TRISTE 1° MAGGIO DI FESTA E NON DI LOTTA PER TUTTI I LAVORATORI!
Oramai da decenni il 1° Maggio è diventato per molti lavoratori un’avvilente
e deprecabile Festa di regime capitalistico, organizzata e offerta pomposamente
dai sindacati borghesi di regime posti al servizio del potere politico e degli
affari della classe padronale, sfruttatrice e repressiva della dignità
esistenziale delle masse lavoratrici e popolari. Purtroppo ciò coinvolge la
maggioranza dei lavoratori operai e intellettivi che appare rassegnata,
distratta, smarrita, vuota dei propri ideali di classe, priva di un impegno di
riscatto sociale, sostenitrice incoscienti e irresponsabile di partiti e
sindacati borghesi, clericali e capitalistici suoi dichiarati nemici di classe. E’ una dolorosa realtà da
cui è difficile prevederne l’ora dell’uscita e della riscossa rivoluzionaria
per la conquista di una vita migliore e uguale per tutti. Nel giorno della loro
Festa sollecitiamo questi lavoratori a unirsi ai loro compagni che lottano per
la comune liberazione dalla schiavitù capitalistica.
Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista è alla testa delle agguerrite
minoranze politiche e sindacali di classe e rivoluzionarie che tra infinite
difficoltà Resistono alle aggressioni del nemico di classe e lottano per
migliorare le condizioni di vita oggi e per la prospettiva della nuova società
socialista. Facciamo appello alla parte migliore del proletariato italiano
affinché militi e lotti nel proprio Partito e Sindaco di classe: la vittoria
della Rivoluzione Socialista ci aspetta!
di Domenico Savio*
Oggi è l’ennesima “Festa del 1° Maggio”,
che negli ultimi decenni dai vertici sindacali di regime capitalistico, imborghesiti
e traditori degli interessi dei lavoratori, è stata trasformata in una
manifestazione di benevole ed educata rivendicazione nei confronti della nemica
classe padronale e attentamente depurata da qualsiasi valore e mordente di lotta
di classe. La giornata che pressappoco dalla seconda metà dell’ottocento e sino
alla fine degli anni ’70 del novecento era l’occasione per le masse proletarie
e popolari, guidate e incoraggiate dall’avanguardia della classe operaia, di
manifestare tutta la propria rabbia e disperazione sociale contro lo
sfruttamento e la repressione padronale, l’oppressione dei governi borghesi e
capitalistici, la durezza delle condizioni di lavoro nelle fabbriche, nei campi
e nei servizi, il dramma dei salari e stipendi di fame, la disperazione della
disoccupazione, le difficoltà quotidiane della vita sociale e gridare nelle
piazze le parole d’ordine per l’organizzazione, la lotta di classe e la
sollevazione rivoluzionaria per costruire la nuova società dell’uguaglianza e della
dignità esistenziale, attualmente dalle confederazioni sindacali sostenitrici
del sistema dominante, dai partiti e dalla cultura borghesi, con la complicità
diretta e suicida della maggioranza della classe lavoratrice operaia e
intellettiva che non si ribella ancora a tanto affronto e vergogna, è stata fatta scadere in una Festa priva di
qualsiasi valore di classe e rivoluzionario per un radicale cambiamento della
società odierna.
Purtroppo in questa giornata i lavoratori
nella loro maggioranza - pur patendo il male dello sfruttamento e
dell’umiliazione padronale nelle aziende, del misero e umiliante assistenzialismo
economico di regime, della tragedia della disoccupazione, della vasta povertà
sociale, dell’insicurezza generalizzata della vita, della negazione di diritti
e risposte concrete ai fabbisogni quotidiani, della malasanità per i lavoratori
e le fasce sociali più povere, della scuola ridotta a stampella del sistema
economico, politico e sociale borghese dominante e privata di mezzi sufficienti
e di autonomia per essere un vero laboratorio di sapere, di libertà, di
democrazia e di dignità umana e sociale, dei disagi e degli elevati costi nei
trasporti, specialmente per i lavoratori pendolari, dell’assoluta mancanza di
prospettiva di lavoro, di sistemazione e di dignità di vita per le giovane e i
giovani e del soffocante stato di arretratezza strutturale e sociale del
Mezzogiorno d’Italia, dove per tanti operai, braccianti, diplomati e laureati
disoccupati e vessati l’emigrazione secolare è rimasta l’unica e amara
alternativa di vita – e incoscienza di classe sono indotti dal potere politico
e sindacale borghese a festeggiare e non lottare con la durezza derivante dal
bisogno, dall’angoscia e dalla volontà di conquistare una vita migliore.
Così in questa giornata c’è chi va al
mare se la giornata è calda e soleggiata, chi nei boschi a respirare l’aria
fresca e meno inquinata, chi va a consumare il frugale pasto sul prato di un
parco cittadino, collinare o montuoso, chi fa podismo o altra attività sportiva
e molti per divertirsi, per applaudire i propri divi, per liberarsi dalla
tensione che le trasmettono le difficoltà della vita nella società
capitalistica vanno al concertone preparato e offerto dai sindacati confederali
borghesi del compromesso, della concertazione col governo e il padronato, dell’economicismo
e del corporativismo, un concertone che produce lo stesso effetto di quando nei
decenni passati le grandi aziende di domenica offrivano ai propri dipendenti di
assistere gratuitamente alla partita di calcio per scaricarsi della tensione
accumulata durante la dura settimana di lavoro trascorsa e rinfrancarsi un po’
per iniziare quella del giorno dopo. Insomma, un po’ di musica, di svago, di
applausi, di ascolto del solito sermone rassicurante dei vertici sindacali e
qualche birra per passare una giornata diversa, ma non di impegno di lotta e di
riscatto come la situazione richiede ed è auspicabile che avvenga presto.
E’ l’immagine triste e deplorevole di una
parte consistente della classe lavoratrice operaia e intellettiva oggi che ha
disgraziatamente smarrito, per responsabilità propria e altrui, la dritta
strada dell’organizzazione e della lotta di classe e rivoluzionaria per il suo
millenario riscatto dallo sfruttamento e dalla schiavitù padronale e sociale, che
si è rassegnata all’esistente diventando persino complice dei propri mali e del
prolungarsi della sopravvivenza dell’infame sistema capitalistico e della sua
espansione imperialistica. Questa disarmante situazione di resa incosciente di
tanti lavoratori al drammatico esistente è anche la conseguenza dell’affievolimento
della funzione dirigente dell’avanguardia della classe operaia, cioè della
parte più avanza ed emancipata dell’insieme della classe operaia. Proprio per
effetto del dominio assoluto della cultura e del potere borghese sulla società
le componenti di classe e rivoluzionarie del movimento operaio si sono ridotte
paurosamente sino a scomparire del tutto in taluni settori produttivi o dei
servizi sociali. Alla base di questo disastro e immobilismo asfissiante di una
parte considerevole della classe lavoratrice c’è anche la rinuncia incosciente ad
autoemanciparsi attraverso la lettura e l’assimilazione dei testi del
marxismo-leninismo e dell’esperienza storica delle lotte vittoriose del
movimento operaio nazionale e internazionale.
Il P.C.I.M-L. lavora per la rieducazione
sindacale e politica di classe e rivoluzionaria di questi lavoratori e nella
giornata del 1° Maggio lo fa partecipando, sostenendo e incoraggiando le
minoranze rivoluzionarie dell’avanguardia della classe operaia che manifestano contro
i padroni e il loro potere e Stato borghese e clericale.
La verità è che la forza organizzativa,
combattiva e vincente della classe lavoratrice è cominciata a scemare a partire
dal tradimento dei gruppi dirigenti revisionisti, opportunisti e carrieristi
nelle istituzioni della borghesia dell’ex Partito Comunista Italiano e della
Confederazione Generale Italiana dei Lavoratori a partire dalla metà degli anni
’70 del secolo scorso, quando oramai pur non essendo più organizzazioni di
classe e rivoluzionarie da decenni hanno totalmente abbandonato la difesa di
classe dei lavoratori e sono passati armi e bagaglio a sostenere sfacciatamente
e totalmente gli interessi economici, politici e sindacali del sistema capitalistico
e imperialistico. I Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin
e Stalin ci hanno insegnato, tra l’altro, che il proletariato o è
rivoluzionario o non è nulla nella lotta per migliorare le condizioni della sua
esistenza, che esso non ha altra arma che l’organizzazione nella lotta per la
conquista del potere, che senza teoria rivoluzionaria non vi può essere
movimento rivoluzionario e che privo della forza necessaria del suo partito di
classe e rivoluzionario non può sperare in nessuna liberazione dalla catene
dello sfruttamento capitalistico.
Quello che oggi manca è un forte partito comunista
marxista-leninista, fatto di quadri rivoluzionari che donano tutta la loro vita
con le loro energie intellettuali e di lotta alla causa suprema della vittoria
della rivoluzione proletaria socialista, alla conquista del potere proletario,
alla costruzione della società socialista e all’edificazione di quella
comunista. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, di cui ho l’onore
di essere il Segretario generale, che possiede tutte le qualità ideologiche e
politiche marxiste-leniniste, sfortunatamente non ha avuto ancora dal
proletariato italiano il consenso militante necessario per promuovere e fare
avanzare un processo rivoluzionario nel nostro paese capace di sconfiggere i
governi borghesi e conquistare quello proletario. La disgrazia è che con
l’incoscienza di classe attualmente la maggioranza dei lavoratori sfruttati col
loro contributo economico mensile continuano a foraggiare i gruppi dirigenti
dei sindacati confederali loro avversari e a sostenere elettoralmente i partiti
della borghesia di centrodestra, di centro e di centrosinistra, mentre
disertano le iniziative della minoranza di classe. Incredibile e intollerabile
è anche la circostanza che quando alle elezioni delle assemblee politiche elettive
è presente anche un sicuro partito comunista marxista-leninista questo non
viene votato dalla maggioranza dei lavoratori, che, al contrario, votano i partiti
della loro nemica classe borghese e quelli riformisti, revisionisti e
opportunisti.
Noi lottiamo per la crescita del
P.C.I.M-L. e del Sindacato di Classe dei Lavoratori Italiani, sicure
Organizzazioni di classe e rivoluzionarie, per migliorare le condizioni di vita
attuali delle masse lavoratrici e popolari, per avvicinare l’ora della
Rivoluzione Socialista e della conquista del potere proletario, per elevare la
coscienza di classe del proletariato italiano avvicinandolo alla cultura
comunista e liberandolo intellettualmente dall’attuale sudditanza alla culturale
politica e sindacale borghese e al clericalismo, per fare nuovamente del 1°
Maggio una giornata di Festa non più all’insegna della cultura e degli
interessi della classe borghese bensì di mobilitazione ideale, politica e
sindacale di avvicinamento alla svolta rivoluzionaria e per incoraggiare le
nuove generazioni, donne e uomini uniti dalla stessa disastrosa condizione
sociale e dalla medesima ambizione di cambiare questo mondo di ingiustizie, di
soprusi e disuguaglianze, ad abbandonare le lusinghe ingannatrici del potere
dominante e unirsi a noi nella lotta per il comune riscatto sociale.
Attualmente vi sono tutte le condizioni oggettive, cioè economiche e sociali,
per promuovere una vittoriosa sollevazione popolare rivoluzionaria del popolo
italiano, ma disgraziatamente mancano quelle soggettive, cioè quelle della presa di coscienza della maggioranza
della classe lavoratrice sfruttata e maltrattata da quella padronale che è
giunta l’ora della riscossa rivoluzionaria per seppellire, finalmente e definitivamente,
il vecchio mondo schiavistico e spalancare le porte a quello nuovo, fatto di
uguaglianza e di dignità della vita sulla Terra. Questo è il nostro 1° Maggio,
impegnato alla scrivania, alla lettura in biblioteca o nella feroce protesta di
piazza affinché presto diventi una vera Festa per la conquista del Nuovo Mondo
prima socialista e poi comunista. Solidarietà di lotta e vicinanza fraterna del
P.C.I.M-L. alle ancor limitate avanguardie sindacali di classe e rivoluzionarie
del proletariato italiano che in questa giornata lottano nelle piazze ed
esprimiamo loro l’auspicio che presto diventino maggioranza e con noi contribuiscano
ad affermare il Nuovo Potere Proletario in Italia. Viva il 1° Maggio della
riscossa proletaria rivoluzionaria per la conquista del Socialismo.
Forio (Città Metropolitana di
Napoli), 1° Maggio 2017.
DALLA
RESISTENZA ANTINAZI-FASCISTA DI
IERI ALLA
RIVOLUZIONE SOCIALISTA DI OGGI!
1943/1945 - 25 aprile - 2017: passare
dalla Resistenza alla Rivoluzione socialista per liberare l’Italia, l’Europa e
il pianeta Terra dalla tragedia del capitalismo e dell’imperialismo, che
generarono il fascismo e il nazismo e oggi disperazione sociale, emigrazione,
guerre e terrorismo!
di Domenico Savio*
Siamo al 72° anniversario dalla
liberazione dell’Italia e dell’Europa dalla tragedia storica del fascismo e del
nazismo, ma da allora sul terreno sociale nulla è cambiato, perché il
capitalismo e l’imperialismo, che generarono quel disastro umanitario, dopo
essere riusciti, coi meschini tradimenti interni al movimento comunista e
operaio nazionale e internazionale, a distruggere l’Unione Sovietica e l’intero
mondo socialista realizzato nel secolo scorso, hanno ripreso a dominare assoluti
il Pianeta determinando le nuove tragedie di oggi, anche perché per i coerenti
comunisti e la classe operaia emancipata la Resistenza combattuta
nel periodo 1943-1945 nel suo insieme non fu una rivoluzione proletaria
socialista, il cui obiettivo fu sabotato dalle stesse forze politiche e
militari della borghesia repubblicana e progressista che pure l’avevano
combattuta e vinta.
Purtroppo furono sconfitti il fascismo e il
nazismo di quel periodo, ma non il capitalismo e l’imperialismo economico,
politico e militare che li avevano imposti per sopravvivere alla prima ondata
delle rivoluzioni proletarie socialiste per eliminare ogni ingiustizia sociale
e costruire il nuovo mondo socialista. Così dopo lunghi e tragici 72 anni le
condizioni di vita dei popoli non sono cambiate rispetto ad allora, ma solo
peggiorate in privazioni e tragedie d’ogni genere. Il mostro dai mille
tentacoli che strozza in ogni ora del giorno l’esistenza dell’umanità intera si
chiama capitale monopolistico; sistema bancario mondiale, capeggiato dalla
Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europee, tutte
private; strozzinaggio bancario; Agenzie di Rating, cioè Agenzie di valutazione
delle società emittenti titoli sul mercato finanziario; libero mercato;
concorrenza spietata e senza limiti; mercato finanziario; accentramento della
ricchezza e della produzione; globalizzazione della produzione e dello
sfruttamento del lavoro; dittatura dell’informazione e della formazione
dell’opinione pubblica, affidata rigorosamente a conduttori e commendatori del
regime e della dittatura politica e sociale dominante; eccetera. Ma vediamo
come Lenin definisce in modo magistrale e attuale la perversione mondiale del
capitale monopolistico.
[Lenin, da “L’imperialismo fase suprema
del capitalismo”, capitolo VII “L’imperialismo, particolare stadio del
capitalismo”, “… dobbiamo dare una definizione dell’imperialismo, che contenga i suoi cinque
principali contrassegni,
e cioè: 1)
la concentrazione della produzione e del
capitale, che ha raggiunto un grado talmente alto di sviluppo da creare i
monopoli con funzione
decisiva nella vita economica; 2)
la fusione del capitale bancario col
capitale industriale e il formarsi, sulla base di questo «capitale finanziario»,
di un’oligarchia finanziaria; 3)
la grande importanza acquistata
dall’esportazione di capitale in confronto con l’esportazione di merci; 4) il sorgere di associazioni monopolistiche internazionali di
capitalisti, che si ripartiscono il mondo; 5) la
compiuta ripartizione della terra tra le più grandi potenze capitalistiche.
L’imperialismo
è dunque il capitalismo giunto a quella fase di sviluppo, in cui si è formato
il dominio dei monopoli e del capitale finanziario, l’esportazione di capitale ha
acquistato grande importanza, è cominciata la ripartizione del mondo tra i trust
internazionali, ed è già compiuta la ripartizione dell’intera superficie
terrestre tra i più grandi paesi capitalistici”.
Le conseguenze distruttive del dominio capitalistico e imperialistico
sulla Terra diventano sempre più annientatrici dei bisogni di vita e della
stessa sopravvivenza del genere umano, tra cui: il diffuso disagio sociale, tra
cui quello giovanile senza prospettiva di lavoro e di dignità esistenziale; la
disoccupazione dilagante; le iniquità in tutti i settori sociali; la ricchezza
socialmente prodotta è nelle mani di pochi parassiti capitalisti, che
gozzovigliano sulla fame del popolo; i ghetti abbandonati e invivibili delle
periferie delle grandi metropoli; la prostituzione come fuga dalla miseria; la
povertà che affligge, spinge alla disperazione e a procurarsi il cibo in
qualsiasi modo possibile; le emigrazioni in massa di popoli alla ricerca di
cibo e di una vita meno disperata; l’impossibilità della civile e umanitaria
integrazione tra popoli ed etnie diverse; le guerre capitalistiche e
interimperialistiche che assassinano le masse proletarie e popolari di intere
nazioni; il mercato delle droghe; le mafie dalle mille facce, bene allevate dalla
rapina capitalistica del frutto del lavoro altrui, attraverso lo sfruttamento
che produce profitti; i ricchi hanno i soldi per curarsi e il popolo muore per
la scarsa assistenza sanitaria pubblica; un potere politico e istituzionale
della borghesia di destra, centro e centrosinistra soffocante e repressivo dei
diritti e dei bisogni popolari, potere posto al servizio del capitale
monopolistico bancario e finanziario; il terrorismo dalle tante facce –
reazionario, religioso ed economico-finanziario -, che è l’ultima scellerata e
universale conseguenza dell’infame ordine sociale dello sfruttamento e
arricchimento padronale.
Dinanzi a questo mondo di ignobili disuguaglianze, discriminazioni,
insicurezza della vita, apprensioni continue, che generano pure patologie
cardiache, psichiche, diabetologiche e altre, indigenza e conseguente umiliazione
dell’esistenza umana di masse sterminate di uomini e donne, di popoli e
minoranze etniche, è riduttivo, per i coerenti comunisti e la classe operaia emancipata,
difendere solamente la memoria storica della Resistenza antinazi-fascista,
marciare o esaltarla semplicemente nei discorsi, come puntualmente avviene da
72 anni, senza rapportarla alla tragica realtà di oggi e porsi il problema
della sua continuità e del suo completamento storico con gli strumenti politici,
organizzativi e di lotta che ne garantiscano la vittoria e il raggiungimento
degli obiettivi da raggiungere, consistenti nella conquista del potere e del
governo proletario della società.
Il capitalismo e l’imperialismo, che circa
un secolo fa gestirono e partorirono il fascismo e il nazismo per difendersi
dall’avanzata del potere proletario in Europa, attualmente impongono la stessa politica
economica e sociale repressiva di allora, ma lo fanno coi loro governi borghesi
e con metodi e mezzi solo apparentemente meno spietati, perché la protesta
proletaria è ancora debole e per loro non rappresenta un pericolo immediato di
sopravvivenza. Fascismo economico, politico e repressivo era ieri e tale è
oggi, è cambiata la forma ma non il contenuto. La repressione della protesta di
classe del proletariato è sempre pronta e spietata. Lo vediamo nelle dure
vertenze di lavoro e di difesa del patrimonio ambientale da parte del movimento
operaio e progressista nei confronti degli affari speculativi delle
multinazionali dell’energia e del trasporto terrestre,
Oggi la Resistenza
di 72 anni fa si chiama Rivoluzione proletaria socialista, l’unica che può
liberare l’umanità dai mali denunciati, che può mettere fine ai governi
borghesi, clericali e capitalistici dello sfruttamento e della repressione del
movimento operaio e delle masse popolari, che può seppellire per sempre il
pericolo delle efferatezze passate e presenti del fascismo e del nazismo, che
può abbattere il sistema di rapina capitalistico e imperialistico, che può
sconfiggere il potere economico e politico del capitale monopolistico con tutte
le tragedie di cui ha coperto e copre la superficie terrestre, che può
conquistare il potere alla classe lavoratrice operaia e intellettiva, che può
liberare il lavoro dallo sfruttamento padronale determinando le condizioni per
garantirlo a tutti e avviare la costruzione della società socialista lungo la
strada che conduce all’edificazione di quella comunista.
Per raggiungere questo obiettivo storico e di civiltà occorre che la
classe operaia e tutte le forze sinceramente e concretamente progressiste del
nostro paese liberino la propria coscienza da ogni residuo di dipendenza
arcaica e moderna dal più forte socialmente, cioè dalla classe padronale, credano
nella propria capacità di diventare classe protagonista e dirigente, si
istruiscano ai principi del marxismo-leninismo, si convincano della propria
forza di liberazione dall’oppressione altrui, rafforzino il proprio Partito di
classe e rivoluzionario, cioè il P.C.I.M-L., assimilino e mettano in pratica
gli insegnamenti ideali e politici migliori della Resistenza comunista
antinazi-fascista del 1943-1945, antimonarchica, anticapitalistica e antimperialistica,
repubblicana e rivoluzionaria per il socialismo.
Oggi questo è il nostro 25 aprile della Resistenza e della Guerra Civile
di Liberazione festeggiato il 25 aprile 1945, è il 25 aprile per la Rivoluzione proletaria
socialista in Italia, di cui già ne abbiamo tracciato le linee strategiche e
tattiche, è il 25 aprile della riconoscenza rivoluzionaria ai martiri di quella
eroica e gloriosa epopea ed è il 25 aprile dell’impegno ideologico e politico
del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista di lavorare instancabilmente
per avvicinare il momento della conquista del potere proletario socialista in
Italia.
Forio, Città Metropolitana di Napoli, 25
aprile 2017.
* Segretario generale del P.C.I.M-L.
PER UNA CELEBRAZIONE UNITARIA E COMBATTIVA DEL 100°
ANNIVERSARIO DELLA RIVOLUZIONE SOCIALISTA D’OTTOBRE!
Alle compagne
e ai compagni comunisti, alle proletarie e ai proletari tutti, ai giovani
rivoluzionari, all’intellettualità d’avanguardia, alle loro organizzazioni.
Lo scorso 5 marzo 2017 – in occasione
del 64° anniversario della scomparsa del compagno Stalin – si è costituito a
Roma il Comitato promotore della celebrazione del centesimo anniversario della
Rivoluzione Socialista d’Ottobre, che ha assunto la denominazione “Attualità
della Rivoluzione d’Ottobre!”.
Di fronte alla campagna anticomunista
che la borghesia e gli esponenti delle varie tendenze opportuniste,
revisioniste, socialdemocratiche, trotskiste, ecc., stanno conducendo, e in
modo più aggressivo e calunnioso condurranno sino alla fine dell’anno del
centenario, per affermare la tesi della inutilità della rivoluzione proletaria,
per denigrare le grandi conquiste del socialismo realizzato nel secolo scorso e
per dissuadere le masse lavoratrici e popolari di oggi dal preparare e compiere
la loro rivoluzione socialista, intendiamo realizzare una celebrazione basata
sul rilancio delle ragioni dell’Ottobre Rosso e sull’estrema attualità della
rivoluzione proletaria.
Lavoriamo per una ricorrenza
diametralmente opposta e contraria a qualsiasi atteggiamento retorico,
accademico, o caratterizzato dalla presunta “inattualità” della Rivoluzione
d’Ottobre.
Siamo impegnati per realizzare una
celebrazione piena di entusiasmo e attitudine rivoluzionari, che contribuisca a
valorizzare e attualizzare i genuini insegnamenti e le lezioni della
Rivoluzione Socialista d’Ottobre, il suo significato fondamentale e la sua
importanza a livello internazionale, per infondere nelle masse sfruttate e
oppresse la consapevolezza che la rivoluzione socialista è l’unico mezzo per uscire
dalla crisi generale del sistema capitalistico moribondo e criminale.
Intendiamo lavorare per una
celebrazione che sia al massimo unitaria e combattiva, che sappia mettere in
evidenza ciò che sul terreno dell’attualità della Rivoluzione d’Ottobre unisce
le forze partecipanti e che veda i sinceri comunisti, la classe operaia, i giovani
e le donne rivoluzionari, le forze del sindacalismo di classe, le
organizzazioni combattive delle masse popolari come protagonisti dell’evento.
Il Comitato, di carattere aperto, ma
fermo sulla necessità e attualità della Rivoluzione d’Ottobre, ha deciso di
concretizzare la ricorrenza con una campagna comune, che si svilupperà nei
prossimi mesi attraverso le seguenti attività.
Realizzare incontri preparatori in
diverse città con conferenze, incontri, mostre, cineforum, presentazioni di
scritti di Lenin e di Stalin, rivolti soprattutto ai giovani proletari e agli
studenti.
Predisporre un manifesto nazionale con
lo slogan “A 100 anni dalla Rivoluzione d’Ottobre prepariamoci alla Rivoluzione!”;
Intensificare la propaganda per il
centenario attraverso comunicati, volantini, etc.
Le iniziative per il Centenario
culmineranno in due eventi nazionali:
·
Un
convegno-dibattito preceduto da una serata di cultura rivoluzionaria da tenersi
il 28- 29 ottobre; nella stessa occasione, verrà proiettato il film “Ottobre”
di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn.
·
Uno
sciopero politico nazionale, con manifestazione il 7 novembre, che leghi le
ragioni e l’estrema attualità della Rivoluzione Socialista d’Ottobre alle
gravissime condizioni di lavoro e di vita della classe operaia e delle masse
popolari, determinate da padroni e governo anche con l’abbattimento del diritto
del lavoro, per un deciso e radicale cambiamento politico dalla parte dei
lavoratori.
E’ comune
intendimento realizzare la celebrazione del Grande Ottobre con una forte valenza
internazionalista e come un momento per sviluppare il confronto e il dibattito
politico e ideologico sulle principali questioni all’ordine del giorno nel
movimento comunista nazionale e internazionale, per aiutare e rilanciare il
processo unitario basato sui principi del comunismo e
sulla natura rivoluzionaria del marxismo-leninismo.
Su queste basi il convegno sarà
introdotto da una relazione comune del Comitato promotore, che rifletterà la
natura di classe e rivoluzionaria della ricorrenza.
Al termine della campagna sul 100°
anniversario dell’Ottobre verrà svolto un bilancio politico comune
dell’esperienza compiuta e verranno pubblicati gli atti.
Invitiamo tutti i sinceri comunisti, la
classe operaia e le forze autenticamente progressiste, le organizzazioni
politiche, sindacali e sociali di classe del proletariato, le masse lavoratrici
e popolari, i disoccupati, le donne e i giovani rivoluzionari, insomma, tutti
coloro che hanno nel cuore la Rivoluzione Socialista d’Ottobre e ne invocano
l’attualità ad aderire al Comitato sorto sulla base dell’appello che
alleghiamo, partecipare alle prossime riunioni, dare il proprio apporto e
sostenere le iniziative in programma.
Viva la Grande Rivoluzione
Socialista d’Ottobre!
Roma, 18 marzo 2017
Comitato “Attualità
della Rivoluzione d’Ottobre!”
A NOVEMBRE PROSSIMO A ISCHIA IL 4° CONGRESSO
NAZIONALE DEL P.C.I.M-L., LA CELEBRAZIONE DEI
100 ANNI DALLA GLORIOSA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE E COMMEMORAZIONE DEI 64 DALLA MORTE DI STALIN!
SOLO CON LA RIVOLUZIONE
PROLETARIA
SOCIALISTA IL PIANETA POTRA’ USCIRE
DALL’ATTUALE DISORDINE MORALE
E SOCIALE! IMPARIAMO
DALL’OTTOBRE 1917 E DALL’OPERA
E VITA DI STALIN! PROLETARI DEL BRACCIO
E DELLA MENTE, TRASFORMIAMO IN UN FERMENTO RIVOLUZIONARIO IL CENTENARIO DEL GRANDE OTTOBRE!
di Domenico Savio*
Lavoratori del braccio e dell’intelletto sfruttati e affamati da un
padrone qualsiasi pubblico o privato che sia, sul nostro pianeta l’esistenza
del genere umano, e anche quella delle specie inferiori, è diventata una bolgia
infernale, persino peggiore che nel passato e di questo passo presto il
risultato non potrà che essere la rovina inevitabile per ogni cosa vivente, a
meno che non cambi e presto il governo politico, economico e sociale della
nostra Terra. Domina un caos generalizzato, dove un gruppo di ladri capitalisti
e imperialisti, legalizzato e autorizzato a tale infamia dal proprio sistema di
potere politico, legislativo e giudiziario di natura borghese e religiosa,
possiede la quasi totalità della ricchezza prodotta dalle masse lavoratrici e
popolari dei vari paesi e opera per accentrarla e incrementarla sempre di più
con l’accumulo di nuovi profitti attraverso il barbaro sfruttamento del lavoro
altrui, non curante delle tragedie sociali che tale ladrocinio produce e
colpisce brutalmente i popoli e le classi sociali sottoposte al loro dominio.
Questa che viviamo continua a essere l’epoca del capitalismo
sviluppatasi in centri di potere imperialistici mondiali, – oggi i più forti e
agguerriti sono quelli nord americano, europeo, cinese e giapponese – e nella
cosiddetta globalizzazione della produzione e dei mercati, dove il lavoro
proletario per molti aspetti è ritornato ad essere di natura schiavistica e
dove i popoli sono letteralmente rapinati della propria ricchezza naturale e
sociale a livello non solo nazionale ma prevalentemente mondiale, perché oramai
unico è il centro di potere imperialistico che sovrasta e opprime l’intero
pianeta.
Tale ordine mondiale imperialistico - che per continuare a mantenere il
dominio sul pianeta si serve del fedele
sostegno dei governi borghesi e
dell’oscurantismo religioso e utilizza il gigantesco potere imbonitore
delle masse popolari attraverso il possesso e l’utilizzo dei mezzi di
informazione, di formazione dell’opinione pubblica e della coscienza
collettiva, di controllo delle comunicazioni tra le persone giungendo ad
eliminare qualsiasi forma di riservatezza nelle conversazioni - è responsabile
dello stato perenne di guerre di aggressione, di assassinio, di sterminio di
massa, di sottomissione con governi fantoccio, di sfruttamento del lavoro
proletario, di rapina della ricchezza
prodotta e dei beni naturali dei popoli schiavizzati in tante parti del pianeta
e negli ultimi decenni in modo particolare nel Medio Oriente, in Africa e in
America Latina.
E’ l’imperialismo di quella esigua minoranza di tiranni possidenti della
ricchezza del mondo, banchieri, finanzieri, mercanti di beni e monete, che
genera disoccupazione, miseria, malattie, epidemie, guerre economiche e di
potere, inquinamento alimentare e ambientale, migrazione di popoli, assassinii
nelle traversate migratorie del Mediterraneo, tragedie naturali, disperazione
esistenziale e barbarie dell’umanità. Questa è ancora l’epoca
dell’imperialismo, ma, purtroppo, non è ancora la ripresa dell’epoca
dell’auspicato stravolgimento rivoluzionario proletario per seppellire la
tragedia del capitalismo e dell’imperialismo e sulle sue macerie costruire la
nuova, civile e superiore società socialista.
Le condizioni oggettive per un tale cambiamento esistono tutte a livello
nazionale e internazionale, però mancano ancora quelle soggettive di uomini e
donne lavoratrici sfruttati e umiliati nella loro esistenza. Quando i
lavoratori con lo studio dei testi della dottrina comunista acquisiranno la
coscienza di classe di poter e dover lottare per la loro emancipazione sociale
militando e lottando nel proprio Partito di classe e rivoluzionario, che
promuoverà, guiderà e condurrà alla vittoria la Rivoluzione
socialista, allora per i ladri sfruttatori di oggi sarà finita e spunterà il
giorno della giustizia e dell’uguaglianza tra tutte le persone che vivono sul
nostro satellite, sarà l’epoca nuova e superiore prima del socialismo e poi del
comunismo.
Ai coerenti comunisti, marxisti-leninisti, tocca il compito impellente
di elevare la coscienza di classe delle masse proletarie per riavviare e
vincere, dopo la sconfitta provvisoria del socialismo realizzato nel secolo
scorso, lo scontro rivoluzionario per cambiare il disumano mondo attuale. Con
la conquista del socialismo daremo il potere alla classe lavoratrice operaia e
intellettiva, libereremo il lavoro dallo sfruttamento e, di conseguenza, lo
garantiremo a tutti gli esseri viventi sulla Terra, elimineremo lo spreco della
ricchezza che avviene nei bordelli della borghesia capitalistica. Quest’anno
ricorre il centesimo anniversario del trionfo della gloriosa Rivoluzione
proletaria socialista in Russia del 7 novembre 1917, guidata da due massimi
dirigenti del proletariato nazionale e internazionale Lenin e Stalin.
Rivoluzione che conquistò il potere politico, economico e sociale alla
classe lavoratrice, che nazionalizzò la terra degli agrari sanguisughe
assegnandola gratuitamente ai contadini, che instaurò il potere proletario contro
quello padronale precedente, che fondò l’Unione delle Repubbliche Socialiste
Sovietiche, che realizzò la collettivizzazione dell’economia quasi al 100% e
che diede il maggiore contributo per la sconfitta del nazismo e del fascismo in
Europa. Fu la prima conquista nella storia del potere proletario, che,
sciaguratamente, è stato sconfitto col prevalere nel partito e nello stato
delle forze revisioniste e opportuniste di formazione e foraggiamento borghese
e asservite alla sopravvivenza del dannato sistema capitalistico e alla sua
espansione imperialistica. Una sconfitta che oggi deve esserci di insegnamento
nella formazione delle alleanze politiche e di lotta della classe lavoratrice,
nell’educazione di classe e rivoluzionaria delle masse, nella preparazione
della rivoluzione proletaria socialista e nella costruzione delle future
società socialiste, dove bisognerà tenere sempre in evidenza il pericolo letale
del revisionismo, dell’opportunismo borghese e sindacale, del movimentismo,
dell’estremismo e dell’avventurismo di classe.
Scriviamo queste poche righe in occasione del 64° anniversario della
morte del compagno Stalin, ma pensando, programmando e preparando la ricorrenza
del centesimo anniversario della gloriosa Rivoluzione d’Ottobre, anche in riferimento
alla riunione di domenica 5 marzo 2017 a Roma organizzata dal Comitato Nazionale
di Unità Marxista-Leninista (CONUML) per verificare la possibilità di una
celebrazione unitaria delle coerenti forze marxiste-leniniste e della classe
operaia rivoluzionaria esistenti in Italia e impegnate con noi per la conquista
del potere politico e del socialismo. Il Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista (P.C.I.M-L.) celebrerà anche in proprio tale straordinario
avvenimento in occasione dello svolgimento del suo quarto congresso nazionale,
previsto per il prossimo mese di novembre a Ischia con una spesa alberghiera
accessibile di bassa stagione per le compagne e i compagni provenienti dalla
terraferma.
La forza dirompente - liberatrice di energie sociali nuove capaci di
demolire l’ormai morente sistema capitalistico e sollevatrice delle masse
lavoratrici e popolari espropriate del godimento della propria esistenza e sino
ad oggi sacrificate al rito quotidiano infame e schiavistico del profitto padronale
- del Grande ed Esaltante Ottobre russo di un secolo fa sta nella potenza
impressionante della sua estrema attualità, in quanto le condizioni di vita
della quasi totalità degli uomini e delle donne che vivono in vaste aree del
pianeta, compreso quelle del mondo industrializzato e sviluppato, sono peggiori
di quelle di allora e magistralmente già descritte dal compagno Engels nel suo
capolavoro “La situazione della classe operaia in Inghilterra” nel 1845.
I
coerenti comunisti e la classe operaia emancipata devono vigilare e agire
affinché le forze politiche e culturali borghesi, revisioniste e opportuniste
non utilizzino la ricorrenza del Grande Ottobre per snaturarla, calunniarla e
presentarla alle masse come foriera di conseguenze negative, così come hanno
fatto sino a questo momento riuscendo a dissuadere la classe lavoratrice dal
compiere la propria Rivoluzione socialista garantendo, così, la sopravvivenza
dello sfruttamento e del dominio capitalistico e imperialistico sul mondo.
Dobbiamo essere capaci di rintuzzare e demolire sul nascere tali infami
tentativi, coscienti come siamo che senza rivoluzione proletaria socialista il
vecchio e decrepito mondo non può cambiare. Le varie forme di governi
socialdemocratici, il democraticismo partitico borghese dei giorni nostri, le
false sinistre che nascono, e muoiono, dallo sfaldamento del blocco sociale
della borghesia, i vari movimenti multicolori nazionali e internazionali, il
grillismo italiano, il movimentismo di De Magistris a Napoli o l’estremismo di
taluni fronti di lotta non vivono per demolire il mostro del capitalismo, bensì
per puntellarlo.
Le condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari italiane sono
drammatiche, ma vengono vissute, in genere, con silenziosa dignità o, purtroppo,
con colpevole e irresponsabile rassegnazione rinunciando all’organizzazione di
classe, alla mobilitazione e alla lotta per il riscatto sociale. Siamo schiavi
di una dittatura politica e istituzionale che definire di natura fascista è
poco, alternativamente di centrodestra, centro e centrosinistra, che è
espressione e garante degli interessi spregevoli della ricca borghesia
industriale, bancaria, finanziaria e mercantile nazionale ed estera.
Un potere dittatoriale che si è insediato stabilmente al potere e vi
rimane saldamente attraverso riforme sociali antipopolari e persino
anticostituzionali e con leggi elettorali maggioritarie di stampo mussoliniano,
che impongono, contro la sovranità e volontà popolare, lo sbarramento
elettorale, cioè l’impedimento legislativo di accesso in parlamento delle
minoranze, il premio di maggioranza sino al 14% dei deputati assegnati e il
tentativo di portare in parlamento deputati non eletti dal popolo, ma
semplicemente nominati dai partiti che occupano il potere. Senza parlare dello
stravolgimento legislativo della Costituzione borghese antifascista del 1948 –
responsabile, secondo i nuovi dittatori, di prevedere due camere legislative
per un democratico e reciproco controllo del processo legislativo - e della
manovra referendaria per confermarlo. Per fortuna il popolo italiano ha
sonoramente bocciato questo tentativo autoritario.
Le regole della democrazia e il rispetto della volontà popolare espressi
dal popolo italiano col voto referendario del 4 dicembre 2016 rivendicavano a
gran voce le dimissioni immediate del governo e del parlamento - che tale
stravolgimento costituzionale avevano orchestrato per insediare in Italia un
potere con meno vincoli di democrazia per rispondere meglio e più celermente
alle richieste di affari dei centri di potere economico capitalistici e
imperialistici nazionali ed europei – e il ritorno alle urne. Al contrario, la
risposta delle forze politiche borghesi, clericali e capitalistiche che
attualmente occupano il potere in Italia, cioè il centrosinistra, formato dal
partito democratico e dai gruppi fuoriusciti dal centrodestra berlusconiano, ci
hanno imposto, col consenso e la responsabilità del presidente della
Repubblica, il quarto governo non eletto dal popolo a partire dal 2011 (Mario
Monti) e il terzo dalle ultime elezioni politiche del 2013 (Gianni Letta,
Matteo Renzi e Paolo Gentiloni). E dimostrateci che questa non è una delle
peggiori dittature, repressive della sovranità popolare.
Appena dopo l’imposizione del quarto governo antipopolare, che succedeva
alla sconfessione referendaria del governo e del parlamento borghesi in carica,
nel paese avrebbe dovuto esserci una gigantesca mobilitazione e protesta di
piazza per mandare a casa tutti coloro che avevano tentato di modificare la Costituzione per
insediare in Italia governi più autoritari con meno contropoteri di controllo e
di bilanciamento democratico dell’esercizio legislativo e delle attività
istituzionali. Ma così non è stato, perché tutti i partiti parlamentari e i sindacati
borghesi e capitalistici non si sono mossi per non danneggiare l’immagine e gli
interessi politici delle forze che occupano il potere governativo e
parlamentare.
Organizzazione della protesta a livello nazionale che, sfortunatamente,
neppure il P.C.I.M-L. ha potuto fare, perché non ancora sufficientemente
presente e organizzato in tutte le regioni e province italiane. L’esigenza e
l’urgenza storica della crescita del nostro Partito di classe e rivoluzionario
sollecita i coerenti comunisti e l’avanguardia della classe operaia
industriale, agricola e dei servizi a iscriversi, militare attivamente, aprire
cellule nei luoghi di lavoro e sezioni territoriali per disporre presto di una
forte organizzazione per la mobilitazione e la lotta dell’intero proletariato
italiano.
Un forte P.C.I.M-L. - coi suoi granitici principi di classe e
rivoluzionari marxisti-leninisti, la sua indiscutibile fermezza nel perseguire
l’obiettivo del trionfo della rivoluzione socialista e della costruzione del
socialismo e i suoi convincimenti marxisti-leninisti che solo con la
rivoluzione proletaria socialista la
classe lavoratrice operaia e intellettiva può sconfiggere il capitalismo e
costruire il socialismo - potrebbe anche utilizzare tatticamente la
partecipazione alle elezioni politiche nazionali per accrescere i consensi
popolari verso la lotta per il socialismo, per portare la lotta di classe
finanche nelle istituzioni borghesi per utilizzarle come megafono della
prospettiva socialista e luogo di scontro ideale e politico per favorire sin da
subito il miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie lavoratrici.
Dunque, basta parole inconcludenti, lamentele prive di militanza attiva e
protesta individuale condannata a non essere ascoltata e sconfitta, occorre
passare all’impegno militante per un forte P.C.I.M-L. e una nuova
organizzazione sindacale fedelmente di classe e rivoluzionaria, che sul terremo
della lotta sindacale affianchi il Partito della Rivoluzione proletaria e del
socialismo.
La Rivoluzione proletaria
socialista per vincere e costruire la sua nuova società ha bisogno del Partito
dell’avanguardia della classe operaia, della militanza delle forze migliori
della sollevazione rivoluzionaria e del sostegno delle vaste masse lavoratrici e
popolari. Con orgoglio noi riteniamo che in Italia il P.C.I.M-L. - dopo la
scellerata trasformazione revisionista del glorioso PCd’I nel 1944 da parte del
nuovo gruppo dirigente togliattiano revisionista, riformista e opportunista -
possa svolgere tale compito storico possedendo la forza della coerenza di
classe e rivoluzionaria del marxismo-leninismo e i convincimenti del pensiero e
l’opera dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels,
Lenin e Stalin. Siamo anche coscienti che alla rivoluzione non si gioca e che
essa va promossa solo quando vi sono le condizioni della vittoria.
Senza ripartire dall’opera del Partito Comunista bolscevico e dal ruolo
determinante svolto da Stalin nella costruzione della grande Unione Sovietica
nessuna Rivoluzione proletaria socialista è possibile e nessuna nuova e
superiore società socialista può essere costruita e può avanzare sino
all’edificazione di quella comunista. Ecco perché noi sosteniamo che la
celebrazione del centenario della Rivoluzione d’Ottobre e la sua
attualizzazione per essere tali e per apportare un contributo concreto alla
preparazione delle prossime rivoluzioni proletarie socialiste che si avranno
nel mondo devono avvenire unicamente nella fedeltà ideologica, politica, strategica
e tattica ai principi del marxismo-leninismo, all’esperienza del bolscevismo e
alla Rivoluzione russa del 1917.
E’ con questi convincimenti ideologici, materialistici, politici,
strategici e tattici che il P.C.I.M-L. ha già iniziato a celebrare il primo
centenario di quel grandioso evento che avviò la trasformazione radicale del
mondo conosciuto sino a quel momento e lo farà in modo particolare sino al suo
quarto congresso di novembre prossimo. Per tale importante avvenimento
chiediamo alle sincere forze marxiste-leniniste esistenti in Italia,
all’avanguardia della classe operaia e degli altri lavoratori sfruttati di
contattarci per organizzare la loro partecipazione al nostro congresso
portandovi un prezioso contributo di idee e di proposte per mettere in modo e
spingere in avanti il processo rivoluzionario proletario e socialista nel
nostro paese per conquistare il potere politico, economico e sociale alla
classe lavoratrice operaia e intellettiva. A tal fine è imminente la
pubblicazione delle Tesi che saranno oggetto di confronto e di arricchimento
tra tutti i militanti iscritti o che si iscriveranno nei prossimi mesi.
Sarà un congresso per la
Rivoluzione proletaria socialista in Italia, considerata la
sua pregnante attualità per liberare il paese dalla canaglia capitalistica e
imperialistica, per liberare il lavoro dallo sfruttamento e garantirlo a tutti,
donne e uomini uguali, con un salario o stipendio dignitoso, per svuotare le
istituzioni dalla corruzione politica ed economica, come avvenne nel 1917 con
la cacciata del governo capitalistico dal palazzo d’Inverno a Leningrado, per
seppellire la politica padronale dell’infame clientelismo, favoritismo,
elettoralismo e nepotismo, per affidare concretamente la sovranità al popolo
lavoratore, per liberarci dalle catene dello sfruttamento imperialistico
europeo - a partire dall’uscita dell’Italia dall’Euro e dal mettere fine al
riconoscimento del famigerato debito pubblico, che serve solo a traghettare
ricchezza quotidiana dalle masse popolari ai forzieri delle sanguisughe
capitalistiche e imperialistiche -, per uscire dalla Nato guerrafondaia, che è
al servizio degli interessi dell’imperialismo americano ed europeo, per
garantire a ogni Italiano il diritto integrale all’assistenza sanitaria, all’istruzione
sino ai massimi livelli, al trasporto pubblico a prezzo popolare, alla casa e
ad una pensione soddisfacente erogata non in prossimità della morte, per fare
della maternità un problema sociale liberando le donne dalla schiavitù
familiare, per contribuire a costruire
un mondo di pace e senza più guerre di aggressione, di occupazione, di
sottomissione e di sfruttamento dei popoli, eccetera.
Questo è il percorso unico e possibile che indichiamo ai lavoratori
italiani per passare dallo sfruttamento e dalla schiavitù padronale al
protagonismo proletario nei luoghi di lavoro e nella società, per affermare la
democrazia socialista delle donne e degli uomini tutti liberi e protagonisti
della propria esistenza, per costruirci un contesto sociale dove la vita non
sia più, come in questo momento, un inferno impostoci dal potere politico,
giuridico e sociale dello sfruttamento padronale.
Compagni lavoratori, possiamo sconfiggere il nemico di classe, possiamo
vincere la nostra Rivoluzione sociale, possiamo costruirci il mondo nuovo da
millenni auspicato, possiamo formare l’uomo nuovo dell’uguaglianza, della
fratellanza e dell’altruismo collettivo a condizione che riusciamo a liberarci
dalle incrostazioni dell’egoismo e dell’opportunismo che ci hanno appiccicato
addosso millenni di schiavitù padronale e religiosa. Possiamo riprendere il
cammino delle Rivoluzioni proletarie socialiste nell’epoca dell’imperialismo
interrotto con la morte del compagno Stalin, possiamo rivivere il trionfo
dell’alba del 7 novembre 1917 e riprendere a costruire la società socialista in
tutti paesi della Terra. Che il quarto congresso nazionale del P.C.I.M-L. avvii
il cammino della civiltà comunista nella patria di Spartaco e della guerra
civile partigiana del 1943-1945. I coerenti comunisti partecipino attivamente a
questo processo storico di lotta e di avanzamento della civiltà umana nel
nostro paese.
Domenica prossima 5 marzo 2017 ricordiamo assieme il 64° anniversario
della morte del compagno Stalin, rendiamo omaggio al suo pensiero, alla sua
opera rivoluzionaria, alla sua resistenza nella lotta contro lo zarismo, alla
sua dedizione alla costruzione e alla guida del ferreo Partito Comunista
Bolscevico, fatto di quadri rivoluzionari, al suo prezioso impegno per il
trionfo della Rivoluzione d’Ottobre, per la vittoria conseguita dall’Armata
Rossa degli Operai e dei Contadini nella guerra civile contro i nemici interni
ed esterni alla Russia della Rivoluzione e del Socialismo nel triennio
1918-1920, per la fondazione della gloriosa Armata Rossa, della Terza
Internazionale Comunista e dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche,
al suo impareggiabile lavoro per la collettivizzazione dell’economia e per la
costruzione del socialismo nell’Unione Sovietica, alla sua mirabile guida
dell’Armata Rossa per la vittoria conseguita contro il fascismo e il nazismo in
Europa e per la sua accanita lotta alle deviazioni revisioniste e opportuniste
nel Partito e nello Stato proletario.
Stalin, unitamente al pensiero e l’opera di Marx, Engels e Lenin, col
suo pensiero, con la sua opera politica e rivoluzionaria e con la sua arte di
costruzione del socialismo, anche in solo paese accerchiato dall’imperialismo,
rimane la nostra grande e infallibile guida nella battaglia rivoluzionaria per
la costruzione del socialismo in Italia: “Baffone” rimane il nemico implacabile
e il terrore degli infami sfruttatori capitalisti e imperialisti e l’amico
fedele e fraterno dei popoli in lotta per la conquista del Socialismo. Viva
Stalin!
Forio (Napoli), 1° marzo 2017.
* Segretario generale e Consigliere comunale
di Forio del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org
LO
STATO BORGHESE E IL POTERE POLITICO DEL CAPITALE
INSISTONO
PER APPROPRIARSI DELLA CASA DEI LAVORATORI,
CHE
SONO STATI COSTRETTI AD ESSERE ABUSIVI PER NECESSITA’!
di
Domenico Savio*
Ritorno sull’argomento per dovere di
classe verso i tanti lavoratori che in questi giorni ci hanno avvicinato
sconcertati e tormentati dal nuovo tentativo del potere politico borghese
regionale di acquisire la loro casa, abusiva per necessità esistenziale, dopo
un periodo relativamente calmo sul fronte degli abbattimenti, circostanza che per
taluni lasciava sperare in una soluzione umana e civile del problema.
Prima di procedere vogliamo subito
chiarire un aspetto importante della questione. A coloro, asserviti alla
cultura, alla politica e all’ordinamento sociale capitalistico della società,
fondato sullo sfruttamento del lavoro proletario, che sostengono, per
giustificare le loro argomentazioni di cultura borghese e clericale, “ma
anziché acquisirla è meglio che la demoliscono la tua casa?”, noi rispondiamo con
forza che tale impostazione del problema costituisce un autentico ricatto, che
è della peggiore politica e cultura di stampo mafioso della società degli
affari delle lobby economiche nazionali e internazionali industriali, bancarie,
finanziarie, del trasferimento delle aziende all’estero, dove lo sfruttamento
del lavoro è più disumano, e della cosiddetta globalizzazione mercantile.
Un ricatto perché noi, rappresentanti
sinceri e onesti degli interessi della classe lavoratrice operaia e
intellettiva, affermiamo che in uno Stato civile e democratico la scelta non è
tra “acquisizione e abbattimento”, ma risiede nella soluzione politica,
parlamentare e governativa del dramma sociale esistente, non voluto ma subito
dagli abusivi di necessità. Il governo, il parlamento, la corte costituzionale
e quella di cassazione esistono non solo per beneficiare di stipendi e pensioni
d’oro, bensì per risolvere i problemi degli italiani, a partire da quelli della
classe sociale più povera dei lavoratori sfruttati sul lavoro.
Tali massime istituzioni della
Repubblica, considerato che lo Stato e il suo potere sono responsabili
costituzionalmente di non aver garantito un alloggio decente a tutti i nuclei
familiari del nostro paese, in modo particolare del mezzogiorno e delle isole,
trovino una soluzione politica e
legislativa del problema, cosa che in altre circostanze è stata fatta, tra
queste il primo e secondo condono e altre forme di soluzione di eclatanti
ingiustizie sociali, com’è quella dell’abbattimento delle case delle famiglie
lavoratrici. La dignità abitativa delle famiglie non può essere sacrificata da
questioni ambientali e paesaggistiche.
A fronte dell’articolo 2 della
Costituzione, che costò al popolo italiano sacrifici immani in privazioni e
perdita di vite umane, che proclama “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti
inviolabili dell’uomo…” e tra questi diritti c’è quello fondamentale di una
abitazione dignitosa, diritto che in circa 70 anni lo Stato non ha garantito a
tutti e attraverso le regioni e i comuni non ha neppure consentito a coloro che
ne avevano la possibilità economica di costruirsela nella legalità. Così nasce
l’abusivismo di necessità, non per colpa dell’abusivo, ma dello Stato e del
potere politico della potente classe padronale.
La tragedia delle Resa, che rode e
distrugge momento per momento il corpo e l’anima degli sventurati colpiti dalla
disumanità del potere e della giustizia borghesi, anticamera dell’abbattimento
giudiziario statale dell’abuso, colpisce e discrimina una parte minoritaria
degli abusivi, i più poveri, quelli che non avevano e non hanno santi in
paradiso che pregassero per loro, i discriminati, quelli che non contano e non
hanno la possibilità di far valere le loro ragioni di inferiori socialmente, ma
questa è la società capitalistica delle potenti sanguisughe dello sfruttamento
e della miseria altrui.
A fronte della suddetta tragedia, che il
potere politico e istituzionale si ostina a non voler superare con umanità e
civiltà politica e giuridica, ci sono i tantissimi abusi, piccoli e grandi, che
i comuni non hanno scoperto, che sono stati sanati dal primo e secondo condono,
che hanno ottenuto la prescrizione giudiziaria o che per qualsiasi altra
ragione si sono liberati dell’incubo abbattimento. Quanti abusi e quante
responsabilità penali non sono stati scoperti o si sono prescritti in questa
società dalle infinite ingiustizie sociali? Come sempre nella società della
dittatura del capitale, cioè di chi possiede soldi e potere, a essere colpiti e
massacrati sono stati e rimangono sempre i più deboli socialmente.
Hanno contribuito a creare questo dramma
sociale dell’abbattimento giudiziario delle case di necessità abitativa per sé
e i propri familiari ascendenti e discendenti i patteggiamenti giudiziari,
accettati in materia di abusivismo edilizio minore, dove i reati non sono di
natura efferata, patteggiamenti che hanno precluso la possibilità della prescrizione,
di cui, al contrario, hanno beneficiato tantissimi altri per le ataviche lentezze
della giustizia italiana, di cui la responsabilità è sempre del potere politico
borghese, che non dota la magistratura dei mezzi necessari per essere più
spedita nella definizione dei processi. Difatti sembrerebbe che la quasi
totalità delle Resa si riferiscano a sentenze di patteggiamento, le quali hanno
buttato nella disperazione tantissime famiglie lavoratrici.
In questi giorni apprendiamo dalla stampa,
che rende sempre un ottimo servizio di informazione ai lettori che apprendono
quanto avviene nelle segrete stanze del potere capitalistico nazionale e
regionale, che un fronte multicolore di consiglieri regionali, che coinvolge
quasi tutti i gruppi consiliari dal centrodestra al centrosinistra passando per
il centro e il gruppo misto, compreso il consigliere regionale Maria Grazia Di
Scala di Forza Italia di Barano, sta lavorando, avvalendosi della
collaborazione di professionisti di elevata conoscenza legislativa e giuridica
del problema, a un progetto di legge regionale che faciliti l’acquisizione comunale,
già prevista dall’articolo 31 del DPR 6 giugno 2001 n. 380, degli immobili
abusivi e la loro destinazione “a termine” a coloro che li hanno realizzati
abusivamente.
La proposta non chiarisce, forse per
opportunità politica e di potere, se le acquisizioni interesseranno solo gli
abusi oggetto di Resa, e dunque di attuale pericolo di abbattimento, o anche
quelli prescritti o non scoperti dai comuni, specialmente di quelli della
grande speculazione edilizia affaristica, che ha effettivamente distrutto parti
importanti del patrimonio naturale e ambientale isolano, compreso quelli di
godimento della borghesia benestante pubblica e privata, che ha realizzato i
suoi sogni nelle località più panoramiche e avvolte dal verde di promontori e colline
dei nostri comuni. Su questo tema i proletari, gli sfruttati, i meno istruiti
dallo Stato borghese, ma non meno intelligenti, seguiranno attentamente questa
vicenda per non essere fregati ancora una volta e chissà che non riusciranno ad
avere finalmente giustizia.
Detta proposta di legge regionale
servirebbe ai comuni solo per prendersi la casa, che sarebbe un autentico furto
di Stato e di potere padronale, per spogliare decine di migliaia di famiglie
lavoratrici della regione Campania di un proprio bene, realizzato con
inenarrabili sacrifici e privazioni di vita. Difatti il provvedimento proposto
per sommi capi prevede: l’acquisizione del bene, con l’area circostante sino a
10 volte la superficie utile del fabbricato, al patrimonio comunale e la sua
trascrizione nel registro immobiliare; il cittadino espropriato beneficerebbe del
diritto di abitazione “a termine”, cioè solo “vita natural durante”, ovvero né
la casa né il diritto di abitazione passerebbero agli aventi causa, o meglio ai
figli e parenti ascendenti e discendenti, cosicché dopo la morte dell’acquisito
la casa verrebbe abbattuta o data in fitto ad altro cittadino bisognoso di
abitazione mediante bando pubblico; l’abusivo per beneficiare del diritto di
abitazione dovrebbe pagare un fitto e non possedere altro alloggio.
Tutto questo mentre la grande
speculazione edilizia affaristica e commerciale festeggia con prescrizioni e
mancati abbattimenti per condoni od altro. Avete mai visto una grande
speculazione alberghiera, termale o palazzinara essere abbattuta? Mai, mica
stiamo parlando di poveri lavoratori sfruttati e schiavizzati da un padrone
qualsiasi! Con dignità verrebbe da dire: abbattetela, piuttosto che “rubarvela”, perché essa ancora sanguina dei
sacrifici fatti! Chi dice che il problema non può essere risolto diversamente,
a causa della legislazione vigente, delle sentenze della corte costituzionale e
di quella di cassazione e dell’ostacolo insormontabile delle Soprintendenze,
dice una conveniente e opportunistica bugia, perché nessuno può proibire al
parlamento di approvare una leggina che regolarizzi l’abusivismo minore e
abitativo anche nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico, così come ha
fatto per il primo e secondo condono.
Quando i detentori del potere borghese a
tutti i livelli istituzionali, sostenuti da solidali di regime, affermano - in
riferimento all’abusivismo di necessità abitativa, che costituisce un bisogno
sociale primario e che da circa 70 anni lo Stato capitalistico non ha voluto
soddisfare con la realizzazione dei piani di edilizia economica e popolare -
che “di sanatorie non se ne parla più” dimostrano solo egoismo e disprezzo per
le necessità dei cittadini che li hanno votato e gli pagano stipendi e pensioni
d’oro. Vergogna! Care famiglie lavoratrici “abusive”, tra virgolette perché ad
essere veramente abusivi non siete voi, bensì lo Stato e il potere politico inadempienti
nel garantirvi il diritto costituzionale ad una abitazione dignitosa, l’unica
possibilità che abbiamo è quella di non lasciarci convincere dagli interessi
politici e partitici e dalle tesi legislative e giuridiche dei sostenitori dell’infame
sistema sociale borghese, ma di continuare a credere nella possibilità reale di
regolarizzare con legge del parlamento il nostro diritto alla casa. Riprendiamo
a organizzarci e a lottare per il godimento di un diritto innegabile, la
propria casa. Continuate a contattarci e a seguirci politicamente e
socialmente.
Forio,
13 febbraio 2017.
*
Segretario generale e Consigliere comunale di Forio del PCI m-l.
IL PCI-ML SI PREPARA
A FESTEGGIARE IL 77° COMPLEANNO DEL SUO FONDATORE E SEGRETARIO GENERALE
COMPAGNO DOMENICO SAVIO
Come sempre avviene da anni la cerimonia
semplice - ma pregna di significato beneaugurante per molti e molti anni
ancora, affettivo, fraterno, ideologico marxista-leninista, di classe e
rivoluzionario per la prospettiva della rivoluzione proletaria, del socialismo
e del comunismo – si svolgerà giovedì 16 febbraio 2017 alle ore 18,00 nella
sede nazionale del Partito a Forio, nell’isola d’Ischia, all’ombra dello
sventolio dell’eroica bandiera rossa, che porta impressi i simboli gloriosi
della Falce, del Martello e della Stella, emblemi inconfondibili della lotta di
classe del proletariato di tutti i paesi della Terra per riscattarsi dal millenario
sfruttamento e schiavitù padronale e costruire la propria nuova società
comunista degli uomini e delle donne tutti liberi, uguali socialmente e
protagonisti della loro esistenza, da vivere, finalmente, con dignità, senza
affanni e privazioni.
Chi definisce questa nostra naturale
ambizione “utopia” rispondiamo senza ombra di dubbio che con la Rivoluzione
Proletaria Socialista d’Ottobre del 1917 – di cui quest’anno ricorre il
100° anniversario e che il PCI m-l festeggerà anche in proprio, assieme allo
svolgimento del suo 4° Congresso nazionale all’inizio del mese di novembre
prossimo –, diretta dai compagni Lenin e Stalin, i coerenti marxisti-leninisti
e rivoluzionari, guidati dai principi del marxismo-leninismo e dal pensiero e
l’opera immortali dei Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels,
Lenin e Stalin, hanno già storicamente dimostrato che con l’organizzazione e la
Rivoluzione socialista proletaria la classe lavoratrice operaia e intellettiva,
emancipata nella difesa dei propri interessi di classe e forgiata dai principi
del marxismo-leninismo, può conquistare il potere, anche in questo momento,
costruire il socialismo ed edificare la società comunista.
Il compagno Domenico Savio, fondatore e
guida autorevole e sicura del Partito Comunista Italiano m-l, nacque il 16
febbraio 1940 nel quartiere proletario di Monterone a Forio, provincia di
Napoli. A 12 anni abbandonò la religione cattolica, alla quale nell’incoscienza
infantile era stato avvicinato dalla tradizione oscurantista della società
capitalistica e clericale, e fece proprie le ragioni scientifiche e
materialistiche dell’ateismo. Dal 1953 al 1958 militò, prima come semplice
iscritto e poi come dirigente, nella Federazione Giovanile Comunista Italiana
(FGCI) svolgendo lavoro di proselitismo giovanile nell’isola d’Ischia e nei
quartieri proletari della città di Napoli. Dal 1958 al 1976 fu iscritto al
Partito Comunista Italiano (PCI), dove fu militante attivo, componente del
comitato federale di Napoli, più volte candidato alle elezioni comunali -
due volte eletto nel 1971 e 1980 a Forio - e provinciali.
Dal 1971 al 1980 svolse anche intensa
attività sindacale, come militante e dirigente, nella “Federazione italiana
lavoratori commercio alberghi mensa e servizi” (F.I.L.C.A.M.S.), aderente alla
“Confederazione generale italiana del lavoro” (CGIL), nel settore alberghiero,
in modo particolare nelle catene alberghiere di Rizzoli a Lacco Ameno e della
Jolly Hotel di Marzotto, organizzando assemblee di protesta e scioperi
imponenti, sino al 95% di adesione dei lavoratori, per il miglioramento
salariale e delle condizioni di lavoro degli stessi. Il 6 febbraio 1980 per la
sua attività di dirigente sindacale aziendale e di componente del coordinamento
sindacale degli alberghi Jolly Hotel in Italia fu licenziato dal Jolly Hotel di
Ischia, assieme a tutta la rappresentanza sindacale aziendale, dove dal 1967
svolgeva il lavoro di segretario.
Massiccia fu la solidarietà dei
lavoratori alla repressione antisindacale dell’azienda, ma, purtroppo, non
bastò per il reintegro nel posto di lavoro dei licenziati, perché questi furono
licenziati da padrone e abbandonati dal sindacato, oramai sulla strada
scellerata della concertazione e del compromesso col potere economico e politico,
dove la difesa di classe degli sfruttati è stata tradita e rinnegata.
Nel 1976 con ritardo, sostiene
autocriticamente Domenico Savio, abbandonò il PCI, allora guidato dal
revisionista e opportunista, traditore e rinnegatore della causa comunista Enrico
Berlingue, così come in misura progressiva lo erano stato i suoi predecessori,
a partire da Palmiro Togliatti, e lo furono i suoi successori, sempre più
accanitamente e odiosamente anticomunisti, sino alla deriva di centrodestra dei
giorni nostri, partito che oramai sin d’allora era irrimediabilmente avviato
sulla strada della trasformazione borghese, clericale, capitalistica e
anticomunista.
Sin dall’iscrizione al PCI e successivamente
con altri compagni condusse una dura battaglia contro l’imborghesimento sempre
più massiccio del partito, con l’entrata nelle sue fila di forze intellettuali,
professionali e imprenditoriali di formazione culturale e politica borghese,
che con spregiudicatezza si impadronivano della guida del partito a tutti i livelli
dell’organizzazione mettendo in minoranza e allontanando la classe operaia. Una
vergogna che solo la cultura borghese e clericale poteva ispirare e affermare.
Dal 1976 al 1998 lavorò, con varie iniziative nazionali, all’unità dei
marxisti-leninisti italiani, ma senza risultato, a causa di una certa
confusione ideologica, strategica e tattica esistente nella lotta per il
socialismo, confusione che in larga parte e sciaguratamente ancora esiste. In
quel periodo, conseguita l’iscrizione all’ordine nazionale dei giornalisti per
poter pubblicare la stampa marxista-leninista e rivoluzionaria e dopo aver
collaborato anche con l’Unità all’inizio degli anni ’70, fondò, a partire dal
1984, il mensile “L’Uguaglianza economica e sociale” a diffusione nazionale e il
periodico “Comunismo”, a partire dal 1995.
Il 3 dicembre 1999, fallito quel primo
tentativo ventennale di unire i marxisti-leninisti italiani in un unico partito
di classe e rivoluzionario sulla base dei principi del marxismo-leninismo e
dell’esperienza bolscevica, fondò, assieme ad altri compagni di provata fede
marxista-leninista e di formazione bolscevica, il glorioso e amato Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista (PCI-ML), che lo ha eletto
ininterrottamente come suo Segretario generale e guida indiscussa sulla strada
che conduce inevitabilmente alla Rivoluzione Proletaria Socialista, alla
costruzione del socialismo e all’edificazione del comunismo nel nostro paese.
Nel 2013 Domenico Savio viene rieletto
consigliere comunale di Forio sotto i simboli rivoluzionari del PCI m-l
portando la lotta di classe nelle istituzioni borghesi del comune e battendosi
pure da quella posizione per l’emancipazione di classe del proletariato, per il
miglioramento delle condizioni di vita individuale, familiare e sociale della
classe lavoratrice operaia e intellettiva e per avvicinare la prospettiva della
rivoluzione proletaria e del socialismo. Epiche sono le sue battaglie
consiliari contro gli affari pubblici della classe borghese che danneggiano gli
interessi delle masse lavoratrici e popolari.
Oggi doverosamente ricordiamo, con orgoglio
e riconoscenza affettiva e di classe, i suoi 77 anni di fede comunista, di
impegno di lotta proletaria - anche dura e fatta di vittorie e di sconfitte
amare lungo l’arduo cammino per il socialismo e per liberare l’umanità
lavoratrice dalle catene dello sfruttamento e della repressione padronale -, di
sacrifici di vita per adempiere alla propria doverosa missione di combattente
per l’emancipazione sociale della propria classe proletaria del braccio e
dell’intelletto, di abnegazione totale verso la causa suprema di umanizzazione
e redenzione della società umana. 77 anni in cui ha dovuto subire minacce di
ogni genere, offese, calunnie, ricatti rispediti prontamente e puntualmente al
mittente, minacce vili e indegne del genere umano persino nei confronti del suo
nipotino Domenico di 4 anni, col messaggio funesto scritto “lo sgozzeremo,
sappiamo la scuola che frequenta”, e ancora minacce di morte e di annientamento
della propria vita con l’affissione di manifesti di lutto che lo annunciavano
morto.
La dannata razza padrona e il suo potere
politico ed economico quando vedono in pericolo i loro loschi affari di
sfruttamento e di riduzione in schiavitù dei lavoratori sono capaci di tutto,
della barbarie più efferata, e tale scellerata evenienza deve essere tenuta
sempre presente e considerata possibile dal proletariato in lotta allo scopo di
poterla prevenire e neutralizzare con la necessaria forza e risposta rivoluzionaria,
che ci derivano dall’essere allievi e seguaci dei nostri Maestri Marx, Engels,
Lenin e Stalin.
Per tale entusiasta avvenimento il Comitato
Centrale del Partito Comunista Italiano m-l, a nome di tutto il Partito e dei
singoli iscritti e simpatizzanti, tributa al suo Segretario generale compagno
Domenico Savio il massimo riconoscimento possibile per l’attività svolta al
servizio della causa comunista a livello nazionale e pure internazionale, per
la sua partecipazione nel tempo a vari incontri politici all’estero, ed auspica
vivamente di poterlo avere come guida e maestro per un tempo ancora
lunghissimo. Auguri fraterni e comunisti di buon compleanno compagno Domenico
auspicando, nel contempo, con sincerità e affetto, nell’interesse del Partito e
dell’obiettivo storico che dobbiamo raggiungere e per cui combattiamo, che tu
possa vivere e godere ancora tantissimi di questi giorni.
Alle ore 18,00 del 16 febbraio prossimo
tutti i compagni e i lavoratori del braccio e della mente che lo desiderano
possono partecipare all’incontro per formulare gli auguri di buon compleanno al
compagno Domenico Savio, nostro Segretario generale.
Forio (Napoli), 6 febbraio 2017.
Il Comitato Centrale del P.C.I. m-l
L’ITALIA
E’ IN PIENA INVOLUZIONE REAZIONARIA. IL 4 DICEMBRE 2016 VOTIAMO “NO” PER
BLOCCARE LA SOPPRESSIONE DELLE LIBERTA’ DEMOCRATICHE DEI LAVORATORI E AVVIARE
IL PERCORSO LIBERATORE CHE CI CONDURRA’ ALLA RIVOLUZIONE PROLETARIA E AL
SOCIALISMO. AI COMUNISTI, ALLA CLASSE OPERAIA E A TUTTI I SINCERI PROGRESSISTI
IL COMPITO DI GUIDARNE IL PERCORSO. RENZI E IL PD COL “NO” REFERENDARIO DEVONO
ESSERE SCONFITTI, COSI’ COME LO FU IL FASCISMO NEL
1945!
Nella situazione creata da una profondissima crisi
economica del capitalismo, la classe dominante cerca la propria salvezza nel
rafforzamento del dominio economico e politico sulle masse lavoratrici e
popolari.
Oggi i circoli imperialistici per aumentare lo
sfruttamento della classe lavoratrice e reprimere coloro che si ribellano e si
oppongono alle loro ingiustizie, per risolvere il problema dei mercati con una
politica di guerra e di soggiogazione dei popoli oppressi, hanno bisogno di
realizzare una serie di misure reazionarie e la trasformazione autoritaria
dello Stato e del governo borghese.
A tal fine ricorrono alla manipolazione della coscienza
popolare attraverso radio, televisione, stampa e altre forme di propaganda,
oltre a fidati manipolatori ed esecutori.
Il capitalismo e l’imperialismo per
continuare a spadroneggiare sui lavoratori e sui popoli utilizzano una
gradualità di strumenti di dominio, a secondo delle circostanze e del grado di
mobilitazione e opposizione delle masse. Tra di essi: la repressione sanguinaria
e guerrafondaia propria del nazismo e del fascismo, la dittatura assoluta con
l’abolizione di ogni libertà di espressione e di opposizione, il liberalismo,
il moderatismo, il parlamentarismo, l’elettoralismo, cioè il controllo e
l’orientamento del voto, le leggi elettorali che predeterminano il potere
governativo, che deve essere espressione ed esecuzione della volontà e degli
interessi del grande capitale, lo svuotamento della democrazia borghese
rappresentativa, l’accentramento dei poteri in poche mani, il rafforzamento dei
poteri nelle mani del capo del governo, l’abolizione o la neutralizzazione di
istituzioni di controllo dell’operato del governo, eccetera.
In Italia dopo il glorioso Biennio Rosso
1919-1920 - quando la classe operaia, specialmente del settentrione, per
liberarsi dalle condizioni disumane di sfruttamento e di repressione padronale
si ribellò occupando e organizzando il lavoro nelle fabbriche degli Agnelli e
di tante altre simili sanguisughe del lavoro umano – il capitalismo e
l’imperialismo risposero con l’imposizione della spietata dittatura fascista e
con l’assassinio degli oppositori, la chiusura dei sindacati di classe e la
guerra di conquista in Europa e in Africa.
Ci vollero la gloriosa e dura militanza e lotta antifascista
dei comunisti e della classe operaia sempre in prima fila, l’epica lotta
partigiana, gli scioperi e l’insurrezione popolare del 25 aprile 1945 per
liberare l’Italia dal fascismo, dall’occupazione nazista e dall’oramai
anacronistica monarchia.
Il proletariato italiano, fermato allora dal
revisionismo togliattiano nel suo slancio rivoluzionario per la conquista del
socialismo nel nostro paese, conquistò col sangue la nuova Costituzione
liberal-democratica, di natura borghese, clericale e capitalistica che, però,
garantiva, almeno nella scrittura del testo, le libertà di pensiero, di
opinione e di manifestazione politica e sindacale. Ma ugualmente non sono
mancate le repressioni poliziesche dei governi borghesi di centrodestra, centro
e centrosinistra di tali conquiste liberal-democratiche.
Una Costituzione che i partiti borghesi e della
falsa sinistra democratica hanno ritenuto di ostacolo al pieno dispiegamento
del dominio del capitale sul lavoro e all’accumulo sempre maggiore dei profitti
industriali, agrari, bancari e finanziari da parte del capitalismo nazionale e
delle multinazionali che operano nel nostro paese.
