giovedì 24 gennaio 2008

IL DOCUMENTO DEL GIORNO


TRISTE 1° MAGGIO DI FESTA E NON DI LOTTA PER TUTTI I LAVORATORI! 
Oramai da decenni il 1° Maggio è diventato per molti lavoratori un’avvilente e deprecabile Festa di regime capitalistico, organizzata e offerta pomposamente dai sindacati borghesi di regime posti al servizio del potere politico e degli affari della classe padronale, sfruttatrice e repressiva della dignità esistenziale delle masse lavoratrici e popolari. Purtroppo ciò coinvolge la maggioranza dei lavoratori operai e intellettivi che appare rassegnata, distratta, smarrita, vuota dei propri ideali di classe, priva di un impegno di riscatto sociale, sostenitrice incoscienti e irresponsabile di partiti e sindacati borghesi, clericali e capitalistici suoi dichiarati  nemici di classe. E’ una dolorosa realtà da cui è difficile prevederne l’ora dell’uscita e della riscossa rivoluzionaria per la conquista di una vita migliore e uguale per tutti. Nel giorno della loro Festa sollecitiamo questi lavoratori a unirsi ai loro compagni che lottano per la comune liberazione dalla schiavitù capitalistica.
Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista è alla testa delle agguerrite minoranze politiche e sindacali di classe e rivoluzionarie che tra infinite difficoltà Resistono alle aggressioni del nemico di classe e lottano per migliorare le condizioni di vita oggi e per la prospettiva della nuova società socialista. Facciamo appello alla parte migliore del proletariato italiano affinché militi e lotti nel proprio Partito e Sindaco di classe: la vittoria della Rivoluzione Socialista ci aspetta! 
di Domenico Savio*
Oggi è l’ennesima “Festa del 1° Maggio”, che negli ultimi decenni dai vertici sindacali di regime capitalistico, imborghesiti e traditori degli interessi dei lavoratori, è stata trasformata in una manifestazione di benevole ed educata rivendicazione nei confronti della nemica classe padronale e attentamente depurata da qualsiasi valore e mordente di lotta di classe. La giornata che pressappoco dalla seconda metà dell’ottocento e sino alla fine degli anni ’70 del novecento era l’occasione per le masse proletarie e popolari, guidate e incoraggiate dall’avanguardia della classe operaia, di manifestare tutta la propria rabbia e disperazione sociale contro lo sfruttamento e la repressione padronale, l’oppressione dei governi borghesi e capitalistici, la durezza delle condizioni di lavoro nelle fabbriche, nei campi e nei servizi, il dramma dei salari e stipendi di fame, la disperazione della disoccupazione, le difficoltà quotidiane della vita sociale e gridare nelle piazze le parole d’ordine per l’organizzazione, la lotta di classe e la sollevazione rivoluzionaria per costruire la nuova società dell’uguaglianza e della dignità esistenziale, attualmente dalle confederazioni sindacali sostenitrici del sistema dominante, dai partiti e dalla cultura borghesi, con la complicità diretta e suicida della maggioranza della classe lavoratrice operaia e intellettiva che non si ribella ancora a tanto affronto e vergogna,  è stata fatta scadere in una Festa priva di qualsiasi valore di classe e rivoluzionario per un radicale cambiamento della società odierna.

      Purtroppo in questa giornata i lavoratori nella loro maggioranza - pur patendo il male dello sfruttamento e dell’umiliazione padronale nelle aziende, del misero e umiliante assistenzialismo economico di regime, della tragedia della disoccupazione, della vasta povertà sociale, dell’insicurezza generalizzata della vita, della negazione di diritti e risposte concrete ai fabbisogni quotidiani, della malasanità per i lavoratori e le fasce sociali più povere, della scuola ridotta a stampella del sistema economico, politico e sociale borghese dominante e privata di mezzi sufficienti e di autonomia per essere un vero laboratorio di sapere, di libertà, di democrazia e di dignità umana e sociale, dei disagi e degli elevati costi nei trasporti, specialmente per i lavoratori pendolari, dell’assoluta mancanza di prospettiva di lavoro, di sistemazione e di dignità di vita per le giovane e i giovani e del soffocante stato di arretratezza strutturale e sociale del Mezzogiorno d’Italia, dove per tanti operai, braccianti, diplomati e laureati disoccupati e vessati l’emigrazione secolare è rimasta l’unica e amara alternativa di vita – e incoscienza di classe sono indotti dal potere politico e sindacale borghese a festeggiare e non lottare con la durezza derivante dal bisogno, dall’angoscia e dalla volontà di conquistare una vita migliore.

      Così in questa giornata c’è chi va al mare se la giornata è calda e soleggiata, chi nei boschi a respirare l’aria fresca e meno inquinata, chi va a consumare il frugale pasto sul prato di un parco cittadino, collinare o montuoso, chi fa podismo o altra attività sportiva e molti per divertirsi, per applaudire i propri divi, per liberarsi dalla tensione che le trasmettono le difficoltà della vita nella società capitalistica vanno al concertone preparato e offerto dai sindacati confederali borghesi del compromesso, della concertazione col governo e il padronato, dell’economicismo e del corporativismo, un concertone che produce lo stesso effetto di quando nei decenni passati le grandi aziende di domenica offrivano ai propri dipendenti di assistere gratuitamente alla partita di calcio per scaricarsi della tensione accumulata durante la dura settimana di lavoro trascorsa e rinfrancarsi un po’ per iniziare quella del giorno dopo. Insomma, un po’ di musica, di svago, di applausi, di ascolto del solito sermone rassicurante dei vertici sindacali e qualche birra per passare una giornata diversa, ma non di impegno di lotta e di riscatto come la situazione richiede ed è auspicabile che avvenga presto.

      E’ l’immagine triste e deplorevole di una parte consistente della classe lavoratrice operaia e intellettiva oggi che ha disgraziatamente smarrito, per responsabilità propria e altrui, la dritta strada dell’organizzazione e della lotta di classe e rivoluzionaria per il suo millenario riscatto dallo sfruttamento e dalla schiavitù padronale e sociale, che si è rassegnata all’esistente diventando persino complice dei propri mali e del prolungarsi della sopravvivenza dell’infame sistema capitalistico e della sua espansione imperialistica. Questa disarmante situazione di resa incosciente di tanti lavoratori al drammatico esistente è anche la conseguenza dell’affievolimento della funzione dirigente dell’avanguardia della classe operaia, cioè della parte più avanza ed emancipata dell’insieme della classe operaia. Proprio per effetto del dominio assoluto della cultura e del potere borghese sulla società le componenti di classe e rivoluzionarie del movimento operaio si sono ridotte paurosamente sino a scomparire del tutto in taluni settori produttivi o dei servizi sociali. Alla base di questo disastro e immobilismo asfissiante di una parte considerevole della classe lavoratrice c’è anche la rinuncia incosciente ad autoemanciparsi attraverso la lettura e l’assimilazione dei testi del marxismo-leninismo e dell’esperienza storica delle lotte vittoriose del movimento operaio nazionale e internazionale.

      Il P.C.I.M-L. lavora per la rieducazione sindacale e politica di classe e rivoluzionaria di questi lavoratori e nella giornata del 1° Maggio lo fa partecipando, sostenendo e incoraggiando le minoranze rivoluzionarie dell’avanguardia della classe operaia che manifestano contro i padroni e il loro potere e Stato borghese e clericale.

      La verità è che la forza organizzativa, combattiva e vincente della classe lavoratrice è cominciata a scemare a partire dal tradimento dei gruppi dirigenti revisionisti, opportunisti e carrieristi nelle istituzioni della borghesia dell’ex Partito Comunista Italiano e della Confederazione Generale Italiana dei Lavoratori a partire dalla metà degli anni ’70 del secolo scorso, quando oramai pur non essendo più organizzazioni di classe e rivoluzionarie da decenni hanno totalmente abbandonato la difesa di classe dei lavoratori e sono passati armi e bagaglio a sostenere sfacciatamente e totalmente gli interessi economici, politici e sindacali del sistema capitalistico e imperialistico. I Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin ci hanno insegnato, tra l’altro, che il proletariato o è rivoluzionario o non è nulla nella lotta per migliorare le condizioni della sua esistenza, che esso non ha altra arma che l’organizzazione nella lotta per la conquista del potere, che senza teoria rivoluzionaria non vi può essere movimento rivoluzionario e che privo della forza necessaria del suo partito di classe e rivoluzionario non può sperare in nessuna liberazione dalla catene dello sfruttamento capitalistico.

      Quello che oggi manca è un forte partito comunista marxista-leninista, fatto di quadri rivoluzionari che donano tutta la loro vita con le loro energie intellettuali e di lotta alla causa suprema della vittoria della rivoluzione proletaria socialista, alla conquista del potere proletario, alla costruzione della società socialista e all’edificazione di quella comunista. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, di cui ho l’onore di essere il Segretario generale, che possiede tutte le qualità ideologiche e politiche marxiste-leniniste, sfortunatamente non ha avuto ancora dal proletariato italiano il consenso militante necessario per promuovere e fare avanzare un processo rivoluzionario nel nostro paese capace di sconfiggere i governi borghesi e conquistare quello proletario. La disgrazia è che con l’incoscienza di classe attualmente la maggioranza dei lavoratori sfruttati col loro contributo economico mensile continuano a foraggiare i gruppi dirigenti dei sindacati confederali loro avversari e a sostenere elettoralmente i partiti della borghesia di centrodestra, di centro e di centrosinistra, mentre disertano le iniziative della minoranza di classe. Incredibile e intollerabile è anche la circostanza che quando alle elezioni delle assemblee politiche elettive è presente anche un sicuro partito comunista marxista-leninista questo non viene votato dalla maggioranza dei lavoratori, che, al contrario, votano i partiti della loro nemica classe borghese e quelli riformisti, revisionisti e opportunisti.

      Noi lottiamo per la crescita del P.C.I.M-L. e del Sindacato di Classe dei Lavoratori Italiani, sicure Organizzazioni di classe e rivoluzionarie, per migliorare le condizioni di vita attuali delle masse lavoratrici e popolari, per avvicinare l’ora della Rivoluzione Socialista e della conquista del potere proletario, per elevare la coscienza di classe del proletariato italiano avvicinandolo alla cultura comunista e liberandolo intellettualmente dall’attuale sudditanza alla culturale politica e sindacale borghese e al clericalismo, per fare nuovamente del 1° Maggio una giornata di Festa non più all’insegna della cultura e degli interessi della classe borghese bensì di mobilitazione ideale, politica e sindacale di avvicinamento alla svolta rivoluzionaria e per incoraggiare le nuove generazioni, donne e uomini uniti dalla stessa disastrosa condizione sociale e dalla medesima ambizione di cambiare questo mondo di ingiustizie, di soprusi e disuguaglianze, ad abbandonare le lusinghe ingannatrici del potere dominante e unirsi a noi nella lotta per il comune riscatto sociale.

      Attualmente vi sono tutte le condizioni oggettive, cioè economiche e sociali, per promuovere una vittoriosa sollevazione popolare rivoluzionaria del popolo italiano, ma disgraziatamente mancano quelle soggettive, cioè quelle della presa di coscienza della maggioranza della classe lavoratrice sfruttata e maltrattata da quella padronale che è giunta l’ora della riscossa rivoluzionaria per seppellire, finalmente e definitivamente, il vecchio mondo schiavistico e spalancare le porte a quello nuovo, fatto di uguaglianza e di dignità della vita sulla Terra. Questo è il nostro 1° Maggio, impegnato alla scrivania, alla lettura in biblioteca o nella feroce protesta di piazza affinché presto diventi una vera Festa per la conquista del Nuovo Mondo prima socialista e poi comunista. Solidarietà di lotta e vicinanza fraterna del P.C.I.M-L. alle ancor limitate avanguardie sindacali di classe e rivoluzionarie del proletariato italiano che in questa giornata lottano nelle piazze ed esprimiamo loro l’auspicio che presto diventino maggioranza e con noi contribuiscano ad affermare il Nuovo Potere Proletario in Italia. Viva il 1° Maggio della riscossa proletaria rivoluzionaria per la conquista del Socialismo. 

Forio (Città Metropolitana di Napoli), 1° Maggio 2017.
domenicosavio@pciml.org        


DALLA RESISTENZA ANTINAZI-FASCISTA DI

IERI ALLA RIVOLUZIONE SOCIALISTA DI OGGI! 
1943/1945 - 25 aprile - 2017: passare dalla Resistenza alla Rivoluzione socialista per liberare l’Italia, l’Europa e il pianeta Terra dalla tragedia del capitalismo e dell’imperialismo, che generarono il fascismo e il nazismo e oggi disperazione sociale, emigrazione, guerre e terrorismo!
di Domenico Savio*

      Siamo al 72° anniversario dalla liberazione dell’Italia e dell’Europa dalla tragedia storica del fascismo e del nazismo, ma da allora sul terreno sociale nulla è cambiato, perché il capitalismo e l’imperialismo, che generarono quel disastro umanitario, dopo essere riusciti, coi meschini tradimenti interni al movimento comunista e operaio nazionale e internazionale, a distruggere l’Unione Sovietica e l’intero mondo socialista realizzato nel secolo scorso, hanno ripreso a dominare assoluti il Pianeta determinando le nuove tragedie di oggi, anche perché per i coerenti comunisti e la classe operaia emancipata la Resistenza combattuta nel periodo 1943-1945 nel suo insieme non fu una rivoluzione proletaria socialista, il cui obiettivo fu sabotato dalle stesse forze politiche e militari della borghesia repubblicana e progressista che pure l’avevano combattuta e vinta.

      Purtroppo furono sconfitti il fascismo e il nazismo di quel periodo, ma non il capitalismo e l’imperialismo economico, politico e militare che li avevano imposti per sopravvivere alla prima ondata delle rivoluzioni proletarie socialiste per eliminare ogni ingiustizia sociale e costruire il nuovo mondo socialista. Così dopo lunghi e tragici 72 anni le condizioni di vita dei popoli non sono cambiate rispetto ad allora, ma solo peggiorate in privazioni e tragedie d’ogni genere. Il mostro dai mille tentacoli che strozza in ogni ora del giorno l’esistenza dell’umanità intera si chiama capitale monopolistico; sistema bancario mondiale, capeggiato dalla Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europee, tutte private; strozzinaggio bancario; Agenzie di Rating, cioè Agenzie di valutazione delle società emittenti titoli sul mercato finanziario; libero mercato; concorrenza spietata e senza limiti; mercato finanziario; accentramento della ricchezza e della produzione; globalizzazione della produzione e dello sfruttamento del lavoro; dittatura dell’informazione e della formazione dell’opinione pubblica, affidata rigorosamente a conduttori e commendatori del regime e della dittatura politica e sociale dominante; eccetera. Ma vediamo come Lenin definisce in modo magistrale e attuale la perversione mondiale del capitale monopolistico. 

      [Lenin, da “L’imperialismo fase suprema del capitalismo”, capitolo VII “L’imperialismo, particolare stadio del capitalismo”, “… dobbiamo dare una definizione dell’imperialismo, che contenga i suoi cinque principali contrassegni, e cioè: 1) la concentrazione della produzione e del capitale, che ha raggiunto un grado talmente alto di sviluppo da creare i monopoli con funzione decisiva nella vita economica; 2) la fusione del capitale bancario col capitale industriale e il formarsi, sulla base di questo «capitale finanziario», di un’oligarchia finanziaria; 3) la grande importanza acquistata dall’esportazione di capitale in confronto con l’esportazione di merci; 4) il sorgere di associazioni monopolistiche internazionali di capitalisti, che si ripartiscono il mondo; 5) la compiuta ripartizione della terra tra le più grandi potenze capitalistiche.

L’imperialismo è dunque il capitalismo giunto a quella fase di sviluppo, in cui si è formato il dominio dei monopoli e del capitale finanziario, l’esportazione di capitale ha acquistato grande importanza, è cominciata la ripartizione del mondo tra i trust internazionali, ed è già compiuta la ripartizione dell’intera superficie terrestre tra i più grandi paesi capitalistici”.

      Le conseguenze distruttive del dominio capitalistico e imperialistico sulla Terra diventano sempre più annientatrici dei bisogni di vita e della stessa sopravvivenza del genere umano, tra cui: il diffuso disagio sociale, tra cui quello giovanile senza prospettiva di lavoro e di dignità esistenziale; la disoccupazione dilagante; le iniquità in tutti i settori sociali; la ricchezza socialmente prodotta è nelle mani di pochi parassiti capitalisti, che gozzovigliano sulla fame del popolo; i ghetti abbandonati e invivibili delle periferie delle grandi metropoli; la prostituzione come fuga dalla miseria; la povertà che affligge, spinge alla disperazione e a procurarsi il cibo in qualsiasi modo possibile; le emigrazioni in massa di popoli alla ricerca di cibo e di una vita meno disperata; l’impossibilità della civile e umanitaria integrazione tra popoli ed etnie diverse; le guerre capitalistiche e interimperialistiche che assassinano le masse proletarie e popolari di intere nazioni; il mercato delle droghe; le mafie dalle mille facce, bene allevate dalla rapina capitalistica del frutto del lavoro altrui, attraverso lo sfruttamento che produce profitti; i ricchi hanno i soldi per curarsi e il popolo muore per la scarsa assistenza sanitaria pubblica; un potere politico e istituzionale della borghesia di destra, centro e centrosinistra soffocante e repressivo dei diritti e dei bisogni popolari, potere posto al servizio del capitale monopolistico bancario e finanziario; il terrorismo dalle tante facce – reazionario, religioso ed economico-finanziario -, che è l’ultima scellerata e universale conseguenza dell’infame ordine sociale dello sfruttamento e arricchimento padronale.

      Dinanzi a questo mondo di ignobili disuguaglianze, discriminazioni, insicurezza della vita, apprensioni continue, che generano pure patologie cardiache, psichiche, diabetologiche e altre, indigenza e conseguente umiliazione dell’esistenza umana di masse sterminate di uomini e donne, di popoli e minoranze etniche, è riduttivo, per i coerenti comunisti e la classe operaia emancipata, difendere solamente la memoria storica della Resistenza antinazi-fascista, marciare o esaltarla semplicemente nei discorsi, come puntualmente avviene da 72 anni, senza rapportarla alla tragica realtà di oggi e porsi il problema della sua continuità e del suo completamento storico con gli strumenti politici, organizzativi e di lotta che ne garantiscano la vittoria e il raggiungimento degli obiettivi da raggiungere, consistenti nella conquista del potere e del governo proletario della società.

      Il capitalismo e l’imperialismo, che circa un secolo fa gestirono e partorirono il fascismo e il nazismo per difendersi dall’avanzata del potere proletario in Europa, attualmente impongono la stessa politica economica e sociale repressiva di allora, ma lo fanno coi loro governi borghesi e con metodi e mezzi solo apparentemente meno spietati, perché la protesta proletaria è ancora debole e per loro non rappresenta un pericolo immediato di sopravvivenza. Fascismo economico, politico e repressivo era ieri e tale è oggi, è cambiata la forma ma non il contenuto. La repressione della protesta di classe del proletariato è sempre pronta e spietata. Lo vediamo nelle dure vertenze di lavoro e di difesa del patrimonio ambientale da parte del movimento operaio e progressista nei confronti degli affari speculativi delle multinazionali dell’energia e del trasporto terrestre,

      Oggi la Resistenza di 72 anni fa si chiama Rivoluzione proletaria socialista, l’unica che può liberare l’umanità dai mali denunciati, che può mettere fine ai governi borghesi, clericali e capitalistici dello sfruttamento e della repressione del movimento operaio e delle masse popolari, che può seppellire per sempre il pericolo delle efferatezze passate e presenti del fascismo e del nazismo, che può abbattere il sistema di rapina capitalistico e imperialistico, che può sconfiggere il potere economico e politico del capitale monopolistico con tutte le tragedie di cui ha coperto e copre la superficie terrestre, che può conquistare il potere alla classe lavoratrice operaia e intellettiva, che può liberare il lavoro dallo sfruttamento padronale determinando le condizioni per garantirlo a tutti e avviare la costruzione della società socialista lungo la strada che conduce all’edificazione di quella comunista.

      Per raggiungere questo obiettivo storico e di civiltà occorre che la classe operaia e tutte le forze sinceramente e concretamente progressiste del nostro paese liberino la propria coscienza da ogni residuo di dipendenza arcaica e moderna dal più forte socialmente, cioè dalla classe padronale, credano nella propria capacità di diventare classe protagonista e dirigente, si istruiscano ai principi del marxismo-leninismo, si convincano della propria forza di liberazione dall’oppressione altrui, rafforzino il proprio Partito di classe e rivoluzionario, cioè il P.C.I.M-L., assimilino e mettano in pratica gli insegnamenti ideali e politici migliori della Resistenza comunista antinazi-fascista del 1943-1945, antimonarchica, anticapitalistica e antimperialistica, repubblicana e rivoluzionaria per il socialismo.

      Oggi questo è il nostro 25 aprile della Resistenza e della Guerra Civile di Liberazione festeggiato il 25 aprile 1945, è il 25 aprile per la Rivoluzione proletaria socialista in Italia, di cui già ne abbiamo tracciato le linee strategiche e tattiche, è il 25 aprile della riconoscenza rivoluzionaria ai martiri di quella eroica e gloriosa epopea ed è il 25 aprile dell’impegno ideologico e politico del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista di lavorare instancabilmente per avvicinare il momento della conquista del potere proletario socialista in Italia.

Forio, Città Metropolitana di Napoli, 25 aprile 2017.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.



PER UNA CELEBRAZIONE UNITARIA E COMBATTIVA DEL 100° ANNIVERSARIO DELLA RIVOLUZIONE SOCIALISTA D’OTTOBRE!
Alle compagne e ai compagni comunisti, alle proletarie e ai proletari tutti, ai giovani rivoluzionari, all’intellettualità d’avanguardia, alle loro organizzazioni.
Lo scorso 5 marzo 2017 – in occasione del 64° anniversario della scomparsa del compagno Stalin – si è costituito a Roma il Comitato promotore della celebrazione del centesimo anniversario della Rivoluzione Socialista d’Ottobre, che ha assunto la denominazione “Attualità della Rivoluzione d’Ottobre!”.
Di fronte alla campagna anticomunista che la borghesia e gli esponenti delle varie tendenze opportuniste, revisioniste, socialdemocratiche, trotskiste, ecc., stanno conducendo, e in modo più aggressivo e calunnioso condurranno sino alla fine dell’anno del centenario, per affermare la tesi della inutilità della rivoluzione proletaria, per denigrare le grandi conquiste del socialismo realizzato nel secolo scorso e per dissuadere le masse lavoratrici e popolari di oggi dal preparare e compiere la loro rivoluzione socialista, intendiamo realizzare una celebrazione basata sul rilancio delle ragioni dell’Ottobre Rosso e sull’estrema attualità della rivoluzione proletaria.
Lavoriamo per una ricorrenza diametralmente opposta e contraria a qualsiasi atteggiamento retorico, accademico, o caratterizzato dalla presunta “inattualità” della Rivoluzione d’Ottobre.
Siamo impegnati per realizzare una celebrazione piena di entusiasmo e attitudine rivoluzionari, che contribuisca a valorizzare e attualizzare i genuini insegnamenti e le lezioni della Rivoluzione Socialista d’Ottobre, il suo significato fondamentale e la sua importanza a livello internazionale, per infondere nelle masse sfruttate e oppresse la consapevolezza che la rivoluzione socialista è l’unico mezzo per uscire dalla crisi generale del sistema capitalistico moribondo e criminale.
Intendiamo lavorare per una celebrazione che sia al massimo unitaria e combattiva, che sappia mettere in evidenza ciò che sul terreno dell’attualità della Rivoluzione d’Ottobre unisce le forze partecipanti e che veda i sinceri comunisti, la classe operaia, i giovani e le donne rivoluzionari, le forze del sindacalismo di classe, le organizzazioni combattive delle masse popolari come protagonisti dell’evento.
Il Comitato, di carattere aperto, ma fermo sulla necessità e attualità della Rivoluzione d’Ottobre, ha deciso di concretizzare la ricorrenza con una campagna comune, che si svilupperà nei prossimi mesi attraverso le seguenti attività.
Realizzare incontri preparatori in diverse città con conferenze, incontri, mostre, cineforum, presentazioni di scritti di Lenin e di Stalin, rivolti soprattutto ai giovani proletari e agli studenti.
Predisporre un manifesto nazionale con lo slogan “A 100 anni dalla Rivoluzione d’Ottobre prepariamoci alla Rivoluzione!”;
Intensificare la propaganda per il centenario attraverso comunicati, volantini, etc.
Le iniziative per il Centenario culmineranno in due eventi nazionali:
·        Un convegno-dibattito preceduto da una serata di cultura rivoluzionaria da tenersi il 28- 29 ottobre; nella stessa occasione, verrà proiettato il film “Ottobre” di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn.
·        Uno sciopero politico nazionale, con manifestazione il 7 novembre, che leghi le ragioni e l’estrema attualità della Rivoluzione Socialista d’Ottobre alle gravissime condizioni di lavoro e di vita della classe operaia e delle masse popolari, determinate da padroni e governo anche con l’abbattimento del diritto del lavoro, per un deciso e radicale cambiamento politico dalla parte dei lavoratori.
E’ comune intendimento realizzare la celebrazione del Grande Ottobre con una forte valenza internazionalista e come un momento per sviluppare il confronto e il dibattito politico e ideologico sulle principali questioni all’ordine del giorno nel movimento comunista nazionale e internazionale, per aiutare e rilanciare il processo unitario basato sui principi del comunismo e sulla natura rivoluzionaria del marxismo-leninismo.
Su queste basi il convegno sarà introdotto da una relazione comune del Comitato promotore, che rifletterà la natura di classe e rivoluzionaria della ricorrenza.
Al termine della campagna sul 100° anniversario dell’Ottobre verrà svolto un bilancio politico comune dell’esperienza compiuta e verranno pubblicati gli atti.
Invitiamo tutti i sinceri comunisti, la classe operaia e le forze autenticamente progressiste, le organizzazioni politiche, sindacali e sociali di classe del proletariato, le masse lavoratrici e popolari, i disoccupati, le donne e i giovani rivoluzionari, insomma, tutti coloro che hanno nel cuore la Rivoluzione Socialista d’Ottobre e ne invocano l’attualità ad aderire al Comitato sorto sulla base dell’appello che alleghiamo, partecipare alle prossime riunioni, dare il proprio apporto e sostenere le iniziative in programma.
Viva la Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre!
Roma, 18 marzo 2017
Comitato “Attualità della Rivoluzione d’Ottobre!”

