzionario da svolgere, soprattutto per favorire lo sviluppo di una coscienza di classe e rivoluzionaria tra la gioventù proletaria.



Proponiamo dunque a tutti i partiti e i gruppi che si richiamano al marxismo-leninismo, a tutti i sinceri comunisti e rivoluzionari, di dar vita ad una sola iniziativa pubblica su scala nazionale a Roma, l’8 oppure il 9 novembre 2014.



Una iniziativa unitaria di questo tipo potrà dare impulso al superamento della frammentazione esistente, contribuirà a sviluppare la solidarietà reciproca e il mutuo rispetto, a raggiungere un superiore livello di unità dei comunisti, che naturalmente dev’essere forgiata sui principi del marxismo-leninismo e dell'internazionalismo proletario, affinché sia reale e solida.



Noi pensiamo che questo sia il miglior modo di ricordare e festeggiare il 97° anniversario della Rivoluzione Socialista d’Ottobre. Perciò invitiamo tutte le forze che sono d’accordo a scriverci per organizzare in tempi stretti una riunione, in modo da trovare una soluzione unitaria, eliminando gli ostacoli di ogni tipo che impediscono la realizzazione di tale evento.



7 ottobre 2014



COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA

Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista

Piattaforma Comunista   

Per contatti: conuml@libero.it                                             

CAPITALISMO PREOCCUPATO,

PROLETARIATO ADDORMENTATO!

Lavoratori occupati e disoccupati, giovani in cerca di lavoro e di una vita migliore, pensionati ridotti alla fame e studenti senza prospettiva di vita, svegliatevi, armatevi della militanza rivoluzionaria del marxismo-leninismo e della lotta di classe per seppellire al più presto possibile l’odierno infame sistema capitalistico e far nascere la nuova e superiore società socialista dell’uguaglianza economica e sociale per vivere un’esistenza umana libera dallo sfruttamento, dalla disoccupazione, dalla miseria e dai non più sopportabili sacrifici!

di Domenico Savio*


      L’ultima, devastante e generalizzata crisi economica e finanziaria del sistema capitalistico e della sua espansione imperialistica sta generando da una parte un ulteriore e gigantesco accentramento e accrescimento della ricchezza immobiliare e finanziaria della classe borghese capitalistica e dall’altra un impressionante impoverimento del proletariato e aggravamento della prospettiva di vita per le nuove generazioni, prive di lavoro e di sostentamento sociale. Oramai è storicamente chiaro anche ai più scettici e ai meno avveduti che il capitalismo e la sua espansione imperialistica stanno vivendo il loro inevitabile declino e l’ulteriore arricchimento e accentramento della ricchezza, derivanti dalla stessa crisi, non serviranno a fermare il loro lento ma inesorabile cammino verso la scomparsa, è solo questione di tempo. 

      Il capitalismo, cioè il sistema economico e i rapporti sociali basati sullo sfruttamento del lavoro proletario, sul libero mercato e sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, nonostante le apparenze e le rassicurazioni dei suoi propagandisti sta vivendo l’irreversibile fase discendente che lo condurrà alla morte certa e che sulle sue ceneri sorgerà la nuova e gioiosa aurora del socialismo. Questa è la crisi della sua morte, allo stesso modo come in passato sono morti il sistema schiavistico e quello feudale, che però può occupare anche un periodo più o meno lungo producendo sempre maggiori disagi e sacrifici di vita per le masse proletarie, sino a poterle trascinare persino nell’ecatombe di una terza e devastante, per l’intero pianeta, terza guerra mondiale interimperialistica, combattuta con armi convenzionali e nucleari, ma la sua fine è legata indissolubilmente all’attuale paralisi dello sviluppo delle forze produttive.

      E’ storicamente sperimentato che quando una potenza economica e militare di dominio padronale, come lo furono i decadenti e decrepiti sistemi schiavistico e feudale, sta per soccombere sotto la pressione di un sistema sociale più avanzato e migliore essa per sopravvivere mette in campo tutta la sua forza difensiva e offensiva per non perire, così come è avvenuto con la potenza nazista, che, a differenza dell’odierno capitalismo e per fortuna, non riuscì a costruire in tempo la bomba atomica. La fase terminale deflagrante e distruttiva del marcio sistema capitalistico può essere evitata solo se i comunisti, la classe operaia e l’intero proletariato operaio e intellettivo si organizzano e militano sotto le bandiere rivoluzionarie del marxismo-leninismo consentendo al partito della rivoluzione socialista di anticipare la morte certa del turpe e disgraziato sistema padronale conquistando il potere politico e instaurando la dittatura del proletariato in alternativa a quella odierna del capitale.

      Il capitalismo con la sua profonda crisi produttiva e finanziaria, che avanza ininterrottamente da tanti anni - come conseguenza della sovrapproduzione di merci e capitali, che a sua volta genera disoccupazione e povertà -, in effetti sta creando le condizioni della sua morte. Ecco cosa scriveva Marx nel 1859 nella storica prefazione alla sua celebre opera Per la critica dell’economia politica: “A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà dentro dei quali esse forze per l’innanzi s’erano mosse. Questi rapporti da forme di sviluppo delle forze produttive si convertono in loro catene. E allora subentra un’epoca di rivoluzione sociale”. Ovvero l’odierna società è già gravida della nuova società socialista, ha solo bisogno della spallata finale, che è compito esclusivo della classe proletaria, organizzata e guidata dal suo partito di classe e rivoluzionario.

      I cantori prezzolati della morente società da anni vanno prevedendo e predicando l’uscita dalla crisi e la ripresa dello sviluppo, ma la situazione si aggrava di anno in anno. Di fine della crisi neppure a pensarci, la sovrapproduzione di merci e capitali cresce, la produzione stagna con la chiusura di grandi e piccole aziende, nessuna crescita appare all’orizzonte mentre aumentano disoccupazione, precarietà e fame sociale. Siamo alla recessione della produzione e alla deflazione dei prezzi, la prima volta dal 1959, dicono persino gli analisti borghesi al soldo dei padroni. La disoccupazione ufficiale ha raggiunto il 12,6% della forza lavoro, quella reale sarà il doppio, perché iscriversi alle liste dei disoccupati non serve più a trovare lavoro. Ufficialmente i giovani disoccupati tra i 15 e i 24 anni senza possibilità di trovare un’occupazione sono il 43% dell’intera forza lavoro esistente in Italia.

      L’ennesimo governo borghese, clericale e capitalistico di Forza Italia e del Partito Democratico e degli altri partiti minori che lo sostengono rispondendo alle direttive della classe capitalistica nazionale e internazionale industriale, agraria, bancaria e commerciale e utilizzando la mannaia debito pubblico e le imposizioni europee sta distruggendo la Costituzione repubblicana e antifascista nata dalla ventennale lotta antifascista, dalla Resistenza e dalla guerra di Liberazione dal nazismo e dal fascismo, si accinge alla controriforma dello Statuto dei Lavoratori, a partire dall’articolo 18, liberalizzando il mercato del lavoro aumentandone la precarietà e liberando i padroni sanguisughe dall’obbligo della riassunzione. Con la  spending review è già in atto il disegno eversivo di un autentico massacro dei servizi sociali e di diritti fondamentali del vivere civile delle masse lavoratrici e popolari.

      Aumentano incessantemente le tasse e i costi dei servizi pubblici, come sanità, scuola, trasporti, nettezza urbana, energia, eccetera, e diminuiscono le prestazioni ai cittadini, ciò a fronte di una disoccupazione dilagante. Il capitalista Matteo Renzi del capitalista Partito Democratico lavora per tagliare ancora 20 miliardi di euro alla spesa pubblica e ai servizi sociali, mentre la classe sfruttatrice sghignazza contenta. E’ stata avviata la privatizzazione pure dei servizi sociali locali, che comporterà un aumento dei costi a carico degli utenti e un peggioramento delle prestazioni, come ampiamente hanno dimostrato le passate privatizzazioni. Il governo è intenzionato a svendere ai privati capitalisti un altro pezzo importante del patrimonio pubblico infrastrutturale, immobiliare, industriale e dei servizi del nostro paese. I governi di centrodestra e centrosinistra da tempo lavorano per puntellare il sistema capitalistico e imperialistico in crisi.

      Lavoratori del braccio e dell’intelletto, giovani oggi votati alla privazione e al sacrificio, questo è il vero volto del capitalismo e della sua espansione imperialistica, che gli scribacchini prezzolati chiamano opportunisticamente globalizzazione, questa è la loro crisi con le sue funeste conseguenze e previsioni catastrofiche per l’umanità intera e queste sono le nostre disastrose condizioni di vita e di disperazione esistenziale, uscire da questa catastrofe sociale è possibile, basta che il proletariato italiano si istruisca alla lotta di classe, si emancipi dal punto di vista classista e diventi protagonista nella lotta rivoluzionaria per il socialismo. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, che abbiamo l’onore di rappresentare, è idealmente, filosoficamente, teoricamente, politicamente e strategicamente preparato per tale compito storico, mentre lavora affinché la classe lavoratrice del nostro paese si desti dall’attuale abulia e sonnolenza, si sottragga alla soggezione padronale, opportunista, revisionista, democratica borghese e movimentista e lotti per seppellire per sempre il potere padronale e per far germogliare quello proletario sui principi e la strategia del marxismo-leninismo e dei Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin. Ogni vero e credibile processo rivoluzionario non può che ripartire da Stalin.

Forio (Napoli), 18 settembre 2014.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.    
domenicosavio@pciml.org

L’ANTIMPERIALISMO SENZA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA NON PORTA AL SOCIALISMO!



Il capitalismo e l’imperialismo potranno morire solo per mano della  rivoluzione socialista!



di Domenico Savio



      La natura imperialistica del capitalismo è insita nella sua genesi, nel senso che fonda il suo essere sulla necessità dell’espansione dei mercati e sull’accumulo incessante dei profitti, senza questi due elementi non esisterebbe e soccomberebbe. I mali dell’umanità – sfruttamento, povertà, disuguaglianza e guerra – sono sempre dipesi dall’accaparramento e dallo sfruttamento privato delle risorse naturali, dallo sfruttamento del lavoro altrui e dalla proprietà privata dei mezzi di produzione. L’imperialismo è la fase suprema del capitalismo ed è condannato alla deflagrazione e all’implosione e man mano che raggiunge la sua massima espansione e si avvicina alla scomparsa, per cedere il passo alla nuova era prima del socialismo e poi del comunismo, diventa sempre più guerrafondaio, feroce e distruttivo. Naturalmente esso non morirà per inerzia, ma per l’incalzare della lotta proletaria che prepara la rivoluzione socialista.

      Il capitalismo genera varie potenze imperialistiche in lotta tra loro per il dominio dell’una sull’altra in termini di accumulo di ricchezza, di controllo dei mercati, di egemonia politica e di potenza militare, ma in caso di pericolo si coalizzano per battere il comune nemico, cioè il proletariato in lotta per liberarsi dalla schiavitù economica e sociale. La prima guerra mondiale, con milioni di proletari mandati a scannarsi sui campi di battaglia, scoppiò per il tentativo di sopravvivenza dell’ormai decrepito impero austro-umgarico e per l’allargamento del suo dominio sull’intera Europa, la seconda per le ambizioni imperialistiche della Germania nazista, con sessanta milioni di morti, e la prossima terza guerra mondiale, già scatenata dai governi dell’imperialismo economico, finanziario e militare degli Stati Uniti d’America, per dominare l’intero pianeta e diventare il più grande impero che la storia conosca.

      Sin dall’inizio le varie potenze imperialiste hanno cercato di soffocare nel sangue lo sviluppo della gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre sbarcando coi loro eserciti sul territorio della Russia, poi inizialmente ci hanno provato con la Germania nazista per annientare l’Unione Sovietica e successivamente ci sono riusciti con la cosiddetta guerra fredda, le infiltrazioni e l’opera nefasta e demolitrice dei rinnegati Krusciov e Gorbaciov. Purtroppo il progresso dell’umanità si è fermato di nuovo in attesa di una nuova ondata della rivoluzione socialista. Come la prima guerra mondiale favorì il trionfo della dittatura del proletariato in Russia, la nascita dell’Unione Sovietica e la creazione del mondo socialista, allo stesso modo dobbiamo lavorare affinché dalla terza guerra mondiale, già cominciata, scaturisca l’inizio della nuova civiltà umana, basata sul potere della classe lavoratrice e sull’affermazione del  principio dell’uguaglianza economica e sociale tra tutti i componenti della collettività.

      Nell’attuale fase storica la potenza imperialista più forte, agguerrita e minacciosa è quella americana, che ha l’ambizione di dominare l’intero pianeta e per raggiungere tale obiettivo usa i servizi segreti, lo spionaggio, l’ingerenza propagandistica, il controllo delle telecomunicazioni, la diplomazia, il finanziamento di gruppi e azioni destabilizzatrici nei paesi da aggredire e sottomettere, i governi fantoccio – com’è avvenuto recentemente in Libia, Iraq, Afganistan e sta tentando in Ucraina, Siria, Iran e altrove – e le azioni di guerra dal cielo, che, vigliaccamente, comportano meno perdite per le proprie forze armate e maggiori danni per le popolazioni aggredite e colpite senza umana pietà. L’Italia dei governi capitalistici, borghesi e clericali di Forza Italia e del Partito Democratico è, mediante l’Onu e la Nato, uno stratega importante per la strategia di guerra degli Stati Uniti.

      Oggi l’imperialismo americano domina l’economia del continente americano, coi governi europei e la Nato controlla e condiziona quella dei continenti europeo ed africano, collabora da una posizione privilegiata con l’imperialismo australiano, giapponese, cinese e dei paesi arabi petroliferi e confligge con quello più indipendente della Russia. Per avanzare verso l’Oriente l’America di Barack Obama e di quelli che gli succederanno hanno bisogno di sbarazzarsi della potenza militare e nucleare russa, mentre la Cina sarà affrontata dopo. Sembra un disegno diabolico, ma ad una attenta analisi appare reale, che sta nella strategia della sopravvivenza dell’imperialismo americano sulle altre potenze, che si ritiene più forte, ineguagliabile e imbattibile, ma si tratta pur sempre di una sicurezza che non ha fatto i conti con le potenzialità delle rivoluzioni proletarie che potranno scatenarsi e susseguirsi. In questi giorni Barack Obama ha detto: “Abbiamo una forza militare ineguagliabile”.

      E’ dalla finta fine della chiamata guerra fredda che gli Stati Uniti d’America, con la complicità dell’Unione Europea, che doveva servire anche a questo, della Nato e dell’Italia, stanno cercando di arrivare ai confini della Russia per poi aggredirla nel modo più opportuno allo scopo di liberarsi di un concorrente politico ed economico e mettere le mani sull’ingente patrimonio energetico esistente nel sottosuolo russo. Di lì al Giappone passando per la Cina il cammino sarà meno arduo e se dovessero raggiungere un tale obiettivo senza soccombere alle armate proletarie allora soccomberebbe come l’impero romano duemila anni fa. L’assalto portato alle Repubbliche baltiche, a quelle balcaniche e a quelle mediorientali ex sovietiche già da prima del 1989 ad oggi e quello attuale all’Ucraina fanno parte di questa strategia espansiva dell’imperialismo economico, finanziario e militare americano.

      I comunisti marxisti-leninisti, votati per la vita alla sconfitta del capitalismo e alla vittoria del socialismo e per insegnamento particolare di Lenin, sono sempre e in ogni caso  antimperialisti, perché tale impegno indebolisce l’imperialismo e favorisce l’ascesa al potere delle masse proletarie, attraverso la concreta possibilità di promuovere e condurre a vittoria le rivoluzioni socialiste. Ne deriva che siamo senza se e senza ma al fianco della Resistenza di uomini e donne delle costituite Repubbliche nell’est dell’Ucraina, al fianco dei veterani in combattimento che già combatterono nella Eroica Armata Rossa e al fianco di quanti lottano nel nome di Stalin e del socialismo contro l’aggressione fascista americana ed europea: oggi contro l’imperialista Barack Obama e domani contro il capitalista Vladimir Putin. Chi proclama né con l’Ucraina né con la Russia in effetti favorisce l’aggressione americana.

      I comunisti, la classe operaia e l’intero proletariato di tutti i paesi hanno le potenzialità ideali, di lotta di classe e di giustizia storica per trasformare la guerra imperialistica in rivoluzione socialista per fermare le tragedie della guerra e per aprire all’umanità l’era superiore del socialismo e del comunismo. Questo messaggio di vita e di speranza per un futuro migliore dobbiamo portare trai lavoratori, nelle masse popolari, nelle lotte antimperialistiche e tra i Resistenti dell’Ucraina costruendo e favorendo il trionfo della rivoluzione socialista. La lotta antimperialistica, in Italia come in ogni altro paese della Terra, contro la guerra e la smilitarizzazione dei territori, ha un significato e una prospettiva di vittoria solo se nasce e si sviluppa dall’interno di un processo rivoluzionario per il socialismo, diversamente diventa comprimaria dell’infame e assassino regime capitalistico e imperialistico. Compagni, trasformiamo la guerra imperialistica in rivoluzione socialista per seppellire il male secolare del capitalismo e dell’imperialismo e per far nascere il socialismo.  

Forio, 15 settembre 2014.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.


           


CAPITALISTI E IMPERIALISTI ASSASSINI DEL POPOLO MARTIRE PALESTINESE!

Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista esprime profonda solidarietà umana, di classe e rivoluzionaria al fraterno popolo palestinese, in lotta per difendere il proprio territorio, per essere rispettato come Stato indipendente e sovrano e per consentire il rientro dei milioni di palestinesi costretti da Israele a vivere nei campi profughi all’estero. 

      In questi tragici giorni il massacro di Israele del popolo palestinese continua feroce e impietoso nella Striscia di Gaza, un territorio limitato in cui i Palestinesi sono costretti a vivere come in un campo di sterminio nazista, dove i servizi segreti e gli attacchi militari israeliani la fanno da padrone con atti di terrorismo collettivo, assassinii di dirigenti palestinesi, embarghi economici d’ogni genere e massacro di intere famiglie. Gaza, come altri territori palestinesi, vive in un perenne stato di aggressione armata, di distruzione delle infrastrutture civili e di privazione di generi alimentari, industriali, energetici e farmaceutici da parte del governo di Israele, che ha bene appreso e pratica spregiudicatamente il sistema di repressione e di eliminazione fisica nazista.
      Si tratta dell’ennesima aggressione armata, da terra, da mare e dal cielo, dell’esercito israeliano, che sta avanzando per occupare militarmente la Striscia di Gaza, per annientare la difesa palestinese e probabilmente per costringere il suo popolo a fuggire all’estero e completare, così, il disegno eversivo della formazione del “grande Stato” d’Israele privando i Palestinesi della propria terra e della propria nazione, un obiettivo che lo Stato sionista persegue sin dal 14 maggio 1948, da quando fu fondato lo Stato di Israele. Su quel territorio da ben 3.000 anni il popolo palestinese ha dovuto difendersi da feroci colonialismi e dalle rivalità della maggioranza del popolo ebraico. Per lo spietato e sanguinario attacco in atto già a centinaia sono i Palestinesi morti sotto i bombardamenti e le uccisioni dell’esercito israeliano, che avanza e distrugge tutto quanto vi si oppone.
      Israele, anche se ha un sistema economico cooperativistico molto sviluppato, con i kibbuz e i moshav, è un paese capitalistico e imperialistico, sostenuto, nella sua politica di guerra, di aggressione e di espansione verso il popolo palestinese e gli altri paesi dell’area principalmente dal governo degli Stati Uniti d’America, della Francia, dell’Inghilterra, della Germania, dell’Italia, eccetera e dall’imperialismo economico e militare americano ed europeo. Israele, in particolare, è armata e sostenuta sin dal 1948 dall’imperialismo americano, di cui è un fedele avamposto militare e diplomatico in tutto lo scacchiere mediorientale. I governi americano ed europei sono corresponsabili delle aggressioni territoriali, economiche e militari di Israele verso il popolo palestinese. Lo vediamo, con la propaganda e il sostegno diplomatico, oltre che col rifornimento di armi e di tecnologie militari, anche in queste ore tragiche del massacro in atto dei Palestinesi.
      A differenza del passato oggi nel mondo manca una forza statale, economica e militare di sincero e fraterno sostegno alla causa territoriale dell’eroico popolo palestinese e manca da quando è scomparsa l’Unione Sovietica, diretta dal Partito comunista bolscevico e dal compagno Stalin. Da allora Israele ha avuto mano libera, nel consiglio di sicurezza dell’ONU e sui campi di battaglia, nel reprimere e sottomettere con la forza il popolo palestinese sulla propria terra e nei campi di concentramento all’estero. Per tutte le stragi israeliane commesse dal 1948 ad oggi ricordiamo quella efferata e più odiosa del 16 settembre 1982, quando le milizie cristiane libanesi, appoggiate dall’esercito israeliano, guidato dal generale Sharon, entrarono nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila, a Beirut in Libano. Ne uscirono trenta ore dopo massacrando almeno 2200 Palestinesi, compreso vecchi, donne e bambini. Un crimine peggiore di quelli effettuati dal nazismo nei campi di concentramento disseminati in Europa.
      L’URSS di Stalin avrebbe voluto la costituzione di uno “Stato unico binazionale” arabo-ebraico, un solo Stato per due popoli, dove avrebbero potuto integrarsi e convivere pacificamente per il bene e l’avvenire comune, ma dovette, purtroppo, prendere atto che tale soluzione della “questione palestinese” non era possibile a causa delle millenarie conflittualità religiose e culturali esistenti tra le due etnie e perché in seno all’Assemblea generale delle Nazioni Unite non vi era la maggioranza necessaria. Così dovette accettare e votò la “Risoluzione 181” del 29 novembre 1947, che venne approvata con la maggioranza necessaria dei due terzi e che prevedeva:  
      “La revoca del mandato britannico e il ritiro delle sue truppe "il più presto possibile, e in ogni caso non oltre il 1° agosto 1948", la formazione di uno Stato ebraico sul 56 per cento del territorio con una popolazione di 498mila ebrei e 497mila arabi; la formazione di uno Stato arabo sul 43 per cento del territorio con una popolazione di 725 mila arabi e 10 mila ebrei; un regime speciale internazionale per la città di Gerusalemme e la zona limitrofa amministrata dall'Onu, con una popolazione di 105 mila arabi e 100 mila ebrei. Inoltre la Risoluzione prevedeva per ciascuno Stato la firma di "un impegno relativo all'Unione economica palestinese" che "avrà come scopo: a) la creazione di una unione doganale; b) la realizzazione di un sistema monetario comune con un unico tasso di cambio; c) l'amministrazione, nell'interesse comune e su base non discriminatoria, delle ferrovie, delle strade comuni ai due Stati, dei servizi postali, telegrafici e dei porti ed aeroporti internazionali; d) lo sviluppo economico comune, soprattutto nel campo dell'irrigazione, della messa a coltura delle terre e della conservazione del suolo; e) la possibilità per i due Stati e per la città di Gerusalemme di utilizzare su base non discriminatoria le acque e le risorse energetiche". La Risoluzione affermava anche che "nessuna soluzione del problema palestinese può essere considerata una soluzione per il 'problema ebraico' complessivo", cosicché la pretesa del sionismo di voler creare lo Stato di Israele sulla base di reclamati, ma del tutto inesistenti, "diritti storici".
      La posizione assunta dall'URSS di Stalin sulla "questione palestinese", sostenuta con convinzione dal Partito Comunista Palestinese, fu, di conseguenza, molto chiara e coerente. Per l'Unione Sovietica era quello il modo migliore per arginare l'influenza dell'imperialismo britannico nella regione e per impedire  che l'imperialismo americano imponesse la sua egemonia su Israele e sull’intera area mediorientale.
      Ma sconfitta L’URSS marxista-leninista del Partito comunista bolscevico e di Stalin dal revisionismo, dall’opportunismo, dal personalismo, dall’esibizionismo e dall’arrivismo trotskista, kruscioviano e gorbacioviano, Israele, sostenuta più di prima dall’imperialismo americano ed europeo rappresentandone e difendendone gli interessi economici, politici e militari nella zona, ha cominciato a spadroneggiare nell’area, a calpestare la Risoluzione dell’ONU 181, ad allargare progressivamente i suoi confini, a massacrare il popolo palestinese espellendolo dalla propria terra, sino ad arrivare all’odierno, ennesimo massacro di uomini, donne e bambini nella Striscia di Gaza, senza che l’intero mondo capitalistico e imperialistico, laico e religioso, si indignasse più di tanto per continuare a difendere gli interessi e le mire espansive di Israele.
      Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, come l’URSS di Stalin, ritiene che ancora oggi la soluzione della “questione palestinese” può, e deve, trovare attuazione solo nell’ambito della Risoluzione 181 approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 29 novembre 1947. Su questa base il P.C.I.M-L. rivolge un appello a tutte le componenti marxiste-leniniste esistenti nei vari paesi a sostenere la giusta lotta del popolo palestinese per ottenere la formazione e il riconoscimento di un proprio Stato nazionale indipendente e sovrano, così come statuito dalla sopra richiamata Risoluzione dell’ONU 181. Allo stato delle cose presenti non vi è altra soluzione possibile e più utile per il popolo palestinese. Su tale prospettiva occorre mobilitare e impegnare tutte le forze marxiste-leniniste e rivoluzionarie attualmente disponibili e su tutti i fronti dell’azione.
      Il P.C.I.M-L. è fortemente impegnato su tale fronte di lotta e in questo momento tragico di sangue e di morte per la popolazione di Gaza è schierato al fianco dell’intero e fraterno popolo palestinese per ricacciare Israele nei confini stabiliti dall’ONU, per sconfiggere l’imperialismo americano ed europeo e per ridare dignità nazionale ed esistenziale a quel popolo martire.
VIVA LA LOTTA EROICA DEL POPOLO PALESTINESE!
Forio (Napoli) Italia, 20 luglio 2014.
                                                                                        
                                                                                                             Il Comitato Centrale
                                                                                      del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista

                                                                                        Segretario generale, compagno Domenico Savio


CRITICHE E PROPOSTE PER DARE IMPULSO
AL PROCESSO DI UNITA’ DEI COMUNISTI

Un Convegno per confrontarci ed assumere possibili e concrete iniziative unitarie

Nei mesi scorsi il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML) ha inviato una lettera a numerosi gruppi, organizzazioni e circoli che si definiscono comunisti, in alcuni casi marxisti-leninisti. Con questa lettera abbiamo posto all’attenzione di queste forze i documenti da noi elaborati ed è stato chiesto un incontro per approfondire la reciproca conoscenza, avviare il confronto e verificare l’esistenza delle condizioni per avanzare nel processo di unità dei comunisti.
I riscontri ricevuti non sono stati soddisfacenti. Tranne alcune risposte positive, da parte di realtà con cui sono già stati avviati i contatti, ci siamo trovati di fronte ad un panorama negativo, riflesso dell’attuale realtà del movimento comunista nel nostro paese e dei suoi limiti storici e attuali.
Riteniamo un dovere dei comunisti parlare chiaro, e criticare in modo aperto i vari atteggiamenti e fattori, oggettivi e soggettivi, che ostacolano il processo di unità dei comunisti nel nostro paese.
Riteniamo altresì dover ribadire il nostro concetto di unità e chiarire ruolo e funzione della struttura di lavoro che ci siamo dati.
Allo stesso tempo, avanziamo nella parte finale di questo documento una proposta politica che speriamo possa costituire un terreno di incontro, dibattito e iniziativa comune dei comunisti.
Per quanto riguarda gli aspetti critici, abbiamo registrato alcuni tipi fondamentali di atteggiamenti che ora ci accingiamo ad esaminare e criticare.