Di qui la formazione di tre governi –
guidati da Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi, che non sono stati mai candidati
né eletti dal popolo a presidenti del consiglio – privi del consenso popolare.
Di qui la vergognosa modifica dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, che in
realtà ha abolito la giusta causa nei licenziamenti ed eliminato il diritto del
rapporto di lavoro a tempo indeterminato; le varie leggi sul pareggio di
bilancio per accelerare il pagamento dell’astronomico debito pubblico verso il
sistema bancario e finanziario nazionale e internazionale, sui tagli alla
sanità e ai servizi pubblici, sulla scuola di elite, sul sistema pensionistico
sempre più di fame, sulla precarietà del lavoro, sull’aumento complessivo delle
tasse, sull’accentramento dell’impatto ambientale dello sfruttamento energetico
marino e terrestre nelle mani del governo con l’esproprio autoritario delle
competenze territoriali, eccetera.
Inoltre, è stata varata la nuova legge
elettorale chiamata Italicum, ispirata da quella fascista Acerbo del 1923, che
abolisce il proporzionale puro, introduce un premio di maggioranza del 54% dei
deputati alla lista più votata alla prima tornata elettorale o a quella
dell’eventuale ballottaggio, stabilisce uno sbarramento elettorale del 3% per
poter entrare in Parlamento, consente l’elezione sicura di 100 deputati
capilista scelti dai partiti, crea le condizioni di un regime di governo
affidato a un solo partito e a un solo uomo.
Alla svolta elettorale reazionaria si
aggiunge la riforma costituzionale voluta essenzialmente da Renzi e dal PD,
inizialmente sostenuta anche dal centrodestra berlusconiano, che letteralmente
stravolge la Costituzione del 1948 – cioè la Carta Costituzionale redatta dalla
Costituente del 1946, scaturita dalla lotta antifascista e dalla guerra civile
partigiana e di liberazione dell’Italia dal fascismo e dal nazismo -
rispondendo all’esigenza dei cosiddetti poteri forti - cioè l’oligarchia
finanziaria - di avere a proprio esclusivo servizio un governo autocratico, con
pieni poteri legislativi e decisionali, presidenzialista e libero da
contropoteri di controllo istituzionale.
Una controriforma che mette fine al bicameralismo
paritario, abolisce il Senato elettivo relegandolo a funzioni secondarie e
territoriali, sopprime il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro,
abolisce le province, aumenta le firme per la richiesta di un referendum
abrogativo, eccetera. A questo si aggiunge il tentativo della borghesia di
destra e di sinistra di attribuire ai martiri dell’antifascismo e ai caduti
della repubblichetta di Salò lo stesso riconoscimento di caduti per la libertà
del popolo: una vergogna e un’infamia senza fine.
Questo processo di trasformazione
reazionaria dello Stato e di ritorno a un governo forte coi pieni poteri - di
natura autoritaria e presidenzialista, garante degli affari degli industriali,
degli agrari, delle banche e della finanza, all’occorrente e in vari modi
repressivo dell’opposizione di piazza e delle istanze di bisogno e di giustizia
sociale provenienti dalle grandi masse, insomma il tentativo di ritorno a un
regime ultrareazionario ammantato di liberalismo, di democraticismo e di
costituzionalismo formale e persino voluto e garantito dalla falsa e
traditrice sinistra al governo - viene avanti più
spregiudicatamente dalla metà degli anni ‘70 del secolo scorso, ovvero da
quando, purtroppo, il proletariato italiano non ha saputo difendere
adeguatamente e allargare le conquiste sociali realizzate sino a quel momento.
Oggi siamo a un’accelerazione di quel processo
involutivo, di ritorno al passato e richiede una risposta della classe operaia
adeguata alla gravità delle misure reazionarie messe in atto dalla borghesia.
Occorre una mobilitazione popolare straordinaria nei luoghi di lavoro, nelle
piazze e nell’intera società civile per vincere la battaglia referendaria,
sconfiggere Renzi e la sua riforma costituzionale di stampo fascista.
Naturalmente al punto in cui è precipitata
la situazione istituzionale italiana la battaglia in atto per il NO richiede un
impegno straordinario. Bisogna alzare il livello dello scontro ideologico,
politico e della lotta di classe. Renzi e il gruppo dirigente del PD stanno
facendo una campagna pubblicitaria per il SI’ contro ogni verità e logica
storica dicendo persino che “i Partigiani avrebbero votato SI’” e che la
vittoria del NO “non rispetterebbe il lavoro del Parlamento”. Ma di quale
parlamento parlano lor signori, di quello che ha dato la fiducia a tre
presidenti del consiglio e tre governi non eletti dal popolo? Vergogna, avete
calpestato ogni forma di democrazia e di sovranità popolare! E’ invece vero che
questa controriforma è in continuità storica con la politica di tradimento
della classe operaia attuata dalla falsa sinistra italiana del Partito
Democratico della Sinistra, dell’alleanza dell’Ulivo e del Partito Democratico.
Renzi e il PD ogni giorno e per 24 ore fanno
scempio della televisione italiana, pagata dai cittadini, nel propagandare le
ragioni del SI’. Non si è mai visto un presidente del consiglio spendersi tanto
per sostenere lo smantellamento, per ora della seconda parte, della
Costituzione democratica e antifascista del 1948, utilizzare la televisione
pubblica a proprio piacimento. Col suo governo ha deciso di andare al voto
referendario all’ultima domenica prevista e con un quesito posto agli elettori
che favorisce sfacciatamente il SI’. Una scelta per prolungare al massimo la
sua propaganda per il SI’ nel tentativo di convincere la maggioranza del popolo
italiano e di non perire sotto una montagna di NO.
Ciò anche in riferimento alla circostanza
che le elezioni sono in vario modo condizionate e determinate dalla potente
macchina elettorale dei partiti borghesi, specialmente di quelli più grandi e
padronali del centrodestra, centro e centrosinistra, dalla forza economica
della propaganda elettorale e dall’attività interessata di tutte le
organizzazioni mafiose, mai estinte dallo Stato capitalistico dall’unità
d’Italia ad oggi.
Il Comitato Nazionale di Unità
Marxista-Leninista (CONUML) chiede, e sollecita tutte le forze del NO a
mobilitarsi concretamente con iniziative nei posti di lavoro e di piazza; esige
che la cosiddetta “par condicio” elettorale sia applicata sin da questo
momento, nel senso che le forze del NO e del SI’ abbiano pari possibilità di
accesso alla propaganda radio-televisiva pubblica e privata, perché non può
essere ulteriormente consentito a Matteo Renzi e al PD di occupare la radio e
la televisione, oltre che la carta stampata, a proprio piacimento per la
promozione del SI’.
Dobbiamo smascherare a fondo la propaganda
referendaria ingannevole secondo la quale con la riforma costituzionale
approvata dal parlamento si risparmiano notevoli risorse pubbliche. Noi
sosteniamo che i costi reali, e non gonfiati, della
democrazia e della sovranità popolare non possono essere toccati, ma debbono
avvenire attraverso la drastica abolizione dei privilegi degli eletti, come
stipendi e pensioni d’oro e agevolazioni d’ogni tipo, e non mediante
l’accentramento del potere e la soppressione dei diritti del senato della
Repubblica, le introdotte elezioni di secondo grado e persino il mancato
ricorso al voto popolare quando un governo eletto dal popolo decade, perché
diversamente si favorisce l’ascesa del fascismo e la liquidazione delle libertà
democratiche sancite dalla nostra Costituzione, ancorché di natura borghese,
proclamata il 1° gennaio 1948.
Per noi marxisti-leninisti, che pur
lottiamo tatticamente a fianco di una multiforme coalizione democratica e
progressiva per sconfiggere la controriforma renziana – criticando apertamente
le illusioni parlamentaristiche e la mancanza di una reale spinta alla
mobilitazione di massa contro le misure reazionarie - l’obiettivo finale
è la distruzione della società capitalistica e la costruzione di quella
socialista, è la rivoluzione e la conquista del potere politico per la classe
operaia e tutti gli oppressi e gli sfruttati, è la conquista della Democrazia
proletaria e l’instaurazione di una Costituzione socialista.
A partire da questo assunto di classe e
rivoluzionario riteniamo che quanto più la battaglia referendaria, nella quale
siamo impegnati, si svilupperà all’interno della lotta generale per la
sconfitta del capitalismo e il trionfo del socialismo, tanto più aumenterà la
possibilità di vittoria.
Il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista
in questa difficile battaglia referendaria per il NO alla controriforma
costituzionale chiama a raccolta, alla mobilitazione e alla lotta tutti i
sinceri e coerenti comunisti, assieme agli antifascisti e a tutte le forze
autenticamente rivoluzionarie e progressiste del nostro paese, per sconfiggere
i piani autoritari del grande capitale bancario e finanziario, per fermare
l’attacco alle conquiste democratiche vigenti, seppur borghesi, per
salvaguardare e onorare la memoria degli antifascisti e dei Partigiani che
morirono per la conquista di una vera libertà e democrazia.
Il NO può e deve vincere, ma occorre
liberare il movimento che lo sostiene dalle incrostazioni di moderatismo e di
perbenismo istituzionale che ne frenano lo slancio e l’incisività della lotta;
occorre il dispiegamento di tutte le sue energie rivoluzionarie con la
mobilitazione, gli scioperi generali e le manifestazioni di piazza. Questo è il
convincimento e l’azione coi quali il CONUML partecipa attivamente alla lotta
per la vittoria del NO domenica 4 dicembre prossimo.
Roma, 30 settembre 2016.
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato
d’Italia
Per contatti: conuml@libero.it
Visitate il nostro sito: www.conuml.weebly.com
“NOI
SIAMO NESSUNO”, UN MOVIMENTO DALLA SIMBOLOGIA FASCISTA E DALLA CULTURA DI
DESTRA E POPULISTA: L’IDENTITARISMO!
E’
un movimento che può essere collocato nell’arcipelago dell’estrema destra
italiana, dove troviamo Casa Pound, Aurora Boreale e altre associazioni del
genere. Riteniamo che la simbologia fascista e i riferimenti culturali di
destra lo pongano fuori dalla Costituzione repubblicana e antifascista e le
istituzioni “democratiche” dovrebbero vietare tali forme politiche associative.
Il P.C.I.M-L. fa appello all’intellettualità d’avanguardia e alla gioventù
studentesca e operaia comunista e progressista per diffondere i valori
dell’antifascismo militante e isolare questi movimenti.
Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista,
che affonda le proprie radici nel marxismo-leninismo e nei valori politici e
storici dell’antifascismo militante, è seriamente preoccupato per il sorgere e
diffondersi in Italia di movimenti dell’estrema destra, che potrebbero
ricondurre l’Italia alle tragedie del fascismo del secolo scorso. Nelle ultime
settimane tra questi movimenti ne è sorto un altro, che si è dato il nome di
“Noi siamo nessuno”. E’ un movimento che svolge attività nel sociale senza una
chiara denominazione, forse per nascondere la sua vera identità ideologica e
politica, per cui si nasconde dietro l’anonimato di Ulisse, “Nessuno”, che il
condottiero ellenico utilizzò per salvare se stesso e i suoi compagni dal
ciclope Polifemo nell’Odissea, il poema greco di Omero. E’ indubbio che si
tratta di un movimento trasversale, fatto di diverse sensibilità ideologiche,
culturali e politiche, certamente vi sono anche giovani dalle idee non
chiaramente fasciste e reazionarie di destra, però, da quello che sino ad oggi
si riesce a capire, l’organizzazione opera sotto spinte e obiettivi di estrema
destra.
La natura trasversale e non ideologicamente
ben definita del movimento, di conseguenza politicamente populista e
qualunquista, può trarre in inganno molti giovani e anche i più adulti, che
attratti dal protagonismo e dall’esaltazione individuale di taluni, dalla
gestualità di destra, dalla strumentalizzazione di gravi problemi sociali, dai
pesanti disagi della vita quotidiana a cui sono sottoposti principalmente i
giovani, privi di una prospettiva certa di vita dignitosa nell’odierna
sciagurata società capitalistica, dalla diffusione di culture e idee
filosofiche idealiste e irrazionali e dal fanatismo della gestualità fascista
potrebbero ingenuamente e inavvertitamente aderire a un movimento che, rispetto
alla natura antifascista della nostra Repubblica, desta molte e serie
preoccupazioni. Neppure sappiamo a livello nazionale e internazionale chi tira
le fila di simili movimenti e per quali strategie e finalità politiche.
Intanto, i mali della storia dell’umanità
vanno prevenuti prima che sia troppo tardi e si arrivi a nuove tragedie, come
quelle del fascismo e del nazismo, e prima che si verifichino gli stermini e i
circa 60 milioni di morti che ha causato la seconda guerra mondiale, di cui 27
milioni di soli sovietici. Abbiamo appreso che all’interno del movimento “Noi
siamo nessuno” circolano e si dibattono idee filosofiche dell’identitarismo,
che conducono alle identità di destra del nazionalismo, opposto a patriottismo,
dell’antisemitismo, dell’etnocentrismo, del potere bianco o supremazia bianca
sulle altre razze umane, eccetera.
L’identitarismo è una cultura che
attribuisce cittadinanza e validità a tutte le identità filosofiche,
generalmente idealistiche, culturali, comportamentali e territoriali generando,
così, qualunquismo e irrazionalità nelle scelte, negando la legge razionale
degli opposti, cioè il positivo e il negativo, il male da combattere e il bene
da difendere e affermare. Dunque, l’identitarismo di tutto e tutti nei diversi
ambiti della vita sociale e intellettuale genera quel qualunquismo e populismo
che portò le masse popolari ad acclamare il fascismo e il nazismo, con tutte le
conseguenze nefaste che ne derivarono all’umanità intera. Ciò quando, invece,
le ideologie, le culture e i poteri politici violenti e repressivi esistenti
nel confronto intellettuale e nella vita sociale vanno isolati, combattuti e
sconfitti, prima che arrechino danni irreparabili alla convivenza civile dei
popoli.
Il movimento “Noi siamo nessuno” si avvale
di una simbologia riconducibile all’estrema destra e al fascismo. Non
dimentichiamo l’esibizione, da parte di componenti del movimento, del saluto
fascista nell’estate 2014 davanti al bar La Lucciola a Forio durante la
manifestazione per la riapertura e in sicurezza della spiaggia libera di Cava
dell’Isola, oppure l’atteggiamento provocatorio e offensivo tenuto a Ischia
Porto nel corso della manifestazione sui trasporti del mese di novembre dello
stesso anno. Simboli di estrema destra campeggiano in bella vista sulla
locandina di presentazione della propria iniziativa che si è svolta a Forio
venerdì 7 marzo 2015, dove si esibiscono soldati guerrieri muniti di elmi,
spade, lance e scudi e un logo con tanto di colonna dorica, sovrastata da
capitello e circondata da una corona, un’immagine di evidente riferimento alla
romanità fascista di mussoliniana memoria, che si rifaceva, appunto, al saluto
e all’architettura dell’antica Roma.
Abbiamo letto sulla stampa che
all’iniziativa del 7 marzo 2015 a Forio avrebbe dovuto partecipare una folta
delegazione di simpatizzanti del movimento proveniente da Napoli, ma che le
pessime condizioni del mare non avrebbero consentito al grosso dei partecipanti
di giungere a Ischia. Ora noi ci chiediamo, e pensiamo che debbano chiederselo
tutte le forze politiche e sociali antifasciste, democratiche e progressiste,
questi simpatizzanti e sostenitori napoletani del movimento “Noi siamo nessuno”
a quali gruppi o associazioni appartengono e quali sono le loro ambizioni
ideologiche, politiche e sociali? Insomma, cosa e chi c’è dietro al movimento
“Noi siamo nessuno”? Per l’Italia democratica e antifascista, reduce dalla
tragedia del fascismo e del nazismo, la chiarezza è d’obbligo!
Riteniamo che, a livello locale e nazionale,
forme associative del genere rappresentino un pericolo per la convivenza
pacifica, civile e democratica del popolo italiano e che siano chiaramente
fuori dai principi democratici e antifascisti della nostra Costituzione, seppur
di natura borghese. Per tanto il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
rivolge un sentito appello a tutti i democratici, antifascisti e progressisti,
all’intellettualità d’avanguardia, alla gioventù studentesca e operaia
comunista e progressista, alla classe lavoratrice operaia e intellettiva e a
tutti coloro che hanno vissuto o meno la sciagura del fascismo e del nazismo a
vigilare, isolare e sconfiggere sul nascere, sul terreno filosofico,
ideologico, culturale e politico, movimenti sia politici che sociali di dubbia
identità democratica e antifascista, come quello “Noi siamo nessuno”, che
possono ricondurre il nostro paese alle tragedie del passato, sotto qualsiasi
spoglia dovessero presentarsi e imporsi oggi.
Forio, 12 marzo 2015.
L’Ufficio Politico
del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
20
anni sulla via della Lotta e dell’Unità per la Rivoluzione e il Socialismo
DICHIARAZIONE
DEL XX PLENUM DELLA CIPOML
I - La sessione plenaria della Conferenza Internazionale di Partiti e
Organizzazioni Marxisti-Leninisti
(CIPOML) si è svolta in Turchia in occasione del suo XX anniversario, per
discutere importanti questioni relative alla situazione internazionale, al
lavoro politico, ai fronti popolari, agli orientamenti e all’attività da
portare avanti con le donne lavoratrici e comuniste nei rispettivi paesi. La
riunione ha messo in risalto l’impegno di continuare la lotta contro il
capitalismo, l'imperialismo e la borghesia internazionale e ha preso decisioni
sul momento attuale della lotta di classe nel mondo e sui compiti della classe
operaia. Il plenum della CIPOML denuncia ogni forma di ingiustizia, la
diminuzione e il congelamento dei salari, la politica dei monopoli imperialisti
e dei loro governi, l’accumulazione di capitale sulla base dell’imposizione di
maggiori tasse ai lavoratori e dell’aumento dei prezzi di beni e servizi,
politiche che provocano la ribellione e le lotte della classe operaia e dei
popoli.
II I difensori del sistema capitalista-imperialista hanno lanciato l'idea
che era possibile un mondo democratico, prospero, senza crisi né guerre. Hanno
affermato che il capitalismo era l'unico modo per ottenere gli obiettivi e le
aspirazioni dei popoli. Tuttavia, i fatti incontestabili dimostrano, una volta
di più, che il capitalismo non può offrire alcun futuro migliore alla classe
operaia, ai lavoratori ed ai popoli. Le forze produttive, la produzione
industriale ed i servizi si sviluppano incessantemente. Ma lo sviluppo di
queste forze produttive non può più essere contenuto nell’ambito dei rapporti
di produzione capitalisti. Attualmente, il livello della contraddizione tra il
carattere sociale del processo di produzione e la proprietà capitalistica dei
mezzi di produzione supera tutti gli esempi precedenti della storia. Il
capitale finanziario che impone parassitismo e corruzione, che causa
superprofitti nelle metropoli capitaliste, si è sviluppato ed esteso fino negli
angoli più reconditi del mondo.
L’esternalizzazione e la frammentazione nel tempo e nei luoghi dei processi
lavorativi, la giornata flessibile di lavoro, si sono generalizzati. Allo
stesso tempo, si sono imposti la disorganizzazione, i bassi salari, condizioni
bestiali di lavoro; la disoccupazione ed i licenziamenti aumentano, così come
aumenta lo sfruttamento capitalista. L'intensificazione dello sfruttamento e la
crescita dei profitti del capitale monopolistico, il peggioramento delle
condizioni di lavoro e di sussistenza, sono il fattore principale della
polarizzazione tra il lavoro ed il capitale. Lo sviluppo del capitalismo
significa povertà nella ricchezza ed aumento della disuguaglianza nella
distribuzione. L'impoverimento e la miseria si estendono. Perfino nei paesi
capitalisti sviluppati d'Europa, aumenta il numero di famiglie senza casa,
cresce l’indigenza, la ricerca di resti alimentari nell’immondizia si diffonde,
diventando una cosa abituale. La fame si è estesa in altri luoghi, aldilà delle
regioni della siccità endemica e della fame nera in Africa. A causa del
capitalismo, si incrementa la devastazione e lo sfruttamento dell'ambiente
naturale, al punto di essere un problema di tale gravità che non si può più
ritardare ad affrontare. L'erosione della terra, l'inquinamento dell'acqua e
dell'aria, la distruzione della natura per la ricerca sfrenata dei profitti,
sono giunti ad un livello elevato ed hanno determinato cambiamenti climatici
che minacciano il futuro degli esseri umani e delle altre specie viventi. Le
contraddizioni e la concorrenza interimperialisti, implicano una
riconfigurazione delle alleanze economiche e commerciali che costituiscono una
nuova offensiva contro il livello di vita dei lavoratori e dei popoli. Accordi
come il blocco Asia-Pacifico, i BRICS, sotto la leadership della Cina e della
Russia, il Trattato di Libero Commercio tra gli Stati Uniti d’America e
l'Unione Europea, si iscrivono nello sforzo degli imperialisti e dei governi
borghesi di cercare nuove aree di influenza per i loro capitali e di sfruttare
ancor più la classe operaia ed aumentare l'oppressione sui popoli. La crisi
capitalista che è scoppiata nel 2008, con epicentro negli USA, ha colpito tutti
i paesi, distruggendo forze produttive. I paesi imperialisti e capitalisti
hanno iniziato, tramite i loro governi, una politica di salvataggio delle
imprese, utilizzando a tal fine un fiume di miliardi di dollari e di euro.
Questi fondi sono stati presi dai bilanci pubblici e dai lavoratori e dai
popoli attraverso le tasse, hanno provocato la riduzione dei salari,
disoccupazione e tagli ai servizi sociali, tra le altre misure; con ciò la
borghesia ha mostrato una volta di più il suo atteggiamento ostile e di
disprezzo verso le classi lavoratrici. In vari paesi, più di 10 milioni di
operai sono stati gettati nella disoccupazione, sono stati diminuiti fino ad un
terzo i salari, le pensioni di anzianità sono state ridotte drasticamente.
Quanto detto dimostra che il capitalismo non ha alcuna coscienza umana. Mentre
aumenta la concentrazione del capitale, tutto il peso della crisi ricade sugli
operai ed i popoli oppressi, con gravissimi risultati, particolarmente tra i
disoccupati, i giovani e le donne.
III
Le economie degli USA e di alcuni paesi dell'Europa, nei quali era iniziato
un processo di relativa ripresa e rianimazione a partire dal 2009 non sono
riusciti a mantenerlo; ora emergono segni di una nuova crisi. I debiti
contratti per dagli Stati per portare a termine il salvataggio di aziende nel
2008, costituiscono un pesante fardello per le economie dei paesi capitalisti.
Ad eccezione della Cina, tutti i paesi sono indebitati. Attualmente, si osserva
una discesa nei tassi di crescita e anche indicatori di recessione. Nelle
economie di alcuni paesi si evidenzia una crescita negativa. Le cifre della
disoccupazione e della povertà sono allarmanti. Secondo i dati dell'Organizzazione
Internazionale del Lavoro, nel mondo ci sono 202 milioni di disoccupati. I
tassi di povertà dell'anno 2013, mostrano l'esistenza di 1 miliardo di persone
i cui redditi giornalieri sono inferiori a 1 dollaro,mentre 2,8 miliardi di
persone hanno redditi giornalieri inferiori a 2 dollari. 448 milioni di bambini
sono sottoalimentati; ogni anno milioni di bambini muoiono per malattie di cui
si ha a disposizione la cura. L'emigrazione ha raggiunto un livello senza
precedenti. Con la speranza di raggiungere i paesi sviluppati, di avere una
vita migliore, un lavoro con cui guadagnarsi l’esistenza, milioni di persone
emigrano dai paesi dipendenti, dove c’è la miseria causata dalla rapina
imperialista e dove perdurano guerre regionali. Un gran numero di queste persone
(donne e bambini tra di loro), muore prima di arrivare a destinazione. Quelli
che riescono ad arrivare, divengono vittime della discriminazione, di assalti
razzisti e xenofobi, di condizioni di lavoro più precarie e con i salari più
bassi.
IV
Le contraddizioni tra gli imperialisti si acutizzano e la disputa
interimperialista cresce. Le affermazioni di coloro che sostengono "la
globalizzazione", manipolando lo sviluppo della tendenza all'integrazione
dell'economia mondiale, affermano che “ormai non esiste più il vecchio
imperialismo" che "l'analisi sull’imperialismo è obsoleta,
superata". Tutto ciò non è altro che la propaganda degli stessi
imperialisti. L'egemonia del capitale finanziario, le cui reti continuano a
estendersi in tutto il mondo, le speculazioni finanziarie con il proposito
della rapina monopolista, che includono il massimo utilizzo delle risorse
statali, sono reali e la loro esistenza non ha bisogno di prove. Da un lato, il
numero di miliardari aumenta ogni giorno, e la stessa cosa succede coi profitti
da investimento dei monopoli e delle banche. All’altro lato, le masse operaie e
lavoratrici crescono in maniera incessante, ma le loro condizioni di lavoro
peggiorano e la loro miseria si approfondisce. Anche questi sono fatti reali,
che non richiedono prove. Continuano le guerre regionali e gli interventi
imperialisti; la contraddizioni e la lotta per l’egemonia tra gli Stati
imperialisti si acutizzano. Non si può certo dire che gli Stati borghesi
reazionari e imperialisti agiscano solo fuori dai loro paesi, solo
nell'espansionismo, senza che interessi loro il consolidamento del loro
"fronte interno"; l’espansione dell’imperialismo si realizza anche
con lo sfruttamento della classe operaia del proprio paese. Dopo la sconfitta
del movimento operaio e la sparizione del socialismo, il mondo si è trasformato
in un spazio di relazioni politiche borghesi, un mondo completamente
reazionario. Le normative del cosiddetto "Stato sociale" sono state
considerate inutili ed in modo accelerato sono state applicate le misure
"neoliberiste". La borghesia, con la sua vittoria sul movimento
operaio e la disorganizzazione dello stesso, ha portato avanti un'offensiva
sempre più reazionaria in tutti i paesi. La democrazia borghese, la cui
ipocrisia e formalismo sono indiscutibili sul tema dell'uguaglianza e della
libertà, diviene sempre più retrograda con il "processo
neoliberista". La reazione attacca tutti gli spazi ideologici, politici,
culturali, morali e giudiziari. La crescita del conservatorismo, assieme ai "valori"
medievali, è la caratteristica determinante dello sviluppo attuale.
Organizzazioni come Al Qaeda e lo Stato Islamico, potenziate in queste
circostanze, si sono trasformate in strumenti utili della borghesia
internazionale e dell'imperialismo. L'imperialismo ed il capitale finanziario
appoggiano la reazione, particolarmente quella medievale, e la convertono in
base fondamentale della loro egemonia. Perfino nei paesi capitalisti dove la
democrazia borghese è relativamente avanzata, emergono tendenze fasciste e lo
Stato di polizia. Negli ultimi tempi, una lezione viene dagli avvenimenti
successi in Ucraina che mettono in luce i limiti della democrazia borghese. In
Ucraina, centro di conflitti tra potenze imperialiste, i paesi capitalisti
sviluppati che si considerano la "culla della democrazia avanzata",
non hanno ritegno nell’appoggiare apertamente forze neonaziste e fasciste.
V
La lotta dei lavoratori e dei popoli costituisce l’altra faccia della
medaglia. La rabbia e il malcontento, accumulati a causa della brutalità
dell'offensiva economica e sociale della reazione monopolista, hanno provocato
sollevazioni popolari e lotte massicce. Gli ultimi anni sono pieni di esempi di
movimenti popolari sorti come risposta di fronte all'offensiva dalla reazione, della
borghesia internazionale e dell'imperialismo. Queste mobilitazioni popolari,
gli scioperi e le grandi proteste, le sollevazioni e le ribellioni, benché non
siano ancora riusciti a minare la reazione borghese, hanno una prospettiva di
sviluppo nel futuro immediato. Nel Medio Oriente, diviso in frontiere
artificiali dall’imperialismo e dai suoi alleati, che non riconoscono il
diritto di autodeterminazione dei popoli, si sta disintegrando lo "status
quo” fissato cento anni fa. La Siria, un paese che ha perso la sua integrità
territoriale, cerca il suo futuro con la fine della guerra civile. È evidente
che l’Iraq, un paese che non è arrivato mai ad essere fermamente organizzato e
integrato, sotto l’influsso della guerra civile siriana, non potrà continuare
come fino ad oggi. Il futuro di questo paese, sarà determinato dalla lotta dei
popoli iracheni di tutte le nazionalità e credenza, che sono stati trascinati
in conflitti e divisioni settoriali ed etniche. Il futuro dell'Egitto è legato
al risultato della lotta tra il popolo e la reazione nazionale ed
internazionale. Il popolo curdo ha compiuto passi importanti per determinare il
proprio futuro, stabilendo mandati democratici in tre cantoni; unendosi con le
nazionalità della Rojava (Kurdistan occidentale). Davanti all'offensiva
sionista israeliana, prosegue la lotta del popolo palestinese per
l'autodeterminazione e per organizzarsi come Stato. Gli scioperi e proteste in
Spagna, Sudafrica, Portogallo, Belgio, Italia e Francia, sono apparsi come
soggetti nuovi e dinamici della lotta. In Tunisia, la lotta per i diritti e le
libertà cresce e il Fronte Popolare si rafforza. Il popolo del Burkina Faso
porta avanti una lotta rivoluzionaria per prendere nelle sue mani il futuro,
sconfiggendo una dittatura dopo un'altra. Nei paesi arabi del Medio Oriente e
dell’Africa del Nord, i popoli lottano contro la reazione religiosa ed i
governi alleati dell'imperialismo. In Turchia, la resistenza di Gezi a giugno
in piazza Taksim, in Brasile le proteste contro l'aumento delle tariffe, in
Cile le manifestazioni studentesche, hanno aumentato la fiducia in sé stessi
dei giovani che rivendicano democrazia e libertà. Le lotte suscitate in America
Latina, particolarmente in Messico, Ecuador, Repubblica Dominicana, si
irrobustiscono. Nelle resistenze e nelle mobilitazioni popolari che si
producono in questi paesi, risalta la massiccia partecipazione e l'attitudine
alla resistenza delle lavoratrici. Questa situazione segnala anche
concretamente il ruolo determinante delle donne nell'avanzamento della lotta
della classe operaia e dei popoli.
VI
È evidente che queste mobilitazioni, resistenze e scioperi, sono una fonte
di speranza nella lotta della classe operaia e dei popoli. Tuttavia, le
massicce mobilitazioni degli operai e dei popoli, soffrono anche la debolezza
della mancanza di organizzazione e di coscienza, del livello dell'avanguardia e
della partecipazione della classe operaia come classe indipendente. Le
mobilitazioni popolari degli ultimi anni mostrano che ancora non abbiamo superato
la disorganizzazione causata dalla sconfitta subita dalla classe operaia. Il
nostro compito immediato e concreto è cambiare questa situazione. Non potranno
avere un successo definitivo le mobilitazioni disorganizzate, prive di un
programma rivoluzionario con le sue rivendicazioni indipendenti, anche se
possono ottenere alcuni risultati sulla reazione borghese. Su questo tema la
responsabilità appartiene ai nostri Partiti e alle nostre organizzazioni.
Moltiplicarci in mezzo agli operai e ai lavoratori, fare nostre le giuste
rivendicazioni immediate democratiche ed economiche e legare la lotta alla
vittoria della rivoluzione e del socialismo, è l'unica via. Le condizioni
preliminari per il socialismo sono più mature che mai, e senza dubbio obbligano
in maniera indiscutibile all'unità e all’organizzazione della classe operaia e
dei lavoratori.
VII
Oggi, come ieri, la rivoluzione richiede alleanze strategiche. Alleanze di
classe costruite nell'azione che rispondano alle necessità politiche e pratiche
della lotta, con forme diverse. La classe operaia, i lavoratori ed i popoli
oppressi, avanzano nelle loro lotte per respingere gli attacchi costruendo
alleanze parziali e temporanee. E’ fondamentale creare queste alleanze attorno
a programmi di lotta che includano rivendicazioni concrete ed urgenti della
classe operaia e dei popoli oppressi. Il compito attuale di conquistare unità,
alleanze, di costruire Fronti popolari, è ineluttabile, come lo furono i fronte
unitari contro il fascismo nel passato. Ciò è importante soprattutto per
aumentare la potenza politica ed ideologica della classe operaia e dei nostri
Partiti, per creare e sviluppare le organizzazioni popolari che facciano
avanzare il carro della storia.
VIII
Vi sono paesi dove ideologi e portavoce di partiti e organizzazioni
opportunisti e revisionisti inventano ogni giorno "nuove" idee e
proclami e tentano di tergiversare la lotta di classe. In Brasile, il governo
della socialdemocrazia, in Spagna “Podemos”, in Grecia "il sinistrismo” di
Syriza, etc. sono esempi attuali. D'altra parte, i governi ”progressisti"
si deteriorano, cominciano a perdere terreno e prestigio in America Latina.
Ancora una volta gli avvenimenti dimostrano che il riformismo ed il liberalismo
non hanno niente da offrire alla classe operaia e ai popoli. Un'altra
mistificazione è il presunto progressismo dell'imperialismo russo e di quello
cinese di fronte all'imperialismo statunitense ed i suoi alleati occidentali;
il che è senza fondamento, poiché le loro dispute corrispondono alla conservazione
ed affermazione dei loro interessi. Ciò non è altro che abbellimento della
reazione borghese e del capitalismo imperialista.
IX
Gli avvenimenti attuali confermano che la lotta di classe è il motore della
storia, che la classe operaia è la forza fondamentale e di avanguardia della
rivoluzione e del socialismo. Con questa certezza, chiamiamo i lavoratori e i
popoli di tutti i paesi, i giovani, le donne, gli uomini di scienza e gli
intellettuali progressisti del mondo intero, ad unirsi e elevare la lotta
contro la borghesia internazionale, la reazione e l'imperialismo. In questo
processo, la Conferenza di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti assumerà
tutte le responsabilità e svolgerà i compiti necessari.
Turchia,
novembre 2014.
Partito
Comunista del BeninPartito Comunista Rivoluzionario del Brasile
Partito
Comunista Rivoluzionario Voltaico (Burkina Faso)
Partito
Comunista di Colombia (Marxista-Leninista)
Partito
Comunista degli Operai di Danimarca
Partito
Comunista del Lavoro della Repubblica Dominicana
Partito
Comunista Marxista Leninista dell’Ecuador
Partito
Comunista degli Operai di Francia
Organizzazione
per la costruzione del Partito Comunista degli Operai di Germania
Organizzazione
per la riorganizzazione del Partito Comunista di Grecia
Organizzazione
Democrazia Rivoluzionaria d’India
Partito
del Lavoro (Toufan) d'Iran
Piattaforma
Comunista (Italia)
Via
Democratica del Marocco
Partito
Comunista (marxista-leninista) del Messico
Fronte
dei Lavoratori del Pakistan
NEL 97° ANNIVERSARIO DELLA GLORIOSA E IMPERITURA
RIVOLUZIONE SOCIALISTA D’OTTOBRE IL PROLETARIATO
ITALIANO E DEGLI ALTRI PAESI AVANZI DECISO SULLA
STRADA DELLA PROSSIMA ONDATA DELLE RIVOLUZIONI
PROLETARIE PER LA CONQUISTA DEL SOCIALISMO !
Prepariamoci al centenario di quel memorabile evento,
1917 – 7 novembre - 2017, che per la prima volta nella storia dell’umanità
spezzò le catene della schiavitù del lavoro, nel nome dell’unità rivoluzionaria
dei marxisti-leninisti e della fedeltà al pensiero e l’opera dei nostri grandi
Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin. Noi siamo
convinti che nel 2017, se non prima, l’esplosione della nuova ondata delle
rivoluzioni proletarie socialiste sarà molto più vicina di oggi e di quanto i
nostri nemici di classe possano pensare. Oggi come nel 1917 indichiamo e
dichiariamo l’attualità e l’urgenza della Rivoluzione Proletaria
Socialista per cambiare veramente e radicalmente il mondo in cui viviamo.
L’analisi
materialistica della storia dell’umanità ci consente di affermare, con certezza
scientifica, che le esperienze di lotta di classe e rivoluzionarie del
proletariato del mondo, dalle prime resistenze, ribellioni e lotte eroiche
degli schiavi sotto l’impero romano, alla Comune di Parigi del 1871, alle
rivoluzioni russe del 1905, febbraio e 7 novembre 1917, non appartengono al
passato e non sono da relegare nel museo della storia, ma che esse sono vive e
di estrema attualità, perché non sono ancora scomparse le classi sociali e con
esse lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la schiavitù del lavoro, le
disuguaglianze sociali, la miseria e le inquietudini esistenziali delle masse
lavoratrici e popolari.
Dagli albori
dell’umanità ad oggi il progresso civile e sociale dei popoli e il
miglioramento delle condizioni di vita degli sfruttati sono avanzati solo e
sempre sulle gambe della lotta di classe dei lavoratori e delle rivoluzioni
proletarie. Gli insegnamenti di questo gigantesco patrimonio di lotte, con
tutte le sofferenze, gli eroismi e la perdita di vite umane che ha comportato,
sono più che mai vivi e di estrema attualità, dal momento che persiste sul
pianeta il giogo asfissiante del capitalismo e dell’imperialismo, dominio che
sarà spezzato dalla nuova ondata delle rivoluzioni proletarie per aprire la
strada prima alla società socialista e poi a quella comunista.
Dunque, noi
marxisti-leninisti, la classe operaia emancipata, gli intellettuali
d’avanguardia e l’intero mondo sinceramente progressista oggi non festeggiamo
semplicemente la gloriosa e immortale Rivoluzione Socialista d’Ottobre, ma la
ricordiamo a noi stessi e alle nuove generazioni con entusiasmo combattente, e
ne proclamiamo la necessità alle nuove leve marxiste-leniniste come unico e
assoluto rimedio a tutti i mali derivanti dal dominio economico, militare,
culturale, sociale, politico e religioso della classe capitalistica. La sua
ricorrenza ci sprona a serrare le fila degli autentici rivoluzionari, a
costruire l’unità di tutti i rivoluzionari che lottano per il socialismo e a
prepararci per il momento in cui sarà matura la conquista del potere politico
della classe lavoratrice.
L’intero cammino della
storia umana ci insegna, e il marxismo-leninismo ce lo dimostra
scientificamente, che quando un ordine sociale è di ostacolo all’ulteriore
sviluppo delle forze produttive, come lo furono il sistema schiavistico, quello
feudale e oggi quello capitalistico, significa che è gravido di una rivoluzione
che inevitabilmente lo abbatterà, così il socialismo subentrerà all’agonizzante
capitalismo. Attualmente nonostante che i popoli, specialmente quelli
dell’Africa, dell’America Latina e dell’area centrale euroasiatica soffrano la
fame e abbiano bisogno di prodotti agricoli e industriali, sul pianeta miliardi
di lavoratori non trovano lavoro e non producono a causa della proprietà
privata dei mezzi di produzione, dell’attività economica fondata sullo
sfruttamento del lavoro altrui, dell’accumulo del profitto padronale e
dell’accentramento e disponibilità della ricchezza immobiliare e finanziaria
nelle mani di pochi capitalisti parassiti.
L'inumano sistema
capitalistico, con la sua espansione imperialistica, è destinato a crepare,
così come ha fatto, e fa, crepare quotidianamente, per fame, malattie, mancanza
di assistenza e disperazione, masse enormi di sfruttati. La crisi economica
capitalistica di sovrapproduzione di merci e capitali – con la conseguenza che
mentre i depositi aziendali sono pieni di merci, i lavoratori non possono
acquistarle per mancanza di soldi, così come, mentre i forzieri dei capitalisti
sono colmi di oro e titoli monetari e finanziari, tante aziende chiudono per
mancanza di crediti bancari – è la più organica e profonda dell’era moderna [la
disoccupazione reale ha raggiunto una consistenza impressionante e i giovani
sono condannati a non trovare lavoro per tutta la vita!], il feticcio del
mercato borsistico può crollare irrimediabilmente e il ricorso alla guerra
delle potenze imperialistiche, con alla testa quelle statunitense ed europea
insieme al braccio armato della Nato, non servirà a salvare l’infame sistema di
sfruttamento capitalistico.
Questo turpe sistema di
sfruttamento e di sottomissione del proletariato e dei popoli agli interessi
del capitale oramai marcia verso il suo ineluttabile declino, collasso e
implosione finale e quanto più si avvicina alla fine la sua perversione
repressiva e distruttiva diventa sempre più crudele e annientatrice dei valori
di umanità e di civiltà. La classe lavoratrice, con in testa i sinceri e
coerenti comunisti, deve vigilare e agire affinché l’imperialismo nell’estremo
tentativo di sopravvivenza non trascini l’umanità in una guerra di distruzione
di massa, e potrà farlo e risultare vittoriosa unicamente se riuscirà a
trasformare la guerra imperialistica in rivoluzione proletaria per la conquista
del proprio potere politico. Dobbiamo essere pure consapevoli che, più a lungo
durerà l’agonia del capitalismo, sempre più difficili diventeranno le
condizioni di vita delle masse lavoratrici e maggiori disastri ambientali
verranno causati. Di qui l’urgenza e l’impegno rivoluzionario di farla finita
col capitalismo quanto più presto sarà possibile.
Ma il capitalismo e la
sua espansione imperialistica, nonostante l’aggravarsi progressivo della crisi,
non moriranno da soli e non imploderanno da sé: occorrerà la volontà soggettiva
della classe lavoratrice – cioè la classe degli sfruttati e affamati dal
capitale, che da classe in sé deve emanciparsi in classe per sé, come diceva e
scriveva Marx - e la rottura rivoluzionaria della situazione presente. Per fare
ciò occorre la presenza e l’azione di un forte Partito Comunista di natura
bolscevica, ovvero leninista e stalinista, a cui stanno lavorando uniti il
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e Piattaforma Comunista, che
operano unitariamente all’interno del Comitato Nazionale di Unità
Marxista-Leninista (CO.N.U.M-L).
Il Conuml è nato e
lavora per unire tutti i sinceri e coerenti comunisti italiani, cioè
marxisti-leninisti, all’interno di un unico partito comunista marxista-leninista
del proletariato italiano. Il Conuml svolge l’importante funzione politica e
rivoluzionaria di salvaguardia del patrimonio ideale e di lotta del
proletariato italiano e di favorire l’unità di tutti i sinceri
marxisti-leninisti orientandoli verso il comune obiettivo della
rivoluzione proletaria e della conquista del socialismo lungo la strada che
condurrà all’edificazione della società comunista, attraverso la dittatura del
proletariato, la proprietà collettiva dei mezzi di produzione e la scomparsa di
ogni forma di sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Il processo di
emancipazione rivoluzionaria dei popoli - dopo la dolorosa sconfitta
dell’Unione Sovietica e dell’intero mondo socialista costruito nel ventesimo
secolo, ad opera scellerata di trotskisti, revisionisti e opportunisti
mascherati e sopravvissuti all’interno dei partiti comunisti e che la lotta di
classe durante la costruzione del socialismo non era ancora riuscita a
smascherare e debellare senza pietà - oggi non può che partire dalla lotta e
dalla sconfitta della congerie trotskista, revisionista, opportunista,
estremista, movimentista e pacifista, che disgraziatamente permea e condiziona
ancora la classe lavoratrice operaia e intellettuale dei vari paesi.
Senza battere queste forze, infiltrate dall’imperialismo, dal capitalismo e dal
potere temporale delle chiese, che inquinano e deviano la natura di classe e
rivoluzionaria della lotta proletaria, non sarebbe neppure possibile la
vittoria della rivoluzione socialista e della costruzione della società
socialista.
Il Conuml è
radicalmente impegnato sul fronte dell’unità dei sinceri comunisti italiani e
di smascheramento ideologico e politico dei nemici del socialismo presenti nel
movimento operaio e comunista nazionale e internazionale. L’appello che il
Comitato Nazionale per l'Unità Marxista-Leninista rivolge alle coerenti
organizzazioni e gruppi marxisti-leninisti italiani è quello di entrare a far
parte del Comitato per combattere uniti i nemici del socialismo, per unire le
forze e per avanzare insieme sulla via della rivoluzione socialista, anche
perché il nemico di classe da affrontare, decimare e sconfiggere è molto
agguerrito e fortificato.
Il Conuml ha per tempo
rivolto un appello a tutte le organizzazioni e gruppi italiani che si
definiscono marxisti-leninisti per organizzare unitariamente la ricorrenza del
97° anniversario della gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre, ma nessuno ha
risposto: triste segno della scarsa conoscenza degli insegnamenti teorici,
ideologici, politici, strategici e tattici della dottrina del
marxismo-leninismo, del perdurare del settarismo e dell’opportunismo, di
meschini interessi di gruppo, e avvilente preludio di complicità ideali,
culturali e politiche col nemico di classe.
Per quanto potenti
possano essere ancora il capitalismo e l’imperialismo - coi loro governi,
partiti borghesi e sindacati di regime asserviti, che in Italia vanno da Forza
Italia al Partito Democratico, da Renzi a Berlusconi, dai vertici
collaborazionisti di Cgil-Cisl-Uil-Ugl alla presenza e dominio del potere
temporale della Chiesa, coi loro arsenali di guerra, eserciti e polizie
nazionali e internazionali schierati a difesa - prima o poi la classe operaia e
le altre avanguardie rivoluzionarie organizzate, guidate dal Partito comunista
marxista-leninista sull’esempio glorioso del Grande Ottobre, li seppellirà per
sempre e sulle loro rovine germoglierà la nuova e superiore civiltà prima
socialista e poi comunista, fondata sull’uguaglianza, l’altruismo e la
fratellanza proletaria.
Il comunismo come sino
ad oggi non è stato mai edificato così non è mai morto, come cercano di far
credere i pennivendoli della cultura, dell’arte e dell’informazione foraggiati
dal capitale. Al contrario, dopo oltre 5000 anni di schiavitù e di sfruttamento
del regime padronale oggi più che mai si avverte il bisogno di comunismo e
allora in questo giorno di esaltante ricorrenza rivolgiamo un appello a tutti i
proletari del braccio e dell’intelletto d’Italia affinché si uniscano al nostro
impegno per la Rivoluzione Proletaria e il Socialismo.
- VIVA LA GRANDE E GLORIOSA RIVOLUZIONE SOCIALISTA
D’OTTOBRE!
- VIVA LA PIENA ATTUALITA’ E L’URGENZA DELLA
RIVOLUZIONE PROLETARIA SOCIALISTA IN ITALIA E IN TUTTI I PAESI DELLA TERRA!
- VIVA LA LOTTA DI CLASSE E RIVOLUZIONARIA DEL
PROLETARIATO ITALIANO CONTRO IL CAPITALISMO E L’IMPERIALISMO, PER LA
RIVOLUZIONE PROLETARIA E LA COSTRUZIONE DEL SOCIALISMO NEL NOSTRO PAESE!
- VIVA LA LOTTA DI CLASSE E RIVOLUZIONARIA CONTRO IL
TROTSKISMO, IL REVISIONISMO, L’OPPORTUNISMO, L’ESTREMISMO E IL MOVIMENTISMO,
POSIZIONI POLITICHE CONNIVENTI COL NEMICO DI CLASSE!
- VIVA MARX, ENGELS, LENIN E STALIN, NOSTRI MAESTRI E
GUIDA!
- VIVA IL MARXISMO-LENINISMO!
- VIVA STALIN, IL CONTINUATORE DELL’OPERA
IMMORTALE DI LENIN, IL COSTRUTTORE DEL SOCIALISMO, L’ANNIENTATORE DEL
NAZIFASCISMO E IL TERRORE DEI CAPITALISTI!
- VIVA IL SOCIALISMO!
- VIVA IL COMUNISMO!
7 NOVEMBRE
2014.
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista - Piattaforma
Comunista
BATTERE NELLE PIAZZE E NELLE FABBRICHE IL GOVERNO
ANTIOPERAIO DI RENZI E BERLUSCONI PER CONQUISTARE IL POTERE POLITICO ALLA
CLASSE LAVORATRICE!
Operai! Lavoratori! Disoccupati!
Negli ultimi sei anni tutte le conseguenze della crisi
capitalistica sono state scaricate sulle nostre spalle. Chiusura di migliaia di
fabbriche. Miliardi di ore di CIG. La disoccupazione, specie giovanile, è a
livelli drammatici. Per chi lavora la situazione è intollerabile, fra riduzioni
salariali, aumento dei ritmi e dei ricatti padronali. Un’infame politica di
austerità imposta da UE-BCE-FMI ha peggiorato la crisi, tagliando spesa sociale
e pensioni, mentre il debito pubblico è salito alle stelle per sovvenzionare le
banche.
Dal 2008 ad oggi la capacità di acquisto dei
lavoratori è diminuita di circa il 15%. La miseria bussa alla porte di tante
famiglie proletarie, che non riescono più a curarsi, a pagare le bollette, a
sfamarsi.
Ma all’altro polo della società, un 10% di miliardari
borghesi possiedono oltre la metà della ricchezza nazionale, vivono nel lusso e
nello spreco, approfittando della crisi economica di cui sono i responsabili.
Tutti i governi che si sono succeduti in questi anni
di crisi (Berlusconi, Monti, Letta e Renzi) hanno avuto un solo obiettivo:
imporre sacrifici durissimi alla classe operaia e alle masse popolari per
salvare i profitti, le ricchezze e i privilegi di una minoranza di capitalisti
e di parassiti.
Ora Renzi e le destre ci vengono a dire che abolendo
le tutele previste dall’articolo 18 ci sarà la ripresa. E’ una spudorata
menzogna, al pari del “bonus” sul TFR. La cancellazione della reintegra serve a
indebolire, ricattare e immobilizzare il settore della classe operaia che
ostacola i piani padronali, a ridurre i salari e peggiorare le condizioni di
lavoro di tutti i proletari. Le “tutele crescenti” ci saranno sì, ma solo per i
profitti!
Il neoliberismo d’assalto del governo Renzi fa gli
interessi degli avvoltoi dei monopoli capitalistici e degli sciacalli dell’austerità.
Dobbiamo cacciarlo via, prima che ci porti alla rovina. Rompiamo con i vertici
sindacali collaborazionisti che a fronte della gravita dell'attacco si
preparano a nuovi cedimenti!
NO AI DIKTAT DEL GOVERNO E
DELL’UE! NO AL JOBS ACT! NESSUN CEDIMENTO O SCAMBIO SULL’ARTICOLO 18, MA SUA
ESTENSIONE A TUTTI I LAVORATORI! STOP AI LICENZIAMENTI! PIANO DEL LAVORO PER
TUTTI I DISOCCUPATI! ABOLIZIONE DEL PRECARIATO E DELLA LEGGE FORNERO!
SCIOPERO GENERALE PER BATTERE
NELLE FABBRICHE E NELLE PIAZZE LA POLITICA ANTIOPERAIA, REAZIONARIA E
GUERRAFONDAIA DEL GOVERNO RENZI!
Renzi ha posto la fiducia parlamentare sul Jobs Act.
Noi dobbiamo ritrovarla nella nostra grande forza!
Il fronte unico della classe operaia è in grado di
respingere la nuova offensiva del capitale e di accelerare la fine inevitabile
del sistema di sfruttamento capitalista. Con la lotta e l’unità dal basso
vinceremo!
Per uscire dalla crisi e dal declino e per dare lavoro
bisogna colpire i grandi patrimoni, i profitti, le rendite parassitarie e i
redditi dei padroni, delle banche e dei ricchi, stroncare l’evasione, la
corruzione dilagante, l’esportazione di capitali all’estero, il riciclaggio, la
mafia, abolire i privilegi della borghesia e del clero, tagliare le spese
militari. Insomma, bisogna farla finita col capitalismo, che ci riserva un
futuro di miseria, di decadenza, di guerre, far diventare fabbriche e imprese
di proprietà sociale, ripudiare il debito nelle mani degli strozzini dell’alta
finanza, cancellare il Fiscal compact, uscire da UE, EURO e NATO.
Il solo governo che può adottare queste misure è un
Governo operaio e degli altri lavoratori sfruttati, che non chieda “permesso”
ai padroni e ai loro servi, che non s’inchini davanti al “sacro profitto”, ma
che sia deciso ad abolire lo sfruttamento, a sbaragliare l’oligarchia
finanziaria, le forze reazionarie interne ed esterne per assicurare ai
lavoratori, ai giovani e alle donne lavoro, pace, diritti, uguaglianza e
libertà.
Questo Governo può sorgere solo dal movimento
rivoluzionario delle masse sfruttate e oppresse e basarsi sui loro organismi
(Consigli, Comitati operai e popolari, sindacati di classe). Ricostruiamoli! La
classe lavoratrice potrà liberarsi dalle crisi capitalistiche, dalla schiavitù
e dallo sfruttamento padronali solo distruggendo il sistema capitalistico e
costruendo quello socialista, lungo la strada che conduce alla società
comunista.
Lottare per una
trasformazione radicale dei rapporti sociali e per il socialismo significa
disporre dello strumento indispensabile per dirigere il processo di
emancipazione degli sfruttati: un forte Partito comunista rivoluzionario,
reparto d’avanguardia, organizzato e cosciente, del proletariato. E’ ora che
gli operai più coscienti e combattivi rompano nettamente e definitivamente con
il riformismo e l’opportunismo politico e sindacale, si uniscano ai
marxisti-leninisti per avere un vittorioso Partito comunista. Uniamoci e
lottiamo!
Ottobre 2014.
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista Piattaforma Comunista
CAPITALISTI
E IMPERIALISTI ASSASSINI
DEL POPOLO MARTIRE PALESTINESE!
Il Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista esprime profonda solidarietà umana, di classe e
rivoluzionaria al fraterno popolo palestinese, in lotta per difendere il
proprio territorio, per essere rispettato come Stato indipendente e sovrano e
per consentire il rientro dei milioni di palestinesi costretti da Israele a
vivere nei campi profughi all’estero.
In questi tragici
giorni il massacro di Israele del popolo palestinese continua feroce e
impietoso nella Striscia di Gaza, un territorio limitato in cui i Palestinesi
sono costretti a vivere come in un campo di sterminio nazista, dove i servizi
segreti e gli attacchi militari israeliani la fanno da padrone con atti di
terrorismo collettivo, assassinii di dirigenti palestinesi, embarghi economici
d’ogni genere e massacro di intere famiglie. Gaza, come altri territori
palestinesi, vive in un perenne stato di aggressione armata, di distruzione
delle infrastrutture civili e di privazione di generi alimentari, industriali,
energetici e farmaceutici da parte del governo di Israele, che ha bene appreso
e pratica spregiudicatamente il sistema di repressione e di eliminazione fisica
nazista.
Si tratta dell’ennesima
aggressione armata, da terra, da mare e dal cielo, dell’esercito israeliano,
che sta avanzando per occupare militarmente la Striscia di Gaza, per annientare
la difesa palestinese e probabilmente per costringere il suo popolo a fuggire
all’estero e completare, così, il disegno eversivo della formazione del “grande
Stato” d’Israele privando i Palestinesi della propria terra e della propria
nazione, un obiettivo che lo Stato sionista persegue sin dal 14 maggio 1948, da
quando fu fondato lo Stato di Israele. Su quel territorio da ben 3.000 anni il
popolo palestinese ha dovuto difendersi da feroci colonialismi e dalle rivalità
della maggioranza del popolo ebraico. Per lo spietato e sanguinario attacco in
atto già a centinaia sono i Palestinesi morti sotto i bombardamenti e le
uccisioni dell’esercito israeliano, che avanza e distrugge tutto quanto vi si
oppone.
Israele, anche se ha un
sistema economico cooperativistico molto sviluppato, con i kibbuz e i moshav, è
un paese capitalistico e imperialistico, sostenuto, nella sua politica di
guerra, di aggressione e di espansione verso il popolo palestinese e gli altri
paesi dell’area principalmente dal governo degli Stati Uniti d’America, della
Francia, dell’Inghilterra, della Germania, dell’Italia, eccetera e
dall’imperialismo economico e militare americano ed europeo. Israele, in
particolare, è armata e sostenuta sin dal 1948 dall’imperialismo americano, di
cui è un fedele avamposto militare e diplomatico in tutto lo scacchiere
mediorientale. I governi americano ed europei sono corresponsabili delle
aggressioni territoriali, economiche e militari di Israele verso il popolo palestinese.
Lo vediamo, con la propaganda e il sostegno diplomatico, oltre che col
rifornimento di armi e di tecnologie militari, anche in queste ore tragiche del
massacro in atto dei Palestinesi.
A differenza del
passato oggi nel mondo manca una forza statale, economica e militare di sincero
e fraterno sostegno alla causa territoriale dell’eroico popolo palestinese e
manca da quando è scomparsa l’Unione Sovietica, diretta dal Partito comunista
bolscevico e dal compagno Stalin. Da allora Israele ha avuto mano libera, nel
consiglio di sicurezza dell’ONU e sui campi di battaglia, nel reprimere e
sottomettere con la forza il popolo palestinese sulla propria terra e nei campi
di concentramento all’estero. Per tutte le stragi israeliane commesse dal 1948
ad oggi ricordiamo quella efferata e più odiosa del 16 settembre 1982, quando le milizie cristiane
libanesi, appoggiate dall’esercito israeliano, guidato dal generale Sharon,
entrarono nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila, a Beirut in
Libano. Ne uscirono trenta ore dopo massacrando almeno 2200 Palestinesi,
compreso vecchi, donne e bambini. Un crimine peggiore di quelli effettuati dal
nazismo nei campi di concentramento disseminati in Europa.
L’URSS di Stalin
avrebbe voluto la costituzione di uno “Stato unico binazionale” arabo-ebraico,
un solo Stato per due popoli, dove avrebbero potuto integrarsi e convivere
pacificamente per il bene e l’avvenire comune, ma dovette, purtroppo, prendere
atto che tale soluzione della “questione palestinese” non era possibile a causa
delle millenarie conflittualità religiose e culturali esistenti tra le due
etnie e perché in seno all’Assemblea generale delle Nazioni Unite non vi era la
maggioranza necessaria. Così dovette accettare e votò la “Risoluzione 181” del
29 novembre 1947, che venne approvata con la maggioranza necessaria dei due
terzi e che prevedeva:
“La revoca del mandato
britannico e il ritiro delle sue truppe "il più presto possibile, e in
ogni caso non oltre il 1° agosto 1948", la formazione di uno Stato ebraico
sul 56 per cento del territorio con una popolazione di 498mila ebrei e 497mila
arabi; la formazione di uno Stato arabo sul 43 per cento del territorio con una
popolazione di 725 mila arabi e 10 mila ebrei; un regime speciale internazionale
per la città di Gerusalemme e la zona limitrofa amministrata dall'Onu, con una
popolazione di 105 mila arabi e 100 mila ebrei. Inoltre la Risoluzione
prevedeva per ciascuno Stato la firma di "un impegno relativo all'Unione
economica palestinese" che "avrà come scopo: a) la creazione di una
unione doganale; b) la realizzazione di un sistema monetario comune con un
unico tasso di cambio; c) l'amministrazione, nell'interesse comune e su base
non discriminatoria, delle ferrovie, delle strade comuni ai due Stati, dei
servizi postali, telegrafici e dei porti ed aeroporti internazionali; d) lo
sviluppo economico comune, soprattutto nel campo dell'irrigazione, della messa
a coltura delle terre e della conservazione del suolo; e) la possibilità per i
due Stati e per la città di Gerusalemme di utilizzare su base non
discriminatoria le acque e le risorse energetiche". La Risoluzione
affermava anche che "nessuna soluzione del problema palestinese può essere
considerata una soluzione per il 'problema ebraico' complessivo", cosicché
la pretesa del sionismo di voler creare lo Stato di Israele sulla base di
reclamati, ma del tutto inesistenti, "diritti storici".
La posizione assunta
dall'URSS di Stalin sulla "questione palestinese", sostenuta con
convinzione dal Partito Comunista Palestinese, fu, di conseguenza, molto chiara
e coerente. Per l'Unione Sovietica era quello il modo migliore per arginare
l'influenza dell'imperialismo britannico nella regione e per impedire che
l'imperialismo americano imponesse la sua egemonia su Israele e sull’intera
area mediorientale.
Ma sconfitta L’URSS
marxista-leninista del Partito comunista bolscevico e di Stalin dal
revisionismo, dall’opportunismo, dal personalismo, dall’esibizionismo e
dall’arrivismo trotskista, kruscioviano e gorbacioviano, Israele, sostenuta più
di prima dall’imperialismo americano ed europeo rappresentandone e difendendone
gli interessi economici, politici e militari nella zona, ha cominciato a
spadroneggiare nell’area, a calpestare la Risoluzione dell’ONU 181, ad
allargare progressivamente i suoi confini, a massacrare il popolo palestinese
espellendolo dalla propria terra, sino ad arrivare all’odierno, ennesimo
massacro di uomini, donne e bambini nella Striscia di Gaza, senza che l’intero
mondo capitalistico e imperialistico, laico e religioso, si indignasse più di
tanto per continuare a difendere gli interessi e le mire espansive di Israele.
Il Partito Comunista
Italiano Marxista-Leninista, come l’URSS di Stalin, ritiene che ancora oggi la
soluzione della “questione palestinese” può, e deve, trovare attuazione solo
nell’ambito della Risoluzione 181 approvata dall’Assemblea generale delle
Nazioni Unite il 29 novembre 1947. Su questa base il P.C.I.M-L. rivolge un
appello a tutte le componenti marxiste-leniniste esistenti nei vari paesi a
sostenere la giusta lotta del popolo palestinese per ottenere la formazione e
il riconoscimento di un proprio Stato nazionale indipendente e sovrano, così
come statuito dalla sopra richiamata Risoluzione dell’ONU 181. Allo stato delle
cose presenti non vi è altra soluzione possibile e più utile per il popolo
palestinese. Su tale prospettiva occorre mobilitare e impegnare tutte le forze
marxiste-leniniste e rivoluzionarie attualmente disponibili e su tutti i fronti
dell’azione.
Il P.C.I.M-L. è
fortemente impegnato su tale fronte di lotta e in questo momento tragico di
sangue e di morte per la popolazione di Gaza è schierato al fianco dell’intero
e fraterno popolo palestinese per ricacciare Israele nei confini stabiliti
dall’ONU, per sconfiggere l’imperialismo americano ed europeo e per ridare
dignità nazionale ed esistenziale a quel popolo martire.
VIVA LA LOTTA EROICA DEL POPOLO PALESTINESE!
Forio (Napoli) Italia, 20 luglio 2014.
info@pciml.org
Il Comitato
Centrale
del Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista
Segretario generale, compagno Domenico Savio
CRITICHE E PROPOSTE PER DARE IMPULSO AL PROCESSO DI
UNITA’ DEI COMUNISTI
Un Convegno per confrontarci
ed assumere possibili e concrete iniziative unitarie
Nei mesi scorsi il Comitato Nazionale di Unità
Marxista-Leninista (CONUML) ha inviato una lettera a numerosi gruppi,
organizzazioni e circoli che si definiscono comunisti, in alcuni casi
marxisti-leninisti. Con questa lettera abbiamo posto all’attenzione di queste
forze i documenti da noi elaborati ed è stato chiesto un incontro per
approfondire la reciproca conoscenza, avviare il confronto e verificare
l’esistenza delle condizioni per avanzare nel processo di unità dei comunisti.
I riscontri ricevuti non sono stati soddisfacenti.
Tranne alcune risposte positive, da parte di realtà con cui sono già stati
avviati i contatti, ci siamo trovati di fronte ad un panorama negativo,
riflesso dell’attuale realtà del movimento comunista nel nostro paese e dei
suoi limiti storici e attuali.
Riteniamo un dovere dei comunisti parlare chiaro, e
criticare in modo aperto i vari atteggiamenti e fattori, oggettivi e
soggettivi, che ostacolano il processo di unità dei comunisti nel nostro paese.
Riteniamo altresì dover ribadire il nostro concetto di
unità e chiarire ruolo e funzione della struttura di lavoro che ci siamo dati.
Allo stesso tempo, avanziamo nella parte finale di
questo documento una proposta politica che speriamo possa costituire un terreno
di incontro, dibattito e iniziativa comune dei comunisti.
Per quanto riguarda gli aspetti critici, abbiamo
registrato alcuni tipi fondamentali di atteggiamenti che ora ci accingiamo ad
esaminare e criticare.
Due vecchi mali
Cominciamo da due tipiche deviazioni: il settarismo ed
il localismo, mali che conducono alla passività, all’isolamento o alla politica
riformista dei “piccoli passi”, senza effettiva valenza.
Ecco in breve alcune posizioni riscontrate:
1. I
sostenitori della c.d. autonomia organizzativa
Un primo atteggiamento negativo è quello delle realtà
che vogliono mantenere una propria “autonomia organizzativa”.
Diciamo innanzitutto, che nella fase attuale essa non
viene da noi posta in discussione, e dunque ciò si rivela soltanto un pretesto
su cui si arroccano alcuni compagni.
Premesso ciò, vogliamo sottolineare che per i
marxisti-leninisti la rivendicazione della ”autonomia organizzativa” non può
comunque significare estraniarsi dall’unità di azione, da una comune
organizzazione di classe, dai processi che si dirigono verso l’unità
strategica.
L’arroccarsi dietro l’autonomia organizzativa, che il
più delle volte è una frase vuota per nascondere l’assenza di una reale
attività politica, denota profonde carenze teoriche e un atteggiamento che
conduce sempre al settarismo.
Si tratta di un male che si nasconde sotto diverse
forme e pretesti, ma che agisce sempre a favore della frammentazione, per
impedire la formazione di un centro di attrazione marxista-leninista che
inneschi un positivo processo di concentrazione e accumulo di forze.
2. I sostenitori
del localismo
In alcuni casi il settarismo si accompagna al
localismo, ossia alla sopravvalutazione della politica in un ambito determinato
e particolare, che di fatto conduce alla forte limitazione (se non alla
negazione) del ruolo dei comunisti quali forza politica organizzata di
carattere nazionale, sottomettendo il proprio ruolo alle esigenze particolari
(territoriali, regionali, etc.).
La base di classe del localismo spesso sta
nell’influenza della borghesia (in alcuni casi di settori “autonomistici”) e
della piccola borghesia, e si accompagna a una difettosa comprensione del
rapporto tra lavoro politico “generale” e “particolare”.
In realtà, opponendosi o eludendo la questione
dell’unità di azione dei comunisti nella classe operaia e nelle masse popolari
su base ampia, non sviluppando un’adeguata azione politica sul piano generale,
questi gruppi ostacolano lo sviluppo della lotta di classe e il processo di
formazione di un solo, forte partito di avanguardia del proletariato.
Sofismi e princìpi
Una delle tattiche adoperate dal settarismo e dal
localismo è quello di mettere costantemente in primo piano differenze
secondarie, di aggrapparsi ai sofismi, di creare “distinguo” a tutti i costi,
per boicottare il lavoro collettivo e perpetuare le divisioni.
Al contrario dei settari e dei localisti, va
assolutamente sostenuta la tendenza a unirci sulla base dei principi
fondamentali del comunismo e della loro applicazione nella realtà concreta,
seguendo l'insegnamento leninista.
Dobbiamo aiutare i sinceri comunisti a rompere con
queste deviazioni e con chi le sostiene, perché i marxisti-leninisti senza
organizzazione su base nazionale, senza Partito non vanno da nessuna parte.
"Definirsi per unirsi" significa stabilire
le questioni fondamentali, essere fermi sui principi rivoluzionari e duttili
nella tattica, ponendosi alla testa della classe operaia grazie alla attività
politica quotidiana, che deriva dall’acquisizione della nostra teoria d'
avanguardia.
La lotta contro il settarismo e il localismo è una
battaglia che va affrontata e vincere per andare verso un unico Partito. E’ una
cartina di tornasole per capire chi si limita a proclamarsi comunista e
chi svolge effettivamente una funzione rivoluzionaria.
La discriminante oggi passa fra chi si esprime e
lavora concretamente per l'unità dei marxisti-leninisti, per un forte e unico
Partito, e chi non lo fa, avanzando pretesti o peggio ancora convergendo nei
fatti con i revisionisti.
I taciturni
Un altro atteggiamento purtroppo riscontato è quello
di un riprovevole silenzio, cioè della assenza di qualsiasi risposta. Lo
possiamo dividere in tre sottotipi.
a.
Il silenzio degli indifferenti.
Un tipico errore in cui incorrono taluni gruppi è quello
di concepire un proprio sviluppo “autocentrato”. Questa convinzione, consiste
in una sorta di presunzione politica per cui il Partito viene visto
nascere esclusivamente dallo sviluppo della propria organizzazione, oppure
nell’agitare la questione del Partito solo per la sopravvivenza del proprio
orticello. Ciò finisce per escludere a priori il confronto con le altre forze
comuniste, e si traduce spesso nell’indifferentismo reciproco. Il risultato è
noto: mantenere un alto tasso di spezzettamento tra i sinceri comunisti e
restare ai margini della lotta politica.
Questo atteggiamento è irresponsabile e
controproducente, perciò da condannare fermamente. Invitiamo questi compagni ad
uscire dal loro riserbo (nel caso migliore) e dal loro disinteresse (nel caso
peggiore) e di esprimersi. Chiediamo loro: vi sono carenze e limiti nel nostro
progetto? Bene, criticateli apertamente! Vi sono altri progetti più avanzati
per l’unità dei comunisti? Ebbene, che vengano allo scoperto! I sinceri
comunisti hanno il dovere di offrire il loro contributo in questo senso, invece
di nascondersi dietro un vergognoso silenzio. Da parte nostra saremo ben
disposti a confrontarci con ogni proposta concreta sul terreno del
marxismo-leninismo.
b. Il silenzio degli eclettici. Costoro
non vogliono prendere pozione per non scontentare questo o quel sottogruppo,
questa o quella tendenza, questo o quella forza opportunista. Vorrebbero tutti
uniti, senza distinzione, senza capire che quello dell’unità è un processo che
si basa sulla lotta contro tutte le deviazioni e le tendenze opportuniste e
borghesi dentro il movimento comunista, senza comprendere che la costruzione di
un unico Partito non può prescindere dalla rottura irrevocabile e definitiva
con ogni forma di opportunismo. Ciò porta queste realtà a negare la
partecipazione al dibattito per la ricostruzione di una sola organizzazione su
corrette basi di principio.
Sia chiaro. Noi non intendiamo porre sullo stesso
piano e combinare assieme determinate organizzazioni, gruppi e singoli compagni
a prescindere dai loro presupposti ideologici, dalla loro linea politica, dal
contenuto del loro lavoro, dal loro atteggiamento verso il revisionismo ed il
riformismo. Combattiamo apertamente l’eclettismo e il conciliatorismo con le
diverse espressioni del revisionismo, nella convinzione che servono solo ad
aumentare la confusione e il travisamento del marxismo-leninismo.
L'esperienza, ci ha già resi abbastanza accorti per
evitare "coordinamenti" che mettono insieme gli elementi più discordi
provocando solo attriti, delusioni, danni ulteriori.
Non si può unire tutto e tutti. Non è realistico, in
quanto ci sono posizioni giuste e posizione sbagliate, c'è chi
all'interno di ciascuna forza e di ciascuna corrente aspira sinceramente
all'unità e chi rema sistematicamente contro, con i più svariati motivi. Ovvero
gli incalliti nemici del marxismo-leninismo e dell'estensione del legami
politici con la classe operaia, gli opportunisti, molti dei quali per
decenni hanno bivaccato dentro Rifondazione e PdCI.
Allo stesso tempo diciamo che non si può condannare il
revisionismo a giorni alterni, occasionalmente o in modo superficiale, di
facciata. Fare questo significa non aver compreso che esso è una manifestazione
dell'ideologia borghese, un suo sottoprodotto che serve per combattere la
classe operaia dal suo interno.
Auspichiamo quindi lo sviluppo di una lotta a fondo
contro queste tendenze e i loro rappresentanti, condizione per avanzare
nell’unità comunista.
c. Il silenzio dei morti.
E’ il silenzio di chi pur non esistendo più
politicamente, continua a mantenere un’esistenza fittizia. Un fenomeno tipico
nella attuale situazione del movimento comunista nel nostro paese è la
permanenza soltanto “virtuale” o “nominale” – fino a prova contraria, di alcuni
circoli e gruppi. E’ questa un’amara realtà sulla quale non è il caso di
dilungarci oltre.
La concezione leninista dell’unità
Contro le deviazioni e le posizioni erronee, ribadiamo
la concezione leninista dell'unificazione dei comunisti.
Secondo tale concezione numerose cause, profonde e
oggettive, producono costantemente nel movimento comunista dei mutamenti
che creano le basi della unità, generano la sua piattaforma ideologica ed
organizzativa, talvolta nonostante e contro determinate organizzazioni, gruppi
e singoli compagni ed anche senza che questi se ne rendano conto.
Queste condizioni oggettive oggi si rafforzano nelle
particolarità di un periodo di prolungata crisi economica e di offensiva
borghese a tutto campo, di sfacelo della socialdemocrazia, di rifiuto delle
illusioni, dei miti e dei vecchi e corrotti partiti borghesi-riformisti, di
graduale ripresa del movimento operaio e comunista.
L'unificazione può avvenire attraverso passaggi e
strutturazioni diversi, ma un suo requisito indispensabile è che essa si
costruisca a partire da giusti fondamenti ideologici, politici,
programmatici ed organizzativi, attraverso il lavoro pratico in comune, nel
vivo della lotta di classe intransigente contro la borghesia, il revisionismo
ed il riformismo.