A NOVEMBRE PROSSIMO A ISCHIA IL 4° CONGRESSO

NAZIONALE DEL P.C.I.M-L., LA CELEBRAZIONE DEI 100 ANNI DALLA GLORIOSA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE E COMMEMORAZIONE DEI 64 DALLA MORTE  DI STALIN!
  SOLO  CON  LA  RIVOLUZIONE  PROLETARIA  SOCIALISTA  IL  PIANETA POTRA’ USCIRE   DALL’ATTUALE   DISORDINE   MORALE   E    SOCIALE! IMPARIAMO  DALL’OTTOBRE 1917  E  DALL’OPERA  E  VITA  DI STALIN! PROLETARI  DEL  BRACCIO  E  DELLA  MENTE, TRASFORMIAMO  IN  UN FERMENTO RIVOLUZIONARIO IL CENTENARIO DEL GRANDE OTTOBRE!
di Domenico Savio*
      Lavoratori del braccio e dell’intelletto sfruttati e affamati da un padrone qualsiasi pubblico o privato che sia, sul nostro pianeta l’esistenza del genere umano, e anche quella delle specie inferiori, è diventata una bolgia infernale, persino peggiore che nel passato e di questo passo presto il risultato non potrà che essere la rovina inevitabile per ogni cosa vivente, a meno che non cambi e presto il governo politico, economico e sociale della nostra Terra. Domina un caos generalizzato, dove un gruppo di ladri capitalisti e imperialisti, legalizzato e autorizzato a tale infamia dal proprio sistema di potere politico, legislativo e giudiziario di natura borghese e religiosa, possiede la quasi totalità della ricchezza prodotta dalle masse lavoratrici e popolari dei vari paesi e opera per accentrarla e incrementarla sempre di più con l’accumulo di nuovi profitti attraverso il barbaro sfruttamento del lavoro altrui, non curante delle tragedie sociali che tale ladrocinio produce e colpisce brutalmente i popoli e le classi sociali sottoposte al loro dominio.
      Questa che viviamo continua a essere l’epoca del capitalismo sviluppatasi in centri di potere imperialistici mondiali, – oggi i più forti e agguerriti sono quelli nord americano, europeo, cinese e giapponese – e nella cosiddetta globalizzazione della produzione e dei mercati, dove il lavoro proletario per molti aspetti è ritornato ad essere di natura schiavistica e dove i popoli sono letteralmente rapinati della propria ricchezza naturale e sociale a livello non solo nazionale ma prevalentemente mondiale, perché oramai unico è il centro di potere imperialistico che sovrasta e opprime l’intero pianeta.
      Tale ordine mondiale imperialistico - che per continuare a mantenere il dominio sul pianeta si serve  del fedele sostegno dei governi borghesi e  dell’oscurantismo religioso e utilizza il gigantesco potere imbonitore delle masse popolari attraverso il possesso e l’utilizzo dei mezzi di informazione, di formazione dell’opinione pubblica e della coscienza collettiva, di controllo delle comunicazioni tra le persone giungendo ad eliminare qualsiasi forma di riservatezza nelle conversazioni - è responsabile dello stato perenne di guerre di aggressione, di assassinio, di sterminio di massa, di sottomissione con governi fantoccio, di sfruttamento del lavoro proletario, di rapina  della ricchezza prodotta e dei beni naturali dei popoli schiavizzati in tante parti del pianeta e negli ultimi decenni in modo particolare nel Medio Oriente, in Africa e in America Latina.
      E’ l’imperialismo di quella esigua minoranza di tiranni possidenti della ricchezza del mondo, banchieri, finanzieri, mercanti di beni e monete, che genera disoccupazione, miseria, malattie, epidemie, guerre economiche e di potere, inquinamento alimentare e ambientale, migrazione di popoli, assassinii nelle traversate migratorie del Mediterraneo, tragedie naturali, disperazione esistenziale e barbarie dell’umanità. Questa è ancora l’epoca dell’imperialismo, ma, purtroppo, non è ancora la ripresa dell’epoca dell’auspicato stravolgimento rivoluzionario proletario per seppellire la tragedia del capitalismo e dell’imperialismo e sulle sue macerie costruire la nuova, civile e superiore società socialista.
      Le condizioni oggettive per un tale cambiamento esistono tutte a livello nazionale e internazionale, però mancano ancora quelle soggettive di uomini e donne lavoratrici sfruttati e umiliati nella loro esistenza. Quando i lavoratori con lo studio dei testi della dottrina comunista acquisiranno la coscienza di classe di poter e dover lottare per la loro emancipazione sociale militando e lottando nel proprio Partito di classe e rivoluzionario, che promuoverà, guiderà e condurrà alla vittoria la Rivoluzione socialista, allora per i ladri sfruttatori di oggi sarà finita e spunterà il giorno della giustizia e dell’uguaglianza tra tutte le persone che vivono sul nostro satellite, sarà l’epoca nuova e superiore prima del socialismo e poi del comunismo.
      Ai coerenti comunisti, marxisti-leninisti, tocca il compito impellente di elevare la coscienza di classe delle masse proletarie per riavviare e vincere, dopo la sconfitta provvisoria del socialismo realizzato nel secolo scorso, lo scontro rivoluzionario per cambiare il disumano mondo attuale. Con la conquista del socialismo daremo il potere alla classe lavoratrice operaia e intellettiva, libereremo il lavoro dallo sfruttamento e, di conseguenza, lo garantiremo a tutti gli esseri viventi sulla Terra, elimineremo lo spreco della ricchezza che avviene nei bordelli della borghesia capitalistica. Quest’anno ricorre il centesimo anniversario del trionfo della gloriosa Rivoluzione proletaria socialista in Russia del 7 novembre 1917, guidata da due massimi dirigenti del proletariato nazionale e internazionale Lenin e Stalin.
       Rivoluzione che conquistò il potere politico, economico e sociale alla classe lavoratrice, che nazionalizzò la terra degli agrari sanguisughe assegnandola gratuitamente ai contadini, che instaurò il potere proletario contro quello padronale precedente, che fondò l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, che realizzò la collettivizzazione dell’economia quasi al 100% e che diede il maggiore contributo per la sconfitta del nazismo e del fascismo in Europa. Fu la prima conquista nella storia del potere proletario, che, sciaguratamente, è stato sconfitto col prevalere nel partito e nello stato delle forze revisioniste e opportuniste di formazione e foraggiamento borghese e asservite alla sopravvivenza del dannato sistema capitalistico e alla sua espansione imperialistica. Una sconfitta che oggi deve esserci di insegnamento nella formazione delle alleanze politiche e di lotta della classe lavoratrice, nell’educazione di classe e rivoluzionaria delle masse, nella preparazione della rivoluzione proletaria socialista e nella costruzione delle future società socialiste, dove bisognerà tenere sempre in evidenza il pericolo letale del revisionismo, dell’opportunismo borghese e sindacale, del movimentismo, dell’estremismo e dell’avventurismo di classe.
      Scriviamo queste poche righe in occasione del 64° anniversario della morte del compagno Stalin, ma pensando, programmando e preparando la ricorrenza del centesimo anniversario della gloriosa Rivoluzione d’Ottobre, anche in riferimento alla riunione di domenica 5 marzo 2017 a Roma organizzata dal Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML) per verificare la possibilità di una celebrazione unitaria delle coerenti forze marxiste-leniniste e della classe operaia rivoluzionaria esistenti in Italia e impegnate con noi per la conquista del potere politico e del socialismo. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista (P.C.I.M-L.) celebrerà anche in proprio tale straordinario avvenimento in occasione dello svolgimento del suo quarto congresso nazionale, previsto per il prossimo mese di novembre a Ischia con una spesa alberghiera accessibile di bassa stagione per le compagne e i compagni provenienti dalla terraferma.
      La forza dirompente - liberatrice di energie sociali nuove capaci di demolire l’ormai morente sistema capitalistico e sollevatrice delle masse lavoratrici e popolari espropriate del godimento della propria esistenza e sino ad oggi sacrificate al rito quotidiano infame e schiavistico del profitto padronale - del Grande ed Esaltante Ottobre russo di un secolo fa sta nella potenza impressionante della sua estrema attualità, in quanto le condizioni di vita della quasi totalità degli uomini e delle donne che vivono in vaste aree del pianeta, compreso quelle del mondo industrializzato e sviluppato, sono peggiori di quelle di allora e magistralmente già descritte dal compagno Engels nel suo capolavoro “La situazione della classe operaia in Inghilterra” nel 1845.
      I coerenti comunisti e la classe operaia emancipata devono vigilare e agire affinché le forze politiche e culturali borghesi, revisioniste e opportuniste non utilizzino la ricorrenza del Grande Ottobre per snaturarla, calunniarla e presentarla alle masse come foriera di conseguenze negative, così come hanno fatto sino a questo momento riuscendo a dissuadere la classe lavoratrice dal compiere la propria Rivoluzione socialista garantendo, così, la sopravvivenza dello sfruttamento e del dominio capitalistico e imperialistico sul mondo. Dobbiamo essere capaci di rintuzzare e demolire sul nascere tali infami tentativi, coscienti come siamo che senza rivoluzione proletaria socialista il vecchio e decrepito mondo non può cambiare. Le varie forme di governi socialdemocratici, il democraticismo partitico borghese dei giorni nostri, le false sinistre che nascono, e muoiono, dallo sfaldamento del blocco sociale della borghesia, i vari movimenti multicolori nazionali e internazionali, il grillismo italiano, il movimentismo di De Magistris a Napoli o l’estremismo di taluni fronti di lotta non vivono per demolire il mostro del capitalismo, bensì per puntellarlo.
      Le condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari italiane sono drammatiche, ma vengono vissute, in genere, con silenziosa dignità o, purtroppo, con colpevole e irresponsabile rassegnazione rinunciando all’organizzazione di classe, alla mobilitazione e alla lotta per il riscatto sociale. Siamo schiavi di una dittatura politica e istituzionale che definire di natura fascista è poco, alternativamente di centrodestra, centro e centrosinistra, che è espressione e garante degli interessi spregevoli della ricca borghesia industriale, bancaria, finanziaria e mercantile nazionale ed estera.
      Un potere dittatoriale che si è insediato stabilmente al potere e vi rimane saldamente attraverso riforme sociali antipopolari e persino anticostituzionali e con leggi elettorali maggioritarie di stampo mussoliniano, che impongono, contro la sovranità e volontà popolare, lo sbarramento elettorale, cioè l’impedimento legislativo di accesso in parlamento delle minoranze, il premio di maggioranza sino al 14% dei deputati assegnati e il tentativo di portare in parlamento deputati non eletti dal popolo, ma semplicemente nominati dai partiti che occupano il potere. Senza parlare dello stravolgimento legislativo della Costituzione borghese antifascista del 1948 – responsabile, secondo i nuovi dittatori, di prevedere due camere legislative per un democratico e reciproco controllo del processo legislativo - e della manovra referendaria per confermarlo. Per fortuna il popolo italiano ha sonoramente bocciato questo tentativo autoritario.
      Le regole della democrazia e il rispetto della volontà popolare espressi dal popolo italiano col voto referendario del 4 dicembre 2016 rivendicavano a gran voce le dimissioni immediate del governo e del parlamento - che tale stravolgimento costituzionale avevano orchestrato per insediare in Italia un potere con meno vincoli di democrazia per rispondere meglio e più celermente alle richieste di affari dei centri di potere economico capitalistici e imperialistici nazionali ed europei – e il ritorno alle urne. Al contrario, la risposta delle forze politiche borghesi, clericali e capitalistiche che attualmente occupano il potere in Italia, cioè il centrosinistra, formato dal partito democratico e dai gruppi fuoriusciti dal centrodestra berlusconiano, ci hanno imposto, col consenso e la responsabilità del presidente della Repubblica, il quarto governo non eletto dal popolo a partire dal 2011 (Mario Monti) e il terzo dalle ultime elezioni politiche del 2013 (Gianni Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni). E dimostrateci che questa non è una delle peggiori dittature, repressive della sovranità popolare.
      Appena dopo l’imposizione del quarto governo antipopolare, che succedeva alla sconfessione referendaria del governo e del parlamento borghesi in carica, nel paese avrebbe dovuto esserci una gigantesca mobilitazione e protesta di piazza per mandare a casa tutti coloro che avevano tentato di modificare la Costituzione per insediare in Italia governi più autoritari con meno contropoteri di controllo e di bilanciamento democratico dell’esercizio legislativo e delle attività istituzionali. Ma così non è stato, perché tutti i partiti parlamentari e i sindacati borghesi e capitalistici non si sono mossi per non danneggiare l’immagine e gli interessi politici delle forze che occupano il potere governativo e parlamentare.
      Organizzazione della protesta a livello nazionale che, sfortunatamente, neppure il P.C.I.M-L. ha potuto fare, perché non ancora sufficientemente presente e organizzato in tutte le regioni e province italiane. L’esigenza e l’urgenza storica della crescita del nostro Partito di classe e rivoluzionario sollecita i coerenti comunisti e l’avanguardia della classe operaia industriale, agricola e dei servizi a iscriversi, militare attivamente, aprire cellule nei luoghi di lavoro e sezioni territoriali per disporre presto di una forte organizzazione per la mobilitazione e la lotta dell’intero proletariato italiano.
      Un forte P.C.I.M-L. - coi suoi granitici principi di classe e rivoluzionari marxisti-leninisti, la sua indiscutibile fermezza nel perseguire l’obiettivo del trionfo della rivoluzione socialista e della costruzione del socialismo e i suoi convincimenti marxisti-leninisti che solo con la rivoluzione  proletaria socialista la classe lavoratrice operaia e intellettiva può sconfiggere il capitalismo e costruire il socialismo - potrebbe anche utilizzare tatticamente la partecipazione alle elezioni politiche nazionali per accrescere i consensi popolari verso la lotta per il socialismo, per portare la lotta di classe finanche nelle istituzioni borghesi per utilizzarle come megafono della prospettiva socialista e luogo di scontro ideale e politico per favorire sin da subito il miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie lavoratrici. Dunque, basta parole inconcludenti, lamentele prive di militanza attiva e protesta individuale condannata a non essere ascoltata e sconfitta, occorre passare all’impegno militante per un forte P.C.I.M-L. e una nuova organizzazione sindacale fedelmente di classe e rivoluzionaria, che sul terremo della lotta sindacale affianchi il Partito della Rivoluzione proletaria e del socialismo.     
      La Rivoluzione proletaria socialista per vincere e costruire la sua nuova società ha bisogno del Partito dell’avanguardia della classe operaia, della militanza delle forze migliori della sollevazione rivoluzionaria e del sostegno delle vaste masse lavoratrici e popolari. Con orgoglio noi riteniamo che in Italia il P.C.I.M-L. - dopo la scellerata trasformazione revisionista del glorioso PCd’I nel 1944 da parte del nuovo gruppo dirigente togliattiano revisionista, riformista e opportunista - possa svolgere tale compito storico possedendo la forza della coerenza di classe e rivoluzionaria del marxismo-leninismo e i convincimenti del pensiero e l’opera dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin. Siamo anche coscienti che alla rivoluzione non si gioca e che essa va promossa solo quando vi sono le condizioni della vittoria.
      Senza ripartire dall’opera del Partito Comunista bolscevico e dal ruolo determinante svolto da Stalin nella costruzione della grande Unione Sovietica nessuna Rivoluzione proletaria socialista è possibile e nessuna nuova e superiore società socialista può essere costruita e può avanzare sino all’edificazione di quella comunista. Ecco perché noi sosteniamo che la celebrazione del centenario della Rivoluzione d’Ottobre e la sua attualizzazione per essere tali e per apportare un contributo concreto alla preparazione delle prossime rivoluzioni proletarie socialiste che si avranno nel mondo devono avvenire unicamente nella fedeltà ideologica, politica, strategica e tattica ai principi del marxismo-leninismo, all’esperienza del bolscevismo e alla Rivoluzione russa del 1917.
      E’ con questi convincimenti ideologici, materialistici, politici, strategici e tattici che il P.C.I.M-L. ha già iniziato a celebrare il primo centenario di quel grandioso evento che avviò la trasformazione radicale del mondo conosciuto sino a quel momento e lo farà in modo particolare sino al suo quarto congresso di novembre prossimo. Per tale importante avvenimento chiediamo alle sincere forze marxiste-leniniste esistenti in Italia, all’avanguardia della classe operaia e degli altri lavoratori sfruttati di contattarci per organizzare la loro partecipazione al nostro congresso portandovi un prezioso contributo di idee e di proposte per mettere in modo e spingere in avanti il processo rivoluzionario proletario e socialista nel nostro paese per conquistare il potere politico, economico e sociale alla classe lavoratrice operaia e intellettiva. A tal fine è imminente la pubblicazione delle Tesi che saranno oggetto di confronto e di arricchimento tra tutti i militanti iscritti o che si iscriveranno nei prossimi mesi.
      Sarà un congresso per la Rivoluzione proletaria socialista in Italia, considerata la sua pregnante attualità per liberare il paese dalla canaglia capitalistica e imperialistica, per liberare il lavoro dallo sfruttamento e garantirlo a tutti, donne e uomini uguali, con un salario o stipendio dignitoso, per svuotare le istituzioni dalla corruzione politica ed economica, come avvenne nel 1917 con la cacciata del governo capitalistico dal palazzo d’Inverno a Leningrado, per seppellire la politica padronale dell’infame clientelismo, favoritismo, elettoralismo e nepotismo, per affidare concretamente la sovranità al popolo lavoratore, per liberarci dalle catene dello sfruttamento imperialistico europeo - a partire dall’uscita dell’Italia dall’Euro e dal mettere fine al riconoscimento del famigerato debito pubblico, che serve solo a traghettare ricchezza quotidiana dalle masse popolari ai forzieri delle sanguisughe capitalistiche e imperialistiche -, per uscire dalla Nato guerrafondaia, che è al servizio degli interessi dell’imperialismo americano ed europeo, per garantire a ogni Italiano il diritto integrale all’assistenza sanitaria, all’istruzione sino ai massimi livelli, al trasporto pubblico a prezzo popolare, alla casa e ad una pensione soddisfacente erogata non in prossimità della morte, per fare della maternità un problema sociale liberando le donne dalla schiavitù familiare,  per contribuire a costruire un mondo di pace e senza più guerre di aggressione, di occupazione, di sottomissione e di sfruttamento dei popoli, eccetera.
      Questo è il percorso unico e possibile che indichiamo ai lavoratori italiani per passare dallo sfruttamento e dalla schiavitù padronale al protagonismo proletario nei luoghi di lavoro e nella società, per affermare la democrazia socialista delle donne e degli uomini tutti liberi e protagonisti della propria esistenza, per costruirci un contesto sociale dove la vita non sia più, come in questo momento, un inferno impostoci dal potere politico, giuridico e sociale dello sfruttamento padronale.
      Compagni lavoratori, possiamo sconfiggere il nemico di classe, possiamo vincere la nostra Rivoluzione sociale, possiamo costruirci il mondo nuovo da millenni auspicato, possiamo formare l’uomo nuovo dell’uguaglianza, della fratellanza e dell’altruismo collettivo a condizione che riusciamo a liberarci dalle incrostazioni dell’egoismo e dell’opportunismo che ci hanno appiccicato addosso millenni di schiavitù padronale e religiosa. Possiamo riprendere il cammino delle Rivoluzioni proletarie socialiste nell’epoca dell’imperialismo interrotto con la morte del compagno Stalin, possiamo rivivere il trionfo dell’alba del 7 novembre 1917 e riprendere a costruire la società socialista in tutti paesi della Terra. Che il quarto congresso nazionale del P.C.I.M-L. avvii il cammino della civiltà comunista nella patria di Spartaco e della guerra civile partigiana del 1943-1945. I coerenti comunisti partecipino attivamente a questo processo storico di lotta e di avanzamento della civiltà umana nel nostro paese.
      Domenica prossima 5 marzo 2017 ricordiamo assieme il 64° anniversario della morte del compagno Stalin, rendiamo omaggio al suo pensiero, alla sua opera rivoluzionaria, alla sua resistenza nella lotta contro lo zarismo, alla sua dedizione alla costruzione e alla guida del ferreo Partito Comunista Bolscevico, fatto di quadri rivoluzionari, al suo prezioso impegno per il trionfo della Rivoluzione d’Ottobre, per la vittoria conseguita dall’Armata Rossa degli Operai e dei Contadini nella guerra civile contro i nemici interni ed esterni alla Russia della Rivoluzione e del Socialismo nel triennio 1918-1920, per la fondazione della gloriosa Armata Rossa, della Terza Internazionale Comunista e dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, al suo impareggiabile lavoro per la collettivizzazione dell’economia e per la costruzione del socialismo nell’Unione Sovietica, alla sua mirabile guida dell’Armata Rossa per la vittoria conseguita contro il fascismo e il nazismo in Europa e per la sua accanita lotta alle deviazioni revisioniste e opportuniste nel Partito e nello Stato proletario.
      Stalin, unitamente al pensiero e l’opera di Marx, Engels e Lenin, col suo pensiero, con la sua opera politica e rivoluzionaria e con la sua arte di costruzione del socialismo, anche in solo paese accerchiato dall’imperialismo, rimane la nostra grande e infallibile guida nella battaglia rivoluzionaria per la costruzione del socialismo in Italia: “Baffone” rimane il nemico implacabile e il terrore degli infami sfruttatori capitalisti e imperialisti e l’amico fedele e fraterno dei popoli in lotta per la conquista del Socialismo. Viva Stalin!
Forio (Napoli), 1° marzo 2017.
* Segretario generale e Consigliere comunale di Forio del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org
         

LO STATO BORGHESE E IL POTERE POLITICO DEL CAPITALE
INSISTONO PER APPROPRIARSI DELLA CASA DEI LAVORATORI,
CHE SONO STATI COSTRETTI AD ESSERE ABUSIVI PER NECESSITA’!

di Domenico Savio*

      Ritorno sull’argomento per dovere di classe verso i tanti lavoratori che in questi giorni ci hanno avvicinato sconcertati e tormentati dal nuovo tentativo del potere politico borghese regionale di acquisire la loro casa, abusiva per necessità esistenziale, dopo un periodo relativamente calmo sul fronte degli abbattimenti, circostanza che per taluni lasciava sperare in una soluzione umana e civile del problema.
      Prima di procedere vogliamo subito chiarire un aspetto importante della questione. A coloro, asserviti alla cultura, alla politica e all’ordinamento sociale capitalistico della società, fondato sullo sfruttamento del lavoro proletario, che sostengono, per giustificare le loro argomentazioni di cultura borghese e clericale, “ma anziché acquisirla è meglio che la demoliscono la tua casa?”, noi rispondiamo con forza che tale impostazione del problema costituisce un autentico ricatto, che è della peggiore politica e cultura di stampo mafioso della società degli affari delle lobby economiche nazionali e internazionali industriali, bancarie, finanziarie, del trasferimento delle aziende all’estero, dove lo sfruttamento del lavoro è più disumano, e della cosiddetta globalizzazione mercantile.
      Un ricatto perché noi, rappresentanti sinceri e onesti degli interessi della classe lavoratrice operaia e intellettiva, affermiamo che in uno Stato civile e democratico la scelta non è tra “acquisizione e abbattimento”, ma risiede nella soluzione politica, parlamentare e governativa del dramma sociale esistente, non voluto ma subito dagli abusivi di necessità. Il governo, il parlamento, la corte costituzionale e quella di cassazione esistono non solo per beneficiare di stipendi e pensioni d’oro, bensì per risolvere i problemi degli italiani, a partire da quelli della classe sociale più povera dei lavoratori sfruttati sul lavoro.
      Tali massime istituzioni della Repubblica, considerato che lo Stato e il suo potere sono responsabili costituzionalmente di non aver garantito un alloggio decente a tutti i nuclei familiari del nostro paese, in modo particolare del mezzogiorno e delle isole, trovino  una soluzione politica e legislativa del problema, cosa che in altre circostanze è stata fatta, tra queste il primo e secondo condono e altre forme di soluzione di eclatanti ingiustizie sociali, com’è quella dell’abbattimento delle case delle famiglie lavoratrici. La dignità abitativa delle famiglie non può essere sacrificata da questioni ambientali e paesaggistiche.
      A fronte dell’articolo 2 della Costituzione, che costò al popolo italiano sacrifici immani in privazioni e perdita di vite umane, che proclama “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo…” e tra questi diritti c’è quello fondamentale di una abitazione dignitosa, diritto che in circa 70 anni lo Stato non ha garantito a tutti e attraverso le regioni e i comuni non ha neppure consentito a coloro che ne avevano la possibilità economica di costruirsela nella legalità. Così nasce l’abusivismo di necessità, non per colpa dell’abusivo, ma dello Stato e del potere politico della potente classe padronale.
      La tragedia delle Resa, che rode e distrugge momento per momento il corpo e l’anima degli sventurati colpiti dalla disumanità del potere e della giustizia borghesi, anticamera dell’abbattimento giudiziario statale dell’abuso, colpisce e discrimina una parte minoritaria degli abusivi, i più poveri, quelli che non avevano e non hanno santi in paradiso che pregassero per loro, i discriminati, quelli che non contano e non hanno la possibilità di far valere le loro ragioni di inferiori socialmente, ma questa è la società capitalistica delle potenti sanguisughe dello sfruttamento e della miseria altrui.
      A fronte della suddetta tragedia, che il potere politico e istituzionale si ostina a non voler superare con umanità e civiltà politica e giuridica, ci sono i tantissimi abusi, piccoli e grandi, che i comuni non hanno scoperto, che sono stati sanati dal primo e secondo condono, che hanno ottenuto la prescrizione giudiziaria o che per qualsiasi altra ragione si sono liberati dell’incubo abbattimento. Quanti abusi e quante responsabilità penali non sono stati scoperti o si sono prescritti in questa società dalle infinite ingiustizie sociali? Come sempre nella società della dittatura del capitale, cioè di chi possiede soldi e potere, a essere colpiti e massacrati sono stati e rimangono sempre i più deboli socialmente.
      Hanno contribuito a creare questo dramma sociale dell’abbattimento giudiziario delle case di necessità abitativa per sé e i propri familiari ascendenti e discendenti i patteggiamenti giudiziari, accettati in materia di abusivismo edilizio minore, dove i reati non sono di natura efferata, patteggiamenti che hanno precluso la possibilità della prescrizione, di cui, al contrario, hanno beneficiato tantissimi altri per le ataviche lentezze della giustizia italiana, di cui la responsabilità è sempre del potere politico borghese, che non dota la magistratura dei mezzi necessari per essere più spedita nella definizione dei processi. Difatti sembrerebbe che la quasi totalità delle Resa si riferiscano a sentenze di patteggiamento, le quali hanno buttato nella disperazione tantissime famiglie lavoratrici.
     In questi giorni apprendiamo dalla stampa, che rende sempre un ottimo servizio di informazione ai lettori che apprendono quanto avviene nelle segrete stanze del potere capitalistico nazionale e regionale, che un fronte multicolore di consiglieri regionali, che coinvolge quasi tutti i gruppi consiliari dal centrodestra al centrosinistra passando per il centro e il gruppo misto, compreso il consigliere regionale Maria Grazia Di Scala di Forza Italia di Barano, sta lavorando, avvalendosi della collaborazione di professionisti di elevata conoscenza legislativa e giuridica del problema, a un progetto di legge regionale che faciliti l’acquisizione comunale, già prevista dall’articolo 31 del DPR 6 giugno 2001 n. 380, degli immobili abusivi e la loro destinazione “a termine” a coloro che li hanno realizzati abusivamente.
      La proposta non chiarisce, forse per opportunità politica e di potere, se le acquisizioni interesseranno solo gli abusi oggetto di Resa, e dunque di attuale pericolo di abbattimento, o anche quelli prescritti o non scoperti dai comuni, specialmente di quelli della grande speculazione edilizia affaristica, che ha effettivamente distrutto parti importanti del patrimonio naturale e ambientale isolano, compreso quelli di godimento della borghesia benestante pubblica e privata, che ha realizzato i suoi sogni nelle località più panoramiche e avvolte dal verde di promontori e colline dei nostri comuni. Su questo tema i proletari, gli sfruttati, i meno istruiti dallo Stato borghese, ma non meno intelligenti, seguiranno attentamente questa vicenda per non essere fregati ancora una volta e chissà che non riusciranno ad avere finalmente giustizia.
      Detta proposta di legge regionale servirebbe ai comuni solo per prendersi la casa, che sarebbe un autentico furto di Stato e di potere padronale, per spogliare decine di migliaia di famiglie lavoratrici della regione Campania di un proprio bene, realizzato con inenarrabili sacrifici e privazioni di vita. Difatti il provvedimento proposto per sommi capi prevede: l’acquisizione del bene, con l’area circostante sino a 10 volte la superficie utile del fabbricato, al patrimonio comunale e la sua trascrizione nel registro immobiliare; il cittadino espropriato beneficerebbe del diritto di abitazione “a termine”, cioè solo “vita natural durante”, ovvero né la casa né il diritto di abitazione passerebbero agli aventi causa, o meglio ai figli e parenti ascendenti e discendenti, cosicché dopo la morte dell’acquisito la casa verrebbe abbattuta o data in fitto ad altro cittadino bisognoso di abitazione mediante bando pubblico; l’abusivo per beneficiare del diritto di abitazione dovrebbe pagare un fitto e non possedere altro alloggio.
      Tutto questo mentre la grande speculazione edilizia affaristica e commerciale festeggia con prescrizioni e mancati abbattimenti per condoni od altro. Avete mai visto una grande speculazione alberghiera, termale o palazzinara essere abbattuta? Mai, mica stiamo parlando di poveri lavoratori sfruttati e schiavizzati da un padrone qualsiasi! Con dignità verrebbe da dire: abbattetela, piuttosto che  “rubarvela”, perché essa ancora sanguina dei sacrifici fatti! Chi dice che il problema non può essere risolto diversamente, a causa della legislazione vigente, delle sentenze della corte costituzionale e di quella di cassazione e dell’ostacolo insormontabile delle Soprintendenze, dice una conveniente e opportunistica bugia, perché nessuno può proibire al parlamento di approvare una leggina che regolarizzi l’abusivismo minore e abitativo anche nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico, così come ha fatto per il primo e secondo condono.
      Quando i detentori del potere borghese a tutti i livelli istituzionali, sostenuti da solidali di regime, affermano - in riferimento all’abusivismo di necessità abitativa, che costituisce un bisogno sociale primario e che da circa 70 anni lo Stato capitalistico non ha voluto soddisfare con la realizzazione dei piani di edilizia economica e popolare - che “di sanatorie non se ne parla più” dimostrano solo egoismo e disprezzo per le necessità dei cittadini che li hanno votato e gli pagano stipendi e pensioni d’oro. Vergogna! Care famiglie lavoratrici “abusive”, tra virgolette perché ad essere veramente abusivi non siete voi, bensì lo Stato e il potere politico inadempienti nel garantirvi il diritto costituzionale ad una abitazione dignitosa, l’unica possibilità che abbiamo è quella di non lasciarci convincere dagli interessi politici e partitici e dalle tesi legislative e giuridiche dei sostenitori dell’infame sistema sociale borghese, ma di continuare a credere nella possibilità reale di regolarizzare con legge del parlamento il nostro diritto alla casa. Riprendiamo a organizzarci e a lottare per il godimento di un diritto innegabile, la propria casa. Continuate a contattarci e a seguirci politicamente e socialmente.
Forio, 13 febbraio 2017.
* Segretario generale e Consigliere comunale di Forio del PCI m-l.

IL PCI-ML SI PREPARA A FESTEGGIARE IL 77° COMPLEANNO DEL SUO FONDATORE E SEGRETARIO GENERALE COMPAGNO DOMENICO SAVIO
      Come sempre avviene da anni la cerimonia semplice - ma pregna di significato beneaugurante per molti e molti anni ancora, affettivo, fraterno, ideologico marxista-leninista, di classe e rivoluzionario per la prospettiva della rivoluzione proletaria, del socialismo e del comunismo – si svolgerà giovedì 16 febbraio 2017 alle ore 18,00 nella sede nazionale del Partito a Forio, nell’isola d’Ischia, all’ombra dello sventolio dell’eroica bandiera rossa, che porta impressi i simboli gloriosi della Falce, del Martello e della Stella, emblemi inconfondibili della lotta di classe del proletariato di tutti i paesi della Terra per riscattarsi dal millenario sfruttamento e schiavitù padronale e costruire la propria nuova società comunista degli uomini e delle donne tutti liberi, uguali socialmente e protagonisti della loro esistenza, da vivere, finalmente, con dignità, senza affanni e privazioni.
      Chi definisce questa nostra naturale ambizione “utopia” rispondiamo senza ombra di dubbio che con la Rivoluzione Proletaria Socialista  d’Ottobre del 1917 – di cui quest’anno ricorre il 100° anniversario e che il PCI m-l festeggerà anche in proprio, assieme allo svolgimento del suo 4° Congresso nazionale all’inizio del mese di novembre prossimo –, diretta dai compagni Lenin e Stalin, i coerenti marxisti-leninisti e rivoluzionari, guidati dai principi del marxismo-leninismo e dal pensiero e l’opera immortali dei Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, hanno già storicamente dimostrato che con l’organizzazione e la Rivoluzione socialista proletaria la classe lavoratrice operaia e intellettiva, emancipata nella difesa dei propri interessi di classe e forgiata dai principi del marxismo-leninismo, può conquistare il potere, anche in questo momento, costruire il socialismo ed edificare la società comunista.
      Il compagno Domenico Savio, fondatore e guida autorevole e sicura del Partito Comunista Italiano m-l, nacque il 16 febbraio 1940 nel quartiere proletario di Monterone a Forio, provincia di Napoli. A 12 anni abbandonò la religione cattolica, alla quale nell’incoscienza infantile era stato avvicinato dalla tradizione oscurantista della società capitalistica e clericale, e fece proprie le ragioni scientifiche e materialistiche dell’ateismo. Dal 1953 al 1958 militò, prima come semplice iscritto e poi come dirigente, nella Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI) svolgendo lavoro di proselitismo giovanile nell’isola d’Ischia e nei quartieri proletari della città di Napoli. Dal 1958 al 1976 fu iscritto al Partito Comunista Italiano (PCI), dove fu militante attivo, componente del comitato federale di Napoli, più volte candidato alle elezioni comunali -  due volte eletto nel 1971 e 1980 a Forio - e provinciali.
      Dal 1971 al 1980 svolse anche intensa attività sindacale, come militante e dirigente, nella “Federazione italiana lavoratori commercio alberghi mensa e servizi” (F.I.L.C.A.M.S.), aderente alla “Confederazione generale italiana del lavoro” (CGIL), nel settore alberghiero, in modo particolare nelle catene alberghiere di Rizzoli a Lacco Ameno e della Jolly Hotel di Marzotto, organizzando assemblee di protesta e scioperi imponenti, sino al 95% di adesione dei lavoratori, per il miglioramento salariale e delle condizioni di lavoro degli stessi. Il 6 febbraio 1980 per la sua attività di dirigente sindacale aziendale e di componente del coordinamento sindacale degli alberghi Jolly Hotel in Italia fu licenziato dal Jolly Hotel di Ischia, assieme a tutta la rappresentanza sindacale aziendale, dove dal 1967 svolgeva il lavoro di segretario.
       Massiccia fu la solidarietà dei lavoratori alla repressione antisindacale dell’azienda, ma, purtroppo, non bastò per il reintegro nel posto di lavoro dei licenziati, perché questi furono licenziati da padrone e abbandonati dal sindacato, oramai sulla strada scellerata della concertazione e del compromesso col potere economico e politico, dove la difesa di classe degli sfruttati è stata tradita e rinnegata.
      Nel 1976 con ritardo, sostiene autocriticamente Domenico Savio, abbandonò il PCI, allora guidato dal revisionista e opportunista, traditore e rinnegatore della causa comunista Enrico Berlingue, così come in misura progressiva lo erano stato i suoi predecessori, a partire da Palmiro Togliatti, e lo furono i suoi successori, sempre più accanitamente e odiosamente anticomunisti, sino alla deriva di centrodestra dei giorni nostri, partito che oramai sin d’allora era irrimediabilmente avviato sulla strada della trasformazione borghese, clericale, capitalistica e anticomunista.
      Sin dall’iscrizione al PCI e successivamente con altri compagni condusse una dura battaglia contro l’imborghesimento sempre più massiccio del partito, con l’entrata nelle sue fila di forze intellettuali, professionali e imprenditoriali di formazione culturale e politica borghese, che con spregiudicatezza si impadronivano della guida del partito a tutti i livelli dell’organizzazione mettendo in minoranza e allontanando la classe operaia. Una vergogna che solo la cultura borghese e clericale poteva ispirare e affermare. Dal 1976 al 1998 lavorò, con varie iniziative nazionali, all’unità dei marxisti-leninisti italiani, ma senza risultato, a causa di una certa confusione ideologica, strategica e tattica esistente nella lotta per il socialismo, confusione che in larga parte e sciaguratamente ancora esiste. In quel periodo, conseguita l’iscrizione all’ordine nazionale dei giornalisti per poter pubblicare la stampa marxista-leninista e rivoluzionaria e dopo aver collaborato anche con l’Unità all’inizio degli anni ’70, fondò, a partire dal 1984, il mensile “L’Uguaglianza economica e sociale” a diffusione nazionale e il periodico “Comunismo”, a partire dal 1995.
      Il 3 dicembre 1999, fallito quel primo tentativo ventennale di unire i marxisti-leninisti italiani in un unico partito di classe e rivoluzionario sulla base dei principi del marxismo-leninismo e dell’esperienza bolscevica, fondò, assieme ad altri compagni di provata fede marxista-leninista e di formazione bolscevica, il glorioso e amato Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista (PCI-ML), che lo ha eletto ininterrottamente come suo Segretario generale e guida indiscussa sulla strada che conduce inevitabilmente alla Rivoluzione Proletaria Socialista, alla costruzione del socialismo e all’edificazione del comunismo nel nostro paese.
      Nel 2013 Domenico Savio viene rieletto consigliere comunale di Forio sotto i simboli  rivoluzionari del PCI m-l portando la lotta di classe nelle istituzioni borghesi del comune e battendosi pure da quella posizione per l’emancipazione di classe del proletariato, per il miglioramento delle condizioni di vita individuale, familiare e sociale della classe lavoratrice operaia e intellettiva e per avvicinare la prospettiva della rivoluzione proletaria e del socialismo. Epiche sono le sue battaglie consiliari contro gli affari pubblici della classe borghese che danneggiano gli interessi delle masse lavoratrici e popolari.
      Oggi doverosamente ricordiamo, con orgoglio e riconoscenza affettiva e di classe, i suoi 77 anni di fede comunista, di impegno di lotta proletaria - anche dura e fatta di vittorie e di sconfitte amare lungo l’arduo cammino per il socialismo e per liberare l’umanità lavoratrice dalle catene dello sfruttamento e della repressione padronale -, di sacrifici di vita per adempiere alla propria doverosa missione di combattente per l’emancipazione sociale della propria classe proletaria del braccio e dell’intelletto, di abnegazione totale verso la causa suprema di umanizzazione e redenzione della società umana. 77 anni in cui ha dovuto subire minacce di ogni genere, offese, calunnie, ricatti rispediti prontamente e puntualmente al mittente, minacce vili e indegne del genere umano persino nei confronti del suo nipotino Domenico di 4 anni, col messaggio funesto scritto “lo sgozzeremo, sappiamo la scuola che frequenta”, e ancora minacce di morte e di annientamento della propria vita con l’affissione di manifesti di lutto che lo annunciavano morto.
      La dannata razza padrona e il suo potere politico ed economico quando vedono in pericolo i loro loschi affari di sfruttamento e di riduzione in schiavitù dei lavoratori sono capaci di tutto, della barbarie più efferata, e tale scellerata evenienza deve essere tenuta sempre presente e considerata possibile dal proletariato in lotta allo scopo di poterla prevenire e neutralizzare con la necessaria forza e risposta rivoluzionaria, che ci derivano dall’essere allievi e seguaci dei nostri Maestri Marx, Engels, Lenin e Stalin.
      Per tale entusiasta avvenimento il Comitato Centrale del Partito Comunista Italiano m-l, a nome di tutto il Partito e dei singoli iscritti e simpatizzanti, tributa al suo Segretario generale compagno Domenico Savio il massimo riconoscimento possibile per l’attività svolta al servizio della causa comunista a livello nazionale e pure internazionale, per la sua partecipazione nel tempo a vari incontri politici all’estero, ed auspica vivamente di poterlo avere come guida e maestro per un tempo ancora lunghissimo. Auguri fraterni e comunisti di buon compleanno compagno Domenico auspicando, nel contempo, con sincerità e affetto, nell’interesse del Partito e dell’obiettivo storico che dobbiamo raggiungere e per cui combattiamo, che tu possa vivere e godere ancora tantissimi di questi giorni.
      Alle ore 18,00 del 16 febbraio prossimo tutti i compagni e i lavoratori del braccio e della mente che lo desiderano possono partecipare all’incontro per formulare gli auguri di buon compleanno al compagno Domenico Savio, nostro Segretario generale.
Forio (Napoli), 6 febbraio 2017.
                                                                         Il Comitato Centrale del P.C.I. m-l