Due vecchi mali

Cominciamo da due tipiche deviazioni: il settarismo ed il localismo, mali che conducono alla passività, all’isolamento o alla politica riformista dei “piccoli passi”, senza effettiva valenza.
Ecco in breve alcune posizioni riscontrate:

1.            I sostenitori della c.d. autonomia organizzativa

Un primo atteggiamento negativo è quello delle realtà che vogliono mantenere una propria “autonomia organizzativa”.

Diciamo innanzitutto, che nella fase attuale essa non viene da noi posta in discussione, e dunque ciò si rivela soltanto un pretesto su cui si arroccano alcuni compagni.
Premesso ciò, vogliamo sottolineare che per i marxisti-leninisti la rivendicazione della ”autonomia organizzativa” non può comunque significare estraniarsi dall’unità di azione, da una comune organizzazione di classe, dai processi che si dirigono verso l’unità strategica.
L’arroccarsi dietro l’autonomia organizzativa, che il più delle volte è una frase vuota per nascondere l’assenza di una reale attività politica, denota profonde carenze teoriche e un atteggiamento che conduce sempre al settarismo.
Si tratta di un male che si nasconde sotto diverse forme e pretesti, ma che agisce sempre a favore della frammentazione, per impedire la formazione di un centro di attrazione marxista-leninista che inneschi un positivo processo di concentrazione e accumulo di forze.
2.       I sostenitori del localismo
In alcuni casi il settarismo  si accompagna al localismo, ossia alla sopravvalutazione della politica in un ambito determinato e particolare, che di fatto conduce alla forte limitazione (se non alla negazione) del ruolo dei comunisti quali forza politica organizzata di carattere nazionale, sottomettendo il proprio ruolo alle esigenze particolari (territoriali, regionali, etc.).
La base di classe del localismo spesso sta nell’influenza della borghesia (in alcuni casi di settori “autonomistici”) e della piccola borghesia, e si accompagna a una difettosa comprensione del rapporto tra lavoro politico “generale” e “particolare”.  
In realtà, opponendosi o eludendo la questione dell’unità di azione dei comunisti nella classe operaia e nelle masse popolari su base ampia, non sviluppando un’adeguata azione politica sul piano generale, questi gruppi ostacolano lo sviluppo della lotta di classe e il processo di formazione di un solo, forte partito di avanguardia del proletariato.

Sofismi e princìpi


Una delle tattiche adoperate dal settarismo e dal localismo è quello di mettere costantemente in primo piano differenze secondarie, di aggrapparsi ai sofismi, di creare “distinguo” a tutti i costi, per boicottare il lavoro collettivo e perpetuare le divisioni.
Al contrario dei settari e dei localisti, va assolutamente sostenuta la tendenza a unirci sulla base dei principi fondamentali del comunismo e della loro applicazione nella realtà concreta, seguendo l'insegnamento leninista.
Dobbiamo aiutare i sinceri comunisti a rompere con queste deviazioni e con chi le sostiene, perché i marxisti-leninisti senza organizzazione su base nazionale, senza Partito non vanno da nessuna parte.
"Definirsi per unirsi" significa stabilire le questioni fondamentali, essere fermi sui principi rivoluzionari e duttili nella tattica, ponendosi alla testa della classe operaia grazie alla attività politica quotidiana, che deriva dall’acquisizione della nostra teoria d' avanguardia.
La lotta contro il settarismo e il localismo è una battaglia che va affrontata e vincere per andare verso un unico Partito. E’ una cartina di tornasole per capire chi si limita a proclamarsi comunista e chi  svolge effettivamente una funzione rivoluzionaria.
La discriminante oggi passa fra chi si esprime e lavora concretamente per l'unità dei marxisti-leninisti, per un forte e unico Partito, e chi non lo fa, avanzando pretesti o peggio ancora convergendo nei fatti con i revisionisti.

I taciturni


Un altro atteggiamento purtroppo riscontato è quello di un riprovevole silenzio, cioè della assenza di qualsiasi risposta. Lo possiamo dividere in tre sottotipi.

a.                  Il silenzio degli indifferenti.
Un tipico errore in cui incorrono taluni gruppi è quello di concepire un proprio sviluppo “autocentrato”. Questa convinzione, consiste in una sorta di presunzione politica per cui il Partito viene visto  nascere esclusivamente dallo sviluppo della propria organizzazione, oppure nell’agitare la questione del Partito solo per la sopravvivenza del proprio orticello. Ciò finisce per escludere a priori il confronto con le altre forze comuniste, e si traduce spesso nell’indifferentismo reciproco. Il risultato è noto: mantenere un alto tasso di spezzettamento tra i sinceri comunisti e restare ai margini della lotta politica.
Questo atteggiamento è irresponsabile e controproducente, perciò da condannare fermamente. Invitiamo questi compagni ad uscire dal loro riserbo (nel caso migliore) e dal loro disinteresse (nel caso peggiore) e di esprimersi. Chiediamo loro: vi sono carenze e limiti nel nostro progetto? Bene, criticateli apertamente! Vi sono altri progetti più avanzati per l’unità dei comunisti? Ebbene, che vengano allo scoperto! I sinceri comunisti hanno il dovere di offrire il loro contributo in questo senso, invece di nascondersi dietro un vergognoso silenzio. Da parte nostra saremo ben disposti a confrontarci con ogni proposta concreta sul terreno del marxismo-leninismo.

b.    Il silenzio degli eclettici. Costoro non vogliono prendere pozione per non scontentare questo o quel sottogruppo, questa o quella tendenza, questo o quella forza opportunista. Vorrebbero tutti uniti, senza distinzione, senza capire che quello dell’unità è un processo che si basa sulla lotta contro tutte le deviazioni e le tendenze opportuniste e borghesi dentro il movimento comunista, senza comprendere che la costruzione di un unico Partito non può prescindere dalla rottura irrevocabile e definitiva con ogni forma di opportunismo. Ciò porta queste realtà a negare la partecipazione al dibattito per la ricostruzione di una sola organizzazione su corrette basi di principio.
Sia chiaro. Noi non intendiamo porre sullo stesso piano e combinare assieme determinate organizzazioni, gruppi e singoli compagni a prescindere dai loro presupposti ideologici, dalla loro linea politica, dal contenuto del loro lavoro, dal loro atteggiamento verso il revisionismo ed il riformismo. Combattiamo apertamente l’eclettismo e il conciliatorismo con le diverse espressioni del revisionismo, nella convinzione che servono solo ad aumentare la confusione e il travisamento del marxismo-leninismo.
L'esperienza, ci ha già resi abbastanza accorti per evitare "coordinamenti" che mettono insieme gli elementi più discordi provocando solo attriti, delusioni, danni ulteriori. 
Non si può unire tutto e tutti. Non è realistico, in quanto ci sono posizioni giuste e posizione sbagliate, c'è  chi all'interno di ciascuna forza e di ciascuna corrente aspira sinceramente all'unità e chi rema sistematicamente contro, con i più svariati motivi. Ovvero gli incalliti nemici del marxismo-leninismo e dell'estensione del legami politici  con la classe operaia, gli opportunisti, molti dei quali per decenni hanno bivaccato dentro Rifondazione e PdCI.
Allo stesso tempo diciamo che non si può condannare il revisionismo a giorni alterni, occasionalmente o in modo superficiale, di facciata. Fare questo significa non aver compreso che esso è una manifestazione dell'ideologia borghese, un suo sottoprodotto che serve per combattere la classe operaia dal suo interno.
Auspichiamo quindi lo sviluppo di una lotta a fondo contro queste tendenze e i loro rappresentanti, condizione per avanzare nell’unità comunista.

c.       Il silenzio dei morti.
E’ il silenzio di chi pur non esistendo più politicamente, continua a mantenere un’esistenza fittizia. Un fenomeno tipico nella attuale situazione del movimento comunista nel nostro paese è la permanenza soltanto “virtuale” o “nominale” – fino a prova contraria, di alcuni circoli e gruppi. E’ questa un’amara realtà sulla quale non è il caso di dilungarci oltre.

La concezione leninista dell’unità

Contro le deviazioni e le posizioni erronee, ribadiamo la concezione leninista dell'unificazione dei comunisti.
Secondo tale concezione numerose cause, profonde e oggettive, producono costantemente  nel movimento comunista dei mutamenti che creano le basi della unità, generano la sua piattaforma ideologica ed organizzativa, talvolta nonostante e contro determinate organizzazioni, gruppi e singoli compagni ed anche senza che questi se ne rendano conto.
Queste condizioni oggettive oggi si rafforzano nelle particolarità di un periodo di prolungata crisi economica e di offensiva borghese a tutto campo, di sfacelo della socialdemocrazia, di rifiuto delle illusioni, dei miti e dei vecchi e corrotti partiti borghesi-riformisti, di graduale ripresa del movimento operaio e comunista.
L'unificazione può avvenire attraverso passaggi e strutturazioni diversi, ma un suo requisito indispensabile è che essa si costruisca a partire da giusti  fondamenti ideologici, politici, programmatici ed organizzativi, attraverso il lavoro pratico in comune, nel vivo della lotta di classe intransigente contro la borghesia, il revisionismo ed il riformismo.
Questo significa sviluppare una costante critica politica contro quelle organizzazioni, gruppi e singoli compagni che frenano il processo di lotta per il Partito e oscillano costantemente verso tendenze e posizioni conciliatrici.
Occorre dunque, con una decisa e intransigente politica proletaria, provocare mutamenti, spostamenti, schieramenti all'interno delle vecchie tendenze o frazioni, gruppi e sottogruppi; promuovere e fare partecipare al lavoro comune elementi nuovi che non appartengano all'ambito di questa o quella organizzazione; sostenere l'unione  con i giovani operai, con gli intellettuali rivoluzionari  che rompono con l'ideologia  borghese e si legano alle masse accettando di militare disciplinatamente nelle fila del Partito del proletariato.
L’unità di cui abbiamo bisogno come l’aria è quella che ci fa compiere passi avanti verso il Partito unico, su salde basi teorico-pratiche e nella completa indipendenza nei confronti degli opportunisti e della borghesia.
Se invece questa unità è un’unità senza principi significa una sola cosa: non rompere la catena che lega alla socialdemocrazia e al revisionismo, non unirsi sulla base dei principi del comunismo, ma rimanere nelle varie parrocchie e coordinarsi sulla base del pragmatismo, dell’utilitarismo, dell’elettoralismo e dei compromessi di principio.
Per noi questa è un’unità inutile, che dura poco e serve ancora meno, è una forma di passività e di subalternità all’ala sinistra della borghesia.
Dunque, il processo di unità dei comunisti e di costruzione di un Partito unico è sempre connesso alla lotta contro le deviazioni, le degenerazioni, le deformazioni del marxismo-leninismo, che sono altrettante  manifestazioni dell'influenza borghese e piccolo-borghese  sul proletariato e che in ogni momento possono aprirsi una strada.
L'unità leninista viene allora  a configurarsi come l'obiettivo e l'oggetto di una lotta accanita e risoluta fra l'ideologia proletaria e tutte le altre tendenze non-proletarie, contro tutti gli atteggiamenti, i comportamenti, le tendenze, le posizioni sbagliate che si frappongono all’unità dei comunisti.
La disunione, la frammentazione, la disgregazione, hanno le loro cause profonde nei difetti ideologici e nelle deviazioni verso il revisionismo e l'opportunismo, nel basso livello e nella confusione ideologica che dobbiamo registrare nel nostro paese.  Contro questa situazione, che deriva da ragioni storiche, dobbiamo continuare a sviluppare la battaglia, convinti che nel movimento comunista senza una comune base ideologica non ha alcun senso parlare di unificazione organizzativa.
Il requisito indispensabile per l’unificazione dei comunisti sta nel ritrovarsi  in tutto e per tutto sul terreno della teoria di Marx, Engels, Lenin e Stalin, i quali hanno posto le pietre angolari della teoria di avanguardia che esprime le esigenze di sviluppo della vita materiale della società; nel rifiuto più deciso, nella lotta più determinata contro qualsiasi manifestazione di revisionismo e di opportunismo, particolarmente quelle forme assai diffuse in Italia come il revisionismo togliattiano, il radical-opportunismo, il movimentismo, l’economicismo, l’anarcosindacalismo, l’ultrasinistrismo, etc. 

Ancora sul CONUML e il suo ruolo

Il CONUML si è costituito lo scorso settembre come momento di un processo di coerente unificazione dei comunisti su coerenti presupposti marxisti-leninisti e sta sviluppando la sua azione politica ed ideologica, in modo totalmente indipendente dalle correnti borghesi, riformiste e revisioniste.
Le basi su cui è sorto sono:
a. la definizione chiara dei requisiti indispensabili, di quelle discriminanti, di quelle posizioni fondamentali e di principio senza le quali non ha senso parlare di unificazione  dei veri comunisti;
b. l’assoluta, netta ed aperta rottura con il revisionismo, l’opportunismo, la socialdemocrazia,  la totale indipendenza del proletariato su ogni  piano;
c. l’elaborazione e la pratica comune delle organizzazioni e dei loro compagni che ne fanno parte, che si sostanzia nella produzione e diffusione di documenti, comunicati, volantini, partecipazione a manifestazioni, iniziative pubbliche, inchieste, convegni, attività di formazione, etc.
Riteniamo che la linea giusta sia oggi quella che esige l'unione militante dei marxisti-leninisti in un’unica organizzazione e con un unico programma, in stretto legame e a sostegno delle lotte operaie attuali, cimentandosi nei fatti alla soluzione di tale questione.
Gli autentici comunisti sono quelli che oggi si battono instancabilmente per l'unità su giuste  basi e per il loro rapporto con il movimento operaio, misurandosi quotidianamente con le questioni poste dall’inasprimento delle principali contraddizioni della nostra epoca: la contraddizione fra il lavoro e il capitale, fra i diversi gruppi del capitale finanziario e le diverse potenze imperialiste, tra le potenze imperialiste dominanti e i popoli e i paesi dipendenti.
I compagni che riconoscono la validità di queste posizioni, hanno il dovere di  raggrupparsi e lavorare assieme, immediatamente, dato che non c'è ragione valida per mantenere la separatezza.
Malgrado si mantengano dei disaccordi non di principio e su alcune questioni tattiche, sulla valutazione di questo o quel processo o fenomeno, malgrado persistano - e persisteranno per qualche tempo - sfumature diverse che vanno discusse e ricomposte ad unità, noi  dobbiamo assolutamente metterci alla prova e dar vita ad un lavoro in comune, a un intervento e a una iniziativa politica nella classe operaia, preparando le condizioni per l’unità strategica. 
Solo ponendoci seriamente i fini socialisti e i compiti politici del proletariato, solo realizzando un lavoro pratico fra le masse sfruttate e oppresse, tramite una effettiva unità di azione, potremo giungere ad una posizione politica realmente unificata e completare la fusione in tutti i suoi aspetti.
E’ per mezzo di un lavoro sistematico e consistente nella classe operaia, nel vivo della lotta di classe,  che potremo conquistare influenza dentro la classe operaia e compiere quei decisivi passi in avanti e raggiungere una unità superiore: il Partito unico del proletariato italiano.
Comunista è chi lavora per portare  il socialismo scientifico e proletario nelle lotte di tutti i giorni; chi organizza  gli operai non mettendosi alla loro coda, ma elevando la loro coscienza; chi li dirige nei fatti  legandosi ad essi nel corso della lotta; chi prepara ogni giorno alla rivoluzione il movimento operaio, stabilendo con esso un rapporto aperto e diretto, accumulando forze rivoluzionarie.
La profondità della crisi del barbaro sistema capitalistico esige che si rafforzi sempre più l’unità dei marxisti-leninisti e la loro unione con il movimento operaio e popolare, per consolidare entrambi.
Non serve a questo scopo l’indifferenza, il silenzio, la disgregazione, l’atteggiamento settario che taluni gruppi mantengono; non serve l’organizzazione dei comunisti in differenti circoli, perché tutto ciò porta solo a mantenere la distanza, il distacco fra socialismo scientifico e movimento della classe.
Il nostro compito di comunisti è di rappresentare gli interessi del movimento proletario nel suo complesso, di difendere il suo futuro indicandone il fine ultimo e i compiti politici rivoluzionari, salvaguardandone l’indipendenza ideologica e politica.
Di qui deriva la responsabilità a cui ora siamo chiamati: unirsi per portare la vera coscienza di classe nella massa degli sfruttati e degli oppressi dal capitalismo, contribuire allo sviluppo politico e all’organizzazione politica rivoluzionaria della classe operaia, che chiamiamo Partito comunista, strumento imprescindibile per conquistare il potere politico e trasformare radicalmente tutta la società.

Un terreno di incontro, elaborazione, iniziativa comune

E’ necessario compiere ogni sforzo per uscire da una situazione di frazionamento, autoreferenzialità, debolezza e mancanza di ruolo politico degno di tale nome da parte dei comunisti.
La crisi economica che non conosce sosta, l’offensiva dell’oligarchia finanziaria contro classe operaia e le masse popolari, la crescita del rifiuto di massa e della resistenza alle politiche dell’oligarchia finanziaria in diversi paesi, fra cui il nostro, richiedono che si proceda senza indugi lungo il processo di unificazione dei comunisti.
La stessa deriva autoritaria e antipopolare seguita dai partiti revisionisti, socialdemocratici e riformisti, che sostengono senza più ritegno le politiche neoliberiste antipopolari e si spostano sempre più a destra nella loro funzione di puntello sociale del capitalismo, ci spingono sempre più sul piano dell’unità di lotta e dell’unità dei sinceri comunisti.
Nella situazione attuale, che vede una dura offensiva capitalistica, la trasformazione reazionaria dello Stato e della società, la graduale liquidazione dei diritti e delle libertà democratiche dei lavoratori, le minacce di guerra - processi che avvengono sotto la spinta del capitale finanziario e delle sue istituzioni nazionali e internazionali - riteniamo necessario e urgente che le varie, oggi sparse, realtà marxiste-leniniste, e tutte le forze autenticamente comuniste e rivoluzionarie, avviino, per favorire il processo di unità dei comunisti, un serio e franco confronto, per trovare un comune terreno politico di iniziativa e intervento politica di massa e di organizzazione rivoluzionaria.
Avanziamo dunque, come concreta proposta alle forze comuniste e rivoluzionarie, la realizzazione di un convegno nazionale sul seguente tema di esplicita e fondamentale attualità politica, da realizzare nel prossimo autunno:

“L’offensiva capitalista, le minacce di guerra imperialista, la trasformazione reazionaria dello Stato e la  repressione dei diritti e dei bisogni sociali della classe operaia e delle masse popolari: quale risposta organizzativa e di lotta rivoluzionaria del proletariato per l’abbattimento del barbaro sistema capitalista e la costruzione del  socialismo?”.   

E’ nostro desiderio costruire e realizzare unitariamente questo evento con tutte le realtà comuniste che ne condividono il carattere e che comprendono l’importanza di approfondire l’analisi della realtà sulla base degli insegnamenti dei nostri maestri Marx,Engels, Lenin e Stalin, di dare una risposta ideologica e politica all’offensiva borghese, rilanciando le ragioni del socialismo e dando battaglia al revisionismo e al riformismo nella teoria e nella pratica.
Chiamiamo perciò tutti i partiti, le organizzazioni e i singoli compagni comunisti, gli operai
avanzati, i giovani rivoluzionari, gli antifascisti, gli anticapitalisti, a esprimersi in tal senso.

Viva l’unità dei sinceri comunisti!

Il capitalismo è scosso da contraddizioni irresolubili nell’ambito di questo barbaro sistema. E’ assediato dagli operai e dai lavoratori che accrescono la loro forza nei cinque continenti. Il mondo attuale è gravido di rivoluzione, le premesse materiali del socialismo sono ampiamente sviluppate. Ma sono le condizioni soggettive ad essere arretrate, a causa della grave sconfitta subita dal proletariato a livello internazionale.
Di conseguenza il proletariato lotta senza coscienza politica, senza un’organizzazione e senza un programma che esprima i propri interessi di classe. In queste condizioni si trova ad essere un’appendice di altre classi sociali, invece che il dirigente nella lotta di tutti gli sfruttati e gli oppressi contro gli sfruttatori e gli oppressori.
Ciò richiede una risposta da parte dei sinceri comunisti, la cui principale responsabilità sta nell’unirsi assieme ai migliori elementi del proletariato in un partito unico della classe operaia, basato sulla teoria d’avanguardia che esprime le esigenze di sviluppo della vita materiale della società, per sviluppare la propria azione nel movimento operaio e popolare.
Noi ci atteniamo al concetto basilare che in ogni paese deve esistere un solo autentico Partito come reparto di avanguardia, organizzato e cosciente, della classe operaia, perché identici sono gli interessi della classe operaia in ogni paese e una sola è la sua ideologia, il marxismo-leninismo.
Autentico partito della classe operaia è solo quello che applica coerentemente nella situazione concreta l’ideologia rivoluzionaria del proletariato; che resiste con determinazione a tutti i partiti borghesi e revisionisti; che segue un’intransigente politica di classe, chiama alla mobilitazione e guida audacemente il proletariato nelle battaglie quotidiane di classe; che lo prepara incessantemente alla battaglia decisiva, al fine di abbattere la dittatura borghese e instaurare la dittatura del proletariato; che si adopera ad attrarre in questa lotta, attorno alla classe operaia, tutti gli strati popolari vittime del capitale.
Questo è il Partito unico che vogliamo formare, solo questo partito potrà essere lo stato maggiore rivoluzionario  del proletariato, l’incarnazione dei suoi interessi, delle sue aspirazioni e dei suoi ideali rivoluzionari.
Il proletariato ha bisogno più che mai dell’unità dei sinceri comunisti, ha bisogno di un solo Partito politico rivoluzionario e completamente indipendente dalla borghesia, non dell’unità tra i comunisti ed i nemici del socialismo.
Abbiamo dunque il dovere di gettare le fondamenta di questo tipo di Partito comunista del proletariato del nostro paese superando il frazionismo, il "campanilismo" e l'immaturità politica dei vari gruppi, facendo convergere tutti gli sforzi verso la costruzione di una sola organizzazione nazionale che, colmando le gravi lacune  esistenti, realizzi i presupposti per la effettiva edificazione del Partito unico,  possa adempiere fin da subito al suo ruolo dirigente, respingendo tutti i tentativi di introdurre l’opportunismo nella lotta di classe.
La classe operaia non può  aspettare che le beghe tra i vari gruppi la privino della sua  organizzazione di avanguardia, della sua funzione politica autonoma. Di fronte all'offensiva sempre più minacciosa del capitale, di fronte alla caporetto riformista, dobbiamo convogliare  tutte le energie sane per ridare alla classe operaia una guida all'altezza della situazione, organicamente inserita  nei ranghi del Movimento Comunista Internazionale.
Ciò è quanto il CONUML si sforza di fare con convinzione ed impegno.
Rilanciamo dunque, a tutti i partiti, le organizzazioni e i gruppi marxisti-leninisti, a tutte le forze autenticamente rivoluzionarie, l’appello alla più netta, completa e definitiva rottura col revisionismo e l’opportunismo, a farla finita con il settarismo, il localismo, l’eclettismo, l’entrismo e le altre tendenze nocive, e a comportarsi da coerenti comunisti.
Chiamiamo di nuovo queste forze a partecipare al confronto, sottoponendoci eventuali critiche e, se d’accordo con i principi marxisti-leninisti e le direttrici del nostro percorso, a manifestare la volontà di unirsi nel CONUML per rafforzare il processo di unità dei comunisti e gettare le basi di un solo, forte Partito comunista!