Questo significa sviluppare una costante critica
politica contro quelle organizzazioni, gruppi e singoli compagni che frenano il
processo di lotta per il Partito e oscillano costantemente verso tendenze e
posizioni conciliatrici.
Occorre dunque, con una decisa e intransigente
politica proletaria, provocare mutamenti, spostamenti, schieramenti all'interno
delle vecchie tendenze o frazioni, gruppi e sottogruppi; promuovere e fare
partecipare al lavoro comune elementi nuovi che non appartengano all'ambito di
questa o quella organizzazione; sostenere l'unione con i giovani operai,
con gli intellettuali rivoluzionari che rompono con l'ideologia
borghese e si legano alle masse accettando di militare disciplinatamente nelle
fila del Partito del proletariato.
L’unità di cui abbiamo bisogno come l’aria è quella
che ci fa compiere passi avanti verso il Partito unico, su salde basi
teorico-pratiche e nella completa indipendenza nei confronti degli opportunisti
e della borghesia.
Se invece questa unità è un’unità senza principi
significa una sola cosa: non rompere la catena che lega alla socialdemocrazia e
al revisionismo, non unirsi sulla base dei principi del comunismo, ma rimanere
nelle varie parrocchie e coordinarsi sulla base del pragmatismo, dell’utilitarismo,
dell’elettoralismo e dei compromessi di principio.
Per noi questa è un’unità inutile, che dura poco e
serve ancora meno, è una forma di passività e di subalternità all’ala sinistra
della borghesia.
Dunque, il processo di unità dei comunisti e di costruzione
di un Partito unico è sempre connesso alla lotta contro le deviazioni, le
degenerazioni, le deformazioni del marxismo-leninismo, che sono
altrettante manifestazioni dell'influenza borghese e
piccolo-borghese sul proletariato e che in ogni momento possono aprirsi
una strada.
L'unità leninista viene allora a configurarsi
come l'obiettivo e l'oggetto di una lotta accanita e risoluta fra l'ideologia
proletaria e tutte le altre tendenze non-proletarie, contro tutti gli
atteggiamenti, i comportamenti, le tendenze, le posizioni sbagliate che si
frappongono all’unità dei comunisti.
La disunione, la frammentazione, la disgregazione,
hanno le loro cause profonde nei difetti ideologici e nelle deviazioni verso il
revisionismo e l'opportunismo, nel basso livello e nella confusione ideologica
che dobbiamo registrare nel nostro paese. Contro questa situazione, che
deriva da ragioni storiche, dobbiamo continuare a sviluppare la battaglia,
convinti che nel movimento comunista senza una comune base ideologica non ha
alcun senso parlare di unificazione organizzativa.
Il requisito indispensabile per l’unificazione dei
comunisti sta nel ritrovarsi in tutto e per tutto sul terreno della
teoria di Marx, Engels, Lenin e Stalin, i quali hanno posto le pietre angolari
della teoria di avanguardia che esprime le esigenze di sviluppo della vita
materiale della società; nel rifiuto più deciso, nella lotta più determinata
contro qualsiasi manifestazione di revisionismo e di opportunismo,
particolarmente quelle forme assai diffuse in Italia come il revisionismo
togliattiano, il radical-opportunismo, il movimentismo, l’economicismo,
l’anarcosindacalismo, l’ultrasinistrismo, etc.
Ancora sul CONUML e il suo ruolo
Il CONUML si è costituito lo scorso settembre come
momento di un processo di coerente unificazione dei comunisti su coerenti
presupposti marxisti-leninisti e sta sviluppando la sua azione politica ed
ideologica, in modo totalmente indipendente dalle correnti borghesi, riformiste
e revisioniste.
Le basi su cui è sorto sono:
a. la definizione chiara dei requisiti indispensabili,
di quelle discriminanti, di quelle posizioni fondamentali e di principio senza
le quali non ha senso parlare di unificazione dei veri comunisti;
b. l’assoluta, netta ed aperta rottura con il revisionismo,
l’opportunismo, la socialdemocrazia, la totale indipendenza del
proletariato su ogni piano;
c. l’elaborazione e la pratica comune delle
organizzazioni e dei loro compagni che ne fanno parte, che si sostanzia nella
produzione e diffusione di documenti, comunicati, volantini, partecipazione a
manifestazioni, iniziative pubbliche, inchieste, convegni, attività di
formazione, etc.
Riteniamo che la linea giusta sia oggi quella che
esige l'unione militante dei marxisti-leninisti in un’unica organizzazione e
con un unico programma, in stretto legame e a sostegno delle lotte operaie
attuali, cimentandosi nei fatti alla soluzione di tale questione.
Gli autentici comunisti sono quelli che oggi si
battono instancabilmente per l'unità su giuste basi e per il loro
rapporto con il movimento operaio, misurandosi quotidianamente con le questioni
poste dall’inasprimento delle principali contraddizioni della nostra epoca: la
contraddizione fra il lavoro e il capitale, fra i diversi gruppi del capitale
finanziario e le diverse potenze imperialiste, tra le potenze imperialiste
dominanti e i popoli e i paesi dipendenti.
I compagni che riconoscono la validità di queste
posizioni, hanno il dovere di raggrupparsi e lavorare assieme,
immediatamente, dato che non c'è ragione valida per mantenere la separatezza.
Malgrado si mantengano dei disaccordi non di principio
e su alcune questioni tattiche, sulla valutazione di questo o quel processo o
fenomeno, malgrado persistano - e persisteranno per qualche tempo - sfumature diverse
che vanno discusse e ricomposte ad unità, noi dobbiamo assolutamente
metterci alla prova e dar vita ad un lavoro in comune, a un intervento e a una
iniziativa politica nella classe operaia, preparando le condizioni per l’unità
strategica.
Solo ponendoci seriamente i fini socialisti e i
compiti politici del proletariato, solo realizzando un lavoro pratico fra le
masse sfruttate e oppresse, tramite una effettiva unità di azione, potremo
giungere ad una posizione politica realmente unificata e completare la fusione
in tutti i suoi aspetti.
E’ per mezzo di un lavoro sistematico e consistente
nella classe operaia, nel vivo della lotta di classe, che potremo
conquistare influenza dentro la classe operaia e compiere quei decisivi passi
in avanti e raggiungere una unità superiore: il Partito unico del proletariato
italiano.
Comunista è chi lavora per portare il socialismo
scientifico e proletario nelle lotte di tutti i giorni; chi organizza gli
operai non mettendosi alla loro coda, ma elevando la loro coscienza; chi li
dirige nei fatti legandosi ad essi nel corso della lotta; chi prepara
ogni giorno alla rivoluzione il movimento operaio, stabilendo con esso un
rapporto aperto e diretto, accumulando forze rivoluzionarie.
La profondità della crisi del barbaro sistema
capitalistico esige che si rafforzi sempre più l’unità dei marxisti-leninisti e
la loro unione con il movimento operaio e popolare, per consolidare entrambi.
Non serve a questo scopo l’indifferenza, il silenzio,
la disgregazione, l’atteggiamento settario che taluni gruppi mantengono; non
serve l’organizzazione dei comunisti in differenti circoli, perché tutto ciò
porta solo a mantenere la distanza, il distacco fra socialismo scientifico e
movimento della classe.
Il nostro compito di comunisti è di rappresentare gli
interessi del movimento proletario nel suo complesso, di difendere il suo
futuro indicandone il fine ultimo e i compiti politici rivoluzionari,
salvaguardandone l’indipendenza ideologica e politica.
Di qui deriva la responsabilità a cui ora siamo
chiamati: unirsi per portare la vera coscienza di classe nella massa degli
sfruttati e degli oppressi dal capitalismo, contribuire allo sviluppo politico
e all’organizzazione politica rivoluzionaria della classe operaia, che
chiamiamo Partito comunista, strumento imprescindibile per conquistare il
potere politico e trasformare radicalmente tutta la società.
Un terreno di incontro, elaborazione, iniziativa
comune
E’ necessario compiere ogni sforzo per uscire da una
situazione di frazionamento, autoreferenzialità, debolezza e mancanza di ruolo
politico degno di tale nome da parte dei comunisti.
La crisi economica che non conosce sosta, l’offensiva
dell’oligarchia finanziaria contro classe operaia e le masse popolari, la
crescita del rifiuto di massa e della resistenza alle politiche dell’oligarchia
finanziaria in diversi paesi, fra cui il nostro, richiedono che si proceda
senza indugi lungo il processo di unificazione dei comunisti.
La stessa deriva autoritaria e antipopolare seguita
dai partiti revisionisti, socialdemocratici e riformisti, che sostengono senza
più ritegno le politiche neoliberiste antipopolari e si spostano sempre più a
destra nella loro funzione di puntello sociale del capitalismo, ci spingono
sempre più sul piano dell’unità di lotta e dell’unità dei sinceri comunisti.
Nella situazione attuale, che vede una dura offensiva
capitalistica, la trasformazione reazionaria dello Stato e della società, la
graduale liquidazione dei diritti e delle libertà democratiche dei lavoratori,
le minacce di guerra - processi che avvengono sotto la spinta del capitale
finanziario e delle sue istituzioni nazionali e internazionali - riteniamo
necessario e urgente che le varie, oggi sparse, realtà marxiste-leniniste, e
tutte le forze autenticamente comuniste e rivoluzionarie, avviino, per favorire
il processo di unità dei comunisti, un serio e franco confronto, per trovare un
comune terreno politico di iniziativa e intervento politica di massa e di
organizzazione rivoluzionaria.
Avanziamo dunque, come concreta proposta alle forze
comuniste e rivoluzionarie, la realizzazione di un convegno nazionale sul
seguente tema di esplicita e fondamentale attualità politica, da realizzare nel
prossimo autunno:
“L’offensiva capitalista, le
minacce di guerra imperialista, la trasformazione reazionaria dello Stato e
la repressione dei diritti e dei bisogni sociali della classe operaia e
delle masse popolari: quale risposta organizzativa e di lotta rivoluzionaria
del proletariato per l’abbattimento del barbaro sistema capitalista e la
costruzione del socialismo?”.
E’ nostro desiderio costruire e realizzare
unitariamente questo evento con tutte le realtà comuniste che ne condividono il
carattere e che comprendono l’importanza di approfondire l’analisi della realtà
sulla base degli insegnamenti dei nostri maestri Marx,Engels, Lenin e Stalin,
di dare una risposta ideologica e politica all’offensiva borghese, rilanciando
le ragioni del socialismo e dando battaglia al revisionismo e al riformismo
nella teoria e nella pratica.
Chiamiamo perciò tutti i partiti, le organizzazioni e
i singoli compagni comunisti, gli operai
avanzati, i giovani rivoluzionari, gli antifascisti,
gli anticapitalisti, a esprimersi in tal senso.
Viva l’unità dei sinceri comunisti!
Il capitalismo è scosso da contraddizioni irresolubili
nell’ambito di questo barbaro sistema. E’ assediato dagli operai e dai
lavoratori che accrescono la loro forza nei cinque continenti. Il mondo attuale
è gravido di rivoluzione, le premesse materiali del socialismo sono ampiamente
sviluppate. Ma sono le condizioni soggettive ad essere arretrate, a causa della
grave sconfitta subita dal proletariato a livello internazionale.
Di conseguenza il proletariato lotta senza coscienza
politica, senza un’organizzazione e senza un programma che esprima i propri
interessi di classe. In queste condizioni si trova ad essere un’appendice di
altre classi sociali, invece che il dirigente nella lotta di tutti gli
sfruttati e gli oppressi contro gli sfruttatori e gli oppressori.
Ciò richiede una risposta da parte dei sinceri
comunisti, la cui principale responsabilità sta nell’unirsi assieme ai migliori
elementi del proletariato in un partito unico della classe operaia, basato
sulla teoria d’avanguardia che esprime le esigenze di sviluppo della vita
materiale della società, per sviluppare la propria azione nel movimento operaio
e popolare.
Noi ci atteniamo al concetto basilare che in ogni
paese deve esistere un solo autentico Partito come reparto di avanguardia,
organizzato e cosciente, della classe operaia, perché identici sono gli
interessi della classe operaia in ogni paese e una sola è la sua ideologia, il
marxismo-leninismo.
Autentico partito della classe operaia è solo quello
che applica coerentemente nella situazione concreta l’ideologia rivoluzionaria
del proletariato; che resiste con determinazione a tutti i partiti borghesi e
revisionisti; che segue un’intransigente politica di classe, chiama alla
mobilitazione e guida audacemente il proletariato nelle battaglie quotidiane di
classe; che lo prepara incessantemente alla battaglia decisiva, al fine di
abbattere la dittatura borghese e instaurare la dittatura del proletariato; che
si adopera ad attrarre in questa lotta, attorno alla classe operaia, tutti gli
strati popolari vittime del capitale.
Questo è il Partito unico che vogliamo formare, solo
questo partito potrà essere lo stato maggiore rivoluzionario del
proletariato, l’incarnazione dei suoi interessi, delle sue aspirazioni e dei
suoi ideali rivoluzionari.
Il proletariato ha bisogno più che mai dell’unità dei
sinceri comunisti, ha bisogno di un solo Partito politico rivoluzionario e
completamente indipendente dalla borghesia, non dell’unità tra i comunisti ed i
nemici del socialismo.
Abbiamo dunque il dovere di gettare le fondamenta di
questo tipo di Partito comunista del proletariato del nostro paese superando il
frazionismo, il "campanilismo" e l'immaturità politica dei vari
gruppi, facendo convergere tutti gli sforzi verso la costruzione di una sola
organizzazione nazionale che, colmando le gravi lacune esistenti,
realizzi i presupposti per la effettiva edificazione del Partito unico,
possa adempiere fin da subito al suo ruolo dirigente, respingendo tutti i
tentativi di introdurre l’opportunismo nella lotta di classe.
La classe operaia non può aspettare che le beghe
tra i vari gruppi la privino della sua organizzazione di avanguardia,
della sua funzione politica autonoma. Di fronte all'offensiva sempre più
minacciosa del capitale, di fronte alla caporetto riformista, dobbiamo
convogliare tutte le energie sane per ridare alla classe operaia una
guida all'altezza della situazione, organicamente inserita nei ranghi del
Movimento Comunista Internazionale.
Ciò è quanto il CONUML si sforza di fare con
convinzione ed impegno.
Rilanciamo dunque, a tutti i partiti, le
organizzazioni e i gruppi marxisti-leninisti, a tutte le forze autenticamente
rivoluzionarie, l’appello alla più netta, completa e definitiva rottura col
revisionismo e l’opportunismo, a farla finita con il settarismo, il localismo,
l’eclettismo, l’entrismo e le altre tendenze nocive, e a comportarsi da
coerenti comunisti.
Chiamiamo di nuovo queste forze a partecipare al
confronto, sottoponendoci eventuali critiche e, se d’accordo con i principi
marxisti-leninisti e le direttrici del nostro percorso, a manifestare la
volontà di unirsi nel CONUML per rafforzare il processo di unità dei comunisti
e gettare le basi di un solo, forte Partito comunista!
Luglio 2014
Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML)
Per contatti: conuml@libero.it
BOICOTTIAMO L’UNIONE EUROPEA
CAPITALISTICA, IMPERIALISTICA, GUERRAFONDAIA E XENOFOBA: LOTTIAMO PER IL
SOCIALISMO IN EUROPA E NEL MONDO!
La UE è un’organizzazione di carattere imperialista,
neoliberista, reazionaria, guerrafondaia e antidemocratica nella sua essenza,
basata su un accordo voluto dagli Stati europei più ricchi e potenti, dai
monopoli capitalistici per intervenire nella spartizione delle ricchezze del
mondo e delle “sfere di influenza” politica e militare. La UE è l’artefice e il
garante delle politiche di austerità, del Fiscal compact, del pareggio di
bilancio, delle direttive contro gli operai, le donne, i giovani, i migranti.
E’ la promotrice del taglio delle pensioni e dei servizi pubblici, delle privatizzazioni
dei beni della collettività per pagare il debito-truffa “pubblico” in mano a
banche e investitori finanziari, della liberalizzazione dei movimenti di
capitale con cui si ingrassano fondi speculativi e mafie. E’ dunque uno
strumento voluto dall’oligarchia finanziaria per imporre duri sacrifici alla
classe operaia e ai popoli, installare governi di rapina e sopprimere una dopo
l’altra le conquiste ottenute con decenni di lotte.
La natura reazionaria e guerrafondaia della UE è
dimostrata dalle ingerenze e dalle aggressioni militari ai danni di paesi
indipendenti, compiute assieme alla NATO, dal sostegno a forze fasciste e
ultranazionaliste, mentre si criminalizza la protesta sociale e si rafforza la
repressione poliziesca e militare contro i movimenti che resistono alle misure
antipopolari.
I trattati e le politiche voluti da Bruxelles sono
incompatibili con la Costituzione italiana. L’adesione a questi trattati e
l’applicazione di queste politiche è un tradimento dei principi e dei
contenuti democratici in essa introdotti a seguito della Resistenza. E’ un
delitto commesso dalla classe dominante che, a forza di inganni, menzogne e
modifiche legislative, liquida i nostri diritti, a partire da quello al lavoro.
E’ in atto un processo di crescente trasformazione
autoritaria e reazionaria dell’apparato statale, voluto dal grande capitale e
attuato dai suoi governi in nome dell’UE.
Oggi il governo Renzi, insediato con una manovra di
palazzo orchestrata dai gruppi dominanti del capitalismo, intende portare
avanti questo processo con le controriforme del lavoro, politiche e
istituzionali.
Quale modello di società si vuole realizzare sotto la
bandiera dell’UE? Una società soffocata dalla legge del massimo profitto,
rapinata da fameliche oligarchie economiche e finanziarie, oppressa da
tecnocrati che distruggono le conquiste dei lavoratori, la libertà, la
sovranità e l’indipendenza dei popoli.
Dalla adesione allo SME, cioè all’euro, dal trattato
di Maastricht a quello di Lisbona, fino ad oggi, la musica è sempre stata la
stessa: crescita della speculazione finanziaria, deindustrializzazione,
intensificazione dello sfruttamento, aumento della disoccupazione, della
precarietà, smantellamento dello stato sociale, impoverimento di larghe masse
lavoratrici e popolari.
La politica della troika UE-BCE-FMI (Unione
Europea-Banca Centrale Europea- Fondo Monetario Internazionale) ha aggravato e
prolungato la crisi economica del capitalismo scaricando sui lavoratori e sui
popoli tutte le sue conseguenze, spingendoli alla disperazione, distruggendo la
loro dignità esistenziale.
Padroni, parassiti e politicanti corrotti mentre si
arricchiscono a dismisura, ci raccontano che è la povera gente a vivere
sopra le sue possibilità!
Continuano a chiederci sacrifici per un domani
migliore quando è proprio l’UE a far girare all’indietro la ruota del progresso
e dello sviluppo!
Ribellarsi e opporsi è giusto! Gli sfruttati e gli
oppressi devono indebolire e spezzare le catene della UE, togliere consenso e
delegittimare l’inutile, dannoso e costoso europarlamento, foglia di fico della
dittatura del capitale finanziario.
Rialziamo la testa e
avanziamo nell’organizzazione e nella lotta per costruire una società fondata
sul potere politico della classe lavoratrice e sulla proprietà comune dei mezzi
di produzione. E’ impellente la formazione di un Fronte popolare, con
alla sua testa la classe operaia. Un’ampia coalizione che sviluppi e organizzi
la mobilitazione contro le politiche del grande capitale e dei suoi partiti, in
primo luogo il PD, con un chiaro programma di rottura con la UE e i suoi
trattati, con la dittatura dei monopoli capitalistici. Le condizioni politiche
generate dalle elezioni europee rendono inderogabile questa risposta pratica.
Il ritardo della sua realizzazione, dovuto principalmente alla funzione svolta
dalle diverse correnti opportuniste, fa si che la classe operaia e le masse
popolari siano sotto l’egemonia politica dei gruppi borghesi e piccolo borghesi
e che le soluzioni allo sfacelo capitalistica si trovino sul terreno
conservatore, populista e reazionario.
Questo Fronte, per la
sua natura e i suoi obiettivi rivoluzionari, non potrà sorgere attorno alla
sinistra istituzionale e elettoralistica, ma dovrà nascere sulla base degli
organismi formati dalla classe operaia e dalle masse popolari. I prossimi mesi
saranno importanti. Il tempo degli indugi è scaduto. Bisogna lavorare in piena
indipendenza politica e ideologica per l’alternativa rivoluzionaria,
socialista, facendola finita con la passività, l’opportunismo, il movimentismo.
Lottare per questa prospettiva significa dotarsi dello strumento indispensabile
per dirigere il processo di emancipazione degli sfruttati. E’ sempre più
necessaria e urgente l’unità dei sinceri comunisti e degli elementi di
avanguardia della classe operaia sui principi marxisti-leninisti e
dell’internazionalismo proletario, per organizzarsi e agire uniti così da
avanzare nel processo di formazione di un unico e combattivo Partito comunista,
reparto d’avanguardia, organizzato e cosciente, del proletariato del nostro
paese.
Rinnoviamo perciò
l’appello a rompere nettamente e definitivamente con gli opportunisti e a
concretizzare stretti legami con i marxisti-leninisti.
Chiamiamo le forze del
movimento comunista ed operaio, la gioventù rivoluzionaria, gli intellettuali
d’avanguardia, gli antifascisti, gli organismi sindacali e popolari di classe,
gli antimperialisti, i sinceri progressisti e democratici a fare proprie queste
posizioni fondamentali. Realizziamo l’unità d’azione nei singoli paesi per
costruire, attraverso la lotta di classe e la rivoluzione proletaria, il
socialismo in Europa e nel mondo!
Roma, 20 giugno 2014
Comitato Nazionale di Unità
Marxista-Leninista
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista Per contatti: conuml@libero.it
Manifesto per il XX anniversario della Conferenza
Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML)
Il mondo nel XXI secolo continua ad essere un mondo
diviso! La contraddizione tra il lavoro e il capitale sussiste e
s’inasprisce in tutti i settori; in essa si riflette
l'antagonismo tra il carattere sociale della produzione, da un lato, e la forma
capitalistica privata dell'appropriazione, che si
concentra sempre più in un pugno di usurpatori,
dall’altro.
Sono apparse forze produttive e scientifiche inimmaginabili fino a 50 anni
fa. La produzione si è meccanizzata in modo straordinario, la
tecnologia della comunicazione e
l’informatica si sono largamente diffuse nei loro impieghi sociali ed
individuali. Ma ogni cosa ha in sè il suo
opposto: la disperazione provocata dal capitalismo ha raggiunto livelli gravissimi, i segni del disfacimento che si
sviluppa parallelamente si sono accumulati a
un punto tale da superare quelli dell’ultima fase dell’impero romano. Durante la crisi mondiale del capitalismo scoppiata nel
2008, che numerosi paesi stanno ancora
soffrendo, le ampie masse sfruttate, sulle quali è stato gettato il fardello
della crisi, hanno potuto constatare che il
capitalismo è un'organizzazione sociale caratterizzata
dalla "povertà nella ricchezza". Far pagare la crisi agli strati
popolari ha significato l’aggravamento di
tutte le nefaste conseguenze del capitalismo: non solo la meccanizzazione del processo produttivo non ha ridotto il
tempo di lavoro, ma si è estesa la
disoccupazione, è aumentata la precarietà della forza-lavoro, si è
intensificato lo sfruttamento; allo stesso
tempo abbiamo visto la diminuzione dei salari reali, la diffusione della povertà e della miseria, della fame, dell'ingiustizia
e delle disuguaglianze, dell’indigenza,
della droga, della prostituzione. Diventa
sempre più difficile accettare e sopportare, ma anche solo ignorare, questa
divisione del mondo, il malcontento e la crescente
esasperazione che spingono le masse sfruttate
di un certo numero di paesi a sollevarsi. Ecco la Grecia e il Portogallo, ecco
la Tunisia e l'Egitto, la Turchia ed il
Brasile...
Ma l’antagonismo tra il lavoro e il capitale non è la sola ragione della
frattura del mondo. Vediamo quotidianamente che esiste una profonda
divisione tra una minoranza di grandi e
ricchi paesi imperialisti e capitalisti, e i popoli dei paesi arretrati e
sottosviluppati, oppressi e sfruttati
politicamente, economicamente e finanziariamente, che rappresentano la maggioranza. I grandi Stati
imperialisti che hanno formato organizzazioni
internazionali come l'Unione Europea e il Trattato per il Libero Scambio, la NATO e l’ONU, si presentano come "la
comunità internazionale", saccheggiano
le ricchezze naturali dei popoli oppressi e non tollerano la possibilità che
questi ultimi si autodeterminino. Ecco l'Africa che
hanno prosciugato, ecco la foresta amazzonica
che vogliono distruggere, ecco le occupazioni dell'Afghanistan e dell'Iraq,vecco la Libia e la Siria...
Un altro terreno di contraddizioni e di scontro è quello tra i paesi
imperialisti e i monopoli internazionali, che si esprime principalmente
nella costituzione e ricostituzione di
blocchi economici e militari, nell’installazione di basi militari nei cinque continenti. "Il mondo unipolare", in cui
gli Stati Uniti detenevano la "leadership",
è ormai al capolinea. Nella disputa per sapere chi dominerà nelle regioni
da saccheggiare, i grandi paesi imperialisti hanno
cominciato ad affrontarsi duramente. Nella
corsa per il dominio contro i loro concorrenti incitano le opposizioni
nazionali, per ottenere il sostegno dei
popoli oppressi. Questi conflitti interni che si esasperano fino a diventare conflitti militari, come abbiamo visto
in Siria e poi in Ucraina, dimostrano che le
contraddizioni fra gli imperialisti continuano ad aggravarsi. Fino a qualche decennio fa, i capitalisti ed i loro
adulatori proclamavano "la fine della
storia", "l'eternità del capitalismo". "Il nuovo ordine
mondiale", allora solennemente
dichiarato, preconizzava una società prospera, pacifica e senza crisi, costruita su un "capitalismo che si
autorigenera", su una "mondializzazione capitalista" che si sarebbe realizzata "superando le classi e il
contrasto fra di esse". Ora vediamo che non
la prosperità, bensì la miseria si è aggravata. Al posto della pace, ci sono le
guerre e i colpi di Stato, c’è e la perdita
di credibilità delle menzognere dittature che abbiamo visto all’opera negli ultimi decenni. No, il capitalismo non può assicurare ai lavoratori che
sopravvivono con la loro fatica nelle
fabbriche, nelle imprese, nei campi e negli uffici, ai disoccupati, ai poveri
delle città e delle campagne, né un lavoro decente,
né un salario dignitoso, né condizioni di
lavoro sopportabili, né la pace, né la prosperità, e tanto meno la sicurezza di
un avvenire. Al contrario, per ottenere
tutto ciò dobbiamo incoraggiare tutti gli operai e i lavoratori a ribellarsi e rovesciare il potere del
capitale. Dai tempi della lotta degli
schiavi contro i loro padroni, in tutte le società divise in classi, teatro delle lotte fra queste classi, la lotta
per il potere ha sempre portato alla sua conquista
da parte di una classe di oppressori a scapito di un'altra. Solo il capitalismo
ha sviluppato le forze produttive a tal punto che
non possono più essere contenute nell’involucro
dei rapporti di proprietà. Inoltre, il capitalismo ha incessantemente sviluppato la classe operaia con la socializzazione
sempre più spinta. Di conseuguenza, ha
creato le condizioni sociali nelle quali il potere di una classe sfruttata può
ormai sostituirsi al potere di una classe
sfruttatrice. Questa evoluzione storico-sociale ha consegnato alla classe operaia una missione storica,
quella di prendere il potere per edificare
attraverso un periodo di transizione il socialismo, espropriando gli espropriatori, abolendo i rapporti di sfruttamento fra le
classi e con ciò le stesse classi. Contro la
tirannia capitalista, la classe operaia si è manifestata per la prima volta nel
XIX secolo, nelle rivolte che hanno attraversato
tutto il continente europeo, ed ha preso il
potere per un breve periodo nel 1871 a Parigi. Ha poi rovesciato il potere
della classe dei capitalisti in Russia con
la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, si è organizzata come classe dominante edificando l'Unione Sovietica, ha
compiuto dei passi da gigante durante quasi
mezzo secolo sulla via dell'abolizione dello sfruttamento dell'uomo sull’uomo. Noi,
Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti dei quattro angoli del mondo
riuniti in una Conferenza Internazionale
(CIPOML), chiamiamo, in occasione del XX anniversario
(*) della nostra unità, la classe operaia del mondo ed i popoli oppressi, la
gioventù, ad unirsi contro la borghesia
internazionale e l'imperialismo ed a rafforzare di nuovo la lotta di liberazione. Proletari di tutti i paesi, lavoratori! Il mondo diviso tra sfruttatori e masse sfruttate, tra
imperialisti e popoli oppressi va verso un
nuovo periodo di sconvolgimenti e di rivoluzioni. Il capitalismo,
che non ha più nulla da offrire alle masse sfruttate, ha maturato a un tal grado, più di ogni altro momento della storia, le
premesse del socialismo. E quando parliamo
di maturità dobbiamo considerare sia in termini quantitativi, sia in termini
qualitativi la classe operaia e i lavoratori che consolidano
le loro posizioni e rafforzano le loro
organizzazioni in numerosi paesi, traendo lezioni dalle loro stesse esperienze
di lotta a livello sindacale e politico,
soprattutto dalle grandi lotte di massa che si sviluppano
in questi paesi. Anche se le loro
rivoluzioni sono state manipolate in paesi come la Tunisia e l'Egitto, il futuro appartiene alla classe operaia ed ai
lavoratori del mondo che accumulano una
ricca esperienza per andare sempre più lontano. successi
e le esperienze acquisiti nelle grandi ondate rivoluzionarie delle lotte
nazionali e sociali di tutti i paesi del mondo, dimostrano
che possiamo avanzare di nuovo verso la vittoria, e questa volta con più forza
e in maniera più completa. Le nostre lotte
di liberazione nazionale e sociale assumeranno forme particolari e seguiranno
il proprio cammino, a seconda dei paesi;
quanto ai loro contenuti prenderanno un carattere internazionalista, essendo componenti del processo unico
della rivoluzione proletaria mondiale.
Di qui la responsabilità di consolidare e
rafforzare la nostra unità ed organizzazione a
livello nazionale ed internazionale.
Il socialismo vincerà! Viva l'internazionalismo!
Proletari di tutti i paesi e popoli oppressi, unitevi!
Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni
Marxisti-Leninisti (CIPOML)
(*) La I Conferenza si tenne a Quito (Ecuador) nel 1994.
BOICOTTIAMO LE ELEZIONI EUROPEE 2014
NESSUN VOTO ALL’UNIONE EUROPEA DELLE
BANCHE E DEI PADRONI, RIFIUTIAMO LA POLITICA DI AUSTERITA’ E DI GUERRA!
Il prossimo 25 maggio saremo chiamati a
votare per il parlamento dell’Unione Europea (UE). Che cosa è la UE? Quali
interessi difende?
La UE è
un’organizzazione di carattere imperialista, neoliberista, reazionaria,
guerrafondaia e antidemocratica nella sua essenza, basata su un accordo voluto
dagli Stati europei più ricchi e potenti, dai monopoli capitalistici per
intervenire nella spartizione delle ricchezze del mondo e delle “sfere di
influenza” politica e militare.
La UE è l’artefice e il garante delle
politiche di austerità, del Fiscal compact, del pareggio di bilancio, delle
direttive contro gli operai, le donne, i giovani, i migranti.
E’ la promotrice del taglio delle
pensioni e dei servizi pubblici, delle privatizzazioni delle aziende statali e
municipalizzate per pagare il debito-truffa “pubblico” in mano a banche e
investitori finanziari, della liberalizzazione dei movimenti di capitale con
cui si ingrassano fondi speculativi e mafie.
E’ dunque uno strumento voluto
dall’oligarchia finanziaria per imporre duri sacrifici alla classe operaia e ai
popoli, installare governi di rapina e sopprimere una dopo l’altra le conquiste
ottenute con decenni di lotte.
La natura reazionaria e guerrafondaia
della UE è dimostrata dalle ingerenze e dalle aggressioni militari ai danni di
paesi indipendenti, compiute assieme alla NATO, dal sostegno a forze fasciste e
ultranazionaliste, mentre si criminalizza la protesta sociale e si rafforza la
repressione poliziesca e militare contro i movimenti che resistono alle misure
antipopolari.
I trattati e le politiche voluti da
Bruxelles sono incompatibili con la Costituzione italiana. L’adesione a questi
trattati e l’applicazione di queste politiche è un tradimento dei
principi e dei contenuti democratici in essa introdotti a seguito della Resistenza.
E’ un delitto commesso dalla classe dominante che, a forza di inganni, menzogne
e modifiche legislative, liquida i nostri diritti, a partire da quello al
lavoro.
E’ in atto un processo di crescente
trasformazione autoritaria e reazionaria dell’apparato statale, voluto dal
grande capitale e attuato dai suoi governi in nome dell’UE.
Oggi il governo Renzi, insediato con una
manovra di palazzo, senza alcun mandato popolare, intende portare avanti questo
processo con le controriforme del lavoro, politiche e istituzionali.
Quale modello di società si vuole
realizzare sotto la bandiera dell’UE? Una società soffocata dalla legge del
massimo profitto, rapinata da fameliche oligarchie economiche e finanziarie,
oppressa da tecnocrati che distruggono le conquiste dei lavoratori, la libertà,
la sovranità e l’indipendenza dei popoli.
Dalla adesione allo SME e all’euro, dal
trattato di Maastricht a quello di Lisbona, fino ad oggi, la musica è sempre
stata la stessa: crescita della speculazione finanziaria, deindustrializzazione,
intensificazione dello sfruttamento, aumento della disoccupazione, della
precarietà, smantellamento dello stato sociale, impoverimento di larghe masse
lavoratrici e popolari.
La politica della troika UE-BCE-FMI
(Unione Europea-Banca Centrale Europea- Fondo Monetario Internazionale) ha
aggravato e prolungato la crisi economica del capitalismo scaricando sui
lavoratori e sui popoli tutte le sue conseguenze, spingendoli alla
disperazione, distruggendo la loro dignità esistenziale.
Padroni, parassiti e politicanti
corrotti mentre si arricchiscono a dismisura, ci raccontano che è la
povera gente a vivere sopra le sue
possibilità!
Continuano a chiederci sacrifici per un
domani migliore quando è proprio l’UE a far girare all’indietro la ruota del
progresso e dello sviluppo!
Ribellarsi e opporsi è giusto! Gli
sfruttati e gli oppressi devono indebolire e spezzare le catene della UE,
togliere consenso e delegittimare l’inutile, dannoso e costoso europarlamento,
foglia di fico della dittatura del capitale finanziario.
Noi non siamo astensionisti per
principio. Siamo per utilizzare, laddove ve ne sono le condizioni, le elezioni
e la tribuna parlamentare per sostenere gli interessi operai e popolari, per
combattere il capitalismo anche dall’interno delle sue istituzioni – come
fecero il partito bolscevico con Lenin prima della gloriosa Rivoluzione
Socialista d’Ottobre del 1917 e il Partito Comunista d’Italia con Gramsci nel
1924 – dimostrando nel contempo ai settori più arretrati del proletariato che
il parlamentarismo borghese dev’essere superato e presto per via
rivoluzionaria.
Queste condizioni nelle elezioni europee
oggi non vi sono, a causa di leggi elettorali e soglie di sbarramento
antidemocratiche e di stampo fascista, di costi proibitivi, della
disinformazione dei principali mezzi di comunicazione. Purtroppo la classe
operaia e le masse popolari non possono ancora contare sulla presenza di un
forte e combattivo Partito comunista di tipo leninista e di un ampio Fronte
popolare che siano in grado di superare questi ostacoli.
Mentre lottiamo per forgiare questi
indispensabili strumenti, l’unica scelta valida nell’attuale situazione è
quella di negare il voto a partiti reazionari, neoliberisti, populisti,
riformisti e a quelli socialdemocratici, revisionisti e opportunisti della
falsa e ingannevole sinistra che strumentalmente si definisce comunista e a
volte persino sfacciatamente marxista-leninista, che tentino con nuovi
espedienti e manovre di ingannare la classe lavoratrice operaia e intellettiva
e carpirne il voto, partiti che in vario modo fungono da puntello sociale e
istituzionale della UE dei monopoli capitalistici e del capitale finanziario.
Tanto meno è possibile appoggiare
carrozzoni elettorali zeppi di intellettuali borghesi radical chic, social-liberisti
e opportunisti di tutte le risme che spargono micidiali illusioni sulla riforma
della UE favorendo divisioni nel campo popolare.
Pertanto
nessun voto alla UE delle banche e dei padroni, dell’austerità, del
Fiscal compact, delle missioni di guerra! Fuori l’Italia dalla UE, dall’euro e
dalla NATO! Rifiutiamoci di pagare il debito! Solidarietà internazionalista ai
lavoratori e ai popoli che lottano e resistono all’offensiva capitalista e
imperialista!
La
protesta operaia e popolare si esprima nelle elezioni europee del 25 maggio
2014 con l’astensione protagonista e militante di massa! Manifestiamo in questo
modo la nostra ribellione e opposizione di classe e rivoluzionaria alle
imposizioni e alle politiche criminali della UE!
Rialziamo
la testa e avanziamo nell’organizzazione e nella lotta per costruire una
società fondata sul potere politico della classe lavoratrice e sulla proprietà
comune dei mezzi di produzione.
Chiamiamo
le forze del movimento comunista ed operaio, la gioventù rivoluzionaria, gli
intellettuali d’avanguardia, gli antifascisti, gli organismi di classe,
sindacali e popolari, gli antimperialisti, i sinceri progressisti e democratici
ad aderire a questo appello. Realizziamo l’unità d’azione per boicottare le
elezioni europee e lavoriamo per una manifestazione nazionale unitaria in
campagna elettorale.
Roma, 30 marzo 2014
Comitato Nazionale di Unità
Marxista-Leninista
Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista
Per adesioni: conuml@libero.it
STALIN: CENNI BIOGRAFICI
Contributo del compagno Vincenzo
Cialini
21 dicembre 1879
Giuseppe Vissarionovic Giugasvili nasce
il 21 dicembre a Gori, un villaggio della Georgia. Suo padre, Vissarion
Giugasvili, è calzonaio, la madre Caterina Gheoghievna è figlia di un contadino
asservito.
Settembre 1888
Il piccolo Giuseppe Giugasvili entra
nella scuola religiosa di Gori poiché, vista la sua intelligenza, i genitori
intendono farlo studiare nonostante la loro povertà.
Giugno 1894
Termina brillantemente gli studi nella
scuola di Gori.
Settembre 1894
Entra nel seminario di Tiflis, dove
anche il padre, sopraffatto dalla concorrenza della produzione industriale, è
costretto a trasferirsi per cercare lavoro come operaio salariato.
1894-1899
Il regime tirannico esistente nel
seminario risveglia in Giuseppe Giugasvili, che si distingue per insofferenza
di ogni forma di oppressione di ciò che si insegna al seminario, lo spirito
della ribellione . Studia quanto è indispensabile per sostenere gli esami e si
dedica invece allo studio di questioni più vive e alle più svariate letture. E´
questo il periodo della sua formazione iniziale come marxista e militante
rivoluzionario.
Inizi del 1895
Giuseppe Giugasvili prende contatto con
gruppi clandestini di marxisti rivoluzionari russi esiliati in Transcaucasia
dal governo zarista. «Questi gruppi - disse in seguito Stalin - esercitarono su
di me una forte influenza e mi dettero il gusto degli scritti marxisti
clandestini». Inizia l´attività politica e dirige i circoli marxisti degli
studenti.
1896
Giuseppe Giugasvili è alla testa dei
gruppi marxisti che si formano nel seminario e inizia lo studio dei classici
del marxismo. Legge il I° volume del Capitale, il Manifesto dei comunisti, il saggio
di Engels sulle condizioni della classe operaia in Inghilterra e il saggio di
Lenin Che cosa sono gli "amici del popolo" e come lottano
contro i socialdemocratici. Già, alla scuola di Gori egli si era formato
opinioni materialistiche e ateistiche grazie alla lettura di opere
scientifiche. In seminario, oltre ai testi del marxismo, egli legge e studia
Galileo e Copernico, Darwin, Feuerbach, Spinoza, Bielinski, Dobroliubov,
Tolstoi, Dostojevski, Gogol, Cernicewski e altri classici e critici russi e stranieri.
Nello stesso anno si mette in collegamento col circolo degli operai de1
tabacchificio.
Gennaio 1898
È incaricato di dirigere uno dei più
importanti circoli marxisti di Tiflis: il Circolo operaio delle Officine
ferroviarie principali.
Agosto 1898
Entra nell´organizzaione
socialdemocratica rivoluzionaria georgiana «Messame dessi» e successivamente
nell´organizzazione di Tiflis del Partito operaio Socialdemocratico della
Russia. Prende posizione per la corrente marxista rivoluzionaria contro quella
riformista legalitaria.
Dall´agosto 1898 al maggio 1899
Stalin continua il suo lavoro di
propaganda e di organizzazione occupandosi particolarmente del circolo delle
Officine ferroviarie. «In quel circolo - scriverà trenta anni dopo - ebbi la
prima formazione di militante rivoluzionario». Nel seminario si incominciano a
nutrire sospetti sul suo conto. Viene ripetutamente sorpreso a leggere libri
proibiti, il suo bagaglio viene perquisito e i suoi libri sequestrati. Viene
ammonito e punito.
27 maggio 1899
Viene espulso dal seminario per
"idee sovversive" e propaganda del marxismo.
28 dicembre 1899
Dopo aver vissuto alcuni mesi dando
lezioni, si impiega come osservatore calcolatore all´osservatorio astronomico
di Tiflis, continuando la sua attività di propagandista, agitatore e
organizzatore.
1900-1902
Si intensifica la lotta della minoranza
rivoluzionaria nell´organizzazione socialdemocratica di Tiflis. Stalin e i suoi
compagni passano dalla propaganda politica nei piccoli circoli operai al lavoro
politico tra le grandi masse; organizzano piccole tipografie illegali, stampano
e diffondono manifestini, creano nuove organizzazioni, dirigono gli scioperi e
le prime manifestazioni politiche dei lavoratori; prendono contatti con i
rappresentanti del gruppo leninista dell´Iskra.
23 aprile 1900
Alla periferia di Tiflis Stalin parla a
una manifestazione operaia per il 1° Maggio.
Agosto 1900
Stalin dirige con Kalinin un grande
sciopero alle Officine ferroviarie.
Gennaio 1901
Giunge nel Caucaso il primo numero
dell´Iskra e Stalin fa proprie le idee e le direttive di Lenin circa la
creazione del partito proletario.
21 marzo 1901
La polizia zarista perquisisce la camera
di Stalin all´osservatorio di Tiflis.
28 marzo 1901
Saputo di un mandato di cattura spiccato
contro di lui, Stalin abbandona l´Osservatorio e passa alla vita illegale. Da
questo momento la lotta rivoluzionaria sarà l´unica sua attività.
Settembre 1901
Per iniziativa di Stalin e di
Ketskhoveli esce a Baku il primo numero del giornale illlegale Brdzola (la
lotta) in lingua georgiana, con lo stesso orientamento dell´lskra di Lenin.
L´editoriale è di Stalin.
Novembre 1901
Stalin viene eletto membro del comitato
dell´organizzazione socialdemocratica di Tiflis. Alla fine del mese, per
incarico del comitato stesso, si reca a Batum dove organizza circoli operai nei
principali stabilimenti industriali e costituisce l´organizzazione
socialdemocratica.
31 dicembre 1901
La conferenza dei rappresentanti dei
circoli operai elegge un comitato designando Stalin a dirigerne l´attività: è
il comitato della corrente iskrista-leninista di Batum.
31 gennaio-17 febbraio 1902
Stalin dirige ora per ora e guida alla
vittoria un grande sciopero allo stabilimento Mantascev. È costantemente fra
gli operai e li aiuta risolvere tutte le questioni, anche minime, che si
presentano nel corso della lotta; è alla loro testa quando scendono in strada e
affrontano la polizia.
9 marzo 1902
Stalin guida una manifestazione
imponente alla quale partecipano più di seimila persone. La truppa spara
uccidendo quindici operai
6 aprile 1902
È arrestato e rinchiuso nel carcere di
Batum.
Dal carcere si collega con
l´organizzazione del partito, ne dirige il lavoro, scrive manifestini,
organizza piccoli movimenti fra i detenuti: «In carcere - dice Stalin - bisogna
lavorare il doppio per uscirne più preparati».
Marzo 1903
Il Congresso dell´organizzazione
socialdemocratica del Caucaso costituisce l´Unione del Caucaso del Partito
Operaio Socialdemocratico della Russia. Stalin, benché si trovi in carcere, è
eletto nel comitato direttivo.
Novembre 1903
Viene deportato nella Siberia orientale
dove riceve una lettera di Lenin che gli espone il piano di lavoro per
l´organizzazione del partito.
Gennaio 1904
Fugge dal luogo di deportazione. Fino al
1917 sarà arrestato e deportato per ben sei volte, e ogni volta riuscirà a
fuggire e a riprendere con nuova lena l´attività rivoluzionaria.
Febbraio 1904
Stalin è a Tiflis e prende la direzione
dell´Unione del Caucaso del POSDR.
Febbraio-dicembre 1904
Svolge un intenso lavoro di orientamento,
di direzione e di costruzione del partito in tutta la
Transcaucasia e dirige la lotta per la
convocazione del III° Congresso.
13 dicembre 1904
Stalin è alla testa di un poderoso
sciopero generale di 20 giorni scoppiato a Baku, il primo grande
movimento del periodo della rivoluzione
del 1905.
1905
A febbraio, in risposta ai provocatori
zaristi che hanno causato un massacro, con devastazioni e saccheggi, fra
tartari e armeni di Baku, e che tentano di provocare un massacro anche a Tiflis
eccitando gli uni contro gli altri i cittadini delle varie nazionalità,
l´organizzazione bolscevica diretta da Stalin organizza una grande
manifestazione. Alcune migliaia di armeni, georgiani, tartari e russi si
raccolgono nel recinto della cattedrale e si giurano aiuto reciproco. Il giorno
dopo la manifestazione si rinnova: ottomila manifestanti partono dalla
cattedrale ortodossa, si portano poi alla sinagoga, alla moschea, al cimitero
persiano, rinnovando il giuramento di fraternità. La provocazione zarista è
spezzata e un passo decisivo è compiuto sulla via dell´unione fra i lavoratori
delle varie nazionalità del Caucaso.
La lV Conferenza bolscevica del Caucaso
diretta da Stalin decide di intensificare la lotta per la preparazione
dell´insurrezione e intensifica la lotta contro i menscevichi.
Alla I Conferenza generale dei
bolscevichi che si tiene a Tammerfors incontra Lenin per la prima volta.
Aprile 1906
Stalin è delegato al IV Congresso del
POSDR a Stoccolma e difende a fianco di Lenin, contro i menscevichi, la linea
seguita dai bolscevichi nella rivoluzione
Aprile-maggio 1907
Si reca a Londra per partecipare al V
Congresso del POSDR. Al ritorno si reca a Baku dove si impegna a fondo nella
lotta contro i menscevichi. Pubblica e dirige vari giornali, tra cui il Proletario
di Baku.
Giugno-dicembre 1907
Stalin dirige la campagna elettorale,
guida gli operai dell´industria petrolifera alla conclusione di un contratto
collettivo, pubblica giornali, mobilita le masse in lotte politiche contro lo
zarismo, quando su tutta la Russia pesa già la cappa della reazione. Lenin
definisce gli operai di Baku guidati da Stalin «Gli ultimi mohicani dello
sciopero politico di massa» . In tutto il periodo della ritirata del movimento
operaio e democratico, Stalin si batte per difendere l´esistenza e l´integrità
del partito contro coloro che vorrebbero liquidarlo: sostiene che anche
nell´ora della ritirata bisogna rimanere al proprio posto «senza mai perdere la
calma, la padronanza di sé, il sangue freddo e la prudenza».
25 marzo 1908
Stalin è nuovamente arrestato.
Febbraio 1909
Dopo otto mesi di carcere, viene
deportato in un villaggio del governatorato di Vologda. Durante il viaggio si
ammala di tifo
24 giugno 1908
Stalin evade di nuovo. Si reca prima a
Pietroburgo, poi ritorna a Baku dove riprende il suo lavoro e dirige la
lotta contro i menscevichi che si pronunciano per la liquidazione del
partito.
Inizio del 1910
Stalin viene nominato rappresentante del
Comitato centrale del partito.
28 marzo 1910
È nuovamente arrestato.
Settembre 1910
Dopo sei mesi di carcere viene
nuovamente deportato nel governatorato di Vologda
Luglio 1911
È autorizzato a trasferirsi nella città
di Vologda.
7 settembre 1911
Elude la sorveglianza della polizia e si
reca a Pietroburgo.
9 settebre 1911
È arrestato e nuovamente tradotto a
Vologda.
Gennaio 1912
A Praga, alla VI Conferenza del partito,
nella quale i menscevichi vengono espulsi e i bolscevichi si organizzano in
partito indipendente, Stalin, benchè assente, viene chiamato a far parte del
Comitato centrale del nuovo partito e incaricato della direzione del lavoro
politico all´interno della Russia. Informato da Ordzonikidze, fugge dalla
deportazione a cui è stato costretto nuovamente, ritorna nel Caucaso per
organizzarvi il lavoro dei bolscevichi, e poi passa a Pietroburgo e fonda la
Pravda (= verità), un giornale per la classe operaia, di orientamento e guida
per le lotte di massa.
22 aprile 1912
Lo stesso giorno in cui esce il primo
numero della Pravda con il suo articolo «I nostri scopi», viene di nuovo arrestato.
2 luglio 1912
Dopo più di due mesi di carcere, è
deportato in Siberia da dove evade il 1° settembre. Il 12 dello stesso mese è
di nuovo a Pietroburgo dove dirige la campagna per le elezioni alla IV Duma.
Settembre-novembre 1912
Stalin organizza la lotta contro i
menscevichi liquidatori, organizza uno sciopero contro un abuso elettorale ai
danni degli operai, elabora il mandato degli operai pietroburghesi al loro
deputato, si reca a Mosca per stabilire i collegamenti con i nuovi deputati
bolscevichi alla Duma.
Primi giorni di novembre 1912
Si reca a Cracovia dove è stato chiamato
da Lenin per partecipare a una riunione. Rientra a Pietroburgo dove dirige per
qualche tempo il lavoro del gruppo parlamentare bolscevico.
Dicembre 1912-gennaio 1913
Ritorna prima a Cracovia per una
importante riunione del Comitato centrale, poi si trasferisce a Vienna dove fra
l´altro scrive l´importante saggio teorico Il marxismo e la questione
nazionale in cui si rivela conoscitore approfondito del problema dei
rapporti tra le varie nazionalità. Al rientro a Pietroburgo, il 23 febbraio, è
arrestato di nuovo e deportato prima nuovamente in Siberia, poi, per timore di
una nuova evasione, in un piccolo villaggio oltre il circolo polare artico, da
cui lo libererà la rivoluzione del febbraio 1917.
1914-1916
Durante la prigionia prende contatto con
altri bolscevichi deportati in altre località dell´estremo nord e partecipa,
sia pure da lontano, al dibattito sulla guerra imperialista e contro
l´opportunismo della II Internazionale e di Plekhanov.
Dicembre 1916
È chiamato alle armi, ma la comrnissione
di leva lo esornera dal servizio al fronte e lo invia ad Acinsk dove lo
raggiunge la notizia della rivoluzione di febbraio.
Marzo 1917
Stalin torna a Pietrogrado, dove il
partito lo incarica della direzione della Pravda e lo delega a far parte del
Comitato esecutivo del Soviet di Pietrogrado. Mentre si attende il ritorno di
Lenin dalla Svizzera, Stalin, insieme a Molotov, è alla testa della maggioranza
del Comitato centrale, fa fronte alle tendenze opportuniste che si manifestano
nel partito e che chiedono una politica di appoggio incondizionato al governo
provvisorio.
Aprile 1917
Stalin accoglie alla stazione Lenin che
torna dal lungo esilio ed è costantemente al suo fianco. Nella VII Conferenza
del partito sostiene il piano rivoluzionario esposto nelle "tesi di
aprile" che vengono approvate, con la prospettiva della lotta per il
passaggio ininterrotto dalla rivoluzione democratica alla rivoluzione
socialista. È in questo periodo che si acutizzano le divergenze e le
contraddizioni contro il trotzkismo e l´opportunismo di Kamenev. Presenta anche
un rapporto sulla questione nazionale riconfermando il diritto delle nazioni di
decidere delle loro sorti e di costituirsi in Stati indipendenti. Dopo la
Conferenza viene costituito l´ufficio politico del Comitato centrale del
partito e Stalin è chiamato a farne parte. Si occupa attivamente della
propaganda tra i soldati, scrive regolarmente sui giornali del partito,
partecipa al lavoro del Comitato del partito di Pietrogrado, presenta un
rapporto sul movimento nazionale e i reggimenti nazionali a una Conferenza
militare del partito.
Giugno 1917
Organizza a Pietrogrado la grande
manifestazione operaia del 18 giugno.
20 giugno 1917
Il I Congresso dei Soviet elegge Stalin
membro del Comitato esecutivo centrale.
Luglio 1917
Dopo le giornate del luglio, Stalin
contribuisce in modo decisivo a salvare Lenin, ricercato dalla polizia di
Kerenski, impedendogli di costituirsi come volevano Kamenev, Rykov e
Trotzky. Lenin è costretto a nascondersi, e, come dirà la Krupskaia nelle sue
memorie, fu proprio Stalin a salvargli la vita convincendolo a non consegnarsi.
Fine luglio-agosto 1917
Lenin passa nell´illegalità, e Stalin,
assieme a Sverdlov, dirige i lavori del Vl Congresso del Partito nel quale
tiene il rapporto principale sull´attività del Comitato centrale e sulla
situazione politica, fissando i compiti e la tattica del partito nella lotta
per la rivoluzione socialista, sostenendo, in aspra polemica con i trotskisti,
che la rivoluzione poteva vincere in Russia prima che in occidente. Il
Congresso dà ragione alla tesi di Lenin e Stalin e decide la preparazione
dell´insurrezione. Stalin mantiene i contatti del partito con Lenin, costretto
a restare lontano da Pietrogrado, per organizzare la battaglia decisiva.
16 ottobre 1917
Il Comitato centrale costituisce il
"Centro rivoluzionario militare", un organismo ristretto che ha il
compito di preparare e dirigere l´insurrezione. Stalin viene posto alla testa
di questo Centro.
24 ottobre 1917
Stalin respinge un attacco armato del
governo di Kerenski contro il quotidiano del partito e pubblica l´articolo Che
cosa ci occorre, che è un appello all´insurrezione.
25 ottobre 1917
Preso il potere con la vittoria della
rivoluzione, Stalin entra a far parte del governo dei soviet come commissario
del popolo per le questioni nazionali. Terrà questo incarico fino al 1923. È un
posto decisivo per tutti i grandi avvenimenti che seguono e portano, via via,
alla nascita delle repubbliche sovietiche dell´Ucraina, della Bielorussia,
della Transcaucasia, dell´Asia Centrale, delle repubbliche e regioni autonome.
Novembre 1917-estate 1919
Oltre a portare avanti la sua azione nel
governo sovietico, Stalin si impegna nelle lotte interne al partito e nella
liquidazione di Kerenski e dei vecchi generali zaristi. Partecipa alla
elaborazione della prima costituzione sovietica e, per incarico del Comitato
centrale, organizza una conferenza di socialisti della corrente rivoluzionaria
di vari partiti d´Europa e d´America. Sulla questione della pace di
Brest-Litovsk è decisamente schierato con Lenin contro Trotski, le cui
posizioni avventuriste consentono alla Germania di penetrare ancora più
all´interno del territorio sovietico e ostacolano lo sviluppo dell´alleanza tra
la classe operaia e i contadini-soldati che vogliono la pace. Nel marzo 1918 il
VII Congresso del partito approva le posizioni di Lenin sulla questione della
pace e nomina una commissione, sotto la direzione di Lenin, incaricata di elaborare
il programma del partito. Stalin ne fa parte. Infine, iniziato l´intervento
armato contro la rivoluzione, è impegnato continuamente sul fronte politico e
militare per difendere il potere sovietico. Ha un ruolo di enorme importanza
nella guerra civile partecipando direttamente alla conduzione delle operazioni
militari su tutti i fronti: prima spezza l´offensiva delle truppe
controrivoluzionarie bianche a Zaritzin (che poi prenderà il nome di
Stalingrado); organizza la liberazione di Karkov e di Minsk; batte Kolciak sul
fronte orientale; più tardi dirige la difesa di Leningrado; combatte sul fronte
di Smolensk e, sul fronte meridionale, guida la controffensiva che annienta
Denikin. Nell´offensiva contro le truppe polacche è commissario politico della
leggendaria armata a cavallo di Budionny. Combatte in Crimea, ributtando a mare
Wrangel e ponendo fine alla guerra civile.
Nel frattempo, nel novembre 1918, è
stato chiamato a far parte del Consiglio della difesa dove esercita le funzioni
di sostituto di Lenin. Nel marzo 1919 è nominato Commissario del popolo per il
controllo statale e poi, nel 1921, dirigente del "Rabkin" (Ispezione
operaia e contadina), organismo voluto da Lenin per la lotta al burocratismo e
all´inefficienza. Terrà questo incarico fino all´aprile 1922 e, in quella
responsabilità, organizza la più larga partecipazione dei lavoratori alla
direzione dello Stato.
1921
Su proposta di Stalin, l´Armata Rossa
entra in Georgia e stronca l´ultimo focolaio controrivoluzionario. Al termine
della guerra civile, Stalin si impegna a fianco di Lenin nella lotta sul fronte
interno del partito. Bisogna risolvere il problema di passare dal comunismo di
guerra a una politica che incoraggi i contadini a produrre e permetta la
ripresa economica del Paese. Contro i trotzkisti che vogliono ancora stringere
la vite del comunismo di guerra, Stalin è in prima linea. Al X Congresso si
oppone, insieme a Lenin, al tentativo di Trotsky di sottoporre gli operai ad
una disciplina militare, sottolineando la necessità della persuasione, e che i
sindacati siano scuola di comunismo. Il Congresso respinge anche le posizioni
ultra-democraticistiche e anarcoidi della cosiddetta "Opposizione
operaia" e proibisce i gruppi frazionisti. In questo periodo Stalin
presenta anche una relazione per una politica che acceleri il progresso delle
Repubbliche sovietiche arretrate.
3 aprile 1922
Il Comitato centrale del partito, su
proposta di Lenin, elegge Stalin Segretario generale del Comitato centrale del
Partito, nuova carica istituita dall´XI Congresso.
Aprile 1923
Stalin presenta la relazione del
Comitato centrale al XII Congresso del partito, al quale Lenin, malato, non può
partecipare; respinge le manovre dei trotzkisti e dei bukariniani che
considerano la "NEP" (nuova politica economica) come una
capitolazione; promuove la lotta contro le tendenze nazionalistiche.
21 gennaio 1924
Muore Lenin.
29 gennaio 1924
Stalin viene rieletto membro del
Comitato esecutivo centrale dell´U.R.S.S.
23-31 maggio 1924
Stalin dirige i lavori del XIII
Congresso del partito. Il 24 presenta al Congresso la relazione organizzativa
del Comitato centrale. Il 29 viene rieletto membro del Comitato centrale.
2 giugno 1924
Alla riunione del Comitato centrale
Stalin viene eletto membro dell´Ufficio politico, dell´Ufficio di organizzazione,
della Segreteria e Segretario generale del C.C.
17 giugno-8 luglio 1924
Stalin partecipa attivamente ai lavori
del V Congresso dell´Internazionale Comunista; viene eletto alla presidenza del
Congresso stesso e chiamato a far parte delle principali commissioni e presiede
i lavori di quella politica. Al termine del Congresso viene eletto membro del
Comitato esecutivo dell´Internazionale e nella sua presidenza.
1924-1927
Guida la lotta del Partito contro le
posizioni disfattiste dei trotzkisti che sostengono sia impossibile edificare
il socialismo in URSS se prima non interviene la rivoluzione in Occidente.
Stalin sostiene il principio leninista che è possibile costruire il socialismo
anche in un solo paese e che la rivoluzione russa non deve "marcire"
nell´attesa della rivoluzione in Occidente. Sconfigge anche le posizioni di
Kemenev e Zinoviev che si oppongono all´industrializzazione dell´U.R.S.S. La
lotta contro le posizioni del blocco trotzkista e zinovievista si conclude il
14 novembre 1927 con la espulsione dal partito di Trotzky e Zinoviev decisa in
riunione congiunta dal Comitato centrale e dalle commissioni di controllo. Il
XV Congresso del partito, nel dicembre successivo, approva la proposta di
Stalin di superare il ritardo dell´agricoltura sovietica procedendo alla
collettivizzazione attraverso il raggruppamento delle piccole aziende
contadine.
1928-1929
Inizia l´offensiva dei contadini poveri
e medi contro i "kulaki" (contadini ricchi) e contro il loro
"sciopero del grano". Il Partito, diretto da Stalin, batte e respinge
la deviazione di destra di Bucharin e Rykov, sostenitori della via
capitalistica di sviluppo delle campagne ("arricchitevi"!). Viene
approvato il primo piano quinquennale.
1930-1933
Stalin è impegnato nella realizzazione
del piano quinquennale che, in realtà, raggiunge i suoi obbiettivi in quattro
anni. Dopo l´andata al potere di Hitler, dà una precisa definizione del
fascismo che è rimasta famosa: «dittatura terroristica aperta degli elementi
più reazionari, più sciovinisti e più imperialisti del capitale finanziario».
1934
Al XVII Congresso, il partito si
presenta con un ricco bilancio di vittorie in tutti i campi. Ogni opposizione
aperta è scomparsa. Di fronte agli incontestabili successi e all´inevitabile
isolamento cui sarebbero condannati con una tattica di attacco aperto, i nemici
del partito ricorrono all´azione clandestina, al sabotaggio e al terrorismo. Il
1° dicembre, a Leningrado, è assassinato Kirov, uno dei massimi dirigenti
bolscevichi, stretto collaboratore e compagno di lotta di Stalin.
1935-1939
Al Comitato Centrale, Stalin afferma che
bisogna respingere la teoria opportunista della estinzione della lotta di
classe man mano che procede la costruzione del socialismo. Al contrario: i
nemici di classe non disarmano e ricorrono a nuove e più disperate forme di
lotta.
In questo periodo, il Partito e lo Stato
sovietico, con una azione energica e con l´attivo contributo delle masse,
smascherano e pongono fine all´attività controrivoluzionaria di spie,
sabotatori e agenti del nemico infiltrati. Se vi sono eccessi, come Stalin
stesso riconoscerà autocriticamente al XVIII Congresso, e che del resto erano
inevitabili, nell´essenza il movimento di epurazione colpisce nel giusto e
grazie ad esso il fronte interno si presenta più che mai solido di fronte alla
guerra imminente. I legami del Partito con le masse si rafforzano e si
estendono sempre di più. Il movimento stachanovista testimonia
dell´attaccamento della classe operaia al potere sovietico, e del grande
slancio nella edificazione del socialismo.
1935
Il VII Congresso dell´Internazionale
Comunista, contro i pericoli di guerra rappresentati dal nazifascismo, lancia
la parola d´ordine dei fronti popolari e della più ampia unità antifascista.
L´URSS è alla testa nella denuncia e nello smascheramento delle manovre
nazifasciste: avanza alla Società delle Nazioni precise proposte per il disarmo
e la sicurezza collettiva, ma Francia e Inghilterra le respingono.
Novembre 1936
L´VIII Congresso dei Soviet approva il
progetto di nuova Costituzione dell´URSS.
Aprile 1937
Il secondo piano quinquennale viene
realizzato con nove mesi di anticipo.
1939
Il patto di non aggressione tra URSS e
Germania spezza il tentativo delle potenze capitalisliche occidentali di
dirottare le ambizioni naziste esclusivamente verso l´URSS, tentativo che aveva
avuto nella vergognosa conclusione della conferenza di Monaco la più clamorosa
manifestazione.
1941
Al momento dell´aggressione hitleriana
l´URSS si è enormemente rafforzata e il fronte antifascista si è fatto molto
più esteso. Il 6 maggio Stalin è nominato Presidente del Consiglio dei
Commissari del Popolo. Il 22 giugno la Germania aggredisce l´URSS. Il 30 giugno
Stalin è nominato presidente del Comitato di Difesa dello Stato e assume
personalmente la direzione della guerra e di tutte le forze armate sovietiche.
In un celebre discorso radiotrasmesso, esorta i popoli sovietici e di tutto il
mondo alla resistenza e alla riscossa (3 luglio). Batte il tentativo di Hitler
di occupare Mosca: per la prima volta, le armate naziste si vedono ricacciate
indietro per oltre quattrocento chilometri.
1942
L´Esercito Rosso e il popolo, per ordine
di Stalin, impegnano ogni energia nella gloriosa battaglia di Stalingrado:
prima nella sua difesa strenua ed eroica, poi nella controffensiva che segna la
svolta decisiva nella seconda guerra mondiale.
1943
Il 6 marzo il Presidium del Soviet
Supremo dell´URSS nomina Stalin Maresciallo dell´Unione Sovietica. In agosto
vengono già prese misure urgenti per la ricostruzione dei territori liberati
dall´occupazione tedesca. A novembre Stalin partecipa con Roosevelt e Churchill
alla Conferenza di Teheran nella quale viene approvata una dichiarazione sulle
azioni di guerra comuni e sulla collaborazione delle tre potenze nel dopoguerra.
1944
Su proposta di Stalin, il Soviet supremo
delI´URSS decide la costituzione di Commissariati del Popolo
per gli esteri e per la difesa nelle
singole repubbliche federali dell´Unione Sovietica
1945
In gennaio, per aiutare gli alleati che
sul fronte occidentale sono in pericolo nelle Ardenne, Stalin anticipa di otto
giorni l´offensiva prevista sul fronte russo dal Baltico ai Carpazi.
L´offensiva tedesca sul fronte occidentale viene interrotta. Churchill esprime
"con tutta l´anima" la sua gratitudine a Stalin per "la
gigantesca offensiva" sovietica.
In febbraio Stalin partecipa alla
Conferenza di Yalta con i dirigenti degli Stati Uniti e dell´Inghilterra. Il 21
aprile firma un trattato di amicizia con la Repubblica polacca liberata.
L´Armata Rossa che ha sostenuto il
principale peso militare della guerra - gli Alleati si sono decisi ad aprire un
secondo fronte in Normandia solo nel giugno 1944 - giunge in una rapidissima
avanzata fino nel cuore della Germania. II nazismo è sconfitto, a Berlino
sventola la bandiera rossa.
Il 27 giugno Stalin viene nominato
generalissimo dell´Unione Sovietica.
Dal 17 luglio al 2 agosto Stalin
partecipa alla Conferenza di Potsdam dove sostiene l´applicazione delle misure
pratiche tendenti a rendere stabile e solida la pace in Europa. Per accelerare
la fine della guerra su tutti i fronti, a nome del governo sovietico, accetta
di intervenire nella guerra contro il Giappone che si arrende il 2 settembre.
1946-1953
Stalin si dedica alla ricostruzione e
allo sviluppo delle forze della società socialista e prepara il quarto piano
quinquennale. L´imperialismo ha avviato la "guerra fredda" e Stalin
ammonisce i fomentatori di guerre a desistere dalla loro azione. Chiede un
controllo internazionale sull´energia atomica e riconferma la sua persuasione
che la coesistenza pacifica dei due sistemi socialista e capitalista è
possibile a condizione che i trattati internazionali vengano scrupolosamente
rispettati, che l´indipendenza delle nazioni e la loro sovranità vengano
difese, che le nazioni abbiano uguali diritti.
Denuncia il revisionismo di Tito e, nel
frattempo, guida all´interno la rapida opera di ricostruzione e all´esterno il
fronte mondiale dei popoli contro l´imperialismo. Orienta la politica sovietica
verso il rispetto della sovranità e dell´indipendenza delle piccole nazioni e
verso la coesistenza pacifica. Ma non rinuncia, però, ad un´attenta difesa del
campo socialista, a rafforzare le forze che lottano per la pace e a sostenere
la lotta dei lavoratori e dei popoli.
5 marzo 1953
Il 5 marzo muore. In tutto il mondo la
sua scomparsa suscita una emozione senza precedenti tra i rivoluzionari, i
lavoratori e tutta l´umanità progressista.
Ai marxisti-leninisti, alla classe
operaia, alle masse lavoratrici, alle donne e ai giovani degli strati popolari
e a tutte le forze autenticamente rivoluzionarie.
La profonda e prolungata crisi economica
del capitalismo, la decomposizione del sistema borghese – che oramai è sul
viale del tramonto e quanto prima lo abbatteremo meglio sarà per il genere
umano - da cui origina un processo di trasformazioni reazionarie a livello
politico e istituzionale, la dittatura sempre più aperta e violenta
dell’oligarchia finanziaria, l’offensiva padronale in fabbrica e fuori, la
corruzione dilagante, il tradimento da parte del riformismo, della
socialdemocrazia e dei vertici sindacali – riposizionatisi apertamente e
sfacciatamente a difesa degli interessi della sopravvivenza e sopraffazione del
capitalismo finanziario e industriale nazionale e multinazionale - degli
interessi e delle aspirazioni operaie e popolari, spingono i comunisti
all’unità.
Essa è indispensabile per accrescere i
legami con il movimento operaio e popolare, accumulare forze ed esperienze
necessarie a dirigere le masse sfruttate e oppresse verso la via di uscita
rivoluzionaria dal capitalismo, che è un modo di produzione morente che deve
essere abbattuto e sostituito dal socialismo, prima tappa del comunismo.
La lotta di classe si acutizza e la
classe operaia ha più che mai bisogno di una adeguata guida ideologica,
politica e organizzativa, che orienti e dia una direzione alle sue lotte.
Questa guida non può essere che la costruzione di un unico e grande Partito
comunista marxista-leninista, presente in campo con la sua battaglia di classe
e rivoluzionaria, visibile, riconoscibile dagli operai e dalle masse
lavoratrici.
La costruzione di un grande Partito comunista di natura bolscevica ha la
priorità rispetto a ogni altra questione politica ed è determinante per
avanzare sulla via dell’Ottobre e del socialismo. I marxisti-leninisti hanno il
compito di promuovere e portare avanti il processo di bolscevizzazione del
proletariato italiano. Non solo in Italia, ma in tutti i paesi della Terra
senza la presenza di un forte Partito bolscevico, costruito secondo le
direttive di Lenin e Stalin, non sarebbe possibile nessun’altra rivoluzione proletaria
vittoriosa come quella del grande e glorioso Ottobre e, dunque, nessuna
prospettiva concreta per il socialismo.
Le alleanze di classe e rivoluzionarie da costruire devono essere
finalizzate alla conquista del socialismo nel nostro paese. Siamo coscienti che
l’insediamento di un governo rivoluzionario per la costruzione del socialismo
può nascere solo dalla vittoriosa rivoluzione socialista e dalla conquista del
potere politico, economico e sociale da parte del proletariato. Ogni alleanza
strategica deve scaturire da tale metodo di lavoro e prospettiva e ogni
alleanza tattica non deve mai offuscare o limitare quella strategica.
Purtroppo nel nostro paese, mentre le
condizioni obiettive sono favorevoli allo sviluppo dell’iniziativa e
dell’intervento comunista, il fattore soggettivo rimane debole. Le ragioni sono
numerose. Fra di esse la pesante eredità del revisionismo (in Italia agiva il
maggiore partito revisionista occidentale, cioè il PCI, e ne sono ancora
presenti i suoi frammenti), la debolezza teorica e il permanere di pratiche
erronee, il localismo, il settarismo, l’ultrasinistrismo, l’aristocrazia
sindacale e altro.
Bisogna dunque lavorare per ridurre la
forbice fra condizioni oggettive e fattore soggettivo, poggiando su una base
corretta ed avanzando verso l’unità dei comunisti, verso un unico Partito
comunista del proletariato.
Tale Partito comunista
marxista-leninista si forgia all’interno di un processo determinato dagli
sviluppi della lotta di classe sul piano nazionale e internazionale, man mano
che si pongono all’ordine del giorno le questioni fondamentali. Prende forma
nel dibattito e nel lavoro in comune fra i comunisti e i migliori elementi del
proletariato, attraverso una battaglia sul terreno teorico, politico e
organizzativo, in cui si determinano spostamenti e aggregazioni, si affermano
concezioni e pratiche rispondenti ai compiti strategici e tattici che il
proletariato deve affrontare nella situazione concreta.
Per avanzare su questa strada, il
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e Piattaforma Comunista decidono
di costituire il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML).
Esso si basa su alcuni principi fondamentali
del comunismo:
· La
natura di classe, rivoluzionaria e bolscevica del Partito, organizzato sulla
base di un rigoroso centralismo democratico, con l’elettività di tutti gli
organi dirigenti del Partito dall’alto al basso, con il rendiconto periodico
dell’attività degli organi dirigenti, con la ferrea disciplina unica di Partito
e la sottomissione della minoranza alla maggioranza, con l’obbligo
incondizionato di applicare le decisioni degli organi superiori da parte degli
organi inferiori e di tutti i membri del Partito, e l’incompatibilità con
l’esistenza di frazioni.
· Il
riconoscimento della dittatura del proletariato, che è il contenuto essenziale
della rivoluzione proletaria.
·
L’affermazione della natura rivoluzionaria della conquista del potere politico
da parte del proletariato, e nella fase di costruzione della società
socialista, l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione e di
scambio, la loro socializzazione, la liquidazione di ogni sfruttamento
dell’uomo sull’uomo, la pianificazione economica e il controllo operaio, al
fine di soddisfare le crescenti esigenze materiali e culturali dell’intera
società.