L’ITALIA E’ IN PIENA INVOLUZIONE REAZIONARIA. IL 4 DICEMBRE 2016 VOTIAMO “NO” PER BLOCCARE LA SOPPRESSIONE DELLE LIBERTA’ DEMOCRATICHE DEI LAVORATORI E AVVIARE IL PERCORSO LIBERATORE CHE CI CONDURRA’ ALLA RIVOLUZIONE PROLETARIA E AL SOCIALISMO. AI COMUNISTI, ALLA CLASSE OPERAIA E A TUTTI I SINCERI PROGRESSISTI IL COMPITO DI GUIDARNE IL PERCORSO. RENZI E IL PD COL “NO” REFERENDARIO DEVONO ESSERE SCONFITTI, COSI’ COME  LO FU  IL  FASCISMO  NEL 1945!
      Nella situazione creata da una profondissima crisi economica del capitalismo, la classe dominante cerca la propria salvezza nel rafforzamento del dominio economico e politico sulle masse lavoratrici e popolari.
    Oggi i circoli imperialistici per aumentare lo sfruttamento della classe lavoratrice e reprimere coloro che si ribellano e si oppongono alle loro ingiustizie, per risolvere il problema dei mercati con una politica di guerra e di soggiogazione dei popoli oppressi, hanno bisogno di realizzare una serie di misure reazionarie e la trasformazione autoritaria dello Stato e del governo borghese.
    A tal fine ricorrono alla manipolazione della coscienza popolare attraverso radio, televisione, stampa e altre forme di propaganda, oltre a fidati manipolatori ed esecutori.
      Il capitalismo e l’imperialismo per continuare a spadroneggiare sui lavoratori e sui popoli utilizzano una gradualità di strumenti di dominio, a secondo delle circostanze e del grado di mobilitazione e opposizione delle masse. Tra di essi: la repressione sanguinaria e guerrafondaia propria del nazismo e del fascismo, la dittatura assoluta con l’abolizione di ogni libertà di espressione e di opposizione, il liberalismo, il moderatismo, il parlamentarismo, l’elettoralismo, cioè il controllo e l’orientamento del voto, le leggi elettorali che predeterminano il potere governativo, che deve essere espressione ed esecuzione della volontà e degli interessi del grande capitale, lo svuotamento della democrazia borghese rappresentativa, l’accentramento dei poteri in poche mani, il rafforzamento dei poteri nelle mani del capo del governo, l’abolizione o la neutralizzazione di istituzioni di controllo dell’operato del governo, eccetera.
      In Italia dopo il glorioso Biennio Rosso 1919-1920 - quando la classe operaia, specialmente del settentrione, per liberarsi dalle condizioni disumane di sfruttamento e di repressione padronale si ribellò occupando e organizzando il lavoro nelle fabbriche degli Agnelli e di tante altre simili sanguisughe del lavoro umano – il capitalismo e l’imperialismo risposero con l’imposizione della spietata dittatura fascista e con l’assassinio degli oppositori, la chiusura dei sindacati di classe e la guerra di conquista in Europa e in Africa.
    Ci vollero la gloriosa e dura militanza e lotta antifascista dei comunisti e della classe operaia sempre in prima fila, l’epica lotta partigiana, gli scioperi e l’insurrezione popolare del 25 aprile 1945 per liberare l’Italia dal fascismo, dall’occupazione nazista e dall’oramai anacronistica monarchia.
      Il proletariato italiano, fermato allora dal revisionismo togliattiano nel suo slancio rivoluzionario per la conquista del socialismo nel nostro paese, conquistò col sangue  la nuova Costituzione liberal-democratica, di natura borghese, clericale e capitalistica che, però, garantiva, almeno nella scrittura del testo, le libertà di pensiero, di opinione e di manifestazione politica e sindacale. Ma ugualmente non sono mancate le repressioni poliziesche dei governi borghesi di centrodestra, centro e centrosinistra di tali conquiste liberal-democratiche.
     Una Costituzione che i partiti borghesi e della falsa sinistra democratica hanno ritenuto di ostacolo al pieno dispiegamento del dominio del capitale sul lavoro e all’accumulo sempre maggiore dei profitti industriali, agrari, bancari e finanziari da parte del capitalismo nazionale e delle multinazionali che operano nel nostro paese.
      Di qui la formazione di tre governi – guidati da Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi, che non sono stati mai candidati né eletti dal popolo a presidenti del consiglio – privi del consenso popolare. Di qui la vergognosa modifica dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, che in realtà ha abolito la giusta causa nei licenziamenti ed eliminato il diritto del rapporto di lavoro a tempo indeterminato; le varie leggi sul pareggio di bilancio per accelerare il pagamento dell’astronomico debito pubblico verso il sistema bancario e finanziario nazionale e internazionale, sui tagli alla sanità e ai servizi pubblici, sulla scuola di elite, sul sistema pensionistico sempre più di fame, sulla precarietà del lavoro, sull’aumento complessivo delle tasse, sull’accentramento dell’impatto ambientale dello sfruttamento energetico marino e terrestre nelle mani del governo con l’esproprio autoritario delle competenze territoriali, eccetera.
      Inoltre, è stata varata la nuova legge elettorale chiamata Italicum, ispirata da quella fascista Acerbo del 1923, che abolisce il proporzionale puro, introduce un premio di maggioranza del 54% dei deputati alla lista più votata alla prima tornata elettorale o a quella dell’eventuale ballottaggio, stabilisce uno sbarramento elettorale del 3% per poter entrare in Parlamento, consente l’elezione sicura di 100 deputati capilista scelti dai partiti, crea le condizioni di un regime di governo affidato a un solo partito e a un solo uomo.
      Alla svolta elettorale reazionaria si aggiunge la riforma costituzionale voluta essenzialmente da Renzi e dal PD, inizialmente sostenuta anche dal centrodestra berlusconiano, che letteralmente stravolge la Costituzione del 1948 – cioè la Carta Costituzionale redatta dalla Costituente del 1946, scaturita dalla lotta antifascista e dalla guerra civile partigiana e di liberazione dell’Italia dal fascismo e dal nazismo - rispondendo all’esigenza dei cosiddetti poteri forti - cioè l’oligarchia finanziaria - di avere a proprio esclusivo servizio un governo autocratico, con pieni poteri legislativi e decisionali, presidenzialista e libero da contropoteri di controllo istituzionale.
     Una controriforma che mette fine al bicameralismo paritario, abolisce il Senato elettivo relegandolo a funzioni secondarie e territoriali, sopprime il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, abolisce le province, aumenta le firme per la richiesta di un referendum abrogativo, eccetera. A questo si aggiunge il tentativo della borghesia di destra e di sinistra di attribuire ai martiri dell’antifascismo e ai caduti della repubblichetta di Salò lo stesso riconoscimento di caduti per la libertà del popolo: una vergogna e un’infamia senza fine.
      Questo processo di trasformazione reazionaria dello Stato e di ritorno a un governo forte coi pieni poteri - di natura autoritaria e presidenzialista, garante degli affari degli industriali, degli agrari, delle banche e della finanza, all’occorrente e in vari modi repressivo dell’opposizione di piazza e delle istanze di bisogno e di giustizia sociale provenienti dalle grandi masse, insomma il tentativo di ritorno a un regime ultrareazionario ammantato di liberalismo, di democraticismo e di costituzionalismo formale e persino voluto e garantito dalla falsa e traditrice  sinistra  al  governo  -  viene avanti più spregiudicatamente dalla metà degli anni ‘70 del secolo scorso, ovvero da quando, purtroppo, il proletariato italiano non ha saputo difendere adeguatamente e allargare le conquiste sociali realizzate sino a quel momento.
    Oggi siamo a un’accelerazione di quel processo involutivo, di ritorno al passato e richiede una risposta della classe operaia adeguata alla gravità delle misure reazionarie messe in atto dalla borghesia. Occorre una mobilitazione popolare straordinaria nei luoghi di lavoro, nelle piazze e nell’intera società civile per vincere la battaglia referendaria, sconfiggere Renzi e la sua riforma costituzionale di stampo fascista.
      Naturalmente al punto in cui è precipitata la situazione istituzionale italiana la battaglia in atto per il NO richiede un impegno straordinario. Bisogna alzare il livello dello scontro ideologico, politico e della lotta di classe. Renzi e il gruppo dirigente del PD stanno facendo una campagna pubblicitaria per il SI’ contro ogni verità e logica storica dicendo persino che “i Partigiani avrebbero votato SI’” e che la vittoria del NO “non rispetterebbe il lavoro del Parlamento”. Ma di quale parlamento parlano lor signori, di quello che ha dato la fiducia a tre presidenti del consiglio e tre governi non eletti dal popolo? Vergogna, avete calpestato ogni forma di democrazia e di sovranità popolare! E’ invece vero che questa controriforma è in continuità storica con la politica di tradimento della classe operaia attuata dalla falsa sinistra italiana del Partito Democratico della Sinistra, dell’alleanza dell’Ulivo e del Partito Democratico.
      Renzi e il PD ogni giorno e per 24 ore fanno scempio della televisione italiana, pagata dai cittadini, nel propagandare le ragioni del SI’. Non si è mai visto un presidente del consiglio spendersi tanto per sostenere lo smantellamento, per ora della seconda parte, della Costituzione democratica e antifascista del 1948, utilizzare la televisione pubblica a proprio piacimento. Col suo governo ha deciso di andare al voto referendario all’ultima domenica prevista e con un quesito posto agli elettori che favorisce sfacciatamente il SI’. Una scelta per prolungare al massimo la sua propaganda per il SI’ nel tentativo di convincere la maggioranza del popolo italiano e di non perire sotto una montagna di NO.   
      Ciò anche in riferimento alla circostanza che le elezioni sono in vario modo condizionate e determinate dalla potente macchina elettorale dei partiti borghesi, specialmente di quelli più grandi e padronali del centrodestra, centro e centrosinistra, dalla forza economica della propaganda elettorale e dall’attività interessata di tutte le organizzazioni mafiose, mai estinte dallo Stato capitalistico dall’unità d’Italia ad oggi.
      Il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML) chiede, e sollecita tutte le forze del NO a mobilitarsi concretamente con iniziative nei posti di lavoro e di piazza; esige che la cosiddetta “par condicio” elettorale sia applicata sin da questo momento, nel senso che le forze del NO e del SI’ abbiano pari possibilità di accesso alla propaganda radio-televisiva pubblica e privata, perché non può essere ulteriormente consentito a Matteo Renzi e al PD di occupare la radio e la televisione, oltre che la carta stampata, a proprio piacimento per la promozione del SI’.
      Dobbiamo smascherare a fondo la propaganda referendaria ingannevole secondo la quale con la riforma costituzionale approvata dal parlamento si risparmiano notevoli risorse pubbliche. Noi sosteniamo che i costi reali, e non  gonfiati,  della  democrazia  e della sovranità popolare non possono essere toccati, ma debbono avvenire attraverso la drastica abolizione dei privilegi degli eletti, come stipendi e pensioni d’oro e agevolazioni d’ogni tipo, e non mediante l’accentramento del potere e la soppressione dei diritti del senato della Repubblica, le introdotte elezioni di secondo grado e persino il mancato ricorso al voto popolare quando un governo eletto dal popolo decade, perché diversamente si favorisce l’ascesa del fascismo e la liquidazione delle libertà democratiche sancite dalla nostra Costituzione, ancorché di natura borghese, proclamata il 1° gennaio 1948.
       Per noi marxisti-leninisti, che pur lottiamo tatticamente a fianco di una multiforme coalizione democratica e progressiva per sconfiggere la controriforma renziana – criticando apertamente le illusioni parlamentaristiche e la mancanza di una reale spinta alla mobilitazione di massa contro le misure reazionarie -  l’obiettivo finale è la distruzione della società capitalistica e la costruzione di quella socialista, è la rivoluzione e la conquista del potere politico per la classe operaia e tutti gli oppressi e gli sfruttati, è la conquista della Democrazia proletaria e l’instaurazione di una Costituzione socialista.
     A partire da questo assunto di classe e rivoluzionario riteniamo che quanto più la battaglia referendaria, nella quale siamo impegnati, si svilupperà all’interno della lotta generale per la sconfitta del capitalismo e il trionfo del socialismo, tanto più aumenterà la possibilità di vittoria.  
      Il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista in questa difficile battaglia referendaria per il NO alla controriforma costituzionale chiama a raccolta, alla mobilitazione e alla lotta tutti i sinceri e coerenti comunisti, assieme agli antifascisti e a tutte le forze autenticamente rivoluzionarie e progressiste del nostro paese, per sconfiggere i piani autoritari del grande capitale bancario e finanziario, per fermare l’attacco alle conquiste democratiche vigenti, seppur borghesi, per salvaguardare e onorare la memoria degli antifascisti e dei Partigiani che morirono per la conquista di una vera libertà e democrazia.
      Il NO può e deve vincere, ma occorre liberare il movimento che lo sostiene dalle incrostazioni di moderatismo e di perbenismo istituzionale che ne frenano lo slancio e l’incisività della lotta; occorre il dispiegamento di tutte le sue energie rivoluzionarie con la mobilitazione, gli scioperi generali e le manifestazioni di piazza. Questo è il convincimento e l’azione coi quali il CONUML partecipa attivamente alla lotta per la vittoria del NO domenica 4 dicembre prossimo.
Roma, 30 settembre 2016.

COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA

Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia         

Per contatti: conuml@libero.it 
Visitate il nostro sito: www.conuml.weebly.com   


“NOI SIAMO NESSUNO”, UN MOVIMENTO DALLA SIMBOLOGIA FASCISTA E DALLA CULTURA DI DESTRA E POPULISTA: L’IDENTITARISMO!

E’ un movimento che può essere collocato nell’arcipelago dell’estrema destra italiana, dove troviamo Casa Pound, Aurora Boreale e altre associazioni del genere. Riteniamo che la simbologia fascista e i riferimenti culturali di destra lo pongano fuori dalla Costituzione repubblicana e antifascista e le istituzioni “democratiche” dovrebbero vietare tali forme politiche associative. Il P.C.I.M-L. fa appello all’intellettualità d’avanguardia e alla gioventù studentesca e operaia comunista e progressista per diffondere i valori dell’antifascismo militante e isolare questi movimenti.
       Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, che affonda le proprie radici nel marxismo-leninismo e nei valori politici e storici dell’antifascismo militante, è seriamente preoccupato per il sorgere e diffondersi in Italia di movimenti dell’estrema destra, che potrebbero ricondurre l’Italia alle tragedie del fascismo del secolo scorso. Nelle ultime settimane tra questi movimenti ne è sorto un altro, che si è dato il nome di “Noi siamo nessuno”. E’ un movimento che svolge attività nel sociale senza una chiara denominazione, forse per nascondere la sua vera identità ideologica e politica, per cui si nasconde dietro l’anonimato di Ulisse, “Nessuno”, che il condottiero ellenico utilizzò per salvare se stesso e i suoi compagni dal ciclope Polifemo nell’Odissea, il poema greco di Omero. E’ indubbio che si tratta di un movimento trasversale, fatto di diverse sensibilità ideologiche, culturali e politiche, certamente vi sono anche giovani dalle idee non chiaramente fasciste e reazionarie di destra, però, da quello che sino ad oggi si riesce a capire, l’organizzazione opera sotto spinte e obiettivi di estrema destra.

      La natura trasversale e non ideologicamente ben definita del movimento, di conseguenza politicamente populista e qualunquista, può trarre in inganno molti giovani e anche i più adulti, che attratti dal protagonismo e dall’esaltazione individuale di taluni, dalla gestualità di destra, dalla strumentalizzazione di gravi problemi sociali, dai pesanti disagi della vita quotidiana a cui sono sottoposti principalmente i giovani, privi di una prospettiva certa di vita dignitosa nell’odierna sciagurata società capitalistica, dalla diffusione di culture e idee filosofiche idealiste e irrazionali e dal fanatismo della gestualità fascista potrebbero ingenuamente e inavvertitamente aderire a un movimento che, rispetto alla natura antifascista della nostra Repubblica, desta molte e serie preoccupazioni. Neppure sappiamo a livello nazionale e internazionale chi tira le fila di simili movimenti e per quali strategie e finalità politiche.
      Intanto, i mali della storia dell’umanità vanno prevenuti prima che sia troppo tardi e si arrivi a nuove tragedie, come quelle del fascismo e del nazismo, e prima che si verifichino gli stermini e i circa 60 milioni di morti che ha causato la seconda guerra mondiale, di cui 27 milioni di soli sovietici. Abbiamo appreso che all’interno del movimento “Noi siamo nessuno” circolano e si dibattono idee filosofiche dell’identitarismo, che conducono alle identità di destra del nazionalismo, opposto a patriottismo, dell’antisemitismo, dell’etnocentrismo, del potere bianco o supremazia bianca sulle altre razze umane, eccetera.
      L’identitarismo è una cultura che attribuisce cittadinanza e validità a tutte le identità filosofiche, generalmente idealistiche, culturali, comportamentali e territoriali generando, così, qualunquismo e irrazionalità nelle scelte, negando la legge razionale degli opposti, cioè il positivo e il negativo, il male da combattere e il bene da difendere e affermare. Dunque, l’identitarismo di tutto e tutti nei diversi ambiti della vita sociale e intellettuale genera quel qualunquismo e populismo che portò le masse popolari ad acclamare il fascismo e il nazismo, con tutte le conseguenze nefaste che ne derivarono all’umanità intera. Ciò quando, invece, le ideologie, le culture e i poteri politici violenti e repressivi esistenti nel confronto intellettuale e nella vita sociale vanno isolati, combattuti e sconfitti, prima che arrechino danni irreparabili alla convivenza civile dei popoli.
      Il movimento “Noi siamo nessuno” si avvale di una simbologia riconducibile all’estrema destra e al fascismo. Non dimentichiamo l’esibizione, da parte di componenti del movimento, del saluto fascista nell’estate 2014 davanti al bar La Lucciola a Forio durante la manifestazione per la riapertura e in sicurezza della spiaggia libera di Cava dell’Isola, oppure l’atteggiamento provocatorio e offensivo tenuto a Ischia Porto nel corso della manifestazione sui trasporti del mese di novembre dello stesso anno. Simboli di estrema destra campeggiano in bella vista sulla locandina di presentazione della propria iniziativa che si è svolta a Forio venerdì 7 marzo 2015, dove si esibiscono soldati guerrieri muniti di elmi, spade, lance e scudi e un logo con tanto di colonna dorica, sovrastata da capitello e circondata da una corona, un’immagine di evidente riferimento alla romanità fascista di mussoliniana memoria, che si rifaceva, appunto, al saluto e all’architettura dell’antica Roma.
      Abbiamo letto sulla stampa che all’iniziativa del 7 marzo 2015 a Forio avrebbe dovuto partecipare una folta delegazione di simpatizzanti del movimento proveniente da Napoli, ma che le pessime condizioni del mare non avrebbero consentito al grosso dei partecipanti di giungere a Ischia. Ora noi ci chiediamo, e pensiamo che debbano chiederselo tutte le forze politiche e sociali antifasciste, democratiche e progressiste, questi simpatizzanti e sostenitori napoletani del movimento “Noi siamo nessuno” a quali gruppi o associazioni appartengono e quali sono le loro ambizioni ideologiche, politiche e sociali? Insomma, cosa e chi c’è dietro al movimento “Noi siamo nessuno”? Per l’Italia democratica e antifascista, reduce dalla tragedia del fascismo e del nazismo, la chiarezza è d’obbligo!
      Riteniamo che, a livello locale e nazionale, forme associative del genere rappresentino un pericolo per la convivenza pacifica, civile e democratica del popolo italiano e che siano chiaramente fuori dai principi democratici e antifascisti della nostra Costituzione, seppur di natura borghese. Per tanto il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista rivolge un sentito appello a tutti i democratici, antifascisti e progressisti, all’intellettualità d’avanguardia, alla gioventù studentesca e operaia comunista e progressista, alla classe lavoratrice operaia e intellettiva e a tutti coloro che hanno vissuto o meno la sciagura del fascismo e del nazismo a vigilare, isolare e sconfiggere sul nascere, sul terreno filosofico, ideologico, culturale e politico, movimenti sia politici che sociali di dubbia identità democratica e antifascista, come quello “Noi siamo nessuno”, che possono ricondurre il nostro paese alle tragedie del passato, sotto qualsiasi spoglia dovessero presentarsi e imporsi oggi.
Forio, 12 marzo 2015.
                                                                        L’Ufficio Politico
                                    del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista   

20 anni sulla via della Lotta e dell’Unità per la Rivoluzione e il Socialismo
DICHIARAZIONE DEL XX PLENUM DELLA CIPOML
I - La sessione plenaria della Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti
(CIPOML) si è svolta in Turchia in occasione del suo XX anniversario, per discutere importanti questioni relative alla situazione internazionale, al lavoro politico, ai fronti popolari, agli orientamenti e all’attività da portare avanti con le donne lavoratrici e comuniste nei rispettivi paesi. La riunione ha messo in risalto l’impegno di continuare la lotta contro il capitalismo, l'imperialismo e la borghesia internazionale e ha preso decisioni sul momento attuale della lotta di classe nel mondo e sui compiti della classe operaia. Il plenum della CIPOML denuncia ogni forma di ingiustizia, la diminuzione e il congelamento dei salari, la politica dei monopoli imperialisti e dei loro governi, l’accumulazione di capitale sulla base dell’imposizione di maggiori tasse ai lavoratori e dell’aumento dei prezzi di beni e servizi, politiche che provocano la ribellione e le lotte della classe operaia e dei popoli.
II I difensori del sistema capitalista-imperialista hanno lanciato l'idea che era possibile un mondo democratico, prospero, senza crisi né guerre. Hanno affermato che il capitalismo era l'unico modo per ottenere gli obiettivi e le aspirazioni dei popoli. Tuttavia, i fatti incontestabili dimostrano, una volta di più, che il capitalismo non può offrire alcun futuro migliore alla classe operaia, ai lavoratori ed ai popoli. Le forze produttive, la produzione industriale ed i servizi si sviluppano incessantemente. Ma lo sviluppo di queste forze produttive non può più essere contenuto nell’ambito dei rapporti di produzione capitalisti. Attualmente, il livello della contraddizione tra il carattere sociale del processo di produzione e la proprietà capitalistica dei mezzi di produzione supera tutti gli esempi precedenti della storia. Il capitale finanziario che impone parassitismo e corruzione, che causa superprofitti nelle metropoli capitaliste, si è sviluppato ed esteso fino negli angoli più reconditi del mondo.
L’esternalizzazione e la frammentazione nel tempo e nei luoghi dei processi lavorativi, la giornata flessibile di lavoro, si sono generalizzati. Allo stesso tempo, si sono imposti la disorganizzazione, i bassi salari, condizioni bestiali di lavoro; la disoccupazione ed i licenziamenti aumentano, così come aumenta lo sfruttamento capitalista. L'intensificazione dello sfruttamento e la crescita dei profitti del capitale monopolistico, il peggioramento delle condizioni di lavoro e di sussistenza, sono il fattore principale della polarizzazione tra il lavoro ed il capitale. Lo sviluppo del capitalismo significa povertà nella ricchezza ed aumento della disuguaglianza nella distribuzione. L'impoverimento e la miseria si estendono. Perfino nei paesi capitalisti sviluppati d'Europa, aumenta il numero di famiglie senza casa, cresce l’indigenza, la ricerca di resti alimentari nell’immondizia si diffonde, diventando una cosa abituale. La fame si è estesa in altri luoghi, aldilà delle regioni della siccità endemica e della fame nera in Africa. A causa del capitalismo, si incrementa la devastazione e lo sfruttamento dell'ambiente naturale, al punto di essere un problema di tale gravità che non si può più ritardare ad affrontare. L'erosione della terra, l'inquinamento dell'acqua e dell'aria, la distruzione della natura per la ricerca sfrenata dei profitti, sono giunti ad un livello elevato ed hanno determinato cambiamenti climatici che minacciano il futuro degli esseri umani e delle altre specie viventi. Le contraddizioni e la concorrenza interimperialisti, implicano una riconfigurazione delle alleanze economiche e commerciali che costituiscono una nuova offensiva contro il livello di vita dei lavoratori e dei popoli. Accordi come il blocco Asia-Pacifico, i BRICS, sotto la leadership della Cina e della Russia, il Trattato di Libero Commercio tra gli Stati Uniti d’America e l'Unione Europea, si iscrivono nello sforzo degli imperialisti e dei governi borghesi di cercare nuove aree di influenza per i loro capitali e di sfruttare ancor più la classe operaia ed aumentare l'oppressione sui popoli. La crisi capitalista che è scoppiata nel 2008, con epicentro negli USA, ha colpito tutti i paesi, distruggendo forze produttive. I paesi imperialisti e capitalisti hanno iniziato, tramite i loro governi, una politica di salvataggio delle imprese, utilizzando a tal fine un fiume di miliardi di dollari e di euro. Questi fondi sono stati presi dai bilanci pubblici e dai lavoratori e dai popoli attraverso le tasse, hanno provocato la riduzione dei salari, disoccupazione e tagli ai servizi sociali, tra le altre misure; con ciò la borghesia ha mostrato una volta di più il suo atteggiamento ostile e di disprezzo verso le classi lavoratrici. In vari paesi, più di 10 milioni di operai sono stati gettati nella disoccupazione, sono stati diminuiti fino ad un terzo i salari, le pensioni di anzianità sono state ridotte drasticamente. Quanto detto dimostra che il capitalismo non ha alcuna coscienza umana. Mentre aumenta la concentrazione del capitale, tutto il peso della crisi ricade sugli operai ed i popoli oppressi, con gravissimi risultati, particolarmente tra i disoccupati, i giovani e le donne.
III
Le economie degli USA e di alcuni paesi dell'Europa, nei quali era iniziato un processo di relativa ripresa e rianimazione a partire dal 2009 non sono riusciti a mantenerlo; ora emergono segni di una nuova crisi. I debiti contratti per dagli Stati per portare a termine il salvataggio di aziende nel 2008, costituiscono un pesante fardello per le economie dei paesi capitalisti. Ad eccezione della Cina, tutti i paesi sono indebitati. Attualmente, si osserva una discesa nei tassi di crescita e anche indicatori di recessione. Nelle economie di alcuni paesi si evidenzia una crescita negativa. Le cifre della disoccupazione e della povertà sono allarmanti. Secondo i dati dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, nel mondo ci sono 202 milioni di disoccupati. I tassi di povertà dell'anno 2013, mostrano l'esistenza di 1 miliardo di persone i cui redditi giornalieri sono inferiori a 1 dollaro,mentre 2,8 miliardi di persone hanno redditi giornalieri inferiori a 2 dollari. 448 milioni di bambini sono sottoalimentati; ogni anno milioni di bambini muoiono per malattie di cui si ha a disposizione la cura. L'emigrazione ha raggiunto un livello senza precedenti. Con la speranza di raggiungere i paesi sviluppati, di avere una vita migliore, un lavoro con cui guadagnarsi l’esistenza, milioni di persone emigrano dai paesi dipendenti, dove c’è la miseria causata dalla rapina imperialista e dove perdurano guerre regionali. Un gran numero di queste persone (donne e bambini tra di loro), muore prima di arrivare a destinazione. Quelli che riescono ad arrivare, divengono vittime della discriminazione, di assalti razzisti e xenofobi, di condizioni di lavoro più precarie e con i salari più bassi.
IV
Le contraddizioni tra gli imperialisti si acutizzano e la disputa interimperialista cresce. Le affermazioni di coloro che sostengono "la globalizzazione", manipolando lo sviluppo della tendenza all'integrazione dell'economia mondiale, affermano che “ormai non esiste più il vecchio imperialismo" che "l'analisi sull’imperialismo è obsoleta, superata". Tutto ciò non è altro che la propaganda degli stessi imperialisti. L'egemonia del capitale finanziario, le cui reti continuano a estendersi in tutto il mondo, le speculazioni finanziarie con il proposito della rapina monopolista, che includono il massimo utilizzo delle risorse statali, sono reali e la loro esistenza non ha bisogno di prove. Da un lato, il numero di miliardari aumenta ogni giorno, e la stessa cosa succede coi profitti da investimento dei monopoli e delle banche. All’altro lato, le masse operaie e lavoratrici crescono in maniera incessante, ma le loro condizioni di lavoro peggiorano e la loro miseria si approfondisce. Anche questi sono fatti reali, che non richiedono prove. Continuano le guerre regionali e gli interventi imperialisti; la contraddizioni e la lotta per l’egemonia tra gli Stati imperialisti si acutizzano. Non si può certo dire che gli Stati borghesi reazionari e imperialisti agiscano solo fuori dai loro paesi, solo nell'espansionismo, senza che interessi loro il consolidamento del loro "fronte interno"; l’espansione dell’imperialismo si realizza anche con lo sfruttamento della classe operaia del proprio paese. Dopo la sconfitta del movimento operaio e la sparizione del socialismo, il mondo si è trasformato in un spazio di relazioni politiche borghesi, un mondo completamente reazionario. Le normative del cosiddetto "Stato sociale" sono state considerate inutili ed in modo accelerato sono state applicate le misure "neoliberiste". La borghesia, con la sua vittoria sul movimento operaio e la disorganizzazione dello stesso, ha portato avanti un'offensiva sempre più reazionaria in tutti i paesi. La democrazia borghese, la cui ipocrisia e formalismo sono indiscutibili sul tema dell'uguaglianza e della libertà, diviene sempre più retrograda con il "processo neoliberista". La reazione attacca tutti gli spazi ideologici, politici, culturali, morali e giudiziari. La crescita del conservatorismo, assieme ai "valori" medievali, è la caratteristica determinante dello sviluppo attuale. Organizzazioni come Al Qaeda e lo Stato Islamico, potenziate in queste circostanze, si sono trasformate in strumenti utili della borghesia internazionale e dell'imperialismo. L'imperialismo ed il capitale finanziario appoggiano la reazione, particolarmente quella medievale, e la convertono in base fondamentale della loro egemonia. Perfino nei paesi capitalisti dove la democrazia borghese è relativamente avanzata, emergono tendenze fasciste e lo Stato di polizia. Negli ultimi tempi, una lezione viene dagli avvenimenti successi in Ucraina che mettono in luce i limiti della democrazia borghese. In Ucraina, centro di conflitti tra potenze imperialiste, i paesi capitalisti sviluppati che si considerano la "culla della democrazia avanzata", non hanno ritegno nell’appoggiare apertamente forze neonaziste e fasciste.
V
La lotta dei lavoratori e dei popoli costituisce l’altra faccia della medaglia. La rabbia e il malcontento, accumulati a causa della brutalità dell'offensiva economica e sociale della reazione monopolista, hanno provocato sollevazioni popolari e lotte massicce. Gli ultimi anni sono pieni di esempi di movimenti popolari sorti come risposta di fronte all'offensiva dalla reazione, della borghesia internazionale e dell'imperialismo. Queste mobilitazioni popolari, gli scioperi e le grandi proteste, le sollevazioni e le ribellioni, benché non siano ancora riusciti a minare la reazione borghese, hanno una prospettiva di sviluppo nel futuro immediato. Nel Medio Oriente, diviso in frontiere artificiali dall’imperialismo e dai suoi alleati, che non riconoscono il diritto di autodeterminazione dei popoli, si sta disintegrando lo "status quo” fissato cento anni fa. La Siria, un paese che ha perso la sua integrità territoriale, cerca il suo futuro con la fine della guerra civile. È evidente che l’Iraq, un paese che non è arrivato mai ad essere fermamente organizzato e integrato, sotto l’influsso della guerra civile siriana, non potrà continuare come fino ad oggi. Il futuro di questo paese, sarà determinato dalla lotta dei popoli iracheni di tutte le nazionalità e credenza, che sono stati trascinati in conflitti e divisioni settoriali ed etniche. Il futuro dell'Egitto è legato al risultato della lotta tra il popolo e la reazione nazionale ed internazionale. Il popolo curdo ha compiuto passi importanti per determinare il proprio futuro, stabilendo mandati democratici in tre cantoni; unendosi con le nazionalità della Rojava (Kurdistan occidentale). Davanti all'offensiva sionista israeliana, prosegue la lotta del popolo palestinese per l'autodeterminazione e per organizzarsi come Stato. Gli scioperi e proteste in Spagna, Sudafrica, Portogallo, Belgio, Italia e Francia, sono apparsi come soggetti nuovi e dinamici della lotta. In Tunisia, la lotta per i diritti e le libertà cresce e il Fronte Popolare si rafforza. Il popolo del Burkina Faso porta avanti una lotta rivoluzionaria per prendere nelle sue mani il futuro, sconfiggendo una dittatura dopo un'altra. Nei paesi arabi del Medio Oriente e dell’Africa del Nord, i popoli lottano contro la reazione religiosa ed i governi alleati dell'imperialismo. In Turchia, la resistenza di Gezi a giugno in piazza Taksim, in Brasile le proteste contro l'aumento delle tariffe, in Cile le manifestazioni studentesche, hanno aumentato la fiducia in sé stessi dei giovani che rivendicano democrazia e libertà. Le lotte suscitate in America Latina, particolarmente in Messico, Ecuador, Repubblica Dominicana, si irrobustiscono. Nelle resistenze e nelle mobilitazioni popolari che si producono in questi paesi, risalta la massiccia partecipazione e l'attitudine alla resistenza delle lavoratrici. Questa situazione segnala anche concretamente il ruolo determinante delle donne nell'avanzamento della lotta della classe operaia e dei popoli.
VI
È evidente che queste mobilitazioni, resistenze e scioperi, sono una fonte di speranza nella lotta della classe operaia e dei popoli. Tuttavia, le massicce mobilitazioni degli operai e dei popoli, soffrono anche la debolezza della mancanza di organizzazione e di coscienza, del livello dell'avanguardia e della partecipazione della classe operaia come classe indipendente. Le mobilitazioni popolari degli ultimi anni mostrano che ancora non abbiamo superato la disorganizzazione causata dalla sconfitta subita dalla classe operaia. Il nostro compito immediato e concreto è cambiare questa situazione. Non potranno avere un successo definitivo le mobilitazioni disorganizzate, prive di un programma rivoluzionario con le sue rivendicazioni indipendenti, anche se possono ottenere alcuni risultati sulla reazione borghese. Su questo tema la responsabilità appartiene ai nostri Partiti e alle nostre organizzazioni. Moltiplicarci in mezzo agli operai e ai lavoratori, fare nostre le giuste rivendicazioni immediate democratiche ed economiche e legare la lotta alla vittoria della rivoluzione e del socialismo, è l'unica via. Le condizioni preliminari per il socialismo sono più mature che mai, e senza dubbio obbligano in maniera indiscutibile all'unità e all’organizzazione della classe operaia e dei lavoratori.
VII
Oggi, come ieri, la rivoluzione richiede alleanze strategiche. Alleanze di classe costruite nell'azione che rispondano alle necessità politiche e pratiche della lotta, con forme diverse. La classe operaia, i lavoratori ed i popoli oppressi, avanzano nelle loro lotte per respingere gli attacchi costruendo alleanze parziali e temporanee. E’ fondamentale creare queste alleanze attorno a programmi di lotta che includano rivendicazioni concrete ed urgenti della classe operaia e dei popoli oppressi. Il compito attuale di conquistare unità, alleanze, di costruire Fronti popolari, è ineluttabile, come lo furono i fronte unitari contro il fascismo nel passato. Ciò è importante soprattutto per aumentare la potenza politica ed ideologica della classe operaia e dei nostri Partiti, per creare e sviluppare le organizzazioni popolari che facciano avanzare il carro della storia.
VIII
Vi sono paesi dove ideologi e portavoce di partiti e organizzazioni opportunisti e revisionisti inventano ogni giorno "nuove" idee e proclami e tentano di tergiversare la lotta di classe. In Brasile, il governo della socialdemocrazia, in Spagna “Podemos”, in Grecia "il sinistrismo” di Syriza, etc. sono esempi attuali. D'altra parte, i governi ”progressisti" si deteriorano, cominciano a perdere terreno e prestigio in America Latina. Ancora una volta gli avvenimenti dimostrano che il riformismo ed il liberalismo non hanno niente da offrire alla classe operaia e ai popoli. Un'altra mistificazione è il presunto progressismo dell'imperialismo russo e di quello cinese di fronte all'imperialismo statunitense ed i suoi alleati occidentali; il che è senza fondamento, poiché le loro dispute corrispondono alla conservazione ed affermazione dei loro interessi. Ciò non è altro che abbellimento della reazione borghese e del capitalismo imperialista.
IX
Gli avvenimenti attuali confermano che la lotta di classe è il motore della storia, che la classe operaia è la forza fondamentale e di avanguardia della rivoluzione e del socialismo. Con questa certezza, chiamiamo i lavoratori e i popoli di tutti i paesi, i giovani, le donne, gli uomini di scienza e gli intellettuali progressisti del mondo intero, ad unirsi e elevare la lotta contro la borghesia internazionale, la reazione e l'imperialismo. In questo processo, la Conferenza di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti assumerà tutte le responsabilità e svolgerà i compiti necessari.
Turchia, novembre 2014.
Partito Comunista del BeninPartito Comunista Rivoluzionario del Brasile
Partito Comunista Rivoluzionario Voltaico (Burkina Faso)
Partito Comunista di Colombia (Marxista-Leninista)
Partito Comunista degli Operai di Danimarca
Partito Comunista del Lavoro della Repubblica Dominicana
Partito Comunista Marxista Leninista dell’Ecuador
Partito Comunista degli Operai di Francia
Organizzazione per la costruzione del Partito Comunista degli Operai di Germania
Organizzazione per la riorganizzazione del Partito Comunista di Grecia
Organizzazione Democrazia Rivoluzionaria d’India
Partito del Lavoro (Toufan) d'Iran
Piattaforma Comunista (Italia)
Via Democratica del Marocco
Partito Comunista (marxista-leninista) del Messico
Fronte dei Lavoratori del Pakistan