Luglio 2014

Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML)

Per contatti: conuml@libero.it



BOICOTTIAMO L’UNIONE EUROPEA CAPITALISTICA, IMPERIALISTICA, GUERRAFONDAIA E XENOFOBA: LOTTIAMO PER IL SOCIALISMO IN EUROPA E NEL MONDO!

      La UE è un’organizzazione di carattere imperialista, neoliberista, reazionaria, guerrafondaia e antidemocratica nella sua essenza, basata su un accordo voluto dagli Stati europei più ricchi e potenti, dai monopoli capitalistici per intervenire nella spartizione delle ricchezze del mondo e delle “sfere di influenza” politica e militare.

La UE è l’artefice e il garante delle politiche di austerità, del Fiscal compact, del pareggio di bilancio, delle direttive contro gli operai, le donne, i giovani, i migranti.

E’ la promotrice del taglio delle pensioni e dei servizi pubblici, delle privatizzazioni dei beni della collettività per pagare il debito-truffa “pubblico” in mano a banche e investitori finanziari, della liberalizzazione dei movimenti di capitale con cui si ingrassano fondi speculativi e mafie.

E’ dunque uno strumento voluto dall’oligarchia finanziaria per imporre duri sacrifici alla classe operaia e ai popoli, installare governi di rapina e sopprimere una dopo l’altra le conquiste ottenute con decenni di lotte.

La natura reazionaria e guerrafondaia della UE è dimostrata dalle ingerenze e dalle aggressioni militari ai danni di paesi indipendenti, compiute assieme alla NATO, dal sostegno a forze fasciste e ultranazionaliste, mentre si criminalizza la protesta sociale e si rafforza la repressione poliziesca e militare contro i movimenti che resistono alle misure antipopolari.

I trattati e le politiche voluti da Bruxelles sono incompatibili con la Costituzione italiana. L’adesione a questi trattati e l’applicazione di queste politiche è un tradimento dei principi  e dei contenuti democratici in essa introdotti a seguito della Resistenza. E’ un delitto commesso dalla classe dominante che, a forza di inganni, menzogne e modifiche legislative, liquida i nostri diritti, a partire da quello al lavoro.

E’ in atto un processo di crescente trasformazione autoritaria e reazionaria dell’apparato statale, voluto dal grande capitale e attuato dai suoi governi in nome dell’UE.

Oggi il governo Renzi, insediato con una manovra di palazzo orchestrata dai gruppi dominanti del capitalismo, intende portare avanti questo processo con le controriforme del lavoro, politiche e istituzionali.

Quale modello di società si vuole realizzare sotto la bandiera dell’UE? Una società soffocata dalla legge del massimo profitto, rapinata da fameliche oligarchie economiche e finanziarie, oppressa da tecnocrati che distruggono le conquiste dei lavoratori, la libertà, la sovranità e l’indipendenza dei popoli.

Dalla adesione allo SME, cioè all’euro, dal trattato di Maastricht a quello di Lisbona, fino ad oggi, la musica è sempre stata la stessa: crescita della speculazione finanziaria, deindustrializzazione, intensificazione dello sfruttamento, aumento della disoccupazione, della precarietà, smantellamento dello stato sociale, impoverimento di larghe masse lavoratrici e popolari.

La politica della troika UE-BCE-FMI (Unione Europea-Banca Centrale Europea- Fondo Monetario Internazionale) ha aggravato e prolungato la crisi economica del capitalismo scaricando sui lavoratori e sui popoli tutte le sue conseguenze, spingendoli alla disperazione, distruggendo la loro dignità esistenziale.

Padroni, parassiti e politicanti corrotti mentre si arricchiscono a dismisura, ci  raccontano che è la povera gente a vivere sopra le sue possibilità!      

Continuano a chiederci sacrifici per un domani migliore quando è proprio l’UE a far girare all’indietro la ruota del progresso e dello sviluppo!

Ribellarsi e opporsi è giusto! Gli sfruttati e gli oppressi devono indebolire e spezzare le catene della UE, togliere consenso e delegittimare l’inutile, dannoso e costoso europarlamento, foglia di fico della dittatura del capitale finanziario.

      Rialziamo la testa e avanziamo nell’organizzazione e nella lotta per costruire una società fondata sul potere politico della classe lavoratrice e sulla proprietà comune dei mezzi di produzione.  E’ impellente la formazione di un Fronte popolare, con alla sua testa la classe operaia. Un’ampia coalizione che sviluppi e organizzi la mobilitazione contro le politiche del grande capitale e dei suoi partiti, in primo luogo il PD, con un chiaro programma di rottura con la UE e i suoi trattati, con la dittatura dei monopoli capitalistici. Le condizioni politiche generate dalle elezioni europee rendono inderogabile questa risposta pratica. Il ritardo della sua realizzazione, dovuto principalmente alla funzione svolta dalle diverse correnti opportuniste, fa si che la classe operaia e le masse popolari siano sotto l’egemonia politica dei gruppi borghesi e piccolo borghesi e che le soluzioni allo sfacelo capitalistica si trovino sul terreno conservatore, populista e reazionario.

      Questo Fronte, per la sua natura e i suoi obiettivi rivoluzionari, non potrà sorgere attorno alla sinistra istituzionale e elettoralistica, ma dovrà nascere sulla base degli organismi formati dalla classe operaia e dalle masse popolari. I prossimi mesi saranno importanti. Il tempo degli indugi è scaduto. Bisogna lavorare in piena indipendenza politica e ideologica per l’alternativa rivoluzionaria, socialista, facendola finita con la passività, l’opportunismo, il movimentismo. Lottare per questa prospettiva significa dotarsi dello strumento indispensabile per dirigere il processo di emancipazione degli sfruttati. E’ sempre più necessaria e urgente l’unità dei sinceri comunisti e degli elementi di avanguardia della classe operaia sui principi marxisti-leninisti e dell’internazionalismo proletario, per organizzarsi e agire uniti così da avanzare nel processo di formazione di un unico e combattivo Partito comunista, reparto d’avanguardia, organizzato e cosciente, del proletariato del nostro paese.

      Rinnoviamo perciò l’appello a rompere nettamente e definitivamente con gli opportunisti e a concretizzare stretti legami con i marxisti-leninisti.

Chiamiamo le forze del movimento comunista ed operaio, la gioventù rivoluzionaria, gli intellettuali d’avanguardia, gli antifascisti, gli organismi sindacali e popolari di classe, gli antimperialisti, i sinceri progressisti e democratici a fare proprie queste posizioni fondamentali. Realizziamo l’unità d’azione nei singoli paesi per costruire, attraverso la lotta di classe e la rivoluzione proletaria, il socialismo in Europa e nel mondo!

Roma,  20 giugno 2014



Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista

Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista

Piattaforma Comunista


Per contatti: conuml@libero.it



Campeggio Internazionale

della Gioventù Antifascista e Antimperialista

Il 24° Campeggio Internazionale della Gioventù Antifascista e Antimperialista  si svolgerà dal 2 al 10 agosto 2014 in Turchia, nei pressi di Dikili (provincia di Izmir), sul Mare Egeo. Vi parteciperanno migliaia di giovani dall’Europa al Medio Oriente, dal Nordafrica al Sudamerica.

Il campeggio di quest’anno si svolgerà sotto lo slogan “La gioventù del mondo si incontra per il futuro e la pace”.

Sono centinaia di milioni in tutto il mondo i giovani che soffrono la disoccupazione, la precarietà, la mancanza di istruzione.

Una condizione che le classi dominanti presentano alle nuove generazioni come “ destino ineluttabile ”, mentre incombono minacce di guerre nelle quali i capitalisti vorrebbero far scannare fra di loro giovani di vari paesi.

I giovani “senza futuro” si riuniranno dunque per esigere un futuro migliore, lottando per i propri interessi  e aspirazioni. Si incontreranno per spargere di nuovo in tutto il mondo il loro grido di ribellione e organizzarsi sempre meglio.

Il 24° Campeggio Internazionale combinerà l’esperienza della protesta di Gezi Park, la rabbia per il massacro di Soma, con le esperienze, l‘entusiasmo e il fuoco delle lotte dei gioventù di tanti paesi.

Vi saranno concerti, teatro, produzioni collettive, sport, seminari per discutere i problemi comuni.

Migliaia di giovani studenti e lavoratori nei quattro angoli del mondo si stanno già preparando per il Campeggio.

Invitiamo i giovani comunisti, rivoluzionari, antifascisti e antimperialisti italiani a fare altrettanto!

Per informazioni e condizioni di partecipazione visitate il sito internet (in inglese):  http://internationalyouthcamp.net/

Scrivete in tempo utile, per stabilire gli opportuni contatti, al seguente indirizzo email:




8 giugno 2014                                            

COMITATO NAZIONALE DI UNITÀ MARXISTA-LENINISTA


Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista

Piattaforma Comunista


Manifesto per il XX anniversario della

Conferenza Internazionale di Partiti e

Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML)



Il mondo nel XXI secolo continua ad essere un mondo diviso! La

contraddizione tra il lavoro e il capitale sussiste e s’inasprisce in tutti i settori; in essa si

riflette l'antagonismo tra il carattere sociale della produzione, da un lato, e la forma

capitalistica privata dell'appropriazione, che si concentra sempre più in un pugno di

usurpatori, dall’altro.



Sono apparse forze produttive e scientifiche inimmaginabili fino a 50 anni fa. La

produzione si è meccanizzata in modo straordinario, la tecnologia della comunicazione

e l’informatica si sono largamente diffuse nei loro impieghi sociali ed individuali. Ma

ogni cosa ha in sè il suo opposto: la disperazione provocata dal capitalismo ha raggiunto

livelli gravissimi, i segni del disfacimento che si sviluppa parallelamente si sono

accumulati a un punto tale da superare quelli dell’ultima fase dell’impero romano.



Durante la crisi mondiale del capitalismo scoppiata nel 2008, che numerosi paesi

stanno ancora soffrendo, le ampie masse sfruttate, sulle quali è stato gettato il fardello

della crisi, hanno potuto constatare che il capitalismo è un'organizzazione sociale

caratterizzata dalla "povertà nella ricchezza". Far pagare la crisi agli strati popolari ha

significato l’aggravamento di tutte le nefaste conseguenze del capitalismo: non solo la

meccanizzazione del processo produttivo non ha ridotto il tempo di lavoro, ma si è

estesa la disoccupazione, è aumentata la precarietà della forza-lavoro, si è intensificato

lo sfruttamento; allo stesso tempo abbiamo visto la diminuzione dei salari reali, la

diffusione della povertà e della miseria, della fame, dell'ingiustizia e delle

disuguaglianze, dell’indigenza, della droga, della prostituzione.



Diventa sempre più difficile accettare e sopportare, ma anche solo ignorare, questa

divisione del mondo, il malcontento e la crescente esasperazione che spingono le masse

sfruttate di un certo numero di paesi a sollevarsi. Ecco la Grecia e il Portogallo, ecco la

Tunisia e l'Egitto, la Turchia ed il Brasile...



Ma l’antagonismo tra il lavoro e il capitale non è la sola ragione della frattura del

mondo. Vediamo quotidianamente che esiste una profonda divisione tra una minoranza

di grandi e ricchi paesi imperialisti e capitalisti, e i popoli dei paesi arretrati e

sottosviluppati, oppressi e sfruttati politicamente, economicamente e finanziariamente,

che rappresentano la maggioranza. I grandi Stati imperialisti che hanno formato

organizzazioni internazionali come l'Unione Europea e il Trattato per il Libero

Scambio, la NATO e l’ONU, si presentano come "la comunità internazionale",

saccheggiano le ricchezze naturali dei popoli oppressi e non tollerano la possibilità che

questi ultimi si autodeterminino. Ecco l'Africa che hanno prosciugato, ecco la foresta

amazzonica che vogliono distruggere, ecco le occupazioni dell'Afghanistan e dell'Iraq,

ecco la Libia e la Siria...



Un altro terreno di contraddizioni e di scontro è quello tra i paesi imperialisti e i

monopoli internazionali, che si esprime principalmente nella costituzione e

ricostituzione di blocchi economici e militari, nell’installazione di basi militari nei

cinque continenti. "Il mondo unipolare", in cui gli Stati Uniti detenevano la

"leadership", è ormai al capolinea. Nella disputa per sapere chi dominerà nelle regioni

da saccheggiare, i grandi paesi imperialisti hanno cominciato ad affrontarsi duramente.

Nella corsa per il dominio contro i loro concorrenti incitano le opposizioni nazionali,

per ottenere il sostegno dei popoli oppressi. Questi conflitti interni che si esasperano

fino a diventare conflitti militari, come abbiamo visto in Siria e poi in Ucraina,

dimostrano che le contraddizioni fra gli imperialisti continuano ad aggravarsi.



Fino a qualche decennio fa, i capitalisti ed i loro adulatori proclamavano "la fine

della storia", "l'eternità del capitalismo". "Il nuovo ordine mondiale", allora

solennemente dichiarato, preconizzava una società prospera, pacifica e senza crisi,

costruita su un "capitalismo che si autorigenera", su una "mondializzazione capitalista"

che si sarebbe realizzata "superando le classi e il contrasto fra di esse". Ora vediamo che

non la prosperità, bensì la miseria si è aggravata. Al posto della pace, ci sono le guerre e

i colpi di Stato, c’è e la perdita di credibilità delle menzognere dittature che abbiamo

visto all’opera negli ultimi decenni.



No, il capitalismo non può assicurare ai lavoratori che sopravvivono con la loro

fatica nelle fabbriche, nelle imprese, nei campi e negli uffici, ai disoccupati, ai poveri

delle città e delle campagne, né un lavoro decente, né un salario dignitoso, né condizioni

di lavoro sopportabili, né la pace, né la prosperità, e tanto meno la sicurezza di un

avvenire. Al contrario, per ottenere tutto ciò dobbiamo incoraggiare tutti gli operai e i

lavoratori a ribellarsi e rovesciare il potere del capitale.



Dai tempi della lotta degli schiavi contro i loro padroni, in tutte le società divise in

classi, teatro delle lotte fra queste classi, la lotta per il potere ha sempre portato alla sua

conquista da parte di una classe di oppressori a scapito di un'altra. Solo il capitalismo

ha sviluppato le forze produttive a tal punto che non possono più essere contenute

nell’involucro dei rapporti di proprietà. Inoltre, il capitalismo ha incessantemente

sviluppato la classe operaia con la socializzazione sempre più spinta. Di conseuguenza,

ha creato le condizioni sociali nelle quali il potere di una classe sfruttata può ormai

sostituirsi al potere di una classe sfruttatrice. Questa evoluzione storico-sociale ha

consegnato alla classe operaia una missione storica, quella di prendere il potere per

edificare attraverso un periodo di transizione il socialismo, espropriando gli

espropriatori, abolendo i rapporti di sfruttamento fra le classi e con ciò le stesse classi.



Contro la tirannia capitalista, la classe operaia si è manifestata per la prima volta nel

XIX secolo, nelle rivolte che hanno attraversato tutto il continente europeo, ed ha preso

il potere per un breve periodo nel 1871 a Parigi. Ha poi rovesciato il potere della classe

dei capitalisti in Russia con la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, si è organizzata come

classe dominante edificando l'Unione Sovietica, ha compiuto dei passi da gigante

durante quasi mezzo secolo sulla via dell'abolizione dello sfruttamento dell'uomo

sull’uomo.



Noi, Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti dei quattro angoli del mondo riuniti

in una Conferenza Internazionale (CIPOML), chiamiamo, in occasione del XX

anniversario (*) della nostra unità, la classe operaia del mondo ed i popoli oppressi, la

gioventù, ad unirsi contro la borghesia internazionale e l'imperialismo ed a rafforzare di

nuovo la lotta di liberazione.



Proletari di tutti i paesi, lavoratori!



Il mondo diviso tra sfruttatori e masse sfruttate, tra imperialisti e popoli oppressi va

verso un nuovo periodo di sconvolgimenti e di rivoluzioni.



Il capitalismo, che non ha più nulla da offrire alle masse sfruttate, ha maturato a un

tal grado, più di ogni altro momento della storia, le premesse del socialismo. E quando

parliamo di maturità dobbiamo considerare sia in termini quantitativi, sia in termini

qualitativi la classe operaia e i lavoratori che consolidano le loro posizioni e rafforzano

le loro organizzazioni in numerosi paesi, traendo lezioni dalle loro stesse esperienze di

lotta a livello sindacale e politico, soprattutto dalle grandi lotte di massa che si

sviluppano in questi paesi.
Anche se le loro rivoluzioni sono state manipolate in paesi come la Tunisia e
l'Egitto, il futuro appartiene alla classe operaia ed ai lavoratori del mondo che

accumulano una ricca esperienza per andare sempre più lontano.



I successi e le esperienze acquisiti nelle grandi ondate rivoluzionarie delle lotte

nazionali e sociali di tutti i paesi del mondo, dimostrano che possiamo avanzare di

nuovo verso la vittoria, e questa volta con più forza e in maniera più completa. Le nostre

lotte di liberazione nazionale e sociale assumeranno forme particolari e seguiranno il

proprio cammino, a seconda dei paesi; quanto ai loro contenuti prenderanno un carattere

internazionalista, essendo componenti del processo unico della rivoluzione proletaria

mondiale.



Di qui la responsabilità di consolidare e rafforzare la nostra unità ed organizzazione

a livello nazionale ed internazionale.



Il socialismo vincerà!



Viva l'internazionalismo!



Proletari di tutti i paesi e popoli oppressi, unitevi!



Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni

Marxisti-Leninisti (CIPOML)

(*) La I Conferenza si tenne a Quito (Ecuador) nel 1994.


1945 – 25 APRILE – 2014: IL NOSTRO 25 APRILE DI RIVOLUZIONARI PER IL SOCIALISMO!

di Domenico Savio*

      

      Oggi 25 Aprile 2014 è la ricorrenza più bella e viva della storia del nostro paese e delle generazioni che l’hanno vissuta, è la ricorrenza più eroica ed esaltante dell’Italia moderna e rappresenta il punto più alto dell’emancipazione storica, culturale e sociale del nostro popolo dall’antichità ad oggi, è la ricorrenza della Liberazione dell’Italia dal fascismo, dall’occupazione nazista e, non di minore importanza, dalla monarchia per approdare allo status istituzionale attuale di Repubblica democratica e antifascista, però rimane ancora borghese, clericale e capitalistica, fondata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla società barbaramente divisa in classi sociali contrapposte e in conflitto tra loro, questo fin quando                                                 la civiltà superiore dell’uguaglianza economica e sociale tra tutti i componenti la collettività e del potere politico del proletariato trionfi sulla barbarie del dominio padronale.

      Noi comunisti marxisti-leninisti, noi rivoluzionari di professione, noi avanguardia della classe operaia, che è il reparto più avanzato impegnato nella lotta di classe, in questo giorno ricordiamo la tappa più avanzata del nostro cammino rivoluzionario per la conquista del socialismo in Italia. Per noi il 25 Aprile significa solo questo, cioè la conquista di una tappa importante sul lungo cammino di lotte e di sacrifici per raggiungere la meta ultima prima del socialismo e poi del comunismo.

      Una tappa di grande importanza storica, di eroismo e di abnegazione nell’impegno per il riscatto sociale, che nel periodo 1922-1945 è costata al proletariato italiano centinaia di migliaia di morti in combattimento o di assassinati dalla monarchia, dal fascismo e dal nazismo, un sacrificio di vite umane immane che ha consentito al nostro popolo di vivere l’attuale fase, provvisoria e transitoria, di avanzamento verso la battaglia decisiva per la conquista della democrazia e della civiltà socialista, ovvero di una dimensione superiore ed esaltante dell’esistenza umana, dove tutti gli uomini e tutte le donne si saranno liberati dal bisogno e dal dominio di un proprio simile.

      Per noi, miliziani della rivoluzione proletaria, che non tramandiamo ai posteri ma che viviamo quotidianamente l’impegno militante e di lotta di classe per il cambiamento rivoluzionario del nostro paese, il 25 Aprile 1945 non è stato un punto di arrivo, ma di partenza per il traguardo storico più avanzato del socialismo. Viviamo questo giorno non di esaltazione e di festa secondo il significato della coscienza e della cultura borghese, clericale, qualunquista e populista, ma semplicemente di rallegramento per quella vittoria transitoria di 69 anni fa e di apprensione per la lotta di Resistenza e di sopravvivenza all’infamia del capitalismo morente - che nella sua fase discendente diventa sempre di più aggressivo e repressivo - e per la prova decisiva dello scontro rivoluzionario che ci attende. Però la formazione materialistica e marxista-leninista della nostra coscienza ci mette in uno stato di serenità, di tranquillità, di soave attesa, di certezza nella vittoria e ci predispone ad ogni prova pur difficile che dovesse essere.

      Tra l’altro, Marx ci ha spiegato e insegnato che la lotta, il travaglio sono la levatrice di ogni vecchia società, gravida di una società nuova. Nell’ordine sociale dello sfruttamento padronale senza lotta non c’è cambiamento, non c’è speranza di miglioramento, non c’è possibilità di vita nuova, non c’è futuro diverso e non c’è neppure motivazione esistenziale, tutto ciò sino al raggiungimento di una vita dignitosa e piacevole nel comunismo, dove la lotta cambia e diventa impegno collettivo per il raggiungimento di un comune livello sempre più elevato di godimento e di felicità dell’esistenza. Questo è il materialismo dialettico applicato alla storia dell’umanità, che procede per gradi dalle piccole alle grandi conquiste e dall’inferiore al superiore, che Engels ci ha scientificamente e magistralmente rivelato. Senza moto non c’è cambiamento, ma solo permanenza nello stagno putrescente dell’infame e disumana società capitalistica.

      Queste riflessioni affollano, esaltano e spronano la nostra mente nella ricorrenza del 25 Aprile 1945, giorno di passaggio dalla lotta alla monarchia, al fascismo e al nazismo alla lotta più avanzata ed appassionante per la conquista del socialismo e tali sono stati i convincimenti che in qual giorno hanno invaso la coscienza della classe operaia - che occupava e difendeva le fabbriche dalle distruzioni nazifasciste -, delle forze antifasciste e progressive che invadevano le piazze in un sussulto di gioia, di Liberazione e di speranza per una vita nuova e degli eroi combattenti Partigiani armati che scendevano dalle montagne, dopo aver sconfitto il nemico nazifascista, e venivano trionfalmente accolti e festeggiati dalle popolazioni nei villaggi, nei paesi e nelle città, specialmente del nord Italia, dove la lotta armata antinazifascista era stata più cruenta e devastante.

      I coerenti comunisti e tutti i rivoluzionari morti durante la lotta antifascista, la Resistenza e la Guerra di Liberazione dalla monarchia e dal nazifascismo lo hanno fatto non tanto e solo per approdare alla Repubblica e alla sua Costituzione borghese, clericale e capitalistica, ma essenzialmente per continuare la lotta lunga la strada che conduce al socialismo, per proseguire la lotta di Liberazione dal sistema sociale schiavistico del capitalismo e dell’imperialismo, quella lotta e quella prospettiva allora vergognosamente tradita dal gruppo dirigente revisionista e opportunista dell’ex Partito Comunista Italiano, miseramente finito nelle braccia del potere e dei privilegi della società borghese.

       Tocca a noi marxisti-leninisti e rivoluzionari di professione, a noi classe operaia emancipata, Resistente e inflessibile agli inganni e alle seduzioni del capitale, a noi intellettualità d’avanguardia e all’intera società progressiva raccogliere l’eredità del martirio, del sacrificio e dei combattimenti intrepidi di quanti perirono nella cruente battaglia, sopravvissero alla tragedia e scesero in piazza quel giorno del 25 Aprile 1945, tocca a noi raccogliere e rilanciare la passione, il desiderio e la speranza di socialismo allora ignobilmente svenduti da personaggi indegni della storia del movimento comunista e operaio italiano.

      Compagni di pensiero e di lotta, è bello ricordare così quel memorabile giorno di 69 anni fa, ma è ancor più bello ed entusiasmante apprestarci a vivere, con la militanza e la battaglia politica e sociale tattica e strategica del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, il prossimo “25 Aprile” della Liberazione dell’Italia dal capitalismo e della sua entrata nell’era del socialismo, che prepara l’edificazione di quella comunista.

Forio (Napoli), 25 Aprile 2014.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.

 

25 APRILE: IN PIAZZA CONTRO LA TRASFORMAZIONE REAZIONARIA DELLO STATO E DELLA SOCIETA’ IMPOSTA DAL GOVERNO RENZI E DALL’UNIONE EUROPEA IMPERIALISTA



1945 – 25 APRILE – 2014: PREPARIAMO UNA NUOVA “GUERRA DI LIBERAZIONE” DAL CAPITALISMO E PER IL SOCIALISMO!



Compagni, lavoratori, antifascisti, sinceri democratici,

il prolungarsi della crisi economica del capitalismo si sta traducendo in un rafforzamento della reazione politica. Le controriforme costituzionali e politiche (marcata tendenza alla repubblica autoritaria di tipo presidenziale, legge elettorale di stampo fascista, soppressione del bicameralismo perfetto, rafforzamento dell’esecutivo), vanno di pari passo con le misure antioperaie (estensione della precarietà, attacco al diritto di sciopero e alle libertà sindacali, ecc.), alla criminalizzazione e alla repressione dei movimenti di lotta che si oppongono all’offensiva capitalista.

Obiettivo del governo Renzi, ch’è la continuità perfetta di quelli berlusconiani, è quello di riscrivere i rapporti di classe a favore del grande capitale, liquidare gradualmente le libertà democratiche e smantellare l’impalcatura politico-istituzionale sorta dalla Resistenza, in nome degli interessi dell’oligarchia finanziaria. L’intesa politica fra Renzi e il delinquente piduista di Arcore la dice lunga sul falso carattere progressista di “rottamatore” e del suo governo.  Contro questo disegno reazionario va sviluppata una grande mobilitazione operaia e popolare, che necessita di chiarezza politica.