· La
condanna senza appello del rovesciamento della dittatura del proletariato e
della restaurazione del capitalismo, ad opera dei revisionisti, dei trotschisti
e di tutti i nemici del socialismo.
· La
lotta per la sconfitta ideologica e politica del revisionismo,
dell’opportunismo, dell’economicismo, del socialdemocraticismo, del
movimentismo, del pacifismo e dell’estremismo.
·
L’internazionalismo proletario.
Il CONUML è composto dai rappresentanti
dei partiti e delle altre organizzazioni di classe e rivoluzionarie che saranno
ammessi a farne parte. In una prima fase il CONUML avrà come suoi compiti:
a) creare un quadro
stabile di consultazione, scambio di esperienze e di informazioni tra le
organizzazioni marxiste-leniniste;
b) realizzare l’unità
d’azione dei marxisti-leninisti nella classe operaia e nelle masse lavoratrici,
tra i giovani e le masse popolari, dando vita a iniziative e interventi unitari
all’interno delle lotte politiche, sindacali e sociali, nelle ricorrenze del
movimento comunista ed operaio, a livello nazionale e locale, sulla base di
analisi e proposte condivise.
Nella situazione presente riteniamo come
compito urgente lo sviluppo di un’azione di sostegno alle lotte operaie e
popolari che si dirigono contro le criminali politiche imposte dal capitale
finanziario, che lungi dal risolvere la crisi economica sono dirette a
salvaguardare i profitti e i privilegi di una minoranza di sfruttatori e di
parassiti.
Svilupperemo pertanto una multiforme attività politica di unità e di lotta,
di indispensabile azione comune degli operai e degli altri lavoratori sfruttati
contro la classe dei capitalisti e i loro governi borghesi e clericali,
coopereremo alla loro organizzazione e allo sviluppo della coscienza di classe,
ci sforzeremo di precisare le rivendicazioni economiche e politiche parziali e
complessive a favore degli operai, in stretta connessione con gli scopi di
questa lotta: il passaggio rivoluzionario del potere nelle mani del
proletariato e dei mezzi di produzione in proprietà sociale.
Per quanto riguarda l’attività editoriale e l’approfondimento di problemi
teorici e storici relativi al movimento operaio e comunista, al
marxismo-leninismo e all'attuale situazione italiana e internazionale, il
CONUML riconoscendone l’importanza in stretto rapporto con la prassi
rivoluzionaria e i compiti di lotta in campo ideologico e politico darà vita a
specifiche iniziative in questo campo.
I compiti del CONUML si basano sulle condizioni oggettive oggi esistenti e
rispondono a una necessità: l’unificazione e la riorganizzazione dei comunisti,
che si concretizzano in modo particolare nel vivo dello scontro di classe,
nella mobilitazione della classe operaia e delle masse lavoratrici e negli
strati popolari, legando i nostri scopi strategici alle lotte quotidiane.
Con la sua attività il CONUML esprimerà, dunque, coscientemente la necessità
dell’unità e dell’organizzazione nella lotta del proletariato per la conquista
rivoluzionaria del potere politico e la costruzione del socialismo. Ciò
significa che la nostra unità viene a costituirsi su una precisa base di classe
e rivoluzionaria e la nostra attività volta all’abolizione dello sfruttamento
dell’uomo sull’uomo dovrà essere fusa con il movimento operaio e popolare che
sorge dalle contraddizioni create dal capitalismo.
Il CONUML si misurerà con l’esigenza insopprimibile dell’unione dei
comunisti in un unico e forte Partito comunista che sorga sulle granitiche basi
del marxismo-leninismo e dell’internazionalismo proletario. Perciò lavorerà per
chiarire e precisare le premesse ideologiche, organizzative e programmatiche
del futuro Partito unitario indipendente e rivoluzionario del proletariato,
spingendo alla rottura ideologica, politica e organizzativa con i partiti
e i gruppi revisionisti e opportunisti e favorendo l’aggregazione delle realtà
comuniste e degli elementi avanzati della classe operaia per farlo crescere.
Il CONUML che oggi costituiamo sarà composto dai rappresentanti dei partiti
e delle altre organizzazioni di classe e rivoluzionarie che vogliono farne
parte aderendo alla presente dichiarazione, lavorando regolarmente
al suo interno, attuando le sue deliberazioni e svolgendo propaganda per il
suo sviluppo.
Il CONUML è aperto al dibattito e all’aggregazione di altre forze
marxiste-leniniste e allo sviluppo di un vero e proprio grande Partito
comunista marxista-leninista organizzato, a condizione che le realtà
organizzative che vi aderiranno non abbiano nel loro programma posizioni
contrarie o divergenti dalla base ideologica che ci siamo dati e non pratichino
una politica in contrasto coi principi del marxismo-leninismo.
I singoli compagni comunisti potranno partecipare al CONUML per il tramite
delle forze che ne faranno parte.
Per quanto riguarda il metodo di lavoro esso si baserà sulla collegialità,
sulla discussione rispettosa delle diverse posizioni, cercando di raggiungere
l’unanimità e solo in ultima analisi applicando il principio guida della
maggioranza e della minoranza. Chi non si troverà d’accordo su talune decisioni
avrà il diritto di non applicarle, poiché il CONUML non è un’organizzazione
politica unica.
In altre parole, i partiti e le altre organizzazioni aderenti al CONUML
sino al raggiungimento dell’unità ideologica e politica organica continueranno
a mantenere la propria indipendenza e autonomia, vincolandosi unicamente alle
iniziative e alle azioni unitarie assunte ed accordandosi piena e reciproca
solidarietà.
Il lavoro del CONUML servirà, nelle condizioni attuali, a dare ulteriore
impulso al processo di unità dei marxisti-leninisti ed a segnare in modo più
incisivo la nostra presenza nelle lotte che si sviluppano nel nostro paese,
sviluppando allo stesso tempo un rapporto più consistente e maturo con il
movimento comunista ed operaio internazionale, in particolare con la sua
espressione più elevata e coerente: la Conferenza Internazionale di Partiti e
Organizzazioni Marxisti-Leninisti.
Chiamiamo tutti i partiti, le organizzazioni e i gruppi marxisti-leninisti,
tutte le forze autenticamente rivoluzionarie alla più netta, completa e
definitiva rottura col revisionismo e l’opportunismo, a farla finita con il settarismo
e il localismo e a manifestare la volontà di unirsi nel CONUML per rafforzare
il processo di unità dei comunisti e gettare le basi di un solo, forte Partito
comunista marxista-leninista, strumento nelle mani del proletariato per la
conquista della società comunista!
Settembre 2013
Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista
Per contatti e informazioni:
info@pciml.org
teoriaeprassi@yahoo.it
APPELLO
PER UNA CELEBRAZIONE UNITARIA DEL 60° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL COMPAGNO
STALIN
Il prossimo 5 marzo si compiranno 60 anni dalla morte del compagno Giuseppe
Stalin. In questa
occasione noi comunisti intendiamo ricordare degnamente il suo pensiero e
la sua opera. Vogliamo farlo rilanciando e mettendo in risalto il loro significato
di classe e rivoluzionario, l’attualità dell’incessante lotta contro il
capitalismo e l’imperialismo, per il socialismo e il comunismo che il compagno
Stalin ha svolto.
Non una celebrazione retorica o storiografica, dunque, ma un momento e un
aspetto del lavoro da
sviluppare, in modo combattivo e unitario, nella situazione concreta, per
dare una risposta ideologica e politica all’offensiva della classe dominante e
rilanciare le ragioni della rivoluzione sociale del proletariato, per costruire
una società senza sfruttamento dell’uomo sull’uomo, senza crisi di
sovrapproduzione, disoccupazione cronica, impoverimento materiale e culturale,
crescente oppressione delle masse, parassitismo, reazione sfrenata,
guerre di rapina. Facciamo perciò appello per un’iniziativa unitaria in
occasione del 60°anniversario, da realizzare in un’ottica di confronto aperto e
serrato sulle questioni che la profonda crisi capitalistica pone di nuovo
all’ordine del giorno della lotta di classe degli sfruttati: la questione della
trasformazione sociale, del benessere dei lavoratori, della pianificazione,
della libertà e dell’uguaglianza, della democrazia per la stragrande
maggioranza della popolazione. Riteniamo inopportuno e sbagliato, specie nelle
condizioni attuali di continue aggressioni reazionariedella borghesia,
realizzare su questa scadenza iniziative separate o contrapposte delle forze
che si richiamano al movimento comunista ed operaio. Di fronte alla canea
antistalinista, cioè anticomunista, che la borghesia e gli opportunisti portano
avanti, dobbiamo e possiamo dare una risposta decisa e coesa, facendo pesare la
presenza dei comunisti nella situazione italiana. La base politica e ideologica
comune di questa manifestazione unitaria non può che consistere nel riconoscimento
della dittatura del proletariato, che il compagno Stalin ha edificato,
consolidato e difeso, seguendo gli insegnamenti di Marx, Engels e Lenin. Di
conseguenza, nel giudizio positivo sul suo pensiero, sulla sua opera, sul ruolo
che ha giocato in Unione Sovietica e nel movimento comunista internazionale.
Ciò comporta l’affermazione della natura rivoluzionaria della conquista del
potere politico da parte del proletariato, e nella fase di costruzione della
società socialista, l’indispensabile sostituzione della proprietà privata dei
mezzi di produzione con la proprietà sociale e la liquidazione di ogni
sfruttamento dell’uomo sull’uomo, l’organizzazione cosciente dell’economia
secondo un piano, al fine di soddisfare le crescenti esigenze materiali e culturali
dell’intera società; così come comporta la condanna del rovesciamento della
dittatura del proletariato e della conseguente restaurazione del capitalismo,
ad opera dei revisionisti al potere in URSS. Come ai tempi di Marx, Engels,
Lenin e Stalin anche oggi la lotta al revisionismo e ai revisionisti della
dottrina comunista, responsabili della sconfitta del socialismo realizzato nel
ventesimo secolo e attualmente in combutta con la sinistra borghese, clericale
e capitalistica, è indispensabile per abbattere il sistema capitalistico,
costruire il socialismo ed edificare la società comunista. Riteniamo che su
questa base nulla può giustificare iniziative separate o contrapposte.
Un’iniziativa nazionale unica in occasione del 60° anniversario della scomparsa
del grande dirigente bolscevico, non solo porrebbe la figura e l'opera di
Stalin come lo spartiacque più reciso, il bastione che si erge fra i comunisti
e tutti i nostri nemici, ma corrisponderebbe alle aspirazioni di tanti compagni
e lavoratori. Essa avrebbe inoltre un’importanza in termini di dibattito e
cooperazione tra forze che lavorano per la ripresa del movimento comunista ed
operaio. Chiamiamo perciò tutti i partiti, le organizzazioni e i singoli
compagni comunisti, gli operai avanzati, i giovani rivoluzionari, gli
antifascisti, gli anticapitalisti, i progressisti, tutti coloro che lottano per
la libertà e l’indipendenza, la democrazia e il socialismo, ad aderire a questo
appello per realizzare unitariamente nella prima decade di marzo 2013, in località
da stabilire, il convegno nazionale “L’attualità di Stalin 60 anni dopo”.
21.12.2012
Per adesioni: info@pciml.org teoriaeprassi@yahoo.it
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista
E’
UN’ALTRA MANOVRA DI MACELLERIA SOCIALE, CI STANNO SPOGLIANDO E NON SAPPIAMO
DIFENDERCI!
Questa è una società infame, dove i potenti capitalisti sfruttano, rubano e
approfittano dei più deboli nell’illegalità che si sono legalizzato e dove il
10%, i ricconi, delle famiglie italiane possiede il 48% della ricchezza
prodotta dalla classe lavoratrice sfruttata e affamata e alla quale vengono
corrisposti salari e pensioni di fame, il 40%, la media borghesia, il 29% e il
50%, i poveri che lavorano e produco, solo il 23%. Dati della Banca d’Italia.
Questa è l’Italia del centrodestra, del centro e del centrosinistra e dei loro
partiti borghesi e capitalistici, è l’Italia di Bersani, di Berlusconi, di
Napolitano e del Papa. E diteci se non siamo ancora nel buio del basso Medioevo!
di Domenico Savio*
E’ dalla metà degli anni ’70 del secolo scorso - cioè da circa 40 anni,
quando i gruppi dirigenti del PCI e della CGIL decisero di abbandonare ogni
rappresentanza di classe della classe lavoratrice italiana operaia e
intellettiva e di abbracciare la ignobile causa della compatibilità della lotta
dei lavoratori con gli interessi padronali e di diventare collaborazionisti
della classe imprenditoriale capitalistica del nostro paese – che tutti i
governi monocolori, di centrosinistra, di unità nazionale, di centro, di salute
pubblica e di centrodestra hanno avviato, anche attraverso le gonfiate e
artificiose manovre economiche annuali e pure di carattere periodico nel corso
dell’anno, un gigantesco processo di trasferimento di ricchezza dalle masse
lavoratrici sfruttate e affamate all’ingorda classe capitalistica per
consentirle di riappropriarsi delle concessioni contrattuali e legislative che
nel trentennio precedente era stata costretta a cedere sotto la pressione
dell’organizzazione politica e sindacale con elementi di classe del nostro
movimento operaio.
Gli strumenti adottati per effettuare questo enorme passaggio di ricchezza dal
lavoro al capitale sono stati di diversa natura e incidenza, come: il ritardato
rinnovo dei contratti di lavoro a livello nazionale, territoriale e aziendale e
con aumenti sempre inferiori e scaglionati nel corso della validità dei
contratti; l’abolizione dell’indicizzazione trimestrale dei salari, degli
stipendi e delle pensioni al costo della vita, cosiddetta “scala mobile”, e sua
sostituzione parziale con una indicizzazione annuale; il passaggio dalla lira
all’euro, che ha letteralmente dimezzato il potere d’acquisto delle masse
lavoratrici e popolari; la liberalizzazione, ovvero privatizzazione, o meglio
caporalato, del mercato del lavoro; la svendita dallo Stato, cioè dalla
collettività, al capitalismo nazionale e multinazionale del patrimonio
industriale, agrario, commerciale, bancario, assicurativo, immobiliare, dei
trasporti, delle telecomunicazioni, eccetera; le riforme pensionistiche che si
sono succedute nell’ultimo ventennio, con la riduzione progressiva delle
pensioni di anzianità e di vecchiaia, l’innalzamento progressivo dell’età
pensionabile per gli uomini e le donne, l’abbassamento progressivo
dell’indicizzazione delle pensioni all’aumentato costo della vita,
l’integrazione privata a rischio delle pensioni, attraverso i cosiddetti fondi
di investimento pensionistico; il debito pubblico come clava per sottrarre
soldi e servizi alle masse popolari; le controriforme sociali; le tante manovre
economiche di prelievi dalle tasche dei cittadini e di contenimento della spesa
pubblica.
E siamo all’ultimo prelievo forzato, ma solo sino a questo momento, della
manovra economica in discussione alle camere, detta pure di correzione del debito
pubblico, del governo capitalistico del capitalista Silvio Berlusconi, che
trasferirà, quasi per interi, nel triennio 2012-2014 e con la possibilità di
altre manovre, 44,902 miliardi di euro dalle già precarie condizioni di vita
delle masse lavoratrici e popolari italiane al capitalismo finanziario
nazionale e multinazionale, che prestando a condizioni di strozzinaggio i soldi
agli Stati si arricchisce senza misura sul lavoro e la vita sociale dei popoli.
Come al solito la manovra penalizza quasi completamente le masse popolari e
solo apparentemente i ricchi, ovvero quelli che detengono la quasi totalità
della ricchezza nazionale accumulata con lo sfruttamento del lavoro altrui.
Basta osservare, dati della Banca d’Italia, che il 10%, i ricconi, delle famiglie
italiane possiede il 48% della ricchezza prodotta dalla classe lavoratrice
sfruttata e affamata, il 40%, la media borghesia, il 29% e il 50%, i poveri che
lavorano e produco, solo il 23%. E’ una situazione di differenze sociali
ignobili, incivili e disumane sostenute e nutrite sempre di più dalla cultura e
dai poteri forti borghesi capitalistici e clericali che imperano nel nostro
paese, è un ordine sociale schifoso, dove i ricchi sfruttatori e schiavizzatori
gozzovigliano e buttano le briciole al popolo affamato: questo è il barbarico e
violento sistema capitalistico, difeso dai poteri forti economici, borghesi e
clericali e, autoflagellandosi, votato e mantenuto in piedi dalla maggioranza di
un popolo che gode soffrendo. Ecco alcuni prelievi più evidenti dalle tasche
dei lavoratori: ticket sanitari su visite specialistiche e pronto soccorso;
diminuzione dell’incremento delle pensioni all’aumento del costo della vita;
altro innalzamento dell’età pensionabile; blocco quasi totale delle assunzioni
nel pubblico impiego, nonostante la disoccupazione dichiarata - perché molti
lavoratori rinunciano a iscriversi nelle liste dei disoccupati in quanto non
vengono mai chiamati per un posto di lavoro - superi i due milioni di senza
lavoro, mentre la disoccupazione giovanile tocca la percentuale del 22% al nord
Italia, del 29,4% al centro e del 40,6% al sud; congelamento degli stipendi nel
pubblico impiego; aumento della percentuale d’invalidità per la corresponsione
delle pensioni d’invalidità e maggiori controlli sugli invalidi; tagli agli
stanziamenti statali ai comuni e alle regioni, con la possibile conseguenza
della riduzione delle prestazioni sociali nei trasporti, nella sanità, nella
scuola, nell’assistenza sociale, eccetera e aumento dei costi dei servizi erogati
dagli enti locali ai singoli cittadini e alle famiglie, dell’addizionale Irpef
e delle tasse comunali e regionali; nuova stangata prevista con la riforma del
fisco, che dovrebbe diminuire l’aliquota dal 23 al 20% sui redditi sino a
15.000 euro e aumentare l’aliquota dal 27 al 30% sui redditi da 15.000 a 28.000
euro, mentre diminuirebbe l’aliquota dal 38 al 30% sui redditi da 28.000 a
55.000 euro, dal 41 al 40% sui redditi da 55.000 a 75.000 euro e da 43 a 40%
sui redditi oltre i 75.000 euro; l’Iva dovrebbe aumentare indiscriminatamente dal
10 all’11% e dal 20 al 21%.
Insomma, una manovra che impoverisce ancora e pesantemente le masse
lavoratrici e popolari, che toglie poco o niente ai maggiori possessori della
ricchezza nazionale e che mantiene quasi intatti i privilegi di Stato agli
apparati istituzionali e di governo, ai deputati nazionali ed europei, ai
senatori, ai consiglieri regionali e ai partiti politici: la spiegazione è
semplice, perché coloro che decidono le sorti politiche ed economiche di un
popolo e di una nazione detengono il potere che i cittadini gli assegnano e lo
gestiscono a proprio piacimento, compreso il vergognoso tentativo di un regalo,
sancito da una apposita norma prevista nella manovra economica, e sarebbe stata
l’ennesima legge ad personam, alla famiglia Berlusconi, che così avrebbe potuto
ritardare il pagamento, se condannata definitivamente, di un risarcimento di
ben 750 milioni di euro e tutto questo alla faccia del popolo lavoratore,
martoriato e schiacciato da infinite gabelle imposte dallo Stato, dalle Regioni
e dai Comuni, ma il tentativo pare essere stato sventato. Certo che è una
vergogna morale, umana e civile, ma la legge della giungla, nel senso che il
più forte si mangia il più debole, dopo 5000 anni di storia della specie umana
sopravvive ancora con la animalesca società capitalistica e potrà scomparire
solo con la morte, per mano della rivoluzione socialista, di quest’ultima.
Eppure questa dolorosa discriminazione e differenza sociale tra gli individui
non è sancita da nessuna legge naturale e comunque non dovrebbe vigere
all’interno di una specie animale evoluta quale è quella umana, ma sopravvive
semplicemente per inerzia sociale delle masse sfruttate e impoverite e se esse
decidessero di farla finita con questa barbarie basterebbero 24 ore per
azzerare la situazione e avviare la costruzione di un civile e umano ordine
sociale. Ma per raggiungere tale obiettivo di emancipazione occorre la presa di
coscienza di tale possibile svolta storica da parte della classe sfruttata, la
sua organizzazione nel partito comunista marxista-leninista della rivoluzione
socialista e il passaggio rivoluzionario del potere politico ed economico dalle
mani delle attuali oligarchie economiche e finanziarie a quelle della classe
lavoratrice e del suo nuovo Stato socialista. Il Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista esiste e lavora proprio per favorire il passaggio di tale
potere dalla classe sociale sfruttatrice a quella sfruttata.
Napoli, 5 luglio 2011.
* Segretario generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org
UN
MANIPOLO DI CAPITALISTI (INDUSTRIALI, BANCHIERI, FINANZIERI E MERCANTI DI
CARTA- MONETA) CRIMINALI, SPREGIUDICATI, USURAI, SFRUTTATORI E RAPINATORI DEL
LAVORO ALTRUI AFFAMA SCHIAVIZZA E REPRIME IL MONDO INTERO!
Sono responsabili di tutti i mali che affliggono l’umanità intera dalle
origini ai giorni nostri, non sono invincibili e i lavoratori del braccio e
della mente di tutti i paesi possono scaraventarli nella polvere e sul loro
nauseabondo lordume di grasso piantare la bandiera della liberazione e del
socialismo. Dopo la dolorosa sconfitta del primo socialismo realizzato nella
storia dell’umanità, avvenuta ad opera del cannibalismo sociale della classe
borghese, clericale e capitalistica e della dannata schiera di revisionisti,
riformisti e opportunisti annidatisi nelle file del movimento comunista e
operaio nazionale e internazionale, i popoli della Terra sembrano ricaduti in
uno stato di impotenza e di rassegnazione che fu proprio dei popoli primitivi
dinanzi all’ignoranza scientifica dei preponderanti fenomeni della natura, ma
si tratta di una rassegnazione indotta dal riconquistato dominio assoluto del
capitalismo e dell’imperialismo sui processi produttivi, monetari e commerciali
regolati dalla feroce legge del profitto e del mercato. Nel sistema
capitalistico la classe lavoratrice è sottoposta a rapporti di produzione, di
scambio e di distribuzione della ricchezza prodotta che la spogliano del
prodotto del suo lavoro e dei suoi averi, l’abbrutiscono e la riducono alla
fame e persino a episodi di lotta fratricida (di natura razzista, nazionalista,
sessista, religiosa, egoistica, prevaricatrice, eccetera) al suo interno,
ovvero la conducono alla guerra tra poveri e ciò avviene, come oggi, quando
essa ha smarrito le proprie ragioni e la propria coscienza di classe e, ancora,
quando non è in grado, per fattori propri e indotti, di essere classe per sé.
Anziché assumere il ruolo di una grande armata di liberazione dal sistema che
la schiavizza e la riduce alla fame, la classe degli sfruttati diviene finanche
e tragicamente sostenitrice della causa dei suoi mali, cioè il barbaro e
disumano sistema economico padronale, e lo fa con consenso politico, partitico
ed elettorale al suo avversario di classe. Alla base di questo comportamento
irresponsabile e suicida esiste certamente una crassa ignoranza sociale,
storica e scientifica, che viene artatamente formata, alimentata e diffusa
dalla classe padronale dominante allo scopo di continuare a mantenere la sua
spietata dittatura sulle masse diseredate. Basta poco per capire che se le
risorse della Terra, i mezzi di produzione, le scoperte tecnologie e il frutto
del lavoro umano, fossero di proprietà collettiva tutti gli uomini e le donne
viventi sul Pianeta avrebbero garantito il lavoro, manuale o intellettuale che
sia, e i mezzi di sussistenza, mentre nella società capitalistica questo non è
possibile, perché l’attività umana è privatizzata e sfruttata dalla classe
padronale, cioè dai furbi e spregiudicati sfruttatori del lavoro altrui. In
Italia, ad esempio, ma è così e peggio ancora in tutti i paesi capitalistici,
il 10% della popolazione possiede il 50% della ricchezza prodotta, dicono le
statistiche ufficiali dello Stato borghese, clericale e capitalistico, ma noi
riteniamo che il divario tra l’esigua minoranza dei ricchi e la moltitudine dei
poveri sia ancora maggiore. Se le masse oggi, come ai tempi della gloriosa
Rivoluzione d’Ottobre del 1917 in Russia, prendessero coscienza di tale verità
assoluta e incontestabile basterebbe poco per schiacciare l’attuale e criminale
potere economico e sociale capitalistico e imperialistico che opprime le
singole nazioni e il mondo intero. Attualmente il Pianeta e lo spazio che lo
circonda sono governati dalla feroce legge dello sfruttamento del lavoro umano,
dell’accumulazione del profitto rapinato ai lavoratori e della violenza del
mercato, che trae profitti anche dal commercio dei beni di consumo. Il sistema
economico privatizzato delle nazioni capitalistiche è nelle mani di pochi farabutti
e criminali del mercato industriale e finanziario, si tratta di imprenditori
multinazionali, banchieri e mercanti di moneta cartastraccia. Costoro tengono
bene avvinghiati i loro artigli d’affari sul proletariato e sui popoli interi
della Terra, decidono i prezzi delle merci, la massa di profitti da accumulare,
l’andamento delle loro borse d’affari, i tassi d’interesse da usurai da
praticare sui prestiti bancari, l’opportunità di promuovere delle crisi
finanziarie, che incidono negativamente anche sull’organizzazione della
produzione reale, e i ricatti nei confronti degli Stati indebitatisi.
L’esistenza dei popoli è schiacciata e condizionata da un mercato finanziario -
costituito dai profitti derivanti dallo sfruttamento del lavoro proletario, da
monete cartastraccia, cioè prive di corrispondenti beni materiali, e dai
cosiddetti derivati finanziari, come i vari bond messi in circolazione –
esercitato spregiudicatamente dalla Banca Mondiale, dal Fondo Monetario
Internazionale, da sistemi bancari nazionali e multinazionali e da altre
istituzioni monetarie e bancarie e favorito, tale mercato, dalla ragnatela del
commercio borsistico nazionale, continentale e mondiale e da quelle agenzie
strumentali cosiddette di rating, cioè di valutazione dell’andamento della
produzione (o meglio del PIL, prodotto interno lordo) e del debito pubblico dei
vari paesi, agenzie che, con valutazioni e informazioni interessate, fungono da
apripiste agli speculatori del mercato finanziario che intendono attaccare lo
Stato o gli Stati prescelti per indurli a manovre finanziarie che spostino
immense ricchezze dalle masse lavoratrici sfruttate alle pance vermicolari
della dannata razza padrona. Insomma, si tratta di una macchina organizzativa
infernale che serve ai mercanti della cartastraccia per realizzare e accumulare
profitti immensi senza ricorrere alla produzione reale e al mercato delle merci
prodotte. Il mercato finanziario è una sovrastruttura dell’attività produttiva
industriale, dove si accumulano profitti senza produrre beni materiali. Il
debito pubblico degli Stati è un meccanismo perverso utilizzato dal mercato
finanziario per realizzare costanti e consistenti trasferimenti di ricchezza,
mediante l’attività e la complicità del potere politico degli stessi Stati
borghesi, clericali e capitalistici, dalle masse popolari, già sfruttate nel
loro lavoro e nell’acquisto dei generi di sostentamento, agli usurpatori
capitalisti. Il meccanismo è semplice e assassino. Un piccolo debito contratto
da uno Stato in breve tempo si moltiplica all’infinito per mezzo degli
interessi stratosferici che scattano puntuali e massacranti. Il capitale
nominale, costituente il prestito iniziale, presto scompare del tutto nella
marea di interessi maturati, mentre i capitalisti creditori, come sanguisughe
insaziabili – attraverso le loro istituzioni padronali nazionali e
internazionali politiche (Come l’Unione Europea), monetarie e di valutazione –
impongono allo Stato debitore di applicare nuove tasse e tariffe e l’aumento di
quelle già esistenti alle masse lavoratrici e popolari, tagli alla spesa
pubblica per l’assistenza e i servizi sociali, la sanità, la scuola, i salari e
gli stipendi pubblici e le pensioni, oltre all’ingiunzione di controriforme
sociali, per raccogliere i fondi necessari da devolvere loro periodicamente, in
quanto creditori. E’ un meccanismo sadico di ulteriore trasferimento di
ricchezza sociale dalla classe lavoratrice a quella padronale, in Italia così è
stato coi governi di centrosinistra e così è oggi con quello di centrodestra, perché
ambedue i fronti sono di natura culturale e politica borghese, clericale e
capitalistica. La crisi economica in atto, che oramai si protrae
ininterrottamente da vari anni, è prevalentemente di natura finanziaria
speculativa, più specificamente i capitali si muovono per moltiplicarsi
attraverso il mercato finanziario e non la produzione reale, la quale, però,
risulta condizionata e penalizzata dalle manovre borsistiche, dal mercato
monetario e dai suoi derivati. In modo particolare il capitalismo ricorre
massicciamente al mercato finanziario per accumulare profitti quando
l’aggravarsi delle condizioni di povertà delle masse popolari fa calare gli
acquisti, che a loro volta provocano un incremento della crisi di
sovrapproduzione delle merci e un calo del plusvalore. Inoltre, la crisi della
sovrapproduzione determina la drammatica riduzione della produzione, la
chiusura di fabbriche e licenziamenti in massa. Tutto questo perché i rapporti
di produzione e di distribuzione della ricchezza prodotta sono regolati dalla
legge infame dello sfruttamento del lavoro e dei profitti. La sciagura sociale
delle crisi capitalistiche dipende unicamente dalla proprietà privata dei mezzi
di produzione, dalla natura sociale della produzione e dall’accaparramento
privato delle risorse naturali e della ricchezza prodotta dal lavoro degli
uomini. Il potere politico ed economico capitalistico le sue crisi economiche
le fa sempre e indiscutibilmente pagare alle masse popolari, l’entità del
sacrificio che queste devono sopportare dipende dalla forza dell’organizzazione
e della resistenza di classe che il proletariato è capace di mettere in campo
per affrontare la repressione di Stato, ma si può uscire dalla tragedia solo
abbattendo il sistema di sfruttamento e di rapimento capitalistico e costruendo
la nuova e superiore società prima socialista e poi comunista. A questa
prospettiva non vi sono alternative, prima lo capiscono le masse lavoratrici e
meglio sarà per loro e i loro figli e nipoti. Certo è che attualmente la
situazione ideale e politica dei lavoratori è estremamente deludente e si
dimostrano, nella stragrande maggioranza, incapaci a incamminarsi sulla strada
della liberazione, della rivoluzione e del socialismo. Tocca ai
marxisti-leninisti, e in particolare al Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista, lavorare per accrescere la coscienza, la volontà e la
capacità di classe dei lavoratori operai e intellettivi per abbattere il
capitalismo e costruire il socialismo. Allo stato attuale al terrore diffuso
dalla borghesia per meglio far pagare anche il prezzo di questa sua crisi
economica ai lavoratori – terrore che troviamo quotidianamente
nell’informazione padronale con frasi ad effetto come “sui mercati un giorno di
terrore” oppure “la sindrome greca” di Budapest, Ungheria, eccetera – dobbiamo
rispondere col “terrore” dell’organizzazione e della lotta comunista delle
masse lavoratrici. Da questa sporca società padronale possiamo uscire e presto,
basta la volontà e la determinazione popolare, con in testa la classe operaia e
la sua avanguardia comunista. Lottiamo per la conquista del potere politico
della classe lavoratrice, che proclamerà la morte dello sfruttamento del
lavoro, dei profitti, del mercato delle merci e dei capitali, delle borse e di
tutte le infami istituzioni economiche capitalistiche e imperialistiche,
istituzioni che attualmente come avvoltoi scatenati si avventano sui pochi
averi delle masse sfruttate e impoverite dagli stessi detentori dei capitali
miserabilmente usurpati. Occorre uno slancio di liberazione da questa falsa
società di rapinatori legali e illegali, di corrotti e corruttori, di
imbroglioni, di approfittatori e di belve assetate di ricchezza e prive di
sentimenti umani, pronte ad allungare ovunque sul Pianeta i loro artigli per
impadronirsi di una parte sempre maggiore del prodotto del lavoro altrui. Belve
spietate sono i capitalisti dell’industria, delle banche, della finanza e del
commercio che speculano e si arricchiscono sul nostro lavoro, sui nostri
sacrifici e sulle nostre sofferenze quotidiane, troviamo nuovamente la forza di
spodestarli, di ricacciarli nella loro nullità umana e morale da cui sono
emersi. La classe lavoratrice italiana è resa schiava da una feroce dittatura
borghese di carattere culturale, clericale, politica, elettorale, economica e
sociale, una dittatura che domina assoluta e impenetrabile il potere politico,
l’informazione, la formazione scolastica, il mercato del lavoro e
l’arricchimento illecito, una dittatura che possiamo spezzare e presto se ne
abbiamo la volontà e la determinazione. Dichiaratamente vergognosa è la
trovata, la proposta e la possibile risoluzione del governo capitalistico di
centrodestra di modificare l’art.41 della Costituzione borghese – che recita
testualmente: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in
contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno a sicurezza, libertà,
dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché
l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a
fini sociali” – per consentire una insindacabile libertà d’impresa ai
capitalisti, che per arricchirsi ulteriormente impoverendo maggiormente i
lavoratori dipendenti avrebbero la possibilità legale di calpestare la
legislazione vigente sul collocamento, sul lavoro, sulla sicurezza, sugli
adempimenti sanitari e sulla normativa contrattuale sindacale nazionale,
territoriale e aziendale. Dobbiamo opporci con ogni mezzo possibile a tale
cambiamento della Costituzione, anche per quanto concerne le altre modifiche
proposte dalla maggioranza e caldeggiate dall’opposizione parlamentare borghese
di centrosinistra, la nostra Costituzione democratica borghese può essere solo
migliorata per quanto attiene i diritti, i bisogni e le aspettative di vita
delle masse lavoratrici e popolari e potrà essere abrogata e cancellata solo
dalla Nuova Costituzione Socialista, che entrerà in vigore dopo la rivoluzione
proletaria e la conquista del potere politico da parte della classe lavoratrice
operaia e intellettiva. In una società che fosse solo veramente democratica,
dunque non ancora socialista, che badasse a difendere almeno minimamente gli
interessi della collettività anziché quelli sfacciati della speculazione
finanziaria, il governo borghese non avrebbe dubbi nel dichiarare non più
onorabile il rimanente debito contratto, assieme alla massa di interessi
passivi accumulati, nel non rapinare ulteriormente le masse popolari con
finanziarie chiaramente ladre ed estorsive, nell’eliminare il mercato virtuale
borsistico, nel favorire l’economia reale, nel requisire le aziende in crisi
che chiudono garantendo e migliorando l’occupazione e nel migliorare le
condizioni di vita delle masse popolari. Invece la falsa democrazia borghese e
clericale degli Stati capitalistici spinge i governi dei padroni ad
approfittare della situazione per favorire gli interessi della loro classe
sociale sfruttatrice. La democrazia borghese, di cui l’odierno potere dominante
si sciacqua la bocca, è solo un inganno, perché viviamo in un ordine sociale e
in uno Stato capitalistico che esercitano una totale repressione morale e
materiale sulle masse lavoratrici e popolari, che sono governati da un fascismo
latente che al momento opportuno non sdegna di ricorre alla forza della
violenza poliziesca per soffocare la giusta protesta popolare che rivendica i
più elementari diritti civili e sociali negati. La vera democrazia emana
unicamente dal potere politico diretto e protagonista della classe lavoratrice,
da quel potere per la cui conquista si battono fieri e orgogliosi il Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista e la parte migliore, cioè l’avanguardia,
della classe lavoratrice italiana. Avanti, compagni e lavoratori tutti, con la
lotta di classe per conquistare il socialismo nel nostro paese e sul Pianeta
intero. Solo così potremo liberarci dalle millenarie catene dello sfruttamento
e della schiavitù sociale.
Forio (Napoli), 10 settembre 2010.
La Segreteria del P.C.I.M-L.
DOMENICO
SAVIO CHIEDE AL GOVERNO DI SANARE LE PRIME CASE DI NECESSITA' COSTRUITE SINO AD
OGGI
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Consiglio dei Ministri
Palazzo Chigi
Piazza Colonna, 370
00187 ROMA
Oggetto: Proposta di approvazione di un decreto-legge speciale e di emergenza
per la “Regolamentazione dell’abusivismo edilizio di necessità sociale e
familiare, corrispondente alla prima casa di abitazione e di proprietà
realizzata per sé o per i propri nuclei familiari nell’ambito del primo grado
di parentela e rapportabile alle dimensioni di superficie e cubatura di un
normale appartamento di case economiche e popolari”. Il Consiglio dei Ministri,
VISTO l’art.3 comma secondo “E’ compito della Repubblica rimuovere gli
ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e
l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della personalità
umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione
politica, economica e sociale del Paese” e l’art.31 comma primo “La Repubblica
agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia
e l’adempimento dei compiti relativi …” della Costituzione;
VISTO che circa il 25% del popolo italiano non possiede ancora una casa di
proprietà e che è sottoposto a gravi disagi di emigrazione abitativa, di
pigioni insostenibili, di vertenze giudiziarie e di sfratto;
VISTA la carenza di abitazioni, che in modo particolare e drammatico si
riscontra nelle isole, specialmente in quelle più piccole, dove tanti giovani
per formare una famiglia hanno solo la possibilità di emigrare in terraferma;
VISTA la grave crisi economica in atto, di cui è difficile prevederne il
momento del superamento, e l’aumento pauroso e progressivo della disoccupazione
e della precarietà del lavoro;
VISTO il dilagare della povertà sociale e le pesanti difficoltà economiche
in cui vivono milioni di italiani;
VISTO che oramai da decenni l’Istituto Autonomo Case Popolari e con esso i
Comuni non provvedono ad adeguare il patrimonio abitativo pubblico per
soddisfare la richiesta di case proveniente, in modo particolare, dai giovani e
dalle famiglie lavoratrici;
CONSIDERATO il vasto patrimonio abitativo che negli ultimi decenni i
cittadini che ne hanno avuto la possibilità, a fronte della grave inadempienza
dello Stato che non ha garantito a tutti i nuclei familiari il diritto
costituzionale a un’abitazione propria e dignitosa, hanno realizzato
abusivamente - non potendolo fare legalmente a causa di inadeguata normativa
urbanistica o di vincoli eccessivi che di fatto hanno totalmente ingessato
parti consistenti del territorio italiano, in particolar modo delle isole,
inibendone ogni forma di sviluppo economico e sociale -, nell’ambito del
cosiddetto abusivismo edilizio di piccole dimensioni, o meglio di “necessità” o
di “bisogno sociale e familiare”, la prima casa di abitazione e di proprietà
realizzata per sé o per i propri nuclei familiari nell’ambito del primo grado
di parentela, casa rapportabile alle dimensioni di superficie e cubatura di un
normale appartamento di case economiche e popolari;
VISTA anche la grave situazione di disagio sociale che si sta creando in
alcune aree del paese, come nell’isola d’Ischia e altrove, dove la Magistratura
e i Comuni stanno procedendo all’abbattimento delle prime e uniche case di
abitazione, realizzate senza permesso a costruire su aree sottoposte a vincolo
paesistico e con condanna definitiva alla demolizione, perché tali abitazioni
non possono essere condonate a norma della legge 24 novembre 2003 n.326,
cosiddetto terzo condono edilizio;
VISTO anche i concreti motivi di incostituzionalità della già citata legge 24
novembre 2003 n.326, che non consente la sanatoria degli abusi edilizi
realizzati nelle aree sottoposte a vincolo paesistico, neppure di quelli
definibili di “limitata entità” o anche di “necessità” oppure di “bisogno
sociale, mentre il primo e secondo condono edilizio, leggi 28 febbraio 1985
n.47 e 23 dicembre 1994 n.724, lo consentono creando, così, una ingiusta e
odiosa discriminazione tra cittadini che vivono sullo stesso territorio;
VISTE le pesanti difficoltà a trovare già oggi la disponibilità di un
appartamento libero da fittare e che tali difficoltà si aggraverebbero
ulteriormente dopo gli eventuali abbattimenti di migliaia, centinaia di
migliaia o persino di milioni di case che verrebbero abbattute dalla
Magistrature e dagli Enti locali sul territorio nazionale;
RITENUTA non corrispondente all’interesse nazionale, specialmente in questa
fase di crisi globale, la demolizione di un ingente patrimonio abitativo,
demolizione che, tra l’altro, non prevede il ripristino dello stato precedente
dei luoghi, che indebiterebbe paurosamente i Comuni interessati costringendoli
a venir meno al patto di stabilità economica e di bilancio – i quali dovrebbero
contrarre mutui per decine di miliardi di euro con la Cassa Depositi e Prestiti
per consentire gli abbattimenti e non per lo sviluppo sociale e il
miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti – e che creerebbe pure
seri problemi per l’ordine pubblico con una moltitudine di persone senza casa;
RITENUTO che sia utile e necessario preservare tale patrimonio abitativo alla
collettività e all’interno di un progetto di recupero, di valorizzazione e di
riqualificazione urbanistica, ambientale e paesaggistica del territorio,
APPROVA IL SEGUENTE DECRETO- LEGGE SPECIALE E DI EMERGENZA
Misure per la definizione degli illeciti edilizi cosiddetti di “necessità”
o di “bisogno sociale e familiare”, per il recupero del vasto patrimonio
abitativo disponibile, per la riqualificazione urbanistica, ambientale e
paesaggistica, nelle more di un nuovo piano di edilizia economica e popolare
che corrisponda al soddisfacimento del diritto costituzionale alla casa di
abitazione di tutti i nuclei familiari.
Art. 1
Al fine di pervenire alla regolamentazione sull’intero territorio nazionale
del vasto patrimonio abitativo esistente relativo al cosiddetto abusivismo
edilizio di piccole dimensioni, detto pure di “necessità” o di “bisogno sociale
e familiare”, consistente nella prima casa di abitazione e di proprietà
costruita per sé o per i propri nuclei familiari entro il primo grado di
parentela e sino all’entrata in vigore del presente decreto-legge, abuso
rapportabile alle dimensioni di superficie e cubatura di un normale
appartamento di case economiche e popolari, è demandato ai Comuni, in deroga
alla normativa urbanistica nazionale e regionale in vigore e ai piani
territoriali paesistici vigenti, il compito di provvedere, in conseguenza delle
disposizioni di cui al presente decreto-legge, al rilascio del titolo abitativo
edilizio in sanatoria delle opere esistenti non conformi alla disciplina
attuale, con la riscossione dei soli oneri di urbanizzazione deliberati dal
consiglio comunale.
Art. 2
Il parere di compatibilità paesaggistica è espresso dalla commissione
edilizia integrata comunale in base a quanto previsto dal Protocollo di Intesa,
che entro tre mesi dall’entrata in vigore del presente decreto-legge sarà
redatto e approvato dalla Conferenza Stato-Regioni integrata, per l’occasione,
dai Ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali, e il decreto di autorizzazione
paesistica è definitivamente emesso dal dirigente del settore, senza ulteriori
adempimenti istituzionali.
Art. 3
Le regioni, le province e le città metropolitane, le comunità montane e i
comuni nella definizione della propria normativa urbanistica recepiscono le
disposizioni del presente decreto-legge.
Art. 4
Il presente decreto-legge entra in vigore il giorno successivo a quello
della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
.
.DOVE
CERCARE CHI HA AVUTO INTERESSE A MINACCIARE DI MORTE DOMENICO SAVIO?
Intanto
taluno, o taluni, sta tessendo una vasta rete di calunniatori per infangarci e
discreditarci tra la gente ignara, per spaccare e indebolire il movimento di
lotta a difesa della prima casa di abitazione delle famiglie lavoratrici e contro
la grande e potente speculazione edilizia affaristica e camorristica, per
fermare la battaglia elettorale astensionista del Comitato e per avere campo
libero nelle manovre di inganno elettorale nei confronti dell’elettorato
tragicamente abbattuto dallo Stato e dal suo potere politico dominante di
centrodestra e centrosinistra e verso quello che sta umanamente e civilmente
mostrando solidarietà alle famiglie ferocemente demolite. Ma i calunniatori
interessati stiano attenti, perché noi coerenti comunisti non abbiamo
assolutamente nulla di personale e familiare di cui vergognarci e da nascondere
e siamo pronti per ogni confronto pubblico. Al contrario, sono i farabutti e le
carogne che vanno diffondendo diffamazioni e maldicenze, che abbondanti
albergano nella società capitalistica dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo,
che hanno molto da temere da una tale nostra iniziativa.
di Domenico
Savio*
Non è la
prima volta che riceviamo minacce di morte personali e familiari da autentici
vigliacchi e arraffatori di tutte le specie. Si tratta di gente spregevole,
anche se apparentemente distinta, che vive di illeciti e di abusi di ogni tipo
in tutti gli ambiti della vita sociale pubblica e privata. Circa 30 anni fa ero
sulla banchina del Porto di Napoli, al Molo Beverello, quando un potente
imprenditore mi si accostò all’orecchio destro e mi sussurrò a bassa voce “Stai
attento che ti faccio fare fuori” e si allontanò, mentre io lo apostrofai “Sei
solo un vigliacco”. Allora stavo conducendo, dalle colonne de Il Settimanale
d’Ischia e col sostegno del Direttore Domenico Di Meglio, una grossa battaglia
ambientale contro la sopraelevazione speculativa di un grosso edificio
turistico, che poi, purtroppo, in seguito è stato comunque terminato e
alloggiato perdendo quella lotta di civiltà ambientale, perché nella dannata
società capitalistica governa il capitale nel pubblico e nel privato e
sconfiggerlo è difficile.
Noi
comunisti e classe lavoratrice sappiamo che dallo Stato dei padroni sfruttatori
non possiamo aspettarci nulla sul fronte della giustizia sociale e che dobbiamo
conquistarcela solo con la conquista del potere politico e la costruzione della
società socialista. Ecco perché nella nostra vita di combattenti per una
società e una vita migliore solo qualche volta, ma su pressante sollecitazione,
abbiamo presentato denuncia delle minacce ricevute e quando lo abbiamo fatto
nessun colpevole è stato mai assicurato alla giustizia. Sarebbe impossibile
descrivere tutte le minacce, le intimidazioni e le calunnie ricevute direttamente
e indirettamente nella nostra lunga vita di militanza e di attività politica di
classe e rivoluzionaria.
Ora è giunta
l’ultima, in ordine di tempo, minaccia di morte coi manifesti di lutto affissi
nel Comune di Forio. Per questa minaccia il Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista, di cui ho l’onore di essere il Segretario generale, mi ha
chiesto di presentare una denuncia-querela, cosa che ho fatto lunedì 22
febbraio 2010, ma, come per il passato, non mi aspetto nessun risultato. Da
quale miserabile persona o ambiente sociale è stata ideata e messa in atto la
minaccia di morte? E’ difficile rispondere alla domanda, però accertamenti seri
potrebbero dare qualche risultato. Una cosa posso dire, che in genere le
minacce ci sono sempre state quando le mie battaglie sociali sono state di
grosso impegno politico e interessavano potenti interessi. Naturalmente queste
considerazioni e quelle che seguiranno non hanno alcun riferimento con persone
e cose di mia conoscenza, diversamente le avrei denunciate per nome e cognome e
l’ultima denuncia-querela presentata non sarebbe stata contro ignoti.
Tutti sanno
che l’Isola d’Ischia nell’ultimo cinquantennio ha vissuto un vero disastro
ambientale a causa dell’abusivismo edilizio speculativo, affaristico e camorristico,
c’è stato un autentico sacco del territorio, che ha fatto la fortuna economica
di costruttori, imprenditori e liberi professionisti, naturalmente non tutti,
anzi, tanti onesti professionisti per la loro moralità e rettitudine
intellettuale hanno perso clienti per aver preso le distanze da simili pratiche
e dall’intreccio tra potere e affari. A questi professionisti moralmente
integri e intellettualmente onesti va tutta la nostra modesta stima e
apprezzamento. Non dimentichiamo che l’abusivismo edilizio è stato determinato
dall’uso politico, clientelare ed elettoralistico dell’attività urbanistica,
laddove le istituzioni pubbliche non hanno, volutamente e colpevolmente, dotato
il territorio degli strumenti di pianificazione necessari e validi per consentire
uno sviluppo ordinato e legale del territorio. Lo stesso diritto costituzionale
alla casa avrebbe potuto essere realizzato nella legalità, ma così l’elettorato
sarebbe sfuggito al controllo e al condizionamento elettorale del potere e,
ancora, non ci sarebbero stati gli affari illeciti indotti dalla mancanza dei
piani regolatori dello sviluppo.
La battaglia
sociale ancora in corso, come Segretario generale del P.C.I.M-L. e come
sostenitore del Comitato per il diritto alla casa delle popolazioni di Ischia e
Procida, è cominciata con le iniziative di lotta a sostegno dell’abusivismo
edilizio di necessità e contro quello speculativo e affaristico. Coi pochi
mezzi di informazione a nostra disposizione abbiamo denunciato il fatto che
mentre lo Stato abbatteva con ferocia e disumanità l’unica casa di abitazione
delle povere famiglie lavoratrice la potente speculazione edilizia, realizzata
nel tempo da affaristi e boiardi di Stato, rimaneva integra al suo posto quasi
a farsi beffa delle demolizioni della povera gente. Ne è seguito, da parte
delle istituzioni preposte, un maggiore controllo del territorio isolano e
qualche abuso maggiore, almeno per adesso, è caduto nelle maglie della
giustizia borghese, che, comunque, non è quella popolare e socialista.
Se dovessi
cercare chi mi ha minacciato di morte tra gli interessi forti locali e
d’importazione cercherei, senza distinzione, su ambi i fronti, perché la mafia,
la ‘drangheta e la camorra si trovano ovunque c’è la possibilità di fare affari
e indipendentemente dal territorio coinvolto. Comunque, la mia battaglia per la
giustizia sociale e la moralità pubblica continuerà senza tregua,
indipendentemente dalle minacce, dalle maldicenze e dalle calunnie dei
farabutti e delle carogne di turno.
All’autore,
o agli autori, dell’infame minaccia di morte rispondiamo con una grande
partecipazione di popolo, libero e protagonista, alla manifestazione di martedì
2 marzo 2010, affinché il governo approvi subito un decreto-legge per fermare
la tragedia degli abbattimenti delle case delle famiglie lavoratrici.
Isola
d’Ischia, 27 febbraio 2010.
* Segretario
generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org
GLI
“ABUSIVI” DELLA CAMPANIA NON VI VOTERANNO!.
Partiti e componenti del governo e del parlamento dateci subito il decreto-legge
per fermare la tragedia degli abbattimenti della prima e unica casa di
abitazione e per regolarizzare l’intero abusivismo di necessità sociale
realizzato per sé e per i propri congiunti di primo grado sino ai giorni
nostri!.
Signori candidati alle elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2010,
unitamente ai vostri partiti di centrodestra e centrosinistra e loro eletti al
senato e alla camera dei deputati, ai governi e alle giunte regionali,
provinciali, comunali e delle comunità montane degli ultimi 60 anni, ci avete
imposto uno Stato e un potere politico autoritari e repressivi dei nostri più
elementari diritti sociali; avete disatteso i principi della Costituzione circa
il soddisfacimento dei nostri bisogni sociali; avete legiferato mettendo sullo
stesso piano l’abusivismo edilizio speculativo, affaristico e camorristico e
quello di necessità, consistente nella prima e unica casa di abitazione per sé
e per i propri congiunti di primo grado e realizzato sino ad oggi; ci avete
negato il diritto costituzionale alla casa non mettendocene una a disposizione;
ci avete privato degli strumenti urbanistici necessari per consentirci, quando
possibile e con duri sacrifici e indebitamenti, di costruire nella legalità la
propria abitazione; ci avete dato un piano paesistico che ingessa totalmente i
nostri territori inibendoci ogni possibilità di sviluppo civile, economico e
sociale; ci avete dato un terzo condono edilizio disuguale e discriminatorio,
rispetto ai primi due, che non consente di regolarizzare la prima e unica casa
di abitazione nelle aree sottoposte a vincolo paesistico; ci avete costretto a
costruire abusivamente, dinanzi alle vergognose inadempienze dello Stato e del
vostro potere politico, per sottrarci ai pigioni insostenibili, agli sfratti
periodici e al continuo peregrinare da una casa all’altra; ci avete
perseguitato con sigilli, spese legali e tecniche che ci hanno dissanguato e
indebitato sino al collo, con processi, esilio, ammende e condanne; avete
utilizzato l’urbanistica come strumento deprecabile di clientelismo politico,
elettorale e di potere; state disumanamente e violentemente abbattendo le
nostre povere case, e non quelle della speculazione affaristica, distruggendo
la nostra esistenza, le nostre famiglie e l’avvenire dei nostri figli e avete
anche il barbaro coraggio di venire a chiederci ancora il voto: vergogna!
Basta, non siamo più disposti a soffrire per voi, non riuscirete più a
ingannarci, le vostre false promesse non ci illuderanno mai più, la vostra
politica della negazione e della repressione è una infamia, il vostro potere, i
vostri sfarzi e privilegi di vita e la vostra lontananza dai nostri più
elementari bisogni di vita, come la disponibilità di una casa, ci hanno spinto
ad aprire gli occhi e a non credere più alle vostre chiacchiere elettorali. Non
meritate più la nostra fiducia e la nostra stima, la tragedia dell’abbattimento
della nostra casa sta scavando un fossato incolmabile tra noi e voi e ci sta
inducendo a guardare oltre le disgrazie che ci state scaraventando addosso, perché
la colpa non è della Magistratura che applica la legge, ma è vostra che quelle
leggi antipopolari avete approvato e promulgato. Solo vostre sono le nostre
sciagure quotidiane. Con la pancia piena ci parlate di Stato e di legalità
ignorando volutamente i nostri bisogni e le nostre legittime aspettative di
vita.
.
NON CHIEDETECI PIU’ IL VOTO, MA FERMATE SUBITO GLI ABBATTIMENTI E CONSENTITECI
DI REGOLARIZZARE LA NOSTRA CASA, E’ UN VOSTRO DOVERE!.
Isola d’Ischia, 15 febbraio 2010.
IL COMITATO
Riflessione sulla lotta e sulle sconfitte annunciate di organizzazioni che
impropriamente si richiamano alla sinistra di classe e comunista, che per come
affrontano le questioni sociali e conducono le iniziative di lotta politica si
manifestano chiaramente anticomuniste e senza alcuna seria valenza di classe e
rivoluzionaria ed è per questa ragione che le loro lotte sostanzialmente non
incidono sul cambiamento della situazione presente.
SOLO
UN PARTITO COMUNISTA RIVOLUZIONARIO DI NATURA
BOLSCEVICA, COME QUELLO COSTRUITO DA LENIN E STALIN,
HA L’AUTORITA’ E LA CAPACITA’ POLITICA DI GUIDARE LA
LOTTA DI CLASSE DEL PROLETARIATO ALLA VITTORIA
E AL SOCIALISMO. QUESTO PARTITO E’ OGGI IL P.C.I.M-L.!
La “guerriglia urbana” di certi gruppi oggi in Italia è solo folclore di origine
culturale e sociale borghese, che non impressiona per niente il nemico di
classe e che, anzi, gli da la possibilità di reprimere ancora più
selvaggiamente la classe lavoratrice in lotta, gruppi che sono dichiaratamente
anticomunisti e che puntualmente finiscono per fare il gioco dell’avversario di
classe. La sconfitta di classe e politica dei “No dal Molin”, degli oppositori
della riapertura della discarica di Chiaiano a Napoli, dei contestatori dei
vari G8, della lotta contro la riforma conservatrice e reazionaria della
scuola, dell’opposizione alla partecipazione dell’Italia alle guerre in atto
nel Medio Oriente e altrove, della stessa sconfitta della lotta non
autenticamente di classe e rivoluzionaria di settori importanti della classe
operaia, eccetera, matura e si consuma tragicamente proprio all’interno di quel
movimentismo piccolo borghese e anticomunista che inganna e devia la classe
lavoratrice e le masse popolari dai veri obiettivi di conquiste immediate
all’interno della battaglia principale di ribaltamento socialista della società
capitalistica.
di Domenico Savio*
Quando la classe operaia italiana, e anche di altri paesi, dove esiste la
medesima situazione, si renderà conto di essere ingannata e strumentalizzata da
gruppi falsamente comunisti e che sono la causa delle loro sconfitte sarà
sempre troppo tardi, nel senso che avrà perso tempo prezioso per liberarsi
dallo sfruttamento e dalla repressione sociale del sistema capitalistico.
Stiamo parlando di quei gruppi che si atteggiano a rivoluzionari, che dicono di
contestare il presente senza indicare un futuro convincente, che danno
l’immagine di rappresentare esigenze e aspettative popolari, che riescono a
illudere molti giovani, specialmente universitari, che dicono di voler cambiare
il mondo e di rappresentare il volere di larga parte della popolazione, che si
organizzano e agiscono da autentici anticomunisti più o meno dichiarati o
camuffati. Gruppi che costituiscono quell’alone di protestarismo che invade
maleficamente il nostro paese e le nostre città, che ingannano i giovani e la
classe operaia sulla possibilità di cambiare la società odierna con le loro
iniziative di lotta, ma che in effetti favoriscono la sopravvivenza del sistema
di sfruttamento padronale, in quanto costituiscono la strada
sbagliata da percorrere, che agiscono e si comportano da veri anticomunisti se
non da collusi coscienti o meno col nemico di classe.
Tutta la storia del movimento operaio e comunista nazionale e internazionale ci
ha insegnato ampiamente che solo un vero partito comunista di classe e
rivoluzionario - sul tipo di quel glorioso Partito Comunista bolscevico,
costruito da Lenin e Stalin, cioè un partito di rivoluzionari di professione
organizzato secondo il principio del centralismo democratico, che preparò,
condusse e vinse l’eroica Rivoluzione d’Ottobre conquistando tutto il potere
politico alla classe lavoratrice russa, l’unico partito comunista nella storia
conosciuta che è stato in grado di promuovere e di sviluppare la grande epopea
del socialismo realizzato nel ventesimo secolo sul nostro Pianeta – può avere
la forza organizzata necessaria e l’autorità politica per guidare la classe
lavoratrice nella lotta di classe, nella rivoluzione socialista e nella
costruzione della nuova società prima socialista e poi comunista. Mentre il
protestarismo di questi gruppi, che sono anche provocatori rispetto alla lotta
di classe dei comunisti, costituisce solo una scimmiottatura della vera lotta
di classe per costruire la nuova società.
Purtroppo spesso tale protestarismo riesce a ingannare certi settori popolari,
specialmente quelli più colpiti dalla ferocia quotidiana del potere e del
sistema economico e sociale capitalistico, ostacola l’avvicinamento dei
lavoratori alla militanza e alla lotta comunista, diseduca il proletariato
dalla coscienza di classe e indebolisce la prospettiva del socialismo. Ecco
perché i coerenti marxisti-leninisti hanno il dovere, in ogni dove e
circostanza, di smascherare e di condannare, agli occhi dell’opinione pubblica,
questi nemici della classe lavoratrice e dell’avvenire comunista e camuffati
provocatori della sopravvivenza dell’infame società capitalistica.
Tali gruppi di dichiarati anticomunisti – che in modo particolare si
distinguono per individualismo, esibizionismo, arrivismo, avventurismo,
fanatismo, autoesaltazione, propensioni opportunistiche coi partiti
istituzionali borghesi o falsamente comunisti e che rappresentano un ostacolo
serio e concreto al lavoro dei comunisti tra le masse lavoratrici e popolari -
oramai costituiscono una vera ragnatela, che copre l’intero territorio
nazionale e che è costituita da varie sigle movimentistiche,
insurrezionalistiche e anarcoidi. Possiamo affermare che i gruppi dirigenti di
questi gruppi, solo apparentemente rivoluzionari, sono i peggiori anticomunisti
che i comunisti e la classe lavoratrice oggi si trovano ad affrontare sul
terreno culturale e a combattere su quello di classe e sociale. In realtà si
tratta di guastafeste, di populisti e falsi comunisti che li vediamo in azione
ovunque sono in atto giuste proteste e rivendicazioni dei cittadini e che sono
responsabili delle sonore sconfitte, perché non hanno l’autorità, la capacità,
la giusta linea politica e la coscienza comunista per vincere le battaglie
popolari. Bisogna osservare che il popolo in sé non è rivoluzionario, ma che lo
può diventare militando e lottando all’interno di un vero partito comunista,
qual’è il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista oggi esistente in
Italia. Rivoluzionaria è l’avanguardia della classe operaia, che si ritrova nel
suo Partito di classe e rivoluzionario e che da qui costruisce l’assalto al
potere capitalistico che distrugge e seppellisce storicamente: a questo
percorso ideale e politico per costruire il socialismo sulla Terra non vi sono
alternative.
Sono “movimenti di lotta” senza storia credibile, che nascono e muoiono in un
tempo limitato, che hanno la presunzione di fare la rivoluzione, ma certamente
non quella socialista, che si atteggiano a sovvertitori dell’ordine esistente,
che si camuffano con volti coperti da passamontagna, che utilizzano bastoni,
spranghe, sampietrini, scudi, fumogeni, biglie di ferro, bottiglie e altro, che
si scontrano con le forze di repressione dello Stato, che danno l’impressione
di mettere in atto una “guerriglia urbana”, che espongono a pericoli inutili i
cittadini manifestanti e che provocano il fallimento delle iniziative di lotta.
In genere si tratta di autentici anticomunisti, borghesi e fannulloni che i
coerenti comunisti e la classe operaia devono isolare e sconfiggere sul terreno
ideale, culturale e politico. Le sigle di questo movimentismo e anarchismo
piccolo borghese sono tante, tra cui aggregazioni di no global a livello
cittadino, provinciale, regionale, nazionale e internazionale, anti G8,
anarchici, black bloc vari, disobbedienti, movimentisti di taluni centri
sociali, antimperialisti sui generis, antagonisti, eccetera. Tutti costoro sono
i peggiori nemici della prospettiva socialista sulla Terra e in quanto tali
vanno sistematicamente smascherati e combattuti in ogni momento.
E’ la loro natura organizzativa e politica borghese e anticomunista che ha
portato alla sconfitta le lotte popolari di Vicenza, Napoli e altrove.
Specialmente a Vicenza, dove gli organizzatori hanno gravemente e colpevolmente
scambiato la lotta di classe con quella democratica borghese e si sono
ingenuamente illusi ed hanno, ancor più irresponsabilmente, persino creduto in
una svolta sulla politica di guerra degli Stati Uniti d’America del nuovo
presidente Barack Obama. Senza prima fare del Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista un grande e forte Partito del proletariato italiano, senza
la forza ideale, organizzativa e politica dei suoi militanti e senza il
conquistato consenso delle masse lavoratrici e popolari, insomma un Partito che
abbia la forza di far tremare, per capacità di mobilitazione e di lotta
popolare, il governo della borghesia, delle multinazionali e del Vaticano, è
difficile imporre gli interessi presenti e futuri della classe lavoratrice e
delle più ampie masse popolari. Gli scontri con le forze repressive dello Stato
capitalistico non servono se dietro e a dirigerli non c’è il grande Partito
della Rivoluzione e del Socialismo.
Qualcuno potrebbe ingenuamente obiettarci: “Ma nel frattempo cosa facciamo,
aspettiamo?”. Il P.C.I.M-L., sulle orme degli insegnamenti organizzativi e di
lotta di Lenin e Stalin sul Partito, non pensa neppure lontanamente e non dice
di aspettare né tanto meno di rassegnarsi alla forza repressiva del nemico di
classe oggi – anche perché la lotta di classe nella società capitalistica ha la
funzione insostituibile di indebolire e di demolire progressivamente la
roccaforte strutturale del potere economico e statale del capitalismo - ma di
lavorare costantemente e instancabilmente per far crescere presto il Partito,
per assumere le iniziative possibili con tale forza, senza mandare allo
sbaraglio e alla repressione compagni, lavoratori e cittadini in lotta, e per
preparare concretamente il momento della sollevazione popolare e dell’abbattimento
del potere politico e del sistema sociale capitalistico. Solo questa, e non
altra, è la strategia marxista-leninista della lotta di classe per conseguire
attualmente importanti conquiste sociali e per lavorare alla prospettiva della
rivoluzione socialista: coloro che perseguono vie diverse vanno incontro a
sconfitte già scritte, arrecano danno politico irreparabile alle masse in
lotta, ritardano la conquista del potere alla classe lavoratrice e si rivelano
nemici del socialismo e del comunismo: ecco perché devono essere rapidamente
isolati e allontanati dal movimento operaio e comunista nazionale e
internazionale e da tale lavoro dipende il futuro politico e sociale del
proletariato e dei popoli di tutti i paesi della Terra.
Forio (Napoli), 30 luglio 2009.
* Segretario generale del P.C.I.M-L.
TRISTE 1° MAGGIO DI FESTA E NON DI LOTTA PER TUTTI I LAVORATORI!
A NOVEMBRE PROSSIMO A ISCHIA IL 4° CONGRESSO
Oramai da decenni il 1° Maggio è diventato per molti lavoratori un’avvilente
e deprecabile Festa di regime capitalistico, organizzata e offerta pomposamente
dai sindacati borghesi di regime posti al servizio del potere politico e degli
affari della classe padronale, sfruttatrice e repressiva della dignità
esistenziale delle masse lavoratrici e popolari. Purtroppo ciò coinvolge la
maggioranza dei lavoratori operai e intellettivi che appare rassegnata,
distratta, smarrita, vuota dei propri ideali di classe, priva di un impegno di
riscatto sociale, sostenitrice incoscienti e irresponsabile di partiti e
sindacati borghesi, clericali e capitalistici suoi dichiarati nemici di classe. E’ una dolorosa realtà da
cui è difficile prevederne l’ora dell’uscita e della riscossa rivoluzionaria
per la conquista di una vita migliore e uguale per tutti. Nel giorno della loro
Festa sollecitiamo questi lavoratori a unirsi ai loro compagni che lottano per
la comune liberazione dalla schiavitù capitalistica.
Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista è alla testa delle agguerrite
minoranze politiche e sindacali di classe e rivoluzionarie che tra infinite
difficoltà Resistono alle aggressioni del nemico di classe e lottano per
migliorare le condizioni di vita oggi e per la prospettiva della nuova società
socialista. Facciamo appello alla parte migliore del proletariato italiano
affinché militi e lotti nel proprio Partito e Sindaco di classe: la vittoria
della Rivoluzione Socialista ci aspetta!
di Domenico Savio*
Oggi è l’ennesima “Festa del 1° Maggio”, che negli ultimi decenni dai vertici sindacali di regime capitalistico, imborghesiti e traditori degli interessi dei lavoratori, è stata trasformata in una manifestazione di benevole ed educata rivendicazione nei confronti della nemica classe padronale e attentamente depurata da qualsiasi valore e mordente di lotta di classe. La giornata che pressappoco dalla seconda metà dell’ottocento e sino alla fine degli anni ’70 del novecento era l’occasione per le masse proletarie e popolari, guidate e incoraggiate dall’avanguardia della classe operaia, di manifestare tutta la propria rabbia e disperazione sociale contro lo sfruttamento e la repressione padronale, l’oppressione dei governi borghesi e capitalistici, la durezza delle condizioni di lavoro nelle fabbriche, nei campi e nei servizi, il dramma dei salari e stipendi di fame, la disperazione della disoccupazione, le difficoltà quotidiane della vita sociale e gridare nelle piazze le parole d’ordine per l’organizzazione, la lotta di classe e la sollevazione rivoluzionaria per costruire la nuova società dell’uguaglianza e della dignità esistenziale, attualmente dalle confederazioni sindacali sostenitrici del sistema dominante, dai partiti e dalla cultura borghesi, con la complicità diretta e suicida della maggioranza della classe lavoratrice operaia e intellettiva che non si ribella ancora a tanto affronto e vergogna, è stata fatta scadere in una Festa priva di qualsiasi valore di classe e rivoluzionario per un radicale cambiamento della società odierna.
di Domenico Savio*
Oggi è l’ennesima “Festa del 1° Maggio”, che negli ultimi decenni dai vertici sindacali di regime capitalistico, imborghesiti e traditori degli interessi dei lavoratori, è stata trasformata in una manifestazione di benevole ed educata rivendicazione nei confronti della nemica classe padronale e attentamente depurata da qualsiasi valore e mordente di lotta di classe. La giornata che pressappoco dalla seconda metà dell’ottocento e sino alla fine degli anni ’70 del novecento era l’occasione per le masse proletarie e popolari, guidate e incoraggiate dall’avanguardia della classe operaia, di manifestare tutta la propria rabbia e disperazione sociale contro lo sfruttamento e la repressione padronale, l’oppressione dei governi borghesi e capitalistici, la durezza delle condizioni di lavoro nelle fabbriche, nei campi e nei servizi, il dramma dei salari e stipendi di fame, la disperazione della disoccupazione, le difficoltà quotidiane della vita sociale e gridare nelle piazze le parole d’ordine per l’organizzazione, la lotta di classe e la sollevazione rivoluzionaria per costruire la nuova società dell’uguaglianza e della dignità esistenziale, attualmente dalle confederazioni sindacali sostenitrici del sistema dominante, dai partiti e dalla cultura borghesi, con la complicità diretta e suicida della maggioranza della classe lavoratrice operaia e intellettiva che non si ribella ancora a tanto affronto e vergogna, è stata fatta scadere in una Festa priva di qualsiasi valore di classe e rivoluzionario per un radicale cambiamento della società odierna.
Purtroppo in questa giornata i lavoratori
nella loro maggioranza - pur patendo il male dello sfruttamento e
dell’umiliazione padronale nelle aziende, del misero e umiliante assistenzialismo
economico di regime, della tragedia della disoccupazione, della vasta povertà
sociale, dell’insicurezza generalizzata della vita, della negazione di diritti
e risposte concrete ai fabbisogni quotidiani, della malasanità per i lavoratori
e le fasce sociali più povere, della scuola ridotta a stampella del sistema
economico, politico e sociale borghese dominante e privata di mezzi sufficienti
e di autonomia per essere un vero laboratorio di sapere, di libertà, di
democrazia e di dignità umana e sociale, dei disagi e degli elevati costi nei
trasporti, specialmente per i lavoratori pendolari, dell’assoluta mancanza di
prospettiva di lavoro, di sistemazione e di dignità di vita per le giovane e i
giovani e del soffocante stato di arretratezza strutturale e sociale del
Mezzogiorno d’Italia, dove per tanti operai, braccianti, diplomati e laureati
disoccupati e vessati l’emigrazione secolare è rimasta l’unica e amara
alternativa di vita – e incoscienza di classe sono indotti dal potere politico
e sindacale borghese a festeggiare e non lottare con la durezza derivante dal
bisogno, dall’angoscia e dalla volontà di conquistare una vita migliore.
Così in questa giornata c’è chi va al
mare se la giornata è calda e soleggiata, chi nei boschi a respirare l’aria
fresca e meno inquinata, chi va a consumare il frugale pasto sul prato di un
parco cittadino, collinare o montuoso, chi fa podismo o altra attività sportiva
e molti per divertirsi, per applaudire i propri divi, per liberarsi dalla
tensione che le trasmettono le difficoltà della vita nella società
capitalistica vanno al concertone preparato e offerto dai sindacati confederali
borghesi del compromesso, della concertazione col governo e il padronato, dell’economicismo
e del corporativismo, un concertone che produce lo stesso effetto di quando nei
decenni passati le grandi aziende di domenica offrivano ai propri dipendenti di
assistere gratuitamente alla partita di calcio per scaricarsi della tensione
accumulata durante la dura settimana di lavoro trascorsa e rinfrancarsi un po’
per iniziare quella del giorno dopo. Insomma, un po’ di musica, di svago, di
applausi, di ascolto del solito sermone rassicurante dei vertici sindacali e
qualche birra per passare una giornata diversa, ma non di impegno di lotta e di
riscatto come la situazione richiede ed è auspicabile che avvenga presto.
E’ l’immagine triste e deplorevole di una
parte consistente della classe lavoratrice operaia e intellettiva oggi che ha
disgraziatamente smarrito, per responsabilità propria e altrui, la dritta
strada dell’organizzazione e della lotta di classe e rivoluzionaria per il suo
millenario riscatto dallo sfruttamento e dalla schiavitù padronale e sociale, che
si è rassegnata all’esistente diventando persino complice dei propri mali e del
prolungarsi della sopravvivenza dell’infame sistema capitalistico e della sua
espansione imperialistica. Questa disarmante situazione di resa incosciente di
tanti lavoratori al drammatico esistente è anche la conseguenza dell’affievolimento
della funzione dirigente dell’avanguardia della classe operaia, cioè della
parte più avanza ed emancipata dell’insieme della classe operaia. Proprio per
effetto del dominio assoluto della cultura e del potere borghese sulla società
le componenti di classe e rivoluzionarie del movimento operaio si sono ridotte
paurosamente sino a scomparire del tutto in taluni settori produttivi o dei
servizi sociali. Alla base di questo disastro e immobilismo asfissiante di una
parte considerevole della classe lavoratrice c’è anche la rinuncia incosciente ad
autoemanciparsi attraverso la lettura e l’assimilazione dei testi del
marxismo-leninismo e dell’esperienza storica delle lotte vittoriose del
movimento operaio nazionale e internazionale.
Il P.C.I.M-L. lavora per la rieducazione
sindacale e politica di classe e rivoluzionaria di questi lavoratori e nella
giornata del 1° Maggio lo fa partecipando, sostenendo e incoraggiando le
minoranze rivoluzionarie dell’avanguardia della classe operaia che manifestano contro
i padroni e il loro potere e Stato borghese e clericale.