NEL 97° ANNIVERSARIO DELLA GLORIOSA E IMPERITURA
RIVOLUZIONE SOCIALISTA D’OTTOBRE IL PROLETARIATO
ITALIANO E DEGLI ALTRI PAESI AVANZI DECISO SULLA
STRADA DELLA PROSSIMA ONDATA DELLE RIVOLUZIONI PROLETARIE PER LA CONQUISTA DEL SOCIALISMO !
Prepariamoci al centenario di quel memorabile evento, 1917 – 7 novembre - 2017, che per la prima volta nella storia dell’umanità spezzò le catene della schiavitù del lavoro, nel nome dell’unità rivoluzionaria dei marxisti-leninisti e della fedeltà al pensiero e l’opera dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin. Noi siamo convinti che nel 2017, se non prima, l’esplosione della nuova ondata delle rivoluzioni proletarie socialiste sarà molto più vicina di oggi e di quanto i nostri nemici di classe possano pensare. Oggi come nel 1917 indichiamo e  dichiariamo l’attualità e l’urgenza della Rivoluzione Proletaria Socialista  per cambiare veramente e radicalmente il mondo in cui viviamo.
       L’analisi materialistica della storia dell’umanità ci consente di affermare, con certezza scientifica, che le esperienze di lotta di classe e rivoluzionarie del proletariato del mondo, dalle prime resistenze, ribellioni e lotte eroiche degli schiavi sotto l’impero romano, alla Comune di Parigi del 1871, alle rivoluzioni russe del 1905, febbraio e 7 novembre 1917, non appartengono al passato e non sono da relegare nel museo della storia, ma che esse sono vive e di estrema attualità, perché non sono ancora scomparse le classi sociali e con esse lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la schiavitù del lavoro, le disuguaglianze sociali, la miseria e le inquietudini esistenziali delle masse lavoratrici e popolari.
      Dagli albori dell’umanità ad oggi il progresso civile e sociale dei popoli e il miglioramento delle condizioni di vita degli sfruttati sono avanzati solo e sempre sulle gambe della lotta di classe dei lavoratori e delle rivoluzioni proletarie. Gli insegnamenti di questo gigantesco patrimonio di lotte, con tutte le sofferenze, gli eroismi e la perdita di vite umane che ha comportato, sono più che mai vivi e di estrema attualità, dal momento che persiste sul pianeta il giogo asfissiante del capitalismo e dell’imperialismo, dominio che sarà spezzato dalla nuova ondata delle rivoluzioni proletarie per aprire la strada prima alla società socialista e poi a quella comunista.
      Dunque, noi marxisti-leninisti, la classe operaia emancipata, gli intellettuali d’avanguardia e l’intero mondo sinceramente progressista oggi non festeggiamo semplicemente la gloriosa e immortale Rivoluzione Socialista d’Ottobre, ma la ricordiamo a noi stessi e alle nuove generazioni con entusiasmo combattente, e ne proclamiamo la necessità alle nuove leve marxiste-leniniste come unico e assoluto rimedio a tutti i mali derivanti dal dominio economico, militare, culturale, sociale, politico e religioso della classe capitalistica. La sua ricorrenza ci sprona a serrare le fila degli autentici rivoluzionari, a costruire l’unità di tutti i rivoluzionari che lottano per il socialismo e a prepararci per il momento in cui sarà matura la conquista del potere politico della classe lavoratrice.
      L’intero cammino della storia umana ci insegna, e il marxismo-leninismo ce lo dimostra scientificamente, che quando un ordine sociale è di ostacolo all’ulteriore sviluppo delle forze produttive, come lo furono il sistema schiavistico, quello feudale e oggi quello capitalistico, significa che è gravido di una rivoluzione che inevitabilmente lo abbatterà, così il socialismo subentrerà all’agonizzante capitalismo. Attualmente nonostante che i popoli, specialmente quelli dell’Africa, dell’America Latina e dell’area centrale euroasiatica soffrano la fame e abbiano bisogno di prodotti agricoli e industriali, sul pianeta miliardi di lavoratori non trovano lavoro e non producono a causa della proprietà privata dei mezzi di produzione, dell’attività economica fondata sullo sfruttamento del lavoro altrui, dell’accumulo del profitto padronale e dell’accentramento e disponibilità della ricchezza immobiliare e finanziaria nelle mani  di  pochi  capitalisti  parassiti.
      L'inumano sistema capitalistico, con la sua espansione imperialistica, è destinato a crepare, così come ha fatto, e fa, crepare quotidianamente, per fame, malattie, mancanza di assistenza e disperazione, masse enormi di sfruttati. La crisi economica capitalistica di sovrapproduzione di merci e capitali – con la conseguenza che mentre i depositi aziendali sono pieni di merci, i lavoratori non possono acquistarle per mancanza di soldi, così come, mentre i forzieri dei capitalisti sono colmi di oro e titoli monetari e finanziari, tante aziende chiudono per mancanza di crediti bancari – è la più organica e profonda dell’era moderna [la disoccupazione reale ha raggiunto una consistenza impressionante e i giovani sono condannati a non trovare lavoro per tutta la vita!], il feticcio del mercato borsistico può crollare irrimediabilmente e il ricorso alla guerra delle potenze imperialistiche, con alla testa quelle statunitense ed europea insieme al braccio armato della Nato, non servirà a salvare l’infame sistema di sfruttamento capitalistico.
      Questo turpe sistema di sfruttamento e di sottomissione del proletariato e dei popoli agli interessi del capitale oramai marcia verso il suo ineluttabile declino, collasso e implosione finale e quanto più si avvicina alla fine la sua perversione repressiva e distruttiva diventa sempre più crudele e annientatrice dei valori di umanità e di civiltà. La classe lavoratrice, con in testa i sinceri e coerenti comunisti, deve vigilare e agire affinché l’imperialismo nell’estremo tentativo di sopravvivenza non trascini l’umanità in una guerra di distruzione di massa, e potrà farlo e risultare vittoriosa unicamente se riuscirà a trasformare la guerra imperialistica in rivoluzione proletaria per la conquista del proprio potere politico. Dobbiamo essere pure consapevoli che, più a lungo durerà l’agonia del capitalismo, sempre più difficili diventeranno le condizioni di vita delle masse lavoratrici e maggiori disastri ambientali verranno causati. Di qui l’urgenza e l’impegno rivoluzionario di farla finita col capitalismo quanto più presto sarà possibile.
      Ma il capitalismo e la sua espansione imperialistica, nonostante l’aggravarsi progressivo della crisi, non moriranno da soli e non imploderanno da sé: occorrerà la volontà soggettiva della classe lavoratrice – cioè la classe degli sfruttati e affamati dal capitale, che da classe in sé deve emanciparsi in classe per sé, come diceva e scriveva Marx - e la rottura rivoluzionaria della situazione presente. Per fare ciò occorre la presenza e l’azione di un forte Partito Comunista di natura bolscevica, ovvero leninista e stalinista, a cui stanno lavorando uniti il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e Piattaforma Comunista, che operano unitariamente all’interno del Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CO.N.U.M-L).
      Il Conuml è nato e lavora per unire tutti i sinceri e coerenti comunisti italiani, cioè marxisti-leninisti, all’interno di un unico partito comunista marxista-leninista del proletariato italiano. Il Conuml svolge l’importante funzione politica e rivoluzionaria di salvaguardia del patrimonio ideale e di lotta del proletariato italiano e di favorire l’unità di tutti i sinceri marxisti-leninisti  orientandoli verso il comune obiettivo della rivoluzione proletaria e della conquista del socialismo lungo la strada che condurrà all’edificazione della società comunista, attraverso la dittatura del proletariato, la proprietà collettiva dei mezzi di produzione e la scomparsa di ogni forma di sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
      Il processo di emancipazione rivoluzionaria dei popoli - dopo la dolorosa sconfitta dell’Unione Sovietica e dell’intero mondo socialista costruito nel ventesimo secolo, ad opera scellerata di trotskisti, revisionisti e opportunisti mascherati e sopravvissuti all’interno dei partiti comunisti e che la lotta di classe durante la costruzione del socialismo non era ancora riuscita a smascherare e debellare senza pietà - oggi non può che partire dalla lotta e dalla sconfitta della congerie trotskista, revisionista, opportunista, estremista, movimentista e pacifista, che disgraziatamente permea e condiziona ancora la classe lavoratrice operaia e intellettuale  dei vari paesi. Senza battere queste forze, infiltrate dall’imperialismo, dal capitalismo e dal potere temporale delle chiese, che inquinano e deviano la natura di classe e rivoluzionaria della lotta proletaria, non sarebbe neppure possibile la vittoria della rivoluzione socialista e della costruzione della società socialista.
      Il Conuml è radicalmente impegnato sul fronte dell’unità dei sinceri comunisti italiani e di smascheramento ideologico e politico dei nemici del socialismo presenti nel movimento operaio e comunista nazionale e internazionale. L’appello che il Comitato Nazionale per l'Unità Marxista-Leninista rivolge alle coerenti organizzazioni e gruppi marxisti-leninisti italiani è quello di entrare a far parte del Comitato per combattere uniti i nemici del socialismo, per unire le forze e per avanzare insieme sulla via della rivoluzione socialista, anche perché il nemico di classe da affrontare, decimare e sconfiggere è molto agguerrito e fortificato.
      Il Conuml ha per tempo rivolto un appello a tutte le organizzazioni e gruppi italiani che si definiscono marxisti-leninisti per organizzare unitariamente la ricorrenza del 97° anniversario della gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre, ma nessuno ha risposto: triste segno della scarsa conoscenza degli insegnamenti teorici, ideologici, politici, strategici e tattici della dottrina del marxismo-leninismo, del perdurare del settarismo e dell’opportunismo, di meschini interessi di gruppo, e avvilente preludio di complicità ideali, culturali e politiche col nemico di classe.
      Per quanto potenti possano essere ancora il capitalismo e l’imperialismo - coi loro governi, partiti borghesi e sindacati di regime asserviti, che in Italia vanno da Forza Italia al Partito Democratico, da Renzi a Berlusconi, dai vertici collaborazionisti di Cgil-Cisl-Uil-Ugl alla presenza e dominio del potere temporale della Chiesa, coi loro arsenali di guerra, eserciti e polizie nazionali e internazionali schierati a difesa - prima o poi la classe operaia e le altre avanguardie rivoluzionarie organizzate, guidate dal Partito comunista marxista-leninista sull’esempio glorioso del Grande Ottobre, li seppellirà per sempre e sulle loro rovine germoglierà la nuova e superiore civiltà prima socialista e poi comunista, fondata sull’uguaglianza, l’altruismo e la fratellanza proletaria.
      Il comunismo come sino ad oggi non è stato mai edificato così non è mai morto, come cercano di far credere i pennivendoli della cultura, dell’arte e dell’informazione foraggiati dal capitale. Al contrario, dopo oltre 5000 anni di schiavitù e di sfruttamento del regime padronale oggi più che mai si avverte il bisogno di comunismo e allora in questo giorno di esaltante ricorrenza rivolgiamo un appello a tutti i proletari del braccio e dell’intelletto d’Italia affinché si uniscano al nostro impegno per la Rivoluzione Proletaria e il Socialismo.

- VIVA LA GRANDE E GLORIOSA RIVOLUZIONE SOCIALISTA D’OTTOBRE!         
- VIVA LA PIENA ATTUALITA’ E L’URGENZA DELLA  RIVOLUZIONE PROLETARIA SOCIALISTA IN ITALIA E IN TUTTI I PAESI DELLA TERRA!
- VIVA LA LOTTA DI CLASSE E RIVOLUZIONARIA DEL PROLETARIATO ITALIANO CONTRO IL CAPITALISMO E L’IMPERIALISMO, PER LA RIVOLUZIONE PROLETARIA E LA COSTRUZIONE DEL SOCIALISMO NEL NOSTRO PAESE!
- VIVA LA LOTTA DI CLASSE E RIVOLUZIONARIA CONTRO IL TROTSKISMO, IL REVISIONISMO, L’OPPORTUNISMO, L’ESTREMISMO E IL MOVIMENTISMO, POSIZIONI POLITICHE CONNIVENTI COL NEMICO DI CLASSE!
- VIVA MARX, ENGELS, LENIN E STALIN, NOSTRI MAESTRI E GUIDA!
- VIVA IL MARXISMO-LENINISMO!
- VIVA STALIN, IL CONTINUATORE  DELL’OPERA  IMMORTALE DI LENIN, IL COSTRUTTORE DEL SOCIALISMO, L’ANNIENTATORE DEL NAZIFASCISMO E IL TERRORE DEI CAPITALISTI!
- VIVA IL SOCIALISMO!
- VIVA IL COMUNISMO!

7 NOVEMBRE 2014.           

COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA 
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista - Piattaforma Comunista     

BATTERE NELLE PIAZZE E NELLE FABBRICHE IL GOVERNO ANTIOPERAIO DI RENZI E BERLUSCONI PER CONQUISTARE IL POTERE POLITICO ALLA CLASSE LAVORATRICE!

Operai! Lavoratori! Disoccupati!
Negli ultimi sei anni tutte le conseguenze della crisi capitalistica sono state scaricate sulle nostre spalle. Chiusura di migliaia di fabbriche. Miliardi di ore di CIG. La disoccupazione, specie giovanile, è a livelli drammatici. Per chi lavora la situazione è intollerabile, fra riduzioni salariali, aumento dei ritmi e dei ricatti padronali. Un’infame politica di austerità imposta da UE-BCE-FMI ha peggiorato la crisi, tagliando spesa sociale e pensioni, mentre il debito pubblico è salito alle stelle per sovvenzionare le banche.
Dal 2008 ad oggi la capacità di acquisto dei lavoratori è diminuita di circa il 15%. La miseria bussa alla porte di tante famiglie proletarie, che non riescono più a curarsi, a pagare le bollette, a sfamarsi. 
Ma all’altro polo della società, un 10% di miliardari borghesi possiedono oltre la metà della ricchezza nazionale, vivono nel lusso e nello spreco, approfittando della crisi economica di cui sono i responsabili.
Tutti i governi che si sono succeduti in questi anni di crisi (Berlusconi, Monti, Letta e Renzi) hanno avuto un solo obiettivo: imporre sacrifici durissimi alla classe operaia e alle masse popolari per salvare i profitti, le ricchezze e i privilegi di una minoranza di capitalisti e di parassiti.
Ora Renzi e le destre ci vengono a dire che abolendo le tutele previste dall’articolo 18 ci sarà la ripresa. E’ una spudorata menzogna, al pari del “bonus” sul TFR. La cancellazione della reintegra serve a indebolire, ricattare e immobilizzare il settore della classe operaia che ostacola i piani padronali, a ridurre i salari e peggiorare le condizioni di lavoro di tutti i proletari. Le “tutele crescenti” ci saranno sì, ma solo per i profitti!
Il neoliberismo d’assalto del governo Renzi fa gli interessi degli avvoltoi dei monopoli capitalistici e degli sciacalli dell’austerità. Dobbiamo cacciarlo via, prima che ci porti alla rovina. Rompiamo con i vertici sindacali collaborazionisti che a fronte della gravita dell'attacco si preparano a nuovi cedimenti!
NO AI DIKTAT DEL GOVERNO E DELL’UE! NO AL JOBS ACT! NESSUN CEDIMENTO O SCAMBIO SULL’ARTICOLO 18, MA SUA ESTENSIONE A TUTTI I LAVORATORI! STOP AI LICENZIAMENTI! PIANO DEL LAVORO PER TUTTI I DISOCCUPATI!  ABOLIZIONE DEL PRECARIATO E DELLA LEGGE FORNERO!
SCIOPERO GENERALE PER BATTERE NELLE FABBRICHE E NELLE PIAZZE LA POLITICA ANTIOPERAIA, REAZIONARIA E GUERRAFONDAIA DEL GOVERNO RENZI!
Renzi ha posto la fiducia parlamentare sul Jobs Act. Noi dobbiamo ritrovarla nella nostra grande forza!
Il fronte unico della classe operaia è in grado di respingere la nuova offensiva del capitale e di accelerare la fine inevitabile del sistema di sfruttamento capitalista. Con la lotta e l’unità dal basso vinceremo!
Per uscire dalla crisi e dal declino e per dare lavoro bisogna colpire i grandi patrimoni, i profitti, le rendite parassitarie e i redditi dei padroni, delle banche e dei ricchi, stroncare l’evasione, la corruzione dilagante, l’esportazione di capitali all’estero, il riciclaggio, la mafia, abolire i privilegi della borghesia e del clero, tagliare le spese militari. Insomma, bisogna farla finita col capitalismo, che ci riserva un futuro di miseria, di decadenza, di guerre, far diventare fabbriche e imprese di proprietà sociale, ripudiare il debito nelle mani degli strozzini dell’alta finanza, cancellare il Fiscal compact, uscire da UE, EURO e NATO.
Il solo governo che può adottare queste misure è un Governo operaio e degli altri lavoratori sfruttati, che non chieda “permesso” ai padroni e ai loro servi, che non s’inchini davanti al “sacro profitto”, ma che sia deciso ad abolire lo sfruttamento, a sbaragliare l’oligarchia finanziaria, le forze reazionarie interne ed esterne per assicurare ai lavoratori, ai giovani e alle donne lavoro, pace, diritti, uguaglianza e libertà.
Questo Governo può sorgere solo dal movimento rivoluzionario delle masse sfruttate e oppresse e basarsi sui loro organismi (Consigli, Comitati operai e popolari, sindacati di classe). Ricostruiamoli! La classe lavoratrice potrà liberarsi dalle crisi capitalistiche, dalla schiavitù e dallo sfruttamento padronali solo distruggendo il sistema capitalistico e costruendo quello socialista, lungo la strada che conduce alla società comunista.
      Lottare per una trasformazione radicale dei rapporti sociali e per il socialismo significa disporre dello strumento indispensabile per dirigere il processo di emancipazione degli sfruttati: un forte Partito comunista rivoluzionario, reparto d’avanguardia, organizzato e cosciente, del proletariato. E’ ora che gli operai più coscienti e combattivi rompano nettamente e definitivamente con il riformismo e l’opportunismo politico e sindacale, si uniscano ai marxisti-leninisti per avere un vittorioso Partito comunista. Uniamoci e lottiamo!
Ottobre 2014.                                     
 COMITATO NAZIONALE DI UNITA’ MARXISTA-LENINISTA
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista  Piattaforma Comunista                                                                                   

CAPITALISTI E IMPERIALISTI ASSASSINI
DEL POPOLO MARTIRE PALESTINESE!

Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista esprime profonda solidarietà umana, di classe e rivoluzionaria al fraterno popolo palestinese, in lotta per difendere il proprio territorio, per essere rispettato come Stato indipendente e sovrano e per consentire il rientro dei milioni di palestinesi costretti da Israele a vivere nei campi profughi all’estero. 

      In questi tragici giorni il massacro di Israele del popolo palestinese continua feroce e impietoso nella Striscia di Gaza, un territorio limitato in cui i Palestinesi sono costretti a vivere come in un campo di sterminio nazista, dove i servizi segreti e gli attacchi militari israeliani la fanno da padrone con atti di terrorismo collettivo, assassinii di dirigenti palestinesi, embarghi economici d’ogni genere e massacro di intere famiglie. Gaza, come altri territori palestinesi, vive in un perenne stato di aggressione armata, di distruzione delle infrastrutture civili e di privazione di generi alimentari, industriali, energetici e farmaceutici da parte del governo di Israele, che ha bene appreso e pratica spregiudicatamente il sistema di repressione e di eliminazione fisica nazista.
      Si tratta dell’ennesima aggressione armata, da terra, da mare e dal cielo, dell’esercito israeliano, che sta avanzando per occupare militarmente la Striscia di Gaza, per annientare la difesa palestinese e probabilmente per costringere il suo popolo a fuggire all’estero e completare, così, il disegno eversivo della formazione del “grande Stato” d’Israele privando i Palestinesi della propria terra e della propria nazione, un obiettivo che lo Stato sionista persegue sin dal 14 maggio 1948, da quando fu fondato lo Stato di Israele. Su quel territorio da ben 3.000 anni il popolo palestinese ha dovuto difendersi da feroci colonialismi e dalle rivalità della maggioranza del popolo ebraico. Per lo spietato e sanguinario attacco in atto già a centinaia sono i Palestinesi morti sotto i bombardamenti e le uccisioni dell’esercito israeliano, che avanza e distrugge tutto quanto vi si oppone.
      Israele, anche se ha un sistema economico cooperativistico molto sviluppato, con i kibbuz e i moshav, è un paese capitalistico e imperialistico, sostenuto, nella sua politica di guerra, di aggressione e di espansione verso il popolo palestinese e gli altri paesi dell’area principalmente dal governo degli Stati Uniti d’America, della Francia, dell’Inghilterra, della Germania, dell’Italia, eccetera e dall’imperialismo economico e militare americano ed europeo. Israele, in particolare, è armata e sostenuta sin dal 1948 dall’imperialismo americano, di cui è un fedele avamposto militare e diplomatico in tutto lo scacchiere mediorientale. I governi americano ed europei sono corresponsabili delle aggressioni territoriali, economiche e militari di Israele verso il popolo palestinese. Lo vediamo, con la propaganda e il sostegno diplomatico, oltre che col rifornimento di armi e di tecnologie militari, anche in queste ore tragiche del massacro in atto dei Palestinesi.
      A differenza del passato oggi nel mondo manca una forza statale, economica e militare di sincero e fraterno sostegno alla causa territoriale dell’eroico popolo palestinese e manca da quando è scomparsa l’Unione Sovietica, diretta dal Partito comunista bolscevico e dal compagno Stalin. Da allora Israele ha avuto mano libera, nel consiglio di sicurezza dell’ONU e sui campi di battaglia, nel reprimere e sottomettere con la forza il popolo palestinese sulla propria terra e nei campi di concentramento all’estero. Per tutte le stragi israeliane commesse dal 1948 ad oggi ricordiamo quella efferata e più odiosa del 16 settembre 1982, quando le milizie cristiane libanesi, appoggiate dall’esercito israeliano, guidato dal generale Sharon, entrarono nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila, a Beirut in Libano. Ne uscirono trenta ore dopo massacrando almeno 2200 Palestinesi, compreso vecchi, donne e bambini. Un crimine peggiore di quelli effettuati dal nazismo nei campi di concentramento disseminati in Europa.
      L’URSS di Stalin avrebbe voluto la costituzione di uno “Stato unico binazionale” arabo-ebraico, un solo Stato per due popoli, dove avrebbero potuto integrarsi e convivere pacificamente per il bene e l’avvenire comune, ma dovette, purtroppo, prendere atto che tale soluzione della “questione palestinese” non era possibile a causa delle millenarie conflittualità religiose e culturali esistenti tra le due etnie e perché in seno all’Assemblea generale delle Nazioni Unite non vi era la maggioranza necessaria. Così dovette accettare e votò la “Risoluzione 181” del 29 novembre 1947, che venne approvata con la maggioranza necessaria dei due terzi e che prevedeva:  
      “La revoca del mandato britannico e il ritiro delle sue truppe "il più presto possibile, e in ogni caso non oltre il 1° agosto 1948", la formazione di uno Stato ebraico sul 56 per cento del territorio con una popolazione di 498mila ebrei e 497mila arabi; la formazione di uno Stato arabo sul 43 per cento del territorio con una popolazione di 725 mila arabi e 10 mila ebrei; un regime speciale internazionale per la città di Gerusalemme e la zona limitrofa amministrata dall'Onu, con una popolazione di 105 mila arabi e 100 mila ebrei. Inoltre la Risoluzione prevedeva per ciascuno Stato la firma di "un impegno relativo all'Unione economica palestinese" che "avrà come scopo: a) la creazione di una unione doganale; b) la realizzazione di un sistema monetario comune con un unico tasso di cambio; c) l'amministrazione, nell'interesse comune e su base non discriminatoria, delle ferrovie, delle strade comuni ai due Stati, dei servizi postali, telegrafici e dei porti ed aeroporti internazionali; d) lo sviluppo economico comune, soprattutto nel campo dell'irrigazione, della messa a coltura delle terre e della conservazione del suolo; e) la possibilità per i due Stati e per la città di Gerusalemme di utilizzare su base non discriminatoria le acque e le risorse energetiche". La Risoluzione affermava anche che "nessuna soluzione del problema palestinese può essere considerata una soluzione per il 'problema ebraico' complessivo", cosicché la pretesa del sionismo di voler creare lo Stato di Israele sulla base di reclamati, ma del tutto inesistenti, "diritti storici".
      La posizione assunta dall'URSS di Stalin sulla "questione palestinese", sostenuta con convinzione dal Partito Comunista Palestinese, fu, di conseguenza, molto chiara e coerente. Per l'Unione Sovietica era quello il modo migliore per arginare l'influenza dell'imperialismo britannico nella regione e per impedire  che l'imperialismo americano imponesse la sua egemonia su Israele e sull’intera area mediorientale.
      Ma sconfitta L’URSS marxista-leninista del Partito comunista bolscevico e di Stalin dal revisionismo, dall’opportunismo, dal personalismo, dall’esibizionismo e dall’arrivismo trotskista, kruscioviano e gorbacioviano, Israele, sostenuta più di prima dall’imperialismo americano ed europeo rappresentandone e difendendone gli interessi economici, politici e militari nella zona, ha cominciato a spadroneggiare nell’area, a calpestare la Risoluzione dell’ONU 181, ad allargare progressivamente i suoi confini, a massacrare il popolo palestinese espellendolo dalla propria terra, sino ad arrivare all’odierno, ennesimo massacro di uomini, donne e bambini nella Striscia di Gaza, senza che l’intero mondo capitalistico e imperialistico, laico e religioso, si indignasse più di tanto per continuare a difendere gli interessi e le mire espansive di Israele.
      Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, come l’URSS di Stalin, ritiene che ancora oggi la soluzione della “questione palestinese” può, e deve, trovare attuazione solo nell’ambito della Risoluzione 181 approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 29 novembre 1947. Su questa base il P.C.I.M-L. rivolge un appello a tutte le componenti marxiste-leniniste esistenti nei vari paesi a sostenere la giusta lotta del popolo palestinese per ottenere la formazione e il riconoscimento di un proprio Stato nazionale indipendente e sovrano, così come statuito dalla sopra richiamata Risoluzione dell’ONU 181. Allo stato delle cose presenti non vi è altra soluzione possibile e più utile per il popolo palestinese. Su tale prospettiva occorre mobilitare e impegnare tutte le forze marxiste-leniniste e rivoluzionarie attualmente disponibili e su tutti i fronti dell’azione.
      Il P.C.I.M-L. è fortemente impegnato su tale fronte di lotta e in questo momento tragico di sangue e di morte per la popolazione di Gaza è schierato al fianco dell’intero e fraterno popolo palestinese per ricacciare Israele nei confini stabiliti dall’ONU, per sconfiggere l’imperialismo americano ed europeo e per ridare dignità nazionale ed esistenziale a quel popolo martire.
VIVA LA LOTTA EROICA DEL POPOLO PALESTINESE!
Forio (Napoli) Italia, 20 luglio 2014.
info@pciml.org
                                                                                        
                                                     Il Comitato Centrale
                                              del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
                                                   Segretario generale, compagno Domenico Savio      

CRITICHE E PROPOSTE PER DARE IMPULSO AL PROCESSO DI UNITA’ DEI COMUNISTI

Un Convegno per confrontarci ed assumere possibili e concrete iniziative unitarie 

Nei mesi scorsi il Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML) ha inviato una lettera a numerosi gruppi, organizzazioni e circoli che si definiscono comunisti, in alcuni casi marxisti-leninisti. Con questa lettera abbiamo posto all’attenzione di queste forze i documenti da noi elaborati ed è stato chiesto un incontro per approfondire la reciproca conoscenza, avviare il confronto e verificare l’esistenza delle condizioni per avanzare nel processo di unità dei comunisti.
I riscontri ricevuti non sono stati soddisfacenti. Tranne alcune risposte positive, da parte di realtà con cui sono già stati avviati i contatti, ci siamo trovati di fronte ad un panorama negativo, riflesso dell’attuale realtà del movimento comunista nel nostro paese e dei suoi limiti storici e attuali.
Riteniamo un dovere dei comunisti parlare chiaro, e criticare in modo aperto i vari atteggiamenti e fattori, oggettivi e soggettivi, che ostacolano il processo di unità dei comunisti nel nostro paese.
Riteniamo altresì dover ribadire il nostro concetto di unità e chiarire ruolo e funzione della struttura di lavoro che ci siamo dati.
Allo stesso tempo, avanziamo nella parte finale di questo documento una proposta politica che speriamo possa costituire un terreno di incontro, dibattito e iniziativa comune dei comunisti.
Per quanto riguarda gli aspetti critici, abbiamo registrato alcuni tipi fondamentali di atteggiamenti che ora ci accingiamo ad esaminare e criticare.

Due vecchi mali

Cominciamo da due tipiche deviazioni: il settarismo ed il localismo, mali che conducono alla passività, all’isolamento o alla politica riformista dei “piccoli passi”, senza effettiva valenza.
Ecco in breve alcune posizioni riscontrate:

1.            I sostenitori della c.d. autonomia organizzativa
Un primo atteggiamento negativo è quello delle realtà che vogliono mantenere una propria “autonomia organizzativa”.
Diciamo innanzitutto, che nella fase attuale essa non viene da noi posta in discussione, e dunque ciò si rivela soltanto un pretesto su cui si arroccano alcuni compagni.
Premesso ciò, vogliamo sottolineare che per i marxisti-leninisti la rivendicazione della ”autonomia organizzativa” non può comunque significare estraniarsi dall’unità di azione, da una comune organizzazione di classe, dai processi che si dirigono verso l’unità strategica.
L’arroccarsi dietro l’autonomia organizzativa, che il più delle volte è una frase vuota per nascondere l’assenza di una reale attività politica, denota profonde carenze teoriche e un atteggiamento che conduce sempre al settarismo.
Si tratta di un male che si nasconde sotto diverse forme e pretesti, ma che agisce sempre a favore della frammentazione, per impedire la formazione di un centro di attrazione marxista-leninista che inneschi un positivo processo di concentrazione e accumulo di forze.
2.       I sostenitori del localismo
In alcuni casi il settarismo  si accompagna al localismo, ossia alla sopravvalutazione della politica in un ambito determinato e particolare, che di fatto conduce alla forte limitazione (se non alla negazione) del ruolo dei comunisti quali forza politica organizzata di carattere nazionale, sottomettendo il proprio ruolo alle esigenze particolari (territoriali, regionali, etc.).
La base di classe del localismo spesso sta nell’influenza della borghesia (in alcuni casi di settori “autonomistici”) e della piccola borghesia, e si accompagna a una difettosa comprensione del rapporto tra lavoro politico “generale” e “particolare”.  
In realtà, opponendosi o eludendo la questione dell’unità di azione dei comunisti nella classe operaia e nelle masse popolari su base ampia, non sviluppando un’adeguata azione politica sul piano generale, questi gruppi ostacolano lo sviluppo della lotta di classe e il processo di formazione di un solo, forte partito di avanguardia del proletariato.
Sofismi e princìpi

Una delle tattiche adoperate dal settarismo e dal localismo è quello di mettere costantemente in primo piano differenze secondarie, di aggrapparsi ai sofismi, di creare “distinguo” a tutti i costi, per boicottare il lavoro collettivo e perpetuare le divisioni.
Al contrario dei settari e dei localisti, va assolutamente sostenuta la tendenza a unirci sulla base dei principi fondamentali del comunismo e della loro applicazione nella realtà concreta, seguendo l'insegnamento leninista.
Dobbiamo aiutare i sinceri comunisti a rompere con queste deviazioni e con chi le sostiene, perché i marxisti-leninisti senza organizzazione su base nazionale, senza Partito non vanno da nessuna parte.
"Definirsi per unirsi" significa stabilire le questioni fondamentali, essere fermi sui principi rivoluzionari e duttili nella tattica, ponendosi alla testa della classe operaia grazie alla attività politica quotidiana, che deriva dall’acquisizione della nostra teoria d' avanguardia.
La lotta contro il settarismo e il localismo è una battaglia che va affrontata e vincere per andare verso un unico Partito. E’ una cartina di tornasole per capire chi si limita a proclamarsi comunista e chi  svolge effettivamente una funzione rivoluzionaria.
La discriminante oggi passa fra chi si esprime e lavora concretamente per l'unità dei marxisti-leninisti, per un forte e unico Partito, e chi non lo fa, avanzando pretesti o peggio ancora convergendo nei fatti con i revisionisti.