La lotta potrà essere vincente solo se la mobilitazione si svilupperà apertamente e direttamente contro le forze che dirigono tale disegno dittatoriale. Perciò bisogna denunciare a chiare lettere che il processo  autoritario e antidemocratico in corso è ispirato e portato avanti dal grande capitale, dalle sue istituzioni sovranazionali, tra le quali spiccano l’U.E. imperialista e la NATO, artefici della politica di austerità e di guerra. I trattati e le politiche voluti da Bruxelles e da Washington sono incompatibili con la Costituzione italiana, seppur di natura borghese. L’adesione a questi trattati e l’applicazione di queste politiche è un tradimento dei principi e dei contenuti democratici in essa contenuti.

Facciamo del 25 aprile una vera giornata di lotta! Tutti in piazza contro la trasformazione reazionaria dello Stato e della società, contro le politiche di miseria e i pericoli di guerra! Rafforziamo l’opposizione frontale al governo padronale di Renzi! Esprimiamo la nostra protesta contro l’euro-farsa elettorale del 25 maggio con l’astensione militante e protagonista. Nessun voto alla U.E. delle banche e dei padroni, dell’austerità, del Fiscal compact, delle missioni di guerra! Fuori l’Italia dalla U.E., dall’euro e dalla NATO! Costruiamo un grande Fronte proletario e popolare con alla testa la classe operaia, avanziamo nell’organizzazione e nella lotta per costruire una società fondata sul potere politico della classe operaia e sulla proprietà comune dei mezzi di produzione.

      Rivolgiamo un appello ai sinceri comunisti e agli elementi più avanzati del proletariato a rompere definitivamente e nettamente col revisionismo e l’opportunismo, a unirsi alla nostra attività politica per costruire un forte e combattivo Partito comunista, strumento indispensabile per abbattere il capitalismo e l’imperialismo e costruire la nuova società. Prendete contatto con noi, organizziamoci!



PREPARIAMOCI PER UNA NUOVA “GUERRA DI LIBERAZIONE” DAL CAPITALISMO E PER IL SOCIALISMO!



25 Aprile 2014



COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA

Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista

Piattaforma Comunista


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BOICOTTIAMO LE ELEZIONI EUROPEE 2014




NESSUN VOTO ALL’UNIONE EUROPEA DELLE BANCHE E DEI PADRONI, RIFIUTIAMO LA POLITICA DI AUSTERITA’ E DI GUERRA!



Il prossimo 25 maggio saremo chiamati a votare per il parlamento dell’Unione Europea (UE). Che cosa è la UE? Quali interessi difende?

      La UE è un’organizzazione di carattere imperialista, neoliberista, reazionaria, guerrafondaia e antidemocratica nella sua essenza, basata su un accordo voluto dagli Stati europei più ricchi e potenti, dai monopoli capitalistici per intervenire nella spartizione delle ricchezze del mondo e delle “sfere di influenza” politica e militare.

La UE è l’artefice e il garante delle politiche di austerità, del Fiscal compact, del pareggio di bilancio, delle direttive contro gli operai, le donne, i giovani, i migranti.

E’ la promotrice del taglio delle pensioni e dei servizi pubblici, delle privatizzazioni delle aziende statali e municipalizzate per pagare il debito-truffa “pubblico” in mano a banche e investitori finanziari, della liberalizzazione dei movimenti di capitale con cui si ingrassano fondi speculativi e mafie.

E’ dunque uno strumento voluto dall’oligarchia finanziaria per imporre duri sacrifici alla classe operaia e ai popoli, installare governi di rapina e sopprimere una dopo l’altra le conquiste ottenute con decenni di lotte.

La natura reazionaria e guerrafondaia della UE è dimostrata dalle ingerenze e dalle aggressioni militari ai danni di paesi indipendenti, compiute assieme alla NATO, dal sostegno a forze fasciste e ultranazionaliste, mentre si criminalizza la protesta sociale e si rafforza la repressione poliziesca e militare contro i movimenti che resistono alle misure antipopolari.

I trattati e le politiche voluti da Bruxelles sono incompatibili con la Costituzione italiana. L’adesione a questi trattati e l’applicazione di queste politiche è un tradimento dei principi  e dei contenuti democratici in essa introdotti a seguito della Resistenza. E’ un delitto commesso dalla classe dominante che, a forza di inganni, menzogne e modifiche legislative, liquida i nostri diritti, a partire da quello al lavoro.

E’ in atto un processo di crescente trasformazione autoritaria e reazionaria dell’apparato statale, voluto dal grande capitale e attuato dai suoi governi in nome dell’UE.

Oggi il governo Renzi, insediato con una manovra di palazzo, senza alcun mandato popolare, intende portare avanti questo processo con le controriforme del lavoro, politiche e istituzionali.

Quale modello di società si vuole realizzare sotto la bandiera dell’UE? Una società soffocata dalla legge del massimo profitto, rapinata da fameliche oligarchie economiche e finanziarie, oppressa da tecnocrati che distruggono le conquiste dei lavoratori, la libertà, la sovranità e l’indipendenza dei popoli.

Dalla adesione allo SME e all’euro, dal trattato di Maastricht a quello di Lisbona, fino ad oggi, la musica è sempre stata la stessa: crescita della speculazione finanziaria, deindustrializzazione, intensificazione dello sfruttamento, aumento della disoccupazione, della precarietà, smantellamento dello stato sociale, impoverimento di larghe masse lavoratrici e popolari.

La politica della troika UE-BCE-FMI (Unione Europea-Banca Centrale Europea- Fondo Monetario Internazionale) ha aggravato e prolungato la crisi economica del capitalismo scaricando sui lavoratori e sui popoli tutte le sue conseguenze, spingendoli alla disperazione, distruggendo la loro dignità esistenziale.

Padroni, parassiti e politicanti corrotti mentre si arricchiscono a dismisura, ci  raccontano che è la povera gente a vivere sopra le sue possibilità!      

Continuano a chiederci sacrifici per un domani migliore quando è proprio l’UE a far girare all’indietro la ruota del progresso e dello sviluppo!

Ribellarsi e opporsi è giusto! Gli sfruttati e gli oppressi devono indebolire e spezzare le catene della UE, togliere consenso e delegittimare l’inutile, dannoso e costoso europarlamento, foglia di fico della dittatura del capitale finanziario.

Noi non siamo astensionisti per principio. Siamo per utilizzare, laddove ve ne sono le condizioni, le elezioni e la tribuna parlamentare per sostenere gli interessi operai e popolari, per combattere il capitalismo anche dall’interno delle sue istituzioni – come fecero il partito bolscevico con Lenin prima della gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre del 1917 e il Partito Comunista d’Italia con Gramsci nel 1924 – dimostrando nel contempo ai settori più arretrati del proletariato che il parlamentarismo borghese dev’essere superato e presto  per via rivoluzionaria.

Queste condizioni nelle elezioni europee oggi non vi sono, a causa di leggi elettorali e soglie di sbarramento antidemocratiche e di stampo fascista, di costi proibitivi, della disinformazione dei principali mezzi di comunicazione. Purtroppo la classe operaia e le masse popolari non possono ancora contare sulla presenza di un forte e combattivo Partito comunista di tipo leninista e di un ampio Fronte popolare che siano in grado di superare questi ostacoli.

Mentre lottiamo per forgiare questi indispensabili strumenti, l’unica scelta valida nell’attuale situazione è quella di negare il voto a partiti reazionari, neoliberisti, populisti, riformisti e a quelli socialdemocratici, revisionisti e opportunisti della falsa e ingannevole sinistra che strumentalmente si definisce comunista e a volte persino sfacciatamente marxista-leninista, che tentino con nuovi espedienti e manovre di ingannare la classe lavoratrice operaia e intellettiva e carpirne il voto, partiti che in vario modo fungono da puntello sociale e istituzionale della UE dei monopoli capitalistici e del capitale finanziario.

Tanto meno è possibile appoggiare carrozzoni elettorali zeppi di intellettuali borghesi radical chic, social-liberisti e opportunisti di tutte le risme che spargono micidiali illusioni sulla riforma della UE favorendo divisioni nel campo popolare.

      Pertanto nessun voto alla UE delle banche e dei padroni, dell’austerità, del  Fiscal compact, delle missioni di guerra! Fuori l’Italia dalla UE, dall’euro e dalla NATO! Rifiutiamoci di pagare il debito! Solidarietà internazionalista ai lavoratori e ai popoli che lottano e resistono all’offensiva capitalista e imperialista!

      La protesta operaia e popolare si esprima nelle elezioni europee del 25 maggio 2014 con l’astensione protagonista e militante di massa! Manifestiamo in questo modo la nostra ribellione e opposizione di classe e rivoluzionaria alle imposizioni e alle politiche criminali della UE!

      Rialziamo la testa e avanziamo nell’organizzazione e nella lotta per costruire una società fondata sul potere politico della classe lavoratrice e sulla proprietà comune dei mezzi di produzione. 

      Chiamiamo le forze del movimento comunista ed operaio, la gioventù rivoluzionaria, gli intellettuali d’avanguardia, gli antifascisti, gli organismi di classe, sindacali e popolari, gli antimperialisti, i sinceri progressisti e democratici ad aderire a questo appello. Realizziamo l’unità d’azione per boicottare le elezioni europee e lavoriamo per una manifestazione nazionale unitaria in campagna elettorale.

Roma, 30 marzo 2014



Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista

Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista

Piattaforma Comunista




Per adesioni: conuml@libero.it
               

STALIN, LA GUIDA DI IERI E DI OGGI NELLA LOTTA PER IL SOCIALISMO! 

Josif Vissarionovic Stalin a 61 anni dalla morte – Gori (Georgia) 21 dicembre 1879, Mosca 5 marzo 1953 - rivive più che mai nella coscienza e nell’azione di tutti i sinceri rivoluzionari in lotta per la conquista del socialismo e rimane il terrore dei capitalisti, dei neofascisti e dei revisionisti e l’amico fraterno dei popoli in lotta per affrancarsi dallo sfruttamento capitalistico e imperialistico!



      Oggi ancor di più la figura e l’opera del grande e universale condottiero del proletariato in lotta brillano sui vessilli della rivoluzione per seppellire il capitalismo e costruire il socialismo. Egli, erede e continuatore dell’opera e del pensiero di Lenin, morto prematuramente, esaltando ed arricchendo la dottrina comunista, elaborata da Marx ed Engels, affermando ed applicando alla lotta politica e alla costruzione del primo Stato Socialista nella storia dell’umanità i principi del marxismo-leninismo è stato un artefice della gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre, della vittoria del proletariato russo e di altre nazionalità nella guerra civile, scatenata dalle potenze imperialistiche sbarcate coi loro eserciti sanguinari sul suolo della Russia tra il 1918 e il 1920, il costruttore del socialismo nell’Unione Sovietica, il condottiero dell’Armata Rossa nell’annientamento del nazifascismo in Europa e la guida indiscussa dei popoli in lotta per la conquista del socialismo.

      Alla sua morte fu pianto dai proletari di tutti i paesi della Terra. Nacque e morì povero donando la sua intera esistenza alla causa superiore e universale del socialismo. Un esempio fulgido ed insuperabile di abnegazione nella lotta per il riscatto dell’umanità dallo sfruttamento e dalla schiavitù padronale, una tempra d’acciaio – in russo Stalin significa proprio acciaio –, una determinazione intaccabile e una fedeltà assoluta ai principi del marxismo-leninismo e alla causa del socialismo. Fu sette volte arrestato e rinchiuso nelle prigioni zariste o esiliato in Siberia e cinque volte evase, l’ultima volta fu liberato nel 1917 dalla rivoluzione di febbraio. Combatté con determinazione i nemici della rivoluzione e del socialismo e i collaborazionisti del nemico di classe, cioè i revisionisti, gli opportunisti, gli economicisti e più tardi i trotschisti presenti all’interno del movimento operaio e comunista nazionale e internazionale.

      Oggi noi marxisti-leninisti, a 61 anni dalla morte, non vogliamo solo ricordare ed esaltare il pensiero e l’opera immortali del grande rivoluzionario georgiano, del protagonista della costruzione del socialismo inizialmente in un solo paese, ma intendiamo attualizzare l’esperienza di vita politica e militare del compagno Stalin, perché egli ci sia di guida nella lotta attuale per abbattere il capitalismo e costruire la società socialista. Nella fase presente di acutizzazione e prolungamento della crisi economica del capitalismo, oramai avviato sul viale del tramonto dalla sua stessa crisi generale, la rivoluzione socialista rimane prepotentemente di estrema attualità, la sua esplosione va costruita sin da questo momento all’interno delle forze proletarie in lotta per il diritto al lavoro, a salari dignitosi, alla scuola, alla salute, al trasporto pubblico, alla casa, alla pensione, contro le politiche di rapina imposte da UE-BCE-FMI. Le parole rivoluzione e socialismo devono risuonare incessanti nei luoghi di lavoro e durante gli scioperi, i cortei e le manifestazioni di rivendicazione di quanto necessita per la sopravvivenza in questa infame e disumana società capitalistica.

      I lavoratori sfruttati, i disoccupati, i lavoratori precari, i giovani studenti e operai senza prospettiva di lavoro e, dunque, di dignità esistenziale, le donne discriminate nei posti di lavoro e nella società e sacrificate nei lavori domestici, i pensionati ridotti alla fame e gli strati popolari più poveri devono liberarsi dalla cultura e dalla propaganda borghese e clericale, acquisire la coscienza di classe e rivoluzionaria, diventare soggetti non più passivi ma attivi e protagonisti della nuova ondata della rivoluzione socialista per seppellire per sempre il dannato sistema capitalistico, conquistare il potere politico alla classe lavoratrice operaia e intellettiva e costruire la nuova società socialista, fondata sull’uguaglianza dei diritti e dei doveri e sulla dignità umana. O noi distruggeremo il dominio del capitale o esso distruggerà noi tutti, con lo sfruttamento dissennato della natura e del lavoro umano, come già sta avvenendo con l’inquinamento dell’ambiente, le malattie mortali e la miseria che affligge le masse popolari.

      Con la rivoluzione socialista i popoli vivranno un passaggio epocale dal sistema capitalistico di sfruttamento e di privazione d’ogni genere a quello del pieno soddisfacimento dei bisogni della vita, dalla liberazione dalla schiavitù del lavoro salariato e dall’oscurantismo culturale clerico-borghese-fascista alla luce del sapere scientifico e materialistico. Sicuramente sarà una impresa ardua, ma possibile e ravvicinata nel tempo necessario a costruire nelle masse lavoratrici e popolari le condizioni soggettive per la sollevazione rivoluzionaria. Ci incoraggia la circostanza che non partiamo dal nulla avendo come riferimento concreto e vittorioso il patrimonio ideale e politico, strategico e tattico del marxismo-leninismo, il pensiero e l’opera immortali dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, la luminosa esperienza di oltre 150 anni di lotte e di successi del movimento operaio e comunista di tutti i paesi, l’eroica lotta del proletariato francese nell’epopea della Comune di Parigi del 1871, la vittoriosa e gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre del 1917 e il socialismo realizzato nel ventesimo secolo in Unione Sovietica e in tanti altri paesi della Terra, che sebbene temporaneamente sconfitto ad opera dei revisionisti è la sola alternativa sicura al caos, alla decadenza e alla barbarie del capitalismo. 

Ma, in particolare, disponiamo dell’esempio di vita, di sacrificio, di attaccamento al difficile lavoro politico di preparazione della sollevazione rivoluzionaria delle masse popolari, della capacità di organizzazione e direzione della lotta politica e ideologica e del Partito Comunista bolscevico, della guida del movimento comunista internazionale, della conduzione della guerra patriottica antinazifascista e della semplicità e modestia nei rapporti coi compagni e i lavoratori tutti del compagno Stalin. Egli è stato un vero gigante nell’arte della resistenza alle persecuzioni del nemico di classe, della lotta di classe, della dialettica e dell’indebolimento e demolizione dei sabotaggi e delle offensive nemiche militari e politiche. Per rilanciare concretamente l’iniziativa rivoluzionaria dobbiamo prendere esempio e ripartire proprio dall’esperienza di vita vissuta del compagno Stalin. Nella storia del genere umano la personalità politica e di statista di Stalin spicca tra le più eminenti ed è sicuramente quella più amata dai lavoratori di tutti i continenti perché alla sua figura è legata la storia gloriosa dei proletari al potere.

      Nella fase storica presente ogni comunista coerente coi principi del marxismo-leninismo, ogni lavoratore e ogni proletario per costruire la nuova società prima socialista e poi comunista deve attingere al sapere, al sacrificio, alla resistenza e all’azione rivoluzionaria di Stalin, a partire dalla formazione della propria coscienza di classe e rivoluzionaria, affinché l’intero proletariato realizzi il passaggio decisivo da classe in sé a classe per sé. Naturalmente questo passaggio, propedeutico a qualsiasi azione rivoluzionaria, passa attraverso la ricostruzione nel nostro paese di un forte Partito Comunista marxista-leninista di natura bolscevica. A questa prospettiva lavora il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML) e chiama tutti i sinceri comunisti e gli operai coscienti e combattivi a separarsi definitivamente e nettamente dagli opportunisti e a raccogliersi per l’azione comune contro i governi e lo Stato borghesi, clericali e capitalistici per la difesa e l’estensione dei diritti sociali sin qui conquistati dal proletariato italiano, con dure lotte e sacrifici, e per la prospettiva socialista.

      Senza organizzazione in un unico e forte Partito Comunista il proletariato non va da nessuna parte, non può avere ambizioni di vittoria ed è facile preda degli artigli del nemico di classe. Il proletario solo va incontro a sicura sconfitta, ma unito agli altri lavoratori la vittoria nella lotta è sicura. Anche questo ci ha insegnato il compagno Stalin lavorando, assieme a Lenin, con passione e dedizione all’isolamento e alla sconfitta dei revisionisti e degli opportunisti per costruire quel Partito Comunista bolscevico che condusse il proletariato russo alla vittoria e al trionfo della Rivoluzione Socialista d’Ottobre. Impariamo da Stalin la lotta per il socialismo e seguiamo le sue orme per la vittoria delle prossime rivoluzioni proletarie.

      Viva il marxismo-leninismo, Viva la rivoluzione proletaria, Viva la conquista del potere politico da parte della classe operaia e dei lavoratori suoi alleati, Viva la costruzione del socialismo e l’edificazione del comunismo, Viva Stalin!

Roma, 5 marzo 2014.

Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista


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21 Gennaio: l’anniversario della fondazione del Partito Comunista d’Italia e i suoi insegnamenti per l’oggi

Il 21 Gennaio di novantatre anni fa, a Livorno, sull’onda della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre, in un momento di crisi dell’intera società italiana, venne fondato il Partito Comunista d’Italia (PCd’I). Il significato fondamentale della costituzione del PCd’I fu la rottura aperta della parte migliore della classe operaia con il riformismo e l’opportunismo, con la degenerazione socialdemocratica dei partiti della Seconda Internazionale e l’adesione ai principi della Terza  Internazionale comunista. Solo con quella scelta fu possibile porre le basi di un partito rivoluzionario e di classe in Italia, che negli anni seguenti avviò la lotta per la bolscevizzazione, per attuare in pieno la sua funzione. L’anniversario del 21 Gennaio segna uno spartiacque nelle vicende del movimento comunista e operaio del nostro paese e mantiene per intero la sua importanza e la sua validità. Anche oggi il mondo capitalista è immerso in una crisi profonda e multiforme. In Italia è particolarmente acuta e coinvolge tutte le classi sociali. Le conseguenze economiche e sociali dello sfacelo capitalista sono drammatiche. Lo sfruttamento, la disoccupazione e la miseria si aggravano, la corruzione dilaga. All’offensiva padronale si accompagnano  una crescente reazione politica e nuove minacce di guerra imperialista. La classe operaia e le masse popolari, che pure lottano coraggiosamente, sono  divise e frenate dai capi riformisti e opportunisti.I vecchi partiti della sinistra borghese, riformisti e socialdemocratici, si sono trasformati in partiti di tipo liberale, sfrenati sostenitori del barbaro sistema capitalistico. Assieme ai vertici e alla burocrazia sindacale formano un’ agenzia dell’imperialismo in seno alla classe operaia e alle masse popolari. Il revisionismo, nelle varie forme che oggi assume, ne è il complemento teorico e politico. Anche oggi lo smascheramento, il distacco e la rottura aperta e definitiva, ideologica e organizzativa, dei comunisti nei confronti del riformismo e dell’opportunismo, malanni cronici del movimento operaio, così come della pesante eredità del revisionismo e della propensione all’economismo, al populismo e alle altre tendenze non comuniste, si presentano come una necessità assoluta per riprendere la via della lotta rivoluzionaria. Una separazione da portare avanti senza equivoci e tergiversazioni, condizione imprescindibile per una conseguente azione di classe volta a spazzare via il moribondo ordine borghese e costruirne uno nuovo, in marcia verso il comunismo. Nella situazione italiana a questa condizione, se ne deve accompagnare obbligatoriamente una seconda. Stante l’attuale frammentazione delle forze comuniste, la ripresa e la riorganizzazione devono necessariamente realizzarsi dentro un processo unitario di partiti, organizzazioni e gruppi che si sono mantenuti fedeli ai principi del marxismo-leninismo e dell’internazionalismo proletario, nel vivo della lotta di classe. Per dare soluzione a questo compito vitale ed urgente è stato costituito il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML). Esso è una risposta alla dispersione, alla confusione ed alla debolezza ideologica e politica del movimento comunista del nostro paese, un passo avanti per realizzare l’unità tattica e strategica di cui abbiamo bisogno. Nell’anniversario del 21 Gennaio facciamo nuovamente appello a tutti i partiti, le organizzazioni e i gruppi autenticamente comunisti, ai nuclei di operai coscienti e combattivi, ai giovani rivoluzionari, a unirsi al nostro lavoro con slancio e determinazione. Dobbiamo approfondire l’analisi della realtà e realizzare un intervento e un’iniziativa politica più ampi nella classe operaia e nelle masse lavoratrici, fra i giovani, negli strati popolari vittime della crisi capitalistica, sostenendo e unificando le loro lotte, sviluppando la coscienza di classe del proletariato.  Il proletariato rivoluzionario non può e non deve rassegnarsi a rimanere sotto la direzione degli opportunisti, né sottomettersi alla teoria della “spontaneità”. La formazione di un unico, forte e combattivo Partito comunista marxista-leninista è il compito fondamentale e decisivo nella lotta per il potere politico. Oggi vi sono le condizioni favorevoli per affermare le nostre convinzioni e i nostri propositi socialisti, perciò è ora di rompere gli indugi e assumersi ognuno le proprie responsabilità. Uniamoci, organizziamoci e lottiamo assieme per la rivoluzione e la società socialista! Siamo ovviamente disponibili a partecipare, su un piano  di parità, a iniziative e manifestazioni comuniste volte a celebrare unitariamente il 93° anniversario della fondazione del Partito Comunista d’Italia.
Gennaio 2014.

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Messaggio augurale per il 2014 del compagno Domenico Savio Segretario generale del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista



SOLO LA RIVOLUZIONE SOCIALISTA PUO’ SALVARE IL MONDO DALLA CATASTROFE AMBIENTALE, ECONOMICA E SOCIALE E DARE DIGNITA’ ALL’ESISTENZA UMANA!


Ai sinceri e coerenti marxisti-leninisti, all’intellettualità d’avanguardia, alla classe operaia emancipata dal punto di vista classista e all’intero proletariato del mondo che aspira a liberarsi dalle catene millenarie dello sfruttamento padronale, del bisogno e dell’alienazione esistenziale.



      Dopo l’ennesimo anno di vita tribolata per le masse lavoratrici e popolari oggi il genere umano inizia a vivere un nuovo anno sociale - il 2014 dell’era cosiddetta cristiana e il 5514 della storia scritta (5514 s.s.) - con la solita e ingenua speranza che sia migliore di quelli fin qui vissuti, ma oramai tutti sanno che il cambiamento non basta invocarlo e non viene da solo, perché esso può essere partorito solamente da un moto rivoluzionario che seppellisca l’odierno sistema sociale capitalistico e faccia nascere e avanzare un nuovo ordine sociale, prima socialista e poi comunista, fondato sulla proprietà collettiva dei mezzi di produzione e sull’equa distribuzione della ricchezza prodotta tra tutti i componenti della collettività ovvero sulla fine dello sfruttamento del lavoro altrui e sull’abolizione della rapina padronale della ricchezza socialmente prodotta.

      Attualmente le statistiche ufficiali dicono che il Italia il 10% della popolazione – cioè i capitalisti sfruttatori e rapinatori della ricchezza sociale prodotta dalla classe lavoratrice - possiede oltre il 50% della ricchezza nazionale, mentre negli Stati Uniti d’America quel 10% scende persino e vergognosamente all’1%. Abbiamo pochi ricchi sfondati da una parte e una moltitudine di poveri che stenta a sopravvivere dall’altra e che invoca giustizia. E’ così da millenni, da quando gli uomini più furbi e spregiudicati imposero la legge disumana del più forte che schiaccia il più debole socialmente diventando i padroni della vita altrui, delle attività umane, dei beni prodotti e dell’organizzazione della vita sociale. Così nacquero le classi sociali, quella borghese e quella proletaria, con la prima che si appropriava del potere economico, politico e sociale col quale ancora oggi continua a tenere schiava la classe lavoratrice, produttrice di ogni bene sociale.