La verità è che la forza organizzativa,
combattiva e vincente della classe lavoratrice è cominciata a scemare a partire
dal tradimento dei gruppi dirigenti revisionisti, opportunisti e carrieristi
nelle istituzioni della borghesia dell’ex Partito Comunista Italiano e della
Confederazione Generale Italiana dei Lavoratori a partire dalla metà degli anni
’70 del secolo scorso, quando oramai pur non essendo più organizzazioni di
classe e rivoluzionarie da decenni hanno totalmente abbandonato la difesa di
classe dei lavoratori e sono passati armi e bagaglio a sostenere sfacciatamente
e totalmente gli interessi economici, politici e sindacali del sistema capitalistico
e imperialistico. I Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin
e Stalin ci hanno insegnato, tra l’altro, che il proletariato o è
rivoluzionario o non è nulla nella lotta per migliorare le condizioni della sua
esistenza, che esso non ha altra arma che l’organizzazione nella lotta per la
conquista del potere, che senza teoria rivoluzionaria non vi può essere
movimento rivoluzionario e che privo della forza necessaria del suo partito di
classe e rivoluzionario non può sperare in nessuna liberazione dalla catene
dello sfruttamento capitalistico.
Quello che oggi manca è un forte partito comunista
marxista-leninista, fatto di quadri rivoluzionari che donano tutta la loro vita
con le loro energie intellettuali e di lotta alla causa suprema della vittoria
della rivoluzione proletaria socialista, alla conquista del potere proletario,
alla costruzione della società socialista e all’edificazione di quella
comunista. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, di cui ho l’onore
di essere il Segretario generale, che possiede tutte le qualità ideologiche e
politiche marxiste-leniniste, sfortunatamente non ha avuto ancora dal
proletariato italiano il consenso militante necessario per promuovere e fare
avanzare un processo rivoluzionario nel nostro paese capace di sconfiggere i
governi borghesi e conquistare quello proletario. La disgrazia è che con
l’incoscienza di classe attualmente la maggioranza dei lavoratori sfruttati col
loro contributo economico mensile continuano a foraggiare i gruppi dirigenti
dei sindacati confederali loro avversari e a sostenere elettoralmente i partiti
della borghesia di centrodestra, di centro e di centrosinistra, mentre
disertano le iniziative della minoranza di classe. Incredibile e intollerabile
è anche la circostanza che quando alle elezioni delle assemblee politiche elettive
è presente anche un sicuro partito comunista marxista-leninista questo non
viene votato dalla maggioranza dei lavoratori, che, al contrario, votano i partiti
della loro nemica classe borghese e quelli riformisti, revisionisti e
opportunisti.
Noi lottiamo per la crescita del
P.C.I.M-L. e del Sindacato di Classe dei Lavoratori Italiani, sicure
Organizzazioni di classe e rivoluzionarie, per migliorare le condizioni di vita
attuali delle masse lavoratrici e popolari, per avvicinare l’ora della
Rivoluzione Socialista e della conquista del potere proletario, per elevare la
coscienza di classe del proletariato italiano avvicinandolo alla cultura
comunista e liberandolo intellettualmente dall’attuale sudditanza alla culturale
politica e sindacale borghese e al clericalismo, per fare nuovamente del 1°
Maggio una giornata di Festa non più all’insegna della cultura e degli
interessi della classe borghese bensì di mobilitazione ideale, politica e
sindacale di avvicinamento alla svolta rivoluzionaria e per incoraggiare le
nuove generazioni, donne e uomini uniti dalla stessa disastrosa condizione
sociale e dalla medesima ambizione di cambiare questo mondo di ingiustizie, di
soprusi e disuguaglianze, ad abbandonare le lusinghe ingannatrici del potere
dominante e unirsi a noi nella lotta per il comune riscatto sociale.
Attualmente vi sono tutte le condizioni oggettive, cioè economiche e sociali,
per promuovere una vittoriosa sollevazione popolare rivoluzionaria del popolo
italiano, ma disgraziatamente mancano quelle soggettive, cioè quelle della presa di coscienza della maggioranza
della classe lavoratrice sfruttata e maltrattata da quella padronale che è
giunta l’ora della riscossa rivoluzionaria per seppellire, finalmente e definitivamente,
il vecchio mondo schiavistico e spalancare le porte a quello nuovo, fatto di
uguaglianza e di dignità della vita sulla Terra. Questo è il nostro 1° Maggio,
impegnato alla scrivania, alla lettura in biblioteca o nella feroce protesta di
piazza affinché presto diventi una vera Festa per la conquista del Nuovo Mondo
prima socialista e poi comunista. Solidarietà di lotta e vicinanza fraterna del
P.C.I.M-L. alle ancor limitate avanguardie sindacali di classe e rivoluzionarie
del proletariato italiano che in questa giornata lottano nelle piazze ed
esprimiamo loro l’auspicio che presto diventino maggioranza e con noi contribuiscano
ad affermare il Nuovo Potere Proletario in Italia. Viva il 1° Maggio della
riscossa proletaria rivoluzionaria per la conquista del Socialismo.
Forio (Città Metropolitana di
Napoli), 1° Maggio 2017.
DALLA
RESISTENZA ANTINAZI-FASCISTA DI
IERI ALLA
RIVOLUZIONE SOCIALISTA DI OGGI!
1943/1945 - 25 aprile - 2017: passare
dalla Resistenza alla Rivoluzione socialista per liberare l’Italia, l’Europa e
il pianeta Terra dalla tragedia del capitalismo e dell’imperialismo, che
generarono il fascismo e il nazismo e oggi disperazione sociale, emigrazione,
guerre e terrorismo!
di Domenico Savio*
Siamo al 72° anniversario dalla
liberazione dell’Italia e dell’Europa dalla tragedia storica del fascismo e del
nazismo, ma da allora sul terreno sociale nulla è cambiato, perché il
capitalismo e l’imperialismo, che generarono quel disastro umanitario, dopo
essere riusciti, coi meschini tradimenti interni al movimento comunista e
operaio nazionale e internazionale, a distruggere l’Unione Sovietica e l’intero
mondo socialista realizzato nel secolo scorso, hanno ripreso a dominare assoluti
il Pianeta determinando le nuove tragedie di oggi, anche perché per i coerenti
comunisti e la classe operaia emancipata la Resistenza combattuta
nel periodo 1943-1945 nel suo insieme non fu una rivoluzione proletaria
socialista, il cui obiettivo fu sabotato dalle stesse forze politiche e
militari della borghesia repubblicana e progressista che pure l’avevano
combattuta e vinta.
Purtroppo furono sconfitti il fascismo e il
nazismo di quel periodo, ma non il capitalismo e l’imperialismo economico,
politico e militare che li avevano imposti per sopravvivere alla prima ondata
delle rivoluzioni proletarie socialiste per eliminare ogni ingiustizia sociale
e costruire il nuovo mondo socialista. Così dopo lunghi e tragici 72 anni le
condizioni di vita dei popoli non sono cambiate rispetto ad allora, ma solo
peggiorate in privazioni e tragedie d’ogni genere. Il mostro dai mille
tentacoli che strozza in ogni ora del giorno l’esistenza dell’umanità intera si
chiama capitale monopolistico; sistema bancario mondiale, capeggiato dalla
Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europee, tutte
private; strozzinaggio bancario; Agenzie di Rating, cioè Agenzie di valutazione
delle società emittenti titoli sul mercato finanziario; libero mercato;
concorrenza spietata e senza limiti; mercato finanziario; accentramento della
ricchezza e della produzione; globalizzazione della produzione e dello
sfruttamento del lavoro; dittatura dell’informazione e della formazione
dell’opinione pubblica, affidata rigorosamente a conduttori e commendatori del
regime e della dittatura politica e sociale dominante; eccetera. Ma vediamo
come Lenin definisce in modo magistrale e attuale la perversione mondiale del
capitale monopolistico.
[Lenin, da “L’imperialismo fase suprema
del capitalismo”, capitolo VII “L’imperialismo, particolare stadio del
capitalismo”, “… dobbiamo dare una definizione dell’imperialismo, che contenga i suoi cinque
principali contrassegni,
e cioè: 1)
la concentrazione della produzione e del
capitale, che ha raggiunto un grado talmente alto di sviluppo da creare i
monopoli con funzione
decisiva nella vita economica; 2)
la fusione del capitale bancario col
capitale industriale e il formarsi, sulla base di questo «capitale finanziario»,
di un’oligarchia finanziaria; 3)
la grande importanza acquistata
dall’esportazione di capitale in confronto con l’esportazione di merci; 4) il sorgere di associazioni monopolistiche internazionali di
capitalisti, che si ripartiscono il mondo; 5) la
compiuta ripartizione della terra tra le più grandi potenze capitalistiche.
L’imperialismo
è dunque il capitalismo giunto a quella fase di sviluppo, in cui si è formato
il dominio dei monopoli e del capitale finanziario, l’esportazione di capitale ha
acquistato grande importanza, è cominciata la ripartizione del mondo tra i trust
internazionali, ed è già compiuta la ripartizione dell’intera superficie
terrestre tra i più grandi paesi capitalistici”.
Le conseguenze distruttive del dominio capitalistico e imperialistico
sulla Terra diventano sempre più annientatrici dei bisogni di vita e della
stessa sopravvivenza del genere umano, tra cui: il diffuso disagio sociale, tra
cui quello giovanile senza prospettiva di lavoro e di dignità esistenziale; la
disoccupazione dilagante; le iniquità in tutti i settori sociali; la ricchezza
socialmente prodotta è nelle mani di pochi parassiti capitalisti, che
gozzovigliano sulla fame del popolo; i ghetti abbandonati e invivibili delle
periferie delle grandi metropoli; la prostituzione come fuga dalla miseria; la
povertà che affligge, spinge alla disperazione e a procurarsi il cibo in
qualsiasi modo possibile; le emigrazioni in massa di popoli alla ricerca di
cibo e di una vita meno disperata; l’impossibilità della civile e umanitaria
integrazione tra popoli ed etnie diverse; le guerre capitalistiche e
interimperialistiche che assassinano le masse proletarie e popolari di intere
nazioni; il mercato delle droghe; le mafie dalle mille facce, bene allevate dalla
rapina capitalistica del frutto del lavoro altrui, attraverso lo sfruttamento
che produce profitti; i ricchi hanno i soldi per curarsi e il popolo muore per
la scarsa assistenza sanitaria pubblica; un potere politico e istituzionale
della borghesia di destra, centro e centrosinistra soffocante e repressivo dei
diritti e dei bisogni popolari, potere posto al servizio del capitale
monopolistico bancario e finanziario; il terrorismo dalle tante facce –
reazionario, religioso ed economico-finanziario -, che è l’ultima scellerata e
universale conseguenza dell’infame ordine sociale dello sfruttamento e
arricchimento padronale.
Dinanzi a questo mondo di ignobili disuguaglianze, discriminazioni,
insicurezza della vita, apprensioni continue, che generano pure patologie
cardiache, psichiche, diabetologiche e altre, indigenza e conseguente umiliazione
dell’esistenza umana di masse sterminate di uomini e donne, di popoli e
minoranze etniche, è riduttivo, per i coerenti comunisti e la classe operaia emancipata,
difendere solamente la memoria storica della Resistenza antinazi-fascista,
marciare o esaltarla semplicemente nei discorsi, come puntualmente avviene da
72 anni, senza rapportarla alla tragica realtà di oggi e porsi il problema
della sua continuità e del suo completamento storico con gli strumenti politici,
organizzativi e di lotta che ne garantiscano la vittoria e il raggiungimento
degli obiettivi da raggiungere, consistenti nella conquista del potere e del
governo proletario della società.
Il capitalismo e l’imperialismo, che circa
un secolo fa gestirono e partorirono il fascismo e il nazismo per difendersi
dall’avanzata del potere proletario in Europa, attualmente impongono la stessa politica
economica e sociale repressiva di allora, ma lo fanno coi loro governi borghesi
e con metodi e mezzi solo apparentemente meno spietati, perché la protesta
proletaria è ancora debole e per loro non rappresenta un pericolo immediato di
sopravvivenza. Fascismo economico, politico e repressivo era ieri e tale è
oggi, è cambiata la forma ma non il contenuto. La repressione della protesta di
classe del proletariato è sempre pronta e spietata. Lo vediamo nelle dure
vertenze di lavoro e di difesa del patrimonio ambientale da parte del movimento
operaio e progressista nei confronti degli affari speculativi delle
multinazionali dell’energia e del trasporto terrestre,
Oggi la Resistenza
di 72 anni fa si chiama Rivoluzione proletaria socialista, l’unica che può
liberare l’umanità dai mali denunciati, che può mettere fine ai governi
borghesi, clericali e capitalistici dello sfruttamento e della repressione del
movimento operaio e delle masse popolari, che può seppellire per sempre il
pericolo delle efferatezze passate e presenti del fascismo e del nazismo, che
può abbattere il sistema di rapina capitalistico e imperialistico, che può
sconfiggere il potere economico e politico del capitale monopolistico con tutte
le tragedie di cui ha coperto e copre la superficie terrestre, che può
conquistare il potere alla classe lavoratrice operaia e intellettiva, che può
liberare il lavoro dallo sfruttamento padronale determinando le condizioni per
garantirlo a tutti e avviare la costruzione della società socialista lungo la
strada che conduce all’edificazione di quella comunista.
Per raggiungere questo obiettivo storico e di civiltà occorre che la
classe operaia e tutte le forze sinceramente e concretamente progressiste del
nostro paese liberino la propria coscienza da ogni residuo di dipendenza
arcaica e moderna dal più forte socialmente, cioè dalla classe padronale, credano
nella propria capacità di diventare classe protagonista e dirigente, si
istruiscano ai principi del marxismo-leninismo, si convincano della propria
forza di liberazione dall’oppressione altrui, rafforzino il proprio Partito di
classe e rivoluzionario, cioè il P.C.I.M-L., assimilino e mettano in pratica
gli insegnamenti ideali e politici migliori della Resistenza comunista
antinazi-fascista del 1943-1945, antimonarchica, anticapitalistica e antimperialistica,
repubblicana e rivoluzionaria per il socialismo.
Oggi questo è il nostro 25 aprile della Resistenza e della Guerra Civile
di Liberazione festeggiato il 25 aprile 1945, è il 25 aprile per la Rivoluzione proletaria
socialista in Italia, di cui già ne abbiamo tracciato le linee strategiche e
tattiche, è il 25 aprile della riconoscenza rivoluzionaria ai martiri di quella
eroica e gloriosa epopea ed è il 25 aprile dell’impegno ideologico e politico
del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista di lavorare instancabilmente
per avvicinare il momento della conquista del potere proletario socialista in
Italia.
Forio, Città Metropolitana di Napoli, 25
aprile 2017.
* Segretario generale del P.C.I.M-L.
PER UNA CELEBRAZIONE UNITARIA E COMBATTIVA DEL 100°
ANNIVERSARIO DELLA RIVOLUZIONE SOCIALISTA D’OTTOBRE!
Alle compagne
e ai compagni comunisti, alle proletarie e ai proletari tutti, ai giovani
rivoluzionari, all’intellettualità d’avanguardia, alle loro organizzazioni.
Lo scorso 5 marzo 2017 – in occasione
del 64° anniversario della scomparsa del compagno Stalin – si è costituito a
Roma il Comitato promotore della celebrazione del centesimo anniversario della
Rivoluzione Socialista d’Ottobre, che ha assunto la denominazione “Attualità
della Rivoluzione d’Ottobre!”.
Di fronte alla campagna anticomunista
che la borghesia e gli esponenti delle varie tendenze opportuniste,
revisioniste, socialdemocratiche, trotskiste, ecc., stanno conducendo, e in
modo più aggressivo e calunnioso condurranno sino alla fine dell’anno del
centenario, per affermare la tesi della inutilità della rivoluzione proletaria,
per denigrare le grandi conquiste del socialismo realizzato nel secolo scorso e
per dissuadere le masse lavoratrici e popolari di oggi dal preparare e compiere
la loro rivoluzione socialista, intendiamo realizzare una celebrazione basata
sul rilancio delle ragioni dell’Ottobre Rosso e sull’estrema attualità della
rivoluzione proletaria.
Lavoriamo per una ricorrenza
diametralmente opposta e contraria a qualsiasi atteggiamento retorico,
accademico, o caratterizzato dalla presunta “inattualità” della Rivoluzione
d’Ottobre.
Siamo impegnati per realizzare una
celebrazione piena di entusiasmo e attitudine rivoluzionari, che contribuisca a
valorizzare e attualizzare i genuini insegnamenti e le lezioni della
Rivoluzione Socialista d’Ottobre, il suo significato fondamentale e la sua
importanza a livello internazionale, per infondere nelle masse sfruttate e
oppresse la consapevolezza che la rivoluzione socialista è l’unico mezzo per uscire
dalla crisi generale del sistema capitalistico moribondo e criminale.
Intendiamo lavorare per una
celebrazione che sia al massimo unitaria e combattiva, che sappia mettere in
evidenza ciò che sul terreno dell’attualità della Rivoluzione d’Ottobre unisce
le forze partecipanti e che veda i sinceri comunisti, la classe operaia, i giovani
e le donne rivoluzionari, le forze del sindacalismo di classe, le
organizzazioni combattive delle masse popolari come protagonisti dell’evento.
Il Comitato, di carattere aperto, ma
fermo sulla necessità e attualità della Rivoluzione d’Ottobre, ha deciso di
concretizzare la ricorrenza con una campagna comune, che si svilupperà nei
prossimi mesi attraverso le seguenti attività.
Realizzare incontri preparatori in
diverse città con conferenze, incontri, mostre, cineforum, presentazioni di
scritti di Lenin e di Stalin, rivolti soprattutto ai giovani proletari e agli
studenti.
Predisporre un manifesto nazionale con
lo slogan “A 100 anni dalla Rivoluzione d’Ottobre prepariamoci alla Rivoluzione!”;
Intensificare la propaganda per il
centenario attraverso comunicati, volantini, etc.
Le iniziative per il Centenario
culmineranno in due eventi nazionali:
·
Un
convegno-dibattito preceduto da una serata di cultura rivoluzionaria da tenersi
il 28- 29 ottobre; nella stessa occasione, verrà proiettato il film “Ottobre”
di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn.
·
Uno
sciopero politico nazionale, con manifestazione il 7 novembre, che leghi le
ragioni e l’estrema attualità della Rivoluzione Socialista d’Ottobre alle
gravissime condizioni di lavoro e di vita della classe operaia e delle masse
popolari, determinate da padroni e governo anche con l’abbattimento del diritto
del lavoro, per un deciso e radicale cambiamento politico dalla parte dei
lavoratori.
E’ comune
intendimento realizzare la celebrazione del Grande Ottobre con una forte valenza
internazionalista e come un momento per sviluppare il confronto e il dibattito
politico e ideologico sulle principali questioni all’ordine del giorno nel
movimento comunista nazionale e internazionale, per aiutare e rilanciare il
processo unitario basato sui principi del comunismo e
sulla natura rivoluzionaria del marxismo-leninismo.
Su queste basi il convegno sarà
introdotto da una relazione comune del Comitato promotore, che rifletterà la
natura di classe e rivoluzionaria della ricorrenza.
Al termine della campagna sul 100°
anniversario dell’Ottobre verrà svolto un bilancio politico comune
dell’esperienza compiuta e verranno pubblicati gli atti.
Invitiamo tutti i sinceri comunisti, la
classe operaia e le forze autenticamente progressiste, le organizzazioni
politiche, sindacali e sociali di classe del proletariato, le masse lavoratrici
e popolari, i disoccupati, le donne e i giovani rivoluzionari, insomma, tutti
coloro che hanno nel cuore la Rivoluzione Socialista d’Ottobre e ne invocano
l’attualità ad aderire al Comitato sorto sulla base dell’appello che
alleghiamo, partecipare alle prossime riunioni, dare il proprio apporto e
sostenere le iniziative in programma.
Viva la Grande Rivoluzione
Socialista d’Ottobre!
Roma, 18 marzo 2017
Comitato “Attualità
della Rivoluzione d’Ottobre!”A NOVEMBRE PROSSIMO A ISCHIA IL 4° CONGRESSO
NAZIONALE DEL P.C.I.M-L., LA CELEBRAZIONE DEI
100 ANNI DALLA GLORIOSA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE E COMMEMORAZIONE DEI 64 DALLA MORTE DI STALIN!
SOLO CON LA RIVOLUZIONE
PROLETARIA
SOCIALISTA IL PIANETA POTRA’ USCIRE
DALL’ATTUALE DISORDINE MORALE
E SOCIALE! IMPARIAMO
DALL’OTTOBRE 1917 E DALL’OPERA
E VITA DI STALIN! PROLETARI DEL BRACCIO
E DELLA MENTE, TRASFORMIAMO IN UN FERMENTO RIVOLUZIONARIO IL CENTENARIO DEL GRANDE OTTOBRE!
di Domenico Savio*
Lavoratori del braccio e dell’intelletto sfruttati e affamati da un
padrone qualsiasi pubblico o privato che sia, sul nostro pianeta l’esistenza
del genere umano, e anche quella delle specie inferiori, è diventata una bolgia
infernale, persino peggiore che nel passato e di questo passo presto il
risultato non potrà che essere la rovina inevitabile per ogni cosa vivente, a
meno che non cambi e presto il governo politico, economico e sociale della
nostra Terra. Domina un caos generalizzato, dove un gruppo di ladri capitalisti
e imperialisti, legalizzato e autorizzato a tale infamia dal proprio sistema di
potere politico, legislativo e giudiziario di natura borghese e religiosa,
possiede la quasi totalità della ricchezza prodotta dalle masse lavoratrici e
popolari dei vari paesi e opera per accentrarla e incrementarla sempre di più
con l’accumulo di nuovi profitti attraverso il barbaro sfruttamento del lavoro
altrui, non curante delle tragedie sociali che tale ladrocinio produce e
colpisce brutalmente i popoli e le classi sociali sottoposte al loro dominio.
Questa che viviamo continua a essere l’epoca del capitalismo
sviluppatasi in centri di potere imperialistici mondiali, – oggi i più forti e
agguerriti sono quelli nord americano, europeo, cinese e giapponese – e nella
cosiddetta globalizzazione della produzione e dei mercati, dove il lavoro
proletario per molti aspetti è ritornato ad essere di natura schiavistica e
dove i popoli sono letteralmente rapinati della propria ricchezza naturale e
sociale a livello non solo nazionale ma prevalentemente mondiale, perché oramai
unico è il centro di potere imperialistico che sovrasta e opprime l’intero
pianeta.
Tale ordine mondiale imperialistico - che per continuare a mantenere il
dominio sul pianeta si serve del fedele
sostegno dei governi borghesi e
dell’oscurantismo religioso e utilizza il gigantesco potere imbonitore
delle masse popolari attraverso il possesso e l’utilizzo dei mezzi di
informazione, di formazione dell’opinione pubblica e della coscienza
collettiva, di controllo delle comunicazioni tra le persone giungendo ad
eliminare qualsiasi forma di riservatezza nelle conversazioni - è responsabile
dello stato perenne di guerre di aggressione, di assassinio, di sterminio di
massa, di sottomissione con governi fantoccio, di sfruttamento del lavoro
proletario, di rapina della ricchezza
prodotta e dei beni naturali dei popoli schiavizzati in tante parti del pianeta
e negli ultimi decenni in modo particolare nel Medio Oriente, in Africa e in
America Latina.
E’ l’imperialismo di quella esigua minoranza di tiranni possidenti della
ricchezza del mondo, banchieri, finanzieri, mercanti di beni e monete, che
genera disoccupazione, miseria, malattie, epidemie, guerre economiche e di
potere, inquinamento alimentare e ambientale, migrazione di popoli, assassinii
nelle traversate migratorie del Mediterraneo, tragedie naturali, disperazione
esistenziale e barbarie dell’umanità. Questa è ancora l’epoca
dell’imperialismo, ma, purtroppo, non è ancora la ripresa dell’epoca
dell’auspicato stravolgimento rivoluzionario proletario per seppellire la
tragedia del capitalismo e dell’imperialismo e sulle sue macerie costruire la
nuova, civile e superiore società socialista.
Le condizioni oggettive per un tale cambiamento esistono tutte a livello
nazionale e internazionale, però mancano ancora quelle soggettive di uomini e
donne lavoratrici sfruttati e umiliati nella loro esistenza. Quando i
lavoratori con lo studio dei testi della dottrina comunista acquisiranno la
coscienza di classe di poter e dover lottare per la loro emancipazione sociale
militando e lottando nel proprio Partito di classe e rivoluzionario, che
promuoverà, guiderà e condurrà alla vittoria la Rivoluzione
socialista, allora per i ladri sfruttatori di oggi sarà finita e spunterà il
giorno della giustizia e dell’uguaglianza tra tutte le persone che vivono sul
nostro satellite, sarà l’epoca nuova e superiore prima del socialismo e poi del
comunismo.
Ai coerenti comunisti, marxisti-leninisti, tocca il compito impellente
di elevare la coscienza di classe delle masse proletarie per riavviare e
vincere, dopo la sconfitta provvisoria del socialismo realizzato nel secolo
scorso, lo scontro rivoluzionario per cambiare il disumano mondo attuale. Con
la conquista del socialismo daremo il potere alla classe lavoratrice operaia e
intellettiva, libereremo il lavoro dallo sfruttamento e, di conseguenza, lo
garantiremo a tutti gli esseri viventi sulla Terra, elimineremo lo spreco della
ricchezza che avviene nei bordelli della borghesia capitalistica. Quest’anno
ricorre il centesimo anniversario del trionfo della gloriosa Rivoluzione
proletaria socialista in Russia del 7 novembre 1917, guidata da due massimi
dirigenti del proletariato nazionale e internazionale Lenin e Stalin.
Rivoluzione che conquistò il potere politico, economico e sociale alla
classe lavoratrice, che nazionalizzò la terra degli agrari sanguisughe
assegnandola gratuitamente ai contadini, che instaurò il potere proletario contro
quello padronale precedente, che fondò l’Unione delle Repubbliche Socialiste
Sovietiche, che realizzò la collettivizzazione dell’economia quasi al 100% e
che diede il maggiore contributo per la sconfitta del nazismo e del fascismo in
Europa. Fu la prima conquista nella storia del potere proletario, che,
sciaguratamente, è stato sconfitto col prevalere nel partito e nello stato
delle forze revisioniste e opportuniste di formazione e foraggiamento borghese
e asservite alla sopravvivenza del dannato sistema capitalistico e alla sua
espansione imperialistica. Una sconfitta che oggi deve esserci di insegnamento
nella formazione delle alleanze politiche e di lotta della classe lavoratrice,
nell’educazione di classe e rivoluzionaria delle masse, nella preparazione
della rivoluzione proletaria socialista e nella costruzione delle future
società socialiste, dove bisognerà tenere sempre in evidenza il pericolo letale
del revisionismo, dell’opportunismo borghese e sindacale, del movimentismo,
dell’estremismo e dell’avventurismo di classe.
Scriviamo queste poche righe in occasione del 64° anniversario della
morte del compagno Stalin, ma pensando, programmando e preparando la ricorrenza
del centesimo anniversario della gloriosa Rivoluzione d’Ottobre, anche in riferimento
alla riunione di domenica 5 marzo 2017 a Roma organizzata dal Comitato Nazionale
di Unità Marxista-Leninista (CONUML) per verificare la possibilità di una
celebrazione unitaria delle coerenti forze marxiste-leniniste e della classe
operaia rivoluzionaria esistenti in Italia e impegnate con noi per la conquista
del potere politico e del socialismo. Il Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista (P.C.I.M-L.) celebrerà anche in proprio tale straordinario
avvenimento in occasione dello svolgimento del suo quarto congresso nazionale,
previsto per il prossimo mese di novembre a Ischia con una spesa alberghiera
accessibile di bassa stagione per le compagne e i compagni provenienti dalla
terraferma.
La forza dirompente - liberatrice di energie sociali nuove capaci di
demolire l’ormai morente sistema capitalistico e sollevatrice delle masse
lavoratrici e popolari espropriate del godimento della propria esistenza e sino
ad oggi sacrificate al rito quotidiano infame e schiavistico del profitto padronale
- del Grande ed Esaltante Ottobre russo di un secolo fa sta nella potenza
impressionante della sua estrema attualità, in quanto le condizioni di vita
della quasi totalità degli uomini e delle donne che vivono in vaste aree del
pianeta, compreso quelle del mondo industrializzato e sviluppato, sono peggiori
di quelle di allora e magistralmente già descritte dal compagno Engels nel suo
capolavoro “La situazione della classe operaia in Inghilterra” nel 1845.
I
coerenti comunisti e la classe operaia emancipata devono vigilare e agire
affinché le forze politiche e culturali borghesi, revisioniste e opportuniste
non utilizzino la ricorrenza del Grande Ottobre per snaturarla, calunniarla e
presentarla alle masse come foriera di conseguenze negative, così come hanno
fatto sino a questo momento riuscendo a dissuadere la classe lavoratrice dal
compiere la propria Rivoluzione socialista garantendo, così, la sopravvivenza
dello sfruttamento e del dominio capitalistico e imperialistico sul mondo.
Dobbiamo essere capaci di rintuzzare e demolire sul nascere tali infami
tentativi, coscienti come siamo che senza rivoluzione proletaria socialista il
vecchio e decrepito mondo non può cambiare. Le varie forme di governi
socialdemocratici, il democraticismo partitico borghese dei giorni nostri, le
false sinistre che nascono, e muoiono, dallo sfaldamento del blocco sociale
della borghesia, i vari movimenti multicolori nazionali e internazionali, il
grillismo italiano, il movimentismo di De Magistris a Napoli o l’estremismo di
taluni fronti di lotta non vivono per demolire il mostro del capitalismo, bensì
per puntellarlo.
Le condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari italiane sono
drammatiche, ma vengono vissute, in genere, con silenziosa dignità o, purtroppo,
con colpevole e irresponsabile rassegnazione rinunciando all’organizzazione di
classe, alla mobilitazione e alla lotta per il riscatto sociale. Siamo schiavi
di una dittatura politica e istituzionale che definire di natura fascista è
poco, alternativamente di centrodestra, centro e centrosinistra, che è
espressione e garante degli interessi spregevoli della ricca borghesia
industriale, bancaria, finanziaria e mercantile nazionale ed estera.
Un potere dittatoriale che si è insediato stabilmente al potere e vi
rimane saldamente attraverso riforme sociali antipopolari e persino
anticostituzionali e con leggi elettorali maggioritarie di stampo mussoliniano,
che impongono, contro la sovranità e volontà popolare, lo sbarramento
elettorale, cioè l’impedimento legislativo di accesso in parlamento delle
minoranze, il premio di maggioranza sino al 14% dei deputati assegnati e il
tentativo di portare in parlamento deputati non eletti dal popolo, ma
semplicemente nominati dai partiti che occupano il potere. Senza parlare dello
stravolgimento legislativo della Costituzione borghese antifascista del 1948 –
responsabile, secondo i nuovi dittatori, di prevedere due camere legislative
per un democratico e reciproco controllo del processo legislativo - e della
manovra referendaria per confermarlo. Per fortuna il popolo italiano ha
sonoramente bocciato questo tentativo autoritario.
Le regole della democrazia e il rispetto della volontà popolare espressi
dal popolo italiano col voto referendario del 4 dicembre 2016 rivendicavano a
gran voce le dimissioni immediate del governo e del parlamento - che tale
stravolgimento costituzionale avevano orchestrato per insediare in Italia un
potere con meno vincoli di democrazia per rispondere meglio e più celermente
alle richieste di affari dei centri di potere economico capitalistici e
imperialistici nazionali ed europei – e il ritorno alle urne. Al contrario, la
risposta delle forze politiche borghesi, clericali e capitalistiche che
attualmente occupano il potere in Italia, cioè il centrosinistra, formato dal
partito democratico e dai gruppi fuoriusciti dal centrodestra berlusconiano, ci
hanno imposto, col consenso e la responsabilità del presidente della
Repubblica, il quarto governo non eletto dal popolo a partire dal 2011 (Mario
Monti) e il terzo dalle ultime elezioni politiche del 2013 (Gianni Letta,
Matteo Renzi e Paolo Gentiloni). E dimostrateci che questa non è una delle
peggiori dittature, repressive della sovranità popolare.
Appena dopo l’imposizione del quarto governo antipopolare, che succedeva
alla sconfessione referendaria del governo e del parlamento borghesi in carica,
nel paese avrebbe dovuto esserci una gigantesca mobilitazione e protesta di
piazza per mandare a casa tutti coloro che avevano tentato di modificare la Costituzione per
insediare in Italia governi più autoritari con meno contropoteri di controllo e
di bilanciamento democratico dell’esercizio legislativo e delle attività
istituzionali. Ma così non è stato, perché tutti i partiti parlamentari e i sindacati
borghesi e capitalistici non si sono mossi per non danneggiare l’immagine e gli
interessi politici delle forze che occupano il potere governativo e
parlamentare.
Organizzazione della protesta a livello nazionale che, sfortunatamente,
neppure il P.C.I.M-L. ha potuto fare, perché non ancora sufficientemente
presente e organizzato in tutte le regioni e province italiane. L’esigenza e
l’urgenza storica della crescita del nostro Partito di classe e rivoluzionario
sollecita i coerenti comunisti e l’avanguardia della classe operaia
industriale, agricola e dei servizi a iscriversi, militare attivamente, aprire
cellule nei luoghi di lavoro e sezioni territoriali per disporre presto di una
forte organizzazione per la mobilitazione e la lotta dell’intero proletariato
italiano.
Un forte P.C.I.M-L. - coi suoi granitici principi di classe e
rivoluzionari marxisti-leninisti, la sua indiscutibile fermezza nel perseguire
l’obiettivo del trionfo della rivoluzione socialista e della costruzione del
socialismo e i suoi convincimenti marxisti-leninisti che solo con la
rivoluzione proletaria socialista la
classe lavoratrice operaia e intellettiva può sconfiggere il capitalismo e
costruire il socialismo - potrebbe anche utilizzare tatticamente la
partecipazione alle elezioni politiche nazionali per accrescere i consensi
popolari verso la lotta per il socialismo, per portare la lotta di classe
finanche nelle istituzioni borghesi per utilizzarle come megafono della
prospettiva socialista e luogo di scontro ideale e politico per favorire sin da
subito il miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie lavoratrici.
Dunque, basta parole inconcludenti, lamentele prive di militanza attiva e
protesta individuale condannata a non essere ascoltata e sconfitta, occorre
passare all’impegno militante per un forte P.C.I.M-L. e una nuova
organizzazione sindacale fedelmente di classe e rivoluzionaria, che sul terremo
della lotta sindacale affianchi il Partito della Rivoluzione proletaria e del
socialismo.
La Rivoluzione proletaria
socialista per vincere e costruire la sua nuova società ha bisogno del Partito
dell’avanguardia della classe operaia, della militanza delle forze migliori
della sollevazione rivoluzionaria e del sostegno delle vaste masse lavoratrici e
popolari. Con orgoglio noi riteniamo che in Italia il P.C.I.M-L. - dopo la
scellerata trasformazione revisionista del glorioso PCd’I nel 1944 da parte del
nuovo gruppo dirigente togliattiano revisionista, riformista e opportunista -
possa svolgere tale compito storico possedendo la forza della coerenza di
classe e rivoluzionaria del marxismo-leninismo e i convincimenti del pensiero e
l’opera dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels,
Lenin e Stalin. Siamo anche coscienti che alla rivoluzione non si gioca e che
essa va promossa solo quando vi sono le condizioni della vittoria.
Senza ripartire dall’opera del Partito Comunista bolscevico e dal ruolo
determinante svolto da Stalin nella costruzione della grande Unione Sovietica
nessuna Rivoluzione proletaria socialista è possibile e nessuna nuova e
superiore società socialista può essere costruita e può avanzare sino
all’edificazione di quella comunista. Ecco perché noi sosteniamo che la
celebrazione del centenario della Rivoluzione d’Ottobre e la sua
attualizzazione per essere tali e per apportare un contributo concreto alla
preparazione delle prossime rivoluzioni proletarie socialiste che si avranno
nel mondo devono avvenire unicamente nella fedeltà ideologica, politica, strategica
e tattica ai principi del marxismo-leninismo, all’esperienza del bolscevismo e
alla Rivoluzione russa del 1917.
E’ con questi convincimenti ideologici, materialistici, politici,
strategici e tattici che il P.C.I.M-L. ha già iniziato a celebrare il primo
centenario di quel grandioso evento che avviò la trasformazione radicale del
mondo conosciuto sino a quel momento e lo farà in modo particolare sino al suo
quarto congresso di novembre prossimo. Per tale importante avvenimento
chiediamo alle sincere forze marxiste-leniniste esistenti in Italia,
all’avanguardia della classe operaia e degli altri lavoratori sfruttati di
contattarci per organizzare la loro partecipazione al nostro congresso
portandovi un prezioso contributo di idee e di proposte per mettere in modo e
spingere in avanti il processo rivoluzionario proletario e socialista nel
nostro paese per conquistare il potere politico, economico e sociale alla
classe lavoratrice operaia e intellettiva. A tal fine è imminente la
pubblicazione delle Tesi che saranno oggetto di confronto e di arricchimento
tra tutti i militanti iscritti o che si iscriveranno nei prossimi mesi.
Sarà un congresso per la
Rivoluzione proletaria socialista in Italia, considerata la
sua pregnante attualità per liberare il paese dalla canaglia capitalistica e
imperialistica, per liberare il lavoro dallo sfruttamento e garantirlo a tutti,
donne e uomini uguali, con un salario o stipendio dignitoso, per svuotare le
istituzioni dalla corruzione politica ed economica, come avvenne nel 1917 con
la cacciata del governo capitalistico dal palazzo d’Inverno a Leningrado, per
seppellire la politica padronale dell’infame clientelismo, favoritismo,
elettoralismo e nepotismo, per affidare concretamente la sovranità al popolo
lavoratore, per liberarci dalle catene dello sfruttamento imperialistico
europeo - a partire dall’uscita dell’Italia dall’Euro e dal mettere fine al
riconoscimento del famigerato debito pubblico, che serve solo a traghettare
ricchezza quotidiana dalle masse popolari ai forzieri delle sanguisughe
capitalistiche e imperialistiche -, per uscire dalla Nato guerrafondaia, che è
al servizio degli interessi dell’imperialismo americano ed europeo, per
garantire a ogni Italiano il diritto integrale all’assistenza sanitaria, all’istruzione
sino ai massimi livelli, al trasporto pubblico a prezzo popolare, alla casa e
ad una pensione soddisfacente erogata non in prossimità della morte, per fare
della maternità un problema sociale liberando le donne dalla schiavitù
familiare, per contribuire a costruire
un mondo di pace e senza più guerre di aggressione, di occupazione, di
sottomissione e di sfruttamento dei popoli, eccetera.
Questo è il percorso unico e possibile che indichiamo ai lavoratori
italiani per passare dallo sfruttamento e dalla schiavitù padronale al
protagonismo proletario nei luoghi di lavoro e nella società, per affermare la
democrazia socialista delle donne e degli uomini tutti liberi e protagonisti
della propria esistenza, per costruirci un contesto sociale dove la vita non
sia più, come in questo momento, un inferno impostoci dal potere politico,
giuridico e sociale dello sfruttamento padronale.
Compagni lavoratori, possiamo sconfiggere il nemico di classe, possiamo
vincere la nostra Rivoluzione sociale, possiamo costruirci il mondo nuovo da
millenni auspicato, possiamo formare l’uomo nuovo dell’uguaglianza, della
fratellanza e dell’altruismo collettivo a condizione che riusciamo a liberarci
dalle incrostazioni dell’egoismo e dell’opportunismo che ci hanno appiccicato
addosso millenni di schiavitù padronale e religiosa. Possiamo riprendere il
cammino delle Rivoluzioni proletarie socialiste nell’epoca dell’imperialismo
interrotto con la morte del compagno Stalin, possiamo rivivere il trionfo
dell’alba del 7 novembre 1917 e riprendere a costruire la società socialista in
tutti paesi della Terra. Che il quarto congresso nazionale del P.C.I.M-L. avvii
il cammino della civiltà comunista nella patria di Spartaco e della guerra
civile partigiana del 1943-1945. I coerenti comunisti partecipino attivamente a
questo processo storico di lotta e di avanzamento della civiltà umana nel
nostro paese.
Domenica prossima 5 marzo 2017 ricordiamo assieme il 64° anniversario
della morte del compagno Stalin, rendiamo omaggio al suo pensiero, alla sua
opera rivoluzionaria, alla sua resistenza nella lotta contro lo zarismo, alla
sua dedizione alla costruzione e alla guida del ferreo Partito Comunista
Bolscevico, fatto di quadri rivoluzionari, al suo prezioso impegno per il
trionfo della Rivoluzione d’Ottobre, per la vittoria conseguita dall’Armata
Rossa degli Operai e dei Contadini nella guerra civile contro i nemici interni
ed esterni alla Russia della Rivoluzione e del Socialismo nel triennio
1918-1920, per la fondazione della gloriosa Armata Rossa, della Terza
Internazionale Comunista e dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche,
al suo impareggiabile lavoro per la collettivizzazione dell’economia e per la
costruzione del socialismo nell’Unione Sovietica, alla sua mirabile guida
dell’Armata Rossa per la vittoria conseguita contro il fascismo e il nazismo in
Europa e per la sua accanita lotta alle deviazioni revisioniste e opportuniste
nel Partito e nello Stato proletario.
Stalin, unitamente al pensiero e l’opera di Marx, Engels e Lenin, col
suo pensiero, con la sua opera politica e rivoluzionaria e con la sua arte di
costruzione del socialismo, anche in solo paese accerchiato dall’imperialismo,
rimane la nostra grande e infallibile guida nella battaglia rivoluzionaria per
la costruzione del socialismo in Italia: “Baffone” rimane il nemico implacabile
e il terrore degli infami sfruttatori capitalisti e imperialisti e l’amico
fedele e fraterno dei popoli in lotta per la conquista del Socialismo. Viva
Stalin!
Forio (Napoli), 1° marzo 2017.
* Segretario generale e Consigliere comunale
di Forio del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org
LO
STATO BORGHESE E IL POTERE POLITICO DEL CAPITALE
INSISTONO
PER APPROPRIARSI DELLA CASA DEI LAVORATORI,
CHE
SONO STATI COSTRETTI AD ESSERE ABUSIVI PER NECESSITA’!
di
Domenico Savio*
Ritorno sull’argomento per dovere di
classe verso i tanti lavoratori che in questi giorni ci hanno avvicinato
sconcertati e tormentati dal nuovo tentativo del potere politico borghese
regionale di acquisire la loro casa, abusiva per necessità esistenziale, dopo
un periodo relativamente calmo sul fronte degli abbattimenti, circostanza che per
taluni lasciava sperare in una soluzione umana e civile del problema.
Prima di procedere vogliamo subito
chiarire un aspetto importante della questione. A coloro, asserviti alla
cultura, alla politica e all’ordinamento sociale capitalistico della società,
fondato sullo sfruttamento del lavoro proletario, che sostengono, per
giustificare le loro argomentazioni di cultura borghese e clericale, “ma
anziché acquisirla è meglio che la demoliscono la tua casa?”, noi rispondiamo con
forza che tale impostazione del problema costituisce un autentico ricatto, che
è della peggiore politica e cultura di stampo mafioso della società degli
affari delle lobby economiche nazionali e internazionali industriali, bancarie,
finanziarie, del trasferimento delle aziende all’estero, dove lo sfruttamento
del lavoro è più disumano, e della cosiddetta globalizzazione mercantile.
Un ricatto perché noi, rappresentanti
sinceri e onesti degli interessi della classe lavoratrice operaia e
intellettiva, affermiamo che in uno Stato civile e democratico la scelta non è
tra “acquisizione e abbattimento”, ma risiede nella soluzione politica,
parlamentare e governativa del dramma sociale esistente, non voluto ma subito
dagli abusivi di necessità. Il governo, il parlamento, la corte costituzionale
e quella di cassazione esistono non solo per beneficiare di stipendi e pensioni
d’oro, bensì per risolvere i problemi degli italiani, a partire da quelli della
classe sociale più povera dei lavoratori sfruttati sul lavoro.
Tali massime istituzioni della
Repubblica, considerato che lo Stato e il suo potere sono responsabili
costituzionalmente di non aver garantito un alloggio decente a tutti i nuclei
familiari del nostro paese, in modo particolare del mezzogiorno e delle isole,
trovino una soluzione politica e
legislativa del problema, cosa che in altre circostanze è stata fatta, tra
queste il primo e secondo condono e altre forme di soluzione di eclatanti
ingiustizie sociali, com’è quella dell’abbattimento delle case delle famiglie
lavoratrici. La dignità abitativa delle famiglie non può essere sacrificata da
questioni ambientali e paesaggistiche.
A fronte dell’articolo 2 della
Costituzione, che costò al popolo italiano sacrifici immani in privazioni e
perdita di vite umane, che proclama “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti
inviolabili dell’uomo…” e tra questi diritti c’è quello fondamentale di una
abitazione dignitosa, diritto che in circa 70 anni lo Stato non ha garantito a
tutti e attraverso le regioni e i comuni non ha neppure consentito a coloro che
ne avevano la possibilità economica di costruirsela nella legalità. Così nasce
l’abusivismo di necessità, non per colpa dell’abusivo, ma dello Stato e del
potere politico della potente classe padronale.
La tragedia delle Resa, che rode e
distrugge momento per momento il corpo e l’anima degli sventurati colpiti dalla
disumanità del potere e della giustizia borghesi, anticamera dell’abbattimento
giudiziario statale dell’abuso, colpisce e discrimina una parte minoritaria
degli abusivi, i più poveri, quelli che non avevano e non hanno santi in
paradiso che pregassero per loro, i discriminati, quelli che non contano e non
hanno la possibilità di far valere le loro ragioni di inferiori socialmente, ma
questa è la società capitalistica delle potenti sanguisughe dello sfruttamento
e della miseria altrui.
A fronte della suddetta tragedia, che il
potere politico e istituzionale si ostina a non voler superare con umanità e
civiltà politica e giuridica, ci sono i tantissimi abusi, piccoli e grandi, che
i comuni non hanno scoperto, che sono stati sanati dal primo e secondo condono,
che hanno ottenuto la prescrizione giudiziaria o che per qualsiasi altra
ragione si sono liberati dell’incubo abbattimento. Quanti abusi e quante
responsabilità penali non sono stati scoperti o si sono prescritti in questa
società dalle infinite ingiustizie sociali? Come sempre nella società della
dittatura del capitale, cioè di chi possiede soldi e potere, a essere colpiti e
massacrati sono stati e rimangono sempre i più deboli socialmente.
Hanno contribuito a creare questo dramma
sociale dell’abbattimento giudiziario delle case di necessità abitativa per sé
e i propri familiari ascendenti e discendenti i patteggiamenti giudiziari,
accettati in materia di abusivismo edilizio minore, dove i reati non sono di
natura efferata, patteggiamenti che hanno precluso la possibilità della prescrizione,
di cui, al contrario, hanno beneficiato tantissimi altri per le ataviche lentezze
della giustizia italiana, di cui la responsabilità è sempre del potere politico
borghese, che non dota la magistratura dei mezzi necessari per essere più
spedita nella definizione dei processi. Difatti sembrerebbe che la quasi
totalità delle Resa si riferiscano a sentenze di patteggiamento, le quali hanno
buttato nella disperazione tantissime famiglie lavoratrici.
In questi giorni apprendiamo dalla stampa,
che rende sempre un ottimo servizio di informazione ai lettori che apprendono
quanto avviene nelle segrete stanze del potere capitalistico nazionale e
regionale, che un fronte multicolore di consiglieri regionali, che coinvolge
quasi tutti i gruppi consiliari dal centrodestra al centrosinistra passando per
il centro e il gruppo misto, compreso il consigliere regionale Maria Grazia Di
Scala di Forza Italia di Barano, sta lavorando, avvalendosi della
collaborazione di professionisti di elevata conoscenza legislativa e giuridica
del problema, a un progetto di legge regionale che faciliti l’acquisizione comunale,
già prevista dall’articolo 31 del DPR 6 giugno 2001 n. 380, degli immobili
abusivi e la loro destinazione “a termine” a coloro che li hanno realizzati
abusivamente.
La proposta non chiarisce, forse per
opportunità politica e di potere, se le acquisizioni interesseranno solo gli
abusi oggetto di Resa, e dunque di attuale pericolo di abbattimento, o anche
quelli prescritti o non scoperti dai comuni, specialmente di quelli della
grande speculazione edilizia affaristica, che ha effettivamente distrutto parti
importanti del patrimonio naturale e ambientale isolano, compreso quelli di
godimento della borghesia benestante pubblica e privata, che ha realizzato i
suoi sogni nelle località più panoramiche e avvolte dal verde di promontori e colline
dei nostri comuni. Su questo tema i proletari, gli sfruttati, i meno istruiti
dallo Stato borghese, ma non meno intelligenti, seguiranno attentamente questa
vicenda per non essere fregati ancora una volta e chissà che non riusciranno ad
avere finalmente giustizia.
Detta proposta di legge regionale
servirebbe ai comuni solo per prendersi la casa, che sarebbe un autentico furto
di Stato e di potere padronale, per spogliare decine di migliaia di famiglie
lavoratrici della regione Campania di un proprio bene, realizzato con
inenarrabili sacrifici e privazioni di vita. Difatti il provvedimento proposto
per sommi capi prevede: l’acquisizione del bene, con l’area circostante sino a
10 volte la superficie utile del fabbricato, al patrimonio comunale e la sua
trascrizione nel registro immobiliare; il cittadino espropriato beneficerebbe del
diritto di abitazione “a termine”, cioè solo “vita natural durante”, ovvero né
la casa né il diritto di abitazione passerebbero agli aventi causa, o meglio ai
figli e parenti ascendenti e discendenti, cosicché dopo la morte dell’acquisito
la casa verrebbe abbattuta o data in fitto ad altro cittadino bisognoso di
abitazione mediante bando pubblico; l’abusivo per beneficiare del diritto di
abitazione dovrebbe pagare un fitto e non possedere altro alloggio.
Tutto questo mentre la grande
speculazione edilizia affaristica e commerciale festeggia con prescrizioni e
mancati abbattimenti per condoni od altro. Avete mai visto una grande
speculazione alberghiera, termale o palazzinara essere abbattuta? Mai, mica
stiamo parlando di poveri lavoratori sfruttati e schiavizzati da un padrone
qualsiasi! Con dignità verrebbe da dire: abbattetela, piuttosto che “rubarvela”, perché essa ancora sanguina dei
sacrifici fatti! Chi dice che il problema non può essere risolto diversamente,
a causa della legislazione vigente, delle sentenze della corte costituzionale e
di quella di cassazione e dell’ostacolo insormontabile delle Soprintendenze,
dice una conveniente e opportunistica bugia, perché nessuno può proibire al
parlamento di approvare una leggina che regolarizzi l’abusivismo minore e
abitativo anche nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico, così come ha
fatto per il primo e secondo condono.
Quando i detentori del potere borghese a
tutti i livelli istituzionali, sostenuti da solidali di regime, affermano - in
riferimento all’abusivismo di necessità abitativa, che costituisce un bisogno
sociale primario e che da circa 70 anni lo Stato capitalistico non ha voluto
soddisfare con la realizzazione dei piani di edilizia economica e popolare -
che “di sanatorie non se ne parla più” dimostrano solo egoismo e disprezzo per
le necessità dei cittadini che li hanno votato e gli pagano stipendi e pensioni
d’oro. Vergogna! Care famiglie lavoratrici “abusive”, tra virgolette perché ad
essere veramente abusivi non siete voi, bensì lo Stato e il potere politico inadempienti
nel garantirvi il diritto costituzionale ad una abitazione dignitosa, l’unica
possibilità che abbiamo è quella di non lasciarci convincere dagli interessi
politici e partitici e dalle tesi legislative e giuridiche dei sostenitori dell’infame
sistema sociale borghese, ma di continuare a credere nella possibilità reale di
regolarizzare con legge del parlamento il nostro diritto alla casa. Riprendiamo
a organizzarci e a lottare per il godimento di un diritto innegabile, la
propria casa. Continuate a contattarci e a seguirci politicamente e
socialmente.
Forio,
13 febbraio 2017.
*
Segretario generale e Consigliere comunale di Forio del PCI m-l.
IL PCI-ML SI PREPARA
A FESTEGGIARE IL 77° COMPLEANNO DEL SUO FONDATORE E SEGRETARIO GENERALE
COMPAGNO DOMENICO SAVIO
Come sempre avviene da anni la cerimonia
semplice - ma pregna di significato beneaugurante per molti e molti anni
ancora, affettivo, fraterno, ideologico marxista-leninista, di classe e
rivoluzionario per la prospettiva della rivoluzione proletaria, del socialismo
e del comunismo – si svolgerà giovedì 16 febbraio 2017 alle ore 18,00 nella
sede nazionale del Partito a Forio, nell’isola d’Ischia, all’ombra dello
sventolio dell’eroica bandiera rossa, che porta impressi i simboli gloriosi
della Falce, del Martello e della Stella, emblemi inconfondibili della lotta di
classe del proletariato di tutti i paesi della Terra per riscattarsi dal millenario
sfruttamento e schiavitù padronale e costruire la propria nuova società
comunista degli uomini e delle donne tutti liberi, uguali socialmente e
protagonisti della loro esistenza, da vivere, finalmente, con dignità, senza
affanni e privazioni.
Chi definisce questa nostra naturale
ambizione “utopia” rispondiamo senza ombra di dubbio che con la Rivoluzione
Proletaria Socialista d’Ottobre del 1917 – di cui quest’anno ricorre il
100° anniversario e che il PCI m-l festeggerà anche in proprio, assieme allo
svolgimento del suo 4° Congresso nazionale all’inizio del mese di novembre
prossimo –, diretta dai compagni Lenin e Stalin, i coerenti marxisti-leninisti
e rivoluzionari, guidati dai principi del marxismo-leninismo e dal pensiero e
l’opera immortali dei Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels,
Lenin e Stalin, hanno già storicamente dimostrato che con l’organizzazione e la
Rivoluzione socialista proletaria la classe lavoratrice operaia e intellettiva,
emancipata nella difesa dei propri interessi di classe e forgiata dai principi
del marxismo-leninismo, può conquistare il potere, anche in questo momento,
costruire il socialismo ed edificare la società comunista.
Il compagno Domenico Savio, fondatore e
guida autorevole e sicura del Partito Comunista Italiano m-l, nacque il 16
febbraio 1940 nel quartiere proletario di Monterone a Forio, provincia di
Napoli. A 12 anni abbandonò la religione cattolica, alla quale nell’incoscienza
infantile era stato avvicinato dalla tradizione oscurantista della società
capitalistica e clericale, e fece proprie le ragioni scientifiche e
materialistiche dell’ateismo. Dal 1953 al 1958 militò, prima come semplice
iscritto e poi come dirigente, nella Federazione Giovanile Comunista Italiana
(FGCI) svolgendo lavoro di proselitismo giovanile nell’isola d’Ischia e nei
quartieri proletari della città di Napoli. Dal 1958 al 1976 fu iscritto al
Partito Comunista Italiano (PCI), dove fu militante attivo, componente del
comitato federale di Napoli, più volte candidato alle elezioni comunali -
due volte eletto nel 1971 e 1980 a Forio - e provinciali.
Dal 1971 al 1980 svolse anche intensa
attività sindacale, come militante e dirigente, nella “Federazione italiana
lavoratori commercio alberghi mensa e servizi” (F.I.L.C.A.M.S.), aderente alla
“Confederazione generale italiana del lavoro” (CGIL), nel settore alberghiero,
in modo particolare nelle catene alberghiere di Rizzoli a Lacco Ameno e della
Jolly Hotel di Marzotto, organizzando assemblee di protesta e scioperi
imponenti, sino al 95% di adesione dei lavoratori, per il miglioramento
salariale e delle condizioni di lavoro degli stessi. Il 6 febbraio 1980 per la
sua attività di dirigente sindacale aziendale e di componente del coordinamento
sindacale degli alberghi Jolly Hotel in Italia fu licenziato dal Jolly Hotel di
Ischia, assieme a tutta la rappresentanza sindacale aziendale, dove dal 1967
svolgeva il lavoro di segretario.
Massiccia fu la solidarietà dei
lavoratori alla repressione antisindacale dell’azienda, ma, purtroppo, non
bastò per il reintegro nel posto di lavoro dei licenziati, perché questi furono
licenziati da padrone e abbandonati dal sindacato, oramai sulla strada
scellerata della concertazione e del compromesso col potere economico e politico,
dove la difesa di classe degli sfruttati è stata tradita e rinnegata.
Nel 1976 con ritardo, sostiene
autocriticamente Domenico Savio, abbandonò il PCI, allora guidato dal
revisionista e opportunista, traditore e rinnegatore della causa comunista Enrico
Berlingue, così come in misura progressiva lo erano stato i suoi predecessori,
a partire da Palmiro Togliatti, e lo furono i suoi successori, sempre più
accanitamente e odiosamente anticomunisti, sino alla deriva di centrodestra dei
giorni nostri, partito che oramai sin d’allora era irrimediabilmente avviato
sulla strada della trasformazione borghese, clericale, capitalistica e
anticomunista.
Sin dall’iscrizione al PCI e successivamente
con altri compagni condusse una dura battaglia contro l’imborghesimento sempre
più massiccio del partito, con l’entrata nelle sue fila di forze intellettuali,
professionali e imprenditoriali di formazione culturale e politica borghese,
che con spregiudicatezza si impadronivano della guida del partito a tutti i livelli
dell’organizzazione mettendo in minoranza e allontanando la classe operaia. Una
vergogna che solo la cultura borghese e clericale poteva ispirare e affermare.
Dal 1976 al 1998 lavorò, con varie iniziative nazionali, all’unità dei
marxisti-leninisti italiani, ma senza risultato, a causa di una certa
confusione ideologica, strategica e tattica esistente nella lotta per il
socialismo, confusione che in larga parte e sciaguratamente ancora esiste. In
quel periodo, conseguita l’iscrizione all’ordine nazionale dei giornalisti per
poter pubblicare la stampa marxista-leninista e rivoluzionaria e dopo aver
collaborato anche con l’Unità all’inizio degli anni ’70, fondò, a partire dal
1984, il mensile “L’Uguaglianza economica e sociale” a diffusione nazionale e il
periodico “Comunismo”, a partire dal 1995.
Il 3 dicembre 1999, fallito quel primo
tentativo ventennale di unire i marxisti-leninisti italiani in un unico partito
di classe e rivoluzionario sulla base dei principi del marxismo-leninismo e
dell’esperienza bolscevica, fondò, assieme ad altri compagni di provata fede
marxista-leninista e di formazione bolscevica, il glorioso e amato Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista (PCI-ML), che lo ha eletto
ininterrottamente come suo Segretario generale e guida indiscussa sulla strada
che conduce inevitabilmente alla Rivoluzione Proletaria Socialista, alla
costruzione del socialismo e all’edificazione del comunismo nel nostro paese.
Nel 2013 Domenico Savio viene rieletto
consigliere comunale di Forio sotto i simboli rivoluzionari del PCI m-l
portando la lotta di classe nelle istituzioni borghesi del comune e battendosi
pure da quella posizione per l’emancipazione di classe del proletariato, per il
miglioramento delle condizioni di vita individuale, familiare e sociale della
classe lavoratrice operaia e intellettiva e per avvicinare la prospettiva della
rivoluzione proletaria e del socialismo. Epiche sono le sue battaglie
consiliari contro gli affari pubblici della classe borghese che danneggiano gli
interessi delle masse lavoratrici e popolari.
Oggi doverosamente ricordiamo, con orgoglio
e riconoscenza affettiva e di classe, i suoi 77 anni di fede comunista, di
impegno di lotta proletaria - anche dura e fatta di vittorie e di sconfitte
amare lungo l’arduo cammino per il socialismo e per liberare l’umanità
lavoratrice dalle catene dello sfruttamento e della repressione padronale -, di
sacrifici di vita per adempiere alla propria doverosa missione di combattente
per l’emancipazione sociale della propria classe proletaria del braccio e
dell’intelletto, di abnegazione totale verso la causa suprema di umanizzazione
e redenzione della società umana. 77 anni in cui ha dovuto subire minacce di
ogni genere, offese, calunnie, ricatti rispediti prontamente e puntualmente al
mittente, minacce vili e indegne del genere umano persino nei confronti del suo
nipotino Domenico di 4 anni, col messaggio funesto scritto “lo sgozzeremo,
sappiamo la scuola che frequenta”, e ancora minacce di morte e di annientamento
della propria vita con l’affissione di manifesti di lutto che lo annunciavano
morto.
La dannata razza padrona e il suo potere
politico ed economico quando vedono in pericolo i loro loschi affari di
sfruttamento e di riduzione in schiavitù dei lavoratori sono capaci di tutto,
della barbarie più efferata, e tale scellerata evenienza deve essere tenuta
sempre presente e considerata possibile dal proletariato in lotta allo scopo di
poterla prevenire e neutralizzare con la necessaria forza e risposta rivoluzionaria,
che ci derivano dall’essere allievi e seguaci dei nostri Maestri Marx, Engels,
Lenin e Stalin.
Per tale entusiasta avvenimento il Comitato
Centrale del Partito Comunista Italiano m-l, a nome di tutto il Partito e dei
singoli iscritti e simpatizzanti, tributa al suo Segretario generale compagno
Domenico Savio il massimo riconoscimento possibile per l’attività svolta al
servizio della causa comunista a livello nazionale e pure internazionale, per
la sua partecipazione nel tempo a vari incontri politici all’estero, ed auspica
vivamente di poterlo avere come guida e maestro per un tempo ancora
lunghissimo. Auguri fraterni e comunisti di buon compleanno compagno Domenico
auspicando, nel contempo, con sincerità e affetto, nell’interesse del Partito e
dell’obiettivo storico che dobbiamo raggiungere e per cui combattiamo, che tu
possa vivere e godere ancora tantissimi di questi giorni.
Alle ore 18,00 del 16 febbraio prossimo
tutti i compagni e i lavoratori del braccio e della mente che lo desiderano
possono partecipare all’incontro per formulare gli auguri di buon compleanno al
compagno Domenico Savio, nostro Segretario generale.
Forio (Napoli), 6 febbraio 2017.
Il Comitato Centrale del P.C.I. m-l
L’ITALIA
E’ IN PIENA INVOLUZIONE REAZIONARIA. IL 4 DICEMBRE 2016 VOTIAMO “NO” PER
BLOCCARE LA SOPPRESSIONE DELLE LIBERTA’ DEMOCRATICHE DEI LAVORATORI E AVVIARE
IL PERCORSO LIBERATORE CHE CI CONDURRA’ ALLA RIVOLUZIONE PROLETARIA E AL
SOCIALISMO. AI COMUNISTI, ALLA CLASSE OPERAIA E A TUTTI I SINCERI PROGRESSISTI
IL COMPITO DI GUIDARNE IL PERCORSO. RENZI E IL PD COL “NO” REFERENDARIO DEVONO
ESSERE SCONFITTI, COSI’ COME LO FU IL FASCISMO NEL
1945!
Nella situazione creata da una profondissima crisi
economica del capitalismo, la classe dominante cerca la propria salvezza nel
rafforzamento del dominio economico e politico sulle masse lavoratrici e
popolari.
Oggi i circoli imperialistici per aumentare lo
sfruttamento della classe lavoratrice e reprimere coloro che si ribellano e si
oppongono alle loro ingiustizie, per risolvere il problema dei mercati con una
politica di guerra e di soggiogazione dei popoli oppressi, hanno bisogno di
realizzare una serie di misure reazionarie e la trasformazione autoritaria
dello Stato e del governo borghese.
A tal fine ricorrono alla manipolazione della coscienza
popolare attraverso radio, televisione, stampa e altre forme di propaganda,
oltre a fidati manipolatori ed esecutori.
Il capitalismo e l’imperialismo per
continuare a spadroneggiare sui lavoratori e sui popoli utilizzano una
gradualità di strumenti di dominio, a secondo delle circostanze e del grado di
mobilitazione e opposizione delle masse. Tra di essi: la repressione sanguinaria
e guerrafondaia propria del nazismo e del fascismo, la dittatura assoluta con
l’abolizione di ogni libertà di espressione e di opposizione, il liberalismo,
il moderatismo, il parlamentarismo, l’elettoralismo, cioè il controllo e
l’orientamento del voto, le leggi elettorali che predeterminano il potere
governativo, che deve essere espressione ed esecuzione della volontà e degli
interessi del grande capitale, lo svuotamento della democrazia borghese
rappresentativa, l’accentramento dei poteri in poche mani, il rafforzamento dei
poteri nelle mani del capo del governo, l’abolizione o la neutralizzazione di
istituzioni di controllo dell’operato del governo, eccetera.
In Italia dopo il glorioso Biennio Rosso
1919-1920 - quando la classe operaia, specialmente del settentrione, per
liberarsi dalle condizioni disumane di sfruttamento e di repressione padronale
si ribellò occupando e organizzando il lavoro nelle fabbriche degli Agnelli e
di tante altre simili sanguisughe del lavoro umano – il capitalismo e
l’imperialismo risposero con l’imposizione della spietata dittatura fascista e
con l’assassinio degli oppositori, la chiusura dei sindacati di classe e la
guerra di conquista in Europa e in Africa.
Ci vollero la gloriosa e dura militanza e lotta antifascista
dei comunisti e della classe operaia sempre in prima fila, l’epica lotta
partigiana, gli scioperi e l’insurrezione popolare del 25 aprile 1945 per
liberare l’Italia dal fascismo, dall’occupazione nazista e dall’oramai
anacronistica monarchia.
Il proletariato italiano, fermato allora dal
revisionismo togliattiano nel suo slancio rivoluzionario per la conquista del
socialismo nel nostro paese, conquistò col sangue la nuova Costituzione
liberal-democratica, di natura borghese, clericale e capitalistica che, però,
garantiva, almeno nella scrittura del testo, le libertà di pensiero, di
opinione e di manifestazione politica e sindacale. Ma ugualmente non sono
mancate le repressioni poliziesche dei governi borghesi di centrodestra, centro
e centrosinistra di tali conquiste liberal-democratiche.
Una Costituzione che i partiti borghesi e della
falsa sinistra democratica hanno ritenuto di ostacolo al pieno dispiegamento
del dominio del capitale sul lavoro e all’accumulo sempre maggiore dei profitti
industriali, agrari, bancari e finanziari da parte del capitalismo nazionale e
delle multinazionali che operano nel nostro paese.
Di qui la formazione di tre governi –
guidati da Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi, che non sono stati mai candidati
né eletti dal popolo a presidenti del consiglio – privi del consenso popolare.
Di qui la vergognosa modifica dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, che in
realtà ha abolito la giusta causa nei licenziamenti ed eliminato il diritto del
rapporto di lavoro a tempo indeterminato; le varie leggi sul pareggio di
bilancio per accelerare il pagamento dell’astronomico debito pubblico verso il
sistema bancario e finanziario nazionale e internazionale, sui tagli alla
sanità e ai servizi pubblici, sulla scuola di elite, sul sistema pensionistico
sempre più di fame, sulla precarietà del lavoro, sull’aumento complessivo delle
tasse, sull’accentramento dell’impatto ambientale dello sfruttamento energetico
marino e terrestre nelle mani del governo con l’esproprio autoritario delle
competenze territoriali, eccetera.
Inoltre, è stata varata la nuova legge
elettorale chiamata Italicum, ispirata da quella fascista Acerbo del 1923, che
abolisce il proporzionale puro, introduce un premio di maggioranza del 54% dei
deputati alla lista più votata alla prima tornata elettorale o a quella
dell’eventuale ballottaggio, stabilisce uno sbarramento elettorale del 3% per
poter entrare in Parlamento, consente l’elezione sicura di 100 deputati
capilista scelti dai partiti, crea le condizioni di un regime di governo
affidato a un solo partito e a un solo uomo.
Alla svolta elettorale reazionaria si
aggiunge la riforma costituzionale voluta essenzialmente da Renzi e dal PD,
inizialmente sostenuta anche dal centrodestra berlusconiano, che letteralmente
stravolge la Costituzione del 1948 – cioè la Carta Costituzionale redatta dalla
Costituente del 1946, scaturita dalla lotta antifascista e dalla guerra civile
partigiana e di liberazione dell’Italia dal fascismo e dal nazismo -
rispondendo all’esigenza dei cosiddetti poteri forti - cioè l’oligarchia
finanziaria - di avere a proprio esclusivo servizio un governo autocratico, con
pieni poteri legislativi e decisionali, presidenzialista e libero da
contropoteri di controllo istituzionale.
Una controriforma che mette fine al bicameralismo
paritario, abolisce il Senato elettivo relegandolo a funzioni secondarie e
territoriali, sopprime il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro,
abolisce le province, aumenta le firme per la richiesta di un referendum
abrogativo, eccetera. A questo si aggiunge il tentativo della borghesia di
destra e di sinistra di attribuire ai martiri dell’antifascismo e ai caduti
della repubblichetta di Salò lo stesso riconoscimento di caduti per la libertà
del popolo: una vergogna e un’infamia senza fine.
Questo processo di trasformazione
reazionaria dello Stato e di ritorno a un governo forte coi pieni poteri - di
natura autoritaria e presidenzialista, garante degli affari degli industriali,
degli agrari, delle banche e della finanza, all’occorrente e in vari modi
repressivo dell’opposizione di piazza e delle istanze di bisogno e di giustizia
sociale provenienti dalle grandi masse, insomma il tentativo di ritorno a un
regime ultrareazionario ammantato di liberalismo, di democraticismo e di
costituzionalismo formale e persino voluto e garantito dalla falsa e
traditrice sinistra al governo - viene avanti più
spregiudicatamente dalla metà degli anni ‘70 del secolo scorso, ovvero da
quando, purtroppo, il proletariato italiano non ha saputo difendere
adeguatamente e allargare le conquiste sociali realizzate sino a quel momento.
Oggi siamo a un’accelerazione di quel processo
involutivo, di ritorno al passato e richiede una risposta della classe operaia
adeguata alla gravità delle misure reazionarie messe in atto dalla borghesia.
Occorre una mobilitazione popolare straordinaria nei luoghi di lavoro, nelle
piazze e nell’intera società civile per vincere la battaglia referendaria,
sconfiggere Renzi e la sua riforma costituzionale di stampo fascista.
Naturalmente al punto in cui è precipitata
la situazione istituzionale italiana la battaglia in atto per il NO richiede un
impegno straordinario. Bisogna alzare il livello dello scontro ideologico,
politico e della lotta di classe. Renzi e il gruppo dirigente del PD stanno
facendo una campagna pubblicitaria per il SI’ contro ogni verità e logica
storica dicendo persino che “i Partigiani avrebbero votato SI’” e che la
vittoria del NO “non rispetterebbe il lavoro del Parlamento”. Ma di quale
parlamento parlano lor signori, di quello che ha dato la fiducia a tre
presidenti del consiglio e tre governi non eletti dal popolo? Vergogna, avete
calpestato ogni forma di democrazia e di sovranità popolare! E’ invece vero che
questa controriforma è in continuità storica con la politica di tradimento
della classe operaia attuata dalla falsa sinistra italiana del Partito
Democratico della Sinistra, dell’alleanza dell’Ulivo e del Partito Democratico.
Renzi e il PD ogni giorno e per 24 ore fanno
scempio della televisione italiana, pagata dai cittadini, nel propagandare le
ragioni del SI’. Non si è mai visto un presidente del consiglio spendersi tanto
per sostenere lo smantellamento, per ora della seconda parte, della
Costituzione democratica e antifascista del 1948, utilizzare la televisione
pubblica a proprio piacimento. Col suo governo ha deciso di andare al voto
referendario all’ultima domenica prevista e con un quesito posto agli elettori
che favorisce sfacciatamente il SI’. Una scelta per prolungare al massimo la
sua propaganda per il SI’ nel tentativo di convincere la maggioranza del popolo
italiano e di non perire sotto una montagna di NO.
Ciò anche in riferimento alla circostanza
che le elezioni sono in vario modo condizionate e determinate dalla potente
macchina elettorale dei partiti borghesi, specialmente di quelli più grandi e
padronali del centrodestra, centro e centrosinistra, dalla forza economica
della propaganda elettorale e dall’attività interessata di tutte le
organizzazioni mafiose, mai estinte dallo Stato capitalistico dall’unità
d’Italia ad oggi.
Il Comitato Nazionale di Unità
Marxista-Leninista (CONUML) chiede, e sollecita tutte le forze del NO a
mobilitarsi concretamente con iniziative nei posti di lavoro e di piazza; esige
che la cosiddetta “par condicio” elettorale sia applicata sin da questo
momento, nel senso che le forze del NO e del SI’ abbiano pari possibilità di
accesso alla propaganda radio-televisiva pubblica e privata, perché non può
essere ulteriormente consentito a Matteo Renzi e al PD di occupare la radio e
la televisione, oltre che la carta stampata, a proprio piacimento per la
promozione del SI’.
Dobbiamo smascherare a fondo la propaganda
referendaria ingannevole secondo la quale con la riforma costituzionale
approvata dal parlamento si risparmiano notevoli risorse pubbliche. Noi
sosteniamo che i costi reali, e non gonfiati, della
democrazia e della sovranità popolare non possono essere toccati, ma debbono
avvenire attraverso la drastica abolizione dei privilegi degli eletti, come
stipendi e pensioni d’oro e agevolazioni d’ogni tipo, e non mediante
l’accentramento del potere e la soppressione dei diritti del senato della
Repubblica, le introdotte elezioni di secondo grado e persino il mancato
ricorso al voto popolare quando un governo eletto dal popolo decade, perché
diversamente si favorisce l’ascesa del fascismo e la liquidazione delle libertà
democratiche sancite dalla nostra Costituzione, ancorché di natura borghese,
proclamata il 1° gennaio 1948.