I taciturni 
Un altro atteggiamento purtroppo riscontato è quello di un riprovevole silenzio, cioè della assenza di qualsiasi risposta. Lo possiamo dividere in tre sottotipi.
a.                  Il silenzio degli indifferenti.
Un tipico errore in cui incorrono taluni gruppi è quello di concepire un proprio sviluppo “autocentrato”. Questa convinzione, consiste in una sorta di presunzione politica per cui il Partito viene visto  nascere esclusivamente dallo sviluppo della propria organizzazione, oppure nell’agitare la questione del Partito solo per la sopravvivenza del proprio orticello. Ciò finisce per escludere a priori il confronto con le altre forze comuniste, e si traduce spesso nell’indifferentismo reciproco. Il risultato è noto: mantenere un alto tasso di spezzettamento tra i sinceri comunisti e restare ai margini della lotta politica.
Questo atteggiamento è irresponsabile e controproducente, perciò da condannare fermamente. Invitiamo questi compagni ad uscire dal loro riserbo (nel caso migliore) e dal loro disinteresse (nel caso peggiore) e di esprimersi. Chiediamo loro: vi sono carenze e limiti nel nostro progetto? Bene, criticateli apertamente! Vi sono altri progetti più avanzati per l’unità dei comunisti? Ebbene, che vengano allo scoperto! I sinceri comunisti hanno il dovere di offrire il loro contributo in questo senso, invece di nascondersi dietro un vergognoso silenzio. Da parte nostra saremo ben disposti a confrontarci con ogni proposta concreta sul terreno del marxismo-leninismo.
b.    Il silenzio degli eclettici. Costoro non vogliono prendere pozione per non scontentare questo o quel sottogruppo, questa o quella tendenza, questo o quella forza opportunista. Vorrebbero tutti uniti, senza distinzione, senza capire che quello dell’unità è un processo che si basa sulla lotta contro tutte le deviazioni e le tendenze opportuniste e borghesi dentro il movimento comunista, senza comprendere che la costruzione di un unico Partito non può prescindere dalla rottura irrevocabile e definitiva con ogni forma di opportunismo. Ciò porta queste realtà a negare la partecipazione al dibattito per la ricostruzione di una sola organizzazione su corrette basi di principio.
Sia chiaro. Noi non intendiamo porre sullo stesso piano e combinare assieme determinate organizzazioni, gruppi e singoli compagni a prescindere dai loro presupposti ideologici, dalla loro linea politica, dal contenuto del loro lavoro, dal loro atteggiamento verso il revisionismo ed il riformismo. Combattiamo apertamente l’eclettismo e il conciliatorismo con le diverse espressioni del revisionismo, nella convinzione che servono solo ad aumentare la confusione e il travisamento del marxismo-leninismo.
L'esperienza, ci ha già resi abbastanza accorti per evitare "coordinamenti" che mettono insieme gli elementi più discordi provocando solo attriti, delusioni, danni ulteriori. 
Non si può unire tutto e tutti. Non è realistico, in quanto ci sono posizioni giuste e posizione sbagliate, c'è  chi all'interno di ciascuna forza e di ciascuna corrente aspira sinceramente all'unità e chi rema sistematicamente contro, con i più svariati motivi. Ovvero gli incalliti nemici del marxismo-leninismo e dell'estensione del legami politici  con la classe operaia, gli opportunisti, molti dei quali per decenni hanno bivaccato dentro Rifondazione e PdCI.
Allo stesso tempo diciamo che non si può condannare il revisionismo a giorni alterni, occasionalmente o in modo superficiale, di facciata. Fare questo significa non aver compreso che esso è una manifestazione dell'ideologia borghese, un suo sottoprodotto che serve per combattere la classe operaia dal suo interno.
Auspichiamo quindi lo sviluppo di una lotta a fondo contro queste tendenze e i loro rappresentanti, condizione per avanzare nell’unità comunista.

c.       Il silenzio dei morti.
E’ il silenzio di chi pur non esistendo più politicamente, continua a mantenere un’esistenza fittizia. Un fenomeno tipico nella attuale situazione del movimento comunista nel nostro paese è la permanenza soltanto “virtuale” o “nominale” – fino a prova contraria, di alcuni circoli e gruppi. E’ questa un’amara realtà sulla quale non è il caso di dilungarci oltre.

La concezione leninista dell’unità

Contro le deviazioni e le posizioni erronee, ribadiamo la concezione leninista dell'unificazione dei comunisti.
Secondo tale concezione numerose cause, profonde e oggettive, producono costantemente  nel movimento comunista dei mutamenti che creano le basi della unità, generano la sua piattaforma ideologica ed organizzativa, talvolta nonostante e contro determinate organizzazioni, gruppi e singoli compagni ed anche senza che questi se ne rendano conto.
Queste condizioni oggettive oggi si rafforzano nelle particolarità di un periodo di prolungata crisi economica e di offensiva borghese a tutto campo, di sfacelo della socialdemocrazia, di rifiuto delle illusioni, dei miti e dei vecchi e corrotti partiti borghesi-riformisti, di graduale ripresa del movimento operaio e comunista.
L'unificazione può avvenire attraverso passaggi e strutturazioni diversi, ma un suo requisito indispensabile è che essa si costruisca a partire da giusti  fondamenti ideologici, politici, programmatici ed organizzativi, attraverso il lavoro pratico in comune, nel vivo della lotta di classe intransigente contro la borghesia, il revisionismo ed il riformismo.
Questo significa sviluppare una costante critica politica contro quelle organizzazioni, gruppi e singoli compagni che frenano il processo di lotta per il Partito e oscillano costantemente verso tendenze e posizioni conciliatrici.
Occorre dunque, con una decisa e intransigente politica proletaria, provocare mutamenti, spostamenti, schieramenti all'interno delle vecchie tendenze o frazioni, gruppi e sottogruppi; promuovere e fare partecipare al lavoro comune elementi nuovi che non appartengano all'ambito di questa o quella organizzazione; sostenere l'unione  con i giovani operai, con gli intellettuali rivoluzionari  che rompono con l'ideologia  borghese e si legano alle masse accettando di militare disciplinatamente nelle fila del Partito del proletariato.
L’unità di cui abbiamo bisogno come l’aria è quella che ci fa compiere passi avanti verso il Partito unico, su salde basi teorico-pratiche e nella completa indipendenza nei confronti degli opportunisti e della borghesia.
Se invece questa unità è un’unità senza principi significa una sola cosa: non rompere la catena che lega alla socialdemocrazia e al revisionismo, non unirsi sulla base dei principi del comunismo, ma rimanere nelle varie parrocchie e coordinarsi sulla base del pragmatismo, dell’utilitarismo, dell’elettoralismo e dei compromessi di principio.
Per noi questa è un’unità inutile, che dura poco e serve ancora meno, è una forma di passività e di subalternità all’ala sinistra della borghesia.
Dunque, il processo di unità dei comunisti e di costruzione di un Partito unico è sempre connesso alla lotta contro le deviazioni, le degenerazioni, le deformazioni del marxismo-leninismo, che sono altrettante  manifestazioni dell'influenza borghese e piccolo-borghese  sul proletariato e che in ogni momento possono aprirsi una strada.
L'unità leninista viene allora  a configurarsi come l'obiettivo e l'oggetto di una lotta accanita e risoluta fra l'ideologia proletaria e tutte le altre tendenze non-proletarie, contro tutti gli atteggiamenti, i comportamenti, le tendenze, le posizioni sbagliate che si frappongono all’unità dei comunisti.
La disunione, la frammentazione, la disgregazione, hanno le loro cause profonde nei difetti ideologici e nelle deviazioni verso il revisionismo e l'opportunismo, nel basso livello e nella confusione ideologica che dobbiamo registrare nel nostro paese.  Contro questa situazione, che deriva da ragioni storiche, dobbiamo continuare a sviluppare la battaglia, convinti che nel movimento comunista senza una comune base ideologica non ha alcun senso parlare di unificazione organizzativa.
Il requisito indispensabile per l’unificazione dei comunisti sta nel ritrovarsi  in tutto e per tutto sul terreno della teoria di Marx, Engels, Lenin e Stalin, i quali hanno posto le pietre angolari della teoria di avanguardia che esprime le esigenze di sviluppo della vita materiale della società; nel rifiuto più deciso, nella lotta più determinata contro qualsiasi manifestazione di revisionismo e di opportunismo, particolarmente quelle forme assai diffuse in Italia come il revisionismo togliattiano, il radical-opportunismo, il movimentismo, l’economicismo, l’anarcosindacalismo, l’ultrasinistrismo, etc. 

Ancora sul CONUML e il suo ruolo

Il CONUML si è costituito lo scorso settembre come momento di un processo di coerente unificazione dei comunisti su coerenti presupposti marxisti-leninisti e sta sviluppando la sua azione politica ed ideologica, in modo totalmente indipendente dalle correnti borghesi, riformiste e revisioniste.
Le basi su cui è sorto sono:
a. la definizione chiara dei requisiti indispensabili, di quelle discriminanti, di quelle posizioni fondamentali e di principio senza le quali non ha senso parlare di unificazione  dei veri comunisti;
b. l’assoluta, netta ed aperta rottura con il revisionismo, l’opportunismo, la socialdemocrazia,  la totale indipendenza del proletariato su ogni  piano;
c. l’elaborazione e la pratica comune delle organizzazioni e dei loro compagni che ne fanno parte, che si sostanzia nella produzione e diffusione di documenti, comunicati, volantini, partecipazione a manifestazioni, iniziative pubbliche, inchieste, convegni, attività di formazione, etc.
Riteniamo che la linea giusta sia oggi quella che esige l'unione militante dei marxisti-leninisti in un’unica organizzazione e con un unico programma, in stretto legame e a sostegno delle lotte operaie attuali, cimentandosi nei fatti alla soluzione di tale questione.
Gli autentici comunisti sono quelli che oggi si battono instancabilmente per l'unità su giuste  basi e per il loro rapporto con il movimento operaio, misurandosi quotidianamente con le questioni poste dall’inasprimento delle principali contraddizioni della nostra epoca: la contraddizione fra il lavoro e il capitale, fra i diversi gruppi del capitale finanziario e le diverse potenze imperialiste, tra le potenze imperialiste dominanti e i popoli e i paesi dipendenti.
I compagni che riconoscono la validità di queste posizioni, hanno il dovere di  raggrupparsi e lavorare assieme, immediatamente, dato che non c'è ragione valida per mantenere la separatezza.
Malgrado si mantengano dei disaccordi non di principio e su alcune questioni tattiche, sulla valutazione di questo o quel processo o fenomeno, malgrado persistano - e persisteranno per qualche tempo - sfumature diverse che vanno discusse e ricomposte ad unità, noi  dobbiamo assolutamente metterci alla prova e dar vita ad un lavoro in comune, a un intervento e a una iniziativa politica nella classe operaia, preparando le condizioni per l’unità strategica. 
Solo ponendoci seriamente i fini socialisti e i compiti politici del proletariato, solo realizzando un lavoro pratico fra le masse sfruttate e oppresse, tramite una effettiva unità di azione, potremo giungere ad una posizione politica realmente unificata e completare la fusione in tutti i suoi aspetti.
E’ per mezzo di un lavoro sistematico e consistente nella classe operaia, nel vivo della lotta di classe,  che potremo conquistare influenza dentro la classe operaia e compiere quei decisivi passi in avanti e raggiungere una unità superiore: il Partito unico del proletariato italiano.
Comunista è chi lavora per portare  il socialismo scientifico e proletario nelle lotte di tutti i giorni; chi organizza  gli operai non mettendosi alla loro coda, ma elevando la loro coscienza; chi li dirige nei fatti  legandosi ad essi nel corso della lotta; chi prepara ogni giorno alla rivoluzione il movimento operaio, stabilendo con esso un rapporto aperto e diretto, accumulando forze rivoluzionarie.
La profondità della crisi del barbaro sistema capitalistico esige che si rafforzi sempre più l’unità dei marxisti-leninisti e la loro unione con il movimento operaio e popolare, per consolidare entrambi.
Non serve a questo scopo l’indifferenza, il silenzio, la disgregazione, l’atteggiamento settario che taluni gruppi mantengono; non serve l’organizzazione dei comunisti in differenti circoli, perché tutto ciò porta solo a mantenere la distanza, il distacco fra socialismo scientifico e movimento della classe.
Il nostro compito di comunisti è di rappresentare gli interessi del movimento proletario nel suo complesso, di difendere il suo futuro indicandone il fine ultimo e i compiti politici rivoluzionari, salvaguardandone l’indipendenza ideologica e politica.
Di qui deriva la responsabilità a cui ora siamo chiamati: unirsi per portare la vera coscienza di classe nella massa degli sfruttati e degli oppressi dal capitalismo, contribuire allo sviluppo politico e all’organizzazione politica rivoluzionaria della classe operaia, che chiamiamo Partito comunista, strumento imprescindibile per conquistare il potere politico e trasformare radicalmente tutta la società.

Un terreno di incontro, elaborazione, iniziativa comune

E’ necessario compiere ogni sforzo per uscire da una situazione di frazionamento, autoreferenzialità, debolezza e mancanza di ruolo politico degno di tale nome da parte dei comunisti.
La crisi economica che non conosce sosta, l’offensiva dell’oligarchia finanziaria contro classe operaia e le masse popolari, la crescita del rifiuto di massa e della resistenza alle politiche dell’oligarchia finanziaria in diversi paesi, fra cui il nostro, richiedono che si proceda senza indugi lungo il processo di unificazione dei comunisti.
La stessa deriva autoritaria e antipopolare seguita dai partiti revisionisti, socialdemocratici e riformisti, che sostengono senza più ritegno le politiche neoliberiste antipopolari e si spostano sempre più a destra nella loro funzione di puntello sociale del capitalismo, ci spingono sempre più sul piano dell’unità di lotta e dell’unità dei sinceri comunisti.
Nella situazione attuale, che vede una dura offensiva capitalistica, la trasformazione reazionaria dello Stato e della società, la graduale liquidazione dei diritti e delle libertà democratiche dei lavoratori, le minacce di guerra - processi che avvengono sotto la spinta del capitale finanziario e delle sue istituzioni nazionali e internazionali - riteniamo necessario e urgente che le varie, oggi sparse, realtà marxiste-leniniste, e tutte le forze autenticamente comuniste e rivoluzionarie, avviino, per favorire il processo di unità dei comunisti, un serio e franco confronto, per trovare un comune terreno politico di iniziativa e intervento politica di massa e di organizzazione rivoluzionaria.
Avanziamo dunque, come concreta proposta alle forze comuniste e rivoluzionarie, la realizzazione di un convegno nazionale sul seguente tema di esplicita e fondamentale attualità politica, da realizzare nel prossimo autunno:

“L’offensiva capitalista, le minacce di guerra imperialista, la trasformazione reazionaria dello Stato e la  repressione dei diritti e dei bisogni sociali della classe operaia e delle masse popolari: quale risposta organizzativa e di lotta rivoluzionaria del proletariato per l’abbattimento del barbaro sistema capitalista e la costruzione del  socialismo?”.   

E’ nostro desiderio costruire e realizzare unitariamente questo evento con tutte le realtà comuniste che ne condividono il carattere e che comprendono l’importanza di approfondire l’analisi della realtà sulla base degli insegnamenti dei nostri maestri Marx,Engels, Lenin e Stalin, di dare una risposta ideologica e politica all’offensiva borghese, rilanciando le ragioni del socialismo e dando battaglia al revisionismo e al riformismo nella teoria e nella pratica.
Chiamiamo perciò tutti i partiti, le organizzazioni e i singoli compagni comunisti, gli operai
avanzati, i giovani rivoluzionari, gli antifascisti, gli anticapitalisti, a esprimersi in tal senso.

Viva l’unità dei sinceri comunisti!

Il capitalismo è scosso da contraddizioni irresolubili nell’ambito di questo barbaro sistema. E’ assediato dagli operai e dai lavoratori che accrescono la loro forza nei cinque continenti. Il mondo attuale è gravido di rivoluzione, le premesse materiali del socialismo sono ampiamente sviluppate. Ma sono le condizioni soggettive ad essere arretrate, a causa della grave sconfitta subita dal proletariato a livello internazionale.
Di conseguenza il proletariato lotta senza coscienza politica, senza un’organizzazione e senza un programma che esprima i propri interessi di classe. In queste condizioni si trova ad essere un’appendice di altre classi sociali, invece che il dirigente nella lotta di tutti gli sfruttati e gli oppressi contro gli sfruttatori e gli oppressori.
Ciò richiede una risposta da parte dei sinceri comunisti, la cui principale responsabilità sta nell’unirsi assieme ai migliori elementi del proletariato in un partito unico della classe operaia, basato sulla teoria d’avanguardia che esprime le esigenze di sviluppo della vita materiale della società, per sviluppare la propria azione nel movimento operaio e popolare.
Noi ci atteniamo al concetto basilare che in ogni paese deve esistere un solo autentico Partito come reparto di avanguardia, organizzato e cosciente, della classe operaia, perché identici sono gli interessi della classe operaia in ogni paese e una sola è la sua ideologia, il marxismo-leninismo.
Autentico partito della classe operaia è solo quello che applica coerentemente nella situazione concreta l’ideologia rivoluzionaria del proletariato; che resiste con determinazione a tutti i partiti borghesi e revisionisti; che segue un’intransigente politica di classe, chiama alla mobilitazione e guida audacemente il proletariato nelle battaglie quotidiane di classe; che lo prepara incessantemente alla battaglia decisiva, al fine di abbattere la dittatura borghese e instaurare la dittatura del proletariato; che si adopera ad attrarre in questa lotta, attorno alla classe operaia, tutti gli strati popolari vittime del capitale.
Questo è il Partito unico che vogliamo formare, solo questo partito potrà essere lo stato maggiore rivoluzionario  del proletariato, l’incarnazione dei suoi interessi, delle sue aspirazioni e dei suoi ideali rivoluzionari.
Il proletariato ha bisogno più che mai dell’unità dei sinceri comunisti, ha bisogno di un solo Partito politico rivoluzionario e completamente indipendente dalla borghesia, non dell’unità tra i comunisti ed i nemici del socialismo.
Abbiamo dunque il dovere di gettare le fondamenta di questo tipo di Partito comunista del proletariato del nostro paese superando il frazionismo, il "campanilismo" e l'immaturità politica dei vari gruppi, facendo convergere tutti gli sforzi verso la costruzione di una sola organizzazione nazionale che, colmando le gravi lacune  esistenti, realizzi i presupposti per la effettiva edificazione del Partito unico,  possa adempiere fin da subito al suo ruolo dirigente, respingendo tutti i tentativi di introdurre l’opportunismo nella lotta di classe.
La classe operaia non può  aspettare che le beghe tra i vari gruppi la privino della sua  organizzazione di avanguardia, della sua funzione politica autonoma. Di fronte all'offensiva sempre più minacciosa del capitale, di fronte alla caporetto riformista, dobbiamo convogliare  tutte le energie sane per ridare alla classe operaia una guida all'altezza della situazione, organicamente inserita  nei ranghi del Movimento Comunista Internazionale.
Ciò è quanto il CONUML si sforza di fare con convinzione ed impegno.
Rilanciamo dunque, a tutti i partiti, le organizzazioni e i gruppi marxisti-leninisti, a tutte le forze autenticamente rivoluzionarie, l’appello alla più netta, completa e definitiva rottura col revisionismo e l’opportunismo, a farla finita con il settarismo, il localismo, l’eclettismo, l’entrismo e le altre tendenze nocive, e a comportarsi da coerenti comunisti.
Chiamiamo di nuovo queste forze a partecipare al confronto, sottoponendoci eventuali critiche e, se d’accordo con i principi marxisti-leninisti e le direttrici del nostro percorso, a manifestare la volontà di unirsi nel CONUML per rafforzare il processo di unità dei comunisti e gettare le basi di un solo, forte Partito comunista!

Luglio 2014

Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML)

Per contatti: conuml@libero.it
BOICOTTIAMO L’UNIONE EUROPEA CAPITALISTICA, IMPERIALISTICA, GUERRAFONDAIA E XENOFOBA: LOTTIAMO PER IL SOCIALISMO IN EUROPA E NEL MONDO!
La UE è un’organizzazione di carattere imperialista, neoliberista, reazionaria, guerrafondaia e antidemocratica nella sua essenza, basata su un accordo voluto dagli Stati europei più ricchi e potenti, dai monopoli capitalistici per intervenire nella spartizione delle ricchezze del mondo e delle “sfere di influenza” politica e militare. La UE è l’artefice e il garante delle politiche di austerità, del Fiscal compact, del pareggio di bilancio, delle direttive contro gli operai, le donne, i giovani, i migranti. E’ la promotrice del taglio delle pensioni e dei servizi pubblici, delle privatizzazioni dei beni della collettività per pagare il debito-truffa “pubblico” in mano a banche e investitori finanziari, della liberalizzazione dei movimenti di capitale con cui si ingrassano fondi speculativi e mafie. E’ dunque uno strumento voluto dall’oligarchia finanziaria per imporre duri sacrifici alla classe operaia e ai popoli, installare governi di rapina e sopprimere una dopo l’altra le conquiste ottenute con decenni di lotte.
La natura reazionaria e guerrafondaia della UE è dimostrata dalle ingerenze e dalle aggressioni militari ai danni di paesi indipendenti, compiute assieme alla NATO, dal sostegno a forze fasciste e ultranazionaliste, mentre si criminalizza la protesta sociale e si rafforza la repressione poliziesca e militare contro i movimenti che resistono alle misure antipopolari.
I trattati e le politiche voluti da Bruxelles sono incompatibili con la Costituzione italiana. L’adesione a questi trattati e l’applicazione di queste politiche è un tradimento dei principi  e dei contenuti democratici in essa introdotti a seguito della Resistenza. E’ un delitto commesso dalla classe dominante che, a forza di inganni, menzogne e modifiche legislative, liquida i nostri diritti, a partire da quello al lavoro.
E’ in atto un processo di crescente trasformazione autoritaria e reazionaria dell’apparato statale, voluto dal grande capitale e attuato dai suoi governi in nome dell’UE.
Oggi il governo Renzi, insediato con una manovra di palazzo orchestrata dai gruppi dominanti del capitalismo, intende portare avanti questo processo con le controriforme del lavoro, politiche e istituzionali.
Quale modello di società si vuole realizzare sotto la bandiera dell’UE? Una società soffocata dalla legge del massimo profitto, rapinata da fameliche oligarchie economiche e finanziarie, oppressa da tecnocrati che distruggono le conquiste dei lavoratori, la libertà, la sovranità e l’indipendenza dei popoli.
Dalla adesione allo SME, cioè all’euro, dal trattato di Maastricht a quello di Lisbona, fino ad oggi, la musica è sempre stata la stessa: crescita della speculazione finanziaria, deindustrializzazione, intensificazione dello sfruttamento, aumento della disoccupazione, della precarietà, smantellamento dello stato sociale, impoverimento di larghe masse lavoratrici e popolari.
La politica della troika UE-BCE-FMI (Unione Europea-Banca Centrale Europea- Fondo Monetario Internazionale) ha aggravato e prolungato la crisi economica del capitalismo scaricando sui lavoratori e sui popoli tutte le sue conseguenze, spingendoli alla disperazione, distruggendo la loro dignità esistenziale.
Padroni, parassiti e politicanti corrotti mentre si arricchiscono a dismisura, ci  raccontano che è la povera gente a vivere sopra le sue possibilità!      
Continuano a chiederci sacrifici per un domani migliore quando è proprio l’UE a far girare all’indietro la ruota del progresso e dello sviluppo!
Ribellarsi e opporsi è giusto! Gli sfruttati e gli oppressi devono indebolire e spezzare le catene della UE, togliere consenso e delegittimare l’inutile, dannoso e costoso europarlamento, foglia di fico della dittatura del capitale finanziario.
      Rialziamo la testa e avanziamo nell’organizzazione e nella lotta per costruire una società fondata sul potere politico della classe lavoratrice e sulla proprietà comune dei mezzi di produzione.  E’ impellente la formazione di un Fronte popolare, con alla sua testa la classe operaia. Un’ampia coalizione che sviluppi e organizzi la mobilitazione contro le politiche del grande capitale e dei suoi partiti, in primo luogo il PD, con un chiaro programma di rottura con la UE e i suoi trattati, con la dittatura dei monopoli capitalistici. Le condizioni politiche generate dalle elezioni europee rendono inderogabile questa risposta pratica. Il ritardo della sua realizzazione, dovuto principalmente alla funzione svolta dalle diverse correnti opportuniste, fa si che la classe operaia e le masse popolari siano sotto l’egemonia politica dei gruppi borghesi e piccolo borghesi e che le soluzioni allo sfacelo capitalistica si trovino sul terreno conservatore, populista e reazionario.
      Questo Fronte, per la sua natura e i suoi obiettivi rivoluzionari, non potrà sorgere attorno alla sinistra istituzionale e elettoralistica, ma dovrà nascere sulla base degli organismi formati dalla classe operaia e dalle masse popolari. I prossimi mesi saranno importanti. Il tempo degli indugi è scaduto. Bisogna lavorare in piena indipendenza politica e ideologica per l’alternativa rivoluzionaria, socialista, facendola finita con la passività, l’opportunismo, il movimentismo. Lottare per questa prospettiva significa dotarsi dello strumento indispensabile per dirigere il processo di emancipazione degli sfruttati. E’ sempre più necessaria e urgente l’unità dei sinceri comunisti e degli elementi di avanguardia della classe operaia sui principi marxisti-leninisti e dell’internazionalismo proletario, per organizzarsi e agire uniti così da avanzare nel processo di formazione di un unico e combattivo Partito comunista, reparto d’avanguardia, organizzato e cosciente, del proletariato del nostro paese.
      Rinnoviamo perciò l’appello a rompere nettamente e definitivamente con gli opportunisti e a concretizzare stretti legami con i marxisti-leninisti.
Chiamiamo le forze del movimento comunista ed operaio, la gioventù rivoluzionaria, gli intellettuali d’avanguardia, gli antifascisti, gli organismi sindacali e popolari di classe, gli antimperialisti, i sinceri progressisti e democratici a fare proprie queste posizioni fondamentali. Realizziamo l’unità d’azione nei singoli paesi per costruire, attraverso la lotta di classe e la rivoluzione proletaria, il socialismo in Europa e nel mondo!
Roma,  20 giugno 2014

Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista Per contatti: conuml@libero.it

Manifesto per il XX anniversario della Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML)
Il mondo nel XXI secolo continua ad essere un mondo diviso! La contraddizione tra il lavoro e il capitale sussiste e s’inasprisce in tutti i settori; in essa si riflette l'antagonismo tra il carattere sociale della produzione, da un lato, e la forma capitalistica privata dell'appropriazione, che si concentra sempre più in un pugno di usurpatori, dall’altro.
Sono apparse forze produttive e scientifiche inimmaginabili fino a 50 anni fa. La produzione si è meccanizzata in modo straordinario, la tecnologia della comunicazione e l’informatica si sono largamente diffuse nei loro impieghi sociali ed individuali. Ma ogni cosa ha in sè il suo opposto: la disperazione provocata dal capitalismo ha raggiunto livelli gravissimi, i segni del disfacimento che si sviluppa parallelamente si sono accumulati a un punto tale da superare quelli dell’ultima fase dell’impero romano. Durante la crisi mondiale del capitalismo scoppiata nel 2008, che numerosi paesi stanno ancora soffrendo, le ampie masse sfruttate, sulle quali è stato gettato il fardello della crisi, hanno potuto constatare che il capitalismo è un'organizzazione sociale caratterizzata dalla "povertà nella ricchezza". Far pagare la crisi agli strati popolari ha significato l’aggravamento di tutte le nefaste conseguenze del capitalismo: non solo la meccanizzazione del processo produttivo non ha ridotto il tempo di lavoro, ma si è estesa la disoccupazione, è aumentata la precarietà della forza-lavoro, si è intensificato lo sfruttamento; allo stesso tempo abbiamo visto la diminuzione dei salari reali, la diffusione della povertà e della miseria, della fame, dell'ingiustizia e delle disuguaglianze, dell’indigenza, della droga, della prostituzione. Diventa sempre più difficile accettare e sopportare, ma anche solo ignorare, questa divisione del mondo, il malcontento e la crescente esasperazione che spingono le masse sfruttate di un certo numero di paesi a sollevarsi. Ecco la Grecia e il Portogallo, ecco la Tunisia e l'Egitto, la Turchia ed il Brasile...
Ma l’antagonismo tra il lavoro e il capitale non è la sola ragione della frattura del mondo. Vediamo quotidianamente che esiste una profonda divisione tra una minoranza di grandi e ricchi paesi imperialisti e capitalisti, e i popoli dei paesi arretrati e sottosviluppati, oppressi e sfruttati politicamente, economicamente e finanziariamente, che rappresentano la maggioranza. I grandi Stati imperialisti che hanno formato organizzazioni internazionali come l'Unione Europea e il Trattato per il Libero Scambio, la NATO e l’ONU, si presentano come "la comunità internazionale", saccheggiano le ricchezze naturali dei popoli oppressi e non tollerano la possibilità che questi ultimi si autodeterminino. Ecco l'Africa che hanno prosciugato, ecco la foresta amazzonica che vogliono distruggere, ecco le occupazioni dell'Afghanistan e dell'Iraq,vecco la Libia e la Siria...
Un altro terreno di contraddizioni e di scontro è quello tra i paesi imperialisti e i monopoli internazionali, che si esprime principalmente nella costituzione e ricostituzione di blocchi economici e militari, nell’installazione di basi militari nei cinque continenti. "Il mondo unipolare", in cui gli Stati Uniti detenevano la "leadership", è ormai al capolinea. Nella disputa per sapere chi dominerà nelle regioni da saccheggiare, i grandi paesi imperialisti hanno cominciato ad affrontarsi duramente. Nella corsa per il dominio contro i loro concorrenti incitano le opposizioni nazionali, per ottenere il sostegno dei popoli oppressi. Questi conflitti interni che si esasperano fino a diventare conflitti militari, come abbiamo visto in Siria e poi in Ucraina, dimostrano che le contraddizioni fra gli imperialisti continuano ad aggravarsi. Fino a qualche decennio fa, i capitalisti ed i loro adulatori proclamavano "la fine della storia", "l'eternità del capitalismo". "Il nuovo ordine mondiale", allora solennemente dichiarato, preconizzava una società prospera, pacifica e senza crisi, costruita su un "capitalismo che si autorigenera", su una "mondializzazione capitalista" che si sarebbe realizzata "superando le classi e il contrasto fra di esse". Ora vediamo che non la prosperità, bensì la miseria si è aggravata. Al posto della pace, ci sono le guerre e i colpi di Stato, c’è e la perdita di credibilità delle menzognere dittature che abbiamo visto all’opera negli ultimi decenni. No, il capitalismo non può assicurare ai lavoratori che sopravvivono con la loro fatica nelle fabbriche, nelle imprese, nei campi e negli uffici, ai disoccupati, ai poveri delle città e delle campagne, né un lavoro decente, né un salario dignitoso, né condizioni di lavoro sopportabili, né la pace, né la prosperità, e tanto meno la sicurezza di un avvenire. Al contrario, per ottenere tutto ciò dobbiamo incoraggiare tutti gli operai e i lavoratori a ribellarsi e rovesciare il potere del capitale. Dai tempi della lotta degli schiavi contro i loro padroni, in tutte le società divise in classi, teatro delle lotte fra queste classi, la lotta per il potere ha sempre portato alla sua conquista da parte di una classe di oppressori a scapito di un'altra. Solo il capitalismo ha sviluppato le forze produttive a tal punto che non possono più essere contenute nell’involucro dei rapporti di proprietà. Inoltre, il capitalismo ha incessantemente sviluppato la classe operaia con la socializzazione sempre più spinta. Di conseuguenza, ha creato le condizioni sociali nelle quali il potere di una classe sfruttata può ormai sostituirsi al potere di una classe sfruttatrice. Questa evoluzione storico-sociale ha consegnato alla classe operaia una missione storica, quella di prendere il potere per edificare attraverso un periodo di transizione il socialismo, espropriando gli espropriatori, abolendo i rapporti di sfruttamento fra le classi e con ciò le stesse classi. Contro la tirannia capitalista, la classe operaia si è manifestata per la prima volta nel XIX secolo, nelle rivolte che hanno attraversato tutto il continente europeo, ed ha preso il potere per un breve periodo nel 1871 a Parigi. Ha poi rovesciato il potere della classe dei capitalisti in Russia con la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, si è organizzata come classe dominante edificando l'Unione Sovietica, ha compiuto dei passi da gigante durante quasi mezzo secolo sulla via dell'abolizione dello sfruttamento dell'uomo sull’uomo. Noi, Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti dei quattro angoli del mondo riuniti in una Conferenza Internazionale (CIPOML), chiamiamo, in occasione del XX anniversario (*) della nostra unità, la classe operaia del mondo ed i popoli oppressi, la gioventù, ad unirsi contro la borghesia internazionale e l'imperialismo ed a rafforzare di nuovo la lotta di liberazione. Proletari di tutti i paesi, lavoratori! Il mondo diviso tra sfruttatori e masse sfruttate, tra imperialisti e popoli oppressi va verso un nuovo periodo di sconvolgimenti e di rivoluzioni.  Il capitalismo, che non ha più nulla da offrire alle masse sfruttate, ha maturato a un tal grado, più di ogni altro momento della storia, le premesse del socialismo. E quando parliamo di maturità dobbiamo considerare sia in termini quantitativi, sia in termini qualitativi la classe operaia e i lavoratori che consolidano le loro posizioni e rafforzano le loro organizzazioni in numerosi paesi, traendo lezioni dalle loro stesse esperienze di lotta a livello sindacale e politico, soprattutto dalle grandi lotte di massa che si sviluppano in questi paesi. Anche se le loro rivoluzioni sono state manipolate in paesi come la Tunisia e l'Egitto, il futuro appartiene alla classe operaia ed ai lavoratori del mondo che accumulano una ricca esperienza per andare sempre più lontano. successi e le esperienze acquisiti nelle grandi ondate rivoluzionarie delle lotte nazionali e sociali di tutti i paesi del mondo, dimostrano che possiamo avanzare di nuovo verso la vittoria, e questa volta con più forza e in maniera più completa. Le nostre lotte di liberazione nazionale e sociale assumeranno forme particolari e seguiranno il proprio cammino, a seconda dei paesi; quanto ai loro contenuti prenderanno un carattere internazionalista, essendo componenti del processo unico della rivoluzione proletaria mondiale. Di qui la responsabilità di consolidare e rafforzare la nostra unità ed organizzazione a livello nazionale ed internazionale.
Il socialismo vincerà! Viva l'internazionalismo! Proletari di tutti i paesi e popoli oppressi, unitevi!
Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni
Marxisti-Leninisti (CIPOML)

(*) La I Conferenza si tenne a Quito (Ecuador) nel 1994.
BOICOTTIAMO LE ELEZIONI EUROPEE 2014

NESSUN VOTO ALL’UNIONE EUROPEA DELLE BANCHE E DEI PADRONI, RIFIUTIAMO LA POLITICA DI AUSTERITA’ E DI GUERRA!