      Sin dall’origine della storia umana la classe lavoratrice ha ambito liberarsi dalle catene dello sfruttamento e della dipendenza padronali per assicurarsi un’esistenza vivibile e dignitosa, lo ha fatto con durissime lotte ed enormi perdite di vite umane, ma solo col marxismo-leninismo, cioè col passaggio dal socialismo utopistico a quello scientifico elaborato da Marx ed Engels, ha trovato la forza ideale, l’organizzazione di classe e rivoluzionaria e la strategia per sconfiggere il nemico di classe. Così abbiamo vissuto la grande epopea liberatrice della Comune di Parigi del 1871, della vittoriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre in Russia del 7 novembre 1917 e della costruzione del socialismo realizzato nel ventesimo secolo, un’epopea, purtroppo, sconfitta dalla ferocia secolare della dittatura politica e militare padronale e dai tradimenti e rinnegamenti interni all’organizzazione politica del proletariato.

      Intanto il bisogno di liberazione delle masse proletarie dal giogo infame del potere capitalistico e imperialistico diventa sempre più pressante e cosciente, mentre la previsione di Engels “O i comunisti seppelliranno il capitalismo oppure questo distruggerà l’umanità intera” ci appare sempre di più attuale e di incitamento alla ripresa della lotta rivoluzionaria per abbattere il capitalismo e costruire il socialismo. L’avvio della seconda ondata della rivoluzione proletaria nella storia dell’umanità, dopo la sconfitta della prima nel secolo scorso, appare sempre più urgente e possibile. Nella fase che viviamo ci sono tutte le condizioni sociali oggettive affinché il proletariato, organizzato sotto le proprie bandiere del marxismo-leninismo, realizzi la propria rivoluzione socialista per instaurare il potere economico e politico della classe lavoratrice nei singoli paesi. Però disgraziatamente mancano ancora le condizioni soggettive degli sfruttati, che stentano a capire, sotto la pressione nefasta del sapere e della propaganda borghese e clericale, che l’ora della loro liberazione e della rivoluzione socialista è già suonata da tempo e che manca solo la loro volontà di ribellarsi e liberarsi.

      In Italia il Partito comunista Italiano Marxista-Leninista già chiama a raccolta le forze sane della rivoluzione socialista per orientarle nella battaglia e verso la conquista del proprio potere sociale.

      La crisi di sovrapproduzione del sistema capitalistico e della sua espansione imperialistica è di natura strutturale e mortale, è irreversibile e diventa sempre più profonda, mentre la sua inevitabile fine è già nella realtà sociale e come mela marcia aspetta il colpo finale della rivoluzione socialista per crollare e seppellirsi per sempre sotto il peso di millenni di ignobile dominio sulle masse lavoratrici e popolari. Il ritardo di tale crollo sta gettando nella miseria e nella disperazione il proletariato di tutti i paesi.

      In Italia: l’Euro ha letteralmente dimezzato il potere d’acquisto della Lira ovvero dei salari, degli stipendi e delle pensioni dei lavoratori e per loro diventa sempre più difficile sopravvivere; la disoccupazione e la precarietà del lavoro hanno raggiunto limiti non più tollerabili; i giovani non hanno alcuna prospettiva di lavoro e di vita dignitosi; il Sud continua ad arretrare sotto il peso schiacciante della colonizzazione e dello sfruttamento dei capitali del Nord; i servizi sociali - dalla sanità alla scuola, ai trasporti, alla vivibilità dell’ambiente, al diritto alla casa, eccetera –, che vengono sempre più privatizzati, peggiorano progressivamente le prestazioni e aumentano i loro costi per i cittadini; il popolo italiano è economicamente schiavo della imperialistica Comunità Europea e del suo sistema bancario e finanziario ed oramai ha perso ogni sovranità e indipendenza nazionale; l’Italia è militarmente occupata dagli USA e dalla Nato ed è stata ridotta a strumento di guerra al servizio degli interessi strategici dell’imperialismo americano ed europeo nel mondo.

      Insomma, la situazione economica, sociale e politica è matura per realizzare una svolta storica rivoluzionaria per avviare la costruzione della società socialista, ma manca ancora l’essenziale, cioè la volontà soggettiva e di riscatto innanzi tutto della parte più avanzata, dal punto di vista di classista, della classe operaia, manca l’emancipazione di classe della maggioranza del proletariato – che continua a farsi condizionare e immobilizzare nella lotta dalla politica borghese revisionista, riformista, opportunista, economicista, pacifista, movimentista ed estremista – e manca ancora la comprensione che il nuovo passa solo attraverso la fine del presente.

      All’alba del nuovo anno al proletariato italiano e di tutti i paesi della Terra non possiamo che augurare un risveglio rivoluzionario, una presa di coscienza che è possibile vivere meglio nel socialismo prima e nel comunismo dopo e che si tratta di un obiettivo realizzabile sin da questo momento. Importante è capire che la situazione attuale di crisi e di arretramento sociale peggiorerà progressivamente la vita sociale dei popoli. Il socialismo serve a salvare l’umanità prima che il capitalismo la distrugga irreparabilmente. La descrizione più adatta della situazione presente è “Socialismo o morte del genere umano”.

      I governi borghesi, strenui difensori degli interessi della dannata classe capitalistica e massacratori di quelli delle masse lavoratrici e popolari, a partire da quello attuale Letta-Alfano, potrebbero essere spazzati via in brevissimo tempo, solo che le masse proletarie lo vogliano. Che il 2014 sia almeno l’inizio della costruzione di una nuova epopea storica, quella superiore del socialismo. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista lavorerà a questa  prospettiva e per essa chiama a raccolta e alla lotta tutti i sinceri e coerenti comunisti e la classe lavoratrice operaia e intellettiva del nostro paese. Il proletariato italiano, ispirandosi ai momenti più alti della sua storia di classe, come la lotta e la Resistenza antinazi-fascista, la guerra di Liberazione nazionale dalla monarchia e dal nazi-fascismo e le eroiche lotte antifasciste condotte sino ai giorni nostri, deve riprendere il cammino verso la conquista del suo potere politico e la costruzione della sua società prima socialista e poi comunista per realizzare la propria liberazione dalla schiavitù del lavoro e dello sfruttamento padronale. Deve smascherare e combattere il movimentismo, il qualunquismo e il populismo di quelle forze politiche borghesi che approfittano della disperazione sociale delle masse popolari per conquistare consensi elettorali e sostenere la sopravvivenza dell’infame sistema capitalistico. La via della salvezza del popolo italiano sta solo nella lotta di classe e nella rivoluzione socialista.

      Viva la lotta di classe, Viva la rivoluzione socialista, Viva il Socialismo, Viva il Comunismo!

Forio (NA) Italia, 1 gennaio 2014.



                                             Messaggio augurale per il 2014 del compagno Domenico Savio

                                       Segretario generale  del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista  
          

PER UNA SVOLTA RIVOLUZIONARIA E DI CLASSE NEL MOVIMENTO OPERAIO 

La crisi continua, ma non per tutti

Mentre la propaganda della borghesia sfruttatrice cerca di convincerci che la ripresa economica è iniziata, la realtà che viviamo è ben diversa. La recessione continua e le condizioni di vita e di lavoro di milioni di operai e di larghe fasce popolari si fanno sempre più dure. La chiusura delle fabbriche e i licenziamenti continuano. Per chi lavora la situazione è critica, fra riduzioni salariali, aumento dei carichi, dei ritmi e degli orari di lavoro e dei ricatti padronali. Il tasso di disoccupazione ufficiale ha sfondato il 12,5% e crescerà ancora nel prossimo anno. Quello giovanile è al 40%, con cifre maggiori al sud e fra le donne. 9,2 milioni di persone oggi sono “ufficialmente” povere, tra cui un milione di bambini in povertà assoluta. La miseria si abbatte su nuovi strati di lavoratori che non riescono più a curarsi, a pagare le bollette, a scaldare la casa.

All’altro polo della società, un 10% di borghesi possiede oltre il 50% della ricchezza nazionale, vivendo nel lusso e nello spreco, beneficiando della crisi di cui sono responsabili.

Decomposizione del sistema politico borghese e offensiva reazionaria

Alla profonda e prolungata crisi economica del capitalismo - un sistema agonizzante che vede acuirsi tutte le sue principali contraddizioni - si accompagna la decomposizione del sistema politico borghese e dei suoi vecchi e corrotti partiti, che perdono continuamente consensi. La decadenza di Berlusconi ha segnato l’epilogo del governo di “larghe intese”. Invece di dimettersi il governo Letta-Alfano – mai votato dal popolo italiano – continua nella sua nefasta azione. La legge di stabilità, le privatizzazioni, le sovvenzioni a grandi imprese e banche, il continuo taglio alle spese sociali, l’aumento delle tasse per i lavoratori e il blocco contrattuale comportano costi sociali tremendi. Attraverso queste misure prosegue la politica di austerità e di guerra, di saccheggio sociale imposta dall’oligarchia finanziaria e dalla troika UE-BCE-FMI, di cui il governo Letta-Alfano è espressione. Assieme alle misure antipopolari va avanti il piano di trasformazioni reazionarie a livello politico e istituzionale. L’obiettivo attuale del governo e di gran parte delle forze parlamentari è la modifica dell’art. 138 della Costituzione. In tal modo si punta a una Repubblica presidenziale di tipo autoritario, antidemocratica, che estenderà la reazione politica a macchia d’olio. I fatti dimostrano che nel contesto dell’aggravamento della crisi generale del capitalismo la borghesia, per salvaguardare i suoi interessi e il suo dominio di classe, getta nel fango le libertà conquistate dalla classe operaia, diventa più aggressiva, non esita a disfarsi dello stesso ordinamento costituzionale, divenuto incompatibile con le fameliche esigenze del capitale finanziario.

Il ruolo dei riformisti e degli opportunisti

In questo scenario il ruolo dei riformisti e degli opportunisti e dei vertici sindacali è di appoggio servile al capitalismo, di affossamento delle istanze di cambiamento operaie e popolari. Questi traditori della classe operaia svolgono un ruolo di freno e divisione delle lotte. Isolano i settori operai più combattivi. Sostengono l’inutilità dello sciopero generale (come hanno affermato recentemente Camusso, Fassina e altri) e organizzano scioperetti che servono a dimostrare che i lavoratori non hanno voglia di lottare. Criminalizzano la protesta sociale.

La collaborazione dei capi revisionisti, riformisti e opportunisti e la politica di immobilizzazione delle masse contro le misure economiche e politiche sempre più gravi della borghesia aprono spazi alle destre neofasciste che utilizzano un linguaggio “sociale”. Questa tendenza si acutizzerà con la segreteria del PD in mano al ciarlatano liberista e democristiano Renzi, appoggiato dai Marchionne, dai Montezemolo e dai finanzieri delle isole Cayman. Il PD sarà ancor più moderato e antioperaio, si sgancerà dalla rappresentanza dei suoi tradizionali settori sociali di riferimento. Ma così facendo sarà oggetto di contraddizioni ancor più profonde, di cui dobbiamo approfittare.

La resistenza operaia e popolare: ripresa e limiti

Negli ultimi mesi la classe operaia e alcuni settori popolari hanno ripreso il cammino di lotta contro le conseguenze della crisi economica, l’offensiva capitalista, le manovre reazionarie.

La momentanea paralisi post-elettorale è stata infranta, si è aperta una nuova fase di mobilitazione ascendente, in cui si moltiplicano le proteste e le mobilitazioni di massa su diversi terreni: lavoro, salario, casa, ambiente, lotta alle privatizzazioni, alle tasse, ecc. Dagli operai ai tranvieri, dagli studenti alle donne del popolo, dai senza casa agli immigrati, da Genova a Napoli, dalla Val Susa alla Sicilia la resistenza e le mobilitazioni si sviluppano riempiendo le strade. La classe operaia, specie quella delle fabbriche investite dalle dismissioni e dalle ristrutturazioni, esige soluzioni dignitose per il lavoro, il salario e le pensioni a spese dei capitalisti e dei ricchi. Altri settori sociali, vittime della crisi, impoveriti e declassati, si sono messi in movimento. All’interno di queste mobilitazioni osserviamo un più netto rifiuto delle logiche istituzionali e parlamentari, una maggiore radicalizzazione delle forme di lotta. Ma dobbiamo anche riconoscerne i profondi limiti esistenti: la dispersione del movimento di lotta, la scarsa continuità, la mancata unificazione su contenuti anticapitalisti, l’economicismo, l’assenza di progettualità e prospettive politiche rivoluzionarie. Ciò è dovuto al prevalere e alla deleteria influenza degli opportunisti di destra e di sinistra nel movimento operaio e comunista, al basso livello di coscienza di classe esistente. Ciò favorisce le manipolazioni delle masse da parte della borghesia e dei suoi demagoghi servi populisti e fascisti.

Per una svolta radicale, per l’alternativa di potere

Occorre dunque superare questi limiti. Come? Nell’immediato è importante lavorare per sviluppare e unificare politicamente i numerosi torrenti di lotta contro il governo antipopolare Letta-Alfano, chiamando a manifestare in ogni occasione fino allo sciopero politico generale per provocarne la caduta nelle piazze e nelle fabbriche. L’azione delle masse è un fattore risolutivo, che assume una crescente rilevanza nella situazione attuale. Perciò va dato impulso dal basso a una maggiore partecipazione attiva e unitaria alle lotte, agli scioperi. Occorre rafforzare il protagonismo, la mobilitazione e l’organizzazione delle masse, con la formazione di organismi di fronte unico dal basso (consigli di fabbrica, comitati di sciopero e di lotta, commissioni operaie, assemblee di Rsu, delegati, organizzazioni territoriali di lotta su specifici problemi sociali e altri organi di lotta) che attuino la democrazia proletaria e prendano in mano l’organizzazione delle lotte contro il potere costituito e il regime capitalistico. Lo sviluppo di un fronte unico anticapitalistico e antimperialistico di lotta del proletariato, imperniato su una piattaforma di difesa intransigente degli interessi economici e politici degli sfruttati, con rivendicazioni frontalmente dirette contro il capitale monopolistico e le sue istituzioni, come l’Unione Europea, è essenziale nelle condizioni attuali. La creazione di una combattiva opposizione sindacale di classe dentro e fuori i sindacati confederali, embrione di un vero Sindacato di classe, è un aspetto di questo processo di riorganizzazione politica del proletariato e di conquista delle masse. Su tali basi va formata un’ampia alleanza di forze e organismi politici, sindacali e sociali del movimento operaio e dei settori popolari colpiti dalla crisi. Un vero Fronte popolare – dove i marxisti-leninisti svolgeranno un ruolo di formazione e di orientamento verso la rivoluzione socialista e il Socialismo -, diretto dalla classe operaia, un’alternativa politica unitaria e popolare per abbattere un regime di parassiti, di speculatori, di ladri e di corrotti e aprire la via a un Governo rivoluzionario che sia espressione del potere della classe operaia e di tutti gli sfruttati, che sorga dalla loro lotta. Il contrasto crescente fra forze produttive e rapporti borghesi di produzione, gli sviluppi della crisi capitalistica e le misure predatorie adottate dalla borghesia impongono dunque di farla finita una volta per tutte col cretinismo parlamentare – mentre va sostenuta, laddove ve ne sono le condizioni, la partecipazione alle elezioni e la lotta dalla tribuna parlamentare e nelle assemblee elettive per sostenere gli interessi del proletariato e delle masse lavoratrici e combattere il nemico di classe anche dall’interno del suo potere istituzionale - con il riformismo illusorio, con l’opportunismo imbelle, con i partiti che predicano la conciliazione di classe e sono un pericoloso ostacolo per l’unità del proletariato. E’ necessaria una radicale svolta di classe e rivoluzionaria, nelle forme di lotta e di organizzazione, nel programma e nelle parole d’ordine, nell’educazione dei proletari, nello spirito della lotta rivoluzionaria per il potere, nel lavoro internazionalista, nell’azione politica e nelle alleanze che corrispondono alle condizioni concrete della lotta di classe, per poter affrontare il periodo di burrascosi conflitti di classe che è davanti a noi. Senza questa svolta il malcontento rischia di essere intercettato dalle forze reazionarie che agiscono come strumenti del grande capitale per recuperare la collera montante contro l’UE e i governi dell’austerità dividendo la classe operaia e le masse popolari.

Unità e lotta dei comunisti per un forte Partito!

Di qui la decisiva importanza di una direzione comunista ferma nei principi, che conosca le leggi della rivoluzione, che abbia sufficiente esperienza ed audacia, che sappia fissare, nelle diverse tappe della rivoluzione, la direzione del colpo principale del proletariato, in grado di assumere una chiara posizione politica e sia agile nella tattica, tenendo ben saldo l’obiettivo dell’abbattimento del dominio borghese. Nell’attuale situazione, oggettivamente favorevole allo sviluppo di lotte di massa rivoluzionarie, aumentano i compiti e le responsabilità dei comunisti e si rafforza la spinta alla loro unità, in funzione della costruzione di un forte e combattivo Partito comunista nel nostro paese, quale reparto di avanguardia del proletariato. La recente costituzione del Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML) è una risposta alla dispersione, alla confusione ed alla debolezza ideologica e politica del movimento comunista del nostro paese, un  passo avanti per una migliore organizzazione della lotta di classe, basata sui principi del marxismo-leninismo e dell’internazionalismo proletario. I marxisti-leninisti chiamano tutti i partiti, le organizzazioni e i gruppi autenticamente comunisti e i  nuclei di operai coscienti e combattivi a rompere nettamente, apertamente e definitivamente con le varie tendenze revisioniste, opportuniste e socialdemocratiche ed a unirsi nel CONUML. Ciò per dar vita a un intervento e ad un’iniziativa politica rivoluzionaria più ampia e coesa nella classe operaia e nelle masse popolari, spingendole alla lotta contro la borghesia e per il socialismo. Non c’è altro tempo da perdere con tatticismi e attendismi, con la passività, con il localismo. Il proletariato non può e non deve rassegnarsi a rimanere sotto la direzione degli opportunisti, con la quale si andrà incontro alla sconfitta. E’ ora di rompere gli indugi e assumersi le proprie responsabilità. Prendete contatto con noi, organizziamoci, uniamoci!

Roma, 14 dicembre 2013.

COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA

Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista

Piattaforma Comunista

Per contatti: conuml@libero.it
Visitate il nostro Sito: www.conuml.weebly.com



RELAZIONE POLITICA DI DOMENICO SAVIO, SEGRETARIO GENERALE DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA, AL 3° CONGRESSO NAZIONALE DEL P.C.I.M-L., CHE SI E’ SVOLTO NEI GIORNI 16 E 17 NOVEMBRE 2013 NELLA SEDE NAZIONALE DEL PARTITIO A FORIO (NA) ITALIA IN VIA PROVINCIALE PANZA N. 37.



Care compagne e cari compagni, lavoratrici e lavoratori, simpatizzanti del P.C.I.M-L., intellettuali d’avanguardia, anticapitalisti e antimperialisti, progressisti tutti,



      vi portiamo il saluto fraterno, di classe e rivoluzionario del Comitato Centrale uscente del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e vi esprimiamo tutta la nostra stima per aver partecipato all’Assemblea di apertura del 3° Congresso nazionale del nostro Partito, Assemblea aperta alla partecipazione e al contributo prezioso di idee e di proposte anche di singoli compagni e simpatizzanti, di delegazioni delle organizzazioni marxiste-leniniste e della sinistra di classe italiana. Un saluto particolare rivolgiamo ai singoli compagni e delegazioni provenienti dall’esterno dell’isola d’Ischia per i costi e i maggiori disagi che hanno dovuto affrontare per essere qui presenti. Esprimiamo particolare riconoscenza ai partiti e organizzazioni marxiste-leniniste di altri paesi che non hanno potuto partecipare a questa nostra assise, per altri impegni politici e di lotta di classe, e ci hanno fatto pervenire un messaggio scritto che leggeremo all’inizio del dibattito che seguirà la lettura della presente relazione congressuale. Un saluto affettuoso e rivoluzionario rivolgiamo ai nostri compagni militanti e dirigenti  di altre regioni italiane che per ragioni economiche e di lontananza non hanno potuto essere tra noi. Salutiamo calorosamente la delegazione di Piattaforma Comunista, che col nostro Partito è impegnata all’interno del Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML) per costruire l’unità di tutti i marxisti-leninisti italiani all’interno di un unico, grande partito di classe e rivoluzionario per preparare e compiere la Rivoluzione Socialista nel nostro paese. Un saluto particolare, fraterno, internazionalista, rivoluzionario e di grandi successi per la causa del socialismo e del comunismo rivolgiamo ai partiti e organizzazioni marxisti-leninisti uniti nella Conferenza Internazionale dei Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML), di cui Piattaforma Comunista è parte integrante e a cui il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista partecipa, in attesa dell’ammissione ufficiale, come membro osservatore.



      Anche questo nostro 3° Congresso, come lo è stato per il 1° e il 2° e lo sarà fin quando il disumano, violento e infame sistema capitalistico non sarà seppellito per sempre dalla rivoluzione socialista compiuta dalle masse lavoratrici e popolari, si svolge nell’epoca “dell’imperialismo e delle rivoluzioni proletarie”, della lotta di classe - che diventa sempre più cosciente e determinata per abbattere il vecchio e decrepito potere padronale, borghese e clericale e costruire il nuovo ordine sociale del potere socialista - e della sofferenza esistenziale delle masse proletarie che peggiora progressivamente con l’aggravarsi inevitabile e inarrestabile della crisi del capitalismo e della sua espansione imperialistica. Si acuisce la lotta di classe tra borghesi e proletari, sfruttatori e sfruttati, produttori e rapinatori, sazi e affamati. Il plurisecolare sistema capitalistico, fondato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sul sistema della produzione sociale della ricchezza e dell’appropriazione capitalistica di essa e sulla povertà crescente delle masse popolari che la ricchezza producono in un ordine sociale di schiavitù e repressione, è irreversibilmente sul viale del tramonto, la sua morte è insita nel suo stesso sistema economico, dove la fase recessiva della crisi alimenta e fa esplodere tale contraddizione prevista e descritta magistralmente da Marx e Lenin. Quella attuale è una crisi inarrestabile del sistema economico e sociale capitalistico, che, tra fase espansiva, depressiva e recessiva, dura da circa un secolo ed è destinata ad aggravarsi sempre di più e ad avvicinare la possibilità della rivoluzione socialista e della conquista del potere politico da parte della classe lavoratrice operaia e intellettiva. Col procedere della sua crisi, perché si tratta di una crisi economica e finanziaria prodotta e alimentata dallo stesso sistema dominante, il capitalismo, che già intravede all’orizzonte il suo tramonto e la sua morte storica, rafforza le sue difese di potere, istituzionali e militari attraverso governi reazionari e repressivi, politiche economiche liberticide e affamatrici dei popoli, accentramento del potere imperialistico continentale e mondiale, spionaggio e controllo della vita sociale e dei singoli individui, guerre regionali e locali di controllo politico e di sfruttamento delle risorse naturali, preparandosi a una nuova guerra interimperialistica, e inasprendo la repressione di classe sulle masse lavoratrici e popolari che lottano, al momento tra limiti e disorganizzazione di classe e rivoluzionaria, per la propria liberazione dalla schiavitù e dallo sfruttamento padronale lungo la strada che condurrà alla rivoluzione socialista e al socialismo.



      Il capitalismo fonda il suo essere sull’accumulazione costante e progressiva del profitto, costituito da una parte consistente della giornata lavorativa non pagata ai lavoratori e che attraverso la produzione delle merci e la loro commercializzazione diventa tale e si trasforma nella disponibilità di ricchezza per i capitalisti. Il capitalismo per sopravvivere ha bisogno di alimentarsi continuamente di nuovi profitti, diversamente esaurisce quelli posseduti e muore. Storicamente il capitalismo si è nutrito, come una sanguisuga che ha succhiato il sangue dalle vene di miliardi di uomini e donne dalla loro nascita alla morte, dello sfruttamento della forza  lavoro nelle attività agricole,  industriali e mercantili, delle risorse naturali minerarie e faunistiche, delle guerre cicliche, della speculazione finanziaria, dell’espansione e dominio imperialistico sul pianeta e attualmente, con la complicità e collaborazione dei suoi governi nazionali e di aree, del debito pubblico, che è una nuova fonte inesauribile di profitti per decenni e persino secoli, che costituisce uno strumento straordinario - attraverso le manovre economiche sanguisughe dei governi padronali, borghesi e clericali di centrodestra e di centrosinistra e di tutta l’accozzaglia revisionista, socialdemocratica, riformista, opportunista e movimentista della falsa sinistra – per prelevare ricchezza, con tasse, tagli e aumenti di servizi sociali e diminuzione di salari, stipendi e pensioni, dalle masse popolari e trasferirla nei forzieri delle banche e delle multinazionali della finanza affaristica e speculativa del capitalismo nazionale e globalizzato. Il debito pubblico, oramai rappresentato unicamente da montagne di profitti che crescono a ritmo impressionante, perché sicuramente il prestito nominale è stato estinto già da tempo, oramai soffoca sempre più pressantemente le già difficili condizioni di vita dei popoli della Terra. Tale debito, dalle origini ai giorni nostri dell’epoca capitalistica, è uno dei più abusati strumenti azionati per rapinare i popoli del loro lavoro e della loro ricchezza prodotta con immani sacrifici di vita.