Per noi marxisti-leninisti, che pur
lottiamo tatticamente a fianco di una multiforme coalizione democratica e
progressiva per sconfiggere la controriforma renziana – criticando apertamente
le illusioni parlamentaristiche e la mancanza di una reale spinta alla
mobilitazione di massa contro le misure reazionarie - l’obiettivo finale
è la distruzione della società capitalistica e la costruzione di quella
socialista, è la rivoluzione e la conquista del potere politico per la classe
operaia e tutti gli oppressi e gli sfruttati, è la conquista della Democrazia
proletaria e l’instaurazione di una Costituzione socialista.
A partire da questo assunto di classe e
rivoluzionario riteniamo che quanto più la battaglia referendaria, nella quale
siamo impegnati, si svilupperà all’interno della lotta generale per la
sconfitta del capitalismo e il trionfo del socialismo, tanto più aumenterà la
possibilità di vittoria.
Il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista
in questa difficile battaglia referendaria per il NO alla controriforma
costituzionale chiama a raccolta, alla mobilitazione e alla lotta tutti i
sinceri e coerenti comunisti, assieme agli antifascisti e a tutte le forze
autenticamente rivoluzionarie e progressiste del nostro paese, per sconfiggere
i piani autoritari del grande capitale bancario e finanziario, per fermare
l’attacco alle conquiste democratiche vigenti, seppur borghesi, per
salvaguardare e onorare la memoria degli antifascisti e dei Partigiani che
morirono per la conquista di una vera libertà e democrazia.
Il NO può e deve vincere, ma occorre
liberare il movimento che lo sostiene dalle incrostazioni di moderatismo e di
perbenismo istituzionale che ne frenano lo slancio e l’incisività della lotta;
occorre il dispiegamento di tutte le sue energie rivoluzionarie con la
mobilitazione, gli scioperi generali e le manifestazioni di piazza. Questo è il
convincimento e l’azione coi quali il CONUML partecipa attivamente alla lotta
per la vittoria del NO domenica 4 dicembre prossimo.
Roma, 30 settembre 2016.
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato
d’Italia
Per contatti: conuml@libero.it
Visitate il nostro sito: www.conuml.weebly.com
“NOI
SIAMO NESSUNO”, UN MOVIMENTO DALLA SIMBOLOGIA FASCISTA E DALLA CULTURA DI
DESTRA E POPULISTA: L’IDENTITARISMO!
E’
un movimento che può essere collocato nell’arcipelago dell’estrema destra
italiana, dove troviamo Casa Pound, Aurora Boreale e altre associazioni del
genere. Riteniamo che la simbologia fascista e i riferimenti culturali di
destra lo pongano fuori dalla Costituzione repubblicana e antifascista e le
istituzioni “democratiche” dovrebbero vietare tali forme politiche associative.
Il P.C.I.M-L. fa appello all’intellettualità d’avanguardia e alla gioventù
studentesca e operaia comunista e progressista per diffondere i valori
dell’antifascismo militante e isolare questi movimenti.
Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista,
che affonda le proprie radici nel marxismo-leninismo e nei valori politici e
storici dell’antifascismo militante, è seriamente preoccupato per il sorgere e
diffondersi in Italia di movimenti dell’estrema destra, che potrebbero
ricondurre l’Italia alle tragedie del fascismo del secolo scorso. Nelle ultime
settimane tra questi movimenti ne è sorto un altro, che si è dato il nome di
“Noi siamo nessuno”. E’ un movimento che svolge attività nel sociale senza una
chiara denominazione, forse per nascondere la sua vera identità ideologica e
politica, per cui si nasconde dietro l’anonimato di Ulisse, “Nessuno”, che il
condottiero ellenico utilizzò per salvare se stesso e i suoi compagni dal
ciclope Polifemo nell’Odissea, il poema greco di Omero. E’ indubbio che si
tratta di un movimento trasversale, fatto di diverse sensibilità ideologiche,
culturali e politiche, certamente vi sono anche giovani dalle idee non
chiaramente fasciste e reazionarie di destra, però, da quello che sino ad oggi
si riesce a capire, l’organizzazione opera sotto spinte e obiettivi di estrema
destra.
La natura trasversale e non ideologicamente
ben definita del movimento, di conseguenza politicamente populista e
qualunquista, può trarre in inganno molti giovani e anche i più adulti, che
attratti dal protagonismo e dall’esaltazione individuale di taluni, dalla
gestualità di destra, dalla strumentalizzazione di gravi problemi sociali, dai
pesanti disagi della vita quotidiana a cui sono sottoposti principalmente i
giovani, privi di una prospettiva certa di vita dignitosa nell’odierna
sciagurata società capitalistica, dalla diffusione di culture e idee
filosofiche idealiste e irrazionali e dal fanatismo della gestualità fascista
potrebbero ingenuamente e inavvertitamente aderire a un movimento che, rispetto
alla natura antifascista della nostra Repubblica, desta molte e serie
preoccupazioni. Neppure sappiamo a livello nazionale e internazionale chi tira
le fila di simili movimenti e per quali strategie e finalità politiche.
Intanto, i mali della storia dell’umanità
vanno prevenuti prima che sia troppo tardi e si arrivi a nuove tragedie, come
quelle del fascismo e del nazismo, e prima che si verifichino gli stermini e i
circa 60 milioni di morti che ha causato la seconda guerra mondiale, di cui 27
milioni di soli sovietici. Abbiamo appreso che all’interno del movimento “Noi
siamo nessuno” circolano e si dibattono idee filosofiche dell’identitarismo,
che conducono alle identità di destra del nazionalismo, opposto a patriottismo,
dell’antisemitismo, dell’etnocentrismo, del potere bianco o supremazia bianca
sulle altre razze umane, eccetera.
L’identitarismo è una cultura che
attribuisce cittadinanza e validità a tutte le identità filosofiche,
generalmente idealistiche, culturali, comportamentali e territoriali generando,
così, qualunquismo e irrazionalità nelle scelte, negando la legge razionale
degli opposti, cioè il positivo e il negativo, il male da combattere e il bene
da difendere e affermare. Dunque, l’identitarismo di tutto e tutti nei diversi
ambiti della vita sociale e intellettuale genera quel qualunquismo e populismo
che portò le masse popolari ad acclamare il fascismo e il nazismo, con tutte le
conseguenze nefaste che ne derivarono all’umanità intera. Ciò quando, invece,
le ideologie, le culture e i poteri politici violenti e repressivi esistenti
nel confronto intellettuale e nella vita sociale vanno isolati, combattuti e
sconfitti, prima che arrechino danni irreparabili alla convivenza civile dei
popoli.
Il movimento “Noi siamo nessuno” si avvale
di una simbologia riconducibile all’estrema destra e al fascismo. Non
dimentichiamo l’esibizione, da parte di componenti del movimento, del saluto
fascista nell’estate 2014 davanti al bar La Lucciola a Forio durante la
manifestazione per la riapertura e in sicurezza della spiaggia libera di Cava
dell’Isola, oppure l’atteggiamento provocatorio e offensivo tenuto a Ischia
Porto nel corso della manifestazione sui trasporti del mese di novembre dello
stesso anno. Simboli di estrema destra campeggiano in bella vista sulla
locandina di presentazione della propria iniziativa che si è svolta a Forio
venerdì 7 marzo 2015, dove si esibiscono soldati guerrieri muniti di elmi,
spade, lance e scudi e un logo con tanto di colonna dorica, sovrastata da
capitello e circondata da una corona, un’immagine di evidente riferimento alla
romanità fascista di mussoliniana memoria, che si rifaceva, appunto, al saluto
e all’architettura dell’antica Roma.
Abbiamo letto sulla stampa che
all’iniziativa del 7 marzo 2015 a Forio avrebbe dovuto partecipare una folta
delegazione di simpatizzanti del movimento proveniente da Napoli, ma che le
pessime condizioni del mare non avrebbero consentito al grosso dei partecipanti
di giungere a Ischia. Ora noi ci chiediamo, e pensiamo che debbano chiederselo
tutte le forze politiche e sociali antifasciste, democratiche e progressiste,
questi simpatizzanti e sostenitori napoletani del movimento “Noi siamo nessuno”
a quali gruppi o associazioni appartengono e quali sono le loro ambizioni
ideologiche, politiche e sociali? Insomma, cosa e chi c’è dietro al movimento
“Noi siamo nessuno”? Per l’Italia democratica e antifascista, reduce dalla
tragedia del fascismo e del nazismo, la chiarezza è d’obbligo!
Riteniamo che, a livello locale e nazionale,
forme associative del genere rappresentino un pericolo per la convivenza
pacifica, civile e democratica del popolo italiano e che siano chiaramente
fuori dai principi democratici e antifascisti della nostra Costituzione, seppur
di natura borghese. Per tanto il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
rivolge un sentito appello a tutti i democratici, antifascisti e progressisti,
all’intellettualità d’avanguardia, alla gioventù studentesca e operaia
comunista e progressista, alla classe lavoratrice operaia e intellettiva e a
tutti coloro che hanno vissuto o meno la sciagura del fascismo e del nazismo a
vigilare, isolare e sconfiggere sul nascere, sul terreno filosofico,
ideologico, culturale e politico, movimenti sia politici che sociali di dubbia
identità democratica e antifascista, come quello “Noi siamo nessuno”, che
possono ricondurre il nostro paese alle tragedie del passato, sotto qualsiasi
spoglia dovessero presentarsi e imporsi oggi.
Forio, 12 marzo 2015.
L’Ufficio Politico
del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
20
anni sulla via della Lotta e dell’Unità per la Rivoluzione e il Socialismo
DICHIARAZIONE
DEL XX PLENUM DELLA CIPOML
I - La sessione plenaria della Conferenza Internazionale di Partiti e
Organizzazioni Marxisti-Leninisti
(CIPOML) si è svolta in Turchia in occasione del suo XX anniversario, per
discutere importanti questioni relative alla situazione internazionale, al
lavoro politico, ai fronti popolari, agli orientamenti e all’attività da
portare avanti con le donne lavoratrici e comuniste nei rispettivi paesi. La
riunione ha messo in risalto l’impegno di continuare la lotta contro il
capitalismo, l'imperialismo e la borghesia internazionale e ha preso decisioni
sul momento attuale della lotta di classe nel mondo e sui compiti della classe
operaia. Il plenum della CIPOML denuncia ogni forma di ingiustizia, la
diminuzione e il congelamento dei salari, la politica dei monopoli imperialisti
e dei loro governi, l’accumulazione di capitale sulla base dell’imposizione di
maggiori tasse ai lavoratori e dell’aumento dei prezzi di beni e servizi,
politiche che provocano la ribellione e le lotte della classe operaia e dei
popoli.
II I difensori del sistema capitalista-imperialista hanno lanciato l'idea
che era possibile un mondo democratico, prospero, senza crisi né guerre. Hanno
affermato che il capitalismo era l'unico modo per ottenere gli obiettivi e le
aspirazioni dei popoli. Tuttavia, i fatti incontestabili dimostrano, una volta
di più, che il capitalismo non può offrire alcun futuro migliore alla classe
operaia, ai lavoratori ed ai popoli. Le forze produttive, la produzione
industriale ed i servizi si sviluppano incessantemente. Ma lo sviluppo di
queste forze produttive non può più essere contenuto nell’ambito dei rapporti
di produzione capitalisti. Attualmente, il livello della contraddizione tra il
carattere sociale del processo di produzione e la proprietà capitalistica dei
mezzi di produzione supera tutti gli esempi precedenti della storia. Il
capitale finanziario che impone parassitismo e corruzione, che causa
superprofitti nelle metropoli capitaliste, si è sviluppato ed esteso fino negli
angoli più reconditi del mondo.
L’esternalizzazione e la frammentazione nel tempo e nei luoghi dei processi
lavorativi, la giornata flessibile di lavoro, si sono generalizzati. Allo
stesso tempo, si sono imposti la disorganizzazione, i bassi salari, condizioni
bestiali di lavoro; la disoccupazione ed i licenziamenti aumentano, così come
aumenta lo sfruttamento capitalista. L'intensificazione dello sfruttamento e la
crescita dei profitti del capitale monopolistico, il peggioramento delle
condizioni di lavoro e di sussistenza, sono il fattore principale della
polarizzazione tra il lavoro ed il capitale. Lo sviluppo del capitalismo
significa povertà nella ricchezza ed aumento della disuguaglianza nella
distribuzione. L'impoverimento e la miseria si estendono. Perfino nei paesi
capitalisti sviluppati d'Europa, aumenta il numero di famiglie senza casa,
cresce l’indigenza, la ricerca di resti alimentari nell’immondizia si diffonde,
diventando una cosa abituale. La fame si è estesa in altri luoghi, aldilà delle
regioni della siccità endemica e della fame nera in Africa. A causa del
capitalismo, si incrementa la devastazione e lo sfruttamento dell'ambiente
naturale, al punto di essere un problema di tale gravità che non si può più
ritardare ad affrontare. L'erosione della terra, l'inquinamento dell'acqua e
dell'aria, la distruzione della natura per la ricerca sfrenata dei profitti,
sono giunti ad un livello elevato ed hanno determinato cambiamenti climatici
che minacciano il futuro degli esseri umani e delle altre specie viventi. Le
contraddizioni e la concorrenza interimperialisti, implicano una
riconfigurazione delle alleanze economiche e commerciali che costituiscono una
nuova offensiva contro il livello di vita dei lavoratori e dei popoli. Accordi
come il blocco Asia-Pacifico, i BRICS, sotto la leadership della Cina e della
Russia, il Trattato di Libero Commercio tra gli Stati Uniti d’America e
l'Unione Europea, si iscrivono nello sforzo degli imperialisti e dei governi
borghesi di cercare nuove aree di influenza per i loro capitali e di sfruttare
ancor più la classe operaia ed aumentare l'oppressione sui popoli. La crisi
capitalista che è scoppiata nel 2008, con epicentro negli USA, ha colpito tutti
i paesi, distruggendo forze produttive. I paesi imperialisti e capitalisti
hanno iniziato, tramite i loro governi, una politica di salvataggio delle
imprese, utilizzando a tal fine un fiume di miliardi di dollari e di euro.
Questi fondi sono stati presi dai bilanci pubblici e dai lavoratori e dai
popoli attraverso le tasse, hanno provocato la riduzione dei salari,
disoccupazione e tagli ai servizi sociali, tra le altre misure; con ciò la
borghesia ha mostrato una volta di più il suo atteggiamento ostile e di
disprezzo verso le classi lavoratrici. In vari paesi, più di 10 milioni di
operai sono stati gettati nella disoccupazione, sono stati diminuiti fino ad un
terzo i salari, le pensioni di anzianità sono state ridotte drasticamente.
Quanto detto dimostra che il capitalismo non ha alcuna coscienza umana. Mentre
aumenta la concentrazione del capitale, tutto il peso della crisi ricade sugli
operai ed i popoli oppressi, con gravissimi risultati, particolarmente tra i
disoccupati, i giovani e le donne.
III
Le economie degli USA e di alcuni paesi dell'Europa, nei quali era iniziato
un processo di relativa ripresa e rianimazione a partire dal 2009 non sono
riusciti a mantenerlo; ora emergono segni di una nuova crisi. I debiti
contratti per dagli Stati per portare a termine il salvataggio di aziende nel
2008, costituiscono un pesante fardello per le economie dei paesi capitalisti.
Ad eccezione della Cina, tutti i paesi sono indebitati. Attualmente, si osserva
una discesa nei tassi di crescita e anche indicatori di recessione. Nelle
economie di alcuni paesi si evidenzia una crescita negativa. Le cifre della
disoccupazione e della povertà sono allarmanti. Secondo i dati dell'Organizzazione
Internazionale del Lavoro, nel mondo ci sono 202 milioni di disoccupati. I
tassi di povertà dell'anno 2013, mostrano l'esistenza di 1 miliardo di persone
i cui redditi giornalieri sono inferiori a 1 dollaro,mentre 2,8 miliardi di
persone hanno redditi giornalieri inferiori a 2 dollari. 448 milioni di bambini
sono sottoalimentati; ogni anno milioni di bambini muoiono per malattie di cui
si ha a disposizione la cura. L'emigrazione ha raggiunto un livello senza
precedenti. Con la speranza di raggiungere i paesi sviluppati, di avere una
vita migliore, un lavoro con cui guadagnarsi l’esistenza, milioni di persone
emigrano dai paesi dipendenti, dove c’è la miseria causata dalla rapina
imperialista e dove perdurano guerre regionali. Un gran numero di queste persone
(donne e bambini tra di loro), muore prima di arrivare a destinazione. Quelli
che riescono ad arrivare, divengono vittime della discriminazione, di assalti
razzisti e xenofobi, di condizioni di lavoro più precarie e con i salari più
bassi.
IV
Le contraddizioni tra gli imperialisti si acutizzano e la disputa
interimperialista cresce. Le affermazioni di coloro che sostengono "la
globalizzazione", manipolando lo sviluppo della tendenza all'integrazione
dell'economia mondiale, affermano che “ormai non esiste più il vecchio
imperialismo" che "l'analisi sull’imperialismo è obsoleta,
superata". Tutto ciò non è altro che la propaganda degli stessi
imperialisti. L'egemonia del capitale finanziario, le cui reti continuano a
estendersi in tutto il mondo, le speculazioni finanziarie con il proposito
della rapina monopolista, che includono il massimo utilizzo delle risorse
statali, sono reali e la loro esistenza non ha bisogno di prove. Da un lato, il
numero di miliardari aumenta ogni giorno, e la stessa cosa succede coi profitti
da investimento dei monopoli e delle banche. All’altro lato, le masse operaie e
lavoratrici crescono in maniera incessante, ma le loro condizioni di lavoro
peggiorano e la loro miseria si approfondisce. Anche questi sono fatti reali,
che non richiedono prove. Continuano le guerre regionali e gli interventi
imperialisti; la contraddizioni e la lotta per l’egemonia tra gli Stati
imperialisti si acutizzano. Non si può certo dire che gli Stati borghesi
reazionari e imperialisti agiscano solo fuori dai loro paesi, solo
nell'espansionismo, senza che interessi loro il consolidamento del loro
"fronte interno"; l’espansione dell’imperialismo si realizza anche
con lo sfruttamento della classe operaia del proprio paese. Dopo la sconfitta
del movimento operaio e la sparizione del socialismo, il mondo si è trasformato
in un spazio di relazioni politiche borghesi, un mondo completamente
reazionario. Le normative del cosiddetto "Stato sociale" sono state
considerate inutili ed in modo accelerato sono state applicate le misure
"neoliberiste". La borghesia, con la sua vittoria sul movimento
operaio e la disorganizzazione dello stesso, ha portato avanti un'offensiva
sempre più reazionaria in tutti i paesi. La democrazia borghese, la cui
ipocrisia e formalismo sono indiscutibili sul tema dell'uguaglianza e della
libertà, diviene sempre più retrograda con il "processo
neoliberista". La reazione attacca tutti gli spazi ideologici, politici,
culturali, morali e giudiziari. La crescita del conservatorismo, assieme ai "valori"
medievali, è la caratteristica determinante dello sviluppo attuale.
Organizzazioni come Al Qaeda e lo Stato Islamico, potenziate in queste
circostanze, si sono trasformate in strumenti utili della borghesia
internazionale e dell'imperialismo. L'imperialismo ed il capitale finanziario
appoggiano la reazione, particolarmente quella medievale, e la convertono in
base fondamentale della loro egemonia. Perfino nei paesi capitalisti dove la
democrazia borghese è relativamente avanzata, emergono tendenze fasciste e lo
Stato di polizia. Negli ultimi tempi, una lezione viene dagli avvenimenti
successi in Ucraina che mettono in luce i limiti della democrazia borghese. In
Ucraina, centro di conflitti tra potenze imperialiste, i paesi capitalisti
sviluppati che si considerano la "culla della democrazia avanzata",
non hanno ritegno nell’appoggiare apertamente forze neonaziste e fasciste.
V
La lotta dei lavoratori e dei popoli costituisce l’altra faccia della
medaglia. La rabbia e il malcontento, accumulati a causa della brutalità
dell'offensiva economica e sociale della reazione monopolista, hanno provocato
sollevazioni popolari e lotte massicce. Gli ultimi anni sono pieni di esempi di
movimenti popolari sorti come risposta di fronte all'offensiva dalla reazione, della
borghesia internazionale e dell'imperialismo. Queste mobilitazioni popolari,
gli scioperi e le grandi proteste, le sollevazioni e le ribellioni, benché non
siano ancora riusciti a minare la reazione borghese, hanno una prospettiva di
sviluppo nel futuro immediato. Nel Medio Oriente, diviso in frontiere
artificiali dall’imperialismo e dai suoi alleati, che non riconoscono il
diritto di autodeterminazione dei popoli, si sta disintegrando lo "status
quo” fissato cento anni fa. La Siria, un paese che ha perso la sua integrità
territoriale, cerca il suo futuro con la fine della guerra civile. È evidente
che l’Iraq, un paese che non è arrivato mai ad essere fermamente organizzato e
integrato, sotto l’influsso della guerra civile siriana, non potrà continuare
come fino ad oggi. Il futuro di questo paese, sarà determinato dalla lotta dei
popoli iracheni di tutte le nazionalità e credenza, che sono stati trascinati
in conflitti e divisioni settoriali ed etniche. Il futuro dell'Egitto è legato
al risultato della lotta tra il popolo e la reazione nazionale ed
internazionale. Il popolo curdo ha compiuto passi importanti per determinare il
proprio futuro, stabilendo mandati democratici in tre cantoni; unendosi con le
nazionalità della Rojava (Kurdistan occidentale). Davanti all'offensiva
sionista israeliana, prosegue la lotta del popolo palestinese per
l'autodeterminazione e per organizzarsi come Stato. Gli scioperi e proteste in
Spagna, Sudafrica, Portogallo, Belgio, Italia e Francia, sono apparsi come
soggetti nuovi e dinamici della lotta. In Tunisia, la lotta per i diritti e le
libertà cresce e il Fronte Popolare si rafforza. Il popolo del Burkina Faso
porta avanti una lotta rivoluzionaria per prendere nelle sue mani il futuro,
sconfiggendo una dittatura dopo un'altra. Nei paesi arabi del Medio Oriente e
dell’Africa del Nord, i popoli lottano contro la reazione religiosa ed i
governi alleati dell'imperialismo. In Turchia, la resistenza di Gezi a giugno
in piazza Taksim, in Brasile le proteste contro l'aumento delle tariffe, in
Cile le manifestazioni studentesche, hanno aumentato la fiducia in sé stessi
dei giovani che rivendicano democrazia e libertà. Le lotte suscitate in America
Latina, particolarmente in Messico, Ecuador, Repubblica Dominicana, si
irrobustiscono. Nelle resistenze e nelle mobilitazioni popolari che si
producono in questi paesi, risalta la massiccia partecipazione e l'attitudine
alla resistenza delle lavoratrici. Questa situazione segnala anche
concretamente il ruolo determinante delle donne nell'avanzamento della lotta
della classe operaia e dei popoli.
VI
È evidente che queste mobilitazioni, resistenze e scioperi, sono una fonte
di speranza nella lotta della classe operaia e dei popoli. Tuttavia, le
massicce mobilitazioni degli operai e dei popoli, soffrono anche la debolezza
della mancanza di organizzazione e di coscienza, del livello dell'avanguardia e
della partecipazione della classe operaia come classe indipendente. Le
mobilitazioni popolari degli ultimi anni mostrano che ancora non abbiamo superato
la disorganizzazione causata dalla sconfitta subita dalla classe operaia. Il
nostro compito immediato e concreto è cambiare questa situazione. Non potranno
avere un successo definitivo le mobilitazioni disorganizzate, prive di un
programma rivoluzionario con le sue rivendicazioni indipendenti, anche se
possono ottenere alcuni risultati sulla reazione borghese. Su questo tema la
responsabilità appartiene ai nostri Partiti e alle nostre organizzazioni.
Moltiplicarci in mezzo agli operai e ai lavoratori, fare nostre le giuste
rivendicazioni immediate democratiche ed economiche e legare la lotta alla
vittoria della rivoluzione e del socialismo, è l'unica via. Le condizioni
preliminari per il socialismo sono più mature che mai, e senza dubbio obbligano
in maniera indiscutibile all'unità e all’organizzazione della classe operaia e
dei lavoratori.
VII
Oggi, come ieri, la rivoluzione richiede alleanze strategiche. Alleanze di
classe costruite nell'azione che rispondano alle necessità politiche e pratiche
della lotta, con forme diverse. La classe operaia, i lavoratori ed i popoli
oppressi, avanzano nelle loro lotte per respingere gli attacchi costruendo
alleanze parziali e temporanee. E’ fondamentale creare queste alleanze attorno
a programmi di lotta che includano rivendicazioni concrete ed urgenti della
classe operaia e dei popoli oppressi. Il compito attuale di conquistare unità,
alleanze, di costruire Fronti popolari, è ineluttabile, come lo furono i fronte
unitari contro il fascismo nel passato. Ciò è importante soprattutto per
aumentare la potenza politica ed ideologica della classe operaia e dei nostri
Partiti, per creare e sviluppare le organizzazioni popolari che facciano
avanzare il carro della storia.
VIII
Vi sono paesi dove ideologi e portavoce di partiti e organizzazioni
opportunisti e revisionisti inventano ogni giorno "nuove" idee e
proclami e tentano di tergiversare la lotta di classe. In Brasile, il governo
della socialdemocrazia, in Spagna “Podemos”, in Grecia "il sinistrismo” di
Syriza, etc. sono esempi attuali. D'altra parte, i governi ”progressisti"
si deteriorano, cominciano a perdere terreno e prestigio in America Latina.
Ancora una volta gli avvenimenti dimostrano che il riformismo ed il liberalismo
non hanno niente da offrire alla classe operaia e ai popoli. Un'altra
mistificazione è il presunto progressismo dell'imperialismo russo e di quello
cinese di fronte all'imperialismo statunitense ed i suoi alleati occidentali;
il che è senza fondamento, poiché le loro dispute corrispondono alla conservazione
ed affermazione dei loro interessi. Ciò non è altro che abbellimento della
reazione borghese e del capitalismo imperialista.
IX
Gli avvenimenti attuali confermano che la lotta di classe è il motore della
storia, che la classe operaia è la forza fondamentale e di avanguardia della
rivoluzione e del socialismo. Con questa certezza, chiamiamo i lavoratori e i
popoli di tutti i paesi, i giovani, le donne, gli uomini di scienza e gli
intellettuali progressisti del mondo intero, ad unirsi e elevare la lotta
contro la borghesia internazionale, la reazione e l'imperialismo. In questo
processo, la Conferenza di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti assumerà
tutte le responsabilità e svolgerà i compiti necessari.
Turchia,
novembre 2014.
Partito
Comunista del BeninPartito Comunista Rivoluzionario del Brasile
Partito
Comunista Rivoluzionario Voltaico (Burkina Faso)
Partito
Comunista di Colombia (Marxista-Leninista)
Partito
Comunista degli Operai di Danimarca
Partito
Comunista del Lavoro della Repubblica Dominicana
Partito
Comunista Marxista Leninista dell’Ecuador
Partito
Comunista degli Operai di Francia
Organizzazione
per la costruzione del Partito Comunista degli Operai di Germania
Organizzazione
per la riorganizzazione del Partito Comunista di Grecia
Organizzazione
Democrazia Rivoluzionaria d’India
Partito
del Lavoro (Toufan) d'Iran
Piattaforma
Comunista (Italia)
Via
Democratica del Marocco
Partito
Comunista (marxista-leninista) del Messico
Fronte
dei Lavoratori del Pakistan
NEL 97° ANNIVERSARIO DELLA GLORIOSA E IMPERITURA
RIVOLUZIONE SOCIALISTA D’OTTOBRE IL PROLETARIATO
ITALIANO E DEGLI ALTRI PAESI AVANZI DECISO SULLA
STRADA DELLA PROSSIMA ONDATA DELLE RIVOLUZIONI
PROLETARIE PER LA CONQUISTA DEL SOCIALISMO !
Prepariamoci al centenario di quel memorabile evento,
1917 – 7 novembre - 2017, che per la prima volta nella storia dell’umanità
spezzò le catene della schiavitù del lavoro, nel nome dell’unità rivoluzionaria
dei marxisti-leninisti e della fedeltà al pensiero e l’opera dei nostri grandi
Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin. Noi siamo
convinti che nel 2017, se non prima, l’esplosione della nuova ondata delle
rivoluzioni proletarie socialiste sarà molto più vicina di oggi e di quanto i
nostri nemici di classe possano pensare. Oggi come nel 1917 indichiamo e
dichiariamo l’attualità e l’urgenza della Rivoluzione Proletaria
Socialista per cambiare veramente e radicalmente il mondo in cui viviamo.
L’analisi
materialistica della storia dell’umanità ci consente di affermare, con certezza
scientifica, che le esperienze di lotta di classe e rivoluzionarie del
proletariato del mondo, dalle prime resistenze, ribellioni e lotte eroiche
degli schiavi sotto l’impero romano, alla Comune di Parigi del 1871, alle
rivoluzioni russe del 1905, febbraio e 7 novembre 1917, non appartengono al
passato e non sono da relegare nel museo della storia, ma che esse sono vive e
di estrema attualità, perché non sono ancora scomparse le classi sociali e con
esse lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la schiavitù del lavoro, le
disuguaglianze sociali, la miseria e le inquietudini esistenziali delle masse
lavoratrici e popolari.
Dagli albori
dell’umanità ad oggi il progresso civile e sociale dei popoli e il
miglioramento delle condizioni di vita degli sfruttati sono avanzati solo e
sempre sulle gambe della lotta di classe dei lavoratori e delle rivoluzioni
proletarie. Gli insegnamenti di questo gigantesco patrimonio di lotte, con
tutte le sofferenze, gli eroismi e la perdita di vite umane che ha comportato,
sono più che mai vivi e di estrema attualità, dal momento che persiste sul
pianeta il giogo asfissiante del capitalismo e dell’imperialismo, dominio che
sarà spezzato dalla nuova ondata delle rivoluzioni proletarie per aprire la
strada prima alla società socialista e poi a quella comunista.
Dunque, noi
marxisti-leninisti, la classe operaia emancipata, gli intellettuali
d’avanguardia e l’intero mondo sinceramente progressista oggi non festeggiamo
semplicemente la gloriosa e immortale Rivoluzione Socialista d’Ottobre, ma la
ricordiamo a noi stessi e alle nuove generazioni con entusiasmo combattente, e
ne proclamiamo la necessità alle nuove leve marxiste-leniniste come unico e
assoluto rimedio a tutti i mali derivanti dal dominio economico, militare,
culturale, sociale, politico e religioso della classe capitalistica. La sua
ricorrenza ci sprona a serrare le fila degli autentici rivoluzionari, a
costruire l’unità di tutti i rivoluzionari che lottano per il socialismo e a
prepararci per il momento in cui sarà matura la conquista del potere politico
della classe lavoratrice.
L’intero cammino della
storia umana ci insegna, e il marxismo-leninismo ce lo dimostra
scientificamente, che quando un ordine sociale è di ostacolo all’ulteriore
sviluppo delle forze produttive, come lo furono il sistema schiavistico, quello
feudale e oggi quello capitalistico, significa che è gravido di una rivoluzione
che inevitabilmente lo abbatterà, così il socialismo subentrerà all’agonizzante
capitalismo. Attualmente nonostante che i popoli, specialmente quelli
dell’Africa, dell’America Latina e dell’area centrale euroasiatica soffrano la
fame e abbiano bisogno di prodotti agricoli e industriali, sul pianeta miliardi
di lavoratori non trovano lavoro e non producono a causa della proprietà
privata dei mezzi di produzione, dell’attività economica fondata sullo
sfruttamento del lavoro altrui, dell’accumulo del profitto padronale e
dell’accentramento e disponibilità della ricchezza immobiliare e finanziaria
nelle mani di pochi capitalisti parassiti.
L'inumano sistema
capitalistico, con la sua espansione imperialistica, è destinato a crepare,
così come ha fatto, e fa, crepare quotidianamente, per fame, malattie, mancanza
di assistenza e disperazione, masse enormi di sfruttati. La crisi economica
capitalistica di sovrapproduzione di merci e capitali – con la conseguenza che
mentre i depositi aziendali sono pieni di merci, i lavoratori non possono
acquistarle per mancanza di soldi, così come, mentre i forzieri dei capitalisti
sono colmi di oro e titoli monetari e finanziari, tante aziende chiudono per
mancanza di crediti bancari – è la più organica e profonda dell’era moderna [la
disoccupazione reale ha raggiunto una consistenza impressionante e i giovani
sono condannati a non trovare lavoro per tutta la vita!], il feticcio del
mercato borsistico può crollare irrimediabilmente e il ricorso alla guerra
delle potenze imperialistiche, con alla testa quelle statunitense ed europea
insieme al braccio armato della Nato, non servirà a salvare l’infame sistema di
sfruttamento capitalistico.
Questo turpe sistema di
sfruttamento e di sottomissione del proletariato e dei popoli agli interessi
del capitale oramai marcia verso il suo ineluttabile declino, collasso e
implosione finale e quanto più si avvicina alla fine la sua perversione
repressiva e distruttiva diventa sempre più crudele e annientatrice dei valori
di umanità e di civiltà. La classe lavoratrice, con in testa i sinceri e
coerenti comunisti, deve vigilare e agire affinché l’imperialismo nell’estremo
tentativo di sopravvivenza non trascini l’umanità in una guerra di distruzione
di massa, e potrà farlo e risultare vittoriosa unicamente se riuscirà a
trasformare la guerra imperialistica in rivoluzione proletaria per la conquista
del proprio potere politico. Dobbiamo essere pure consapevoli che, più a lungo
durerà l’agonia del capitalismo, sempre più difficili diventeranno le
condizioni di vita delle masse lavoratrici e maggiori disastri ambientali
verranno causati. Di qui l’urgenza e l’impegno rivoluzionario di farla finita
col capitalismo quanto più presto sarà possibile.
Ma il capitalismo e la
sua espansione imperialistica, nonostante l’aggravarsi progressivo della crisi,
non moriranno da soli e non imploderanno da sé: occorrerà la volontà soggettiva
della classe lavoratrice – cioè la classe degli sfruttati e affamati dal
capitale, che da classe in sé deve emanciparsi in classe per sé, come diceva e
scriveva Marx - e la rottura rivoluzionaria della situazione presente. Per fare
ciò occorre la presenza e l’azione di un forte Partito Comunista di natura
bolscevica, ovvero leninista e stalinista, a cui stanno lavorando uniti il
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e Piattaforma Comunista, che
operano unitariamente all’interno del Comitato Nazionale di Unità
Marxista-Leninista (CO.N.U.M-L).
Il Conuml è nato e
lavora per unire tutti i sinceri e coerenti comunisti italiani, cioè
marxisti-leninisti, all’interno di un unico partito comunista marxista-leninista
del proletariato italiano. Il Conuml svolge l’importante funzione politica e
rivoluzionaria di salvaguardia del patrimonio ideale e di lotta del
proletariato italiano e di favorire l’unità di tutti i sinceri
marxisti-leninisti orientandoli verso il comune obiettivo della
rivoluzione proletaria e della conquista del socialismo lungo la strada che
condurrà all’edificazione della società comunista, attraverso la dittatura del
proletariato, la proprietà collettiva dei mezzi di produzione e la scomparsa di
ogni forma di sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Il processo di
emancipazione rivoluzionaria dei popoli - dopo la dolorosa sconfitta
dell’Unione Sovietica e dell’intero mondo socialista costruito nel ventesimo
secolo, ad opera scellerata di trotskisti, revisionisti e opportunisti
mascherati e sopravvissuti all’interno dei partiti comunisti e che la lotta di
classe durante la costruzione del socialismo non era ancora riuscita a
smascherare e debellare senza pietà - oggi non può che partire dalla lotta e
dalla sconfitta della congerie trotskista, revisionista, opportunista,
estremista, movimentista e pacifista, che disgraziatamente permea e condiziona
ancora la classe lavoratrice operaia e intellettuale dei vari paesi.
Senza battere queste forze, infiltrate dall’imperialismo, dal capitalismo e dal
potere temporale delle chiese, che inquinano e deviano la natura di classe e
rivoluzionaria della lotta proletaria, non sarebbe neppure possibile la
vittoria della rivoluzione socialista e della costruzione della società
socialista.
Il Conuml è
radicalmente impegnato sul fronte dell’unità dei sinceri comunisti italiani e
di smascheramento ideologico e politico dei nemici del socialismo presenti nel
movimento operaio e comunista nazionale e internazionale. L’appello che il
Comitato Nazionale per l'Unità Marxista-Leninista rivolge alle coerenti
organizzazioni e gruppi marxisti-leninisti italiani è quello di entrare a far
parte del Comitato per combattere uniti i nemici del socialismo, per unire le
forze e per avanzare insieme sulla via della rivoluzione socialista, anche
perché il nemico di classe da affrontare, decimare e sconfiggere è molto
agguerrito e fortificato.
Il Conuml ha per tempo
rivolto un appello a tutte le organizzazioni e gruppi italiani che si
definiscono marxisti-leninisti per organizzare unitariamente la ricorrenza del
97° anniversario della gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre, ma nessuno ha
risposto: triste segno della scarsa conoscenza degli insegnamenti teorici,
ideologici, politici, strategici e tattici della dottrina del
marxismo-leninismo, del perdurare del settarismo e dell’opportunismo, di
meschini interessi di gruppo, e avvilente preludio di complicità ideali,
culturali e politiche col nemico di classe.
Per quanto potenti
possano essere ancora il capitalismo e l’imperialismo - coi loro governi,
partiti borghesi e sindacati di regime asserviti, che in Italia vanno da Forza
Italia al Partito Democratico, da Renzi a Berlusconi, dai vertici
collaborazionisti di Cgil-Cisl-Uil-Ugl alla presenza e dominio del potere
temporale della Chiesa, coi loro arsenali di guerra, eserciti e polizie
nazionali e internazionali schierati a difesa - prima o poi la classe operaia e
le altre avanguardie rivoluzionarie organizzate, guidate dal Partito comunista
marxista-leninista sull’esempio glorioso del Grande Ottobre, li seppellirà per
sempre e sulle loro rovine germoglierà la nuova e superiore civiltà prima
socialista e poi comunista, fondata sull’uguaglianza, l’altruismo e la
fratellanza proletaria.
Il comunismo come sino
ad oggi non è stato mai edificato così non è mai morto, come cercano di far
credere i pennivendoli della cultura, dell’arte e dell’informazione foraggiati
dal capitale. Al contrario, dopo oltre 5000 anni di schiavitù e di sfruttamento
del regime padronale oggi più che mai si avverte il bisogno di comunismo e
allora in questo giorno di esaltante ricorrenza rivolgiamo un appello a tutti i
proletari del braccio e dell’intelletto d’Italia affinché si uniscano al nostro
impegno per la Rivoluzione Proletaria e il Socialismo.
- VIVA LA GRANDE E GLORIOSA RIVOLUZIONE SOCIALISTA
D’OTTOBRE!
- VIVA LA PIENA ATTUALITA’ E L’URGENZA DELLA
RIVOLUZIONE PROLETARIA SOCIALISTA IN ITALIA E IN TUTTI I PAESI DELLA TERRA!
- VIVA LA LOTTA DI CLASSE E RIVOLUZIONARIA DEL
PROLETARIATO ITALIANO CONTRO IL CAPITALISMO E L’IMPERIALISMO, PER LA
RIVOLUZIONE PROLETARIA E LA COSTRUZIONE DEL SOCIALISMO NEL NOSTRO PAESE!
- VIVA LA LOTTA DI CLASSE E RIVOLUZIONARIA CONTRO IL
TROTSKISMO, IL REVISIONISMO, L’OPPORTUNISMO, L’ESTREMISMO E IL MOVIMENTISMO,
POSIZIONI POLITICHE CONNIVENTI COL NEMICO DI CLASSE!
- VIVA MARX, ENGELS, LENIN E STALIN, NOSTRI MAESTRI E
GUIDA!
- VIVA IL MARXISMO-LENINISMO!
- VIVA STALIN, IL CONTINUATORE DELL’OPERA
IMMORTALE DI LENIN, IL COSTRUTTORE DEL SOCIALISMO, L’ANNIENTATORE DEL
NAZIFASCISMO E IL TERRORE DEI CAPITALISTI!
- VIVA IL SOCIALISMO!
- VIVA IL COMUNISMO!
7 NOVEMBRE
2014.
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista - Piattaforma
Comunista
BATTERE NELLE PIAZZE E NELLE FABBRICHE IL GOVERNO
ANTIOPERAIO DI RENZI E BERLUSCONI PER CONQUISTARE IL POTERE POLITICO ALLA
CLASSE LAVORATRICE!
Operai! Lavoratori! Disoccupati!
Negli ultimi sei anni tutte le conseguenze della crisi
capitalistica sono state scaricate sulle nostre spalle. Chiusura di migliaia di
fabbriche. Miliardi di ore di CIG. La disoccupazione, specie giovanile, è a
livelli drammatici. Per chi lavora la situazione è intollerabile, fra riduzioni
salariali, aumento dei ritmi e dei ricatti padronali. Un’infame politica di
austerità imposta da UE-BCE-FMI ha peggiorato la crisi, tagliando spesa sociale
e pensioni, mentre il debito pubblico è salito alle stelle per sovvenzionare le
banche.
Dal 2008 ad oggi la capacità di acquisto dei
lavoratori è diminuita di circa il 15%. La miseria bussa alla porte di tante
famiglie proletarie, che non riescono più a curarsi, a pagare le bollette, a
sfamarsi.
Ma all’altro polo della società, un 10% di miliardari
borghesi possiedono oltre la metà della ricchezza nazionale, vivono nel lusso e
nello spreco, approfittando della crisi economica di cui sono i responsabili.
Tutti i governi che si sono succeduti in questi anni
di crisi (Berlusconi, Monti, Letta e Renzi) hanno avuto un solo obiettivo:
imporre sacrifici durissimi alla classe operaia e alle masse popolari per
salvare i profitti, le ricchezze e i privilegi di una minoranza di capitalisti
e di parassiti.
Ora Renzi e le destre ci vengono a dire che abolendo
le tutele previste dall’articolo 18 ci sarà la ripresa. E’ una spudorata
menzogna, al pari del “bonus” sul TFR. La cancellazione della reintegra serve a
indebolire, ricattare e immobilizzare il settore della classe operaia che
ostacola i piani padronali, a ridurre i salari e peggiorare le condizioni di
lavoro di tutti i proletari. Le “tutele crescenti” ci saranno sì, ma solo per i
profitti!
Il neoliberismo d’assalto del governo Renzi fa gli
interessi degli avvoltoi dei monopoli capitalistici e degli sciacalli dell’austerità.
Dobbiamo cacciarlo via, prima che ci porti alla rovina. Rompiamo con i vertici
sindacali collaborazionisti che a fronte della gravita dell'attacco si
preparano a nuovi cedimenti!
NO AI DIKTAT DEL GOVERNO E
DELL’UE! NO AL JOBS ACT! NESSUN CEDIMENTO O SCAMBIO SULL’ARTICOLO 18, MA SUA
ESTENSIONE A TUTTI I LAVORATORI! STOP AI LICENZIAMENTI! PIANO DEL LAVORO PER
TUTTI I DISOCCUPATI! ABOLIZIONE DEL PRECARIATO E DELLA LEGGE FORNERO!
SCIOPERO GENERALE PER BATTERE
NELLE FABBRICHE E NELLE PIAZZE LA POLITICA ANTIOPERAIA, REAZIONARIA E
GUERRAFONDAIA DEL GOVERNO RENZI!
Renzi ha posto la fiducia parlamentare sul Jobs Act.
Noi dobbiamo ritrovarla nella nostra grande forza!
Il fronte unico della classe operaia è in grado di
respingere la nuova offensiva del capitale e di accelerare la fine inevitabile
del sistema di sfruttamento capitalista. Con la lotta e l’unità dal basso
vinceremo!
Per uscire dalla crisi e dal declino e per dare lavoro
bisogna colpire i grandi patrimoni, i profitti, le rendite parassitarie e i
redditi dei padroni, delle banche e dei ricchi, stroncare l’evasione, la
corruzione dilagante, l’esportazione di capitali all’estero, il riciclaggio, la
mafia, abolire i privilegi della borghesia e del clero, tagliare le spese
militari. Insomma, bisogna farla finita col capitalismo, che ci riserva un
futuro di miseria, di decadenza, di guerre, far diventare fabbriche e imprese
di proprietà sociale, ripudiare il debito nelle mani degli strozzini dell’alta
finanza, cancellare il Fiscal compact, uscire da UE, EURO e NATO.
Il solo governo che può adottare queste misure è un
Governo operaio e degli altri lavoratori sfruttati, che non chieda “permesso”
ai padroni e ai loro servi, che non s’inchini davanti al “sacro profitto”, ma
che sia deciso ad abolire lo sfruttamento, a sbaragliare l’oligarchia
finanziaria, le forze reazionarie interne ed esterne per assicurare ai
lavoratori, ai giovani e alle donne lavoro, pace, diritti, uguaglianza e
libertà.
Questo Governo può sorgere solo dal movimento
rivoluzionario delle masse sfruttate e oppresse e basarsi sui loro organismi
(Consigli, Comitati operai e popolari, sindacati di classe). Ricostruiamoli! La
classe lavoratrice potrà liberarsi dalle crisi capitalistiche, dalla schiavitù
e dallo sfruttamento padronali solo distruggendo il sistema capitalistico e
costruendo quello socialista, lungo la strada che conduce alla società
comunista.
Lottare per una
trasformazione radicale dei rapporti sociali e per il socialismo significa
disporre dello strumento indispensabile per dirigere il processo di
emancipazione degli sfruttati: un forte Partito comunista rivoluzionario,
reparto d’avanguardia, organizzato e cosciente, del proletariato. E’ ora che
gli operai più coscienti e combattivi rompano nettamente e definitivamente con
il riformismo e l’opportunismo politico e sindacale, si uniscano ai
marxisti-leninisti per avere un vittorioso Partito comunista. Uniamoci e
lottiamo!
Ottobre 2014.
COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista Piattaforma Comunista
CAPITALISTI
E IMPERIALISTI ASSASSINI
DEL POPOLO MARTIRE PALESTINESE!
Il Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista esprime profonda solidarietà umana, di classe e
rivoluzionaria al fraterno popolo palestinese, in lotta per difendere il
proprio territorio, per essere rispettato come Stato indipendente e sovrano e
per consentire il rientro dei milioni di palestinesi costretti da Israele a
vivere nei campi profughi all’estero.
In questi tragici
giorni il massacro di Israele del popolo palestinese continua feroce e
impietoso nella Striscia di Gaza, un territorio limitato in cui i Palestinesi
sono costretti a vivere come in un campo di sterminio nazista, dove i servizi
segreti e gli attacchi militari israeliani la fanno da padrone con atti di
terrorismo collettivo, assassinii di dirigenti palestinesi, embarghi economici
d’ogni genere e massacro di intere famiglie. Gaza, come altri territori
palestinesi, vive in un perenne stato di aggressione armata, di distruzione
delle infrastrutture civili e di privazione di generi alimentari, industriali,
energetici e farmaceutici da parte del governo di Israele, che ha bene appreso
e pratica spregiudicatamente il sistema di repressione e di eliminazione fisica
nazista.
Si tratta dell’ennesima
aggressione armata, da terra, da mare e dal cielo, dell’esercito israeliano,
che sta avanzando per occupare militarmente la Striscia di Gaza, per annientare
la difesa palestinese e probabilmente per costringere il suo popolo a fuggire
all’estero e completare, così, il disegno eversivo della formazione del “grande
Stato” d’Israele privando i Palestinesi della propria terra e della propria
nazione, un obiettivo che lo Stato sionista persegue sin dal 14 maggio 1948, da
quando fu fondato lo Stato di Israele. Su quel territorio da ben 3.000 anni il
popolo palestinese ha dovuto difendersi da feroci colonialismi e dalle rivalità
della maggioranza del popolo ebraico. Per lo spietato e sanguinario attacco in
atto già a centinaia sono i Palestinesi morti sotto i bombardamenti e le
uccisioni dell’esercito israeliano, che avanza e distrugge tutto quanto vi si
oppone.
Israele, anche se ha un
sistema economico cooperativistico molto sviluppato, con i kibbuz e i moshav, è
un paese capitalistico e imperialistico, sostenuto, nella sua politica di
guerra, di aggressione e di espansione verso il popolo palestinese e gli altri
paesi dell’area principalmente dal governo degli Stati Uniti d’America, della
Francia, dell’Inghilterra, della Germania, dell’Italia, eccetera e
dall’imperialismo economico e militare americano ed europeo. Israele, in
particolare, è armata e sostenuta sin dal 1948 dall’imperialismo americano, di
cui è un fedele avamposto militare e diplomatico in tutto lo scacchiere
mediorientale. I governi americano ed europei sono corresponsabili delle
aggressioni territoriali, economiche e militari di Israele verso il popolo palestinese.
Lo vediamo, con la propaganda e il sostegno diplomatico, oltre che col
rifornimento di armi e di tecnologie militari, anche in queste ore tragiche del
massacro in atto dei Palestinesi.
A differenza del
passato oggi nel mondo manca una forza statale, economica e militare di sincero
e fraterno sostegno alla causa territoriale dell’eroico popolo palestinese e
manca da quando è scomparsa l’Unione Sovietica, diretta dal Partito comunista
bolscevico e dal compagno Stalin. Da allora Israele ha avuto mano libera, nel
consiglio di sicurezza dell’ONU e sui campi di battaglia, nel reprimere e
sottomettere con la forza il popolo palestinese sulla propria terra e nei campi
di concentramento all’estero. Per tutte le stragi israeliane commesse dal 1948
ad oggi ricordiamo quella efferata e più odiosa del 16 settembre 1982, quando le milizie cristiane
libanesi, appoggiate dall’esercito israeliano, guidato dal generale Sharon,
entrarono nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila, a Beirut in
Libano. Ne uscirono trenta ore dopo massacrando almeno 2200 Palestinesi,
compreso vecchi, donne e bambini. Un crimine peggiore di quelli effettuati dal
nazismo nei campi di concentramento disseminati in Europa.
L’URSS di Stalin
avrebbe voluto la costituzione di uno “Stato unico binazionale” arabo-ebraico,
un solo Stato per due popoli, dove avrebbero potuto integrarsi e convivere
pacificamente per il bene e l’avvenire comune, ma dovette, purtroppo, prendere
atto che tale soluzione della “questione palestinese” non era possibile a causa
delle millenarie conflittualità religiose e culturali esistenti tra le due
etnie e perché in seno all’Assemblea generale delle Nazioni Unite non vi era la
maggioranza necessaria. Così dovette accettare e votò la “Risoluzione 181” del
29 novembre 1947, che venne approvata con la maggioranza necessaria dei due
terzi e che prevedeva:
“La revoca del mandato
britannico e il ritiro delle sue truppe "il più presto possibile, e in
ogni caso non oltre il 1° agosto 1948", la formazione di uno Stato ebraico
sul 56 per cento del territorio con una popolazione di 498mila ebrei e 497mila
arabi; la formazione di uno Stato arabo sul 43 per cento del territorio con una
popolazione di 725 mila arabi e 10 mila ebrei; un regime speciale internazionale
per la città di Gerusalemme e la zona limitrofa amministrata dall'Onu, con una
popolazione di 105 mila arabi e 100 mila ebrei. Inoltre la Risoluzione
prevedeva per ciascuno Stato la firma di "un impegno relativo all'Unione
economica palestinese" che "avrà come scopo: a) la creazione di una
unione doganale; b) la realizzazione di un sistema monetario comune con un
unico tasso di cambio; c) l'amministrazione, nell'interesse comune e su base
non discriminatoria, delle ferrovie, delle strade comuni ai due Stati, dei
servizi postali, telegrafici e dei porti ed aeroporti internazionali; d) lo
sviluppo economico comune, soprattutto nel campo dell'irrigazione, della messa
a coltura delle terre e della conservazione del suolo; e) la possibilità per i
due Stati e per la città di Gerusalemme di utilizzare su base non
discriminatoria le acque e le risorse energetiche". La Risoluzione
affermava anche che "nessuna soluzione del problema palestinese può essere
considerata una soluzione per il 'problema ebraico' complessivo", cosicché
la pretesa del sionismo di voler creare lo Stato di Israele sulla base di
reclamati, ma del tutto inesistenti, "diritti storici".
La posizione assunta
dall'URSS di Stalin sulla "questione palestinese", sostenuta con
convinzione dal Partito Comunista Palestinese, fu, di conseguenza, molto chiara
e coerente. Per l'Unione Sovietica era quello il modo migliore per arginare
l'influenza dell'imperialismo britannico nella regione e per impedire che
l'imperialismo americano imponesse la sua egemonia su Israele e sull’intera
area mediorientale.
Ma sconfitta L’URSS
marxista-leninista del Partito comunista bolscevico e di Stalin dal
revisionismo, dall’opportunismo, dal personalismo, dall’esibizionismo e
dall’arrivismo trotskista, kruscioviano e gorbacioviano, Israele, sostenuta più
di prima dall’imperialismo americano ed europeo rappresentandone e difendendone
gli interessi economici, politici e militari nella zona, ha cominciato a
spadroneggiare nell’area, a calpestare la Risoluzione dell’ONU 181, ad
allargare progressivamente i suoi confini, a massacrare il popolo palestinese
espellendolo dalla propria terra, sino ad arrivare all’odierno, ennesimo
massacro di uomini, donne e bambini nella Striscia di Gaza, senza che l’intero
mondo capitalistico e imperialistico, laico e religioso, si indignasse più di
tanto per continuare a difendere gli interessi e le mire espansive di Israele.
Il Partito Comunista
Italiano Marxista-Leninista, come l’URSS di Stalin, ritiene che ancora oggi la
soluzione della “questione palestinese” può, e deve, trovare attuazione solo
nell’ambito della Risoluzione 181 approvata dall’Assemblea generale delle
Nazioni Unite il 29 novembre 1947. Su questa base il P.C.I.M-L. rivolge un
appello a tutte le componenti marxiste-leniniste esistenti nei vari paesi a
sostenere la giusta lotta del popolo palestinese per ottenere la formazione e
il riconoscimento di un proprio Stato nazionale indipendente e sovrano, così
come statuito dalla sopra richiamata Risoluzione dell’ONU 181. Allo stato delle
cose presenti non vi è altra soluzione possibile e più utile per il popolo
palestinese. Su tale prospettiva occorre mobilitare e impegnare tutte le forze
marxiste-leniniste e rivoluzionarie attualmente disponibili e su tutti i fronti
dell’azione.
Il P.C.I.M-L. è
fortemente impegnato su tale fronte di lotta e in questo momento tragico di
sangue e di morte per la popolazione di Gaza è schierato al fianco dell’intero
e fraterno popolo palestinese per ricacciare Israele nei confini stabiliti
dall’ONU, per sconfiggere l’imperialismo americano ed europeo e per ridare
dignità nazionale ed esistenziale a quel popolo martire.
VIVA LA LOTTA EROICA DEL POPOLO PALESTINESE!
Forio (Napoli) Italia, 20 luglio 2014.
info@pciml.org
Il Comitato
Centrale
del Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista
Segretario generale, compagno Domenico Savio
CRITICHE E PROPOSTE PER DARE IMPULSO AL PROCESSO DI
UNITA’ DEI COMUNISTI
Un Convegno per confrontarci
ed assumere possibili e concrete iniziative unitarie
Nei mesi scorsi il Comitato Nazionale di Unità
Marxista-Leninista (CONUML) ha inviato una lettera a numerosi gruppi,
organizzazioni e circoli che si definiscono comunisti, in alcuni casi
marxisti-leninisti. Con questa lettera abbiamo posto all’attenzione di queste
forze i documenti da noi elaborati ed è stato chiesto un incontro per
approfondire la reciproca conoscenza, avviare il confronto e verificare
l’esistenza delle condizioni per avanzare nel processo di unità dei comunisti.
I riscontri ricevuti non sono stati soddisfacenti.
Tranne alcune risposte positive, da parte di realtà con cui sono già stati
avviati i contatti, ci siamo trovati di fronte ad un panorama negativo,
riflesso dell’attuale realtà del movimento comunista nel nostro paese e dei
suoi limiti storici e attuali.
Riteniamo un dovere dei comunisti parlare chiaro, e
criticare in modo aperto i vari atteggiamenti e fattori, oggettivi e
soggettivi, che ostacolano il processo di unità dei comunisti nel nostro paese.
Riteniamo altresì dover ribadire il nostro concetto di
unità e chiarire ruolo e funzione della struttura di lavoro che ci siamo dati.
Allo stesso tempo, avanziamo nella parte finale di
questo documento una proposta politica che speriamo possa costituire un terreno
di incontro, dibattito e iniziativa comune dei comunisti.
Per quanto riguarda gli aspetti critici, abbiamo
registrato alcuni tipi fondamentali di atteggiamenti che ora ci accingiamo ad
esaminare e criticare.
Due vecchi mali
Cominciamo da due tipiche deviazioni: il settarismo ed
il localismo, mali che conducono alla passività, all’isolamento o alla politica
riformista dei “piccoli passi”, senza effettiva valenza.
Ecco in breve alcune posizioni riscontrate:
1. I
sostenitori della c.d. autonomia organizzativa
Un primo atteggiamento negativo è quello delle realtà
che vogliono mantenere una propria “autonomia organizzativa”.
Diciamo innanzitutto, che nella fase attuale essa non
viene da noi posta in discussione, e dunque ciò si rivela soltanto un pretesto
su cui si arroccano alcuni compagni.
Premesso ciò, vogliamo sottolineare che per i
marxisti-leninisti la rivendicazione della ”autonomia organizzativa” non può
comunque significare estraniarsi dall’unità di azione, da una comune
organizzazione di classe, dai processi che si dirigono verso l’unità
strategica.
L’arroccarsi dietro l’autonomia organizzativa, che il
più delle volte è una frase vuota per nascondere l’assenza di una reale
attività politica, denota profonde carenze teoriche e un atteggiamento che
conduce sempre al settarismo.
Si tratta di un male che si nasconde sotto diverse
forme e pretesti, ma che agisce sempre a favore della frammentazione, per
impedire la formazione di un centro di attrazione marxista-leninista che
inneschi un positivo processo di concentrazione e accumulo di forze.
2. I sostenitori
del localismo
In alcuni casi il settarismo si accompagna al
localismo, ossia alla sopravvalutazione della politica in un ambito determinato
e particolare, che di fatto conduce alla forte limitazione (se non alla
negazione) del ruolo dei comunisti quali forza politica organizzata di
carattere nazionale, sottomettendo il proprio ruolo alle esigenze particolari
(territoriali, regionali, etc.).
La base di classe del localismo spesso sta
nell’influenza della borghesia (in alcuni casi di settori “autonomistici”) e
della piccola borghesia, e si accompagna a una difettosa comprensione del
rapporto tra lavoro politico “generale” e “particolare”.
In realtà, opponendosi o eludendo la questione
dell’unità di azione dei comunisti nella classe operaia e nelle masse popolari
su base ampia, non sviluppando un’adeguata azione politica sul piano generale,
questi gruppi ostacolano lo sviluppo della lotta di classe e il processo di
formazione di un solo, forte partito di avanguardia del proletariato.
Sofismi e princìpi
Una delle tattiche adoperate dal settarismo e dal
localismo è quello di mettere costantemente in primo piano differenze
secondarie, di aggrapparsi ai sofismi, di creare “distinguo” a tutti i costi,
per boicottare il lavoro collettivo e perpetuare le divisioni.
Al contrario dei settari e dei localisti, va
assolutamente sostenuta la tendenza a unirci sulla base dei principi
fondamentali del comunismo e della loro applicazione nella realtà concreta,
seguendo l'insegnamento leninista.
Dobbiamo aiutare i sinceri comunisti a rompere con
queste deviazioni e con chi le sostiene, perché i marxisti-leninisti senza
organizzazione su base nazionale, senza Partito non vanno da nessuna parte.
"Definirsi per unirsi" significa stabilire
le questioni fondamentali, essere fermi sui principi rivoluzionari e duttili
nella tattica, ponendosi alla testa della classe operaia grazie alla attività
politica quotidiana, che deriva dall’acquisizione della nostra teoria d'
avanguardia.
La lotta contro il settarismo e il localismo è una
battaglia che va affrontata e vincere per andare verso un unico Partito. E’ una
cartina di tornasole per capire chi si limita a proclamarsi comunista e
chi svolge effettivamente una funzione rivoluzionaria.
La discriminante oggi passa fra chi si esprime e
lavora concretamente per l'unità dei marxisti-leninisti, per un forte e unico
Partito, e chi non lo fa, avanzando pretesti o peggio ancora convergendo nei
fatti con i revisionisti.
I taciturni
Un altro atteggiamento purtroppo riscontato è quello
di un riprovevole silenzio, cioè della assenza di qualsiasi risposta. Lo
possiamo dividere in tre sottotipi.
a.
Il silenzio degli indifferenti.
Un tipico errore in cui incorrono taluni gruppi è quello
di concepire un proprio sviluppo “autocentrato”. Questa convinzione, consiste
in una sorta di presunzione politica per cui il Partito viene visto
nascere esclusivamente dallo sviluppo della propria organizzazione, oppure
nell’agitare la questione del Partito solo per la sopravvivenza del proprio
orticello. Ciò finisce per escludere a priori il confronto con le altre forze
comuniste, e si traduce spesso nell’indifferentismo reciproco. Il risultato è
noto: mantenere un alto tasso di spezzettamento tra i sinceri comunisti e
restare ai margini della lotta politica.
Questo atteggiamento è irresponsabile e
controproducente, perciò da condannare fermamente. Invitiamo questi compagni ad
uscire dal loro riserbo (nel caso migliore) e dal loro disinteresse (nel caso
peggiore) e di esprimersi. Chiediamo loro: vi sono carenze e limiti nel nostro
progetto? Bene, criticateli apertamente! Vi sono altri progetti più avanzati
per l’unità dei comunisti? Ebbene, che vengano allo scoperto! I sinceri
comunisti hanno il dovere di offrire il loro contributo in questo senso, invece
di nascondersi dietro un vergognoso silenzio. Da parte nostra saremo ben
disposti a confrontarci con ogni proposta concreta sul terreno del
marxismo-leninismo.
b. Il silenzio degli eclettici. Costoro
non vogliono prendere pozione per non scontentare questo o quel sottogruppo,
questa o quella tendenza, questo o quella forza opportunista. Vorrebbero tutti
uniti, senza distinzione, senza capire che quello dell’unità è un processo che
si basa sulla lotta contro tutte le deviazioni e le tendenze opportuniste e
borghesi dentro il movimento comunista, senza comprendere che la costruzione di
un unico Partito non può prescindere dalla rottura irrevocabile e definitiva
con ogni forma di opportunismo. Ciò porta queste realtà a negare la
partecipazione al dibattito per la ricostruzione di una sola organizzazione su
corrette basi di principio.
Sia chiaro. Noi non intendiamo porre sullo stesso
piano e combinare assieme determinate organizzazioni, gruppi e singoli compagni
a prescindere dai loro presupposti ideologici, dalla loro linea politica, dal
contenuto del loro lavoro, dal loro atteggiamento verso il revisionismo ed il
riformismo. Combattiamo apertamente l’eclettismo e il conciliatorismo con le
diverse espressioni del revisionismo, nella convinzione che servono solo ad
aumentare la confusione e il travisamento del marxismo-leninismo.
L'esperienza, ci ha già resi abbastanza accorti per
evitare "coordinamenti" che mettono insieme gli elementi più discordi
provocando solo attriti, delusioni, danni ulteriori.
Non si può unire tutto e tutti. Non è realistico, in
quanto ci sono posizioni giuste e posizione sbagliate, c'è chi
all'interno di ciascuna forza e di ciascuna corrente aspira sinceramente
all'unità e chi rema sistematicamente contro, con i più svariati motivi. Ovvero
gli incalliti nemici del marxismo-leninismo e dell'estensione del legami
politici con la classe operaia, gli opportunisti, molti dei quali per
decenni hanno bivaccato dentro Rifondazione e PdCI.
Allo stesso tempo diciamo che non si può condannare il
revisionismo a giorni alterni, occasionalmente o in modo superficiale, di
facciata. Fare questo significa non aver compreso che esso è una manifestazione
dell'ideologia borghese, un suo sottoprodotto che serve per combattere la
classe operaia dal suo interno.
Auspichiamo quindi lo sviluppo di una lotta a fondo
contro queste tendenze e i loro rappresentanti, condizione per avanzare
nell’unità comunista.
c. Il silenzio dei morti.
E’ il silenzio di chi pur non esistendo più
politicamente, continua a mantenere un’esistenza fittizia. Un fenomeno tipico
nella attuale situazione del movimento comunista nel nostro paese è la
permanenza soltanto “virtuale” o “nominale” – fino a prova contraria, di alcuni
circoli e gruppi. E’ questa un’amara realtà sulla quale non è il caso di
dilungarci oltre.
La concezione leninista dell’unità
Contro le deviazioni e le posizioni erronee, ribadiamo
la concezione leninista dell'unificazione dei comunisti.
Secondo tale concezione numerose cause, profonde e
oggettive, producono costantemente nel movimento comunista dei mutamenti
che creano le basi della unità, generano la sua piattaforma ideologica ed
organizzativa, talvolta nonostante e contro determinate organizzazioni, gruppi
e singoli compagni ed anche senza che questi se ne rendano conto.
Queste condizioni oggettive oggi si rafforzano nelle
particolarità di un periodo di prolungata crisi economica e di offensiva
borghese a tutto campo, di sfacelo della socialdemocrazia, di rifiuto delle
illusioni, dei miti e dei vecchi e corrotti partiti borghesi-riformisti, di
graduale ripresa del movimento operaio e comunista.
L'unificazione può avvenire attraverso passaggi e
strutturazioni diversi, ma un suo requisito indispensabile è che essa si
costruisca a partire da giusti fondamenti ideologici, politici,
programmatici ed organizzativi, attraverso il lavoro pratico in comune, nel
vivo della lotta di classe intransigente contro la borghesia, il revisionismo
ed il riformismo.
Questo significa sviluppare una costante critica
politica contro quelle organizzazioni, gruppi e singoli compagni che frenano il
processo di lotta per il Partito e oscillano costantemente verso tendenze e
posizioni conciliatrici.
Occorre dunque, con una decisa e intransigente
politica proletaria, provocare mutamenti, spostamenti, schieramenti all'interno
delle vecchie tendenze o frazioni, gruppi e sottogruppi; promuovere e fare
partecipare al lavoro comune elementi nuovi che non appartengano all'ambito di
questa o quella organizzazione; sostenere l'unione con i giovani operai,
con gli intellettuali rivoluzionari che rompono con l'ideologia
borghese e si legano alle masse accettando di militare disciplinatamente nelle
fila del Partito del proletariato.
L’unità di cui abbiamo bisogno come l’aria è quella
che ci fa compiere passi avanti verso il Partito unico, su salde basi
teorico-pratiche e nella completa indipendenza nei confronti degli opportunisti
e della borghesia.
Se invece questa unità è un’unità senza principi
significa una sola cosa: non rompere la catena che lega alla socialdemocrazia e
al revisionismo, non unirsi sulla base dei principi del comunismo, ma rimanere
nelle varie parrocchie e coordinarsi sulla base del pragmatismo, dell’utilitarismo,
dell’elettoralismo e dei compromessi di principio.
Per noi questa è un’unità inutile, che dura poco e
serve ancora meno, è una forma di passività e di subalternità all’ala sinistra
della borghesia.
Dunque, il processo di unità dei comunisti e di costruzione
di un Partito unico è sempre connesso alla lotta contro le deviazioni, le
degenerazioni, le deformazioni del marxismo-leninismo, che sono
altrettante manifestazioni dell'influenza borghese e
piccolo-borghese sul proletariato e che in ogni momento possono aprirsi
una strada.
L'unità leninista viene allora a configurarsi
come l'obiettivo e l'oggetto di una lotta accanita e risoluta fra l'ideologia
proletaria e tutte le altre tendenze non-proletarie, contro tutti gli
atteggiamenti, i comportamenti, le tendenze, le posizioni sbagliate che si
frappongono all’unità dei comunisti.
La disunione, la frammentazione, la disgregazione,
hanno le loro cause profonde nei difetti ideologici e nelle deviazioni verso il
revisionismo e l'opportunismo, nel basso livello e nella confusione ideologica
che dobbiamo registrare nel nostro paese. Contro questa situazione, che
deriva da ragioni storiche, dobbiamo continuare a sviluppare la battaglia,
convinti che nel movimento comunista senza una comune base ideologica non ha
alcun senso parlare di unificazione organizzativa.
Il requisito indispensabile per l’unificazione dei
comunisti sta nel ritrovarsi in tutto e per tutto sul terreno della
teoria di Marx, Engels, Lenin e Stalin, i quali hanno posto le pietre angolari
della teoria di avanguardia che esprime le esigenze di sviluppo della vita
materiale della società; nel rifiuto più deciso, nella lotta più determinata
contro qualsiasi manifestazione di revisionismo e di opportunismo,
particolarmente quelle forme assai diffuse in Italia come il revisionismo
togliattiano, il radical-opportunismo, il movimentismo, l’economicismo,
l’anarcosindacalismo, l’ultrasinistrismo, etc.
Ancora sul CONUML e il suo ruolo
Il CONUML si è costituito lo scorso settembre come
momento di un processo di coerente unificazione dei comunisti su coerenti
presupposti marxisti-leninisti e sta sviluppando la sua azione politica ed
ideologica, in modo totalmente indipendente dalle correnti borghesi, riformiste
e revisioniste.
Le basi su cui è sorto sono:
a. la definizione chiara dei requisiti indispensabili,
di quelle discriminanti, di quelle posizioni fondamentali e di principio senza
le quali non ha senso parlare di unificazione dei veri comunisti;
b. l’assoluta, netta ed aperta rottura con il revisionismo,
l’opportunismo, la socialdemocrazia, la totale indipendenza del
proletariato su ogni piano;
c. l’elaborazione e la pratica comune delle
organizzazioni e dei loro compagni che ne fanno parte, che si sostanzia nella
produzione e diffusione di documenti, comunicati, volantini, partecipazione a
manifestazioni, iniziative pubbliche, inchieste, convegni, attività di
formazione, etc.
Riteniamo che la linea giusta sia oggi quella che
esige l'unione militante dei marxisti-leninisti in un’unica organizzazione e
con un unico programma, in stretto legame e a sostegno delle lotte operaie
attuali, cimentandosi nei fatti alla soluzione di tale questione.
Gli autentici comunisti sono quelli che oggi si
battono instancabilmente per l'unità su giuste basi e per il loro
rapporto con il movimento operaio, misurandosi quotidianamente con le questioni
poste dall’inasprimento delle principali contraddizioni della nostra epoca: la
contraddizione fra il lavoro e il capitale, fra i diversi gruppi del capitale
finanziario e le diverse potenze imperialiste, tra le potenze imperialiste
dominanti e i popoli e i paesi dipendenti.
I compagni che riconoscono la validità di queste
posizioni, hanno il dovere di raggrupparsi e lavorare assieme,
immediatamente, dato che non c'è ragione valida per mantenere la separatezza.
Malgrado si mantengano dei disaccordi non di principio
e su alcune questioni tattiche, sulla valutazione di questo o quel processo o
fenomeno, malgrado persistano - e persisteranno per qualche tempo - sfumature diverse
che vanno discusse e ricomposte ad unità, noi dobbiamo assolutamente
metterci alla prova e dar vita ad un lavoro in comune, a un intervento e a una
iniziativa politica nella classe operaia, preparando le condizioni per l’unità
strategica.
Solo ponendoci seriamente i fini socialisti e i
compiti politici del proletariato, solo realizzando un lavoro pratico fra le
masse sfruttate e oppresse, tramite una effettiva unità di azione, potremo
giungere ad una posizione politica realmente unificata e completare la fusione
in tutti i suoi aspetti.
E’ per mezzo di un lavoro sistematico e consistente
nella classe operaia, nel vivo della lotta di classe, che potremo
conquistare influenza dentro la classe operaia e compiere quei decisivi passi
in avanti e raggiungere una unità superiore: il Partito unico del proletariato
italiano.
Comunista è chi lavora per portare il socialismo
scientifico e proletario nelle lotte di tutti i giorni; chi organizza gli
operai non mettendosi alla loro coda, ma elevando la loro coscienza; chi li
dirige nei fatti legandosi ad essi nel corso della lotta; chi prepara
ogni giorno alla rivoluzione il movimento operaio, stabilendo con esso un
rapporto aperto e diretto, accumulando forze rivoluzionarie.
La profondità della crisi del barbaro sistema
capitalistico esige che si rafforzi sempre più l’unità dei marxisti-leninisti e
la loro unione con il movimento operaio e popolare, per consolidare entrambi.
Non serve a questo scopo l’indifferenza, il silenzio,
la disgregazione, l’atteggiamento settario che taluni gruppi mantengono; non
serve l’organizzazione dei comunisti in differenti circoli, perché tutto ciò
porta solo a mantenere la distanza, il distacco fra socialismo scientifico e
movimento della classe.
Il nostro compito di comunisti è di rappresentare gli
interessi del movimento proletario nel suo complesso, di difendere il suo
futuro indicandone il fine ultimo e i compiti politici rivoluzionari,
salvaguardandone l’indipendenza ideologica e politica.