Il prossimo 25 maggio saremo chiamati a votare per il parlamento dell’Unione Europea (UE). Che cosa è la UE? Quali interessi difende?
      La UE è un’organizzazione di carattere imperialista, neoliberista, reazionaria, guerrafondaia e antidemocratica nella sua essenza, basata su un accordo voluto dagli Stati europei più ricchi e potenti, dai monopoli capitalistici per intervenire nella spartizione delle ricchezze del mondo e delle “sfere di influenza” politica e militare.
La UE è l’artefice e il garante delle politiche di austerità, del Fiscal compact, del pareggio di bilancio, delle direttive contro gli operai, le donne, i giovani, i migranti.
E’ la promotrice del taglio delle pensioni e dei servizi pubblici, delle privatizzazioni delle aziende statali e municipalizzate per pagare il debito-truffa “pubblico” in mano a banche e investitori finanziari, della liberalizzazione dei movimenti di capitale con cui si ingrassano fondi speculativi e mafie.
E’ dunque uno strumento voluto dall’oligarchia finanziaria per imporre duri sacrifici alla classe operaia e ai popoli, installare governi di rapina e sopprimere una dopo l’altra le conquiste ottenute con decenni di lotte.
La natura reazionaria e guerrafondaia della UE è dimostrata dalle ingerenze e dalle aggressioni militari ai danni di paesi indipendenti, compiute assieme alla NATO, dal sostegno a forze fasciste e ultranazionaliste, mentre si criminalizza la protesta sociale e si rafforza la repressione poliziesca e militare contro i movimenti che resistono alle misure antipopolari.
I trattati e le politiche voluti da Bruxelles sono incompatibili con la Costituzione italiana. L’adesione a questi trattati e l’applicazione di queste politiche è un tradimento dei principi  e dei contenuti democratici in essa introdotti a seguito della Resistenza. E’ un delitto commesso dalla classe dominante che, a forza di inganni, menzogne e modifiche legislative, liquida i nostri diritti, a partire da quello al lavoro.
E’ in atto un processo di crescente trasformazione autoritaria e reazionaria dell’apparato statale, voluto dal grande capitale e attuato dai suoi governi in nome dell’UE.
Oggi il governo Renzi, insediato con una manovra di palazzo, senza alcun mandato popolare, intende portare avanti questo processo con le controriforme del lavoro, politiche e istituzionali.
Quale modello di società si vuole realizzare sotto la bandiera dell’UE? Una società soffocata dalla legge del massimo profitto, rapinata da fameliche oligarchie economiche e finanziarie, oppressa da tecnocrati che distruggono le conquiste dei lavoratori, la libertà, la sovranità e l’indipendenza dei popoli.
Dalla adesione allo SME e all’euro, dal trattato di Maastricht a quello di Lisbona, fino ad oggi, la musica è sempre stata la stessa: crescita della speculazione finanziaria, deindustrializzazione, intensificazione dello sfruttamento, aumento della disoccupazione, della precarietà, smantellamento dello stato sociale, impoverimento di larghe masse lavoratrici e popolari.
La politica della troika UE-BCE-FMI (Unione Europea-Banca Centrale Europea- Fondo Monetario Internazionale) ha aggravato e prolungato la crisi economica del capitalismo scaricando sui lavoratori e sui popoli tutte le sue conseguenze, spingendoli alla disperazione, distruggendo la loro dignità esistenziale.
Padroni, parassiti e politicanti corrotti mentre si arricchiscono a dismisura, ci  raccontano che è la povera gente a vivere sopra le sue possibilità!      
Continuano a chiederci sacrifici per un domani migliore quando è proprio l’UE a far girare all’indietro la ruota del progresso e dello sviluppo!
Ribellarsi e opporsi è giusto! Gli sfruttati e gli oppressi devono indebolire e spezzare le catene della UE, togliere consenso e delegittimare l’inutile, dannoso e costoso europarlamento, foglia di fico della dittatura del capitale finanziario.
Noi non siamo astensionisti per principio. Siamo per utilizzare, laddove ve ne sono le condizioni, le elezioni e la tribuna parlamentare per sostenere gli interessi operai e popolari, per combattere il capitalismo anche dall’interno delle sue istituzioni – come fecero il partito bolscevico con Lenin prima della gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre del 1917 e il Partito Comunista d’Italia con Gramsci nel 1924 – dimostrando nel contempo ai settori più arretrati del proletariato che il parlamentarismo borghese dev’essere superato e presto  per via rivoluzionaria.
Queste condizioni nelle elezioni europee oggi non vi sono, a causa di leggi elettorali e soglie di sbarramento antidemocratiche e di stampo fascista, di costi proibitivi, della disinformazione dei principali mezzi di comunicazione. Purtroppo la classe operaia e le masse popolari non possono ancora contare sulla presenza di un forte e combattivo Partito comunista di tipo leninista e di un ampio Fronte popolare che siano in grado di superare questi ostacoli.
Mentre lottiamo per forgiare questi indispensabili strumenti, l’unica scelta valida nell’attuale situazione è quella di negare il voto a partiti reazionari, neoliberisti, populisti, riformisti e a quelli socialdemocratici, revisionisti e opportunisti della falsa e ingannevole sinistra che strumentalmente si definisce comunista e a volte persino sfacciatamente marxista-leninista, che tentino con nuovi espedienti e manovre di ingannare la classe lavoratrice operaia e intellettiva e carpirne il voto, partiti che in vario modo fungono da puntello sociale e istituzionale della UE dei monopoli capitalistici e del capitale finanziario.
Tanto meno è possibile appoggiare carrozzoni elettorali zeppi di intellettuali borghesi radical chic, social-liberisti e opportunisti di tutte le risme che spargono micidiali illusioni sulla riforma della UE favorendo divisioni nel campo popolare.
      Pertanto nessun voto alla UE delle banche e dei padroni, dell’austerità, del  Fiscal compact, delle missioni di guerra! Fuori l’Italia dalla UE, dall’euro e dalla NATO! Rifiutiamoci di pagare il debito! Solidarietà internazionalista ai lavoratori e ai popoli che lottano e resistono all’offensiva capitalista e imperialista!
      La protesta operaia e popolare si esprima nelle elezioni europee del 25 maggio 2014 con l’astensione protagonista e militante di massa! Manifestiamo in questo modo la nostra ribellione e opposizione di classe e rivoluzionaria alle imposizioni e alle politiche criminali della UE!
      Rialziamo la testa e avanziamo nell’organizzazione e nella lotta per costruire una società fondata sul potere politico della classe lavoratrice e sulla proprietà comune dei mezzi di produzione. 
      Chiamiamo le forze del movimento comunista ed operaio, la gioventù rivoluzionaria, gli intellettuali d’avanguardia, gli antifascisti, gli organismi di classe, sindacali e popolari, gli antimperialisti, i sinceri progressisti e democratici ad aderire a questo appello. Realizziamo l’unità d’azione per boicottare le elezioni europee e lavoriamo per una manifestazione nazionale unitaria in campagna elettorale.
Roma, 30 marzo 2014

Comitato Nazionale di Unità Marxista-Leninista
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista

Per adesioni: conuml@libero.it
               
STALIN: CENNI BIOGRAFICI

Contributo del compagno Vincenzo Cialini 

21 dicembre 1879
Giuseppe Vissarionovic Giugasvili nasce il 21 dicembre a Gori, un villaggio della Georgia. Suo padre, Vissarion Giugasvili, è calzonaio, la madre Caterina Gheoghievna è figlia di un contadino asservito.

Settembre 1888
Il piccolo Giuseppe Giugasvili entra nella scuola religiosa di Gori poiché, vista la sua intelligenza, i genitori intendono farlo studiare nonostante la loro povertà.
Giugno 1894
Termina brillantemente gli studi nella scuola di Gori.
Settembre 1894
Entra nel seminario di Tiflis, dove anche il padre, sopraffatto dalla concorrenza della produzione industriale, è costretto a trasferirsi per cercare lavoro come operaio salariato.
1894-1899
Il regime tirannico esistente nel seminario risveglia in Giuseppe Giugasvili, che si distingue per insofferenza di ogni forma di oppressione di ciò che si insegna al seminario, lo spirito della ribellione . Studia quanto è indispensabile per sostenere gli esami e si dedica invece allo studio di questioni più vive e alle più svariate letture. E´ questo il periodo della sua formazione iniziale come marxista e militante rivoluzionario.
Inizi del 1895
Giuseppe Giugasvili prende contatto con gruppi clandestini di marxisti rivoluzionari russi esiliati in Transcaucasia dal governo zarista. «Questi gruppi - disse in seguito Stalin - esercitarono su di me una forte influenza e mi dettero il gusto degli scritti marxisti clandestini». Inizia l´attività politica e dirige i circoli marxisti degli studenti.
1896
Giuseppe Giugasvili è alla testa dei gruppi marxisti che si formano nel seminario e inizia lo studio dei classici del marxismo. Legge il I° volume del Capitale, il Manifesto dei comunisti, il saggio di Engels sulle condizioni della classe operaia in Inghilterra e il saggio di Lenin Che cosa sono gli  "amici del popolo" e come lottano contro i socialdemocratici. Già, alla scuola di Gori egli si era formato opinioni materialistiche e ateistiche grazie alla lettura di opere scientifiche. In seminario, oltre ai testi del marxismo, egli legge e studia Galileo e Copernico, Darwin, Feuerbach, Spinoza, Bielinski, Dobroliubov, Tolstoi, Dostojevski, Gogol, Cernicewski e altri classici e critici russi e stranieri. Nello stesso anno si mette in collegamento col circolo degli operai de1 tabacchificio.
Gennaio 1898
È incaricato di dirigere uno dei più importanti circoli marxisti di Tiflis: il Circolo operaio delle Officine ferroviarie principali.
Agosto 1898
Entra nell´organizzaione socialdemocratica rivoluzionaria georgiana «Messame dessi» e successivamente nell´organizzazione di Tiflis del Partito operaio Socialdemocratico della Russia. Prende posizione per la corrente marxista rivoluzionaria contro quella riformista legalitaria.
Dall´agosto 1898 al maggio 1899
Stalin continua il suo lavoro di propaganda e di organizzazione occupandosi particolarmente del circolo delle Officine ferroviarie. «In quel circolo - scriverà trenta anni dopo - ebbi la prima formazione di militante rivoluzionario». Nel seminario si incominciano a nutrire sospetti sul suo conto. Viene ripetutamente sorpreso a leggere libri proibiti, il suo bagaglio viene perquisito e i suoi libri sequestrati. Viene ammonito e punito.
27 maggio 1899
Viene espulso dal seminario per "idee sovversive" e propaganda del marxismo.
28 dicembre 1899
Dopo aver vissuto alcuni mesi dando lezioni, si impiega come osservatore calcolatore all´osservatorio astronomico di Tiflis, continuando la sua attività di propagandista, agitatore e organizzatore.

1900-1902
Si intensifica la lotta della minoranza rivoluzionaria nell´organizzazione socialdemocratica di Tiflis. Stalin e i suoi compagni passano dalla propaganda politica nei piccoli circoli operai al lavoro politico tra le grandi masse; organizzano piccole tipografie illegali, stampano e diffondono manifestini, creano nuove organizzazioni, dirigono gli scioperi e le prime manifestazioni politiche dei lavoratori; prendono contatti con i rappresentanti del gruppo leninista dell´Iskra.
23 aprile 1900
Alla periferia di Tiflis Stalin parla a una manifestazione operaia per il 1° Maggio.
Agosto 1900
Stalin dirige con Kalinin un grande sciopero alle Officine ferroviarie.
Gennaio 1901
Giunge nel Caucaso il primo numero dell´Iskra e Stalin fa proprie le idee e le direttive di Lenin circa la creazione del partito proletario.
21 marzo 1901
La polizia zarista perquisisce la camera di Stalin all´osservatorio di Tiflis.
28 marzo 1901
Saputo di un mandato di cattura spiccato contro di lui, Stalin abbandona l´Osservatorio e passa alla vita illegale. Da questo momento la lotta rivoluzionaria sarà l´unica sua attività.
Settembre 1901
Per iniziativa di Stalin e di Ketskhoveli esce a Baku il primo numero del giornale illlegale Brdzola (la lotta) in lingua georgiana, con lo stesso orientamento dell´lskra di Lenin. L´editoriale è di Stalin.
Novembre 1901
Stalin viene eletto membro del comitato dell´organizzazione socialdemocratica di Tiflis. Alla fine del mese, per incarico del comitato stesso, si reca a Batum dove organizza circoli operai nei principali stabilimenti industriali e costituisce l´organizzazione socialdemocratica.
31 dicembre 1901
La conferenza dei rappresentanti dei circoli operai elegge un comitato designando Stalin a dirigerne l´attività: è il comitato della corrente iskrista-leninista di Batum.
31 gennaio-17 febbraio 1902
Stalin dirige ora per ora e guida alla vittoria un grande sciopero allo stabilimento Mantascev. È costantemente fra gli operai e li aiuta risolvere tutte le questioni, anche minime, che si presentano nel corso della lotta; è alla loro testa quando scendono in strada e affrontano la polizia.
9 marzo 1902
Stalin guida una manifestazione imponente alla quale partecipano più di seimila persone. La truppa spara uccidendo quindici operai
6 aprile 1902
È arrestato e rinchiuso nel carcere di Batum.
Dal carcere si collega con l´organizzazione del partito, ne dirige il lavoro, scrive manifestini, organizza piccoli movimenti fra i detenuti: «In carcere - dice Stalin - bisogna lavorare il doppio per uscirne più preparati».
Marzo 1903
Il Congresso dell´organizzazione socialdemocratica del Caucaso costituisce l´Unione del Caucaso del Partito Operaio Socialdemocratico della Russia. Stalin, benché si trovi in carcere, è eletto nel comitato direttivo.
Novembre 1903
Viene deportato nella Siberia orientale dove riceve una lettera di Lenin che gli espone il piano di lavoro per l´organizzazione del partito.
Gennaio 1904
Fugge dal luogo di deportazione. Fino al 1917 sarà arrestato e deportato per ben sei volte, e ogni volta riuscirà a fuggire e a riprendere con nuova lena l´attività rivoluzionaria.
Febbraio 1904
Stalin è a Tiflis e prende la direzione dell´Unione del Caucaso del POSDR.
Febbraio-dicembre 1904
Svolge un intenso lavoro di orientamento, di direzione e di costruzione del partito in tutta la
Transcaucasia e dirige la lotta per la convocazione del III° Congresso.
13 dicembre 1904
Stalin è alla testa di un poderoso sciopero generale di 20 giorni scoppiato a Baku, il primo grande
movimento del periodo della rivoluzione del 1905.
1905
A febbraio, in risposta ai provocatori zaristi che hanno causato un massacro, con devastazioni e saccheggi, fra tartari e armeni di Baku, e che tentano di provocare un massacro anche a Tiflis eccitando gli uni contro gli altri i cittadini delle varie nazionalità, l´organizzazione bolscevica diretta da Stalin organizza una grande manifestazione. Alcune migliaia di armeni, georgiani, tartari e russi si raccolgono nel recinto della cattedrale e si giurano aiuto reciproco. Il giorno dopo la manifestazione si rinnova: ottomila manifestanti partono dalla cattedrale ortodossa, si portano poi alla sinagoga, alla moschea, al cimitero persiano, rinnovando il giuramento di fraternità. La provocazione zarista è spezzata e un passo decisivo è compiuto sulla via dell´unione fra i lavoratori delle varie nazionalità del Caucaso.
La lV Conferenza bolscevica del Caucaso diretta da Stalin decide di intensificare la lotta per la preparazione dell´insurrezione e intensifica la lotta contro i menscevichi.
Alla I Conferenza generale dei bolscevichi che si tiene a Tammerfors incontra Lenin per la prima volta.
Aprile 1906
Stalin è delegato al IV Congresso del POSDR a Stoccolma e difende a fianco di Lenin, contro i menscevichi, la linea seguita dai bolscevichi nella rivoluzione
Aprile-maggio 1907
Si reca a Londra per partecipare al V Congresso del POSDR. Al ritorno si reca a Baku dove si impegna a fondo nella lotta contro i menscevichi. Pubblica e dirige vari giornali, tra cui il Proletario di Baku.
Giugno-dicembre 1907
Stalin dirige la campagna elettorale, guida gli operai dell´industria petrolifera alla conclusione di un contratto collettivo, pubblica giornali, mobilita le masse in lotte politiche contro lo zarismo, quando su tutta la Russia pesa già la cappa della reazione. Lenin definisce gli operai di Baku guidati da Stalin «Gli ultimi mohicani dello sciopero politico di massa» . In tutto il periodo della ritirata del movimento operaio e democratico, Stalin si batte per difendere l´esistenza e l´integrità del partito contro coloro che vorrebbero liquidarlo: sostiene che anche nell´ora della ritirata bisogna rimanere al proprio posto «senza mai perdere la calma, la padronanza di sé, il sangue freddo e la prudenza».
25 marzo 1908
Stalin è nuovamente arrestato.
Febbraio 1909
Dopo otto mesi di carcere, viene deportato in un villaggio del governatorato di Vologda. Durante il viaggio si ammala di tifo
24 giugno 1908
Stalin evade di nuovo. Si reca prima a Pietroburgo, poi ritorna a Baku dove riprende il suo lavoro e dirige la lotta  contro i menscevichi che si pronunciano per la liquidazione del partito.
Inizio del 1910
Stalin viene nominato rappresentante del Comitato centrale del partito.
28 marzo 1910
È nuovamente arrestato.
Settembre 1910
Dopo sei mesi di carcere viene nuovamente deportato nel governatorato di Vologda
Luglio 1911
È autorizzato a trasferirsi nella città di Vologda.
7 settembre 1911
Elude la sorveglianza della polizia e si reca a Pietroburgo.
9 settebre 1911
È arrestato e nuovamente tradotto a Vologda.
Gennaio 1912
A Praga, alla VI Conferenza del partito, nella quale i menscevichi vengono espulsi e i bolscevichi si organizzano in partito indipendente, Stalin, benchè assente, viene chiamato a far parte del Comitato centrale del nuovo partito e incaricato della direzione del lavoro politico all´interno della Russia. Informato da Ordzonikidze, fugge dalla deportazione a cui è stato costretto nuovamente, ritorna nel Caucaso per organizzarvi il lavoro dei bolscevichi, e poi passa a Pietroburgo e fonda la Pravda (= verità), un giornale per la classe operaia, di orientamento e guida per le lotte di massa.
22 aprile 1912
Lo stesso giorno in cui esce il primo numero della Pravda con il suo articolo «I nostri scopi», viene di nuovo arrestato.
2 luglio 1912
Dopo più di due mesi di carcere, è deportato in Siberia da dove evade il 1° settembre. Il 12 dello stesso mese è di nuovo a Pietroburgo dove dirige la campagna per le elezioni alla IV Duma.
Settembre-novembre 1912
Stalin organizza la lotta contro i menscevichi liquidatori, organizza uno sciopero contro un abuso elettorale ai danni degli operai, elabora il mandato degli operai pietroburghesi al loro deputato, si reca a Mosca per stabilire i collegamenti con i nuovi deputati bolscevichi alla Duma.
Primi giorni di novembre 1912
Si reca a Cracovia dove è stato chiamato da Lenin per partecipare a una riunione. Rientra a Pietroburgo dove dirige per qualche tempo il lavoro del gruppo parlamentare bolscevico.
Dicembre 1912-gennaio 1913
Ritorna prima a Cracovia per una importante riunione del Comitato centrale, poi si trasferisce a Vienna dove fra l´altro scrive l´importante saggio teorico Il marxismo e la questione nazionale  in cui si rivela conoscitore approfondito del problema dei rapporti tra le varie nazionalità. Al rientro a Pietroburgo, il 23 febbraio, è arrestato di nuovo e deportato prima nuovamente in Siberia, poi, per timore di una nuova evasione, in un piccolo villaggio oltre il circolo polare artico, da cui lo libererà la rivoluzione del febbraio 1917.
1914-1916
Durante la prigionia prende contatto con altri bolscevichi deportati in altre località dell´estremo nord e partecipa, sia pure da lontano, al dibattito sulla guerra imperialista e contro l´opportunismo della II Internazionale e di Plekhanov.
Dicembre 1916
È chiamato alle armi, ma la comrnissione di leva lo esornera dal servizio al fronte e lo invia ad Acinsk dove lo raggiunge la notizia della rivoluzione di febbraio.
Marzo 1917
Stalin torna a Pietrogrado, dove il partito lo incarica della direzione della Pravda e lo delega a far parte del Comitato esecutivo del Soviet di Pietrogrado. Mentre si attende il ritorno di Lenin dalla Svizzera, Stalin, insieme a Molotov, è alla testa della maggioranza del Comitato centrale, fa fronte alle tendenze opportuniste che si manifestano nel partito e che chiedono una politica di appoggio incondizionato al governo provvisorio.
Aprile 1917
Stalin accoglie alla stazione Lenin che torna dal lungo esilio ed è costantemente al suo fianco. Nella VII Conferenza del partito sostiene il piano rivoluzionario esposto nelle "tesi di aprile" che vengono approvate, con la prospettiva della lotta per il passaggio ininterrotto dalla rivoluzione democratica alla rivoluzione socialista. È in questo periodo che si acutizzano le divergenze e le contraddizioni contro il trotzkismo e l´opportunismo di Kamenev. Presenta anche un rapporto sulla questione nazionale riconfermando il diritto delle nazioni di decidere delle loro sorti e di costituirsi in Stati indipendenti. Dopo la Conferenza viene costituito l´ufficio politico del Comitato centrale del partito e Stalin è chiamato a farne parte. Si occupa attivamente della propaganda tra i soldati, scrive regolarmente sui giornali del partito, partecipa al lavoro del Comitato del partito di Pietrogrado, presenta un rapporto sul movimento nazionale e i reggimenti nazionali a una Conferenza militare del partito.
Giugno 1917
Organizza a Pietrogrado la grande manifestazione operaia del 18 giugno.
20 giugno 1917
Il I Congresso dei Soviet elegge Stalin membro del Comitato esecutivo centrale.
Luglio 1917
Dopo le giornate del luglio, Stalin contribuisce in modo decisivo a salvare Lenin, ricercato dalla polizia di Kerenski, impedendogli di costituirsi  come volevano Kamenev, Rykov e Trotzky. Lenin è costretto a nascondersi, e, come dirà la Krupskaia nelle sue memorie, fu proprio Stalin a salvargli la vita convincendolo a non consegnarsi.
Fine luglio-agosto 1917
Lenin passa nell´illegalità, e Stalin, assieme a Sverdlov, dirige i lavori del Vl Congresso del Partito nel quale tiene il rapporto principale sull´attività del Comitato centrale e sulla situazione politica, fissando i compiti e la tattica del partito nella lotta per la rivoluzione socialista, sostenendo, in aspra polemica con i trotskisti, che la rivoluzione poteva vincere in Russia prima che in occidente. Il Congresso dà ragione alla tesi di Lenin e Stalin e decide la preparazione dell´insurrezione. Stalin mantiene i contatti del partito con Lenin, costretto a restare lontano da Pietrogrado, per organizzare la battaglia decisiva.
16 ottobre 1917
Il Comitato centrale costituisce il "Centro rivoluzionario militare", un organismo ristretto che ha il compito di preparare e dirigere l´insurrezione. Stalin viene posto alla testa di questo Centro.
24 ottobre 1917
Stalin respinge un attacco armato del governo di Kerenski contro il quotidiano del partito e pubblica l´articolo Che cosa ci occorre, che è un appello all´insurrezione.
25 ottobre 1917
Preso il potere con la vittoria della rivoluzione, Stalin entra a far parte del governo dei soviet come commissario del popolo per le questioni nazionali. Terrà questo incarico fino al 1923. È un posto decisivo per tutti i grandi avvenimenti che seguono e portano, via via, alla nascita delle repubbliche sovietiche dell´Ucraina, della Bielorussia, della Transcaucasia, dell´Asia Centrale, delle repubbliche e regioni autonome.
Novembre 1917-estate 1919
Oltre a portare avanti la sua azione nel governo sovietico, Stalin si impegna nelle lotte interne al partito e nella liquidazione di Kerenski e dei vecchi generali zaristi. Partecipa alla elaborazione della prima costituzione sovietica e, per incarico del Comitato centrale, organizza una conferenza di socialisti della corrente rivoluzionaria di vari partiti d´Europa e d´America. Sulla questione della pace di Brest-Litovsk è decisamente schierato con Lenin contro Trotski, le cui posizioni avventuriste consentono alla Germania di penetrare ancora più all´interno del territorio sovietico e ostacolano lo sviluppo dell´alleanza tra la classe operaia e i contadini-soldati che vogliono la pace. Nel marzo 1918 il VII Congresso del partito approva le posizioni di Lenin sulla questione della pace e nomina una commissione, sotto la direzione di Lenin, incaricata di elaborare il programma del partito. Stalin ne fa parte. Infine, iniziato l´intervento armato contro la rivoluzione, è impegnato continuamente sul fronte politico e militare per difendere il potere sovietico. Ha un ruolo di enorme importanza nella guerra civile partecipando direttamente alla conduzione delle operazioni militari su tutti i fronti: prima spezza l´offensiva delle truppe controrivoluzionarie bianche a Zaritzin (che poi prenderà il nome di Stalingrado); organizza la liberazione di Karkov e di Minsk; batte Kolciak sul fronte orientale; più tardi dirige la difesa di Leningrado; combatte sul fronte di Smolensk e, sul fronte meridionale, guida la controffensiva che annienta Denikin. Nell´offensiva contro le truppe polacche è commissario politico della leggendaria armata a cavallo di Budionny. Combatte in Crimea, ributtando a mare Wrangel e ponendo fine alla guerra civile.
Nel frattempo, nel novembre 1918, è stato chiamato a far parte del Consiglio della difesa dove esercita le funzioni di sostituto di Lenin. Nel marzo 1919 è nominato Commissario del popolo per il controllo statale e poi, nel 1921, dirigente del "Rabkin" (Ispezione operaia e contadina), organismo voluto da Lenin per la lotta al burocratismo e all´inefficienza. Terrà questo incarico fino all´aprile 1922 e, in quella responsabilità, organizza la più larga partecipazione dei lavoratori alla direzione dello Stato.
1921
Su proposta di Stalin, l´Armata Rossa entra in Georgia e stronca l´ultimo focolaio controrivoluzionario. Al termine della guerra civile, Stalin si impegna a fianco di Lenin nella lotta sul fronte interno del partito. Bisogna risolvere il problema di passare dal comunismo di guerra a una politica che incoraggi i contadini a produrre e permetta la ripresa economica del Paese. Contro i trotzkisti che vogliono ancora stringere la vite del comunismo di guerra, Stalin è in prima linea. Al X Congresso si oppone, insieme a Lenin, al tentativo di Trotsky di sottoporre gli operai ad una disciplina militare, sottolineando la necessità della persuasione, e che i sindacati siano scuola di comunismo. Il Congresso respinge anche le posizioni ultra-democraticistiche e anarcoidi della cosiddetta "Opposizione operaia" e proibisce i gruppi frazionisti. In questo periodo Stalin presenta anche una relazione per una politica che acceleri il progresso delle Repubbliche sovietiche arretrate.
3 aprile 1922
Il Comitato centrale del partito, su proposta di Lenin, elegge Stalin Segretario generale del Comitato centrale del Partito, nuova carica istituita dall´XI Congresso.
Aprile 1923
Stalin presenta la relazione del Comitato centrale al XII Congresso del partito, al quale Lenin, malato, non può partecipare; respinge le manovre dei trotzkisti e dei bukariniani che considerano la "NEP" (nuova politica economica) come una capitolazione; promuove la lotta contro le tendenze nazionalistiche.
21 gennaio 1924
Muore Lenin.
29 gennaio 1924
Stalin viene rieletto membro del Comitato esecutivo centrale dell´U.R.S.S.
23-31 maggio 1924
Stalin dirige i lavori del XIII Congresso del partito. Il 24 presenta al Congresso la relazione organizzativa del Comitato centrale. Il 29 viene rieletto membro del Comitato centrale.
2 giugno 1924
Alla riunione del Comitato centrale Stalin viene eletto membro dell´Ufficio politico, dell´Ufficio di organizzazione, della Segreteria e Segretario generale del C.C.
17 giugno-8 luglio 1924
Stalin partecipa attivamente ai lavori del V Congresso dell´Internazionale Comunista; viene eletto alla presidenza del Congresso stesso e chiamato a far parte delle principali commissioni e presiede i lavori di quella politica. Al termine del Congresso viene eletto membro del Comitato esecutivo dell´Internazionale e nella sua presidenza.
1924-1927
Guida la lotta del Partito contro le posizioni disfattiste dei trotzkisti che sostengono sia impossibile edificare il socialismo in URSS se prima non interviene la rivoluzione in Occidente. Stalin sostiene il principio leninista che è possibile costruire il socialismo anche in un solo paese e che la rivoluzione russa non deve "marcire" nell´attesa della rivoluzione in Occidente. Sconfigge anche le posizioni di Kemenev e Zinoviev che si oppongono all´industrializzazione dell´U.R.S.S. La lotta contro le posizioni del blocco trotzkista e zinovievista si conclude il 14 novembre 1927 con la espulsione dal partito di Trotzky e Zinoviev decisa in riunione congiunta dal Comitato centrale e dalle commissioni di controllo. Il XV Congresso del partito, nel dicembre successivo, approva la proposta di Stalin di superare il ritardo dell´agricoltura sovietica procedendo alla collettivizzazione attraverso il raggruppamento delle piccole aziende contadine.
1928-1929
Inizia l´offensiva dei contadini poveri e medi contro i "kulaki" (contadini ricchi) e contro il loro "sciopero del grano". Il Partito, diretto da Stalin, batte e respinge la deviazione di destra di Bucharin e Rykov, sostenitori della via capitalistica di sviluppo delle campagne ("arricchitevi"!). Viene approvato il primo piano quinquennale.
1930-1933
Stalin è impegnato nella realizzazione del piano quinquennale che, in realtà, raggiunge i suoi obbiettivi in quattro anni. Dopo l´andata al potere di Hitler, dà una precisa definizione del fascismo che è rimasta famosa: «dittatura terroristica aperta degli elementi più reazionari, più sciovinisti e più imperialisti del capitale finanziario».
1934
Al XVII Congresso, il partito si presenta con un ricco bilancio di vittorie in tutti i campi. Ogni opposizione aperta è scomparsa. Di fronte agli incontestabili successi e all´inevitabile isolamento cui sarebbero condannati con una tattica di attacco aperto, i nemici del partito ricorrono all´azione clandestina, al sabotaggio e al terrorismo. Il 1° dicembre, a Leningrado, è assassinato Kirov, uno dei massimi dirigenti bolscevichi, stretto collaboratore e compagno di lotta di Stalin.

1935-1939
Al Comitato Centrale, Stalin afferma che bisogna respingere la teoria opportunista della estinzione della lotta di classe man mano che procede la costruzione del socialismo. Al contrario: i nemici di classe non disarmano e ricorrono a nuove e più disperate forme di lotta.
In questo periodo, il Partito e lo Stato sovietico, con una azione energica e con l´attivo contributo delle masse, smascherano e pongono fine all´attività controrivoluzionaria di spie, sabotatori e agenti del nemico infiltrati. Se vi sono eccessi, come Stalin stesso riconoscerà autocriticamente al XVIII Congresso, e che del resto erano inevitabili, nell´essenza il movimento di epurazione colpisce nel giusto e grazie ad esso il fronte interno si presenta più che mai solido di fronte alla guerra imminente. I legami del Partito con le masse si rafforzano e si estendono sempre di più. Il movimento stachanovista testimonia dell´attaccamento della classe operaia al potere sovietico, e del grande slancio nella edificazione del socialismo.
1935
Il VII Congresso dell´Internazionale Comunista, contro i pericoli di guerra rappresentati dal nazifascismo, lancia la parola d´ordine dei fronti popolari e della più ampia unità antifascista. L´URSS è alla testa nella denuncia e nello smascheramento delle manovre nazifasciste: avanza alla Società delle Nazioni precise proposte per il disarmo e la sicurezza collettiva, ma Francia e Inghilterra le respingono.
Novembre 1936
L´VIII Congresso dei Soviet approva il progetto di nuova Costituzione dell´URSS.
Aprile 1937
Il secondo piano quinquennale viene realizzato con nove mesi di anticipo.
1939
Il patto di non aggressione tra URSS e Germania spezza il tentativo delle potenze capitalisliche occidentali di dirottare le ambizioni naziste esclusivamente verso l´URSS, tentativo che aveva avuto nella vergognosa conclusione della conferenza di Monaco la più clamorosa manifestazione.
1941
Al momento dell´aggressione hitleriana l´URSS si è enormemente rafforzata e il fronte antifascista si è fatto molto più esteso. Il 6 maggio Stalin è nominato Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo. Il 22 giugno la Germania aggredisce l´URSS. Il 30 giugno Stalin è nominato presidente del Comitato di Difesa dello Stato e assume personalmente la direzione della guerra e di tutte le forze armate sovietiche. In un celebre discorso radiotrasmesso, esorta i popoli sovietici e di tutto il mondo alla resistenza e alla riscossa (3 luglio). Batte il tentativo di Hitler di occupare Mosca: per la prima volta, le armate naziste si vedono ricacciate indietro per oltre quattrocento chilometri.
1942
L´Esercito Rosso e il popolo, per ordine di Stalin, impegnano ogni energia nella gloriosa battaglia di Stalingrado: prima nella sua difesa strenua ed eroica, poi nella controffensiva che segna la svolta decisiva nella seconda guerra mondiale.
1943
Il 6 marzo il Presidium del Soviet Supremo dell´URSS nomina Stalin Maresciallo dell´Unione Sovietica. In agosto vengono già prese misure urgenti per la ricostruzione dei territori liberati dall´occupazione tedesca. A novembre Stalin partecipa con Roosevelt e Churchill alla Conferenza di Teheran nella quale viene approvata una dichiarazione sulle azioni di guerra comuni e sulla collaborazione delle tre potenze nel dopoguerra.
1944
Su proposta di Stalin, il Soviet supremo delI´URSS decide la costituzione di Commissariati del Popolo
per gli esteri e per la difesa nelle singole repubbliche federali dell´Unione Sovietica
1945
In gennaio, per aiutare gli alleati che sul fronte occidentale sono in pericolo nelle Ardenne, Stalin anticipa di otto giorni l´offensiva prevista sul fronte russo dal Baltico ai Carpazi. L´offensiva tedesca sul fronte occidentale viene interrotta. Churchill esprime "con tutta l´anima" la sua gratitudine a Stalin per "la gigantesca offensiva" sovietica.
In febbraio Stalin partecipa alla Conferenza di Yalta con i dirigenti degli Stati Uniti e dell´Inghilterra. Il 21 aprile firma un trattato di amicizia con la Repubblica polacca liberata.
L´Armata Rossa che ha sostenuto il principale peso militare della guerra - gli Alleati si sono decisi ad aprire un secondo fronte in Normandia solo nel giugno 1944 - giunge in una rapidissima avanzata fino nel cuore della Germania. II nazismo è sconfitto, a Berlino sventola la bandiera rossa.
Il 27 giugno Stalin viene nominato generalissimo dell´Unione Sovietica.
Dal 17 luglio al 2 agosto Stalin partecipa alla Conferenza di Potsdam dove sostiene l´applicazione delle misure pratiche tendenti a rendere stabile e solida la pace in Europa. Per accelerare la fine della guerra su tutti i fronti, a nome del governo sovietico, accetta di intervenire nella guerra contro il Giappone che si arrende il 2 settembre.
1946-1953
Stalin si dedica alla ricostruzione e allo sviluppo delle forze della società socialista e prepara il quarto piano quinquennale. L´imperialismo ha avviato la "guerra fredda" e Stalin ammonisce i fomentatori di guerre a desistere dalla loro azione. Chiede un controllo internazionale sull´energia atomica e riconferma la sua persuasione che la coesistenza pacifica dei due sistemi socialista e capitalista è possibile a condizione che i trattati internazionali vengano scrupolosamente rispettati, che l´indipendenza delle nazioni e la loro sovranità vengano difese, che le nazioni abbiano uguali diritti.
Denuncia il revisionismo di Tito e, nel frattempo, guida all´interno la rapida opera di ricostruzione e all´esterno il fronte mondiale dei popoli contro l´imperialismo. Orienta la politica sovietica verso il rispetto della sovranità e dell´indipendenza delle piccole nazioni e verso la coesistenza pacifica. Ma non rinuncia, però, ad un´attenta difesa del campo socialista, a rafforzare le forze che lottano per la pace e a sostenere la lotta dei lavoratori e dei popoli.
5 marzo 1953
Il 5 marzo muore. In tutto il mondo la sua scomparsa suscita una emozione senza precedenti tra i rivoluzionari, i lavoratori e tutta l´umanità progressista.