      Nella fase attuale lottare per l’azzeramento, ovvero il disconoscimento, del debito pubblico significa lottare contro le possibilità di sopravvivenza del morente sistema capitalismo, perché il debito cosiddetto sovrano costituisce un suo consistente foraggiamento di profitti senza i  rischi collegati alla produzione reale, alla sua commercializzazione e alle crisi di sovrapproduzione delle merci e dei capitali. Certo, anche l’accumulo stratosferico dei profitti provenienti dal debito pubblico può determinare la sovrapproduzione esponenziale di capitali che non trovano collocazione nel sazio mercato finanziario mondiale, però si tratta di ricchezza capitalistica accumulata meno esposta rispetto alle crisi di produzione e di smercio. Comunque, noi marxisti-leninisti siamo scientificamente certi della morte per crisi del capitalismo, questo processo autodistruttivo dall’interno del sistema capitalistico lo hanno magistralmente analizzato e definito i Maestri del marxismo-leninismo, in particolare Marx. Engels e Lenin. L’economia capitalistica vive un periodo di crisi di circa un secolo, a partire dal 1929, con alterne fasi di crescita, stagnazione e recessione e questa crisi va progressivamente aggravandosi senza possibilità di fuoriuscirne, il suo cancro inestirpabile è, appunto, la produzione sociale della ricchezza e la sua appropriazione capitalistica, che determina la società divisa in classi, le disuguaglianze sociali e la drammaticità dell’esistenza delle masse lavoratrici e popolari, costrette a vivere di precarietà e di povertà sino al sacrificio in molti casi persino della morte prematura. E comunque il capitalismo non muore da solo, pure se in crisi profonda ha bisogna dell’ultima spallata rivoluzionaria delle masse proletarie. Dobbiamo anche avere coscienza che più si aggrava la crisi del sistema capitalistico e più questo reagisce con violenza e repressione, mediante governi reazionari, sanguinari, fascisti e persino nazisti e, vedendosi perduti, possono ricorrere alla guerra distruttiva di ogni cosa, insomma, “muoia Sansone con tutti i filistei”. Ecco perché il proletariato rivoluzionario, col suo partito di classe e rivoluzionario marxista-leninista, deve essere sempre pronto a trasformare la repressione e la guerra imperialistica in rivoluzione socialista - come avvenne in Russia il 7 novembre 1917 con la gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre, guidata da Lenin e Stalin, che avviò quella prima grandiosa epopea del socialismo realizzato nel secolo scorso - per dare il colpo finale all’infame sistema dello sfruttamento padronale e aprire la strada all’avvenire socialista e comunista.



      Senza ombra di dubbio possiamo affermare che già oggi vi sono tutte le condizioni materiali per abbattere il capitalismo con la rivoluzione socialista e prima che questo arrechi altri e irreparabili danni all’umanità. Non dimentichiamo mai che il capitalismo, specialmente nella sua fase di espansione imperialistica o detta impropriamente di globalizzazione della produzione e del commercio, sfrutta ogni risorsa umana e naturale esistente sul pianeta, dalla forza lavoro degli uomini alle risorse minerarie e ambientali, senza risparmiare l’utilizzo selvaggio dell’atmosfera e dello spazio sovrastante producendo inquinamento e distruzione di ambienti naturali, come le foreste tropicali, e specie animali, sino a compromettere la stessa sopravvivenza della specie umana. E’ questa reale tragedia che corre l’umanità che circa 150 anni fa faceva dire pressappoco al compagno e scienziato Engels che “O i comunisti distruggeranno il capitalismo oppure questo distruggerà l’umanità intera”. Cari compagni, oggi siamo sul precipizio di questa verità scientifica e storica, o il proletariato organizzato e in lotta riuscirà a seppellire per sempre il capitalismo, nella sua attuale più spregiudicata fase imperialistica, oppure esso continuerà a trascinarci nel baratro della invivibilità del pianeta e della distruzione della vita. Lenin diceva che “L’imperialismo è la fase suprema del capitalismo e l’epoca della lotta di classe e delle rivoluzioni proletarie” per passare al nuovo e superiore ordine prima socialista e poi comunista. Se il nemico di classe si agita tanto e investe ingenti risorse nello spionaggio, nella corruzione e nella repressione poliziesca e bellica per prevenire e combattere il “pericolo” comunista, cioè la prospettiva della società prima socialista e poi comunista, significa che il comunismo non è morto, come strumentalmente affermano e propagandano i nostri avversari sfruttatori e imbonitori delle varie religioni, ma che, anzi, esso, come scienza sociale, sapere del divenire, idealità e prospettiva dell’organizzazione sociale dell’uomo, è più che mai vivo e vegeto e infonde paura e sgomento alla classe borghese, che sa di dover morire per mano della rivoluzione sociale del proletariato. La prima ondata della rivoluzione proletaria, che nel secolo scorso ebbe inizio con la vittoriosa e gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre, ha dimostrato alle masse proletarie di tutti i paesi della Terra che con l’organizzazione politica, la lotta di classe e il capovolgimento rivoluzionario della situazione esistente è possibile costruire la società socialista e avanzare verso l’edificazione di quella comunista.



      Quell’esperienza, unica e nuova nella storia dell’umanità, ha dimostrato inconfutabilmente che il secolare potere padronale dello sfruttamento e dell’alienazione delle masse popolari può essere annientato e sostituito da un nuovo ordine sociale, quale è quello prima socialista e poi comunista, fondato sulla liberazione dallo sfruttamento e sull’uguaglianza sociale di tutti gli individui, che è possibile garantire la dignità e la liberazione dal bisogno del genere umano. Tale esperienza non è finita per l’esaurimento della forza propulsiva della Rivoluzione Socialista d’Ottobre, come affermò il traditore e rinnegatore degli ideali socialisti Enrico Berlinguer, o dello sviluppo dell’economia socialista – come, al contrario, avviene nella società capitalistica, dove la sovrapproduzione di merci e capitali e le conseguenti crisi bloccano l’ulteriore sviluppo delle forze produttive, cioè la possibilità reale e concreta per tutti di poter lavorare per affrancarsi dalla schiavitù e dalla sofferenza del bisogno -, ma per la sopravvivenza e l’affermazione nel Partito Comunista dell’Unione Sovietica di personaggi, come Trotskij, Krusciov e altri, che ancora condizionati dalla cultura borghese e schierati al servizio dei nemici capitalisti riescono a conquistare la maggioranza nel Partito e a bloccare l’ulteriore avanzamento verso il socialismo avviando un processo di burocratizzazione e di corruzione borghese delle istituzioni statali e di ritorno al capitalismo. Nella sconfitta temporanea del socialismo realizzato nel ventesimo secolo non ci sono altre motivazioni se non quelle del tradimento e del servilismo culturale e opportunista di detti personaggi verso il sistema capitalistico. Quell’incidente di percorso nella lotta del proletariato per la conquista del socialismo e la tragedia che ne è seguita – in tema di peggioramento delle condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari in tutti i paesi della Terra, di riaffermazione del dominio assoluto del capitalismo e dell’imperialismo sul pianeta e sugli spazi extraterrestri, di ritorno al peggiore idealismo e oscurantismo religioso, di rinascita dei pericoli nazi-fascisti e di quelli di nuove guerre interimperialistiche – ci insegna inappellabilmente che sino all’edificazione della società comunista lo strumento della lotta di classe tra vecchio e nuovo, tra progresso e regresso non deve mai affievolirsi, perché il capitalismo, con la ricchezza usurpata e disponibile, col sopravvivere di secolari convincimenti e consuetudini, con gli strumenti della cultura reazionaria, delle credenze e dei dogmi soprannaturali, della struttura economia padronale non ancora debellata sull’intero pianeta, del controllo dei mezzi di comunicazione e formazione dell’opinione pubblica, della sua scuola di classe e del dominio sociale non cesserà mai di tentare la rivincita sino a quando non sarà definitivamente estirpato dalla coscienza dei popoli e sin quando il comunismo non avrà conquistato l’intera umanità.

      Ieri come oggi i peggiori nemici del partito di classe e rivoluzionario, della rivoluzione socialista e della costruzione della società socialista sono – ancor più dello stesso capitalismo, che la rivoluzione d’Ottobre, la dittatura del proletariato, l’economia pianificata e la costruzione dello stato socialista spazzarono via - le peculiarità borghesi, controrivoluzionarie e reazionarie del revisionismo teorico, ideologico e politico della dottrina comunista, dell’opportunismo, dell’egoismo, dell’esibizionismo, dell’economicismo, del pacifismo, del movimentismo, dell’estremismo, dell’anarchismo e altro che storicamente hanno contribuito a rendere difficile il cammino rivoluzionario delle masse proletarie e a demolire le conquiste socialiste. Questa zavorra di pensiero deteriore della specie umana e di azione controrivoluzionaria costituisce un vero cancro all’interno del movimento operaio e comunista internazionale e senza una sua sconfitta radicale sarà difficile riprendere il cammino verso il socialismo. E’ un vero nemico interno, più insidioso e pericoloso di quello esterno, foraggiato culturalmente e materialmente dal nemico di classe e che noi, armati dei principi del marxismo-leninismo,  dobbiamo affrontare e smascherare a testa alta e in campo aperto senza timore alcuno, perché ogni esitazione gioverebbe al suo ruolo di cane da presa posto a guardia della sopravvivenza del capitalismo. 



      Queste verità oramai sperimentate dai sinceri e coerenti comunisti negli ultimi due secoli oggi ci inducono a riflettere sugli strumenti da approntare per condurre vittoriosamente a termine la lotta di classe e il capovolgimento rivoluzionario della situazione presente. I nostri Maestri ci hanno insegnato “Che senza teoria rivoluzionaria non vi può essere movimento rivoluzionario”, che “Il proletariato non ha altra arma che l’organizzazione nella lotta per il potere”, cioè la disponibilità di “Un Partito rivoluzionario marxista-leninista incardinato sui fondamenti teorici, politici e organizzativi del Bolscevismo”, e che “Senza un tale partito non si può nemmeno pensare di rovesciare il capitalismo e l’imperialismo, di conquistare il potere politico alla classe lavoratrice operaia e intellettiva”. Noi riteniamo che oggi in Italia il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista - fondato il 3 dicembre 1999 sulla piattaforma granitica del marxismo-leninismo, sul pensiero e l’opera immortali di Marx, Engels, Lenin e Stalin, sull’esperienza della migliore e superiore tradizione rivoluzionaria della Comune di Parigi del 1871, della Rivoluzione russa del 1905, della immortale e gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre del 7 novembre 1917, di cui appena dieci giorni fa ne abbiamo ricordato il 96° anniversario mentre ci prepariamo a organizzare l’avvenimento memorabile del 100° anniversario nel 2017, della fondazione e dell’attività del Partito Comunista d’Italia nel periodo buio del fascismo e del nazismo, della Resistenza comunista antinazi-fascista, del ruolo della classe operaia e dei comunisti italiani nella Guerra di Liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo e dalla monarchia e della coraggiosa lotta di classe condotta nell’ultimo sessantennio da una parte importante della classe operaia italiana lungo la difficile strada che condurrà al socialismo – è il Partito dei fedeli insegnamenti di classe e rivoluzionari dei nostri Maestri, del marxismo-leninismo in Italia, dell’organizzazione e della guida dell’avanguardia della classe operaia e dell’intellettualità progressiva, della preparazione e del compimento della rivoluzione socialista e della costruzione del socialismo nel nostro paese.

      Nelle difficili condizioni odierne della lotta di classe per il socialismo, accerchiati e pressati come siamo in ogni parte nella realtà sociale dai nemici revisionisti e opportunisti, quali sono Sinistra Ecologia e Libertà, Rifondazione Comunista, I Comunisti Italiani, Partito Comunista dei Lavoratori, Partito di Alternativa Comunista e altre sigle che utilizzano opportunisticamente la parola comunista e persino un frasario marxista-leninista per ingannare e accattivarsi il consenso di lavoratori ancora ideologicamente e politicamente sprovveduti e raggirati da autentici mestieranti della politica il cui scopo è solo quello di beneficiare dei privilegi istituzionali e di vita che la società borghese mette istituzionalmente a loro disposizione, il nostro è ancora un piccolo partito, orgoglioso della sua natura marxista-leninista e della sua funzione di classe e rivoluzionaria che svolge nella società italiana e nei rapporti internazionali ed è destinato a crescere man mano che si infiammerà la lotta di classe e le masse lavoratrici e popolari prenderanno coscienza della propria condizione di classe derubata della propria ricchezza lavorativa e che l’unica alternativa possibile per uscire dalle tragedie quotidiane del capitalismo è la rivoluzione sociale per il socialismo.

      Questa in cui siamo è la sede nazionale del P.C.I.M-L., dove in passato ha vissuto il compagno Gennaro Savio, dirigente comunista morto il 13 febbraio 1997. In Italia non abbiamo ancora altre sedi, che presto avremo, bensì la presenza di varie realtà di Partito che operano in diretto contatto con la Direzione nazionale. Il P.C.I.M-L. non è il partito delle tessere, procediamo con estrema prudenza nel tesseramento e ogni iscrizione avviene in base alle rigidissime norme sancite nello Statuto, perché il partito della rivoluzione socialista, secondo l’insegnamento e l’esperienza storica del marxismo-leninismo, deve essere un’organizzazione di quadri rivoluzionari, fondata sul centralismo democratico e sulla sottomissione dell’istanza inferiore a quella superiore, dove non sono ammesse né tollerate le frazioni interne e dove le scelte della maggioranza impegnano parimenti l’interro partito. Ma dopo il 1° e il 2° questo 3° Congresso segna un importante passo in avanti sulla via della crescita territoriale del Partito e della sua attività politica nel sociale.

      In Italia siamo impegnati su tutte le questioni sociali – sul diritto al lavoro, al salario e allo stipendio garantiti, alla casa, alla pensione sicura e dignitosa, all’assistenza sanitaria piena, pubblica e gratuita, al trasporto pubblico, alla scuola pubblica, di massa e gratuita per tutti, sulla gestione pubblica dei servizi sociali, contro la privatizzazione dei beni pubblici della collettività e il caro-vita, sulla diminuzione progressiva delle tasse nazionali e locali alla classe lavoratrice e alle masse popolari, sulla tassazione adeguata dei profitti, delle rendite parassitarie e dei patrimoni della classe capitalista e dello Stato del Vaticano che opera sul territorio nazionale, sulla questione storica mai risolta dell’arretratezza infrastrutturale del Mezzogiorno, che è un problema nazionale e in quanto tale  deve essere risolto, perché con l’Unità d’Italia il Sud fu annesso dal ricco e sviluppato capitalismo del Nord e l’Unità non avvenne su basi paritarie, ma di sudditanza. Ancora oggi il sistema bancario del Mezzogiorno, specialmente dopo le sciagurate privatizzazioni dello Stato centrale, è nelle mani del capitale privato del Nord, oltre ad aver sofferto il Sud, nel corso dei decenni dell’epoca monarchica e repubblicana, di minori investimenti pubblici per lo sviluppo e l’adeguamento delle strutture sociali, come ferrovie, strade, scuole, case economiche e popolari, trasporti, ospedali, mercati, eccetera. Siamo pure impegnati sul problema della difesa dell’ambiente, contro l’inquinamento dei territori, le discariche abusive e infrastrutture civili e militari, che servono solo all’accumulo di profitti capitalistici e che  danneggiano la vivibilità delle popolazioni sui territori interessati, come l’Alta Velocità in Val di Susa e l’allargamento delle basi militari degli USA e della Nato, come la base militare americana di Vicenza. Per fronteggiare il dramma della disoccupazione e dare qualche possibilità di lavoro ai giovani il P.C.I.M-L. rivendica che ogni azienda chiusa dai padroni venga requisita dallo Stato e affidata alla gestione dei lavoratori licenziati e supportati dagli aiuti necessari. In più occorre abbassare l’età pensionabile degli uomini e delle donne. Insomma, il P.C.I.M-L. è fortemente impegnato sul fronte delle lotte sociali nazionali e locali per migliorare sin da subito le condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari e per avanzare sulla strada della conquista del socialismo.   

      Quest’anno nel Comune di Forio, dove ci troviamo, il Partito ha conseguito un importante successo eleggendo un proprio consigliere nel Consiglio comunale col glorioso simbolo della falce, martello e stella di colore giallo su fondo rosso. Stiamo portando avanti, col contributo di molti cittadini, un buon lavoro di controllo e di denuncia delle malefatte amministrative dell’attuale potere politico borghese comunale e nel contempo la nostra è un’opposizione propositiva e costruttiva a difesa degli interessi e delle aspettative dei lavoratori e dell’intero popolo di Forio. Chiaramente il P.C.I.M-L. non è un partito elettoralistico né istituzionalizzato e utilizza le elezioni borghesi per portare la lotta di classe pure nelle istituzioni capitalistiche per favorire il miglioramento economico e sociale delle difficili condizioni di vita dei lavoratori dell’industria, dell’agricoltura, della pesca, dell’artigianato, del piccolo commercio, della ristorazione e delle attività familiari, del terziario, del pubblico impiego e di tutte quelle attività che non lucrano sul lavoro altrui e per fare avanzare, anche con la lotta di classe nelle istituzioni borghesi, la causa del socialismo. Essere presenti nelle istituzioni significa avere la possibilità di conoscere e combattere meglio le scelte politiche, amministrative e di governo contrarie agli interessi della classe lavoratrice. Possiamo dire che attualmente, oltre l’isola d’Ischia, il Partito è ramificato sul territorio nazionale mediante piccole e medie cellule organizzative che puntano ad aggregarsi in sezioni. Il lavoro politico di analisi della situazione presente e di indirizzo dell’iniziativa politica lo svolge il Comitato Centrale consultandosi costantemente coi compagni organizzati in cellule. Siamo presenti nelle varie realtà di lotta di classe sociale rimanendo ancorati alla nostra autonomia ideologica e politica portando avanti con fermezza la linea marxista-leninista e contribuendo allo sviluppo della coscienza di classe delle masse lavoratrici e popolari italiane. Siamo convinti che senza rivoluzione socialista nessun governo operaio e popolare sia possibile e consideriamo le diverse posizioni sull’argomento di natura revisionista e opportunista. Bene il Fronte popolare anticapitalistico e antimperialistico, come Resistenza alle politiche economiche di rapina delle masse lavoratrici e popolari da parte dei governi di centrodestra e centrosinistra o di unità nazionale tra i due schieramenti e come strumento di lotta ideologica e politica per avvicinare il tempo della rivoluzione socialista e del governo proletario.

                                                                                                                                                                       Intanto avvertiamo la necessità di unire, su obiettivi e percorsi di lotta di classe condivisi, tutte le realtà coerentemente marxiste-leniniste esistenti in Italia, pur mantenendo al momento ognuna la propria autonomia e indipendenza ideologica, politica e di iniziativa. Una unità che potrà vedere tutti i veri e sinceri marxisti-leninisti del nostro paese uniti in un unico partito della rivoluzione socialista, della conquista del potere politico da parte del proletariato italiano, della dittatura del proletariato, che sostituirà l’attuale infame dittatura capitalistica, della democrazia socialista, dell’economia collettivizzata, della costruzione dello Stato socialista e dell’internazionalismo proletario per aiutare e favorire la conquista del socialismo e del comunismo in tutti i paesi della Terra. Un processo unitario che è partito da un Manifesto comune sottoscritto da Piattaforma Comunista e dal Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, che dovrà approvare e sottoscrivere ogni altra organizzazione di provata fede marxista-leninista che vorrà aderire al processo unitario. Allo scopo è stato costituito il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML), che ha già assunto importanti iniziative unitarie nelle lotte dei disoccupati e lavoratori precari che si sono svolte nel mese di ottobre a Roma mediante la stesura e la distribuzione di volantini, oltre a un documento sulla ricorrenza del 96° anniversario della Rivoluzione Socialista d’Ottobre, che abbiamo diffuso sui nostri siti e blog di partito, sul periodico Scintilla edito da Piattaforma Comunista e spedendolo attraverso le rispettive liste di indirizzi. E’ un lavoro unitario destinato a svilupparsi sempre di più e a integrarsi con l’attività complessiva delle rispettive organizzazioni politiche. Conseguentemente alla costituzione del CONUML, il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista ha chiesto di aderire alla Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML), adesione al momento impossibile, perché per l’Italia già vi aderisce Piattaforma Comunista, potendovi giustamente partecipare un’unica organizzazione marxista-Leninista per ogni paese. Però attualmente il nostro Partito aderisce alla Conferenza Internazionale come membro osservatore. Colgo l’occasione per salutare ancora fraternamente il rappresentante di Piattaforma Comunista presente a questo nostro 3° Congresso nazionale.

      Contemporaneamente siamo impegnati a sviluppare relazioni politiche internazionaliste con altri partiti comunisti fratelli che si trovano sulle nostre stesse posizioni coerentemente marxiste-leniniste. L’unità internazionale della classe operaia attraverso le sue organizzazioni politiche nazionali di classe e rivoluzionarie è di estrema importanza nell’epoca dell’imperialismo e delle rivoluzioni proletarie per poter combattere concordemente e proficuamente su più fronti il nemico di classe. L’epoca della cosiddetta globalizzazione deve essere anche l’epoca dell’organizzazione politica del proletariato a livello mondiale e quanto più avanzata sarà questa organizzazione tanto più avrà da temere il nemico imperialista. L’internazionalizzazione della lotta di classe del proletariato oggi acquista un’importanza particolare dinanzi alla crescita esponenziale del movimento migratorio dai paesi sottosviluppati a quelli industrializzati del nord del mondo. E’ un’emigrazione di massa che coinvolge parti consistenti di intere popolazioni, che si ribellano alla sottomissione e allo sfruttamento imperialistico delle proprie risorse minerarie e faunistiche nazionali, in cambio solo di miseria, malattie e decessi, e che, comunque, tale ribellione è la conseguenza di una presa di coscienza di classe anche se ancora sprovvista di una teoria e di uno sbocco rivoluzionario della situazione, un’emigrazione che coinvolge interi continenti e che sta mettendo a dura prova il sistema capitalistico e le potenze imperialistiche dall’oriente all’occidente.

      Tocca ai partiti marxisti-leninisti e alla loro ragnatela organizzativa internazionale elevare la coscienza di classe di queste masse migratorie, saperle difendere dalle violenze senofobe e dalle legislazioni repressive degli stati di approdo e integrarle nelle organizzazioni politiche di classe e rivoluzionarie per perseguire e raggiungere l’obiettivo comune della rivoluzione e della società socialista. Tra proletariato dei paesi industrializzati e sottosviluppati comuni sono lo stato di sfruttamento, di povertà e di schiavitù sociale e comuni sono le ambizioni di liberazione e di dignità socialista. Tutti i proletariati d’ogni continente e paese formano un unico gigantesco esercito proletario che quando avrà forgiato la propria coscienza di classe nei principi del marxismo-leninismo demolirà come un castello di sabbia i fortilizi economici, militari e sociali del capitalismo e dell’imperialismo. Questa visione universalistica della rivoluzione proletaria non esclude, anzi la prevede e stimola, la possibilità, come è stato con l’Unione Sovietica, che il mondo socialista e comunista possa svilupparsi per gradi a partire dalla costruzione del socialismo in un solo paese, come sostenevano e realizzarono Lenin e Stalin. Una cosa è certa, compagni e lavoratori tutti, che per scienza ed esperienza storica il destino dell’umanità sono il socialismo e il comunismo, perché realizzano la conquista e l’affermazione di una civiltà di umanità e di fratellanza superiore da sempre anelata dalla parte migliore della specie umana, cioè dalla classe lavoratrice del braccio e dell’intelletto che liberando se stessa libererà l’intera collettività dal male dello sfruttamento e della società divisa in classi tra ricchi e poveri.

           

VIVA I NOSTRI GRANDI MAESTRI DEL PROLETARIATO INTERNAZIONALE MARX, ENGELS, LENIN E STALIN!

VIVA LA COMUNE DI PARIGI, LA RIVOLUZIONE SOCIALISTA D’OTTOBRE E IL SOCIALISMO REALIZZATO NEL VENTESIMO SECOLO!

VIVA IL MARXISMO-LENINISMO E MORTE AL REVISIONISMO, AL TROTSKISMO E ALL’OPPORTUNISMO!

VIVA LA PROSSIMA ONDATA DELLA RIVOLUZIONE SOCIALISTA!

VIVA IL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA!

Forio (NA) Italia, 16 novembre 2013.


                       PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA


La Rivoluzione Socialista d’Ottobre indica al proletariato ed alle masse popolari l’unica via per la propria salvezza

Il capitalismo e le sue tragedie sociali possono essere seppelliti solo dalla Rivoluzione Socialista, prepariamola con la lotta e la militanza di classe. Gloria eterna ai Maestri della Rivoluzione Socialista Marx, Engels, Lenin e Stalin! Il 7 novembre i comunisti, i rivoluzionari, la classe operaia di tutto il mondo ricordano e festeggiano l’anniversario della immortale Rivoluzione Socialista d’Ottobre.