Di qui deriva la responsabilità a cui ora siamo
chiamati: unirsi per portare la vera coscienza di classe nella massa degli
sfruttati e degli oppressi dal capitalismo, contribuire allo sviluppo politico
e all’organizzazione politica rivoluzionaria della classe operaia, che
chiamiamo Partito comunista, strumento imprescindibile per conquistare il
potere politico e trasformare radicalmente tutta la società.
Un terreno di incontro, elaborazione, iniziativa
comune
E’ necessario compiere ogni sforzo per uscire da una
situazione di frazionamento, autoreferenzialità, debolezza e mancanza di ruolo
politico degno di tale nome da parte dei comunisti.
La crisi economica che non conosce sosta, l’offensiva
dell’oligarchia finanziaria contro classe operaia e le masse popolari, la
crescita del rifiuto di massa e della resistenza alle politiche dell’oligarchia
finanziaria in diversi paesi, fra cui il nostro, richiedono che si proceda
senza indugi lungo il processo di unificazione dei comunisti.
La stessa deriva autoritaria e antipopolare seguita
dai partiti revisionisti, socialdemocratici e riformisti, che sostengono senza
più ritegno le politiche neoliberiste antipopolari e si spostano sempre più a
destra nella loro funzione di puntello sociale del capitalismo, ci spingono
sempre più sul piano dell’unità di lotta e dell’unità dei sinceri comunisti.
Nella situazione attuale, che vede una dura offensiva
capitalistica, la trasformazione reazionaria dello Stato e della società, la
graduale liquidazione dei diritti e delle libertà democratiche dei lavoratori,
le minacce di guerra - processi che avvengono sotto la spinta del capitale
finanziario e delle sue istituzioni nazionali e internazionali - riteniamo
necessario e urgente che le varie, oggi sparse, realtà marxiste-leniniste, e
tutte le forze autenticamente comuniste e rivoluzionarie, avviino, per favorire
il processo di unità dei comunisti, un serio e franco confronto, per trovare un
comune terreno politico di iniziativa e intervento politica di massa e di
organizzazione rivoluzionaria.
Avanziamo dunque, come concreta proposta alle forze
comuniste e rivoluzionarie, la realizzazione di un convegno nazionale sul
seguente tema di esplicita e fondamentale attualità politica, da realizzare nel
prossimo autunno:
“L’offensiva capitalista, le
minacce di guerra imperialista, la trasformazione reazionaria dello Stato e
la repressione dei diritti e dei bisogni sociali della classe operaia e
delle masse popolari: quale risposta organizzativa e di lotta rivoluzionaria
del proletariato per l’abbattimento del barbaro sistema capitalista e la
costruzione del socialismo?”.
E’ nostro desiderio costruire e realizzare
unitariamente questo evento con tutte le realtà comuniste che ne condividono il
carattere e che comprendono l’importanza di approfondire l’analisi della realtà
sulla base degli insegnamenti dei nostri maestri Marx,Engels, Lenin e Stalin,
di dare una risposta ideologica e politica all’offensiva borghese, rilanciando
le ragioni del socialismo e dando battaglia al revisionismo e al riformismo
nella teoria e nella pratica.
Chiamiamo perciò tutti i partiti, le organizzazioni e
i singoli compagni comunisti, gli operai
avanzati, i giovani rivoluzionari, gli antifascisti,
gli anticapitalisti, a esprimersi in tal senso.
Viva l’unità dei sinceri comunisti!
Il capitalismo è scosso da contraddizioni irresolubili
nell’ambito di questo barbaro sistema. E’ assediato dagli operai e dai
lavoratori che accrescono la loro forza nei cinque continenti. Il mondo attuale
è gravido di rivoluzione, le premesse materiali del socialismo sono ampiamente
sviluppate. Ma sono le condizioni soggettive ad essere arretrate, a causa della
grave sconfitta subita dal proletariato a livello internazionale.
Di conseguenza il proletariato lotta senza coscienza
politica, senza un’organizzazione e senza un programma che esprima i propri
interessi di classe. In queste condizioni si trova ad essere un’appendice di
altre classi sociali, invece che il dirigente nella lotta di tutti gli
sfruttati e gli oppressi contro gli sfruttatori e gli oppressori.
Ciò richiede una risposta da parte dei sinceri
comunisti, la cui principale responsabilità sta nell’unirsi assieme ai migliori
elementi del proletariato in un partito unico della classe operaia, basato
sulla teoria d’avanguardia che esprime le esigenze di sviluppo della vita
materiale della società, per sviluppare la propria azione nel movimento operaio
e popolare.
Noi ci atteniamo al concetto basilare che in ogni
paese deve esistere un solo autentico Partito come reparto di avanguardia,
organizzato e cosciente, della classe operaia, perché identici sono gli
interessi della classe operaia in ogni paese e una sola è la sua ideologia, il
marxismo-leninismo.
Autentico partito della classe operaia è solo quello
che applica coerentemente nella situazione concreta l’ideologia rivoluzionaria
del proletariato; che resiste con determinazione a tutti i partiti borghesi e
revisionisti; che segue un’intransigente politica di classe, chiama alla
mobilitazione e guida audacemente il proletariato nelle battaglie quotidiane di
classe; che lo prepara incessantemente alla battaglia decisiva, al fine di
abbattere la dittatura borghese e instaurare la dittatura del proletariato; che
si adopera ad attrarre in questa lotta, attorno alla classe operaia, tutti gli
strati popolari vittime del capitale.
Questo è il Partito unico che vogliamo formare, solo
questo partito potrà essere lo stato maggiore rivoluzionario del
proletariato, l’incarnazione dei suoi interessi, delle sue aspirazioni e dei
suoi ideali rivoluzionari.
Il proletariato ha bisogno più che mai dell’unità dei
sinceri comunisti, ha bisogno di un solo Partito politico rivoluzionario e
completamente indipendente dalla borghesia, non dell’unità tra i comunisti ed i
nemici del socialismo.
Abbiamo dunque il dovere di gettare le fondamenta di
questo tipo di Partito comunista del proletariato del nostro paese superando il
frazionismo, il "campanilismo" e l'immaturità politica dei vari
gruppi, facendo convergere tutti gli sforzi verso la costruzione di una sola
organizzazione nazionale che, colmando le gravi lacune esistenti,
realizzi i presupposti per la effettiva edificazione del Partito unico,
possa adempiere fin da subito al suo ruolo dirigente, respingendo tutti i
tentativi di introdurre l’opportunismo nella lotta di classe.
La classe operaia non può aspettare che le beghe
tra i vari gruppi la privino della sua organizzazione di avanguardia,
della sua funzione politica autonoma. Di fronte all'offensiva sempre più
minacciosa del capitale, di fronte alla caporetto riformista, dobbiamo
convogliare tutte le energie sane per ridare alla classe operaia una
guida all'altezza della situazione, organicamente inserita nei ranghi del
Movimento Comunista Internazionale.
Ciò è quanto il CONUML si sforza di fare con
convinzione ed impegno.
Rilanciamo dunque, a tutti i partiti, le
organizzazioni e i gruppi marxisti-leninisti, a tutte le forze autenticamente
rivoluzionarie, l’appello alla più netta, completa e definitiva rottura col
revisionismo e l’opportunismo, a farla finita con il settarismo, il localismo,
l’eclettismo, l’entrismo e le altre tendenze nocive, e a comportarsi da
coerenti comunisti.
Chiamiamo di nuovo queste forze a partecipare al
confronto, sottoponendoci eventuali critiche e, se d’accordo con i principi
marxisti-leninisti e le direttrici del nostro percorso, a manifestare la
volontà di unirsi nel CONUML per rafforzare il processo di unità dei comunisti
e gettare le basi di un solo, forte Partito comunista!
Luglio 2014
Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML)
Per contatti: conuml@libero.it
BOICOTTIAMO L’UNIONE EUROPEA
CAPITALISTICA, IMPERIALISTICA, GUERRAFONDAIA E XENOFOBA: LOTTIAMO PER IL
SOCIALISMO IN EUROPA E NEL MONDO!
La UE è un’organizzazione di carattere imperialista,
neoliberista, reazionaria, guerrafondaia e antidemocratica nella sua essenza,
basata su un accordo voluto dagli Stati europei più ricchi e potenti, dai
monopoli capitalistici per intervenire nella spartizione delle ricchezze del
mondo e delle “sfere di influenza” politica e militare. La UE è l’artefice e il
garante delle politiche di austerità, del Fiscal compact, del pareggio di
bilancio, delle direttive contro gli operai, le donne, i giovani, i migranti.
E’ la promotrice del taglio delle pensioni e dei servizi pubblici, delle privatizzazioni
dei beni della collettività per pagare il debito-truffa “pubblico” in mano a
banche e investitori finanziari, della liberalizzazione dei movimenti di
capitale con cui si ingrassano fondi speculativi e mafie. E’ dunque uno
strumento voluto dall’oligarchia finanziaria per imporre duri sacrifici alla
classe operaia e ai popoli, installare governi di rapina e sopprimere una dopo
l’altra le conquiste ottenute con decenni di lotte.
La natura reazionaria e guerrafondaia della UE è
dimostrata dalle ingerenze e dalle aggressioni militari ai danni di paesi
indipendenti, compiute assieme alla NATO, dal sostegno a forze fasciste e
ultranazionaliste, mentre si criminalizza la protesta sociale e si rafforza la
repressione poliziesca e militare contro i movimenti che resistono alle misure
antipopolari.
I trattati e le politiche voluti da Bruxelles sono
incompatibili con la Costituzione italiana. L’adesione a questi trattati e
l’applicazione di queste politiche è un tradimento dei principi e dei
contenuti democratici in essa introdotti a seguito della Resistenza. E’ un
delitto commesso dalla classe dominante che, a forza di inganni, menzogne e
modifiche legislative, liquida i nostri diritti, a partire da quello al lavoro.
E’ in atto un processo di crescente trasformazione
autoritaria e reazionaria dell’apparato statale, voluto dal grande capitale e
attuato dai suoi governi in nome dell’UE.
Oggi il governo Renzi, insediato con una manovra di
palazzo orchestrata dai gruppi dominanti del capitalismo, intende portare
avanti questo processo con le controriforme del lavoro, politiche e
istituzionali.
Quale modello di società si vuole realizzare sotto la
bandiera dell’UE? Una società soffocata dalla legge del massimo profitto,
rapinata da fameliche oligarchie economiche e finanziarie, oppressa da
tecnocrati che distruggono le conquiste dei lavoratori, la libertà, la
sovranità e l’indipendenza dei popoli.
Dalla adesione allo SME, cioè all’euro, dal trattato
di Maastricht a quello di Lisbona, fino ad oggi, la musica è sempre stata la
stessa: crescita della speculazione finanziaria, deindustrializzazione,
intensificazione dello sfruttamento, aumento della disoccupazione, della
precarietà, smantellamento dello stato sociale, impoverimento di larghe masse
lavoratrici e popolari.
La politica della troika UE-BCE-FMI (Unione
Europea-Banca Centrale Europea- Fondo Monetario Internazionale) ha aggravato e
prolungato la crisi economica del capitalismo scaricando sui lavoratori e sui
popoli tutte le sue conseguenze, spingendoli alla disperazione, distruggendo la
loro dignità esistenziale.
Padroni, parassiti e politicanti corrotti mentre si
arricchiscono a dismisura, ci raccontano che è la povera gente a vivere
sopra le sue possibilità!
Continuano a chiederci sacrifici per un domani
migliore quando è proprio l’UE a far girare all’indietro la ruota del progresso
e dello sviluppo!
Ribellarsi e opporsi è giusto! Gli sfruttati e gli
oppressi devono indebolire e spezzare le catene della UE, togliere consenso e
delegittimare l’inutile, dannoso e costoso europarlamento, foglia di fico della
dittatura del capitale finanziario.
Rialziamo la testa e
avanziamo nell’organizzazione e nella lotta per costruire una società fondata
sul potere politico della classe lavoratrice e sulla proprietà comune dei mezzi
di produzione. E’ impellente la formazione di un Fronte popolare, con
alla sua testa la classe operaia. Un’ampia coalizione che sviluppi e organizzi
la mobilitazione contro le politiche del grande capitale e dei suoi partiti, in
primo luogo il PD, con un chiaro programma di rottura con la UE e i suoi
trattati, con la dittatura dei monopoli capitalistici. Le condizioni politiche
generate dalle elezioni europee rendono inderogabile questa risposta pratica.
Il ritardo della sua realizzazione, dovuto principalmente alla funzione svolta
dalle diverse correnti opportuniste, fa si che la classe operaia e le masse
popolari siano sotto l’egemonia politica dei gruppi borghesi e piccolo borghesi
e che le soluzioni allo sfacelo capitalistica si trovino sul terreno
conservatore, populista e reazionario.
Questo Fronte, per la
sua natura e i suoi obiettivi rivoluzionari, non potrà sorgere attorno alla
sinistra istituzionale e elettoralistica, ma dovrà nascere sulla base degli
organismi formati dalla classe operaia e dalle masse popolari. I prossimi mesi
saranno importanti. Il tempo degli indugi è scaduto. Bisogna lavorare in piena
indipendenza politica e ideologica per l’alternativa rivoluzionaria,
socialista, facendola finita con la passività, l’opportunismo, il movimentismo.
Lottare per questa prospettiva significa dotarsi dello strumento indispensabile
per dirigere il processo di emancipazione degli sfruttati. E’ sempre più
necessaria e urgente l’unità dei sinceri comunisti e degli elementi di
avanguardia della classe operaia sui principi marxisti-leninisti e
dell’internazionalismo proletario, per organizzarsi e agire uniti così da
avanzare nel processo di formazione di un unico e combattivo Partito comunista,
reparto d’avanguardia, organizzato e cosciente, del proletariato del nostro
paese.
Rinnoviamo perciò
l’appello a rompere nettamente e definitivamente con gli opportunisti e a
concretizzare stretti legami con i marxisti-leninisti.
Chiamiamo le forze del
movimento comunista ed operaio, la gioventù rivoluzionaria, gli intellettuali
d’avanguardia, gli antifascisti, gli organismi sindacali e popolari di classe,
gli antimperialisti, i sinceri progressisti e democratici a fare proprie queste
posizioni fondamentali. Realizziamo l’unità d’azione nei singoli paesi per
costruire, attraverso la lotta di classe e la rivoluzione proletaria, il
socialismo in Europa e nel mondo!
Roma, 20 giugno 2014
Comitato Nazionale di Unità
Marxista-Leninista
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista Per contatti: conuml@libero.it
Manifesto per il XX anniversario della Conferenza
Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML)
Il mondo nel XXI secolo continua ad essere un mondo
diviso! La contraddizione tra il lavoro e il capitale sussiste e
s’inasprisce in tutti i settori; in essa si riflette
l'antagonismo tra il carattere sociale della produzione, da un lato, e la forma
capitalistica privata dell'appropriazione, che si
concentra sempre più in un pugno di usurpatori,
dall’altro.
Sono apparse forze produttive e scientifiche inimmaginabili fino a 50 anni
fa. La produzione si è meccanizzata in modo straordinario, la
tecnologia della comunicazione e
l’informatica si sono largamente diffuse nei loro impieghi sociali ed
individuali. Ma ogni cosa ha in sè il suo
opposto: la disperazione provocata dal capitalismo ha raggiunto livelli gravissimi, i segni del disfacimento che si
sviluppa parallelamente si sono accumulati a
un punto tale da superare quelli dell’ultima fase dell’impero romano. Durante la crisi mondiale del capitalismo scoppiata nel
2008, che numerosi paesi stanno ancora
soffrendo, le ampie masse sfruttate, sulle quali è stato gettato il fardello
della crisi, hanno potuto constatare che il
capitalismo è un'organizzazione sociale caratterizzata
dalla "povertà nella ricchezza". Far pagare la crisi agli strati
popolari ha significato l’aggravamento di
tutte le nefaste conseguenze del capitalismo: non solo la meccanizzazione del processo produttivo non ha ridotto il
tempo di lavoro, ma si è estesa la
disoccupazione, è aumentata la precarietà della forza-lavoro, si è
intensificato lo sfruttamento; allo stesso
tempo abbiamo visto la diminuzione dei salari reali, la diffusione della povertà e della miseria, della fame, dell'ingiustizia
e delle disuguaglianze, dell’indigenza,
della droga, della prostituzione. Diventa
sempre più difficile accettare e sopportare, ma anche solo ignorare, questa
divisione del mondo, il malcontento e la crescente
esasperazione che spingono le masse sfruttate
di un certo numero di paesi a sollevarsi. Ecco la Grecia e il Portogallo, ecco
la Tunisia e l'Egitto, la Turchia ed il
Brasile...
Ma l’antagonismo tra il lavoro e il capitale non è la sola ragione della
frattura del mondo. Vediamo quotidianamente che esiste una profonda
divisione tra una minoranza di grandi e
ricchi paesi imperialisti e capitalisti, e i popoli dei paesi arretrati e
sottosviluppati, oppressi e sfruttati
politicamente, economicamente e finanziariamente, che rappresentano la maggioranza. I grandi Stati
imperialisti che hanno formato organizzazioni
internazionali come l'Unione Europea e il Trattato per il Libero Scambio, la NATO e l’ONU, si presentano come "la
comunità internazionale", saccheggiano
le ricchezze naturali dei popoli oppressi e non tollerano la possibilità che
questi ultimi si autodeterminino. Ecco l'Africa che
hanno prosciugato, ecco la foresta amazzonica
che vogliono distruggere, ecco le occupazioni dell'Afghanistan e dell'Iraq,vecco la Libia e la Siria...
Un altro terreno di contraddizioni e di scontro è quello tra i paesi
imperialisti e i monopoli internazionali, che si esprime principalmente
nella costituzione e ricostituzione di
blocchi economici e militari, nell’installazione di basi militari nei cinque continenti. "Il mondo unipolare", in cui
gli Stati Uniti detenevano la "leadership",
è ormai al capolinea. Nella disputa per sapere chi dominerà nelle regioni
da saccheggiare, i grandi paesi imperialisti hanno
cominciato ad affrontarsi duramente. Nella
corsa per il dominio contro i loro concorrenti incitano le opposizioni
nazionali, per ottenere il sostegno dei
popoli oppressi. Questi conflitti interni che si esasperano fino a diventare conflitti militari, come abbiamo visto
in Siria e poi in Ucraina, dimostrano che le
contraddizioni fra gli imperialisti continuano ad aggravarsi. Fino a qualche decennio fa, i capitalisti ed i loro
adulatori proclamavano "la fine della
storia", "l'eternità del capitalismo". "Il nuovo ordine
mondiale", allora solennemente
dichiarato, preconizzava una società prospera, pacifica e senza crisi, costruita su un "capitalismo che si
autorigenera", su una "mondializzazione capitalista" che si sarebbe realizzata "superando le classi e il
contrasto fra di esse". Ora vediamo che non
la prosperità, bensì la miseria si è aggravata. Al posto della pace, ci sono le
guerre e i colpi di Stato, c’è e la perdita
di credibilità delle menzognere dittature che abbiamo visto all’opera negli ultimi decenni. No, il capitalismo non può assicurare ai lavoratori che
sopravvivono con la loro fatica nelle
fabbriche, nelle imprese, nei campi e negli uffici, ai disoccupati, ai poveri
delle città e delle campagne, né un lavoro decente,
né un salario dignitoso, né condizioni di
lavoro sopportabili, né la pace, né la prosperità, e tanto meno la sicurezza di
un avvenire. Al contrario, per ottenere
tutto ciò dobbiamo incoraggiare tutti gli operai e i lavoratori a ribellarsi e rovesciare il potere del
capitale. Dai tempi della lotta degli
schiavi contro i loro padroni, in tutte le società divise in classi, teatro delle lotte fra queste classi, la lotta
per il potere ha sempre portato alla sua conquista
da parte di una classe di oppressori a scapito di un'altra. Solo il capitalismo
ha sviluppato le forze produttive a tal punto che
non possono più essere contenute nell’involucro
dei rapporti di proprietà. Inoltre, il capitalismo ha incessantemente sviluppato la classe operaia con la socializzazione
sempre più spinta. Di conseuguenza, ha
creato le condizioni sociali nelle quali il potere di una classe sfruttata può
ormai sostituirsi al potere di una classe
sfruttatrice. Questa evoluzione storico-sociale ha consegnato alla classe operaia una missione storica,
quella di prendere il potere per edificare
attraverso un periodo di transizione il socialismo, espropriando gli espropriatori, abolendo i rapporti di sfruttamento fra le
classi e con ciò le stesse classi. Contro la
tirannia capitalista, la classe operaia si è manifestata per la prima volta nel
XIX secolo, nelle rivolte che hanno attraversato
tutto il continente europeo, ed ha preso il
potere per un breve periodo nel 1871 a Parigi. Ha poi rovesciato il potere
della classe dei capitalisti in Russia con
la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, si è organizzata come classe dominante edificando l'Unione Sovietica, ha
compiuto dei passi da gigante durante quasi
mezzo secolo sulla via dell'abolizione dello sfruttamento dell'uomo sull’uomo. Noi,
Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti dei quattro angoli del mondo
riuniti in una Conferenza Internazionale
(CIPOML), chiamiamo, in occasione del XX anniversario
(*) della nostra unità, la classe operaia del mondo ed i popoli oppressi, la
gioventù, ad unirsi contro la borghesia
internazionale e l'imperialismo ed a rafforzare di nuovo la lotta di liberazione. Proletari di tutti i paesi, lavoratori! Il mondo diviso tra sfruttatori e masse sfruttate, tra
imperialisti e popoli oppressi va verso un
nuovo periodo di sconvolgimenti e di rivoluzioni. Il capitalismo,
che non ha più nulla da offrire alle masse sfruttate, ha maturato a un tal grado, più di ogni altro momento della storia, le
premesse del socialismo. E quando parliamo
di maturità dobbiamo considerare sia in termini quantitativi, sia in termini
qualitativi la classe operaia e i lavoratori che consolidano
le loro posizioni e rafforzano le loro
organizzazioni in numerosi paesi, traendo lezioni dalle loro stesse esperienze
di lotta a livello sindacale e politico,
soprattutto dalle grandi lotte di massa che si sviluppano
in questi paesi. Anche se le loro
rivoluzioni sono state manipolate in paesi come la Tunisia e l'Egitto, il futuro appartiene alla classe operaia ed ai
lavoratori del mondo che accumulano una
ricca esperienza per andare sempre più lontano. successi
e le esperienze acquisiti nelle grandi ondate rivoluzionarie delle lotte
nazionali e sociali di tutti i paesi del mondo, dimostrano
che possiamo avanzare di nuovo verso la vittoria, e questa volta con più forza
e in maniera più completa. Le nostre lotte
di liberazione nazionale e sociale assumeranno forme particolari e seguiranno
il proprio cammino, a seconda dei paesi;
quanto ai loro contenuti prenderanno un carattere internazionalista, essendo componenti del processo unico
della rivoluzione proletaria mondiale.
Di qui la responsabilità di consolidare e
rafforzare la nostra unità ed organizzazione a
livello nazionale ed internazionale.
Il socialismo vincerà! Viva l'internazionalismo!
Proletari di tutti i paesi e popoli oppressi, unitevi!
Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni
Marxisti-Leninisti (CIPOML)
(*) La I Conferenza si tenne a Quito (Ecuador) nel 1994.
BOICOTTIAMO LE ELEZIONI EUROPEE 2014
NESSUN VOTO ALL’UNIONE EUROPEA DELLE
BANCHE E DEI PADRONI, RIFIUTIAMO LA POLITICA DI AUSTERITA’ E DI GUERRA!
Il prossimo 25 maggio saremo chiamati a
votare per il parlamento dell’Unione Europea (UE). Che cosa è la UE? Quali
interessi difende?
La UE è
un’organizzazione di carattere imperialista, neoliberista, reazionaria,
guerrafondaia e antidemocratica nella sua essenza, basata su un accordo voluto
dagli Stati europei più ricchi e potenti, dai monopoli capitalistici per
intervenire nella spartizione delle ricchezze del mondo e delle “sfere di
influenza” politica e militare.
La UE è l’artefice e il garante delle
politiche di austerità, del Fiscal compact, del pareggio di bilancio, delle
direttive contro gli operai, le donne, i giovani, i migranti.
E’ la promotrice del taglio delle
pensioni e dei servizi pubblici, delle privatizzazioni delle aziende statali e
municipalizzate per pagare il debito-truffa “pubblico” in mano a banche e
investitori finanziari, della liberalizzazione dei movimenti di capitale con
cui si ingrassano fondi speculativi e mafie.
E’ dunque uno strumento voluto
dall’oligarchia finanziaria per imporre duri sacrifici alla classe operaia e ai
popoli, installare governi di rapina e sopprimere una dopo l’altra le conquiste
ottenute con decenni di lotte.
La natura reazionaria e guerrafondaia
della UE è dimostrata dalle ingerenze e dalle aggressioni militari ai danni di
paesi indipendenti, compiute assieme alla NATO, dal sostegno a forze fasciste e
ultranazionaliste, mentre si criminalizza la protesta sociale e si rafforza la
repressione poliziesca e militare contro i movimenti che resistono alle misure
antipopolari.
I trattati e le politiche voluti da
Bruxelles sono incompatibili con la Costituzione italiana. L’adesione a questi
trattati e l’applicazione di queste politiche è un tradimento dei
principi e dei contenuti democratici in essa introdotti a seguito della Resistenza.
E’ un delitto commesso dalla classe dominante che, a forza di inganni, menzogne
e modifiche legislative, liquida i nostri diritti, a partire da quello al
lavoro.
E’ in atto un processo di crescente
trasformazione autoritaria e reazionaria dell’apparato statale, voluto dal
grande capitale e attuato dai suoi governi in nome dell’UE.
Oggi il governo Renzi, insediato con una
manovra di palazzo, senza alcun mandato popolare, intende portare avanti questo
processo con le controriforme del lavoro, politiche e istituzionali.
Quale modello di società si vuole
realizzare sotto la bandiera dell’UE? Una società soffocata dalla legge del
massimo profitto, rapinata da fameliche oligarchie economiche e finanziarie,
oppressa da tecnocrati che distruggono le conquiste dei lavoratori, la libertà,
la sovranità e l’indipendenza dei popoli.
Dalla adesione allo SME e all’euro, dal
trattato di Maastricht a quello di Lisbona, fino ad oggi, la musica è sempre
stata la stessa: crescita della speculazione finanziaria, deindustrializzazione,
intensificazione dello sfruttamento, aumento della disoccupazione, della
precarietà, smantellamento dello stato sociale, impoverimento di larghe masse
lavoratrici e popolari.
La politica della troika UE-BCE-FMI
(Unione Europea-Banca Centrale Europea- Fondo Monetario Internazionale) ha
aggravato e prolungato la crisi economica del capitalismo scaricando sui
lavoratori e sui popoli tutte le sue conseguenze, spingendoli alla
disperazione, distruggendo la loro dignità esistenziale.
Padroni, parassiti e politicanti
corrotti mentre si arricchiscono a dismisura, ci raccontano che è la
povera gente a vivere sopra le sue
possibilità!
Continuano a chiederci sacrifici per un
domani migliore quando è proprio l’UE a far girare all’indietro la ruota del
progresso e dello sviluppo!
Ribellarsi e opporsi è giusto! Gli
sfruttati e gli oppressi devono indebolire e spezzare le catene della UE,
togliere consenso e delegittimare l’inutile, dannoso e costoso europarlamento,
foglia di fico della dittatura del capitale finanziario.
Noi non siamo astensionisti per
principio. Siamo per utilizzare, laddove ve ne sono le condizioni, le elezioni
e la tribuna parlamentare per sostenere gli interessi operai e popolari, per
combattere il capitalismo anche dall’interno delle sue istituzioni – come
fecero il partito bolscevico con Lenin prima della gloriosa Rivoluzione
Socialista d’Ottobre del 1917 e il Partito Comunista d’Italia con Gramsci nel
1924 – dimostrando nel contempo ai settori più arretrati del proletariato che
il parlamentarismo borghese dev’essere superato e presto per via
rivoluzionaria.
Queste condizioni nelle elezioni europee
oggi non vi sono, a causa di leggi elettorali e soglie di sbarramento
antidemocratiche e di stampo fascista, di costi proibitivi, della
disinformazione dei principali mezzi di comunicazione. Purtroppo la classe
operaia e le masse popolari non possono ancora contare sulla presenza di un
forte e combattivo Partito comunista di tipo leninista e di un ampio Fronte
popolare che siano in grado di superare questi ostacoli.
Mentre lottiamo per forgiare questi
indispensabili strumenti, l’unica scelta valida nell’attuale situazione è
quella di negare il voto a partiti reazionari, neoliberisti, populisti,
riformisti e a quelli socialdemocratici, revisionisti e opportunisti della
falsa e ingannevole sinistra che strumentalmente si definisce comunista e a
volte persino sfacciatamente marxista-leninista, che tentino con nuovi
espedienti e manovre di ingannare la classe lavoratrice operaia e intellettiva
e carpirne il voto, partiti che in vario modo fungono da puntello sociale e
istituzionale della UE dei monopoli capitalistici e del capitale finanziario.
Tanto meno è possibile appoggiare
carrozzoni elettorali zeppi di intellettuali borghesi radical chic, social-liberisti
e opportunisti di tutte le risme che spargono micidiali illusioni sulla riforma
della UE favorendo divisioni nel campo popolare.
Pertanto
nessun voto alla UE delle banche e dei padroni, dell’austerità, del
Fiscal compact, delle missioni di guerra! Fuori l’Italia dalla UE, dall’euro e
dalla NATO! Rifiutiamoci di pagare il debito! Solidarietà internazionalista ai
lavoratori e ai popoli che lottano e resistono all’offensiva capitalista e
imperialista!
La
protesta operaia e popolare si esprima nelle elezioni europee del 25 maggio
2014 con l’astensione protagonista e militante di massa! Manifestiamo in questo
modo la nostra ribellione e opposizione di classe e rivoluzionaria alle
imposizioni e alle politiche criminali della UE!
Rialziamo
la testa e avanziamo nell’organizzazione e nella lotta per costruire una
società fondata sul potere politico della classe lavoratrice e sulla proprietà
comune dei mezzi di produzione.
Chiamiamo
le forze del movimento comunista ed operaio, la gioventù rivoluzionaria, gli
intellettuali d’avanguardia, gli antifascisti, gli organismi di classe,
sindacali e popolari, gli antimperialisti, i sinceri progressisti e democratici
ad aderire a questo appello. Realizziamo l’unità d’azione per boicottare le
elezioni europee e lavoriamo per una manifestazione nazionale unitaria in
campagna elettorale.
Roma, 30 marzo 2014
Comitato Nazionale di Unità
Marxista-Leninista
Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista
Per adesioni: conuml@libero.it
STALIN: CENNI BIOGRAFICI
Contributo del compagno Vincenzo
Cialini
21 dicembre 1879
Giuseppe Vissarionovic Giugasvili nasce
il 21 dicembre a Gori, un villaggio della Georgia. Suo padre, Vissarion
Giugasvili, è calzonaio, la madre Caterina Gheoghievna è figlia di un contadino
asservito.
Settembre 1888
Il piccolo Giuseppe Giugasvili entra
nella scuola religiosa di Gori poiché, vista la sua intelligenza, i genitori
intendono farlo studiare nonostante la loro povertà.
Giugno 1894
Termina brillantemente gli studi nella
scuola di Gori.
Settembre 1894
Entra nel seminario di Tiflis, dove
anche il padre, sopraffatto dalla concorrenza della produzione industriale, è
costretto a trasferirsi per cercare lavoro come operaio salariato.
1894-1899
Il regime tirannico esistente nel
seminario risveglia in Giuseppe Giugasvili, che si distingue per insofferenza
di ogni forma di oppressione di ciò che si insegna al seminario, lo spirito
della ribellione . Studia quanto è indispensabile per sostenere gli esami e si
dedica invece allo studio di questioni più vive e alle più svariate letture. E´
questo il periodo della sua formazione iniziale come marxista e militante
rivoluzionario.
Inizi del 1895
Giuseppe Giugasvili prende contatto con
gruppi clandestini di marxisti rivoluzionari russi esiliati in Transcaucasia
dal governo zarista. «Questi gruppi - disse in seguito Stalin - esercitarono su
di me una forte influenza e mi dettero il gusto degli scritti marxisti
clandestini». Inizia l´attività politica e dirige i circoli marxisti degli
studenti.
1896
Giuseppe Giugasvili è alla testa dei
gruppi marxisti che si formano nel seminario e inizia lo studio dei classici
del marxismo. Legge il I° volume del Capitale, il Manifesto dei comunisti, il saggio
di Engels sulle condizioni della classe operaia in Inghilterra e il saggio di
Lenin Che cosa sono gli "amici del popolo" e come lottano
contro i socialdemocratici. Già, alla scuola di Gori egli si era formato
opinioni materialistiche e ateistiche grazie alla lettura di opere
scientifiche. In seminario, oltre ai testi del marxismo, egli legge e studia
Galileo e Copernico, Darwin, Feuerbach, Spinoza, Bielinski, Dobroliubov,
Tolstoi, Dostojevski, Gogol, Cernicewski e altri classici e critici russi e stranieri.
Nello stesso anno si mette in collegamento col circolo degli operai de1
tabacchificio.
Gennaio 1898
È incaricato di dirigere uno dei più
importanti circoli marxisti di Tiflis: il Circolo operaio delle Officine
ferroviarie principali.
Agosto 1898
Entra nell´organizzaione
socialdemocratica rivoluzionaria georgiana «Messame dessi» e successivamente
nell´organizzazione di Tiflis del Partito operaio Socialdemocratico della
Russia. Prende posizione per la corrente marxista rivoluzionaria contro quella
riformista legalitaria.
Dall´agosto 1898 al maggio 1899
Stalin continua il suo lavoro di
propaganda e di organizzazione occupandosi particolarmente del circolo delle
Officine ferroviarie. «In quel circolo - scriverà trenta anni dopo - ebbi la
prima formazione di militante rivoluzionario». Nel seminario si incominciano a
nutrire sospetti sul suo conto. Viene ripetutamente sorpreso a leggere libri
proibiti, il suo bagaglio viene perquisito e i suoi libri sequestrati. Viene
ammonito e punito.
27 maggio 1899
Viene espulso dal seminario per
"idee sovversive" e propaganda del marxismo.
28 dicembre 1899
Dopo aver vissuto alcuni mesi dando
lezioni, si impiega come osservatore calcolatore all´osservatorio astronomico
di Tiflis, continuando la sua attività di propagandista, agitatore e
organizzatore.
1900-1902
Si intensifica la lotta della minoranza
rivoluzionaria nell´organizzazione socialdemocratica di Tiflis. Stalin e i suoi
compagni passano dalla propaganda politica nei piccoli circoli operai al lavoro
politico tra le grandi masse; organizzano piccole tipografie illegali, stampano
e diffondono manifestini, creano nuove organizzazioni, dirigono gli scioperi e
le prime manifestazioni politiche dei lavoratori; prendono contatti con i
rappresentanti del gruppo leninista dell´Iskra.
23 aprile 1900
Alla periferia di Tiflis Stalin parla a
una manifestazione operaia per il 1° Maggio.
Agosto 1900
Stalin dirige con Kalinin un grande
sciopero alle Officine ferroviarie.
Gennaio 1901
Giunge nel Caucaso il primo numero
dell´Iskra e Stalin fa proprie le idee e le direttive di Lenin circa la
creazione del partito proletario.
21 marzo 1901
La polizia zarista perquisisce la camera
di Stalin all´osservatorio di Tiflis.
28 marzo 1901
Saputo di un mandato di cattura spiccato
contro di lui, Stalin abbandona l´Osservatorio e passa alla vita illegale. Da
questo momento la lotta rivoluzionaria sarà l´unica sua attività.
Settembre 1901
Per iniziativa di Stalin e di
Ketskhoveli esce a Baku il primo numero del giornale illlegale Brdzola (la
lotta) in lingua georgiana, con lo stesso orientamento dell´lskra di Lenin.
L´editoriale è di Stalin.
Novembre 1901
Stalin viene eletto membro del comitato
dell´organizzazione socialdemocratica di Tiflis. Alla fine del mese, per
incarico del comitato stesso, si reca a Batum dove organizza circoli operai nei
principali stabilimenti industriali e costituisce l´organizzazione
socialdemocratica.
31 dicembre 1901
La conferenza dei rappresentanti dei
circoli operai elegge un comitato designando Stalin a dirigerne l´attività: è
il comitato della corrente iskrista-leninista di Batum.
31 gennaio-17 febbraio 1902
Stalin dirige ora per ora e guida alla
vittoria un grande sciopero allo stabilimento Mantascev. È costantemente fra
gli operai e li aiuta risolvere tutte le questioni, anche minime, che si
presentano nel corso della lotta; è alla loro testa quando scendono in strada e
affrontano la polizia.
9 marzo 1902
Stalin guida una manifestazione
imponente alla quale partecipano più di seimila persone. La truppa spara
uccidendo quindici operai
6 aprile 1902
È arrestato e rinchiuso nel carcere di
Batum.
Dal carcere si collega con
l´organizzazione del partito, ne dirige il lavoro, scrive manifestini,
organizza piccoli movimenti fra i detenuti: «In carcere - dice Stalin - bisogna
lavorare il doppio per uscirne più preparati».
Marzo 1903
Il Congresso dell´organizzazione
socialdemocratica del Caucaso costituisce l´Unione del Caucaso del Partito
Operaio Socialdemocratico della Russia. Stalin, benché si trovi in carcere, è
eletto nel comitato direttivo.
Novembre 1903
Viene deportato nella Siberia orientale
dove riceve una lettera di Lenin che gli espone il piano di lavoro per
l´organizzazione del partito.
Gennaio 1904
Fugge dal luogo di deportazione. Fino al
1917 sarà arrestato e deportato per ben sei volte, e ogni volta riuscirà a
fuggire e a riprendere con nuova lena l´attività rivoluzionaria.
Febbraio 1904
Stalin è a Tiflis e prende la direzione
dell´Unione del Caucaso del POSDR.
Febbraio-dicembre 1904
Svolge un intenso lavoro di orientamento,
di direzione e di costruzione del partito in tutta la
Transcaucasia e dirige la lotta per la
convocazione del III° Congresso.
13 dicembre 1904
Stalin è alla testa di un poderoso
sciopero generale di 20 giorni scoppiato a Baku, il primo grande
movimento del periodo della rivoluzione
del 1905.
1905
A febbraio, in risposta ai provocatori
zaristi che hanno causato un massacro, con devastazioni e saccheggi, fra
tartari e armeni di Baku, e che tentano di provocare un massacro anche a Tiflis
eccitando gli uni contro gli altri i cittadini delle varie nazionalità,
l´organizzazione bolscevica diretta da Stalin organizza una grande
manifestazione. Alcune migliaia di armeni, georgiani, tartari e russi si
raccolgono nel recinto della cattedrale e si giurano aiuto reciproco. Il giorno
dopo la manifestazione si rinnova: ottomila manifestanti partono dalla
cattedrale ortodossa, si portano poi alla sinagoga, alla moschea, al cimitero
persiano, rinnovando il giuramento di fraternità. La provocazione zarista è
spezzata e un passo decisivo è compiuto sulla via dell´unione fra i lavoratori
delle varie nazionalità del Caucaso.
La lV Conferenza bolscevica del Caucaso
diretta da Stalin decide di intensificare la lotta per la preparazione
dell´insurrezione e intensifica la lotta contro i menscevichi.
Alla I Conferenza generale dei
bolscevichi che si tiene a Tammerfors incontra Lenin per la prima volta.
Aprile 1906
Stalin è delegato al IV Congresso del
POSDR a Stoccolma e difende a fianco di Lenin, contro i menscevichi, la linea
seguita dai bolscevichi nella rivoluzione
Aprile-maggio 1907
Si reca a Londra per partecipare al V
Congresso del POSDR. Al ritorno si reca a Baku dove si impegna a fondo nella
lotta contro i menscevichi. Pubblica e dirige vari giornali, tra cui il Proletario
di Baku.
Giugno-dicembre 1907
Stalin dirige la campagna elettorale,
guida gli operai dell´industria petrolifera alla conclusione di un contratto
collettivo, pubblica giornali, mobilita le masse in lotte politiche contro lo
zarismo, quando su tutta la Russia pesa già la cappa della reazione. Lenin
definisce gli operai di Baku guidati da Stalin «Gli ultimi mohicani dello
sciopero politico di massa» . In tutto il periodo della ritirata del movimento
operaio e democratico, Stalin si batte per difendere l´esistenza e l´integrità
del partito contro coloro che vorrebbero liquidarlo: sostiene che anche
nell´ora della ritirata bisogna rimanere al proprio posto «senza mai perdere la
calma, la padronanza di sé, il sangue freddo e la prudenza».
25 marzo 1908
Stalin è nuovamente arrestato.
Febbraio 1909
Dopo otto mesi di carcere, viene
deportato in un villaggio del governatorato di Vologda. Durante il viaggio si
ammala di tifo
24 giugno 1908
Stalin evade di nuovo. Si reca prima a
Pietroburgo, poi ritorna a Baku dove riprende il suo lavoro e dirige la
lotta contro i menscevichi che si pronunciano per la liquidazione del
partito.
Inizio del 1910
Stalin viene nominato rappresentante del
Comitato centrale del partito.
28 marzo 1910
È nuovamente arrestato.
Settembre 1910
Dopo sei mesi di carcere viene
nuovamente deportato nel governatorato di Vologda
Luglio 1911
È autorizzato a trasferirsi nella città
di Vologda.
7 settembre 1911
Elude la sorveglianza della polizia e si
reca a Pietroburgo.
9 settebre 1911
È arrestato e nuovamente tradotto a
Vologda.
Gennaio 1912
A Praga, alla VI Conferenza del partito,
nella quale i menscevichi vengono espulsi e i bolscevichi si organizzano in
partito indipendente, Stalin, benchè assente, viene chiamato a far parte del
Comitato centrale del nuovo partito e incaricato della direzione del lavoro
politico all´interno della Russia. Informato da Ordzonikidze, fugge dalla
deportazione a cui è stato costretto nuovamente, ritorna nel Caucaso per
organizzarvi il lavoro dei bolscevichi, e poi passa a Pietroburgo e fonda la
Pravda (= verità), un giornale per la classe operaia, di orientamento e guida
per le lotte di massa.
22 aprile 1912
Lo stesso giorno in cui esce il primo
numero della Pravda con il suo articolo «I nostri scopi», viene di nuovo arrestato.
2 luglio 1912
Dopo più di due mesi di carcere, è
deportato in Siberia da dove evade il 1° settembre. Il 12 dello stesso mese è
di nuovo a Pietroburgo dove dirige la campagna per le elezioni alla IV Duma.
Settembre-novembre 1912
Stalin organizza la lotta contro i
menscevichi liquidatori, organizza uno sciopero contro un abuso elettorale ai
danni degli operai, elabora il mandato degli operai pietroburghesi al loro
deputato, si reca a Mosca per stabilire i collegamenti con i nuovi deputati
bolscevichi alla Duma.
Primi giorni di novembre 1912
Si reca a Cracovia dove è stato chiamato
da Lenin per partecipare a una riunione. Rientra a Pietroburgo dove dirige per
qualche tempo il lavoro del gruppo parlamentare bolscevico.
Dicembre 1912-gennaio 1913
Ritorna prima a Cracovia per una
importante riunione del Comitato centrale, poi si trasferisce a Vienna dove fra
l´altro scrive l´importante saggio teorico Il marxismo e la questione
nazionale in cui si rivela conoscitore approfondito del problema dei
rapporti tra le varie nazionalità. Al rientro a Pietroburgo, il 23 febbraio, è
arrestato di nuovo e deportato prima nuovamente in Siberia, poi, per timore di
una nuova evasione, in un piccolo villaggio oltre il circolo polare artico, da
cui lo libererà la rivoluzione del febbraio 1917.
1914-1916
Durante la prigionia prende contatto con
altri bolscevichi deportati in altre località dell´estremo nord e partecipa,
sia pure da lontano, al dibattito sulla guerra imperialista e contro
l´opportunismo della II Internazionale e di Plekhanov.
Dicembre 1916
È chiamato alle armi, ma la comrnissione
di leva lo esornera dal servizio al fronte e lo invia ad Acinsk dove lo
raggiunge la notizia della rivoluzione di febbraio.
Marzo 1917
Stalin torna a Pietrogrado, dove il
partito lo incarica della direzione della Pravda e lo delega a far parte del
Comitato esecutivo del Soviet di Pietrogrado. Mentre si attende il ritorno di
Lenin dalla Svizzera, Stalin, insieme a Molotov, è alla testa della maggioranza
del Comitato centrale, fa fronte alle tendenze opportuniste che si manifestano
nel partito e che chiedono una politica di appoggio incondizionato al governo
provvisorio.
Aprile 1917
Stalin accoglie alla stazione Lenin che
torna dal lungo esilio ed è costantemente al suo fianco. Nella VII Conferenza
del partito sostiene il piano rivoluzionario esposto nelle "tesi di
aprile" che vengono approvate, con la prospettiva della lotta per il
passaggio ininterrotto dalla rivoluzione democratica alla rivoluzione
socialista. È in questo periodo che si acutizzano le divergenze e le
contraddizioni contro il trotzkismo e l´opportunismo di Kamenev. Presenta anche
un rapporto sulla questione nazionale riconfermando il diritto delle nazioni di
decidere delle loro sorti e di costituirsi in Stati indipendenti. Dopo la
Conferenza viene costituito l´ufficio politico del Comitato centrale del
partito e Stalin è chiamato a farne parte. Si occupa attivamente della
propaganda tra i soldati, scrive regolarmente sui giornali del partito,
partecipa al lavoro del Comitato del partito di Pietrogrado, presenta un
rapporto sul movimento nazionale e i reggimenti nazionali a una Conferenza
militare del partito.
Giugno 1917
Organizza a Pietrogrado la grande
manifestazione operaia del 18 giugno.
20 giugno 1917
Il I Congresso dei Soviet elegge Stalin
membro del Comitato esecutivo centrale.
Luglio 1917
Dopo le giornate del luglio, Stalin
contribuisce in modo decisivo a salvare Lenin, ricercato dalla polizia di
Kerenski, impedendogli di costituirsi come volevano Kamenev, Rykov e
Trotzky. Lenin è costretto a nascondersi, e, come dirà la Krupskaia nelle sue
memorie, fu proprio Stalin a salvargli la vita convincendolo a non consegnarsi.
Fine luglio-agosto 1917
Lenin passa nell´illegalità, e Stalin,
assieme a Sverdlov, dirige i lavori del Vl Congresso del Partito nel quale
tiene il rapporto principale sull´attività del Comitato centrale e sulla
situazione politica, fissando i compiti e la tattica del partito nella lotta
per la rivoluzione socialista, sostenendo, in aspra polemica con i trotskisti,
che la rivoluzione poteva vincere in Russia prima che in occidente. Il
Congresso dà ragione alla tesi di Lenin e Stalin e decide la preparazione
dell´insurrezione. Stalin mantiene i contatti del partito con Lenin, costretto
a restare lontano da Pietrogrado, per organizzare la battaglia decisiva.
16 ottobre 1917
Il Comitato centrale costituisce il
"Centro rivoluzionario militare", un organismo ristretto che ha il
compito di preparare e dirigere l´insurrezione. Stalin viene posto alla testa
di questo Centro.
24 ottobre 1917
Stalin respinge un attacco armato del
governo di Kerenski contro il quotidiano del partito e pubblica l´articolo Che
cosa ci occorre, che è un appello all´insurrezione.
25 ottobre 1917
Preso il potere con la vittoria della
rivoluzione, Stalin entra a far parte del governo dei soviet come commissario
del popolo per le questioni nazionali. Terrà questo incarico fino al 1923. È un
posto decisivo per tutti i grandi avvenimenti che seguono e portano, via via,
alla nascita delle repubbliche sovietiche dell´Ucraina, della Bielorussia,
della Transcaucasia, dell´Asia Centrale, delle repubbliche e regioni autonome.
Novembre 1917-estate 1919
Oltre a portare avanti la sua azione nel
governo sovietico, Stalin si impegna nelle lotte interne al partito e nella
liquidazione di Kerenski e dei vecchi generali zaristi. Partecipa alla
elaborazione della prima costituzione sovietica e, per incarico del Comitato
centrale, organizza una conferenza di socialisti della corrente rivoluzionaria
di vari partiti d´Europa e d´America. Sulla questione della pace di
Brest-Litovsk è decisamente schierato con Lenin contro Trotski, le cui
posizioni avventuriste consentono alla Germania di penetrare ancora più
all´interno del territorio sovietico e ostacolano lo sviluppo dell´alleanza tra
la classe operaia e i contadini-soldati che vogliono la pace. Nel marzo 1918 il
VII Congresso del partito approva le posizioni di Lenin sulla questione della
pace e nomina una commissione, sotto la direzione di Lenin, incaricata di elaborare
il programma del partito. Stalin ne fa parte. Infine, iniziato l´intervento
armato contro la rivoluzione, è impegnato continuamente sul fronte politico e
militare per difendere il potere sovietico. Ha un ruolo di enorme importanza
nella guerra civile partecipando direttamente alla conduzione delle operazioni
militari su tutti i fronti: prima spezza l´offensiva delle truppe
controrivoluzionarie bianche a Zaritzin (che poi prenderà il nome di
Stalingrado); organizza la liberazione di Karkov e di Minsk; batte Kolciak sul
fronte orientale; più tardi dirige la difesa di Leningrado; combatte sul fronte
di Smolensk e, sul fronte meridionale, guida la controffensiva che annienta
Denikin. Nell´offensiva contro le truppe polacche è commissario politico della
leggendaria armata a cavallo di Budionny. Combatte in Crimea, ributtando a mare
Wrangel e ponendo fine alla guerra civile.
Nel frattempo, nel novembre 1918, è
stato chiamato a far parte del Consiglio della difesa dove esercita le funzioni
di sostituto di Lenin. Nel marzo 1919 è nominato Commissario del popolo per il
controllo statale e poi, nel 1921, dirigente del "Rabkin" (Ispezione
operaia e contadina), organismo voluto da Lenin per la lotta al burocratismo e
all´inefficienza. Terrà questo incarico fino all´aprile 1922 e, in quella
responsabilità, organizza la più larga partecipazione dei lavoratori alla
direzione dello Stato.
1921
Su proposta di Stalin, l´Armata Rossa
entra in Georgia e stronca l´ultimo focolaio controrivoluzionario. Al termine
della guerra civile, Stalin si impegna a fianco di Lenin nella lotta sul fronte
interno del partito. Bisogna risolvere il problema di passare dal comunismo di
guerra a una politica che incoraggi i contadini a produrre e permetta la
ripresa economica del Paese. Contro i trotzkisti che vogliono ancora stringere
la vite del comunismo di guerra, Stalin è in prima linea. Al X Congresso si
oppone, insieme a Lenin, al tentativo di Trotsky di sottoporre gli operai ad
una disciplina militare, sottolineando la necessità della persuasione, e che i
sindacati siano scuola di comunismo. Il Congresso respinge anche le posizioni
ultra-democraticistiche e anarcoidi della cosiddetta "Opposizione
operaia" e proibisce i gruppi frazionisti. In questo periodo Stalin
presenta anche una relazione per una politica che acceleri il progresso delle
Repubbliche sovietiche arretrate.
3 aprile 1922
Il Comitato centrale del partito, su
proposta di Lenin, elegge Stalin Segretario generale del Comitato centrale del
Partito, nuova carica istituita dall´XI Congresso.
Aprile 1923
Stalin presenta la relazione del
Comitato centrale al XII Congresso del partito, al quale Lenin, malato, non può
partecipare; respinge le manovre dei trotzkisti e dei bukariniani che
considerano la "NEP" (nuova politica economica) come una
capitolazione; promuove la lotta contro le tendenze nazionalistiche.
21 gennaio 1924
Muore Lenin.
29 gennaio 1924
Stalin viene rieletto membro del
Comitato esecutivo centrale dell´U.R.S.S.
23-31 maggio 1924
Stalin dirige i lavori del XIII
Congresso del partito. Il 24 presenta al Congresso la relazione organizzativa
del Comitato centrale. Il 29 viene rieletto membro del Comitato centrale.
2 giugno 1924
Alla riunione del Comitato centrale
Stalin viene eletto membro dell´Ufficio politico, dell´Ufficio di organizzazione,
della Segreteria e Segretario generale del C.C.
17 giugno-8 luglio 1924
Stalin partecipa attivamente ai lavori
del V Congresso dell´Internazionale Comunista; viene eletto alla presidenza del
Congresso stesso e chiamato a far parte delle principali commissioni e presiede
i lavori di quella politica. Al termine del Congresso viene eletto membro del
Comitato esecutivo dell´Internazionale e nella sua presidenza.
1924-1927
Guida la lotta del Partito contro le
posizioni disfattiste dei trotzkisti che sostengono sia impossibile edificare
il socialismo in URSS se prima non interviene la rivoluzione in Occidente.
Stalin sostiene il principio leninista che è possibile costruire il socialismo
anche in un solo paese e che la rivoluzione russa non deve "marcire"
nell´attesa della rivoluzione in Occidente. Sconfigge anche le posizioni di
Kemenev e Zinoviev che si oppongono all´industrializzazione dell´U.R.S.S. La
lotta contro le posizioni del blocco trotzkista e zinovievista si conclude il
14 novembre 1927 con la espulsione dal partito di Trotzky e Zinoviev decisa in
riunione congiunta dal Comitato centrale e dalle commissioni di controllo. Il
XV Congresso del partito, nel dicembre successivo, approva la proposta di
Stalin di superare il ritardo dell´agricoltura sovietica procedendo alla
collettivizzazione attraverso il raggruppamento delle piccole aziende
contadine.
1928-1929
Inizia l´offensiva dei contadini poveri
e medi contro i "kulaki" (contadini ricchi) e contro il loro
"sciopero del grano". Il Partito, diretto da Stalin, batte e respinge
la deviazione di destra di Bucharin e Rykov, sostenitori della via
capitalistica di sviluppo delle campagne ("arricchitevi"!). Viene
approvato il primo piano quinquennale.
1930-1933
Stalin è impegnato nella realizzazione
del piano quinquennale che, in realtà, raggiunge i suoi obbiettivi in quattro
anni. Dopo l´andata al potere di Hitler, dà una precisa definizione del
fascismo che è rimasta famosa: «dittatura terroristica aperta degli elementi
più reazionari, più sciovinisti e più imperialisti del capitale finanziario».
1934
Al XVII Congresso, il partito si
presenta con un ricco bilancio di vittorie in tutti i campi. Ogni opposizione
aperta è scomparsa. Di fronte agli incontestabili successi e all´inevitabile
isolamento cui sarebbero condannati con una tattica di attacco aperto, i nemici
del partito ricorrono all´azione clandestina, al sabotaggio e al terrorismo. Il
1° dicembre, a Leningrado, è assassinato Kirov, uno dei massimi dirigenti
bolscevichi, stretto collaboratore e compagno di lotta di Stalin.
1935-1939
Al Comitato Centrale, Stalin afferma che
bisogna respingere la teoria opportunista della estinzione della lotta di
classe man mano che procede la costruzione del socialismo. Al contrario: i
nemici di classe non disarmano e ricorrono a nuove e più disperate forme di
lotta.
In questo periodo, il Partito e lo Stato
sovietico, con una azione energica e con l´attivo contributo delle masse,
smascherano e pongono fine all´attività controrivoluzionaria di spie,
sabotatori e agenti del nemico infiltrati. Se vi sono eccessi, come Stalin
stesso riconoscerà autocriticamente al XVIII Congresso, e che del resto erano
inevitabili, nell´essenza il movimento di epurazione colpisce nel giusto e
grazie ad esso il fronte interno si presenta più che mai solido di fronte alla
guerra imminente. I legami del Partito con le masse si rafforzano e si
estendono sempre di più. Il movimento stachanovista testimonia
dell´attaccamento della classe operaia al potere sovietico, e del grande
slancio nella edificazione del socialismo.
1935
Il VII Congresso dell´Internazionale
Comunista, contro i pericoli di guerra rappresentati dal nazifascismo, lancia
la parola d´ordine dei fronti popolari e della più ampia unità antifascista.
L´URSS è alla testa nella denuncia e nello smascheramento delle manovre
nazifasciste: avanza alla Società delle Nazioni precise proposte per il disarmo
e la sicurezza collettiva, ma Francia e Inghilterra le respingono.
Novembre 1936
L´VIII Congresso dei Soviet approva il
progetto di nuova Costituzione dell´URSS.
Aprile 1937
Il secondo piano quinquennale viene
realizzato con nove mesi di anticipo.
1939
Il patto di non aggressione tra URSS e
Germania spezza il tentativo delle potenze capitalisliche occidentali di
dirottare le ambizioni naziste esclusivamente verso l´URSS, tentativo che aveva
avuto nella vergognosa conclusione della conferenza di Monaco la più clamorosa
manifestazione.
1941
Al momento dell´aggressione hitleriana
l´URSS si è enormemente rafforzata e il fronte antifascista si è fatto molto
più esteso. Il 6 maggio Stalin è nominato Presidente del Consiglio dei
Commissari del Popolo. Il 22 giugno la Germania aggredisce l´URSS. Il 30 giugno
Stalin è nominato presidente del Comitato di Difesa dello Stato e assume
personalmente la direzione della guerra e di tutte le forze armate sovietiche.
In un celebre discorso radiotrasmesso, esorta i popoli sovietici e di tutto il
mondo alla resistenza e alla riscossa (3 luglio). Batte il tentativo di Hitler
di occupare Mosca: per la prima volta, le armate naziste si vedono ricacciate
indietro per oltre quattrocento chilometri.
1942
L´Esercito Rosso e il popolo, per ordine
di Stalin, impegnano ogni energia nella gloriosa battaglia di Stalingrado:
prima nella sua difesa strenua ed eroica, poi nella controffensiva che segna la
svolta decisiva nella seconda guerra mondiale.
1943
Il 6 marzo il Presidium del Soviet
Supremo dell´URSS nomina Stalin Maresciallo dell´Unione Sovietica. In agosto
vengono già prese misure urgenti per la ricostruzione dei territori liberati
dall´occupazione tedesca. A novembre Stalin partecipa con Roosevelt e Churchill
alla Conferenza di Teheran nella quale viene approvata una dichiarazione sulle
azioni di guerra comuni e sulla collaborazione delle tre potenze nel dopoguerra.
1944
Su proposta di Stalin, il Soviet supremo
delI´URSS decide la costituzione di Commissariati del Popolo
per gli esteri e per la difesa nelle
singole repubbliche federali dell´Unione Sovietica
1945
In gennaio, per aiutare gli alleati che
sul fronte occidentale sono in pericolo nelle Ardenne, Stalin anticipa di otto
giorni l´offensiva prevista sul fronte russo dal Baltico ai Carpazi.
L´offensiva tedesca sul fronte occidentale viene interrotta. Churchill esprime
"con tutta l´anima" la sua gratitudine a Stalin per "la
gigantesca offensiva" sovietica.
In febbraio Stalin partecipa alla
Conferenza di Yalta con i dirigenti degli Stati Uniti e dell´Inghilterra. Il 21
aprile firma un trattato di amicizia con la Repubblica polacca liberata.
L´Armata Rossa che ha sostenuto il
principale peso militare della guerra - gli Alleati si sono decisi ad aprire un
secondo fronte in Normandia solo nel giugno 1944 - giunge in una rapidissima
avanzata fino nel cuore della Germania. II nazismo è sconfitto, a Berlino
sventola la bandiera rossa.
Il 27 giugno Stalin viene nominato
generalissimo dell´Unione Sovietica.
Dal 17 luglio al 2 agosto Stalin
partecipa alla Conferenza di Potsdam dove sostiene l´applicazione delle misure
pratiche tendenti a rendere stabile e solida la pace in Europa. Per accelerare
la fine della guerra su tutti i fronti, a nome del governo sovietico, accetta
di intervenire nella guerra contro il Giappone che si arrende il 2 settembre.
1946-1953
Stalin si dedica alla ricostruzione e
allo sviluppo delle forze della società socialista e prepara il quarto piano
quinquennale. L´imperialismo ha avviato la "guerra fredda" e Stalin
ammonisce i fomentatori di guerre a desistere dalla loro azione. Chiede un
controllo internazionale sull´energia atomica e riconferma la sua persuasione
che la coesistenza pacifica dei due sistemi socialista e capitalista è
possibile a condizione che i trattati internazionali vengano scrupolosamente
rispettati, che l´indipendenza delle nazioni e la loro sovranità vengano
difese, che le nazioni abbiano uguali diritti.
Denuncia il revisionismo di Tito e, nel
frattempo, guida all´interno la rapida opera di ricostruzione e all´esterno il
fronte mondiale dei popoli contro l´imperialismo. Orienta la politica sovietica
verso il rispetto della sovranità e dell´indipendenza delle piccole nazioni e
verso la coesistenza pacifica. Ma non rinuncia, però, ad un´attenta difesa del
campo socialista, a rafforzare le forze che lottano per la pace e a sostenere
la lotta dei lavoratori e dei popoli.
5 marzo 1953
Il 5 marzo muore. In tutto il mondo la
sua scomparsa suscita una emozione senza precedenti tra i rivoluzionari, i
lavoratori e tutta l´umanità progressista.
Ai marxisti-leninisti, alla classe
operaia, alle masse lavoratrici, alle donne e ai giovani degli strati popolari
e a tutte le forze autenticamente rivoluzionarie.
La profonda e prolungata crisi economica
del capitalismo, la decomposizione del sistema borghese – che oramai è sul
viale del tramonto e quanto prima lo abbatteremo meglio sarà per il genere
umano - da cui origina un processo di trasformazioni reazionarie a livello
politico e istituzionale, la dittatura sempre più aperta e violenta
dell’oligarchia finanziaria, l’offensiva padronale in fabbrica e fuori, la
corruzione dilagante, il tradimento da parte del riformismo, della
socialdemocrazia e dei vertici sindacali – riposizionatisi apertamente e
sfacciatamente a difesa degli interessi della sopravvivenza e sopraffazione del
capitalismo finanziario e industriale nazionale e multinazionale - degli
interessi e delle aspirazioni operaie e popolari, spingono i comunisti
all’unità.
Essa è indispensabile per accrescere i
legami con il movimento operaio e popolare, accumulare forze ed esperienze
necessarie a dirigere le masse sfruttate e oppresse verso la via di uscita
rivoluzionaria dal capitalismo, che è un modo di produzione morente che deve
essere abbattuto e sostituito dal socialismo, prima tappa del comunismo.
La lotta di classe si acutizza e la
classe operaia ha più che mai bisogno di una adeguata guida ideologica,
politica e organizzativa, che orienti e dia una direzione alle sue lotte.
Questa guida non può essere che la costruzione di un unico e grande Partito
comunista marxista-leninista, presente in campo con la sua battaglia di classe
e rivoluzionaria, visibile, riconoscibile dagli operai e dalle masse
lavoratrici.
La costruzione di un grande Partito comunista di natura bolscevica ha la
priorità rispetto a ogni altra questione politica ed è determinante per
avanzare sulla via dell’Ottobre e del socialismo. I marxisti-leninisti hanno il
compito di promuovere e portare avanti il processo di bolscevizzazione del
proletariato italiano. Non solo in Italia, ma in tutti i paesi della Terra
senza la presenza di un forte Partito bolscevico, costruito secondo le
direttive di Lenin e Stalin, non sarebbe possibile nessun’altra rivoluzione proletaria
vittoriosa come quella del grande e glorioso Ottobre e, dunque, nessuna
prospettiva concreta per il socialismo.
Le alleanze di classe e rivoluzionarie da costruire devono essere
finalizzate alla conquista del socialismo nel nostro paese. Siamo coscienti che
l’insediamento di un governo rivoluzionario per la costruzione del socialismo
può nascere solo dalla vittoriosa rivoluzione socialista e dalla conquista del
potere politico, economico e sociale da parte del proletariato. Ogni alleanza
strategica deve scaturire da tale metodo di lavoro e prospettiva e ogni
alleanza tattica non deve mai offuscare o limitare quella strategica.
Purtroppo nel nostro paese, mentre le
condizioni obiettive sono favorevoli allo sviluppo dell’iniziativa e
dell’intervento comunista, il fattore soggettivo rimane debole. Le ragioni sono
numerose. Fra di esse la pesante eredità del revisionismo (in Italia agiva il
maggiore partito revisionista occidentale, cioè il PCI, e ne sono ancora
presenti i suoi frammenti), la debolezza teorica e il permanere di pratiche
erronee, il localismo, il settarismo, l’ultrasinistrismo, l’aristocrazia
sindacale e altro.
Bisogna dunque lavorare per ridurre la
forbice fra condizioni oggettive e fattore soggettivo, poggiando su una base
corretta ed avanzando verso l’unità dei comunisti, verso un unico Partito
comunista del proletariato.
Tale Partito comunista
marxista-leninista si forgia all’interno di un processo determinato dagli
sviluppi della lotta di classe sul piano nazionale e internazionale, man mano
che si pongono all’ordine del giorno le questioni fondamentali. Prende forma
nel dibattito e nel lavoro in comune fra i comunisti e i migliori elementi del
proletariato, attraverso una battaglia sul terreno teorico, politico e
organizzativo, in cui si determinano spostamenti e aggregazioni, si affermano
concezioni e pratiche rispondenti ai compiti strategici e tattici che il
proletariato deve affrontare nella situazione concreta.
Per avanzare su questa strada, il
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e Piattaforma Comunista decidono
di costituire il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML).
Esso si basa su alcuni principi fondamentali
del comunismo:
· La
natura di classe, rivoluzionaria e bolscevica del Partito, organizzato sulla
base di un rigoroso centralismo democratico, con l’elettività di tutti gli
organi dirigenti del Partito dall’alto al basso, con il rendiconto periodico
dell’attività degli organi dirigenti, con la ferrea disciplina unica di Partito
e la sottomissione della minoranza alla maggioranza, con l’obbligo
incondizionato di applicare le decisioni degli organi superiori da parte degli
organi inferiori e di tutti i membri del Partito, e l’incompatibilità con
l’esistenza di frazioni.
· Il
riconoscimento della dittatura del proletariato, che è il contenuto essenziale
della rivoluzione proletaria.
·
L’affermazione della natura rivoluzionaria della conquista del potere politico
da parte del proletariato, e nella fase di costruzione della società
socialista, l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione e di
scambio, la loro socializzazione, la liquidazione di ogni sfruttamento
dell’uomo sull’uomo, la pianificazione economica e il controllo operaio, al
fine di soddisfare le crescenti esigenze materiali e culturali dell’intera
società.
· La
condanna senza appello del rovesciamento della dittatura del proletariato e
della restaurazione del capitalismo, ad opera dei revisionisti, dei trotschisti
e di tutti i nemici del socialismo.
· La
lotta per la sconfitta ideologica e politica del revisionismo,
dell’opportunismo, dell’economicismo, del socialdemocraticismo, del
movimentismo, del pacifismo e dell’estremismo.
·
L’internazionalismo proletario.
Il CONUML è composto dai rappresentanti
dei partiti e delle altre organizzazioni di classe e rivoluzionarie che saranno
ammessi a farne parte. In una prima fase il CONUML avrà come suoi compiti:
a) creare un quadro
stabile di consultazione, scambio di esperienze e di informazioni tra le
organizzazioni marxiste-leniniste;
b) realizzare l’unità
d’azione dei marxisti-leninisti nella classe operaia e nelle masse lavoratrici,
tra i giovani e le masse popolari, dando vita a iniziative e interventi unitari
all’interno delle lotte politiche, sindacali e sociali, nelle ricorrenze del
movimento comunista ed operaio, a livello nazionale e locale, sulla base di
analisi e proposte condivise.
Nella situazione presente riteniamo come
compito urgente lo sviluppo di un’azione di sostegno alle lotte operaie e
popolari che si dirigono contro le criminali politiche imposte dal capitale
finanziario, che lungi dal risolvere la crisi economica sono dirette a
salvaguardare i profitti e i privilegi di una minoranza di sfruttatori e di
parassiti.
Svilupperemo pertanto una multiforme attività politica di unità e di lotta,
di indispensabile azione comune degli operai e degli altri lavoratori sfruttati
contro la classe dei capitalisti e i loro governi borghesi e clericali,
coopereremo alla loro organizzazione e allo sviluppo della coscienza di classe,
ci sforzeremo di precisare le rivendicazioni economiche e politiche parziali e
complessive a favore degli operai, in stretta connessione con gli scopi di
questa lotta: il passaggio rivoluzionario del potere nelle mani del
proletariato e dei mezzi di produzione in proprietà sociale.
Per quanto riguarda l’attività editoriale e l’approfondimento di problemi
teorici e storici relativi al movimento operaio e comunista, al
marxismo-leninismo e all'attuale situazione italiana e internazionale, il
CONUML riconoscendone l’importanza in stretto rapporto con la prassi
rivoluzionaria e i compiti di lotta in campo ideologico e politico darà vita a
specifiche iniziative in questo campo.
I compiti del CONUML si basano sulle condizioni oggettive oggi esistenti e
rispondono a una necessità: l’unificazione e la riorganizzazione dei comunisti,
che si concretizzano in modo particolare nel vivo dello scontro di classe,
nella mobilitazione della classe operaia e delle masse lavoratrici e negli
strati popolari, legando i nostri scopi strategici alle lotte quotidiane.
Con la sua attività il CONUML esprimerà, dunque, coscientemente la necessità
dell’unità e dell’organizzazione nella lotta del proletariato per la conquista
rivoluzionaria del potere politico e la costruzione del socialismo. Ciò
significa che la nostra unità viene a costituirsi su una precisa base di classe
e rivoluzionaria e la nostra attività volta all’abolizione dello sfruttamento
dell’uomo sull’uomo dovrà essere fusa con il movimento operaio e popolare che
sorge dalle contraddizioni create dal capitalismo.
Il CONUML si misurerà con l’esigenza insopprimibile dell’unione dei
comunisti in un unico e forte Partito comunista che sorga sulle granitiche basi
del marxismo-leninismo e dell’internazionalismo proletario. Perciò lavorerà per
chiarire e precisare le premesse ideologiche, organizzative e programmatiche
del futuro Partito unitario indipendente e rivoluzionario del proletariato,
spingendo alla rottura ideologica, politica e organizzativa con i partiti
e i gruppi revisionisti e opportunisti e favorendo l’aggregazione delle realtà
comuniste e degli elementi avanzati della classe operaia per farlo crescere.
Il CONUML che oggi costituiamo sarà composto dai rappresentanti dei partiti
e delle altre organizzazioni di classe e rivoluzionarie che vogliono farne
parte aderendo alla presente dichiarazione, lavorando regolarmente
al suo interno, attuando le sue deliberazioni e svolgendo propaganda per il
suo sviluppo.
Il CONUML è aperto al dibattito e all’aggregazione di altre forze
marxiste-leniniste e allo sviluppo di un vero e proprio grande Partito
comunista marxista-leninista organizzato, a condizione che le realtà
organizzative che vi aderiranno non abbiano nel loro programma posizioni
contrarie o divergenti dalla base ideologica che ci siamo dati e non pratichino
una politica in contrasto coi principi del marxismo-leninismo.
I singoli compagni comunisti potranno partecipare al CONUML per il tramite
delle forze che ne faranno parte.
Per quanto riguarda il metodo di lavoro esso si baserà sulla collegialità,
sulla discussione rispettosa delle diverse posizioni, cercando di raggiungere
l’unanimità e solo in ultima analisi applicando il principio guida della
maggioranza e della minoranza. Chi non si troverà d’accordo su talune decisioni
avrà il diritto di non applicarle, poiché il CONUML non è un’organizzazione
politica unica.
In altre parole, i partiti e le altre organizzazioni aderenti al CONUML
sino al raggiungimento dell’unità ideologica e politica organica continueranno
a mantenere la propria indipendenza e autonomia, vincolandosi unicamente alle
iniziative e alle azioni unitarie assunte ed accordandosi piena e reciproca
solidarietà.
Il lavoro del CONUML servirà, nelle condizioni attuali, a dare ulteriore
impulso al processo di unità dei marxisti-leninisti ed a segnare in modo più
incisivo la nostra presenza nelle lotte che si sviluppano nel nostro paese,
sviluppando allo stesso tempo un rapporto più consistente e maturo con il
movimento comunista ed operaio internazionale, in particolare con la sua
espressione più elevata e coerente: la Conferenza Internazionale di Partiti e
Organizzazioni Marxisti-Leninisti.
Chiamiamo tutti i partiti, le organizzazioni e i gruppi marxisti-leninisti,
tutte le forze autenticamente rivoluzionarie alla più netta, completa e
definitiva rottura col revisionismo e l’opportunismo, a farla finita con il settarismo
e il localismo e a manifestare la volontà di unirsi nel CONUML per rafforzare
il processo di unità dei comunisti e gettare le basi di un solo, forte Partito
comunista marxista-leninista, strumento nelle mani del proletariato per la
conquista della società comunista!
Settembre 2013
Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista
Per contatti e informazioni:
info@pciml.org
teoriaeprassi@yahoo.it
APPELLO
PER UNA CELEBRAZIONE UNITARIA DEL 60° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL COMPAGNO
STALIN
Il prossimo 5 marzo si compiranno 60 anni dalla morte del compagno Giuseppe
Stalin. In questa
occasione noi comunisti intendiamo ricordare degnamente il suo pensiero e
la sua opera. Vogliamo farlo rilanciando e mettendo in risalto il loro significato
di classe e rivoluzionario, l’attualità dell’incessante lotta contro il
capitalismo e l’imperialismo, per il socialismo e il comunismo che il compagno
Stalin ha svolto.