Ai marxisti-leninisti, alla classe operaia, alle masse lavoratrici, alle donne e ai giovani degli strati popolari e a tutte le forze autenticamente rivoluzionarie.

La profonda e prolungata crisi economica del capitalismo, la decomposizione del sistema borghese – che oramai è sul viale del tramonto e quanto prima lo abbatteremo meglio sarà per il genere umano - da cui origina un processo di trasformazioni reazionarie a livello politico e istituzionale, la dittatura sempre più aperta e violenta dell’oligarchia finanziaria, l’offensiva padronale in fabbrica e fuori, la corruzione dilagante, il tradimento da parte del riformismo, della socialdemocrazia e dei vertici sindacali – riposizionatisi apertamente e sfacciatamente a difesa degli interessi della sopravvivenza e sopraffazione del capitalismo finanziario e industriale nazionale e multinazionale - degli interessi e delle aspirazioni operaie e popolari, spingono i comunisti all’unità.
Essa è indispensabile per accrescere i legami con il movimento operaio e popolare, accumulare forze ed esperienze necessarie a dirigere le masse sfruttate e oppresse verso la via di uscita rivoluzionaria dal capitalismo, che è un modo di produzione morente che deve essere abbattuto e sostituito dal socialismo, prima tappa del comunismo.
La lotta di classe si acutizza e la classe operaia ha più che mai bisogno di una adeguata guida ideologica, politica e organizzativa, che orienti e dia una direzione alle sue lotte. Questa guida non può essere che la costruzione di un unico e grande Partito comunista marxista-leninista, presente in campo con la sua battaglia di classe e rivoluzionaria, visibile, riconoscibile dagli operai e dalle masse lavoratrici.
     La costruzione di un grande Partito comunista di natura bolscevica ha la priorità rispetto a ogni altra questione politica ed è determinante per avanzare sulla via dell’Ottobre e del socialismo. I marxisti-leninisti hanno il compito di promuovere e portare avanti il processo di bolscevizzazione del proletariato italiano. Non solo in Italia, ma in tutti i paesi della Terra senza la presenza di un forte Partito bolscevico, costruito secondo le direttive di Lenin e Stalin, non sarebbe possibile nessun’altra  rivoluzione proletaria vittoriosa come quella del grande e glorioso Ottobre e, dunque, nessuna prospettiva concreta per il socialismo.
     Le alleanze di classe e rivoluzionarie da costruire devono essere finalizzate alla conquista del socialismo nel nostro paese. Siamo coscienti che l’insediamento di un governo rivoluzionario per la costruzione del socialismo può nascere solo dalla vittoriosa rivoluzione socialista e dalla conquista del potere politico, economico e sociale da parte del proletariato. Ogni alleanza strategica deve scaturire da tale  metodo di lavoro e prospettiva e ogni alleanza tattica non deve mai offuscare o limitare quella strategica.
Purtroppo nel nostro paese, mentre le condizioni obiettive sono favorevoli allo sviluppo dell’iniziativa e dell’intervento comunista, il fattore soggettivo rimane debole. Le ragioni sono numerose. Fra di esse la pesante eredità del revisionismo (in Italia agiva il maggiore partito revisionista occidentale, cioè il PCI, e ne sono ancora presenti i suoi frammenti), la debolezza teorica e il permanere di pratiche erronee, il localismo, il settarismo, l’ultrasinistrismo, l’aristocrazia sindacale e altro.
Bisogna dunque lavorare per ridurre la forbice fra condizioni oggettive e fattore soggettivo, poggiando su una base corretta ed avanzando verso l’unità dei comunisti, verso un unico Partito comunista del proletariato.
Tale Partito comunista marxista-leninista si forgia all’interno di un processo determinato dagli sviluppi della lotta di classe sul piano nazionale e internazionale, man mano che si pongono all’ordine del giorno le questioni fondamentali. Prende forma nel dibattito e nel lavoro in comune fra i comunisti e i migliori elementi del proletariato, attraverso una battaglia sul terreno teorico, politico e organizzativo, in cui si determinano spostamenti e aggregazioni, si affermano concezioni e pratiche rispondenti ai compiti strategici e tattici che il proletariato deve affrontare nella situazione concreta.
Per avanzare su questa strada, il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e Piattaforma Comunista decidono di costituire il Comitato  Nazionale di Unità Marxista-Leninista (CONUML).
Esso si basa su alcuni principi fondamentali del comunismo:
·       La natura di classe, rivoluzionaria e bolscevica del Partito, organizzato sulla base di un rigoroso centralismo democratico, con l’elettività di tutti gli organi dirigenti del Partito dall’alto al basso, con il rendiconto periodico dell’attività degli organi dirigenti, con la ferrea disciplina unica di Partito e la sottomissione della minoranza alla maggioranza, con l’obbligo incondizionato di applicare le decisioni degli organi superiori da parte degli organi inferiori e di tutti i membri del Partito, e l’incompatibilità con l’esistenza di frazioni.
·       Il riconoscimento della dittatura del proletariato, che è il contenuto essenziale della rivoluzione proletaria.
·       L’affermazione della natura rivoluzionaria della conquista del potere politico da parte del proletariato, e nella fase di costruzione della società socialista, l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio, la loro socializzazione, la liquidazione di ogni sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la pianificazione economica e il controllo operaio, al fine di soddisfare le crescenti esigenze materiali e culturali dell’intera società.
·       La condanna senza appello del rovesciamento della dittatura del proletariato e della restaurazione del capitalismo, ad opera dei revisionisti, dei trotschisti e di tutti i nemici del socialismo.
·       La lotta per la sconfitta ideologica e politica del revisionismo, dell’opportunismo, dell’economicismo, del socialdemocraticismo, del movimentismo, del pacifismo e dell’estremismo.
·       L’internazionalismo proletario.
Il CONUML è composto dai rappresentanti dei partiti e delle altre organizzazioni di classe e rivoluzionarie che saranno ammessi a farne parte. In una prima fase il CONUML avrà come suoi compiti:
a)    creare un quadro stabile di consultazione, scambio di esperienze e di informazioni tra le organizzazioni marxiste-leniniste;
b)    realizzare l’unità d’azione dei marxisti-leninisti nella classe operaia e nelle masse lavoratrici, tra i giovani e le masse popolari, dando vita a iniziative e interventi unitari all’interno delle lotte politiche, sindacali e sociali, nelle ricorrenze del movimento comunista ed operaio, a livello nazionale e locale, sulla base di analisi e proposte condivise.
Nella situazione presente riteniamo come compito urgente lo sviluppo di un’azione di sostegno alle lotte operaie e popolari che si dirigono contro le criminali politiche imposte dal capitale finanziario, che lungi dal risolvere la crisi economica sono dirette a salvaguardare i profitti e i privilegi di una minoranza di sfruttatori e di parassiti.
Svilupperemo pertanto una multiforme attività politica di unità e di lotta, di indispensabile azione comune degli operai e degli altri lavoratori sfruttati contro la classe dei capitalisti e i loro governi borghesi e clericali, coopereremo alla loro organizzazione e allo sviluppo della coscienza di classe, ci sforzeremo di precisare le rivendicazioni economiche e politiche parziali e complessive a favore degli operai, in stretta connessione con gli scopi di questa  lotta: il passaggio rivoluzionario del potere nelle mani del proletariato e dei mezzi di produzione in proprietà sociale.    
Per quanto riguarda l’attività editoriale e l’approfondimento di problemi teorici e storici relativi al movimento operaio e comunista, al marxismo-leninismo e all'attuale situazione italiana e internazionale, il CONUML riconoscendone l’importanza in stretto rapporto con la prassi rivoluzionaria e i compiti di lotta in campo ideologico e politico darà vita a specifiche iniziative in questo campo.
I compiti del CONUML si basano sulle condizioni oggettive oggi esistenti e rispondono a una necessità: l’unificazione e la riorganizzazione dei comunisti, che si concretizzano in modo particolare nel vivo dello scontro di classe, nella mobilitazione della classe operaia e delle masse lavoratrici e negli strati popolari, legando i nostri scopi strategici alle lotte quotidiane.
Con la sua attività il CONUML esprimerà, dunque, coscientemente la necessità dell’unità e dell’organizzazione nella lotta del proletariato per la conquista rivoluzionaria del potere politico e la costruzione del socialismo. Ciò significa che la nostra unità viene a costituirsi su una precisa base di classe e rivoluzionaria e la nostra attività volta all’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo dovrà essere fusa con il movimento operaio e popolare che sorge dalle contraddizioni create dal capitalismo.
Il CONUML si misurerà con l’esigenza insopprimibile dell’unione dei comunisti in un unico e forte Partito comunista che sorga sulle granitiche basi del marxismo-leninismo e dell’internazionalismo proletario. Perciò lavorerà per chiarire e precisare le premesse ideologiche, organizzative e programmatiche del futuro Partito unitario indipendente e rivoluzionario del proletariato, spingendo alla rottura ideologica, politica e organizzativa con i partiti e i gruppi revisionisti e opportunisti e favorendo l’aggregazione delle realtà comuniste e degli elementi avanzati della classe operaia per farlo crescere.
Il CONUML che oggi costituiamo sarà composto dai rappresentanti dei partiti e delle altre organizzazioni di classe e rivoluzionarie che vogliono farne parte aderendo alla presente dichiarazione, lavorando regolarmente  al suo interno, attuando le sue deliberazioni e svolgendo propaganda per il suo sviluppo.
Il CONUML è aperto al dibattito e all’aggregazione di altre forze marxiste-leniniste e allo sviluppo di un vero e proprio grande Partito comunista marxista-leninista organizzato, a condizione che le realtà organizzative che vi aderiranno non abbiano nel loro programma posizioni contrarie o divergenti dalla base ideologica che ci siamo dati e non pratichino una politica in contrasto coi principi del marxismo-leninismo.
I singoli compagni comunisti potranno partecipare al CONUML per il tramite delle forze che ne faranno parte.
Per quanto riguarda il metodo di lavoro esso si baserà sulla collegialità, sulla discussione rispettosa delle diverse posizioni, cercando di raggiungere l’unanimità e solo in ultima analisi applicando il principio guida della maggioranza e della minoranza. Chi non si troverà d’accordo su talune decisioni avrà il diritto di non applicarle, poiché il CONUML non è un’organizzazione politica unica.
In altre parole, i partiti e le altre organizzazioni aderenti al CONUML sino al raggiungimento dell’unità ideologica e politica organica continueranno a mantenere la propria indipendenza e autonomia, vincolandosi unicamente alle iniziative e alle azioni unitarie assunte ed accordandosi piena e reciproca solidarietà.
Il lavoro del CONUML servirà, nelle condizioni attuali, a dare ulteriore impulso al processo di unità dei marxisti-leninisti ed a segnare in modo più incisivo la nostra presenza nelle lotte che si sviluppano nel nostro paese, sviluppando allo stesso tempo un rapporto più consistente e maturo con il movimento comunista ed operaio internazionale, in particolare con la sua espressione più elevata e coerente: la Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti.
Chiamiamo tutti i partiti, le organizzazioni e i gruppi marxisti-leninisti, tutte le forze autenticamente rivoluzionarie alla più netta, completa e definitiva rottura col revisionismo e l’opportunismo, a farla finita con il settarismo e il localismo e a manifestare la volontà di unirsi nel CONUML per rafforzare il processo di unità dei comunisti e gettare le basi di un solo, forte Partito comunista marxista-leninista, strumento nelle mani del proletariato per la conquista della società comunista!
Settembre 2013

Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista
Per contatti e informazioni:
info@pciml.org  
teoriaeprassi@yahoo.it
APPELLO PER UNA CELEBRAZIONE UNITARIA DEL 60° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL COMPAGNO STALIN
Il prossimo 5 marzo si compiranno 60 anni dalla morte del compagno Giuseppe Stalin. In questa
occasione noi comunisti intendiamo ricordare degnamente il suo pensiero e la sua opera. Vogliamo farlo rilanciando e mettendo in risalto il loro significato di classe e rivoluzionario, l’attualità dell’incessante lotta contro il capitalismo e l’imperialismo, per il socialismo e il comunismo che il compagno Stalin ha svolto.
Non una celebrazione retorica o storiografica, dunque, ma un momento e un aspetto del lavoro da
sviluppare, in modo combattivo e unitario, nella situazione concreta, per dare una risposta ideologica e politica all’offensiva della classe dominante e rilanciare le ragioni della rivoluzione sociale del proletariato, per costruire una società senza sfruttamento dell’uomo sull’uomo, senza crisi di sovrapproduzione, disoccupazione cronica, impoverimento materiale e culturale, crescente oppressione delle masse,  parassitismo, reazione sfrenata, guerre di rapina. Facciamo perciò appello per un’iniziativa unitaria in occasione del 60°anniversario, da realizzare in un’ottica di confronto aperto e serrato sulle questioni che la profonda crisi capitalistica pone di nuovo all’ordine del giorno della lotta di classe degli sfruttati: la questione della trasformazione sociale, del benessere dei lavoratori, della pianificazione, della libertà e dell’uguaglianza, della democrazia per la stragrande maggioranza della popolazione. Riteniamo inopportuno e sbagliato, specie nelle condizioni attuali di continue aggressioni reazionariedella borghesia, realizzare su questa scadenza iniziative separate o contrapposte delle forze che si richiamano al movimento comunista ed operaio. Di fronte alla canea antistalinista, cioè anticomunista, che la borghesia e gli opportunisti portano avanti, dobbiamo e possiamo dare una risposta decisa e coesa, facendo pesare la presenza dei comunisti nella situazione italiana. La base politica e ideologica comune di questa manifestazione unitaria non può che consistere nel riconoscimento della dittatura del proletariato, che il compagno Stalin ha edificato, consolidato e difeso, seguendo gli insegnamenti di Marx, Engels e Lenin. Di conseguenza, nel giudizio positivo sul suo pensiero, sulla sua opera, sul ruolo che ha giocato in Unione Sovietica e nel movimento comunista internazionale. Ciò comporta l’affermazione della natura rivoluzionaria della conquista del potere politico da parte del proletariato, e nella fase di costruzione della società socialista, l’indispensabile sostituzione della proprietà privata dei mezzi di produzione con la proprietà sociale e la liquidazione di ogni sfruttamento dell’uomo sull’uomo, l’organizzazione cosciente dell’economia secondo un piano, al fine di soddisfare le crescenti esigenze materiali e culturali dell’intera società; così come comporta la condanna del rovesciamento della dittatura del proletariato e della conseguente restaurazione del capitalismo, ad opera dei revisionisti al potere in URSS. Come ai tempi di Marx, Engels, Lenin e Stalin anche oggi la lotta al revisionismo e ai revisionisti della dottrina comunista, responsabili della sconfitta del socialismo realizzato nel ventesimo secolo e attualmente in combutta con la sinistra borghese, clericale e capitalistica, è indispensabile per abbattere il sistema capitalistico, costruire il socialismo ed edificare la società comunista. Riteniamo che su questa base nulla può giustificare iniziative separate o contrapposte. Un’iniziativa nazionale unica in occasione del 60° anniversario della scomparsa del grande dirigente bolscevico, non solo porrebbe la figura e l'opera di Stalin come lo spartiacque più reciso, il bastione che si erge fra i comunisti e tutti i nostri nemici, ma corrisponderebbe alle aspirazioni di tanti compagni e lavoratori. Essa avrebbe inoltre un’importanza in termini di dibattito e cooperazione tra forze che lavorano per la ripresa del movimento comunista ed operaio. Chiamiamo perciò tutti i partiti, le organizzazioni e i singoli compagni comunisti, gli operai avanzati, i giovani rivoluzionari, gli antifascisti, gli anticapitalisti, i progressisti, tutti coloro che lottano per la libertà e l’indipendenza, la democrazia e il socialismo, ad aderire a questo appello per realizzare unitariamente nella prima decade di marzo 2013, in località da stabilire, il convegno nazionale “L’attualità di Stalin 60 anni dopo”.

21.12.2012
Per adesioni: info@pciml.org teoriaeprassi@yahoo.it
Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista
Piattaforma Comunista
E’ UN’ALTRA MANOVRA DI MACELLERIA SOCIALE, CI STANNO SPOGLIANDO E NON SAPPIAMO DIFENDERCI!
Questa è una società infame, dove i potenti capitalisti sfruttano, rubano e approfittano dei più deboli nell’illegalità che si sono legalizzato e dove il 10%, i ricconi, delle famiglie italiane possiede il 48% della ricchezza prodotta dalla classe lavoratrice sfruttata e affamata e alla quale vengono corrisposti salari e pensioni di fame, il 40%, la media borghesia, il 29% e il 50%, i poveri che lavorano e produco, solo il 23%. Dati della Banca d’Italia. Questa è l’Italia del centrodestra, del centro e del centrosinistra e dei loro partiti borghesi e capitalistici, è l’Italia di Bersani, di Berlusconi, di Napolitano e del Papa. E diteci se non siamo ancora nel buio del basso Medioevo!

di Domenico Savio*

E’ dalla metà degli anni ’70 del secolo scorso - cioè da circa 40 anni, quando i gruppi dirigenti del PCI e della CGIL decisero di abbandonare ogni rappresentanza di classe della classe lavoratrice italiana operaia e intellettiva e di abbracciare la ignobile causa della compatibilità della lotta dei lavoratori con gli interessi padronali e di diventare collaborazionisti della classe imprenditoriale capitalistica del nostro paese – che tutti i governi monocolori, di centrosinistra, di unità nazionale, di centro, di salute pubblica e di centrodestra hanno avviato, anche attraverso le gonfiate e artificiose manovre economiche annuali e pure di carattere periodico nel corso dell’anno, un gigantesco processo di trasferimento di ricchezza dalle masse lavoratrici sfruttate e affamate all’ingorda classe capitalistica per consentirle di riappropriarsi delle concessioni contrattuali e legislative che nel trentennio precedente era stata costretta a cedere sotto la pressione dell’organizzazione politica e sindacale con elementi di classe del nostro movimento operaio.
Gli strumenti adottati per effettuare questo enorme passaggio di ricchezza dal lavoro al capitale sono stati di diversa natura e incidenza, come: il ritardato rinnovo dei contratti di lavoro a livello nazionale, territoriale e aziendale e con aumenti sempre inferiori e scaglionati nel corso della validità dei contratti; l’abolizione dell’indicizzazione trimestrale dei salari, degli stipendi e delle pensioni al costo della vita, cosiddetta “scala mobile”, e sua sostituzione parziale con una indicizzazione annuale; il passaggio dalla lira all’euro, che ha letteralmente dimezzato il potere d’acquisto delle masse lavoratrici e popolari; la liberalizzazione, ovvero privatizzazione, o meglio caporalato, del mercato del lavoro; la svendita dallo Stato, cioè dalla collettività, al capitalismo nazionale e multinazionale del patrimonio industriale, agrario, commerciale, bancario, assicurativo, immobiliare, dei trasporti, delle telecomunicazioni, eccetera; le riforme pensionistiche che si sono succedute nell’ultimo ventennio, con la riduzione progressiva delle pensioni di anzianità e di vecchiaia, l’innalzamento progressivo dell’età pensionabile per gli uomini e le donne, l’abbassamento progressivo dell’indicizzazione delle pensioni all’aumentato costo della vita, l’integrazione privata a rischio delle pensioni, attraverso i cosiddetti fondi di investimento pensionistico; il debito pubblico come clava per sottrarre soldi e servizi alle masse popolari; le controriforme sociali; le tante manovre economiche di prelievi dalle tasche dei cittadini e di contenimento della spesa pubblica.
E siamo all’ultimo prelievo forzato, ma solo sino a questo momento, della manovra economica in discussione alle camere, detta pure di correzione del debito pubblico, del governo capitalistico del capitalista Silvio Berlusconi, che trasferirà, quasi per interi, nel triennio 2012-2014 e con la possibilità di altre manovre, 44,902 miliardi di euro dalle già precarie condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari italiane al capitalismo finanziario nazionale e multinazionale, che prestando a condizioni di strozzinaggio i soldi agli Stati si arricchisce senza misura sul lavoro e la vita sociale dei popoli. Come al solito la manovra penalizza quasi completamente le masse popolari e solo apparentemente i ricchi, ovvero quelli che detengono la quasi totalità della ricchezza nazionale accumulata con lo sfruttamento del lavoro altrui. Basta osservare, dati della Banca d’Italia, che il 10%, i ricconi, delle famiglie italiane possiede il 48% della ricchezza prodotta dalla classe lavoratrice sfruttata e affamata, il 40%, la media borghesia, il 29% e il 50%, i poveri che lavorano e produco, solo il 23%. E’ una situazione di differenze sociali ignobili, incivili e disumane sostenute e nutrite sempre di più dalla cultura e dai poteri forti borghesi capitalistici e clericali che imperano nel nostro paese, è un ordine sociale schifoso, dove i ricchi sfruttatori e schiavizzatori gozzovigliano e buttano le briciole al popolo affamato: questo è il barbarico e violento sistema capitalistico, difeso dai poteri forti economici, borghesi e clericali e, autoflagellandosi, votato e mantenuto in piedi dalla maggioranza di un popolo che gode soffrendo. Ecco alcuni prelievi più evidenti dalle tasche dei lavoratori: ticket sanitari su visite specialistiche e pronto soccorso; diminuzione dell’incremento delle pensioni all’aumento del costo della vita; altro innalzamento dell’età pensionabile; blocco quasi totale delle assunzioni nel pubblico impiego, nonostante la disoccupazione dichiarata - perché molti lavoratori rinunciano a iscriversi nelle liste dei disoccupati in quanto non vengono mai chiamati per un posto di lavoro - superi i due milioni di senza lavoro, mentre la disoccupazione giovanile tocca la percentuale del 22% al nord Italia, del 29,4% al centro e del 40,6% al sud; congelamento degli stipendi nel pubblico impiego; aumento della percentuale d’invalidità per la corresponsione delle pensioni d’invalidità e maggiori controlli sugli invalidi; tagli agli stanziamenti statali ai comuni e alle regioni, con la possibile conseguenza della riduzione delle prestazioni sociali nei trasporti, nella sanità, nella scuola, nell’assistenza sociale, eccetera e aumento dei costi dei servizi erogati dagli enti locali ai singoli cittadini e alle famiglie, dell’addizionale Irpef e delle tasse comunali e regionali; nuova stangata prevista con la riforma del fisco, che dovrebbe diminuire l’aliquota dal 23 al 20% sui redditi sino a 15.000 euro e aumentare l’aliquota dal 27 al 30% sui redditi da 15.000 a 28.000 euro, mentre diminuirebbe l’aliquota dal 38 al 30% sui redditi da 28.000 a 55.000 euro, dal 41 al 40% sui redditi da 55.000 a 75.000 euro e da 43 a 40% sui redditi oltre i 75.000 euro; l’Iva dovrebbe aumentare indiscriminatamente dal 10 all’11% e dal 20 al 21%.
Insomma, una manovra che impoverisce ancora e pesantemente le masse lavoratrici e popolari, che toglie poco o niente ai maggiori possessori della ricchezza nazionale e che mantiene quasi intatti i privilegi di Stato agli apparati istituzionali e di governo, ai deputati nazionali ed europei, ai senatori, ai consiglieri regionali e ai partiti politici: la spiegazione è semplice, perché coloro che decidono le sorti politiche ed economiche di un popolo e di una nazione detengono il potere che i cittadini gli assegnano e lo gestiscono a proprio piacimento, compreso il vergognoso tentativo di un regalo, sancito da una apposita norma prevista nella manovra economica, e sarebbe stata l’ennesima legge ad personam, alla famiglia Berlusconi, che così avrebbe potuto ritardare il pagamento, se condannata definitivamente, di un risarcimento di ben 750 milioni di euro e tutto questo alla faccia del popolo lavoratore, martoriato e schiacciato da infinite gabelle imposte dallo Stato, dalle Regioni e dai Comuni, ma il tentativo pare essere stato sventato. Certo che è una vergogna morale, umana e civile, ma la legge della giungla, nel senso che il più forte si mangia il più debole, dopo 5000 anni di storia della specie umana sopravvive ancora con la animalesca società capitalistica e potrà scomparire solo con la morte, per mano della rivoluzione socialista, di quest’ultima.
Eppure questa dolorosa discriminazione e differenza sociale tra gli individui non è sancita da nessuna legge naturale e comunque non dovrebbe vigere all’interno di una specie animale evoluta quale è quella umana, ma sopravvive semplicemente per inerzia sociale delle masse sfruttate e impoverite e se esse decidessero di farla finita con questa barbarie basterebbero 24 ore per azzerare la situazione e avviare la costruzione di un civile e umano ordine sociale. Ma per raggiungere tale obiettivo di emancipazione occorre la presa di coscienza di tale possibile svolta storica da parte della classe sfruttata, la sua organizzazione nel partito comunista marxista-leninista della rivoluzione socialista e il passaggio rivoluzionario del potere politico ed economico dalle mani delle attuali oligarchie economiche e finanziarie a quelle della classe lavoratrice e del suo nuovo Stato socialista. Il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista esiste e lavora proprio per favorire il passaggio di tale potere dalla classe sociale sfruttatrice a quella sfruttata.
Napoli, 5 luglio 2011.
* Segretario generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org

UN MANIPOLO DI CAPITALISTI (INDUSTRIALI, BANCHIERI, FINANZIERI E MERCANTI DI CARTA- MONETA) CRIMINALI, SPREGIUDICATI, USURAI, SFRUTTATORI E RAPINATORI DEL LAVORO ALTRUI AFFAMA SCHIAVIZZA E REPRIME IL MONDO INTERO!

Sono responsabili di tutti i mali che affliggono l’umanità intera dalle origini ai giorni nostri, non sono invincibili e i lavoratori del braccio e della mente di tutti i paesi possono scaraventarli nella polvere e sul loro nauseabondo lordume di grasso piantare la bandiera della liberazione e del socialismo. Dopo la dolorosa sconfitta del primo socialismo realizzato nella storia dell’umanità, avvenuta ad opera del cannibalismo sociale della classe borghese, clericale e capitalistica e della dannata schiera di revisionisti, riformisti e opportunisti annidatisi nelle file del movimento comunista e operaio nazionale e internazionale, i popoli della Terra sembrano ricaduti in uno stato di impotenza e di rassegnazione che fu proprio dei popoli primitivi dinanzi all’ignoranza scientifica dei preponderanti fenomeni della natura, ma si tratta di una rassegnazione indotta dal riconquistato dominio assoluto del capitalismo e dell’imperialismo sui processi produttivi, monetari e commerciali regolati dalla feroce legge del profitto e del mercato. Nel sistema capitalistico la classe lavoratrice è sottoposta a rapporti di produzione, di scambio e di distribuzione della ricchezza prodotta che la spogliano del prodotto del suo lavoro e dei suoi averi, l’abbrutiscono e la riducono alla fame e persino a episodi di lotta fratricida (di natura razzista, nazionalista, sessista, religiosa, egoistica, prevaricatrice, eccetera) al suo interno, ovvero la conducono alla guerra tra poveri e ciò avviene, come oggi, quando essa ha smarrito le proprie ragioni e la propria coscienza di classe e, ancora, quando non è in grado, per fattori propri e indotti, di essere classe per sé. Anziché assumere il ruolo di una grande armata di liberazione dal sistema che la schiavizza e la riduce alla fame, la classe degli sfruttati diviene finanche e tragicamente sostenitrice della causa dei suoi mali, cioè il barbaro e disumano sistema economico padronale, e lo fa con consenso politico, partitico ed elettorale al suo avversario di classe. Alla base di questo comportamento irresponsabile e suicida esiste certamente una crassa ignoranza sociale, storica e scientifica, che viene artatamente formata, alimentata e diffusa dalla classe padronale dominante allo scopo di continuare a mantenere la sua spietata dittatura sulle masse diseredate. Basta poco per capire che se le risorse della Terra, i mezzi di produzione, le scoperte tecnologie e il frutto del lavoro umano, fossero di proprietà collettiva tutti gli uomini e le donne viventi sul Pianeta avrebbero garantito il lavoro, manuale o intellettuale che sia, e i mezzi di sussistenza, mentre nella società capitalistica questo non è possibile, perché l’attività umana è privatizzata e sfruttata dalla classe padronale, cioè dai furbi e spregiudicati sfruttatori del lavoro altrui. In Italia, ad esempio, ma è così e peggio ancora in tutti i paesi capitalistici, il 10% della popolazione possiede il 50% della ricchezza prodotta, dicono le statistiche ufficiali dello Stato borghese, clericale e capitalistico, ma noi riteniamo che il divario tra l’esigua minoranza dei ricchi e la moltitudine dei poveri sia ancora maggiore. Se le masse oggi, come ai tempi della gloriosa Rivoluzione d’Ottobre del 1917 in Russia, prendessero coscienza di tale verità assoluta e incontestabile basterebbe poco per schiacciare l’attuale e criminale potere economico e sociale capitalistico e imperialistico che opprime le singole nazioni e il mondo intero. Attualmente il Pianeta e lo spazio che lo circonda sono governati dalla feroce legge dello sfruttamento del lavoro umano, dell’accumulazione del profitto rapinato ai lavoratori e della violenza del mercato, che trae profitti anche dal commercio dei beni di consumo. Il sistema economico privatizzato delle nazioni capitalistiche è nelle mani di pochi farabutti e criminali del mercato industriale e finanziario, si tratta di imprenditori multinazionali, banchieri e mercanti di moneta cartastraccia. Costoro tengono bene avvinghiati i loro artigli d’affari sul proletariato e sui popoli interi della Terra, decidono i prezzi delle merci, la massa di profitti da accumulare, l’andamento delle loro borse d’affari, i tassi d’interesse da usurai da praticare sui prestiti bancari, l’opportunità di promuovere delle crisi finanziarie, che incidono negativamente anche sull’organizzazione della produzione reale, e i ricatti nei confronti degli Stati indebitatisi. L’esistenza dei popoli è schiacciata e condizionata da un mercato finanziario - costituito dai profitti derivanti dallo sfruttamento del lavoro proletario, da monete cartastraccia, cioè prive di corrispondenti beni materiali, e dai cosiddetti derivati finanziari, come i vari bond messi in circolazione – esercitato spregiudicatamente dalla Banca Mondiale, dal Fondo Monetario Internazionale, da sistemi bancari nazionali e multinazionali e da altre istituzioni monetarie e bancarie e favorito, tale mercato, dalla ragnatela del commercio borsistico nazionale, continentale e mondiale e da quelle agenzie strumentali cosiddette di rating, cioè di valutazione dell’andamento della produzione (o meglio del PIL, prodotto interno lordo) e del debito pubblico dei vari paesi, agenzie che, con valutazioni e informazioni interessate, fungono da apripiste agli speculatori del mercato finanziario che intendono attaccare lo Stato o gli Stati prescelti per indurli a manovre finanziarie che spostino immense ricchezze dalle masse lavoratrici sfruttate alle pance vermicolari della dannata razza padrona. Insomma, si tratta di una macchina organizzativa infernale che serve ai mercanti della cartastraccia per realizzare e accumulare profitti immensi senza ricorrere alla produzione reale e al mercato delle merci prodotte. Il mercato finanziario è una sovrastruttura dell’attività produttiva industriale, dove si accumulano profitti senza produrre beni materiali. Il debito pubblico degli Stati è un meccanismo perverso utilizzato dal mercato finanziario per realizzare costanti e consistenti trasferimenti di ricchezza, mediante l’attività e la complicità del potere politico degli stessi Stati borghesi, clericali e capitalistici, dalle masse popolari, già sfruttate nel loro lavoro e nell’acquisto dei generi di sostentamento, agli usurpatori capitalisti. Il meccanismo è semplice e assassino. Un piccolo debito contratto da uno Stato in breve tempo si moltiplica all’infinito per mezzo degli interessi stratosferici che scattano puntuali e massacranti. Il capitale nominale, costituente il prestito iniziale, presto scompare del tutto nella marea di interessi maturati, mentre i capitalisti creditori, come sanguisughe insaziabili – attraverso le loro istituzioni padronali nazionali e internazionali politiche (Come l’Unione Europea), monetarie e di valutazione – impongono allo Stato debitore di applicare nuove tasse e tariffe e l’aumento di quelle già esistenti alle masse lavoratrici e popolari, tagli alla spesa pubblica per l’assistenza e i servizi sociali, la sanità, la scuola, i salari e gli stipendi pubblici e le pensioni, oltre all’ingiunzione di controriforme sociali, per raccogliere i fondi necessari da devolvere loro periodicamente, in quanto creditori. E’ un meccanismo sadico di ulteriore trasferimento di ricchezza sociale dalla classe lavoratrice a quella padronale, in Italia così è stato coi governi di centrosinistra e così è oggi con quello di centrodestra, perché ambedue i fronti sono di natura culturale e politica borghese, clericale e capitalistica. La crisi economica in atto, che oramai si protrae ininterrottamente da vari anni, è prevalentemente di natura finanziaria speculativa, più specificamente i capitali si muovono per moltiplicarsi attraverso il mercato finanziario e non la produzione reale, la quale, però, risulta condizionata e penalizzata dalle manovre borsistiche, dal mercato monetario e dai suoi derivati. In modo particolare il capitalismo ricorre massicciamente al mercato finanziario per accumulare profitti quando l’aggravarsi delle condizioni di povertà delle masse popolari fa calare gli acquisti, che a loro volta provocano un incremento della crisi di sovrapproduzione delle merci e un calo del plusvalore. Inoltre, la crisi della sovrapproduzione determina la drammatica riduzione della produzione, la chiusura di fabbriche e licenziamenti in massa. Tutto questo perché i rapporti di produzione e di distribuzione della ricchezza prodotta sono regolati dalla legge infame dello sfruttamento del lavoro e dei profitti. La sciagura sociale delle crisi capitalistiche dipende unicamente dalla proprietà privata dei mezzi di produzione, dalla natura sociale della produzione e dall’accaparramento privato delle risorse naturali e della ricchezza prodotta dal lavoro degli uomini. Il potere politico ed economico capitalistico le sue crisi economiche le fa sempre e indiscutibilmente pagare alle masse popolari, l’entità del sacrificio che queste devono sopportare dipende dalla forza dell’organizzazione e della resistenza di classe che il proletariato è capace di mettere in campo per affrontare la repressione di Stato, ma si può uscire dalla tragedia solo abbattendo il sistema di sfruttamento e di rapimento capitalistico e costruendo la nuova e superiore società prima socialista e poi comunista. A questa prospettiva non vi sono alternative, prima lo capiscono le masse lavoratrici e meglio sarà per loro e i loro figli e nipoti. Certo è che attualmente la situazione ideale e politica dei lavoratori è estremamente deludente e si dimostrano, nella stragrande maggioranza, incapaci a incamminarsi sulla strada della liberazione, della rivoluzione e del socialismo. Tocca ai marxisti-leninisti, e in particolare al Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, lavorare per accrescere la coscienza, la volontà e la capacità di classe dei lavoratori operai e intellettivi per abbattere il capitalismo e costruire il socialismo. Allo stato attuale al terrore diffuso dalla borghesia per meglio far pagare anche il prezzo di questa sua crisi economica ai lavoratori – terrore che troviamo quotidianamente nell’informazione padronale con frasi ad effetto come “sui mercati un giorno di terrore” oppure “la sindrome greca” di Budapest, Ungheria, eccetera – dobbiamo rispondere col “terrore” dell’organizzazione e della lotta comunista delle masse lavoratrici. Da questa sporca società padronale possiamo uscire e presto, basta la volontà e la determinazione popolare, con in testa la classe operaia e la sua avanguardia comunista. Lottiamo per la conquista del potere politico della classe lavoratrice, che proclamerà la morte dello sfruttamento del lavoro, dei profitti, del mercato delle merci e dei capitali, delle borse e di tutte le infami istituzioni economiche capitalistiche e imperialistiche, istituzioni che attualmente come avvoltoi scatenati si avventano sui pochi averi delle masse sfruttate e impoverite dagli stessi detentori dei capitali miserabilmente usurpati. Occorre uno slancio di liberazione da questa falsa società di rapinatori legali e illegali, di corrotti e corruttori, di imbroglioni, di approfittatori e di belve assetate di ricchezza e prive di sentimenti umani, pronte ad allungare ovunque sul Pianeta i loro artigli per impadronirsi di una parte sempre maggiore del prodotto del lavoro altrui. Belve spietate sono i capitalisti dell’industria, delle banche, della finanza e del commercio che speculano e si arricchiscono sul nostro lavoro, sui nostri sacrifici e sulle nostre sofferenze quotidiane, troviamo nuovamente la forza di spodestarli, di ricacciarli nella loro nullità umana e morale da cui sono emersi. La classe lavoratrice italiana è resa schiava da una feroce dittatura borghese di carattere culturale, clericale, politica, elettorale, economica e sociale, una dittatura che domina assoluta e impenetrabile il potere politico, l’informazione, la formazione scolastica, il mercato del lavoro e l’arricchimento illecito, una dittatura che possiamo spezzare e presto se ne abbiamo la volontà e la determinazione. Dichiaratamente vergognosa è la trovata, la proposta e la possibile risoluzione del governo capitalistico di centrodestra di modificare l’art.41 della Costituzione borghese – che recita testualmente: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno a sicurezza, libertà, dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali” – per consentire una insindacabile libertà d’impresa ai capitalisti, che per arricchirsi ulteriormente impoverendo maggiormente i lavoratori dipendenti avrebbero la possibilità legale di calpestare la legislazione vigente sul collocamento, sul lavoro, sulla sicurezza, sugli adempimenti sanitari e sulla normativa contrattuale sindacale nazionale, territoriale e aziendale. Dobbiamo opporci con ogni mezzo possibile a tale cambiamento della Costituzione, anche per quanto concerne le altre modifiche proposte dalla maggioranza e caldeggiate dall’opposizione parlamentare borghese di centrosinistra, la nostra Costituzione democratica borghese può essere solo migliorata per quanto attiene i diritti, i bisogni e le aspettative di vita delle masse lavoratrici e popolari e potrà essere abrogata e cancellata solo dalla Nuova Costituzione Socialista, che entrerà in vigore dopo la rivoluzione proletaria e la conquista del potere politico da parte della classe lavoratrice operaia e intellettiva. In una società che fosse solo veramente democratica, dunque non ancora socialista, che badasse a difendere almeno minimamente gli interessi della collettività anziché quelli sfacciati della speculazione finanziaria, il governo borghese non avrebbe dubbi nel dichiarare non più onorabile il rimanente debito contratto, assieme alla massa di interessi passivi accumulati, nel non rapinare ulteriormente le masse popolari con finanziarie chiaramente ladre ed estorsive, nell’eliminare il mercato virtuale borsistico, nel favorire l’economia reale, nel requisire le aziende in crisi che chiudono garantendo e migliorando l’occupazione e nel migliorare le condizioni di vita delle masse popolari. Invece la falsa democrazia borghese e clericale degli Stati capitalistici spinge i governi dei padroni ad approfittare della situazione per favorire gli interessi della loro classe sociale sfruttatrice. La democrazia borghese, di cui l’odierno potere dominante si sciacqua la bocca, è solo un inganno, perché viviamo in un ordine sociale e in uno Stato capitalistico che esercitano una totale repressione morale e materiale sulle masse lavoratrici e popolari, che sono governati da un fascismo latente che al momento opportuno non sdegna di ricorre alla forza della violenza poliziesca per soffocare la giusta protesta popolare che rivendica i più elementari diritti civili e sociali negati. La vera democrazia emana unicamente dal potere politico diretto e protagonista della classe lavoratrice, da quel potere per la cui conquista si battono fieri e orgogliosi il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista e la parte migliore, cioè l’avanguardia, della classe lavoratrice italiana. Avanti, compagni e lavoratori tutti, con la lotta di classe per conquistare il socialismo nel nostro paese e sul Pianeta intero. Solo così potremo liberarci dalle millenarie catene dello sfruttamento e della schiavitù sociale.