La borghesia e i loro portaborse revisionisti e socialdemocratici faranno, come al solito, di tutto per oscurare e infangare tale data, o cercheranno di alterarne contenuto e lezioni, magari dedicandole qualche insignificante articolo o convegno di tipo storico in cui la falsificazione e la denigrazione sono l’aspetto principale. In quanto marxisti-leninisti, riteniamo all’opposto la rivoluzione bolscevica un evento profondamente attuale e colmo di preziosi insegnamenti per la lotta odierna delle classi sfruttate ed oppresse. Nell’epoca dell’imperialismo in cui viviamo, con la continuazione e l’approfondimento della crisi economica, le contraddizioni fondamentali e i mali incurabili del capitalismo si sono aggravati, a tal punto che esso pone oggi materialmente in pericolo la stessa sopravvivenza fisica delle masse proletarie. Sfruttamento, disoccupazione, precarietà dei rapporti di lavoro, fame, miseria, guerre imperialiste, reazione politica, devastazione ambientale: questi sono i soli regali che l’imperialismo può offrire alle masse lavoratrici del pianeta. In queste condizioni, le forze rivoluzionarie della classe operaia e dei popoli sono oggettivamente cresciute su scala internazionale. Stiamo assistendo ad un importante risveglio delle lotte e della mobilitazione della classe operaia e di vasti strati sociali su scala internazionale e nel nostro paese. I popoli oppressi si confrontano sempre più duramente con l’imperialismo. Tutto il sistema è maturo per la rivoluzione sociale del proletariato, la cui idea oggi torna di nuovo all’ordine del giorno. Non solo: la rivoluzione proletaria ha dimostrato e si dimostra ancora oggi, al proletariato ed alle masse popolari, la sola via d’uscita dalla crisi generale del capitalismo. “Terze vie” e progetti riformistici assortiti hanno dimostrato soltanto la loro fallacia e complicità con gli sfruttatori. La rivoluzione socialista, pur se oggi non di immediata fattibilità nel nostro paese, costituisce l’unica prospettiva concreta, cui dobbiamo prepararci. Questo è il compito che devono assumere con piena responsabilità le avanguardie del proletariato per farla finita col dominio del capitalismo e sulle sue rovine edificare un nuovo mondo, libero dallo sfruttamento e dall’oppressione capitalista. La rivoluzione delle classi sfruttate non si costruisce però dal nulla. La Rivoluzione Socialista d’Ottobre ha altresì dimostrato il ruolo determinante del partito comunista, anche se inizialmente di piccole dimensioni, purché armato della teoria marxista-leninista e ben radicato nella classe operaia. Senza un forte partito d’avanguardia del proletariato, fondato sui principi del marxismo-leninismo e dell’internazionalismo proletario, la rivoluzione sociale e la costruzione della società socialista sono impossibili. Nel nostro paese, in particolare, è però fortemente arretrato, a fronte delle condizioni oggettive, proprio il fattore soggettivo della rivoluzione. Dobbiamo dunque risolvere, in primo luogo, la questione urgente ed improrogabile dell’unità dei comunisti e della costruzione di un grande partito. Occorre dunque sviluppare il lavoro su questo fronte fondamentale. La costituzione del Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista, oggi ai primi passi, è un importante passaggio di questo percorso. Il CONUML può dare impulso al superamento della frammentazione esistente fra le vere forze comuniste italiane e a raggiungere un superiore livello di unità organica dei comunisti volto alla formazione del partito rivoluzionario della classe operaia, basato sui principi del comunismo e dell’internazionalismo proletario. Esso si pone oggi come uno strumento cui tutte le realtà autenticamente comuniste, i migliori elementi del proletariato, i giovani rivoluzionari devono fare proprio e rafforzare, se vogliono veramente offrire il loro apporto alla costruzione di un grande Partito comunista. Oggi vi sono condizioni importanti per avanzare con questo proposito, perciò dobbiamo avanzare nell’unità e nell’organizzazione. Questo è senza dubbio il miglior modo di ricordare e festeggiare l’anniversario della Rivoluzione Socialista d’Ottobre.

Novembre 2013

COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA

Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista

Piattaforma Comunista



Per contatti e informazioni:

info@pciml.org

teoriaeprassi@yahoo.it
 
COMUNICATO DEL COMITATO NAZIONALE
DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA

Si è svolta nel mese di settembre 2013 la prima riunione del Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML).
Durante l’incontro, svolto in un clima fraterno e combattivo, si è fatto il punto della situazione  riguardo l’attività finora svolta a sostegno del CONUML e si sono esaminati i contatti avuti e i consensi ricevuti.
Di fronte alla difficile situazione in cui versa il movimento comunista del nostro paese, caratterizzata da confusione ideologica e politica, frammentazione delle forze, difficoltà a sviluppare livelli di militanza adeguati alle necessità che lo scontro di classe impone, si è convenuto sul carattere strategico dell’iniziativa presa, che va portata avanti con forza e determinazione per favorire la costruzione di un forte e combattivo Partito comunista, che è la nostra priorità e la nostra principale responsabilità.
Oggi il CONUML costituisce l’embrione del futuro, unico e grande partito comunista marxista-leninista a cui spetterà il compito di compiere la rivoluzione socialista, di conquistare tutto il potere al proletariato italiano e di costruire la società socialista.
Attualmente il CONUML rappresenta in Italia l’unica organizzazione unitaria di classe e rivoluzionaria marxista-leninista di riferimento per tutti i sinceri e coerenti comunisti e per i lavoratori emancipati che vogliono impegnarsi concretamente e credibilmente nella lotta per seppellire l’infame sistema capitalistico, con tutte le tragedie umane e sociali che genera, e costruire il socialismo.
Dopo aver analizzato la realtà economica e politica a livello nazionale e internazionale - caratterizzata dal perdurare della crisi capitalistica, dalla tendenza alla guerra imperialista, dalla decomposizione dei vecchi partiti liberali e riformisti e dalla trasformazione reazionaria dello Stato borghese, così come dalla positiva dinamica che sta assumendo la lotta di classe in numerosi paesi - sono state discusse e approvate le linee generali e i principali momenti di intervento del CONUML nel movimento operaio e popolare in Italia.
Essi serviranno per accrescere i legami con gli elementi avanzati del proletariato e delle altre classi
che soffrono l’offensiva capitalista, cooperando all’organizzazione delle lotte ed elevando il loro livello di coscienza.
Di conseguenza sono state prese decisioni pratiche che verranno attuate a partire dalle prossime settimane, intensificando e moltiplicando l’iniziativa unitaria nelle principali manifestazioni di protesta operaia e sociale.
Sono state altresì prese significative decisioni riguardo l’attività del CONUML in occasione delle scadenze politiche e nelle ricorrenze del movimento comunista ed operaio, nonché sul terreno dell’internazionalismo proletario.
In prospettiva, il CONUML si doterà di nuovi ed incisivi strumenti di battaglia politica e ideologica per far conoscere e sviluppare il dibattito fra comunisti.
Usciamo dalla riunione più compatti e decisi ad avanzare sotto le bandiere del marxismo-leninismo, decisi ad accelerare sulla via dell’unità dei comunisti, da forgiare nel vivo dello scontro di classe.
Rilanciamo l’appello a tutti i partiti, le organizzazioni e i gruppi marxisti-leninisti, a tutti i compagni coerentemente comunisti, a tutte le forze autenticamente rivoluzionarie, a rompere nettamente, completamente e definitivamente col revisionismo e l’opportunismo in tutte le loro forme ed a manifestare la volontà di unirsi nel CONUML per rafforzare il processo di unità dei comunisti e gettare le basi di un solo, forte Partito comunista marxista-leninista.

Settembre 2013

Comitato Nazionale di Unità Marxista Leninista


Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista

Piattaforma Comunista

Per informazioni e contatti:
teoriaeprassi@yahoo.it


COSTRUIAMO IL COMITATO NAZIONALE

DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA!



Ai marxisti-leninisti, alla classe operaia, alle masse lavoratrici, alle donne e ai giovani degli strati popolari e a tutte le forze autenticamente rivoluzionarie.



La profonda e prolungata crisi economica del capitalismo, la decomposizione del sistema borghese – che oramai è sul viale del tramonto e quanto prima lo abbatteremo meglio sarà per il genere umano - da cui origina un processo di trasformazioni reazionarie a livello politico e istituzionale, la dittatura sempre più aperta e violenta dell’oligarchia finanziaria, l’offensiva padronale in fabbrica e fuori, la corruzione dilagante, il tradimento da parte del riformismo, della socialdemocrazia e dei vertici sindacali – riposizionatisi apertamente e sfacciatamente a difesa degli interessi della sopravvivenza e sopraffazione del capitalismo finanziario e industriale nazionale e multinazionale - degli interessi e delle aspirazioni operaie e popolari, spingono i comunisti all’unità.

Essa è indispensabile per accrescere i legami con il movimento operaio e popolare, accumulare forze ed esperienze necessarie a dirigere le masse sfruttate e oppresse verso la via di uscita rivoluzionaria dal capitalismo, che è un modo di produzione morente che deve essere abbattuto e sostituito dal socialismo, prima tappa del comunismo.

La lotta di classe si acutizza e la classe operaia ha più che mai bisogno di una adeguata guida ideologica, politica e organizzativa, che orienti e dia una direzione alle sue lotte. Questa guida non può essere che la costruzione di un unico e grande Partito comunista marxista-leninista, presente in campo con la sua battaglia di classe e rivoluzionaria, visibile, riconoscibile dagli operai e dalle masse lavoratrici.

     La costruzione di un grande Partito comunista di natura bolscevica ha la priorità rispetto a ogni altra questione politica ed è determinante per avanzare sulla via dell’Ottobre e del socialismo. I marxisti-leninisti hanno il compito di promuovere e portare avanti il processo di bolscevizzazione del proletariato italiano. Non solo in Italia, ma in tutti i paesi della Terra senza la presenza di un forte Partito bolscevico, costruito secondo le direttive di Lenin e Stalin, non sarebbe possibile nessun’altra  rivoluzione proletaria vittoriosa come quella del grande e glorioso Ottobre e, dunque, nessuna prospettiva concreta per il socialismo.

     Le alleanze di classe e rivoluzionarie da costruire devono essere finalizzate alla conquista del socialismo nel nostro paese. Siamo coscienti che l’insediamento di un governo rivoluzionario per la costruzione del socialismo può nascere solo dalla vittoriosa rivoluzione socialista e dalla conquista del potere politico, economico e sociale da parte del proletariato. Ogni alleanza strategica deve scaturire da tale  metodo di lavoro e prospettiva e ogni alleanza tattica non deve mai offuscare o limitare quella strategica.

Purtroppo nel nostro paese, mentre le condizioni obiettive sono favorevoli allo sviluppo dell’iniziativa e dell’intervento comunista, il fattore soggettivo rimane debole. Le ragioni sono numerose. Fra di esse la pesante eredità del revisionismo (in Italia agiva il maggiore partito revisionista occidentale, cioè il PCI, e ne sono ancora presenti i suoi frammenti), la debolezza teorica e il permanere di pratiche erronee, il localismo, il settarismo, l’ultrasinistrismo, l’aristocrazia sindacale e altro.

Bisogna dunque lavorare per ridurre la forbice fra condizioni oggettive e fattore soggettivo, poggiando su una base corretta ed avanzando verso l’unità dei comunisti, verso un unico Partito comunista del proletariato.

Tale Partito comunista marxista-leninista si forgia all’interno di un processo determinato dagli sviluppi della lotta di classe sul piano nazionale e internazionale, man mano che si pongono all’ordine del giorno le questioni fondamentali. Prende forma nel dibattito e nel lavoro in comune fra i comunisti e i migliori elementi del proletariato, attraverso una battaglia sul terreno teorico, politico e organizzativo, in cui si determinano spostamenti e aggregazioni, si affermano concezioni e pratiche rispondenti ai compiti strategici e tattici che il proletariato deve affrontare nella situazione concreta.

Per avanzare su questa strada, il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e Piattaforma Comunista decidono di costituire il Comitato  Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML).

Esso si basa su alcuni principi fondamentali del comunismo:

·       La natura di classe, rivoluzionaria e bolscevica del Partito, organizzato sulla base di un rigoroso centralismo democratico, con l’elettività di tutti gli organi dirigenti del Partito dall’alto al basso, con il rendiconto periodico dell’attività degli organi dirigenti, con la ferrea disciplina unica di Partito e la sottomissione della minoranza alla maggioranza, con l’obbligo incondizionato di applicare le decisioni degli organi superiori da parte degli organi inferiori e di tutti i membri del Partito, e l’incompatibilità con l’esistenza di frazioni.

·       Il riconoscimento della dittatura del proletariato, che è il contenuto essenziale della rivoluzione proletaria.

·       L’affermazione della natura rivoluzionaria della conquista del potere politico da parte del proletariato, e nella fase di costruzione della società socialista, l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio, la loro socializzazione, la liquidazione di ogni sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la pianificazione economica e il controllo operaio, al fine di soddisfare le crescenti esigenze materiali e culturali dell’intera società.

·       La condanna senza appello del rovesciamento della dittatura del proletariato e della restaurazione del capitalismo, ad opera dei revisionisti, dei trotschisti e di tutti i nemici del socialismo.

·       La lotta per la sconfitta ideologica e politica del revisionismo, dell’opportunismo, dell’economicismo, del socialdemocraticismo, del movimentismo, del pacifismo e dell’estremismo.

·       L’internazionalismo proletario.

Il CONUML è composto dai rappresentanti dei partiti e delle altre organizzazioni di classe e rivoluzionarie che saranno ammessi a farne parte. In una prima fase il CONUML avrà come suoi compiti:

a)    creare un quadro stabile di consultazione, scambio di esperienze e di informazioni tra le organizzazioni marxiste-leniniste;

b)    realizzare l’unità d’azione dei marxisti-leninisti nella classe operaia e nelle masse lavoratrici, tra i giovani e le masse popolari, dando vita a iniziative e interventi unitari all’interno delle lotte politiche, sindacali e sociali, nelle ricorrenze del movimento comunista ed operaio, a livello nazionale e locale, sulla base di analisi e proposte condivise.

Nella situazione presente riteniamo come compito urgente lo sviluppo di un’azione di sostegno alle lotte operaie e popolari che si dirigono contro le criminali politiche imposte dal capitale finanziario, che lungi dal risolvere la crisi economica sono dirette a salvaguardare i profitti e i privilegi di una minoranza di sfruttatori e di parassiti.

Svilupperemo pertanto una multiforme attività politica di unità e di lotta, di indispensabile azione comune degli operai e degli altri lavoratori sfruttati contro la classe dei capitalisti e i loro governi borghesi e clericali, coopereremo alla loro organizzazione e allo sviluppo della coscienza di classe, ci sforzeremo di precisare le rivendicazioni economiche e politiche parziali e complessive a favore degli operai, in stretta connessione con gli scopi di questa  lotta: il passaggio rivoluzionario del potere nelle mani del proletariato e dei mezzi di produzione in proprietà sociale.    

Per quanto riguarda l’attività editoriale e l’approfondimento di problemi teorici e storici relativi al movimento operaio e comunista, al marxismo-leninismo e all'attuale situazione italiana e internazionale, il CONUML riconoscendone l’importanza in stretto rapporto con la prassi rivoluzionaria e i compiti di lotta in campo ideologico e politico darà vita a specifiche iniziative in questo campo.

I compiti del CONUML si basano sulle condizioni oggettive oggi esistenti e rispondono a una necessità: l’unificazione e la riorganizzazione dei comunisti, che si concretizzano in modo particolare nel vivo dello scontro di classe, nella mobilitazione della classe operaia e delle masse lavoratrici e negli strati popolari, legando i nostri scopi strategici alle lotte quotidiane.

Con la sua attività il CONUML esprimerà, dunque, coscientemente la necessità dell’unità e dell’organizzazione nella lotta del proletariato per la conquista rivoluzionaria del potere politico e la costruzione del socialismo. Ciò significa che la nostra unità viene a costituirsi su una precisa base di classe e rivoluzionaria e la nostra attività volta all’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo dovrà essere fusa con il movimento operaio e popolare che sorge dalle contraddizioni create dal capitalismo.

Il CONUML si misurerà con l’esigenza insopprimibile dell’unione dei comunisti in un unico e forte Partito comunista che sorga sulle granitiche basi del marxismo-leninismo e dell’internazionalismo proletario. Perciò lavorerà per chiarire e precisare le premesse ideologiche, organizzative e programmatiche del futuro Partito unitario indipendente e rivoluzionario del proletariato, spingendo alla rottura ideologica, politica e organizzativa con i partiti e i gruppi revisionisti e opportunisti e favorendo l’aggregazione delle realtà comuniste e degli elementi avanzati della classe operaia per farlo crescere.

Il CONUML che oggi costituiamo sarà composto dai rappresentanti dei partiti e delle altre organizzazioni di classe e rivoluzionarie che vogliono farne parte aderendo alla presente dichiarazione, lavorando regolarmente  al suo interno, attuando le sue deliberazioni e svolgendo propaganda per il suo sviluppo.

Il CONUML è aperto al dibattito e all’aggregazione di altre forze marxiste-leniniste e allo sviluppo di un vero e proprio grande Partito comunista marxista-leninista organizzato, a condizione che le realtà organizzative che vi aderiranno non abbiano nel loro programma posizioni contrarie o divergenti dalla base ideologica che ci siamo dati e non pratichino una politica in contrasto coi principi del marxismo-leninismo.

I singoli compagni comunisti potranno partecipare al CONUML per il tramite delle forze che ne faranno parte.

Per quanto riguarda il metodo di lavoro esso si baserà sulla collegialità, sulla discussione rispettosa delle diverse posizioni, cercando di raggiungere l’unanimità e solo in ultima analisi applicando il principio guida della maggioranza e della minoranza. Chi non si troverà d’accordo su talune decisioni avrà il diritto di non applicarle, poiché il CONUML non è un’organizzazione politica unica.

In altre parole, i partiti e le altre organizzazioni aderenti al CONUML sino al raggiungimento dell’unità ideologica e politica organica continueranno a mantenere la propria indipendenza e autonomia, vincolandosi unicamente alle iniziative e alle azioni unitarie assunte ed accordandosi piena e reciproca solidarietà.

Il lavoro del CONUML servirà, nelle condizioni attuali, a dare ulteriore impulso al processo di unità dei marxisti-leninisti ed a segnare in modo più incisivo la nostra presenza nelle lotte che si sviluppano nel nostro paese, sviluppando allo stesso tempo un rapporto più consistente e maturo con il movimento comunista ed operaio internazionale, in particolare con la sua espressione più elevata e coerente: la Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti.

Chiamiamo tutti i partiti, le organizzazioni e i gruppi marxisti-leninisti, tutte le forze autenticamente rivoluzionarie alla più netta, completa e definitiva rottura col revisionismo e l’opportunismo, a farla finita con il settarismo e il localismo e a manifestare la volontà di unirsi nel CONUML per rafforzare il processo di unità dei comunisti e gettare le basi di un solo, forte Partito comunista marxista-leninista, strumento nelle mani del proletariato per la conquista della società comunista!

Settembre 2013



Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista

Piattaforma Comunista



Per contatti e informazioni:


teoriaeprassi@yahoo.it

MALTESE, IL NOSTRO DANTE!

Gli  eredi del potere politico, economico e amministrativo del tempo contro cui lottò impietosamente il nostro grande poeta e scultore Giovanni Maltese oggi lo celebrano edulcorando la sua ribellione sociale e le sue idee di classe e rivoluzionarie e non rendendogli meritata postuma giustizia. Negata la parola a Domenico Savio, che solo, per vicinanza di idee e lotta di riscatto sociale, avrebbe potuto rendere  giustizia al suo impegno di vita sociale.