Non una celebrazione retorica o storiografica, dunque, ma un momento e un
aspetto del lavoro da
sviluppare, in modo combattivo e unitario, nella situazione concreta, per
dare una risposta ideologica e politica all’offensiva della classe dominante e
rilanciare le ragioni della rivoluzione sociale del proletariato, per costruire
una società senza sfruttamento dell’uomo sull’uomo, senza crisi di
sovrapproduzione, disoccupazione cronica, impoverimento materiale e culturale,
crescente oppressione delle masse, parassitismo, reazione sfrenata,
guerre di rapina. Facciamo perciò appello per un’iniziativa unitaria in
occasione del 60°anniversario, da realizzare in un’ottica di confronto aperto e
serrato sulle questioni che la profonda crisi capitalistica pone di nuovo
all’ordine del giorno della lotta di classe degli sfruttati: la questione della
trasformazione sociale, del benessere dei lavoratori, della pianificazione,
della libertà e dell’uguaglianza, della democrazia per la stragrande
maggioranza della popolazione. Riteniamo inopportuno e sbagliato, specie nelle
condizioni attuali di continue aggressioni reazionariedella borghesia,
realizzare su questa scadenza iniziative separate o contrapposte delle forze
che si richiamano al movimento comunista ed operaio. Di fronte alla canea
antistalinista, cioè anticomunista, che la borghesia e gli opportunisti portano
avanti, dobbiamo e possiamo dare una risposta decisa e coesa, facendo pesare la
presenza dei comunisti nella situazione italiana. La base politica e ideologica
comune di questa manifestazione unitaria non può che consistere nel riconoscimento
della dittatura del proletariato, che il compagno Stalin ha edificato,
consolidato e difeso, seguendo gli insegnamenti di Marx, Engels e Lenin. Di
conseguenza, nel giudizio positivo sul suo pensiero, sulla sua opera, sul ruolo
che ha giocato in Unione Sovietica e nel movimento comunista internazionale.
Ciò comporta l’affermazione della natura rivoluzionaria della conquista del
potere politico da parte del proletariato, e nella fase di costruzione della
società socialista, l’indispensabile sostituzione della proprietà privata dei
mezzi di produzione con la proprietà sociale e la liquidazione di ogni
sfruttamento dell’uomo sull’uomo, l’organizzazione cosciente dell’economia
secondo un piano, al fine di soddisfare le crescenti esigenze materiali e culturali
dell’intera società; così come comporta la condanna del rovesciamento della
dittatura del proletariato e della conseguente restaurazione del capitalismo,
ad opera dei revisionisti al potere in URSS. Come ai tempi di Marx, Engels,
Lenin e Stalin anche oggi la lotta al revisionismo e ai revisionisti della
dottrina comunista, responsabili della sconfitta del socialismo realizzato nel
ventesimo secolo e attualmente in combutta con la sinistra borghese, clericale
e capitalistica, è indispensabile per abbattere il sistema capitalistico,
costruire il socialismo ed edificare la società comunista. Riteniamo che su
questa base nulla può giustificare iniziative separate o contrapposte.
Un’iniziativa nazionale unica in occasione del 60° anniversario della scomparsa
del grande dirigente bolscevico, non solo porrebbe la figura e l'opera di
Stalin come lo spartiacque più reciso, il bastione che si erge fra i comunisti
e tutti i nostri nemici, ma corrisponderebbe alle aspirazioni di tanti compagni
e lavoratori. Essa avrebbe inoltre un’importanza in termini di dibattito e
cooperazione tra forze che lavorano per la ripresa del movimento comunista ed
operaio. Chiamiamo perciò tutti i partiti, le organizzazioni e i singoli
compagni comunisti, gli operai avanzati, i giovani rivoluzionari, gli
antifascisti, gli anticapitalisti, i progressisti, tutti coloro che lottano per
la libertà e l’indipendenza, la democrazia e il socialismo, ad aderire a questo
appello per realizzare unitariamente nella prima decade di marzo 2013, in località
da stabilire, il convegno nazionale “L’attualità di Stalin 60 anni dopo”.
21.12.2012
Per adesioni: info@pciml.org teoriaeprassi@yahoo.it
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista
E’
UN’ALTRA MANOVRA DI MACELLERIA SOCIALE, CI STANNO SPOGLIANDO E NON SAPPIAMO
DIFENDERCI!
Questa è una società infame, dove i potenti capitalisti sfruttano, rubano e
approfittano dei più deboli nell’illegalità che si sono legalizzato e dove il
10%, i ricconi, delle famiglie italiane possiede il 48% della ricchezza
prodotta dalla classe lavoratrice sfruttata e affamata e alla quale vengono
corrisposti salari e pensioni di fame, il 40%, la media borghesia, il 29% e il
50%, i poveri che lavorano e produco, solo il 23%. Dati della Banca d’Italia.
Questa è l’Italia del centrodestra, del centro e del centrosinistra e dei loro
partiti borghesi e capitalistici, è l’Italia di Bersani, di Berlusconi, di
Napolitano e del Papa. E diteci se non siamo ancora nel buio del basso Medioevo!
di Domenico Savio*
E’ dalla metà degli anni ’70 del secolo scorso - cioè da circa 40 anni,
quando i gruppi dirigenti del PCI e della CGIL decisero di abbandonare ogni
rappresentanza di classe della classe lavoratrice italiana operaia e
intellettiva e di abbracciare la ignobile causa della compatibilità della lotta
dei lavoratori con gli interessi padronali e di diventare collaborazionisti
della classe imprenditoriale capitalistica del nostro paese – che tutti i
governi monocolori, di centrosinistra, di unità nazionale, di centro, di salute
pubblica e di centrodestra hanno avviato, anche attraverso le gonfiate e
artificiose manovre economiche annuali e pure di carattere periodico nel corso
dell’anno, un gigantesco processo di trasferimento di ricchezza dalle masse
lavoratrici sfruttate e affamate all’ingorda classe capitalistica per
consentirle di riappropriarsi delle concessioni contrattuali e legislative che
nel trentennio precedente era stata costretta a cedere sotto la pressione
dell’organizzazione politica e sindacale con elementi di classe del nostro
movimento operaio.
Gli strumenti adottati per effettuare questo enorme passaggio di ricchezza dal lavoro al capitale sono stati di diversa natura e incidenza, come: il ritardato rinnovo dei contratti di lavoro a livello nazionale, territoriale e aziendale e con aumenti sempre inferiori e scaglionati nel corso della validità dei contratti; l’abolizione dell’indicizzazione trimestrale dei salari, degli stipendi e delle pensioni al costo della vita, cosiddetta “scala mobile”, e sua sostituzione parziale con una indicizzazione annuale; il passaggio dalla lira all’euro, che ha letteralmente dimezzato il potere d’acquisto delle masse lavoratrici e popolari; la liberalizzazione, ovvero privatizzazione, o meglio caporalato, del mercato del lavoro; la svendita dallo Stato, cioè dalla collettività, al capitalismo nazionale e multinazionale del patrimonio industriale, agrario, commerciale, bancario, assicurativo, immobiliare, dei trasporti, delle telecomunicazioni, eccetera; le riforme pensionistiche che si sono succedute nell’ultimo ventennio, con la riduzione progressiva delle pensioni di anzianità e di vecchiaia, l’innalzamento progressivo dell’età pensionabile per gli uomini e le donne, l’abbassamento progressivo dell’indicizzazione delle pensioni all’aumentato costo della vita, l’integrazione privata a rischio delle pensioni, attraverso i cosiddetti fondi di investimento pensionistico; il debito pubblico come clava per sottrarre soldi e servizi alle masse popolari; le controriforme sociali; le tante manovre economiche di prelievi dalle tasche dei cittadini e di contenimento della spesa pubblica.
E siamo all’ultimo prelievo forzato, ma solo sino a questo momento, della manovra economica in discussione alle camere, detta pure di correzione del debito pubblico, del governo capitalistico del capitalista Silvio Berlusconi, che trasferirà, quasi per interi, nel triennio 2012-2014 e con la possibilità di altre manovre, 44,902 miliardi di euro dalle già precarie condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari italiane al capitalismo finanziario nazionale e multinazionale, che prestando a condizioni di strozzinaggio i soldi agli Stati si arricchisce senza misura sul lavoro e la vita sociale dei popoli. Come al solito la manovra penalizza quasi completamente le masse popolari e solo apparentemente i ricchi, ovvero quelli che detengono la quasi totalità della ricchezza nazionale accumulata con lo sfruttamento del lavoro altrui. Basta osservare, dati della Banca d’Italia, che il 10%, i ricconi, delle famiglie italiane possiede il 48% della ricchezza prodotta dalla classe lavoratrice sfruttata e affamata, il 40%, la media borghesia, il 29% e il 50%, i poveri che lavorano e produco, solo il 23%. E’ una situazione di differenze sociali ignobili, incivili e disumane sostenute e nutrite sempre di più dalla cultura e dai poteri forti borghesi capitalistici e clericali che imperano nel nostro paese, è un ordine sociale schifoso, dove i ricchi sfruttatori e schiavizzatori gozzovigliano e buttano le briciole al popolo affamato: questo è il barbarico e violento sistema capitalistico, difeso dai poteri forti economici, borghesi e clericali e, autoflagellandosi, votato e mantenuto in piedi dalla maggioranza di un popolo che gode soffrendo. Ecco alcuni prelievi più evidenti dalle tasche dei lavoratori: ticket sanitari su visite specialistiche e pronto soccorso; diminuzione dell’incremento delle pensioni all’aumento del costo della vita; altro innalzamento dell’età pensionabile; blocco quasi totale delle assunzioni nel pubblico impiego, nonostante la disoccupazione dichiarata - perché molti lavoratori rinunciano a iscriversi nelle liste dei disoccupati in quanto non vengono mai chiamati per un posto di lavoro - superi i due milioni di senza lavoro, mentre la disoccupazione giovanile tocca la percentuale del 22% al nord Italia, del 29,4% al centro e del 40,6% al sud; congelamento degli stipendi nel pubblico impiego; aumento della percentuale d’invalidità per la corresponsione delle pensioni d’invalidità e maggiori controlli sugli invalidi; tagli agli stanziamenti statali ai comuni e alle regioni, con la possibile conseguenza della riduzione delle prestazioni sociali nei trasporti, nella sanità, nella scuola, nell’assistenza sociale, eccetera e aumento dei costi dei servizi erogati dagli enti locali ai singoli cittadini e alle famiglie, dell’addizionale Irpef e delle tasse comunali e regionali; nuova stangata prevista con la riforma del fisco, che dovrebbe diminuire l’aliquota dal 23 al 20% sui redditi sino a 15.000 euro e aumentare l’aliquota dal 27 al 30% sui redditi da 15.000 a 28.000 euro, mentre diminuirebbe l’aliquota dal 38 al 30% sui redditi da 28.000 a 55.000 euro, dal 41 al 40% sui redditi da 55.000 a 75.000 euro e da 43 a 40% sui redditi oltre i 75.000 euro; l’Iva dovrebbe aumentare indiscriminatamente dal 10 all’11% e dal 20 al 21%.
Gli strumenti adottati per effettuare questo enorme passaggio di ricchezza dal lavoro al capitale sono stati di diversa natura e incidenza, come: il ritardato rinnovo dei contratti di lavoro a livello nazionale, territoriale e aziendale e con aumenti sempre inferiori e scaglionati nel corso della validità dei contratti; l’abolizione dell’indicizzazione trimestrale dei salari, degli stipendi e delle pensioni al costo della vita, cosiddetta “scala mobile”, e sua sostituzione parziale con una indicizzazione annuale; il passaggio dalla lira all’euro, che ha letteralmente dimezzato il potere d’acquisto delle masse lavoratrici e popolari; la liberalizzazione, ovvero privatizzazione, o meglio caporalato, del mercato del lavoro; la svendita dallo Stato, cioè dalla collettività, al capitalismo nazionale e multinazionale del patrimonio industriale, agrario, commerciale, bancario, assicurativo, immobiliare, dei trasporti, delle telecomunicazioni, eccetera; le riforme pensionistiche che si sono succedute nell’ultimo ventennio, con la riduzione progressiva delle pensioni di anzianità e di vecchiaia, l’innalzamento progressivo dell’età pensionabile per gli uomini e le donne, l’abbassamento progressivo dell’indicizzazione delle pensioni all’aumentato costo della vita, l’integrazione privata a rischio delle pensioni, attraverso i cosiddetti fondi di investimento pensionistico; il debito pubblico come clava per sottrarre soldi e servizi alle masse popolari; le controriforme sociali; le tante manovre economiche di prelievi dalle tasche dei cittadini e di contenimento della spesa pubblica.
E siamo all’ultimo prelievo forzato, ma solo sino a questo momento, della manovra economica in discussione alle camere, detta pure di correzione del debito pubblico, del governo capitalistico del capitalista Silvio Berlusconi, che trasferirà, quasi per interi, nel triennio 2012-2014 e con la possibilità di altre manovre, 44,902 miliardi di euro dalle già precarie condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari italiane al capitalismo finanziario nazionale e multinazionale, che prestando a condizioni di strozzinaggio i soldi agli Stati si arricchisce senza misura sul lavoro e la vita sociale dei popoli. Come al solito la manovra penalizza quasi completamente le masse popolari e solo apparentemente i ricchi, ovvero quelli che detengono la quasi totalità della ricchezza nazionale accumulata con lo sfruttamento del lavoro altrui. Basta osservare, dati della Banca d’Italia, che il 10%, i ricconi, delle famiglie italiane possiede il 48% della ricchezza prodotta dalla classe lavoratrice sfruttata e affamata, il 40%, la media borghesia, il 29% e il 50%, i poveri che lavorano e produco, solo il 23%. E’ una situazione di differenze sociali ignobili, incivili e disumane sostenute e nutrite sempre di più dalla cultura e dai poteri forti borghesi capitalistici e clericali che imperano nel nostro paese, è un ordine sociale schifoso, dove i ricchi sfruttatori e schiavizzatori gozzovigliano e buttano le briciole al popolo affamato: questo è il barbarico e violento sistema capitalistico, difeso dai poteri forti economici, borghesi e clericali e, autoflagellandosi, votato e mantenuto in piedi dalla maggioranza di un popolo che gode soffrendo. Ecco alcuni prelievi più evidenti dalle tasche dei lavoratori: ticket sanitari su visite specialistiche e pronto soccorso; diminuzione dell’incremento delle pensioni all’aumento del costo della vita; altro innalzamento dell’età pensionabile; blocco quasi totale delle assunzioni nel pubblico impiego, nonostante la disoccupazione dichiarata - perché molti lavoratori rinunciano a iscriversi nelle liste dei disoccupati in quanto non vengono mai chiamati per un posto di lavoro - superi i due milioni di senza lavoro, mentre la disoccupazione giovanile tocca la percentuale del 22% al nord Italia, del 29,4% al centro e del 40,6% al sud; congelamento degli stipendi nel pubblico impiego; aumento della percentuale d’invalidità per la corresponsione delle pensioni d’invalidità e maggiori controlli sugli invalidi; tagli agli stanziamenti statali ai comuni e alle regioni, con la possibile conseguenza della riduzione delle prestazioni sociali nei trasporti, nella sanità, nella scuola, nell’assistenza sociale, eccetera e aumento dei costi dei servizi erogati dagli enti locali ai singoli cittadini e alle famiglie, dell’addizionale Irpef e delle tasse comunali e regionali; nuova stangata prevista con la riforma del fisco, che dovrebbe diminuire l’aliquota dal 23 al 20% sui redditi sino a 15.000 euro e aumentare l’aliquota dal 27 al 30% sui redditi da 15.000 a 28.000 euro, mentre diminuirebbe l’aliquota dal 38 al 30% sui redditi da 28.000 a 55.000 euro, dal 41 al 40% sui redditi da 55.000 a 75.000 euro e da 43 a 40% sui redditi oltre i 75.000 euro; l’Iva dovrebbe aumentare indiscriminatamente dal 10 all’11% e dal 20 al 21%.
Insomma, una manovra che impoverisce ancora e pesantemente le masse
lavoratrici e popolari, che toglie poco o niente ai maggiori possessori della
ricchezza nazionale e che mantiene quasi intatti i privilegi di Stato agli
apparati istituzionali e di governo, ai deputati nazionali ed europei, ai
senatori, ai consiglieri regionali e ai partiti politici: la spiegazione è
semplice, perché coloro che decidono le sorti politiche ed economiche di un
popolo e di una nazione detengono il potere che i cittadini gli assegnano e lo
gestiscono a proprio piacimento, compreso il vergognoso tentativo di un regalo,
sancito da una apposita norma prevista nella manovra economica, e sarebbe stata
l’ennesima legge ad personam, alla famiglia Berlusconi, che così avrebbe potuto
ritardare il pagamento, se condannata definitivamente, di un risarcimento di
ben 750 milioni di euro e tutto questo alla faccia del popolo lavoratore,
martoriato e schiacciato da infinite gabelle imposte dallo Stato, dalle Regioni
e dai Comuni, ma il tentativo pare essere stato sventato. Certo che è una
vergogna morale, umana e civile, ma la legge della giungla, nel senso che il
più forte si mangia il più debole, dopo 5000 anni di storia della specie umana
sopravvive ancora con la animalesca società capitalistica e potrà scomparire
solo con la morte, per mano della rivoluzione socialista, di quest’ultima.
Eppure questa dolorosa discriminazione e differenza sociale tra gli individui non è sancita da nessuna legge naturale e comunque non dovrebbe vigere all’interno di una specie animale evoluta quale è quella umana, ma sopravvive semplicemente per inerzia sociale delle masse sfruttate e impoverite e se esse decidessero di farla finita con questa barbarie basterebbero 24 ore per azzerare la situazione e avviare la costruzione di un civile e umano ordine sociale. Ma per raggiungere tale obiettivo di emancipazione occorre la presa di coscienza di tale possibile svolta storica da parte della classe sfruttata, la sua organizzazione nel partito comunista marxista-leninista della rivoluzione socialista e il passaggio rivoluzionario del potere politico ed economico dalle mani delle attuali oligarchie economiche e finanziarie a quelle della classe lavoratrice e del suo nuovo Stato socialista. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista esiste e lavora proprio per favorire il passaggio di tale potere dalla classe sociale sfruttatrice a quella sfruttata.
Eppure questa dolorosa discriminazione e differenza sociale tra gli individui non è sancita da nessuna legge naturale e comunque non dovrebbe vigere all’interno di una specie animale evoluta quale è quella umana, ma sopravvive semplicemente per inerzia sociale delle masse sfruttate e impoverite e se esse decidessero di farla finita con questa barbarie basterebbero 24 ore per azzerare la situazione e avviare la costruzione di un civile e umano ordine sociale. Ma per raggiungere tale obiettivo di emancipazione occorre la presa di coscienza di tale possibile svolta storica da parte della classe sfruttata, la sua organizzazione nel partito comunista marxista-leninista della rivoluzione socialista e il passaggio rivoluzionario del potere politico ed economico dalle mani delle attuali oligarchie economiche e finanziarie a quelle della classe lavoratrice e del suo nuovo Stato socialista. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista esiste e lavora proprio per favorire il passaggio di tale potere dalla classe sociale sfruttatrice a quella sfruttata.
Napoli, 5 luglio 2011.
* Segretario generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org
UN
MANIPOLO DI CAPITALISTI (INDUSTRIALI, BANCHIERI, FINANZIERI E MERCANTI DI
CARTA- MONETA) CRIMINALI, SPREGIUDICATI, USURAI, SFRUTTATORI E RAPINATORI DEL
LAVORO ALTRUI AFFAMA SCHIAVIZZA E REPRIME IL MONDO INTERO!
Sono responsabili di tutti i mali che affliggono l’umanità intera dalle
origini ai giorni nostri, non sono invincibili e i lavoratori del braccio e
della mente di tutti i paesi possono scaraventarli nella polvere e sul loro
nauseabondo lordume di grasso piantare la bandiera della liberazione e del
socialismo. Dopo la dolorosa sconfitta del primo socialismo realizzato nella
storia dell’umanità, avvenuta ad opera del cannibalismo sociale della classe
borghese, clericale e capitalistica e della dannata schiera di revisionisti,
riformisti e opportunisti annidatisi nelle file del movimento comunista e
operaio nazionale e internazionale, i popoli della Terra sembrano ricaduti in
uno stato di impotenza e di rassegnazione che fu proprio dei popoli primitivi
dinanzi all’ignoranza scientifica dei preponderanti fenomeni della natura, ma
si tratta di una rassegnazione indotta dal riconquistato dominio assoluto del
capitalismo e dell’imperialismo sui processi produttivi, monetari e commerciali
regolati dalla feroce legge del profitto e del mercato. Nel sistema
capitalistico la classe lavoratrice è sottoposta a rapporti di produzione, di
scambio e di distribuzione della ricchezza prodotta che la spogliano del
prodotto del suo lavoro e dei suoi averi, l’abbrutiscono e la riducono alla
fame e persino a episodi di lotta fratricida (di natura razzista, nazionalista,
sessista, religiosa, egoistica, prevaricatrice, eccetera) al suo interno,
ovvero la conducono alla guerra tra poveri e ciò avviene, come oggi, quando
essa ha smarrito le proprie ragioni e la propria coscienza di classe e, ancora,
quando non è in grado, per fattori propri e indotti, di essere classe per sé.
Anziché assumere il ruolo di una grande armata di liberazione dal sistema che
la schiavizza e la riduce alla fame, la classe degli sfruttati diviene finanche
e tragicamente sostenitrice della causa dei suoi mali, cioè il barbaro e
disumano sistema economico padronale, e lo fa con consenso politico, partitico
ed elettorale al suo avversario di classe. Alla base di questo comportamento
irresponsabile e suicida esiste certamente una crassa ignoranza sociale,
storica e scientifica, che viene artatamente formata, alimentata e diffusa
dalla classe padronale dominante allo scopo di continuare a mantenere la sua
spietata dittatura sulle masse diseredate. Basta poco per capire che se le
risorse della Terra, i mezzi di produzione, le scoperte tecnologie e il frutto
del lavoro umano, fossero di proprietà collettiva tutti gli uomini e le donne
viventi sul Pianeta avrebbero garantito il lavoro, manuale o intellettuale che
sia, e i mezzi di sussistenza, mentre nella società capitalistica questo non è
possibile, perché l’attività umana è privatizzata e sfruttata dalla classe
padronale, cioè dai furbi e spregiudicati sfruttatori del lavoro altrui. In
Italia, ad esempio, ma è così e peggio ancora in tutti i paesi capitalistici,
il 10% della popolazione possiede il 50% della ricchezza prodotta, dicono le
statistiche ufficiali dello Stato borghese, clericale e capitalistico, ma noi
riteniamo che il divario tra l’esigua minoranza dei ricchi e la moltitudine dei
poveri sia ancora maggiore. Se le masse oggi, come ai tempi della gloriosa
Rivoluzione d’Ottobre del 1917 in Russia, prendessero coscienza di tale verità
assoluta e incontestabile basterebbe poco per schiacciare l’attuale e criminale
potere economico e sociale capitalistico e imperialistico che opprime le
singole nazioni e il mondo intero. Attualmente il Pianeta e lo spazio che lo
circonda sono governati dalla feroce legge dello sfruttamento del lavoro umano,
dell’accumulazione del profitto rapinato ai lavoratori e della violenza del
mercato, che trae profitti anche dal commercio dei beni di consumo. Il sistema
economico privatizzato delle nazioni capitalistiche è nelle mani di pochi farabutti
e criminali del mercato industriale e finanziario, si tratta di imprenditori
multinazionali, banchieri e mercanti di moneta cartastraccia. Costoro tengono
bene avvinghiati i loro artigli d’affari sul proletariato e sui popoli interi
della Terra, decidono i prezzi delle merci, la massa di profitti da accumulare,
l’andamento delle loro borse d’affari, i tassi d’interesse da usurai da
praticare sui prestiti bancari, l’opportunità di promuovere delle crisi
finanziarie, che incidono negativamente anche sull’organizzazione della
produzione reale, e i ricatti nei confronti degli Stati indebitatisi.
L’esistenza dei popoli è schiacciata e condizionata da un mercato finanziario -
costituito dai profitti derivanti dallo sfruttamento del lavoro proletario, da
monete cartastraccia, cioè prive di corrispondenti beni materiali, e dai
cosiddetti derivati finanziari, come i vari bond messi in circolazione –
esercitato spregiudicatamente dalla Banca Mondiale, dal Fondo Monetario
Internazionale, da sistemi bancari nazionali e multinazionali e da altre
istituzioni monetarie e bancarie e favorito, tale mercato, dalla ragnatela del
commercio borsistico nazionale, continentale e mondiale e da quelle agenzie
strumentali cosiddette di rating, cioè di valutazione dell’andamento della
produzione (o meglio del PIL, prodotto interno lordo) e del debito pubblico dei
vari paesi, agenzie che, con valutazioni e informazioni interessate, fungono da
apripiste agli speculatori del mercato finanziario che intendono attaccare lo
Stato o gli Stati prescelti per indurli a manovre finanziarie che spostino
immense ricchezze dalle masse lavoratrici sfruttate alle pance vermicolari
della dannata razza padrona. Insomma, si tratta di una macchina organizzativa
infernale che serve ai mercanti della cartastraccia per realizzare e accumulare
profitti immensi senza ricorrere alla produzione reale e al mercato delle merci
prodotte. Il mercato finanziario è una sovrastruttura dell’attività produttiva
industriale, dove si accumulano profitti senza produrre beni materiali. Il
debito pubblico degli Stati è un meccanismo perverso utilizzato dal mercato
finanziario per realizzare costanti e consistenti trasferimenti di ricchezza,
mediante l’attività e la complicità del potere politico degli stessi Stati
borghesi, clericali e capitalistici, dalle masse popolari, già sfruttate nel
loro lavoro e nell’acquisto dei generi di sostentamento, agli usurpatori
capitalisti. Il meccanismo è semplice e assassino. Un piccolo debito contratto
da uno Stato in breve tempo si moltiplica all’infinito per mezzo degli
interessi stratosferici che scattano puntuali e massacranti. Il capitale
nominale, costituente il prestito iniziale, presto scompare del tutto nella
marea di interessi maturati, mentre i capitalisti creditori, come sanguisughe
insaziabili – attraverso le loro istituzioni padronali nazionali e
internazionali politiche (Come l’Unione Europea), monetarie e di valutazione –
impongono allo Stato debitore di applicare nuove tasse e tariffe e l’aumento di
quelle già esistenti alle masse lavoratrici e popolari, tagli alla spesa
pubblica per l’assistenza e i servizi sociali, la sanità, la scuola, i salari e
gli stipendi pubblici e le pensioni, oltre all’ingiunzione di controriforme
sociali, per raccogliere i fondi necessari da devolvere loro periodicamente, in
quanto creditori. E’ un meccanismo sadico di ulteriore trasferimento di
ricchezza sociale dalla classe lavoratrice a quella padronale, in Italia così è
stato coi governi di centrosinistra e così è oggi con quello di centrodestra, perché
ambedue i fronti sono di natura culturale e politica borghese, clericale e
capitalistica. La crisi economica in atto, che oramai si protrae
ininterrottamente da vari anni, è prevalentemente di natura finanziaria
speculativa, più specificamente i capitali si muovono per moltiplicarsi
attraverso il mercato finanziario e non la produzione reale, la quale, però,
risulta condizionata e penalizzata dalle manovre borsistiche, dal mercato
monetario e dai suoi derivati. In modo particolare il capitalismo ricorre
massicciamente al mercato finanziario per accumulare profitti quando
l’aggravarsi delle condizioni di povertà delle masse popolari fa calare gli
acquisti, che a loro volta provocano un incremento della crisi di
sovrapproduzione delle merci e un calo del plusvalore. Inoltre, la crisi della
sovrapproduzione determina la drammatica riduzione della produzione, la
chiusura di fabbriche e licenziamenti in massa. Tutto questo perché i rapporti
di produzione e di distribuzione della ricchezza prodotta sono regolati dalla
legge infame dello sfruttamento del lavoro e dei profitti. La sciagura sociale
delle crisi capitalistiche dipende unicamente dalla proprietà privata dei mezzi
di produzione, dalla natura sociale della produzione e dall’accaparramento
privato delle risorse naturali e della ricchezza prodotta dal lavoro degli
uomini. Il potere politico ed economico capitalistico le sue crisi economiche
le fa sempre e indiscutibilmente pagare alle masse popolari, l’entità del
sacrificio che queste devono sopportare dipende dalla forza dell’organizzazione
e della resistenza di classe che il proletariato è capace di mettere in campo
per affrontare la repressione di Stato, ma si può uscire dalla tragedia solo
abbattendo il sistema di sfruttamento e di rapimento capitalistico e costruendo
la nuova e superiore società prima socialista e poi comunista. A questa
prospettiva non vi sono alternative, prima lo capiscono le masse lavoratrici e
meglio sarà per loro e i loro figli e nipoti. Certo è che attualmente la
situazione ideale e politica dei lavoratori è estremamente deludente e si
dimostrano, nella stragrande maggioranza, incapaci a incamminarsi sulla strada
della liberazione, della rivoluzione e del socialismo. Tocca ai
marxisti-leninisti, e in particolare al Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista, lavorare per accrescere la coscienza, la volontà e la
capacità di classe dei lavoratori operai e intellettivi per abbattere il
capitalismo e costruire il socialismo. Allo stato attuale al terrore diffuso
dalla borghesia per meglio far pagare anche il prezzo di questa sua crisi
economica ai lavoratori – terrore che troviamo quotidianamente
nell’informazione padronale con frasi ad effetto come “sui mercati un giorno di
terrore” oppure “la sindrome greca” di Budapest, Ungheria, eccetera – dobbiamo
rispondere col “terrore” dell’organizzazione e della lotta comunista delle
masse lavoratrici. Da questa sporca società padronale possiamo uscire e presto,
basta la volontà e la determinazione popolare, con in testa la classe operaia e
la sua avanguardia comunista. Lottiamo per la conquista del potere politico
della classe lavoratrice, che proclamerà la morte dello sfruttamento del
lavoro, dei profitti, del mercato delle merci e dei capitali, delle borse e di
tutte le infami istituzioni economiche capitalistiche e imperialistiche,
istituzioni che attualmente come avvoltoi scatenati si avventano sui pochi
averi delle masse sfruttate e impoverite dagli stessi detentori dei capitali
miserabilmente usurpati. Occorre uno slancio di liberazione da questa falsa
società di rapinatori legali e illegali, di corrotti e corruttori, di
imbroglioni, di approfittatori e di belve assetate di ricchezza e prive di
sentimenti umani, pronte ad allungare ovunque sul Pianeta i loro artigli per
impadronirsi di una parte sempre maggiore del prodotto del lavoro altrui. Belve
spietate sono i capitalisti dell’industria, delle banche, della finanza e del
commercio che speculano e si arricchiscono sul nostro lavoro, sui nostri
sacrifici e sulle nostre sofferenze quotidiane, troviamo nuovamente la forza di
spodestarli, di ricacciarli nella loro nullità umana e morale da cui sono
emersi. La classe lavoratrice italiana è resa schiava da una feroce dittatura
borghese di carattere culturale, clericale, politica, elettorale, economica e
sociale, una dittatura che domina assoluta e impenetrabile il potere politico,
l’informazione, la formazione scolastica, il mercato del lavoro e
l’arricchimento illecito, una dittatura che possiamo spezzare e presto se ne
abbiamo la volontà e la determinazione. Dichiaratamente vergognosa è la
trovata, la proposta e la possibile risoluzione del governo capitalistico di
centrodestra di modificare l’art.41 della Costituzione borghese – che recita
testualmente: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in
contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno a sicurezza, libertà,
dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché
l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a
fini sociali” – per consentire una insindacabile libertà d’impresa ai
capitalisti, che per arricchirsi ulteriormente impoverendo maggiormente i
lavoratori dipendenti avrebbero la possibilità legale di calpestare la
legislazione vigente sul collocamento, sul lavoro, sulla sicurezza, sugli
adempimenti sanitari e sulla normativa contrattuale sindacale nazionale,
territoriale e aziendale. Dobbiamo opporci con ogni mezzo possibile a tale
cambiamento della Costituzione, anche per quanto concerne le altre modifiche
proposte dalla maggioranza e caldeggiate dall’opposizione parlamentare borghese
di centrosinistra, la nostra Costituzione democratica borghese può essere solo
migliorata per quanto attiene i diritti, i bisogni e le aspettative di vita
delle masse lavoratrici e popolari e potrà essere abrogata e cancellata solo
dalla Nuova Costituzione Socialista, che entrerà in vigore dopo la rivoluzione
proletaria e la conquista del potere politico da parte della classe lavoratrice
operaia e intellettiva. In una società che fosse solo veramente democratica,
dunque non ancora socialista, che badasse a difendere almeno minimamente gli
interessi della collettività anziché quelli sfacciati della speculazione
finanziaria, il governo borghese non avrebbe dubbi nel dichiarare non più
onorabile il rimanente debito contratto, assieme alla massa di interessi
passivi accumulati, nel non rapinare ulteriormente le masse popolari con
finanziarie chiaramente ladre ed estorsive, nell’eliminare il mercato virtuale
borsistico, nel favorire l’economia reale, nel requisire le aziende in crisi
che chiudono garantendo e migliorando l’occupazione e nel migliorare le
condizioni di vita delle masse popolari. Invece la falsa democrazia borghese e
clericale degli Stati capitalistici spinge i governi dei padroni ad
approfittare della situazione per favorire gli interessi della loro classe
sociale sfruttatrice. La democrazia borghese, di cui l’odierno potere dominante
si sciacqua la bocca, è solo un inganno, perché viviamo in un ordine sociale e
in uno Stato capitalistico che esercitano una totale repressione morale e
materiale sulle masse lavoratrici e popolari, che sono governati da un fascismo
latente che al momento opportuno non sdegna di ricorre alla forza della
violenza poliziesca per soffocare la giusta protesta popolare che rivendica i
più elementari diritti civili e sociali negati. La vera democrazia emana
unicamente dal potere politico diretto e protagonista della classe lavoratrice,
da quel potere per la cui conquista si battono fieri e orgogliosi il Partito
Comunista Italiano Marxista-Leninista e la parte migliore, cioè l’avanguardia,
della classe lavoratrice italiana. Avanti, compagni e lavoratori tutti, con la
lotta di classe per conquistare il socialismo nel nostro paese e sul Pianeta
intero. Solo così potremo liberarci dalle millenarie catene dello sfruttamento
e della schiavitù sociale.
Forio (Napoli), 10 settembre 2010.
La Segreteria del P.C.I.M-L.
DOMENICO
SAVIO CHIEDE AL GOVERNO DI SANARE LE PRIME CASE DI NECESSITA' COSTRUITE SINO AD
OGGI
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Consiglio dei Ministri
Palazzo Chigi
Piazza Colonna, 370
00187 ROMA
Oggetto: Proposta di approvazione di un decreto-legge speciale e di emergenza
per la “Regolamentazione dell’abusivismo edilizio di necessità sociale e
familiare, corrispondente alla prima casa di abitazione e di proprietà
realizzata per sé o per i propri nuclei familiari nell’ambito del primo grado
di parentela e rapportabile alle dimensioni di superficie e cubatura di un
normale appartamento di case economiche e popolari”. Il Consiglio dei Ministri,
VISTO l’art.3 comma secondo “E’ compito della Repubblica rimuovere gli
ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e
l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della personalità
umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione
politica, economica e sociale del Paese” e l’art.31 comma primo “La Repubblica
agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia
e l’adempimento dei compiti relativi …” della Costituzione;
VISTO che circa il 25% del popolo italiano non possiede ancora una casa di
proprietà e che è sottoposto a gravi disagi di emigrazione abitativa, di
pigioni insostenibili, di vertenze giudiziarie e di sfratto;
VISTA la carenza di abitazioni, che in modo particolare e drammatico si
riscontra nelle isole, specialmente in quelle più piccole, dove tanti giovani
per formare una famiglia hanno solo la possibilità di emigrare in terraferma;
VISTA la grave crisi economica in atto, di cui è difficile prevederne il momento del superamento, e l’aumento pauroso e progressivo della disoccupazione e della precarietà del lavoro;
VISTA la grave crisi economica in atto, di cui è difficile prevederne il momento del superamento, e l’aumento pauroso e progressivo della disoccupazione e della precarietà del lavoro;
VISTO il dilagare della povertà sociale e le pesanti difficoltà economiche
in cui vivono milioni di italiani;
VISTO che oramai da decenni l’Istituto Autonomo Case Popolari e con esso i
Comuni non provvedono ad adeguare il patrimonio abitativo pubblico per
soddisfare la richiesta di case proveniente, in modo particolare, dai giovani e
dalle famiglie lavoratrici;
CONSIDERATO il vasto patrimonio abitativo che negli ultimi decenni i
cittadini che ne hanno avuto la possibilità, a fronte della grave inadempienza
dello Stato che non ha garantito a tutti i nuclei familiari il diritto
costituzionale a un’abitazione propria e dignitosa, hanno realizzato
abusivamente - non potendolo fare legalmente a causa di inadeguata normativa
urbanistica o di vincoli eccessivi che di fatto hanno totalmente ingessato
parti consistenti del territorio italiano, in particolar modo delle isole,
inibendone ogni forma di sviluppo economico e sociale -, nell’ambito del
cosiddetto abusivismo edilizio di piccole dimensioni, o meglio di “necessità” o
di “bisogno sociale e familiare”, la prima casa di abitazione e di proprietà
realizzata per sé o per i propri nuclei familiari nell’ambito del primo grado
di parentela, casa rapportabile alle dimensioni di superficie e cubatura di un
normale appartamento di case economiche e popolari;
VISTA anche la grave situazione di disagio sociale che si sta creando in
alcune aree del paese, come nell’isola d’Ischia e altrove, dove la Magistratura
e i Comuni stanno procedendo all’abbattimento delle prime e uniche case di
abitazione, realizzate senza permesso a costruire su aree sottoposte a vincolo
paesistico e con condanna definitiva alla demolizione, perché tali abitazioni
non possono essere condonate a norma della legge 24 novembre 2003 n.326,
cosiddetto terzo condono edilizio;
VISTO anche i concreti motivi di incostituzionalità della già citata legge 24 novembre 2003 n.326, che non consente la sanatoria degli abusi edilizi realizzati nelle aree sottoposte a vincolo paesistico, neppure di quelli definibili di “limitata entità” o anche di “necessità” oppure di “bisogno sociale, mentre il primo e secondo condono edilizio, leggi 28 febbraio 1985 n.47 e 23 dicembre 1994 n.724, lo consentono creando, così, una ingiusta e odiosa discriminazione tra cittadini che vivono sullo stesso territorio;
VISTO anche i concreti motivi di incostituzionalità della già citata legge 24 novembre 2003 n.326, che non consente la sanatoria degli abusi edilizi realizzati nelle aree sottoposte a vincolo paesistico, neppure di quelli definibili di “limitata entità” o anche di “necessità” oppure di “bisogno sociale, mentre il primo e secondo condono edilizio, leggi 28 febbraio 1985 n.47 e 23 dicembre 1994 n.724, lo consentono creando, così, una ingiusta e odiosa discriminazione tra cittadini che vivono sullo stesso territorio;
VISTE le pesanti difficoltà a trovare già oggi la disponibilità di un
appartamento libero da fittare e che tali difficoltà si aggraverebbero
ulteriormente dopo gli eventuali abbattimenti di migliaia, centinaia di
migliaia o persino di milioni di case che verrebbero abbattute dalla
Magistrature e dagli Enti locali sul territorio nazionale;
RITENUTA non corrispondente all’interesse nazionale, specialmente in questa fase di crisi globale, la demolizione di un ingente patrimonio abitativo, demolizione che, tra l’altro, non prevede il ripristino dello stato precedente dei luoghi, che indebiterebbe paurosamente i Comuni interessati costringendoli a venir meno al patto di stabilità economica e di bilancio – i quali dovrebbero contrarre mutui per decine di miliardi di euro con la Cassa Depositi e Prestiti per consentire gli abbattimenti e non per lo sviluppo sociale e il miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti – e che creerebbe pure seri problemi per l’ordine pubblico con una moltitudine di persone senza casa;
RITENUTO che sia utile e necessario preservare tale patrimonio abitativo alla collettività e all’interno di un progetto di recupero, di valorizzazione e di riqualificazione urbanistica, ambientale e paesaggistica del territorio,
APPROVA IL SEGUENTE DECRETO- LEGGE SPECIALE E DI EMERGENZA
RITENUTA non corrispondente all’interesse nazionale, specialmente in questa fase di crisi globale, la demolizione di un ingente patrimonio abitativo, demolizione che, tra l’altro, non prevede il ripristino dello stato precedente dei luoghi, che indebiterebbe paurosamente i Comuni interessati costringendoli a venir meno al patto di stabilità economica e di bilancio – i quali dovrebbero contrarre mutui per decine di miliardi di euro con la Cassa Depositi e Prestiti per consentire gli abbattimenti e non per lo sviluppo sociale e il miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti – e che creerebbe pure seri problemi per l’ordine pubblico con una moltitudine di persone senza casa;
RITENUTO che sia utile e necessario preservare tale patrimonio abitativo alla collettività e all’interno di un progetto di recupero, di valorizzazione e di riqualificazione urbanistica, ambientale e paesaggistica del territorio,
APPROVA IL SEGUENTE DECRETO- LEGGE SPECIALE E DI EMERGENZA
Misure per la definizione degli illeciti edilizi cosiddetti di “necessità”
o di “bisogno sociale e familiare”, per il recupero del vasto patrimonio
abitativo disponibile, per la riqualificazione urbanistica, ambientale e
paesaggistica, nelle more di un nuovo piano di edilizia economica e popolare
che corrisponda al soddisfacimento del diritto costituzionale alla casa di
abitazione di tutti i nuclei familiari.
Art. 1
Al fine di pervenire alla regolamentazione sull’intero territorio nazionale
del vasto patrimonio abitativo esistente relativo al cosiddetto abusivismo
edilizio di piccole dimensioni, detto pure di “necessità” o di “bisogno sociale
e familiare”, consistente nella prima casa di abitazione e di proprietà
costruita per sé o per i propri nuclei familiari entro il primo grado di
parentela e sino all’entrata in vigore del presente decreto-legge, abuso
rapportabile alle dimensioni di superficie e cubatura di un normale
appartamento di case economiche e popolari, è demandato ai Comuni, in deroga
alla normativa urbanistica nazionale e regionale in vigore e ai piani
territoriali paesistici vigenti, il compito di provvedere, in conseguenza delle
disposizioni di cui al presente decreto-legge, al rilascio del titolo abitativo
edilizio in sanatoria delle opere esistenti non conformi alla disciplina
attuale, con la riscossione dei soli oneri di urbanizzazione deliberati dal
consiglio comunale.
Art. 2
Art. 2
Il parere di compatibilità paesaggistica è espresso dalla commissione
edilizia integrata comunale in base a quanto previsto dal Protocollo di Intesa,
che entro tre mesi dall’entrata in vigore del presente decreto-legge sarà
redatto e approvato dalla Conferenza Stato-Regioni integrata, per l’occasione,
dai Ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali, e il decreto di autorizzazione
paesistica è definitivamente emesso dal dirigente del settore, senza ulteriori
adempimenti istituzionali.
Art. 3
Le regioni, le province e le città metropolitane, le comunità montane e i
comuni nella definizione della propria normativa urbanistica recepiscono le
disposizioni del presente decreto-legge.
Art. 4
Il presente decreto-legge entra in vigore il giorno successivo a quello
della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
.
.DOVE
CERCARE CHI HA AVUTO INTERESSE A MINACCIARE DI MORTE DOMENICO SAVIO?
Intanto
taluno, o taluni, sta tessendo una vasta rete di calunniatori per infangarci e
discreditarci tra la gente ignara, per spaccare e indebolire il movimento di
lotta a difesa della prima casa di abitazione delle famiglie lavoratrici e contro
la grande e potente speculazione edilizia affaristica e camorristica, per
fermare la battaglia elettorale astensionista del Comitato e per avere campo
libero nelle manovre di inganno elettorale nei confronti dell’elettorato
tragicamente abbattuto dallo Stato e dal suo potere politico dominante di
centrodestra e centrosinistra e verso quello che sta umanamente e civilmente
mostrando solidarietà alle famiglie ferocemente demolite. Ma i calunniatori
interessati stiano attenti, perché noi coerenti comunisti non abbiamo
assolutamente nulla di personale e familiare di cui vergognarci e da nascondere
e siamo pronti per ogni confronto pubblico. Al contrario, sono i farabutti e le
carogne che vanno diffondendo diffamazioni e maldicenze, che abbondanti
albergano nella società capitalistica dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo,
che hanno molto da temere da una tale nostra iniziativa.
di Domenico
Savio*
Non è la
prima volta che riceviamo minacce di morte personali e familiari da autentici
vigliacchi e arraffatori di tutte le specie. Si tratta di gente spregevole,
anche se apparentemente distinta, che vive di illeciti e di abusi di ogni tipo
in tutti gli ambiti della vita sociale pubblica e privata. Circa 30 anni fa ero
sulla banchina del Porto di Napoli, al Molo Beverello, quando un potente
imprenditore mi si accostò all’orecchio destro e mi sussurrò a bassa voce “Stai
attento che ti faccio fare fuori” e si allontanò, mentre io lo apostrofai “Sei
solo un vigliacco”. Allora stavo conducendo, dalle colonne de Il Settimanale
d’Ischia e col sostegno del Direttore Domenico Di Meglio, una grossa battaglia
ambientale contro la sopraelevazione speculativa di un grosso edificio
turistico, che poi, purtroppo, in seguito è stato comunque terminato e
alloggiato perdendo quella lotta di civiltà ambientale, perché nella dannata
società capitalistica governa il capitale nel pubblico e nel privato e
sconfiggerlo è difficile.
Noi
comunisti e classe lavoratrice sappiamo che dallo Stato dei padroni sfruttatori
non possiamo aspettarci nulla sul fronte della giustizia sociale e che dobbiamo
conquistarcela solo con la conquista del potere politico e la costruzione della
società socialista. Ecco perché nella nostra vita di combattenti per una
società e una vita migliore solo qualche volta, ma su pressante sollecitazione,
abbiamo presentato denuncia delle minacce ricevute e quando lo abbiamo fatto
nessun colpevole è stato mai assicurato alla giustizia. Sarebbe impossibile
descrivere tutte le minacce, le intimidazioni e le calunnie ricevute direttamente
e indirettamente nella nostra lunga vita di militanza e di attività politica di
classe e rivoluzionaria.
Ora è giunta
l’ultima, in ordine di tempo, minaccia di morte coi manifesti di lutto affissi
nel Comune di Forio. Per questa minaccia il Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista, di cui ho l’onore di essere il Segretario generale, mi ha
chiesto di presentare una denuncia-querela, cosa che ho fatto lunedì 22
febbraio 2010, ma, come per il passato, non mi aspetto nessun risultato. Da
quale miserabile persona o ambiente sociale è stata ideata e messa in atto la
minaccia di morte? E’ difficile rispondere alla domanda, però accertamenti seri
potrebbero dare qualche risultato. Una cosa posso dire, che in genere le
minacce ci sono sempre state quando le mie battaglie sociali sono state di
grosso impegno politico e interessavano potenti interessi. Naturalmente queste
considerazioni e quelle che seguiranno non hanno alcun riferimento con persone
e cose di mia conoscenza, diversamente le avrei denunciate per nome e cognome e
l’ultima denuncia-querela presentata non sarebbe stata contro ignoti.
Tutti sanno
che l’Isola d’Ischia nell’ultimo cinquantennio ha vissuto un vero disastro
ambientale a causa dell’abusivismo edilizio speculativo, affaristico e camorristico,
c’è stato un autentico sacco del territorio, che ha fatto la fortuna economica
di costruttori, imprenditori e liberi professionisti, naturalmente non tutti,
anzi, tanti onesti professionisti per la loro moralità e rettitudine
intellettuale hanno perso clienti per aver preso le distanze da simili pratiche
e dall’intreccio tra potere e affari. A questi professionisti moralmente
integri e intellettualmente onesti va tutta la nostra modesta stima e
apprezzamento. Non dimentichiamo che l’abusivismo edilizio è stato determinato
dall’uso politico, clientelare ed elettoralistico dell’attività urbanistica,
laddove le istituzioni pubbliche non hanno, volutamente e colpevolmente, dotato
il territorio degli strumenti di pianificazione necessari e validi per consentire
uno sviluppo ordinato e legale del territorio. Lo stesso diritto costituzionale
alla casa avrebbe potuto essere realizzato nella legalità, ma così l’elettorato
sarebbe sfuggito al controllo e al condizionamento elettorale del potere e,
ancora, non ci sarebbero stati gli affari illeciti indotti dalla mancanza dei
piani regolatori dello sviluppo.
La battaglia
sociale ancora in corso, come Segretario generale del P.C.I.M-L. e come
sostenitore del Comitato per il diritto alla casa delle popolazioni di Ischia e
Procida, è cominciata con le iniziative di lotta a sostegno dell’abusivismo
edilizio di necessità e contro quello speculativo e affaristico. Coi pochi
mezzi di informazione a nostra disposizione abbiamo denunciato il fatto che
mentre lo Stato abbatteva con ferocia e disumanità l’unica casa di abitazione
delle povere famiglie lavoratrice la potente speculazione edilizia, realizzata
nel tempo da affaristi e boiardi di Stato, rimaneva integra al suo posto quasi
a farsi beffa delle demolizioni della povera gente. Ne è seguito, da parte
delle istituzioni preposte, un maggiore controllo del territorio isolano e
qualche abuso maggiore, almeno per adesso, è caduto nelle maglie della
giustizia borghese, che, comunque, non è quella popolare e socialista.
Se dovessi
cercare chi mi ha minacciato di morte tra gli interessi forti locali e
d’importazione cercherei, senza distinzione, su ambi i fronti, perché la mafia,
la ‘drangheta e la camorra si trovano ovunque c’è la possibilità di fare affari
e indipendentemente dal territorio coinvolto. Comunque, la mia battaglia per la
giustizia sociale e la moralità pubblica continuerà senza tregua,
indipendentemente dalle minacce, dalle maldicenze e dalle calunnie dei
farabutti e delle carogne di turno.
All’autore,
o agli autori, dell’infame minaccia di morte rispondiamo con una grande
partecipazione di popolo, libero e protagonista, alla manifestazione di martedì
2 marzo 2010, affinché il governo approvi subito un decreto-legge per fermare
la tragedia degli abbattimenti delle case delle famiglie lavoratrici.
Isola
d’Ischia, 27 febbraio 2010.
* Segretario
generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org
GLI
“ABUSIVI” DELLA CAMPANIA NON VI VOTERANNO!.
Partiti e componenti del governo e del parlamento dateci subito il decreto-legge per fermare la tragedia degli abbattimenti della prima e unica casa di abitazione e per regolarizzare l’intero abusivismo di necessità sociale realizzato per sé e per i propri congiunti di primo grado sino ai giorni nostri!.
Partiti e componenti del governo e del parlamento dateci subito il decreto-legge per fermare la tragedia degli abbattimenti della prima e unica casa di abitazione e per regolarizzare l’intero abusivismo di necessità sociale realizzato per sé e per i propri congiunti di primo grado sino ai giorni nostri!.
Signori candidati alle elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2010,
unitamente ai vostri partiti di centrodestra e centrosinistra e loro eletti al
senato e alla camera dei deputati, ai governi e alle giunte regionali,
provinciali, comunali e delle comunità montane degli ultimi 60 anni, ci avete
imposto uno Stato e un potere politico autoritari e repressivi dei nostri più
elementari diritti sociali; avete disatteso i principi della Costituzione circa
il soddisfacimento dei nostri bisogni sociali; avete legiferato mettendo sullo
stesso piano l’abusivismo edilizio speculativo, affaristico e camorristico e
quello di necessità, consistente nella prima e unica casa di abitazione per sé
e per i propri congiunti di primo grado e realizzato sino ad oggi; ci avete
negato il diritto costituzionale alla casa non mettendocene una a disposizione;
ci avete privato degli strumenti urbanistici necessari per consentirci, quando
possibile e con duri sacrifici e indebitamenti, di costruire nella legalità la
propria abitazione; ci avete dato un piano paesistico che ingessa totalmente i
nostri territori inibendoci ogni possibilità di sviluppo civile, economico e
sociale; ci avete dato un terzo condono edilizio disuguale e discriminatorio,
rispetto ai primi due, che non consente di regolarizzare la prima e unica casa
di abitazione nelle aree sottoposte a vincolo paesistico; ci avete costretto a
costruire abusivamente, dinanzi alle vergognose inadempienze dello Stato e del
vostro potere politico, per sottrarci ai pigioni insostenibili, agli sfratti
periodici e al continuo peregrinare da una casa all’altra; ci avete
perseguitato con sigilli, spese legali e tecniche che ci hanno dissanguato e
indebitato sino al collo, con processi, esilio, ammende e condanne; avete
utilizzato l’urbanistica come strumento deprecabile di clientelismo politico,
elettorale e di potere; state disumanamente e violentemente abbattendo le
nostre povere case, e non quelle della speculazione affaristica, distruggendo
la nostra esistenza, le nostre famiglie e l’avvenire dei nostri figli e avete
anche il barbaro coraggio di venire a chiederci ancora il voto: vergogna!
Basta, non siamo più disposti a soffrire per voi, non riuscirete più a ingannarci, le vostre false promesse non ci illuderanno mai più, la vostra politica della negazione e della repressione è una infamia, il vostro potere, i vostri sfarzi e privilegi di vita e la vostra lontananza dai nostri più elementari bisogni di vita, come la disponibilità di una casa, ci hanno spinto ad aprire gli occhi e a non credere più alle vostre chiacchiere elettorali. Non meritate più la nostra fiducia e la nostra stima, la tragedia dell’abbattimento della nostra casa sta scavando un fossato incolmabile tra noi e voi e ci sta inducendo a guardare oltre le disgrazie che ci state scaraventando addosso, perché la colpa non è della Magistratura che applica la legge, ma è vostra che quelle leggi antipopolari avete approvato e promulgato. Solo vostre sono le nostre sciagure quotidiane. Con la pancia piena ci parlate di Stato e di legalità ignorando volutamente i nostri bisogni e le nostre legittime aspettative di vita.
Basta, non siamo più disposti a soffrire per voi, non riuscirete più a ingannarci, le vostre false promesse non ci illuderanno mai più, la vostra politica della negazione e della repressione è una infamia, il vostro potere, i vostri sfarzi e privilegi di vita e la vostra lontananza dai nostri più elementari bisogni di vita, come la disponibilità di una casa, ci hanno spinto ad aprire gli occhi e a non credere più alle vostre chiacchiere elettorali. Non meritate più la nostra fiducia e la nostra stima, la tragedia dell’abbattimento della nostra casa sta scavando un fossato incolmabile tra noi e voi e ci sta inducendo a guardare oltre le disgrazie che ci state scaraventando addosso, perché la colpa non è della Magistratura che applica la legge, ma è vostra che quelle leggi antipopolari avete approvato e promulgato. Solo vostre sono le nostre sciagure quotidiane. Con la pancia piena ci parlate di Stato e di legalità ignorando volutamente i nostri bisogni e le nostre legittime aspettative di vita.
.
NON CHIEDETECI PIU’ IL VOTO, MA FERMATE SUBITO GLI ABBATTIMENTI E CONSENTITECI DI REGOLARIZZARE LA NOSTRA CASA, E’ UN VOSTRO DOVERE!.
NON CHIEDETECI PIU’ IL VOTO, MA FERMATE SUBITO GLI ABBATTIMENTI E CONSENTITECI DI REGOLARIZZARE LA NOSTRA CASA, E’ UN VOSTRO DOVERE!.
Isola d’Ischia, 15 febbraio 2010.
IL COMITATO
Riflessione sulla lotta e sulle sconfitte annunciate di organizzazioni che
impropriamente si richiamano alla sinistra di classe e comunista, che per come
affrontano le questioni sociali e conducono le iniziative di lotta politica si
manifestano chiaramente anticomuniste e senza alcuna seria valenza di classe e
rivoluzionaria ed è per questa ragione che le loro lotte sostanzialmente non
incidono sul cambiamento della situazione presente.
SOLO
UN PARTITO COMUNISTA RIVOLUZIONARIO DI NATURA
BOLSCEVICA, COME QUELLO COSTRUITO DA LENIN E STALIN,
HA L’AUTORITA’ E LA CAPACITA’ POLITICA DI GUIDARE LA
LOTTA DI CLASSE DEL PROLETARIATO ALLA VITTORIA
E AL SOCIALISMO. QUESTO PARTITO E’ OGGI IL P.C.I.M-L.!
BOLSCEVICA, COME QUELLO COSTRUITO DA LENIN E STALIN,
HA L’AUTORITA’ E LA CAPACITA’ POLITICA DI GUIDARE LA
LOTTA DI CLASSE DEL PROLETARIATO ALLA VITTORIA
E AL SOCIALISMO. QUESTO PARTITO E’ OGGI IL P.C.I.M-L.!
La “guerriglia urbana” di certi gruppi oggi in Italia è solo folclore di origine
culturale e sociale borghese, che non impressiona per niente il nemico di
classe e che, anzi, gli da la possibilità di reprimere ancora più
selvaggiamente la classe lavoratrice in lotta, gruppi che sono dichiaratamente
anticomunisti e che puntualmente finiscono per fare il gioco dell’avversario di
classe. La sconfitta di classe e politica dei “No dal Molin”, degli oppositori
della riapertura della discarica di Chiaiano a Napoli, dei contestatori dei
vari G8, della lotta contro la riforma conservatrice e reazionaria della
scuola, dell’opposizione alla partecipazione dell’Italia alle guerre in atto
nel Medio Oriente e altrove, della stessa sconfitta della lotta non
autenticamente di classe e rivoluzionaria di settori importanti della classe
operaia, eccetera, matura e si consuma tragicamente proprio all’interno di quel
movimentismo piccolo borghese e anticomunista che inganna e devia la classe
lavoratrice e le masse popolari dai veri obiettivi di conquiste immediate
all’interno della battaglia principale di ribaltamento socialista della società
capitalistica.
di Domenico Savio*
di Domenico Savio*
Quando la classe operaia italiana, e anche di altri paesi, dove esiste la
medesima situazione, si renderà conto di essere ingannata e strumentalizzata da
gruppi falsamente comunisti e che sono la causa delle loro sconfitte sarà
sempre troppo tardi, nel senso che avrà perso tempo prezioso per liberarsi
dallo sfruttamento e dalla repressione sociale del sistema capitalistico.
Stiamo parlando di quei gruppi che si atteggiano a rivoluzionari, che dicono di
contestare il presente senza indicare un futuro convincente, che danno
l’immagine di rappresentare esigenze e aspettative popolari, che riescono a
illudere molti giovani, specialmente universitari, che dicono di voler cambiare
il mondo e di rappresentare il volere di larga parte della popolazione, che si
organizzano e agiscono da autentici anticomunisti più o meno dichiarati o
camuffati. Gruppi che costituiscono quell’alone di protestarismo che invade
maleficamente il nostro paese e le nostre città, che ingannano i giovani e la
classe operaia sulla possibilità di cambiare la società odierna con le loro
iniziative di lotta, ma che in effetti favoriscono la sopravvivenza del sistema
di sfruttamento padronale, in quanto costituiscono la strada
sbagliata da percorrere, che agiscono e si comportano da veri anticomunisti se non da collusi coscienti o meno col nemico di classe.
Tutta la storia del movimento operaio e comunista nazionale e internazionale ci ha insegnato ampiamente che solo un vero partito comunista di classe e rivoluzionario - sul tipo di quel glorioso Partito Comunista bolscevico, costruito da Lenin e Stalin, cioè un partito di rivoluzionari di professione organizzato secondo il principio del centralismo democratico, che preparò, condusse e vinse l’eroica Rivoluzione d’Ottobre conquistando tutto il potere politico alla classe lavoratrice russa, l’unico partito comunista nella storia conosciuta che è stato in grado di promuovere e di sviluppare la grande epopea del socialismo realizzato nel ventesimo secolo sul nostro Pianeta – può avere la forza organizzata necessaria e l’autorità politica per guidare la classe lavoratrice nella lotta di classe, nella rivoluzione socialista e nella costruzione della nuova società prima socialista e poi comunista. Mentre il protestarismo di questi gruppi, che sono anche provocatori rispetto alla lotta di classe dei comunisti, costituisce solo una scimmiottatura della vera lotta di classe per costruire la nuova società.
Purtroppo spesso tale protestarismo riesce a ingannare certi settori popolari, specialmente quelli più colpiti dalla ferocia quotidiana del potere e del sistema economico e sociale capitalistico, ostacola l’avvicinamento dei lavoratori alla militanza e alla lotta comunista, diseduca il proletariato dalla coscienza di classe e indebolisce la prospettiva del socialismo. Ecco perché i coerenti marxisti-leninisti hanno il dovere, in ogni dove e circostanza, di smascherare e di condannare, agli occhi dell’opinione pubblica, questi nemici della classe lavoratrice e dell’avvenire comunista e camuffati provocatori della sopravvivenza dell’infame società capitalistica.
Tali gruppi di dichiarati anticomunisti – che in modo particolare si distinguono per individualismo, esibizionismo, arrivismo, avventurismo, fanatismo, autoesaltazione, propensioni opportunistiche coi partiti istituzionali borghesi o falsamente comunisti e che rappresentano un ostacolo serio e concreto al lavoro dei comunisti tra le masse lavoratrici e popolari - oramai costituiscono una vera ragnatela, che copre l’intero territorio nazionale e che è costituita da varie sigle movimentistiche, insurrezionalistiche e anarcoidi. Possiamo affermare che i gruppi dirigenti di questi gruppi, solo apparentemente rivoluzionari, sono i peggiori anticomunisti che i comunisti e la classe lavoratrice oggi si trovano ad affrontare sul terreno culturale e a combattere su quello di classe e sociale. In realtà si tratta di guastafeste, di populisti e falsi comunisti che li vediamo in azione ovunque sono in atto giuste proteste e rivendicazioni dei cittadini e che sono responsabili delle sonore sconfitte, perché non hanno l’autorità, la capacità, la giusta linea politica e la coscienza comunista per vincere le battaglie popolari. Bisogna osservare che il popolo in sé non è rivoluzionario, ma che lo può diventare militando e lottando all’interno di un vero partito comunista, qual’è il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista oggi esistente in Italia. Rivoluzionaria è l’avanguardia della classe operaia, che si ritrova nel suo Partito di classe e rivoluzionario e che da qui costruisce l’assalto al potere capitalistico che distrugge e seppellisce storicamente: a questo percorso ideale e politico per costruire il socialismo sulla Terra non vi sono alternative.
Sono “movimenti di lotta” senza storia credibile, che nascono e muoiono in un tempo limitato, che hanno la presunzione di fare la rivoluzione, ma certamente non quella socialista, che si atteggiano a sovvertitori dell’ordine esistente, che si camuffano con volti coperti da passamontagna, che utilizzano bastoni, spranghe, sampietrini, scudi, fumogeni, biglie di ferro, bottiglie e altro, che si scontrano con le forze di repressione dello Stato, che danno l’impressione di mettere in atto una “guerriglia urbana”, che espongono a pericoli inutili i cittadini manifestanti e che provocano il fallimento delle iniziative di lotta. In genere si tratta di autentici anticomunisti, borghesi e fannulloni che i coerenti comunisti e la classe operaia devono isolare e sconfiggere sul terreno ideale, culturale e politico. Le sigle di questo movimentismo e anarchismo piccolo borghese sono tante, tra cui aggregazioni di no global a livello cittadino, provinciale, regionale, nazionale e internazionale, anti G8, anarchici, black bloc vari, disobbedienti, movimentisti di taluni centri sociali, antimperialisti sui generis, antagonisti, eccetera. Tutti costoro sono i peggiori nemici della prospettiva socialista sulla Terra e in quanto tali vanno sistematicamente smascherati e combattuti in ogni momento.
E’ la loro natura organizzativa e politica borghese e anticomunista che ha portato alla sconfitta le lotte popolari di Vicenza, Napoli e altrove. Specialmente a Vicenza, dove gli organizzatori hanno gravemente e colpevolmente scambiato la lotta di classe con quella democratica borghese e si sono ingenuamente illusi ed hanno, ancor più irresponsabilmente, persino creduto in una svolta sulla politica di guerra degli Stati Uniti d’America del nuovo presidente Barack Obama. Senza prima fare del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista un grande e forte Partito del proletariato italiano, senza la forza ideale, organizzativa e politica dei suoi militanti e senza il conquistato consenso delle masse lavoratrici e popolari, insomma un Partito che abbia la forza di far tremare, per capacità di mobilitazione e di lotta popolare, il governo della borghesia, delle multinazionali e del Vaticano, è difficile imporre gli interessi presenti e futuri della classe lavoratrice e delle più ampie masse popolari. Gli scontri con le forze repressive dello Stato capitalistico non servono se dietro e a dirigerli non c’è il grande Partito della Rivoluzione e del Socialismo.
Qualcuno potrebbe ingenuamente obiettarci: “Ma nel frattempo cosa facciamo, aspettiamo?”. Il P.C.I.M-L., sulle orme degli insegnamenti organizzativi e di lotta di Lenin e Stalin sul Partito, non pensa neppure lontanamente e non dice di aspettare né tanto meno di rassegnarsi alla forza repressiva del nemico di classe oggi – anche perché la lotta di classe nella società capitalistica ha la funzione insostituibile di indebolire e di demolire progressivamente la roccaforte strutturale del potere economico e statale del capitalismo - ma di lavorare costantemente e instancabilmente per far crescere presto il Partito, per assumere le iniziative possibili con tale forza, senza mandare allo sbaraglio e alla repressione compagni, lavoratori e cittadini in lotta, e per preparare concretamente il momento della sollevazione popolare e dell’abbattimento del potere politico e del sistema sociale capitalistico. Solo questa, e non altra, è la strategia marxista-leninista della lotta di classe per conseguire attualmente importanti conquiste sociali e per lavorare alla prospettiva della rivoluzione socialista: coloro che perseguono vie diverse vanno incontro a sconfitte già scritte, arrecano danno politico irreparabile alle masse in lotta, ritardano la conquista del potere alla classe lavoratrice e si rivelano nemici del socialismo e del comunismo: ecco perché devono essere rapidamente isolati e allontanati dal movimento operaio e comunista nazionale e internazionale e da tale lavoro dipende il futuro politico e sociale del proletariato e dei popoli di tutti i paesi della Terra.
sbagliata da percorrere, che agiscono e si comportano da veri anticomunisti se non da collusi coscienti o meno col nemico di classe.
Tutta la storia del movimento operaio e comunista nazionale e internazionale ci ha insegnato ampiamente che solo un vero partito comunista di classe e rivoluzionario - sul tipo di quel glorioso Partito Comunista bolscevico, costruito da Lenin e Stalin, cioè un partito di rivoluzionari di professione organizzato secondo il principio del centralismo democratico, che preparò, condusse e vinse l’eroica Rivoluzione d’Ottobre conquistando tutto il potere politico alla classe lavoratrice russa, l’unico partito comunista nella storia conosciuta che è stato in grado di promuovere e di sviluppare la grande epopea del socialismo realizzato nel ventesimo secolo sul nostro Pianeta – può avere la forza organizzata necessaria e l’autorità politica per guidare la classe lavoratrice nella lotta di classe, nella rivoluzione socialista e nella costruzione della nuova società prima socialista e poi comunista. Mentre il protestarismo di questi gruppi, che sono anche provocatori rispetto alla lotta di classe dei comunisti, costituisce solo una scimmiottatura della vera lotta di classe per costruire la nuova società.
Purtroppo spesso tale protestarismo riesce a ingannare certi settori popolari, specialmente quelli più colpiti dalla ferocia quotidiana del potere e del sistema economico e sociale capitalistico, ostacola l’avvicinamento dei lavoratori alla militanza e alla lotta comunista, diseduca il proletariato dalla coscienza di classe e indebolisce la prospettiva del socialismo. Ecco perché i coerenti marxisti-leninisti hanno il dovere, in ogni dove e circostanza, di smascherare e di condannare, agli occhi dell’opinione pubblica, questi nemici della classe lavoratrice e dell’avvenire comunista e camuffati provocatori della sopravvivenza dell’infame società capitalistica.
Tali gruppi di dichiarati anticomunisti – che in modo particolare si distinguono per individualismo, esibizionismo, arrivismo, avventurismo, fanatismo, autoesaltazione, propensioni opportunistiche coi partiti istituzionali borghesi o falsamente comunisti e che rappresentano un ostacolo serio e concreto al lavoro dei comunisti tra le masse lavoratrici e popolari - oramai costituiscono una vera ragnatela, che copre l’intero territorio nazionale e che è costituita da varie sigle movimentistiche, insurrezionalistiche e anarcoidi. Possiamo affermare che i gruppi dirigenti di questi gruppi, solo apparentemente rivoluzionari, sono i peggiori anticomunisti che i comunisti e la classe lavoratrice oggi si trovano ad affrontare sul terreno culturale e a combattere su quello di classe e sociale. In realtà si tratta di guastafeste, di populisti e falsi comunisti che li vediamo in azione ovunque sono in atto giuste proteste e rivendicazioni dei cittadini e che sono responsabili delle sonore sconfitte, perché non hanno l’autorità, la capacità, la giusta linea politica e la coscienza comunista per vincere le battaglie popolari. Bisogna osservare che il popolo in sé non è rivoluzionario, ma che lo può diventare militando e lottando all’interno di un vero partito comunista, qual’è il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista oggi esistente in Italia. Rivoluzionaria è l’avanguardia della classe operaia, che si ritrova nel suo Partito di classe e rivoluzionario e che da qui costruisce l’assalto al potere capitalistico che distrugge e seppellisce storicamente: a questo percorso ideale e politico per costruire il socialismo sulla Terra non vi sono alternative.
Sono “movimenti di lotta” senza storia credibile, che nascono e muoiono in un tempo limitato, che hanno la presunzione di fare la rivoluzione, ma certamente non quella socialista, che si atteggiano a sovvertitori dell’ordine esistente, che si camuffano con volti coperti da passamontagna, che utilizzano bastoni, spranghe, sampietrini, scudi, fumogeni, biglie di ferro, bottiglie e altro, che si scontrano con le forze di repressione dello Stato, che danno l’impressione di mettere in atto una “guerriglia urbana”, che espongono a pericoli inutili i cittadini manifestanti e che provocano il fallimento delle iniziative di lotta. In genere si tratta di autentici anticomunisti, borghesi e fannulloni che i coerenti comunisti e la classe operaia devono isolare e sconfiggere sul terreno ideale, culturale e politico. Le sigle di questo movimentismo e anarchismo piccolo borghese sono tante, tra cui aggregazioni di no global a livello cittadino, provinciale, regionale, nazionale e internazionale, anti G8, anarchici, black bloc vari, disobbedienti, movimentisti di taluni centri sociali, antimperialisti sui generis, antagonisti, eccetera. Tutti costoro sono i peggiori nemici della prospettiva socialista sulla Terra e in quanto tali vanno sistematicamente smascherati e combattuti in ogni momento.
E’ la loro natura organizzativa e politica borghese e anticomunista che ha portato alla sconfitta le lotte popolari di Vicenza, Napoli e altrove. Specialmente a Vicenza, dove gli organizzatori hanno gravemente e colpevolmente scambiato la lotta di classe con quella democratica borghese e si sono ingenuamente illusi ed hanno, ancor più irresponsabilmente, persino creduto in una svolta sulla politica di guerra degli Stati Uniti d’America del nuovo presidente Barack Obama. Senza prima fare del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista un grande e forte Partito del proletariato italiano, senza la forza ideale, organizzativa e politica dei suoi militanti e senza il conquistato consenso delle masse lavoratrici e popolari, insomma un Partito che abbia la forza di far tremare, per capacità di mobilitazione e di lotta popolare, il governo della borghesia, delle multinazionali e del Vaticano, è difficile imporre gli interessi presenti e futuri della classe lavoratrice e delle più ampie masse popolari. Gli scontri con le forze repressive dello Stato capitalistico non servono se dietro e a dirigerli non c’è il grande Partito della Rivoluzione e del Socialismo.
Qualcuno potrebbe ingenuamente obiettarci: “Ma nel frattempo cosa facciamo, aspettiamo?”. Il P.C.I.M-L., sulle orme degli insegnamenti organizzativi e di lotta di Lenin e Stalin sul Partito, non pensa neppure lontanamente e non dice di aspettare né tanto meno di rassegnarsi alla forza repressiva del nemico di classe oggi – anche perché la lotta di classe nella società capitalistica ha la funzione insostituibile di indebolire e di demolire progressivamente la roccaforte strutturale del potere economico e statale del capitalismo - ma di lavorare costantemente e instancabilmente per far crescere presto il Partito, per assumere le iniziative possibili con tale forza, senza mandare allo sbaraglio e alla repressione compagni, lavoratori e cittadini in lotta, e per preparare concretamente il momento della sollevazione popolare e dell’abbattimento del potere politico e del sistema sociale capitalistico. Solo questa, e non altra, è la strategia marxista-leninista della lotta di classe per conseguire attualmente importanti conquiste sociali e per lavorare alla prospettiva della rivoluzione socialista: coloro che perseguono vie diverse vanno incontro a sconfitte già scritte, arrecano danno politico irreparabile alle masse in lotta, ritardano la conquista del potere alla classe lavoratrice e si rivelano nemici del socialismo e del comunismo: ecco perché devono essere rapidamente isolati e allontanati dal movimento operaio e comunista nazionale e internazionale e da tale lavoro dipende il futuro politico e sociale del proletariato e dei popoli di tutti i paesi della Terra.
Forio (Napoli), 30 luglio 2009.
* Segretario generale del P.C.I.M-L.