Forio (Napoli), 10 settembre 2010.

La Segreteria del P.C.I.M-L.

DOMENICO SAVIO CHIEDE AL GOVERNO DI SANARE LE PRIME CASE DI NECESSITA' COSTRUITE SINO AD OGGI

Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Consiglio dei Ministri
Palazzo Chigi
Piazza Colonna, 370
00187 ROMA

Oggetto: Proposta di approvazione di un decreto-legge speciale e di emergenza per la “Regolamentazione dell’abusivismo edilizio di necessità sociale e familiare, corrispondente alla prima casa di abitazione e di proprietà realizzata per sé o per i propri nuclei familiari nell’ambito del primo grado di parentela e rapportabile alle dimensioni di superficie e cubatura di un normale appartamento di case economiche e popolari”. Il Consiglio dei Ministri,
VISTO l’art.3 comma secondo “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della personalità umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” e l’art.31 comma primo “La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi …” della Costituzione;
VISTO che circa il 25% del popolo italiano non possiede ancora una casa di proprietà e che è sottoposto a gravi disagi di emigrazione abitativa, di pigioni insostenibili, di vertenze giudiziarie e di sfratto;
VISTA la carenza di abitazioni, che in modo particolare e drammatico si riscontra nelle isole, specialmente in quelle più piccole, dove tanti giovani per formare una famiglia hanno solo la possibilità di emigrare in terraferma;
VISTA la grave crisi economica in atto, di cui è difficile prevederne il momento del superamento, e l’aumento pauroso e progressivo della disoccupazione e della precarietà del lavoro;
VISTO il dilagare della povertà sociale e le pesanti difficoltà economiche in cui vivono milioni di italiani;
VISTO che oramai da decenni l’Istituto Autonomo Case Popolari e con esso i Comuni non provvedono ad adeguare il patrimonio abitativo pubblico per soddisfare la richiesta di case proveniente, in modo particolare, dai giovani e dalle famiglie lavoratrici;
CONSIDERATO il vasto patrimonio abitativo che negli ultimi decenni i cittadini che ne hanno avuto la possibilità, a fronte della grave inadempienza dello Stato che non ha garantito a tutti i nuclei familiari il diritto costituzionale a un’abitazione propria e dignitosa, hanno realizzato abusivamente - non potendolo fare legalmente a causa di inadeguata normativa urbanistica o di vincoli eccessivi che di fatto hanno totalmente ingessato parti consistenti del territorio italiano, in particolar modo delle isole, inibendone ogni forma di sviluppo economico e sociale -, nell’ambito del cosiddetto abusivismo edilizio di piccole dimensioni, o meglio di “necessità” o di “bisogno sociale e familiare”, la prima casa di abitazione e di proprietà realizzata per sé o per i propri nuclei familiari nell’ambito del primo grado di parentela, casa rapportabile alle dimensioni di superficie e cubatura di un normale appartamento di case economiche e popolari;
VISTA anche la grave situazione di disagio sociale che si sta creando in alcune aree del paese, come nell’isola d’Ischia e altrove, dove la Magistratura e i Comuni stanno procedendo all’abbattimento delle prime e uniche case di abitazione, realizzate senza permesso a costruire su aree sottoposte a vincolo paesistico e con condanna definitiva alla demolizione, perché tali abitazioni non possono essere condonate a norma della legge 24 novembre 2003 n.326, cosiddetto terzo condono edilizio;
VISTO anche i concreti motivi di incostituzionalità della già citata legge 24 novembre 2003 n.326, che non consente la sanatoria degli abusi edilizi realizzati nelle aree sottoposte a vincolo paesistico, neppure di quelli definibili di “limitata entità” o anche di “necessità” oppure di “bisogno sociale, mentre il primo e secondo condono edilizio, leggi 28 febbraio 1985 n.47 e 23 dicembre 1994 n.724, lo consentono creando, così, una ingiusta e odiosa discriminazione tra cittadini che vivono sullo stesso territorio;
VISTE le pesanti difficoltà a trovare già oggi la disponibilità di un appartamento libero da fittare e che tali difficoltà si aggraverebbero ulteriormente dopo gli eventuali abbattimenti di migliaia, centinaia di migliaia o persino di milioni di case che verrebbero abbattute dalla Magistrature e dagli Enti locali sul territorio nazionale;
RITENUTA non corrispondente all’interesse nazionale, specialmente in questa fase di crisi globale, la demolizione di un ingente patrimonio abitativo, demolizione che, tra l’altro, non prevede il ripristino dello stato precedente dei luoghi, che indebiterebbe paurosamente i Comuni interessati costringendoli a venir meno al patto di stabilità economica e di bilancio – i quali dovrebbero contrarre mutui per decine di miliardi di euro con la Cassa Depositi e Prestiti per consentire gli abbattimenti e non per lo sviluppo sociale e il miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti – e che creerebbe pure seri problemi per l’ordine pubblico con una moltitudine di persone senza casa;
RITENUTO che sia utile e necessario preservare tale patrimonio abitativo alla collettività e all’interno di un progetto di recupero, di valorizzazione e di riqualificazione urbanistica, ambientale e paesaggistica del territorio,

APPROVA IL SEGUENTE DECRETO- LEGGE SPECIALE E DI EMERGENZA

Misure per la definizione degli illeciti edilizi cosiddetti di “necessità” o di “bisogno sociale e familiare”, per il recupero del vasto patrimonio abitativo disponibile, per la riqualificazione urbanistica, ambientale e paesaggistica, nelle more di un nuovo piano di edilizia economica e popolare che corrisponda al soddisfacimento del diritto costituzionale alla casa di abitazione di tutti i nuclei familiari.

Art. 1

Al fine di pervenire alla regolamentazione sull’intero territorio nazionale del vasto patrimonio abitativo esistente relativo al cosiddetto abusivismo edilizio di piccole dimensioni, detto pure di “necessità” o di “bisogno sociale e familiare”, consistente nella prima casa di abitazione e di proprietà costruita per sé o per i propri nuclei familiari entro il primo grado di parentela e sino all’entrata in vigore del presente decreto-legge, abuso rapportabile alle dimensioni di superficie e cubatura di un normale appartamento di case economiche e popolari, è demandato ai Comuni, in deroga alla normativa urbanistica nazionale e regionale in vigore e ai piani territoriali paesistici vigenti, il compito di provvedere, in conseguenza delle disposizioni di cui al presente decreto-legge, al rilascio del titolo abitativo edilizio in sanatoria delle opere esistenti non conformi alla disciplina attuale, con la riscossione dei soli oneri di urbanizzazione deliberati dal consiglio comunale.

Art. 2

Il parere di compatibilità paesaggistica è espresso dalla commissione edilizia integrata comunale in base a quanto previsto dal Protocollo di Intesa, che entro tre mesi dall’entrata in vigore del presente decreto-legge sarà redatto e approvato dalla Conferenza Stato-Regioni integrata, per l’occasione, dai Ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali, e il decreto di autorizzazione paesistica è definitivamente emesso dal dirigente del settore, senza ulteriori adempimenti istituzionali.

Art. 3
Le regioni, le province e le città metropolitane, le comunità montane e i comuni nella definizione della propria normativa urbanistica recepiscono le disposizioni del presente decreto-legge.

Art. 4
Il presente decreto-legge entra in vigore il giorno successivo a quello della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
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.DOVE CERCARE CHI HA AVUTO INTERESSE A MINACCIARE DI MORTE DOMENICO SAVIO?

Intanto taluno, o taluni, sta tessendo una vasta rete di calunniatori per infangarci e discreditarci tra la gente ignara, per spaccare e indebolire il movimento di lotta a difesa della prima casa di abitazione delle famiglie lavoratrici e contro la grande e potente speculazione edilizia affaristica e camorristica, per fermare la battaglia elettorale astensionista del Comitato e per avere campo libero nelle manovre di inganno elettorale nei confronti dell’elettorato tragicamente abbattuto dallo Stato e dal suo potere politico dominante di centrodestra e centrosinistra e verso quello che sta umanamente e civilmente mostrando solidarietà alle famiglie ferocemente demolite. Ma i calunniatori interessati stiano attenti, perché noi coerenti comunisti non abbiamo assolutamente nulla di personale e familiare di cui vergognarci e da nascondere e siamo pronti per ogni confronto pubblico. Al contrario, sono i farabutti e le carogne che vanno diffondendo diffamazioni e maldicenze, che abbondanti albergano nella società capitalistica dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, che hanno molto da temere da una tale nostra iniziativa.

di Domenico Savio*

Non è la prima volta che riceviamo minacce di morte personali e familiari da autentici vigliacchi e arraffatori di tutte le specie. Si tratta di gente spregevole, anche se apparentemente distinta, che vive di illeciti e di abusi di ogni tipo in tutti gli ambiti della vita sociale pubblica e privata. Circa 30 anni fa ero sulla banchina del Porto di Napoli, al Molo Beverello, quando un potente imprenditore mi si accostò all’orecchio destro e mi sussurrò a bassa voce “Stai attento che ti faccio fare fuori” e si allontanò, mentre io lo apostrofai “Sei solo un vigliacco”. Allora stavo conducendo, dalle colonne de Il Settimanale d’Ischia e col sostegno del Direttore Domenico Di Meglio, una grossa battaglia ambientale contro la sopraelevazione speculativa di un grosso edificio turistico, che poi, purtroppo, in seguito è stato comunque terminato e alloggiato perdendo quella lotta di civiltà ambientale, perché nella dannata società capitalistica governa il capitale nel pubblico e nel privato e sconfiggerlo è difficile.
Noi comunisti e classe lavoratrice sappiamo che dallo Stato dei padroni sfruttatori non possiamo aspettarci nulla sul fronte della giustizia sociale e che dobbiamo conquistarcela solo con la conquista del potere politico e la costruzione della società socialista. Ecco perché nella nostra vita di combattenti per una società e una vita migliore solo qualche volta, ma su pressante sollecitazione, abbiamo presentato denuncia delle minacce ricevute e quando lo abbiamo fatto nessun colpevole è stato mai assicurato alla giustizia. Sarebbe impossibile descrivere tutte le minacce, le intimidazioni e le calunnie ricevute direttamente e indirettamente nella nostra lunga vita di militanza e di attività politica di classe e rivoluzionaria.
Ora è giunta l’ultima, in ordine di tempo, minaccia di morte coi manifesti di lutto affissi nel Comune di Forio. Per questa minaccia il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, di cui ho l’onore di essere il Segretario generale, mi ha chiesto di presentare una denuncia-querela, cosa che ho fatto lunedì 22 febbraio 2010, ma, come per il passato, non mi aspetto nessun risultato. Da quale miserabile persona o ambiente sociale è stata ideata e messa in atto la minaccia di morte? E’ difficile rispondere alla domanda, però accertamenti seri potrebbero dare qualche risultato. Una cosa posso dire, che in genere le minacce ci sono sempre state quando le mie battaglie sociali sono state di grosso impegno politico e interessavano potenti interessi. Naturalmente queste considerazioni e quelle che seguiranno non hanno alcun riferimento con persone e cose di mia conoscenza, diversamente le avrei denunciate per nome e cognome e l’ultima denuncia-querela presentata non sarebbe stata contro ignoti.
Tutti sanno che l’Isola d’Ischia nell’ultimo cinquantennio ha vissuto un vero disastro ambientale a causa dell’abusivismo edilizio speculativo, affaristico e camorristico, c’è stato un autentico sacco del territorio, che ha fatto la fortuna economica di costruttori, imprenditori e liberi professionisti, naturalmente non tutti, anzi, tanti onesti professionisti per la loro moralità e rettitudine intellettuale hanno perso clienti per aver preso le distanze da simili pratiche e dall’intreccio tra potere e affari. A questi professionisti moralmente integri e intellettualmente onesti va tutta la nostra modesta stima e apprezzamento. Non dimentichiamo che l’abusivismo edilizio è stato determinato dall’uso politico, clientelare ed elettoralistico dell’attività urbanistica, laddove le istituzioni pubbliche non hanno, volutamente e colpevolmente, dotato il territorio degli strumenti di pianificazione necessari e validi per consentire uno sviluppo ordinato e legale del territorio. Lo stesso diritto costituzionale alla casa avrebbe potuto essere realizzato nella legalità, ma così l’elettorato sarebbe sfuggito al controllo e al condizionamento elettorale del potere e, ancora, non ci sarebbero stati gli affari illeciti indotti dalla mancanza dei piani regolatori dello sviluppo.
La battaglia sociale ancora in corso, come Segretario generale del P.C.I.M-L. e come sostenitore del Comitato per il diritto alla casa delle popolazioni di Ischia e Procida, è cominciata con le iniziative di lotta a sostegno dell’abusivismo edilizio di necessità e contro quello speculativo e affaristico. Coi pochi mezzi di informazione a nostra disposizione abbiamo denunciato il fatto che mentre lo Stato abbatteva con ferocia e disumanità l’unica casa di abitazione delle povere famiglie lavoratrice la potente speculazione edilizia, realizzata nel tempo da affaristi e boiardi di Stato, rimaneva integra al suo posto quasi a farsi beffa delle demolizioni della povera gente. Ne è seguito, da parte delle istituzioni preposte, un maggiore controllo del territorio isolano e qualche abuso maggiore, almeno per adesso, è caduto nelle maglie della giustizia borghese, che, comunque, non è quella popolare e socialista.
Se dovessi cercare chi mi ha minacciato di morte tra gli interessi forti locali e d’importazione cercherei, senza distinzione, su ambi i fronti, perché la mafia, la ‘drangheta e la camorra si trovano ovunque c’è la possibilità di fare affari e indipendentemente dal territorio coinvolto. Comunque, la mia battaglia per la giustizia sociale e la moralità pubblica continuerà senza tregua, indipendentemente dalle minacce, dalle maldicenze e dalle calunnie dei farabutti e delle carogne di turno.
All’autore, o agli autori, dell’infame minaccia di morte rispondiamo con una grande partecipazione di popolo, libero e protagonista, alla manifestazione di martedì 2 marzo 2010, affinché il governo approvi subito un decreto-legge per fermare la tragedia degli abbattimenti delle case delle famiglie lavoratrici.
Isola d’Ischia, 27 febbraio 2010.

* Segretario generale del P.C.I.M-L.
domenicosavio@pciml.org

GLI “ABUSIVI” DELLA CAMPANIA NON VI VOTERANNO!.
Partiti e componenti del governo e del parlamento dateci subito il decreto-legge per fermare la tragedia degli abbattimenti della prima e unica casa di abitazione e per regolarizzare l’intero abusivismo di necessità sociale realizzato per sé e per i propri congiunti di primo grado sino ai giorni nostri!
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Signori candidati alle elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2010, unitamente ai vostri partiti di centrodestra e centrosinistra e loro eletti al senato e alla camera dei deputati, ai governi e alle giunte regionali, provinciali, comunali e delle comunità montane degli ultimi 60 anni, ci avete imposto uno Stato e un potere politico autoritari e repressivi dei nostri più elementari diritti sociali; avete disatteso i principi della Costituzione circa il soddisfacimento dei nostri bisogni sociali; avete legiferato mettendo sullo stesso piano l’abusivismo edilizio speculativo, affaristico e camorristico e quello di necessità, consistente nella prima e unica casa di abitazione per sé e per i propri congiunti di primo grado e realizzato sino ad oggi; ci avete negato il diritto costituzionale alla casa non mettendocene una a disposizione; ci avete privato degli strumenti urbanistici necessari per consentirci, quando possibile e con duri sacrifici e indebitamenti, di costruire nella legalità la propria abitazione; ci avete dato un piano paesistico che ingessa totalmente i nostri territori inibendoci ogni possibilità di sviluppo civile, economico e sociale; ci avete dato un terzo condono edilizio disuguale e discriminatorio, rispetto ai primi due, che non consente di regolarizzare la prima e unica casa di abitazione nelle aree sottoposte a vincolo paesistico; ci avete costretto a costruire abusivamente, dinanzi alle vergognose inadempienze dello Stato e del vostro potere politico, per sottrarci ai pigioni insostenibili, agli sfratti periodici e al continuo peregrinare da una casa all’altra; ci avete perseguitato con sigilli, spese legali e tecniche che ci hanno dissanguato e indebitato sino al collo, con processi, esilio, ammende e condanne; avete utilizzato l’urbanistica come strumento deprecabile di clientelismo politico, elettorale e di potere; state disumanamente e violentemente abbattendo le nostre povere case, e non quelle della speculazione affaristica, distruggendo la nostra esistenza, le nostre famiglie e l’avvenire dei nostri figli e avete anche il barbaro coraggio di venire a chiederci ancora il voto: vergogna!
Basta, non siamo più disposti a soffrire per voi, non riuscirete più a ingannarci, le vostre false promesse non ci illuderanno mai più, la vostra politica della negazione e della repressione è una infamia, il vostro potere, i vostri sfarzi e privilegi di vita e la vostra lontananza dai nostri più elementari bisogni di vita, come la disponibilità di una casa, ci hanno spinto ad aprire gli occhi e a non credere più alle vostre chiacchiere elettorali. Non meritate più la nostra fiducia e la nostra stima, la tragedia dell’abbattimento della nostra casa sta scavando un fossato incolmabile tra noi e voi e ci sta inducendo a guardare oltre le disgrazie che ci state scaraventando addosso, perché la colpa non è della Magistratura che applica la legge, ma è vostra che quelle leggi antipopolari avete approvato e promulgato. Solo vostre sono le nostre sciagure quotidiane. Con la pancia piena ci parlate di Stato e di legalità ignorando volutamente i nostri bisogni e le nostre legittime aspettative di vita.

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NON CHIEDETECI PIU’ IL VOTO, MA FERMATE SUBITO GLI ABBATTIMENTI E CONSENTITECI DI REGOLARIZZARE LA NOSTRA CASA, E’ UN VOSTRO DOVERE!
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Isola d’Ischia, 15 febbraio 2010.

IL COMITATO

Riflessione sulla lotta e sulle sconfitte annunciate di organizzazioni che impropriamente si richiamano alla sinistra di classe e comunista, che per come affrontano le questioni sociali e conducono le iniziative di lotta politica si manifestano chiaramente anticomuniste e senza alcuna seria valenza di classe e rivoluzionaria ed è per questa ragione che le loro lotte sostanzialmente non incidono sul cambiamento della situazione presente.

SOLO UN PARTITO COMUNISTA RIVOLUZIONARIO DI NATURA
BOLSCEVICA, COME QUELLO COSTRUITO DA LENIN E STALIN,
HA L’AUTORITA’ E LA CAPACITA’ POLITICA DI GUIDARE LA
LOTTA DI CLASSE DEL PROLETARIATO ALLA VITTORIA
E AL SOCIALISMO. QUESTO PARTITO E’ OGGI IL P.C.I.M-L.!

La “guerriglia urbana” di certi gruppi oggi in Italia è solo folclore di origine culturale e sociale borghese, che non impressiona per niente il nemico di classe e che, anzi, gli da la possibilità di reprimere ancora più selvaggiamente la classe lavoratrice in lotta, gruppi che sono dichiaratamente anticomunisti e che puntualmente finiscono per fare il gioco dell’avversario di classe. La sconfitta di classe e politica dei “No dal Molin”, degli oppositori della riapertura della discarica di Chiaiano a Napoli, dei contestatori dei vari G8, della lotta contro la riforma conservatrice e reazionaria della scuola, dell’opposizione alla partecipazione dell’Italia alle guerre in atto nel Medio Oriente e altrove, della stessa sconfitta della lotta non autenticamente di classe e rivoluzionaria di settori importanti della classe operaia, eccetera, matura e si consuma tragicamente proprio all’interno di quel movimentismo piccolo borghese e anticomunista che inganna e devia la classe lavoratrice e le masse popolari dai veri obiettivi di conquiste immediate all’interno della battaglia principale di ribaltamento socialista della società capitalistica.

di Domenico Savio*

Quando la classe operaia italiana, e anche di altri paesi, dove esiste la medesima situazione, si renderà conto di essere ingannata e strumentalizzata da gruppi falsamente comunisti e che sono la causa delle loro sconfitte sarà sempre troppo tardi, nel senso che avrà perso tempo prezioso per liberarsi dallo sfruttamento e dalla repressione sociale del sistema capitalistico. Stiamo parlando di quei gruppi che si atteggiano a rivoluzionari, che dicono di contestare il presente senza indicare un futuro convincente, che danno l’immagine di rappresentare esigenze e aspettative popolari, che riescono a illudere molti giovani, specialmente universitari, che dicono di voler cambiare il mondo e di rappresentare il volere di larga parte della popolazione, che si organizzano e agiscono da autentici anticomunisti più o meno dichiarati o camuffati. Gruppi che costituiscono quell’alone di protestarismo che invade maleficamente il nostro paese e le nostre città, che ingannano i giovani e la classe operaia sulla possibilità di cambiare la società odierna con le loro iniziative di lotta, ma che in effetti favoriscono la sopravvivenza del sistema di sfruttamento padronale, in quanto costituiscono la strada
sbagliata da percorrere, che agiscono e si comportano da veri anticomunisti se non da collusi coscienti o meno col nemico di classe.
Tutta la storia del movimento operaio e comunista nazionale e internazionale ci ha insegnato ampiamente che solo un vero partito comunista di classe e rivoluzionario - sul tipo di quel glorioso Partito Comunista bolscevico, costruito da Lenin e Stalin, cioè un partito di rivoluzionari di professione organizzato secondo il principio del centralismo democratico, che preparò, condusse e vinse l’eroica Rivoluzione d’Ottobre conquistando tutto il potere politico alla classe lavoratrice russa, l’unico partito comunista nella storia conosciuta che è stato in grado di promuovere e di sviluppare la grande epopea del socialismo realizzato nel ventesimo secolo sul nostro Pianeta – può avere la forza organizzata necessaria e l’autorità politica per guidare la classe lavoratrice nella lotta di classe, nella rivoluzione socialista e nella costruzione della nuova società prima socialista e poi comunista. Mentre il protestarismo di questi gruppi, che sono anche provocatori rispetto alla lotta di classe dei comunisti, costituisce solo una scimmiottatura della vera lotta di classe per costruire la nuova società.
Purtroppo spesso tale protestarismo riesce a ingannare certi settori popolari, specialmente quelli più colpiti dalla ferocia quotidiana del potere e del sistema economico e sociale capitalistico, ostacola l’avvicinamento dei lavoratori alla militanza e alla lotta comunista, diseduca il proletariato dalla coscienza di classe e indebolisce la prospettiva del socialismo. Ecco perché i coerenti marxisti-leninisti hanno il dovere, in ogni dove e circostanza, di smascherare e di condannare, agli occhi dell’opinione pubblica, questi nemici della classe lavoratrice e dell’avvenire comunista e camuffati provocatori della sopravvivenza dell’infame società capitalistica.
Tali gruppi di dichiarati anticomunisti – che in modo particolare si distinguono per individualismo, esibizionismo, arrivismo, avventurismo, fanatismo, autoesaltazione, propensioni opportunistiche coi partiti istituzionali borghesi o falsamente comunisti e che rappresentano un ostacolo serio e concreto al lavoro dei comunisti tra le masse lavoratrici e popolari - oramai costituiscono una vera ragnatela, che copre l’intero territorio nazionale e che è costituita da varie sigle movimentistiche, insurrezionalistiche e anarcoidi. Possiamo affermare che i gruppi dirigenti di questi gruppi, solo apparentemente rivoluzionari, sono i peggiori anticomunisti che i comunisti e la classe lavoratrice oggi si trovano ad affrontare sul terreno culturale e a combattere su quello di classe e sociale. In realtà si tratta di guastafeste, di populisti e falsi comunisti che li vediamo in azione ovunque sono in atto giuste proteste e rivendicazioni dei cittadini e che sono responsabili delle sonore sconfitte, perché non hanno l’autorità, la capacità, la giusta linea politica e la coscienza comunista per vincere le battaglie popolari. Bisogna osservare che il popolo in sé non è rivoluzionario, ma che lo può diventare militando e lottando all’interno di un vero partito comunista, qual’è il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista oggi esistente in Italia. Rivoluzionaria è l’avanguardia della classe operaia, che si ritrova nel suo Partito di classe e rivoluzionario e che da qui costruisce l’assalto al potere capitalistico che distrugge e seppellisce storicamente: a questo percorso ideale e politico per costruire il socialismo sulla Terra non vi sono alternative.
Sono “movimenti di lotta” senza storia credibile, che nascono e muoiono in un tempo limitato, che hanno la presunzione di fare la rivoluzione, ma certamente non quella socialista, che si atteggiano a sovvertitori dell’ordine esistente, che si camuffano con volti coperti da passamontagna, che utilizzano bastoni, spranghe, sampietrini, scudi, fumogeni, biglie di ferro, bottiglie e altro, che si scontrano con le forze di repressione dello Stato, che danno l’impressione di mettere in atto una “guerriglia urbana”, che espongono a pericoli inutili i cittadini manifestanti e che provocano il fallimento delle iniziative di lotta. In genere si tratta di autentici anticomunisti, borghesi e fannulloni che i coerenti comunisti e la classe operaia devono isolare e sconfiggere sul terreno ideale, culturale e politico. Le sigle di questo movimentismo e anarchismo piccolo borghese sono tante, tra cui aggregazioni di no global a livello cittadino, provinciale, regionale, nazionale e internazionale, anti G8, anarchici, black bloc vari, disobbedienti, movimentisti di taluni centri sociali, antimperialisti sui generis, antagonisti, eccetera. Tutti costoro sono i peggiori nemici della prospettiva socialista sulla Terra e in quanto tali vanno sistematicamente smascherati e combattuti in ogni momento.
E’ la loro natura organizzativa e politica borghese e anticomunista che ha portato alla sconfitta le lotte popolari di Vicenza, Napoli e altrove. Specialmente a Vicenza, dove gli organizzatori hanno gravemente e colpevolmente scambiato la lotta di classe con quella democratica borghese e si sono ingenuamente illusi ed hanno, ancor più irresponsabilmente, persino creduto in una svolta sulla politica di guerra degli Stati Uniti d’America del nuovo presidente Barack Obama. Senza prima fare del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista un grande e forte Partito del proletariato italiano, senza la forza ideale, organizzativa e politica dei suoi militanti e senza il conquistato consenso delle masse lavoratrici e popolari, insomma un Partito che abbia la forza di far tremare, per capacità di mobilitazione e di lotta popolare, il governo della borghesia, delle multinazionali e del Vaticano, è difficile imporre gli interessi presenti e futuri della classe lavoratrice e delle più ampie masse popolari. Gli scontri con le forze repressive dello Stato capitalistico non servono se dietro e a dirigerli non c’è il grande Partito della Rivoluzione e del Socialismo.
Qualcuno potrebbe ingenuamente obiettarci: “Ma nel frattempo cosa facciamo, aspettiamo?”. Il P.C.I.M-L., sulle orme degli insegnamenti organizzativi e di lotta di Lenin e Stalin sul Partito, non pensa neppure lontanamente e non dice di aspettare né tanto meno di rassegnarsi alla forza repressiva del nemico di classe oggi – anche perché la lotta di classe nella società capitalistica ha la funzione insostituibile di indebolire e di demolire progressivamente la roccaforte strutturale del potere economico e statale del capitalismo - ma di lavorare costantemente e instancabilmente per far crescere presto il Partito, per assumere le iniziative possibili con tale forza, senza mandare allo sbaraglio e alla repressione compagni, lavoratori e cittadini in lotta, e per preparare concretamente il momento della sollevazione popolare e dell’abbattimento del potere politico e del sistema sociale capitalistico. Solo questa, e non altra, è la strategia marxista-leninista della lotta di classe per conseguire attualmente importanti conquiste sociali e per lavorare alla prospettiva della rivoluzione socialista: coloro che perseguono vie diverse vanno incontro a sconfitte già scritte, arrecano danno politico irreparabile alle masse in lotta, ritardano la conquista del potere alla classe lavoratrice e si rivelano nemici del socialismo e del comunismo: ecco perché devono essere rapidamente isolati e allontanati dal movimento operaio e comunista nazionale e internazionale e da tale lavoro dipende il futuro politico e sociale del proletariato e dei popoli di tutti i paesi della Terra.
Forio (Napoli), 30 luglio 2009.
* Segretario generale del P.C.I.M-L.