di Domenico Savio*

      Quest’anno ricorre il centenario della morte del poeta e scultore foriano Giovanni Maltese, Forio 1852-1913. Tutti sanno che, purtroppo, ancora oggi siamo costretti a vivere nello stesso infame sistema economico e sociale di allora, in cui pochi padroni dominano la situazione sociale e sfruttano il lavoro della stragrande maggioranza del popolo e dove il potere politico e amministrativo borghese e clericale è garante di tali ingiustizie, privilegi, prepotenze e discriminazioni. Sono intollerabili le sopravvissute ingiustizie sociali contro cui ferocemente combatté Giovanni Maltese con l’arte e gli scritti. Per questo fu perseguitato e messo all’indice dal potere padronale dominante, ma egli seppe orgogliosamente resistere e contrattaccare, con la penna vergatrice di libelli, le ingiustizie sociali e di potere del suo tempo. Egli anelava, e per questo lottò, a un mondo migliore di giustizia e di uguaglianza sociale, che, purtroppo è ancora da conquistare e da venire.
      Il torto maggiore che si potesse fare a Maltese era proprio quello che gli eredi di oggi di quel sistema economico e sociale e di quel potere politico e amministrativo borghese e clericale lo ricordasse e per la parte che meno contrastasse con le ingiustizie sociali ingenerate o tollerate dall’attuale potere amministrativo e, malauguratamente, così è stato mortificandone la memoria e l’opera. Giovanni Maltese da adolescente conobbe la durezza del lavoro nei campi, lo sfruttamento del lavoro altrui, l’avarizia e la crudeltà del padrone terriero, che si arricchisce col sudore e il sangue dei propri agricoltori, l’arroganza del figlio del ricco proprietario terriero che pretende la disponibilità della figlia del proprio sfruttato, il prete, complice del padrone. Egli rese giustizia alla funzione sociale della donna, al suo sacrificio di vita in una società disuguale e aggressiva esaltandone la volontà di lotta per il riscatto e la rinascita sociale.
      La sua arte ribelle è il riflesso della società del tempo, rimasta sciaguratamente quasi intatta ai giorni nostri per quanto attiene la contrapposizione e conflittualità tra ricchezza e povertà, tra sfruttatore e sfruttato, tra privilegi e discriminazioni, tra arroganze e prepotenze dei più forti contro i più deboli socialmente. Maltese, coscienza libera e fiera del proprio pensiero, della propria vocazione artistica e della propria libertà nella dissacrazione del potere economico e politico padronale, unì l’arte e la letteratura all’azione sociale, alla lotta per l’emancipazione della società in cui viveva e lavorava, non si rinchiuse mai nel suo studio né si incollò al suo tavolo di lavoro, ma integrò pensiero e azione al fianco della lotta popolare di emancipazione e liberazione dalla schiavitù padronale.
      Tutta l’Opera del Maltese, per chi non è condizionato da pregiudizi e non ha i paraocchi della cultura clericale, borghese, destroide e reazionaria, è intrisa di elementi materialistici, di verismo sociale e di riscatto e giustizia sociale del marxismo-leninismo. Le sue immagini del duro lavoro, della crudeltà dello sfruttamento, dell’abbrutimento dei lavoratori sfruttati e schiavizzati e delle donne umiliate nella loro dignità esistenziale rappresentano una dura condanna ideale e storica della società capitalistica e clericale disuguale e selvaggia, condannano le cause della sofferenza umana ed esaltano l’aspirazione dell’umanità alla libertà e all’uguaglianza sociale. Non di meno è stata la sua lotta per la libertà di pensiero e di espressione. Sicuramente la sua opera scultorea maggiore è la Solfatrice, simbolo del duro lavoro e dei sacrifici delle donne nelle campagne.
      Si tratta di valori ideali, esistenziali, di altruismo e di abnegazione verso la costruzione di una società superiore a quella attuale che troviamo magistralmente scolpiti nel “Trittico del divenire sociale”, dove sono rappresentate le tre fasi della lotta di classe del proletariato: il lavoratore abbrutito e rassegnato, la reazione violenta ad ogni sfruttamento e il lavoratore vittorioso sul passato sociale della schiavitù: è il trionfo della sua lotta e della conquista del suo potere politico. E oggi, nella ricorrenza del centenario della morte, troppi indegni, per cultura, formazione e appartenenza politica notiamo tra gli esaltatori opportunisti della figura e dell’opera di Maltese, personaggi politici che dobbiamo trovare il coraggio, anche se potenti come i potenti di allora, di smascherare e isolare per evitare che come i loro antenati politici infanghino la memoria e l’opera del nostro illustre Concittadino.
     La prima istituzione deputata, in quanto rappresentante dell’intero popolo di Forio, a commemorare Giovanni Maltese nel centenario della sua morte, avrebbe dovuto essere il Consiglio comunale, convocato in seduta straordinaria. Invece l’amministrazione comunale ha avuto la presunzione di fare tutto da sé e di ignorare, almeno per ora, la massima assise comunale e la povertà dei risultati sono sotto gli occhi di tutti. L’opposizione consiliare non è stata coinvolta nella programmazione dell’evento, ma solo invitata alla conferenza di presentazione per accettare quello che era stato già deciso: vergogna!
      A Domenico Savio, consigliere comunale di opposizione, segretario generale del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e interprete fedele della coscienza ribelle e rivoluzionaria di Maltese esistendo tra i due molte convergenze politiche e sociali, non è stata data la possibilità di intervenire per cinque minuti nella serata di commemorazione sotto il Torrione: vergogna!
      La presentatrice della serata, signora Maria D’Ascia, ignora che a Forio esiste pure una biblioteca aperta al pubblico di circa 5.000 volumi, molti dei quali difficilmente reperibili anche nelle biblioteche nazionali, è la gloriosa biblioteca “Marx-Engels-Lenin-Stalin” del Centro Studi e d’Azione del Marxismo-Leninismo, che, in quanto a testi presenti, eccelle, in modo particolare, nella dottrina filosofica, dialettica, scientifica e materialistica del marxismo-leninismo e nella storia della lotta di classe e rivoluzionaria del movimento operaio e comunista nazionale e internazionale.
      Prima della fine dell’anno il CE.S.A.M-L., con una propria iniziativa, ricorderà degnamente il pensiero e l’opera di Giovanni Maltese e lì sarà pienamente esaltata la figura artistica, letteraria e sociale del nostro grande poeta e scultore. Maltese è e rimane il nostro Dante e la sua memoria deve essere degnamente ricordata e tramandata alle future generazione di Forio. Chiederemo all’illustre storico Nino D’Ambra di intrattenersi, nell’occasione, sugli elementi marxisti del pensiero e l’opera di Maltese.
      Il gruppo consiliare di Forio del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista chiede all’amministrazione comunale di dare, nella presente ricorrenza, una più degna sepoltura al nostro Dante nella parte storica del cimitero comunale erigendogli un meritato e degno monumento sepolcrale.
Forio (Napoli), 24 agosto 2013.
* Consigliere comunale di Forio
  e Segretario generale del P.C.I.M-L.  
RELAZIONE INTEGRALE TENUTA DAL COMPAGNO DOMENICO SAVIO, SEGRETARIO GENERALE DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO MARXISTA-LENINISTA, AL CONVEGNO NAZIONALE SVOLTOSI A FIRENZE IL 17 MARZO 2013 IN OCCASIONE DEL 60° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL COMPAGNO STALIN, MAESTRO E DIRIGENTE DEL PROLETARIATO INTERNAZIONALE.
Care compagne e cari compagni,
     Innanzi tutto portiamo a questo importante convegno, di cui siamo tra i promotori, il saluto e l’augurio di buon lavoro del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista. Il titolo di questo nostro intervento è “Lotta spietata e senza frontiere al revisionismo del principio fondamentale del marxismo, e cioè la dottrina della lotta di classe, e fedeltà assoluta ai principi del marxismo leninismo, condizione essenziale per vincere nella rivoluzione e nella costruzione della società socialista”.
      Il revisionismo del principio fondamentale del marxismo, e cioè la dottrina della lotta di classe, è opera scellerata intellettuale e politica dei revisionisti che favorisce la sopravvivenza dell’infame sistema capitalistico. I revisionisti sono i peggiori nemici ideologici e politici della lotta di classe del proletariato e lo sono ancor di più dei borghesi, perché con le loro idee e proposte controrivoluzionarie svolgono opera di persuasione e di deviazione direttamente all’interno del movimento operaio e comunista. Di conseguenza, senza sconfiggere il revisionismo e i revisionisti è impossibile portare a termine la costruzione della società socialista ed edificare quella comunista.
      Infatti Stalin affermava: “E’ impossibile finirla col capitalismo, senza aver posto fine al socialdemocratismo nel movimento operaio”. Oggi per noi marxisti-leninisti la lotta di classe per il socialismo è ardua, perché, come diceva Enver Hoxha: "Il revisionismo è in ascesa, noi siamo in minoranza, ma andremo avanti, non ci arrenderemo mai. Noi siamo dalla parte del giusto, con noi è il marxismo-leninismo e vinceremo, vinceremo senz'altro. La nostra lotta è difficile, impari, ma giusta e gloriosa". Dunque, non scoraggiamoci per nessuna ragione e puntiamo alla vittoria finale e questo convegno, titolato “Con Stalin per il socialismo”, vuole contribuire a meglio orientare il cammino della nostra lotta di classe e rivoluzionaria.
      Il revisionismo della lotta di classe del marxismo è nato e si è sviluppato quasi parallelamente al marxismo, sicché Marx ed Engels sono stati i primi a individuarne i pericoli controrivoluzionari ideologici e politici e lo hanno combattuto con scritti e attività politica. Basta ricordare la critica di Marx al programma di Gotha della socialdemocrazia tedesca. Marx ed Engels hanno condotto una dura lotta ideologica e politica contro il revisionismo, che ha consentito grandi battaglie rivoluzionarie del proletariato alla fine del XIX secolo. La lotta al revisionismo è continuata senza tregua con Lenin e Stalin, ma, purtroppo, non è stato ancora sconfitto ed anzi si è rafforzato dopo la morte del compagno  Stalin, il XX congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica  e la caduta della gloriosa Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e attualmente ne siamo tragicamente accerchiati. Il nostro lavoro ideologico e politico di smascheramento e condanna del revisionismo è reso ancora più difficile dagli inganni che i revisionisti generano nella classe lavoratrice utilizzando, solo apparentemente, un frasario rivoluzionario e i simboli storici del movimento comunista e operaio.
      Il revisionismo rivede la dottrina della lotta di classe del marxismo snaturandola della sua funzione di classe e trasformandola in politica collaborazionista col nemico di classe, cioè con la classe borghese e il suo sistema di sfruttamento sociale, mediante le politiche economiche del cosiddetto welfare o dello stato sociale, della mediazione tra capitale e lavoro, della cogestione tra padroni e dipendenti, del compromesso istituzionale e della concertazione politico-sindacale tra sfruttatori e sfruttati. Tutto questo attutisce e neutralizza la lotta di classe e fa dormire sonni tranquilli al sistema capitalistico e al potere politico borghese e clericale. I revisionisti per appagare il loro schifoso opportunismo, individualismo, esibizionismo e il godere dei privilegi che la società borghese mette loro a disposizione per ostacolare o contenere la lotta di classe rivoluzionaria del proletariato operano politicamente e programmaticamente alla giornata, nel senso che “Il fine non è nulla, il movimento è tutto”, come affermava il revisionista Bernstein. Come senza teoria rivoluzionaria non può esserci lotta rivoluzionaria così senza lotta di classe rivoluzionaria non può esserci prospettiva per il socialismo. 
     La formazione revisionista degli individui dipende da vari elementi, che vanno affrontati ed esaminati dialetticamente. Karl Marx scriveva: “Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è al contrario il loro essere sociale che determina la loro coscienza”. Dunque, sulla formazione della coscienza e dei comportamenti revisionisti delle persone possono incidere vari fattori con un impatto diverso sulle persone della stessa provenienza di classe e dello stesso stato sociale, ecco perché il disastroso fenomeno deve essere valutato dialetticamente da persona a persona, da situazione a situazione. Tuttavia talune cause scatenanti della formazione revisionista possono essere rappresentate dalle conseguenze negative dell’idealismo, della religione, dell’egoismo, dell’individualismo, dell’ambizione, dell’esibizionismo, dell’arrivismo, della sete di potere, del desiderio di disporre di privilegi diversamente impossibili, dell’origine di classe, della formazione scolastica e culturale, eccetera, tutti elementi propri della cultura comportamentale della società borghese.
      Vediamo cosa ha scritto Lenin in “Marxismo e revisionismo” a proposito dell’agire dei revisionisti: “Determinare la propria condotta caso per caso; adattarsi agli avvenimenti del giorno, alle svolte provocate da piccoli fatti politici, dimenticare gli interessi vitali del proletariato e i tratti fondamentali di tutto il regime capitalista, di tutta l’evoluzione del capitalismo; sacrificare questi interessi vitali a un vantaggio reale o supposto del momento, tale è la politica revisionista. Dall’essenza stessa di questa politica risulta chiaramente che essa può assumere forme infinitamente varie e che ogni problema più o meno “nuovo”,  ogni svolta più o meno inattesa e imprevista – anche se mutano il corso essenziale degli avvenimenti in una misura infima per un brevissimo periodo di tempo – devono portare inevitabilmente all’una o all’altra varietà di revisionismo. Ciò che rende inevitabile il revisionismo sono le sue radici di classe nella società moderna. Il revisionismo è fenomeno internazionale”.
      Lenin continua: “Che cosa rende inevitabile il revisionismo nella società capitalista? Perché il revisionismo è più profondo delle particolarità nazionali e dei gradi di sviluppo del capitalismo? Perché in ogni paese capitalista esistono sempre, accanto al proletariato, larghi strati di piccola borghesia, di piccoli proprietari. Il capitalismo è nato e nasce continuamente dalla piccola produzione. Nuovi numerosi “strati medi” vengono inevitabilmente creati dal capitalismo (appendici della fabbrica, lavoro a domicilio, piccoli laboratori che sorgono in tutto il paese per sovvenire alla necessità della grande industria, come quella delle biciclette e dell’automobile, per esempio). Questi nuovi piccoli produttori sono essi pure in modo inevitabile respinti nuovamente nelle file del proletariato. E’ del tutto naturale quindi che le concezioni piccolo-borghesi penetrino nuovamente nelle file dei grandi partiti operai. E’ del tutto naturale che debba essere così e sarà così sempre, sino allo sviluppo della rivoluzione proletaria (Noi del PCIML, alla luce dell’esperienza storica vissuta, diciamo sino al completamento della costruzione della società socialista.), perché sarebbe un grave errore pensare che per compiere questa rivoluzione sia necessaria la proletarizzazione “completa” della maggioranza della popolazione”.
      Noi aggiungiamo che il parlamentarismo della società borghese, definito da Lenin “cretinismo parlamentare”, è un’altra perla borghese dei revisionisti, che, quando hanno la possibilità, sostituiscono la lotta di classe del proletariato con la vergognosa gestione istituzionale degli affari della borghesia. Ma possiamo essere certi che il revisionismo, che è una dolorosa spina nel fianco della lotta di liberazione del proletariato dall’oppressione e dalla schiavitù capitalistica e che è una variante politica del sistema istituzionale borghese, morirà e sarà seppellito per sempre con il completamento della costruzione della società socialista, allora i revisionisti di tutte le specie e di tutti i tempi saranno chiamati a risponderne,  processati e condannati dalla storia. Qui è bene precisare che quando il nostro Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista si presenta alle elezioni borghesi non lo fa per andare a gestire, come fanno i revisionisti, le istituzioni capitalistiche che lotta per abbattere, ma esclusivamente per portare la lotta di classe rivoluzionaria e rivendicativa del proletariato italiano anche all’interno delle istituzioni nemiche.
      Ma sino ad oggi chi sono stati e chi sono i revisionisti italiani? La revisione in Italia della lotta di classe del marxismo nasce pressappoco con la nascita del partito socialista italiano nel 1892 ed è causa della scissione di Livorno del 1921, da cui nasce il Partito Comunista d’Italia. Prosegue durante la lotta antifascista e segue la sorte della definitiva capitolazione borghese e imperialistica del suddetto partito socialista italiano, mentre si ravviva con Palmiro Togliatti nel 1943-1944 con la trasformazione del PCd’I da partito di classe e rivoluzionario in partito interclassista, che abbandona la via rivoluzionaria al socialismo, che elabora la strategia suicida della via italiana al socialismo e che decide di cogestire le istituzioni borghesi italiane. Da quel momento la fine ingloriosa del partito comunista italiano è segnata a morte e a passaggi progressivi sempre più di natura borghese, clericale e capitalistica giunge alla sua miserabile scomparsa il 3 febbraio 1991.
      Ma il revisionismo italiano non muore col partito comunista italiano, anzi, ancora una volta, si rinvigorisce e prosegue il suo cammino umiliante per la lotta di classe rivoluzionaria del proletariato del nostro paese col nascente partito della rifondazione comunista, guidato prima da Sergio Garavini, poi da Fausto Bertinotti e ultimamente da Paolo Ferrero, da cui nascerà il partito dei comunisti italiani, guidato da Oliviero Diliberto, e anche sinistra ecologia e libertà di Nichi Vendola, tutti campioni del revisionismo italiano più scadente e deprecabile che farebbero impallidire i loro predecessori trotschisti e kruscioviani.
      Ma più che revisionisti è meglio definirli liquidazionisti del marxismo, come il loro predecessore Gorbaciov, visto anche che alle ultime elezioni politiche per conquistare un posto al sole nel parlamento borghese si sono letteralmente mascherati nella coalizione di Pier Luigi Bersani del partito democratico o nella lista, altrettanto borghese e capitalistica, di rivoluzione civile, guidata da Antonio Ingroia: che vergogna! E poi vi sono molti altri cancrenosi revisionismi e revisionisti, come quello del partito comunista dei lavoratori, guidato dal trotschista Marco Ferrando, anch’egli, con altri campioni del neorevisionismo italiano, proveniente da rifondazione comunista. E non parliamo della galassia trotschista, che a livello sovranazionale si ritrova nella quarta internazionale. Inoltre, non tutti quelli che si definiscono marxisti-leninisti lo sono effettivamente. Purtroppo i revisionisti fanno presa su molti compagni e lavoratori che non hanno ancora un’adeguata  formazione ideologica e politica marxista-leninista.

      Nessun borghese e nessun revisionista s’illuda, perché la dottrina marxista della lotta di classe, che è di natura esclusivamente rivoluzionaria, presto riprenderà il sopravvento, interrotto con la morte del compagno Stalin, e percorrerà un lungo e vittorioso cammino sino all’edificazione della società comunista pulendo l’umanità intera da tutte le scorie lasciate nel corso dei secoli dall’oscurantismo idealistico e religioso e dal dominio padronale.
      Così come non esiste una “terza e superiore fase del marxismo-leninismo”, presuntuosamente  elaborata da taluni e collegata al pensiero di Mao Tse Tung, perché i principi e la strategia rivoluzionaria del marxismo-leninismo sono unici e legati indissolubilmente al pensiero e l’opera di Marx, Engels, Lenin e Stalin e all’esperienza storica del bolscevismo, questa è la sola strada possibile che consente la vittoria della rivoluzione proletaria, la costruzione della società socialista e l’edificazione di quella comunista.     
      Insomma, la teoria rivoluzionaria e la lotta di classe rivoluzionaria del marxismo e del marxismo-leninismo attualmente sono accerchiate e combattute da tutte le parti, da nemici interni ed esterni al movimento operaio e comunista nazionale e internazionale. Spetta a noi il compito di spezzare l’accerchiamento del revisionismo e dobbiamo farlo innanzi tutto nel nome di Stalin, così come lui e il Partito Comunista bolscevico si liberarono del trotschismo e dei suoi sabotatori della costruzione del socialismo.
      Però la preparazione e il trionfo della rivoluzione socialista possono avvenire solo avanzando rigorosamente nell’alveo del marxismo-leninismo, tracciato dai nostri grandi maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin. Innanzi tutto dobbiamo lavorare, sul piano ideologico e politico e a viso aperto e senza timore alcuno, per la sconfitta dell’influenza nefasta sulle masse lavoratrici e popolari del revisionismo e del neorevisionismo, cioè quello di nuova fattura, che tra sentimentalismi, infatuazioni e movimentismi penetra più facilmente tra i giovani, che il potere dominante del sistema borghese, clericale e capitalistico ha de-ideologizzato, ridotto alla fame e precluso ogni possibilità di vita dignitosa. Bisogna procedere con fedeltà assoluta ai principi del marxismo-leninismo, alla scienza del materialismo dialettico e del materialismo storico e alla lotta di classe e rivoluzionaria del proletariato.
      I capisaldi di questa lotta sono la crescita del partito di classe e rivoluzionario, che in Italia, secondo la nostra analisi e valutazione ideologica e politica della situazione attuale, corrisponde al Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, la lotta di classe rivoluzionaria, la conquista rivoluzionaria del potere politico alla classe lavoratrice, la dittatura del proletariato, come unica e potente arma di costruzione del socialismo, la distruzione dello stato borghese e la costruzione di quello proletario, la collettivizzazione di tutte le attività sociali, la pianificazione economica e la creazione delle condizioni che consentono il passaggio all’edificazione della società comunista  e l’affermazione del principio nella società socialista “da ognuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo il suo lavoro” e in quella comunista “da ognuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo il suo bisogno”.
      Nel tempo presente la grave, profonda e prolungata crisi di sovrapproduzione di merci e capitali del sistema capitalistico, con la sua espansione imperialistica sull’intero globo terrestre, a causa della principale contraddizione della società capitalistica consistente nella natura sociale della produzione e nell’accaparramento privato della ricchezza prodotta e nella proprietà privata dei mezzi di produzione, sta determinando conseguenze sociali devastanti per tutti i popoli della Terra, dove le forze produttive sono bloccate per l’esistenza di masse ingenti di disoccupati da una parte e l’esigenza crescente dall’altra di generi alimentari e di prodotti industriali.
      Da questa situazione di degrado complessivo dell’esistenza delle masse lavoratrici e popolari discende il nostro convincimento che oramai esistono le condizioni oggettive per la rivoluzione socialista, ma, purtroppo, per varie ragioni mancano ancora quelle soggettive, a causa, principalmente, proprio dell’accerchiamento e del condizionamento della cultura disastrosa del revisionismo, dell’opportunismo, dell’economicismo, del movimentismo, del pacifismo, dello spontaneismo e, non ultimo, dell’estremismo, malattia infantile del comunismo. Come l’era schiavistica e quella feudale anche l’infame sistema capitalistico - sfruttatore, schiavizzatore e massacratore delle masse lavoratrici e popolari - è destinato a scomparire dalla faccia della Terra ed è già sul viale del tramonto, dobbiamo accelerare la sua morte ed evitare di trovarci nel vortice distruttivo della sua definitiva implosione.
      Quest’anno ricorre il 60° anniversario della morte del compagno Stalin, maestro del proletariato internazionale, educatore del marxismo-leninismo, esempio di abnegazione rivoluzionaria per la conquista del socialismo e del comunismo sulla Terra, costruttore della gloriosa Unione Sovietica e del socialismo realizzato nel ventesimo secolo, continuatore dell’opera di Lenin, trionfatore sul nazifascismo, nemico feroce e irriducibile del capitalismo e dell’imperialismo e demolitore delle tesi revisioniste, opportuniste ed economiciste dei principi del marxismo-leninismo. La sola circostanza che oggi siamo qui a ricordare umilmente la grandiosità del suo pensiero e della sua opera immortali, oltre che la sua immensa umanità e vicinanza al proletariato di tutti i paesi,  ci riempie di gioia, ci inorgoglisce e ci sprona ad andare avanti sulla via maestra della rivoluzione e della costruzione del socialismo in Italia e nel mondo intero.
      Il compagno Stalin si è cimentato particolarmente sulla costruzione vittoriosa del primo stato socialista al mondo e sui problemi nuovi che tale lavoro comportava, dopo la dolorosa sconfitta della Comune di Parigi del 1871 e delle rivoluzioni del 1905 e del febbraio 1917 in Russia. Egli è stato un esempio perfetto del rivoluzionario comunista, della dedizione esistenziale assoluta alla causa del comunismo, dell’organizzatore politico straordinario delle masse proletarie e stratega impareggiabile nella conduzione della lotta di classe e a capo dell’eroica e gloriosa Armata Rossa.
      Formatosi alla scuola del marxismo e condividendo il pensiero e la strategia di Lenin, artefice della Rivoluzione d’Ottobre, condottiero instancabile delle armate proletarie nella guerra civile contro l’aggressione imperialistica portata alla vittoriosa Rivoluzione d’Ottobre, studioso della “Questione nazionale” e cofondatore con Lenin della Terza Internazionale nel 1919 e dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche nel 1922 e relatore sul progetto di Costituzione dell’U.R.S.S. del 1936, Stalin dal 1902 al 1917 venne arrestato sette volte dal regime zarista con altrettante evasioni dal carcere e dalla deportazione in Siberia. Il suo nome di nascita è Josif Vissarionovic Giugasvili, ma scelse il soprannome di Stalin, che in russo significa “Acciaio” e con il quale è meglio conosciuto, stimato e amato in tutto il mondo, un soprannome che più di ogni altro si addice alla sua personalità di irriducibile combattente per il socialismo e il comunismo.
      Stalin eccelse, con Lenin, nella definizione della natura di classe e rivoluzionaria del partito di classe per poter condurre alla vittoria qualsiasi rivoluzione socialista: il Partito come avanguardia e come reparto organizzato della classe operaia, come forza suprema dell’organizzazione di classe del proletariato, come forza epuratrice dagli elementi opportunisti, come strumento della dittatura del proletariato e come traghettatore dal socialismo al comunismo. Ossia un Partito di natura bolscevica, forgiato dai principi del marxismo-leninismo, fondato sul principio del centralismo democratico e della subalternità dell’istanza inferiore a quella superiore.
      L’esperienza storica del movimento operaio e comunista ci hanno ampiamente dimostrato che solo un Partito di siffatta fattura ideologica e organizzativa può condurre alla vittoria una rivoluzione socialista. Oggi per lavorare alle future rivoluzioni socialiste e per riprendere il cammino verso il socialismo in ogni paese c’è bisogno di un simile Partito, che in Italia, come abbiamo già detto, per noi corrisponde al Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, di cui ho l’onore di essere il segretario generale.
      A proposito della natura del partito Stalin afferma: “Il partito deve porsi alla testa della classe operaia, deve condurre dietro di sé il proletariato e non trascinarsi alla coda del movimento spontaneo”, come fanno i revisionisti, aggiungiamo noi. E ancora: “Il partito è la forma suprema dell’organizzazione di classe del proletariato”, senza un tale partito il proletariato non può fare e vincere la propria rivoluzione sociale né tantomeno può costruire la sua società socialista. Stalin ha dedicato tutto se stesso alla causa del socialismo e rispondendo a un compagno ha detto: “Può essere certo, compagno, che anche per l’avvenire sono pronto a sacrificare per la causa della classe lavoratrice, per la causa della rivoluzione proletaria e del comunismo universale, tutte le mie forze, le mie capacità e, se necessario, tutto il mio sangue, goccia a goccia” (dalla  “Pravda” del dicembre 1929): di compagni di tale tempra abbiamo bisogno oggi.
      Ecco, all’interno di un importante discorso, cosa disse Stalin al XIX congresso del PCUS: “… E’ necessario raggiungere un tale sviluppo culturale della società che assicuri a tutti i membri della società uno sviluppo completo delle loro capacità fisiche e intellettuali, affinché i membri della società possano ricevere un’istruzione sufficiente per diventare attivi fattori dello sviluppo sociale, abbiano la possibilità di scegliere liberamente una professione, non siano inchiodati per tutta la vita, in seguito alla sussistente divisione del lavoro, a una professione qualsiasi… Per questo occorre prima di tutto diminuire la giornata lavorativa per lo meno sino a sei e poi a cinque ore. Ciò è necessario affinché i membri della società abbiano abbastanza tempo libero per ricevere un’istruzione completa” (da “Problemi economici del socialismo” del 1952). Qui Stalin indica la strada maestra che libera l’umanità dalla schiavitù del lavoro.
      Stalin ha detto ancora: "So che dopo la mia morte sulla mia tomba sarà deposta molta immondizia. Ma il vento della storia la disperderà senza pietà". In queste poche parole Stalin ha previsto tutte le menzogne, calunnie e maldicenze che i nemici di classe – quali l’imperialismo, il capitalismo, il cattolicesimo e il revisionismo che egli per difendere la costruzione del socialismo aveva combattuto e sconfitto clamorosamente - gli avrebbero versato addosso per dissuadere il proletariato di tutti i paesi dall’organizzare e condurre la lotta di classe per seppellire il capitalismo e costruire il socialismo. E così è stato da subito dopo la sua morte sino ai giorni nostri. Noi oggi siamo qui anche per fare giustizia delle infamie dei nostri nemici di classe e per farlo abbiamo voluto trattare la questione di estrema attualità dello scellerato revisionismo e degli infami revisionisti. 
      Le nuove generazioni di comunisti, le nuove leve di marxisti-leninisti e le organizzazioni giovanili comuniste nazionali e internazionali per percorrere la via maestra marxista-leninista verso la rivoluzione e la costruzione della società socialista devono assumere integralmente il pensiero e l’opera rivoluzionari del compagno Stalin, così come quelli di Marx, Engels e Lenin. La via per il socialismo non è una passeggiata, non è debolezza, non è sentimentalismo né tanto meno compassione per il nemico di classe, che ha usato, sta usando e utilizzerà tutta la sua forza distruttiva per sopravvivere e annientarci, ma è lotta di classe dura, impietosa, determinata e accanita contro il nemico di classe come lo è stata quella del compagno Stalin nell’intero corso della sua vita politica e rivoluzionaria, da lui dobbiamo imparare ad essere comunisti coerenti e combattenti instancabili per il socialismo. Dobbiamo imitarne il coraggio, la fermezza, l’umanità, l’onestà, l’orgoglio e la semplicità di vita.
      La rivoluzione socialista e la costruzione della società socialista se necessario vanno difese con ogni mezzo necessario, diversamente non avrebbe senso fare una rivoluzione e poi farcela scippare dalla decaduta borghesia. Puliamo costantemente la tomba di Stalin dalle immondizie che il nostro nemico di classe, a partire dalla falsa sinistra comunista revisionista, opportunista, socialdemocratica ed economicistica, gli riversa quotidianamente sopra. Nel suo nome svolgiamo l’arduo lavoro di educatori del marxismo-leninismo e avanziamo sulla strada maestra della rivoluzione e della costruzione della società socialista. Stalin rappresenta la discriminante, nel senso che chi è contro Stalin è contro il comunismo, è un anticomunista e favorisce il revisionismo che riconduce al capitalismo, così come è tragicamente avvenuto nell’ex Unione Sovietica e nei paesi ex socialisti dell’est europeo e non solo.
      Ecco cosa ha scritto di Stalin il compagno Gheorghi Dimitrov, segretario dell’Internazionale Comunista: “Imparare da Stalin il marxismo creativo, imparare da Stalin a costruire il Partito bolscevico, imparare da Stalin a rafforzare i legami con le masse di tutte le condizioni, imparare da Stalin a lottare contro la socialdemocrazia, imparare da Stalin l’audacia rivoluzionaria e il realismo rivoluzionario, imparare da Stalin a essere impavidi nel combattimento e spietati verso il nemico di classe, imparare da Stalin a superare con volontà inflessibile tutte le difficoltà e a vincere il nemico, imparare da Stalin a essere fedeli sino in fondo alla causa dell’internazionalismo proletario: ecco le condizioni principali per preparare e conquistare la vittoria della classe operaia”.
      Compagno Stalin, nostro Maestro, a 60 anni dalla tua dolorosa e insostituibile perdita qui riaffermiamo solennemente che mai i nemici di classe, interni ed esterni al movimento comunista e operaio nazionale e internazionale, riusciranno a cancellare la tua memoria e la tua opera dalla coscienza del proletariato del mondo di tutti i tempi, mentre il tuo insegnamento di vita continuerà ad essere una guida sicura verso la rivoluzione, il socialismo e il comunismo per tutti i popoli della Terra e le future generazioni di combattenti comunisti e sino a quando il sole del comunismo non illuminerà l’intero Pianeta e oltre. Noi comunisti abbiamo il dovere di distruggere il capitalismo prima che questo distrugga l’umanità intera!
Viva Stalin, Viva il suo insegnamento di lotta e di vita!
Firenze, 3 marzo 2013.
                                                                                                     Domenico Savio
                                                                                      Segretario generale del P.C.I.M-L.